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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8132OGGI A SCUOLA MI HANNO SPIEGATO COME CAMBIARE SESSO "Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso - Giulio, 13 anni"."Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo - Anna, 8 anni"."La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine - Matilde, 16 anni".Sono questi i messaggi, accompagnati dai volti di bambini e adolescenti con uno zaino scolastico sulle spalle, che campeggiano sui manifesti della nuova campagna nazionale di affissioni lanciata lo scorso 7 aprile da Pro Vita & Famiglia onlus per chiedere una legge che impedisca lo svolgimento di qualsiasi progetto sulla fluidità di genere in aula, il consenso informato preventivo dei genitori su ogni attività sensibile, la possibilità per le famiglie di poter esonerare i propri figli dai corsi gender è infine lo Stop agli attivisti LGBTQ+ nelle scuole.Si tratta di oltre 50 affissioni in tutta Roma - e che nelle prossime settimane toccheranno le altre principali città italiane - ma che hanno in pochissime ore scatenato un polverone mediatico oltre che una vera e propria reazione violenta e censoria, quasi da dittatura, da parte tanto del Comune di Roma Capitale quanto dal mondo Lgbt. Vi spieghiamo perché sono tutte accuse infondate e perché i nostri manifesti sono tutt'altro che illegali.LA CENSURA DI ROMA CAPITALENon sono durati neanche 24 ore, infatti, i nostri manifesti, che subito è arrivata la richiesta di rimozione da parte dell'amministrazione di Roma Capitale, tra l'altro con motivazioni assurde, false e ideologiche, volte solo a screditare e gettare fango sulla buona fede del messaggio delle affissioni. Il Comune, infatti, ha chiesto alle ditte concessionarie di rimuoverli in tutta la città poiché "segnati da stereotipi nella rappresentazione della comunità Lgbtqai+, rappresentata come minaccia e dannosa per lo sviluppo dei bambini e dell'infanzia". La Campagna di affissioni infatti, sarebbe - secondo l'amministrazione - offensiva "delle declinazioni di identità sessuale diverse da quella tradizionale" e contraria «alle politiche di genere portate avanti da Roma Capitale". E' palese che siano tutti patetici pretesti per giustificare l'ennesima e vergognosa censura a opera di uno squadrismo Lgbt ormai istituzionalizzato, in piena violazione del diritto costituzionale alla libertà di espressione contro cui ovviamente Pro Vita & Famiglia farà ricorso in Tribunale, come ha già annunciato Jacopo Coghe, portavoce dell'associazione. Non si deve infatti dimenticare che l'ideologizzazione di Roma, a chiare tinte arcobaleno, è ormai cosa nota e radicati da anni, fin da quando l'attuale amministrazione guidata dal sindaco Roberto Gualtieri a creato un apposito Ufficio per i diritti Lgbtiqia+ e ci ha messo a capo Marilena Grassadonia, già in passato presidente di "Famiglie Arcobaleno".GLI ATTI VANDALICICome se non bastasse la già vergognosa censura del Comune, sempre nel giro di meno di 24 ore su molti dei manifesti di Pro Vita & Famiglia si è abbattuta l'altra mannaia a cui l'associazione è ormai - ahinoi - abituata da anni, ovvero quella della violenza vandalica. Le affissioni, infatti, sono state danneggiate e strappate da parte di ignoti. Il solito modus operandi che agisce su due binari, quello istituzionale e quello "da strada", ma che converge nell'unico obiettivo di chi la pensa diversamente: quello di tappare la bocca e non far circolare la libera manifestazione del pensiero altrui, in barba al dettato Costituzionale.Ma la vergogna censoria non finisce qui. A dar man forte a Comune e vandali, ci ha infatti pensato il mondo Lgbtqia+, che è insorto contro i manifesti di Pro Vita & Famiglia, chiedendo apertamente la rimozione, auspicandola e parlando - anche qui, in modo del tutto falso e lontanissimo dalla verità - di illegalità o inappropriatezza delle affissioni. Per esempio Arcigay Roma, che ha dichiarato che «le affissioni che tappezzano Roma veicolano messaggi lesivi della dignità delle persone Lgbtqia+, promuovendo stereotipi dannosi e alimentando un clima di discriminazione e intolleranza» e chiedendo apertamente al Comune «di rimuovere i manifesti per il loro contenuto discriminatorio e lesivo dei diritti individuali».A fare da eco +Europa che falsifica la realtà e attacca la buona fede dell'associazione parlando di «manifesti manipolatori» e di voler «generare paura e odio». Inoltre sempre +Europa propina fake news quando afferma che «nessuno obbliga» nelle scuole «le bambine a immaginarsi principi invece che principesse» poiché purtroppo ci sono decine se non centinaia di prove di progetti e iniziative gender nelle scuole italiano di ogni ordine e grado che vanno proprio in questa direzione.A inserirsi in questo mare magnum di polemica e falsità, anche la nota attivista arcobaleno e avvocato Cathy La Torre, che ha addirittura chiamato i suoi follower a una «rivolta civile» e a denunciare ogni qual volta si vede per strada uno dei nostri manifesti. Secondo La Torre, infatti, la legittima Campagna "Mio Figlio No" di Pro Vita & Famiglia non è espressione di un'opinione o di una libertà, ma è addirittura «propaganda illegale, discriminatoria, lesiva dei diritti».PERCHÉ I NOSTRI MANIFESTI SONO LEGALINiente di più falso. Innanzitutto, infatti, le affissioni della onlus non sono né discriminatori né lesivi di alcun diritto altrui, poiché portano avanti una legittima campagna per tutelare la libertà educativa dei genitori, il consenso informato preventivo e non attaccano nessuna persona né alcuna categoria. E non sono nemmeno illegali. Ecco perché.L'amministrazione Gualtieri, nella richiesta di rimozione, cita l'art. 12 bis del Regolamento comunale e l'art. 23 c. 4 bis del Codice della Strada per definire le affissioni: "lesive della libertà di orientamento sessuale e identità di genere"/"segnate da stereotipi contro la comunità Lgbtqai+"/"contrarie alle politiche di genere di Roma Capitale". Il punto è che sia il Regolamento che il Codice riguardano solo pubblicità commerciali e non le campagne sociali come quelle di Pro Vita & Famiglia. Inoltre l'art. 23 c. 4 bis è inapplicabile poiché mancano del tutto i decreti attuativi. Come se non bastasse, il Comune non può censurare opinioni "contrarie alle politiche" che promuove perché è palesemente una roba da regime.L'unico atto illegale, quindi, è la censura del Comune di Roma, poiché va contro l'Art. 21 della Costituzione Italiana che recita: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".La Consigliera regionale del Lazio Chiara Iannarelli, esponente di FdI, è intervenuta per esprimere solidarietà nei confronti di Pro Vita & Famiglia onlus. L'attuale vicepresidente della Commissione Lavoro, Formazione, Politiche Giovanili, Pari Opportunità, Istruzione e Diritto allo Studio ha dichiarato che «viviamo in un mondo alla rovescia, dove manifesti che si oppongono all'imposizione di contenuti legati all'ideologia Lgbtia+ nelle scuole vengono censurati come accade nei regimi totalitari. È assurdo che la stessa amministrazione che nega il consenso informato ai genitori promuova corsi obbligatori fin dagli asili, spesso condotti da attivisti, per "decostruire gli stereotipi di genere", distruggendo così punti di riferimento fondamentali per lo sviluppo dei bambini. Da anni - ha aggiunto Iannarelli - si diffonde nelle scuole la teoria della fluidità di genere e del transessualismo, ignorando i gravi rischi legati all'uso di bloccanti della pubertà, già ampiamente criticati dalla comunità scientifica. Ma tutto ciò, per il Comune di Roma, è considerato normale, perché perfettamente coerente con la propria visione ideologica», ha concluso.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8106IL MATRIMONIO PROTEGGE LA SALUTE MENTALE DELLA FAMIGLIA di Salvatore Tropea La ricerca, guidata da Cuicui Wang dell'Università di Harvard, ha coinvolto 106.556 persone da sette nazioni (tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Messico, Irlanda, Corea, Cina e Indonesia) per valutare la correlazione tra depressione e stato civile. La depressione è attualmente un problema di salute pubblica con una prevalenza del 5% tra gli adulti, destinata a superare il 10% entro il 2025. Lo studio ha evidenziato come i single abbiano il 79% di probabilità in più di soffrire di depressione rispetto ai coniugati.Lo studio sottolinea come anche vedovi e divorziati corrano maggiori rischi di depressione, rispettivamente del 64% e del 99%. Ulteriori dati da Global Epidemiology rivelano che il matrimonio riduce la mortalità femminile di un terzo e che, sorprendentemente, anche chi vive un matrimonio infelice gode di una salute migliore rispetto ai single. Gli autori, tra cui Wang, suggeriscono che i benefici del matrimonio derivino dall'accesso a risorse economiche, supporto sociale e influenza positiva reciproca. Tuttavia, per i single nei paesi occidentali, come Stati Uniti e Irlanda, il rischio di depressione è più alto.Un matrimonio felice apporta benefici significativi sia per la salute e la sicurezza degli individui che per la stabilità dei figli, come riporta anche Francesca Romana Poleggi - membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia onlus - nel sul libro "Per amore dei nostri figli", edito da Sugarco Edizioni. «Le ricerche - spiega Poleggi - indicano che persone sposate, uomini e donne, sono generalmente più felici e godono di un tasso di mortalità e malattia inferiore rispetto ai single. Studi del 2011 e 2016, ad esempio, evidenziano che le donne conviventi subiscono il doppio delle violenze rispetto a quelle sposate» e le statistiche mostrano un rischio maggiore di femminicidi tra le conviventi. La stessa Poleggi cita poi il sito dell'Unione Cristiani Cattolici Razionali, che raccoglie una vasta documentazione dal 1984 al 2020, che confronta la convivenza e il matrimonio, «confermando - scrive l'autrice - la superiorità di quest'ultimo per la stabilità e il benessere sociale ed economico della coppia e dei figli». Inoltre, il World Family Report del 2017 sottolinea che «i bambini di coppie sposate sperimentano maggiore stabilità fino ai 12 anni rispetto a quelli di famiglie non tradizionali», con l'instabilità familiare correlata a risultati negativi per i bambini. Ricerche recenti, infine, come quella di Brad Wilcox per l'Institute of Family Studies, basata su dati del General Social Survey 2022 - sempre citata da Francesca Romana Poleggi nel suo volume - ribadiscono che «il matrimonio è associato a livelli più alti di felicità per uomini e donne, specialmente se hanno figli. Gli sposati con figli sono circa due volte più propensi a dichiararsi "molto felici" rispetto ai loro coetanei non sposati», e ciò si riflette positivamente anche sul benessere dei figli stessi.
La onlus Pro Vita e Famiglia blocca l'incontro tra gli studenti e l'attore porno Max Felicitas in una scuola di Gallarate. Fonti: account Tiktok la.repubblica, 26 ottobre 2023; account Tiktok vdnews.tv, 30 ottobre 2023; account Tiktok podcastitalia, 27 giugno 2022; video “Congresso famiglie, i manifestanti: "Famiglia tradizionale unica possibile" pubblicato sul canale Youtube alanews il 31 marzo 2019; video “Max Felicitas e l'incontro saltato alla scuola di Gallarate: "Grave, discriminato per il mio lavoro" pubblicato sul canale Youtube Il Fatto Quotidiano il 3 marzo 2025; account Tiktok gurulandia_podcast, 28 settembre 2024. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8002UNIVERSITA' DI MILANO, I COLLETTIVI STUDENTESCHI DI SINISTRA IMPEDISCONO AI PRO-LIFE DI PARLARE di Anna Sartea Il convegno «Ascoltare la vita», in programma martedì sera nell'aula 200 dell'Università Statale di Milano, aveva per sottotitolo «Storie di libere scelte». Queste storie, però, nessuno dei presenti le ha potute sentire, perché un gruppo di ragazzi ha deciso che non avevano diritto di essere raccontate. Con una contestazione iniziata nel momento esatto in cui era stata invitata a parlare Soemia Sibillo, direttrice del Centro di aiuto alla vita della Mangiagalli, alcuni studenti del collettivo «Cambiare rotta» hanno fatto irruzione nell'aula, a suon di tamburelli, grida e bestemmie. Diversi loro amici si trovavano seduti tra i banchi e avevano assistito al primo intervento in scaletta, quello di Costanza Raimondi, assegnista di ricerca in bioetica alla Cattolica di Milano. Primo e unico dell'intero convegno, perché non c'è stato modo alcuno di proseguire.«Mi avevano appena passato la parola - commenta Soemia Sibillo -, quando si sente picchiare forte alla porta dell'aula. Alcuni giovani sono entrati gridando slogan e bestemmie, con il chiaro intento di boicottare l'incontro, che era stato organizzato da loro coetanei della lista "Obiettivo Studenti". Il più esagitato a un certo punto ha preso una bottiglietta dal tavolo dei relatori e l'ha rovesciata in testa a uno degli organizzatori. L'acqua è andata a finire anche sui cavi dell'impianto audio video, si sono spente le luci e il proiettore ha smesso di funzionare. Io avrei dovuto far vedere ai presenti la testimonianza di una mamma che ha accettato di portare avanti la gravidanza nonostante avessero diagnosticato al suo bambino una grave malformazione cardiaca, suggerendole l'aborto terapeutico. Ma non è stato possibile».Nel video mai proiettato in aula, una giovane di nome Lourdes racconta la sua storia. Il giorno dell'ecografia morfologica, assieme al suo futuro marito Henry scopre che il piccolo che aspettano ha il cuore sinistro ipoplasico. I medici prospettano loro l'interruzione della gravidanza e descrivono le tre operazioni, una più rischiosa dell'altra, a cui si sarebbe dovuto sottoporre il bimbo se fosse riuscito a nascere, per sperare di sopravvivere.«Quando sono arrivati da noi, la futura mamma era in lacrime, ma è stata l'unica volta che l'ho vista piangere - racconta la direttrice del Cav Mangiagalli -. Fatta la scelta di tenere il bambino, Lourdes ha dimostrato a tutti un coraggio e una forza incredibili, che non sono venuti meno nemmeno nei lunghi mesi in cui il suo bimbo è stato ricoverato in terapia intensiva al Niguarda, dove è nato e ha subito numerosi interventi a cuore aperto».Il Cav ha sostenuto la giovane coppia, che viveva in una stanza condivisa con altre persone, procurando un alloggio dove affrontare con maggior serenità questa gravidanza. Subito dopo il parto, i neo genitori sono stati accolti in un altro appartamento, in zona Niguarda, per facilitarli nel loro andare e venire dall'ospedale dove Liev Logan ha lottato per vivere, vincendo la sua battaglia perché ora sta bene.«Sarebbe stato impossibile affrontare tutto ciò da soli», afferma Lourdes nell'intervista video. «I nostri genitori sono lontani, in Perù. Qui è il Cav Mangiagalli la nostra famiglia».Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "L'assalto ai pro life è frutto della rivolta sociale targata Cgil" spiega chi sono i mandanti morali dei gravissimi fatti accaduti in università a Milano.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 novembre 2024:L'attacco brutale dei collettivi studenteschi di sinistra andato in scena martedì pomeriggio alla Statale di Milano nei confronti di un incontro pro-life organizzato da studenti vicini a Comunione e Liberazione rappresenta chiaramente la volontà della sinistra di alzare lo scontro sui temi della vita nascente oltre che sul fine vita con metodi squadristi tipici da anni '70.Gli studenti hanno fatto irruzione nella sala dove era in corso il convegno «Accogliere la vita - Storie di libera scelta», promosso dalla lista Obiettivo Studenti Unimi Medicina e Sanitarie. Ospiti Soemia Sibillo, direttrice del Centro Aiuto alla Vita Mangiagalli, Chiara Locatelli, neonatologa del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, specialista in cure palliative perinatali e Costanza Raimondi, ricercatrice in bioetica alla Cattolica.Dopo l'irruzione dei collettivi ci sono stati disordini, spintoni, cori e persino bestemmie, minacce ai relatori e lancio d'acqua contro gli organizzatori, mentre le luci e i microfoni sono stati staccati.Inutile dire che da parte della galassia della sinistra non è arrivata alcuna solidarietà, mentre ad esprimere la propria vicinanza alle vittime, oltre a condannare i fatti, sono stati alcuni esponenti milanesi di Fratelli d'Italia e Lega mentre Pro Vita & Famiglia, che proprio l'altro giorno ha dovuto fare i conti con l'ennesimo assedio ai danni della sua sede romana, ha espresso parole di biasimo.Il motivo di questo silenzio da parte dei cosiddetti "democratici" è da ricercare in una precisa strategia che la Sinistra sta portando avanti per criminalizzare il dissenso e che la segreteria di Elly Schlein sta amplificando nei toni della lotta. E con essa la Cgil che proprio ieri con il segretario Maurizio Landini, nel lanciare lo sciopero generale previsto per oggi ha ribadito che «occorre alzare il tiro», mentre non più tardi di un mese fa aveva chiamato a raccolta per una «rivolta sociale».Per capire il contesto in cui Pd e Cgil sono responsabili moralmente di questo raid fascista dal quale si guardano bene dal prendere le distanze, bisogna andare a vedere chi sono i responsabili dell'assalto di via Celoria, sede della Statale dove si teneva il convegno pro-life.A stroncare l'incontro dopo pochi minuti dall'inizio e a rivendicarlo successivamente sono stati diversi movimenti studenteschi di sinistra. Nell'ordine: Udu, Studenti Indipendenti, Cambiare Rotta e Rebelot oltre che alcuni attivisti, che hanno occupato un immobile nella zona di Città Studi.Si tratta di collettivi che si presentano regolarmente alle elezioni studentesche che portano avanti azioni di rivolta e che nel loro programma hanno tutto l'armamentario tipico della Sinistra radicale e che sono letteralmente sostenuti dal sindacato rosso di Landini e dai Dem di Elly Schlein.Su tutti, per importanza, diffusione negli atenei e organizzazione capillare svetta l'Udu, l'Unione degli Universitari che si definisce nel suo sito «una confederazione di associazioni studentesche presente in 35 atenei italiani. All'Unione degli Universitari aderiscono ogni anno migliaia di ragazzi e ragazze attorno ad un modello organizzativo inedito in Italia: il sindacalismo studentesco».Non si tratta di una mission casuale. Il collettivo che ha assaltato i pro-life a convegno agisce come un sindacato e come un sindacato rivendica le proprie azioni di lotta. Ora, non è un caso che se il principale sindacato della Sinistra unita, la Cgil, abbia alzato lo scontro fino ad aizzare alla rivolta sociale, anche l'Udu si sente autorizzata ad agire di conseguenza e i temi dell'aborto sono assolutamente centrali in questa strategia di lotta.L'Udu, infatti, è assolutamente contiguo alla Cgil. Sono loro stessi a scriverlo sul loro sito: «Abbiamo un patto di lavoro con la Rete degli studenti medi e con la CGIL, con la quale collaboriamo sui temi del lavoro e del sociale». Dunque, si è autorizzati a pensare che l'azione di martedì pomeriggio risponda in tutto e per tutto alla campagna che la Cgil ha da tempo imbastito contro il movimento pro-life, dopo anni in cui le attenzioni della Camera del lavoro erano incentrate solo sulla tematica lavorativa dei medici obiettori. Da qualche tempo Landini e soci hanno cominciato a prendere di mira anche i pro-life impegnati nei consultori e in alcuni ospedali per informare correttamente e sostenere le donne che vogliono interrompere la gravidanza. Infatti, le prime reazioni contro le leggi regionali come quella del Piemonte, che fanno entrare i pro-life nei consultori, sono state provocate proprio dalla Cgil.Il 27 settembre scorso, in occasione della Giornata internazionale per l'aborto libero e sicuro la Cgil ha diffuso un manifesto per chiedere tra le altre cose il «divieto per le associazioni antiabortiste di operare nelle strutture pubbliche dedicate all'Ivg».E non più tardi di un mese fa, a conclusione della tappa italiana di 40 giorni per la vita promossa dai pro-life a Modena, sono comparsi nella città estense dei manifesti inequivocabili che chiedevano di mettere fuori legge le iniziative di preghiera organizzate davanti agli ospedali. «Liber3 (con tanto di schwa ndr.) di abortire, ostacolare l'aborto è violenza», dove il logo della Cgil faceva bella mostra di sé assieme ad altre sigle come Arci, Udi e Arcigay.Insomma, l'attacco ai pro life rappresenta per la Cgil della rivolta sociale di Landini un passaggio imprescindibile di questa lotta.E a proposito di lotta, non è un caso che questo sia lo stesso termine con il quale si è rivolta all'Udu proprio Elly Schlein. Il 4 giugno scorso, la Schlein ha incontrato i vertici del sindacato studentesco che diversi mesi dopo avrebbe fatto irruzione alla Statale di Milano.«Da quando è stata incoronata leader del Pd - scriveva il Foglio -, la collaborazione con l'Udu (che è sempre stata considerata la sigla universitaria di riferime
La vera protagonista della vicenda Sangiuliano-Boccia non è la bionda, ma l'inadeguatezza Fonti: video "L'imitazione geniale Luca Bizzarri della camminata di Giambruno" pubblicato sull'account YouTube de La7 il 14 novembre 2023; video "L'intervista di Boccia: "Ora vi racconto tutto" pubblicato sull'account YouTube del La7 il 5 settembre 2024; video "Caso Sangiuliano, Borgonovo: "Boccia smentita dai fatti". Telese lo incalza: "Cosa è stato..." pubblicato sull'account YouTube de La7 il 7 settembre 2024; video "Sangiuliano: chiedo scusa a mia moglie e Meloni - L'intervista integrale al Tg1" pubblicato sul sito di Rai News il 4 settembre 2024; video "Caso Sangiuliano, l'intervista esclusiva a Maria Rosaria Boccia" pubblicato sul sito de La7 il 6 settembre 2024; video "Terni, Bandecchi sputa acqua in faccia ad un cittadino: «Oggi promessa è un debito»" pubblicato sull'account YouTube di Umbria24 il 5 settembre 2024; video "Terni: le precisazioni del sindaco Bandecchi su questione statue e… calzini" pubblicato sull'account YouTube di Radio Tele Galileo il 6 settembre 2024; video "Pro Vita, Schlein: “Non si può fare specchio riflesso”, e poi evita le domande dei giornalisti" pubblicato sull'account YouTube de La7 l'11 gennaio 2024 Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Ascultați un cuvânt scurt și foarte bun al IPS Teofan cu ocazia Festivalului Familiei pe care departamentul ,,Pro Vita” din cadrul Sectorului de Misiune al Arhiepiscopiei Iașilor îl organizează în ziua prăznuirii Nașterii Maicii Domnului, pe 8 septembrie. Evenimentul aflat la a IV-a ediție va avea loc în Parcul Expoziției din Iași, în intervalul orar 11:00 – 20.00, și se desfășoară în parteneriat cu Primăria Municipiului Iaşi.Vizionare plăcută!Pentru Pomelnice și Donații accesați: https://www.chilieathonita.ro/pomelnice-si-donatii/Pentru mai multe articole (texte, traduceri, podcasturi) vedeți https://www.chilieathonita.ro/
Oltre a Pina Picierno del Partito democratico l'Europarlamento ha una nuova vicepresidente in rappresentanza di Fratelli d'Italia, il partito della presidente del Consiglio. Arriva da Viterbo dove il partito di Giorgia Meloni ha incassato uno sfavillante 40% e fino a poco tempo fa era assessora viterbese ai servizi sociali. Antonella Sberna fino al 2019 era una berlusconiana doc. Collaboratrice in Senato con Forza Italia, eletta al Consiglio comunale di Viterbo 5 anni fa ha traslocato nel partito di Meloni fiutando bene il clima. Merito - si legge su Repubblica - del marito Daniele Sabatini che oggi è capogruppo dei meloniani nel Consiglio regionale del Lazio. “Il trasformismo di Antonella Sberna è una delle pagine più brutte della politica viterbese”, disse ai tempi il commissario provinciale di Forza Italia Andrea Di Sorte. Per Repubblica il vero sponsor di Sberna sarebbe Arianna Meloni, sorella d'Italia. Fin qui sembrano esserci tutti gli ingredienti per una gran carriera politica, la miscela perfetta per spiccare nel partito. In piena campagna elettorale per le elezioni europee Sberna ha firmato il manifesto dell'associazione Pro Vita contro il diritto all'interruzione di gravidanza: “Mi batterò per scongiurare il ricorso all'aborto che considero non un diritto ma una sconfitta”, ha promesso la neo eurodeputata. L'Unione europea ripete ovunque che sul diritto all'aborto gli Stati membri debbano fare ancora di più e meglio per le donne. Devono essersene dimenticati quando hanno votato i vicepresidenti a Strasburgo. O forse Sberna è già come la sua leader: oltranzista in patria, mite e ubbidiente in Europa. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Le polemiche sono iniziate ancora prima dell'inaugurazione del gigantesco murale di 100 mq che la Banksy italiana, Laika, ha realizzato sulla scrittrice Michela Murgia. È il progetto «Ricordatemi come vi pare» curato da Pietro Turano per Arcigay Roma: l'opera, autorizzata dal Municipio V di Roma e apparsa proprio sulla facciata del Municipio, è in corso di realizzazione dall'associazione grazie al sostegno di Einaudi, Mondadori e Rizzoli (case editrici dell'autrice). Michela Murgia da morta infastidisci fascisti, destrorsi e pro vita. Del resto le parole non muoiono, le idee neppure. Quelli dovranno farsene una ragione. Per l'associazione Pro vita “stanno abusando di beni e servizi pubblici per imporre con violenza all'intera collettività il pensiero ideologico un'autrice decisamente divisiva”. Il consigliere di Fratelli d'Italia Daniele Rinaldi l'ha presa alla lontana e ha sollevato dubbi sul rispetto della normativa relativa alla sicurezza sul lavoro. Ma ciò che vale leggere è la risposta dell'artista Laika. “Non mi faccio dare lezioni da una compagine politica che critica un murales e nel frattempo lavora per intitolare un aeroporto ad uno dei personaggi più controversi della storia del nostro paese”, ha detto l'artista riferendosi all'idea di intitolare l'aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, uomo che per anni ha pagato Cosa nostra. E a Pro Vita e famiglia, l'artista romana consiglia “di sorridere ogni tanto: siamo in democrazia (per ora) e nessuno vi impedirà di non abortire, di sposarvi e fare famiglia secondo il vostro credo. La stessa libertà deve valere per tuttə”. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Sentenza di non luogo a procedere per i componenti dell'equipaggio delle ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere, le organizzazioni umanitarie accusate, sette anni fa, di aver stretto accordi con i trafficanti di uomini e di non aver prestato soccorso ai migranti. Ne parliamo in apertura di trasmissione. Ci occupiamo poi di diritto all'aborto e dell'opportunità o meno della presenza di associazioni Pro-Vita negli ospedali.
Grazie all’approvazione di un emendamento le Regione potranno “avvalersi anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità.” Secondo l’opposizione un attacco al diritto all’aborto secondo la maggioranza un’applicazione delle legge 194.Ne parliamo con Chiara Lalli, giornalista, bioeticista e docente e Soemia Sibillo, direttrice del Cav (Centro di Aiuto alla Vita) presso la clinica Mangiagalli.
(00:41) Francesca Basso analizza il contenuto dei due progetti sull'evoluzione dell'Unione europea presentati da due ex presidenti del Consiglio italiani: Mario Draghi ed Enrico Letta.(07:51) Lorenzo Cremonesi racconta che aria si respira a Beirut, dove si teme un'azione militare di Israele contro Hezbollah, in risposta all'attacco coi droni dell'Iran.(14:16) Elisa Messina spiega in che cosa consiste l'emendamento del governo visto come una mossa contro la legge 194.I link di corriere.it:Il report di Enrico Letta su Europa e Mercato unicoIsraele, così Netanyahu prepara l'attacco punitivo contro l'IranAborto: cosa dice la legge 194 e qual è il vero scopo dell'emendamento di FdI
Il pasticcio del ministro all'Istruzione Giuseppe Valditara che vorrebbe educare gli studenti italiani alle relazioni e non è in grado di intrattenerne con i suoi compagni di governo è completo. Il 7 dicembre Valditara comunica in pompa magna tre nomine che dovrebbero coordinare gli incontri degli studenti (su base volontaria) per il progetto “educare alle relazioni”. Valditara sornione è convinto di avere assestato un colpaccio. Ha scelto tre donne, in un Paese che ancora scambia il femminile come sinonimo di femminista. Ha nominato una suora per accarezzare la pancia ai cattolici spaventati dalla novità: suor Monia Alfieri, membro della Consulta di Pastorale scolastica della Cei nonché fellow dell'Istituto Bruno Leoni per il libero mercato, una che si batte come una leonessa da sempre per le scuole private, con due begli schiaffi alla scuola pubblica e alla laicità previste dalla Costituzione. Ha nominato l'avvocata Paola Zerman, candidata, nel 2018, con Mario Adinolfi e il suo “Popolo della famiglia”, organizzazione politica che da suo stesso manifesto è “figlia del Family Day”. E infine, convinto di mettere in difficoltà l'opposizione, ha nominato Paola Concia, una attivista lgbt, lesbica dichiarata, e per di più con un passato nell'opposizione ovvero nel Pd. Con Concia il ministro era evidentemente convinto di avere spiazzato l'opposizione. Si è sbagliato. A fare naufragare tutto sono stati leghisti, meloniani e quelli di Pro Vita. In coro gli hanno ricordato che la nuova egemonia culturale non è altro che una sostituzione totale di ogni posto, in ogni campo. Non c'è nemmeno spazio per la tattica. Niente da fare. #LaSveglia per La Notizia
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7621AGGRESSIONE A PRO VITA: TORNA IL CLIMA ANNI '70 di Eugenio CapozziLa violenta aggressione alla sede dell'associazione Pro Vita e Famiglia, perpetrata dal collettivo "transfemminista" Non Una di Meno in margine alla manifestazione nominalmente indetta contro la violenza sulle donne sabato scorso 25 novembre a Roma, e ancor più l'agghiacciante rivendicazione di quell'aggressione con un linguaggio che ricorda i peggiori schemi del terrorismo degli anni Settanta, non rappresentano un esito incidentale, ma il logico coronamento della campagna politica di cui quella manifestazione, come molte altre, è stata parte. Una campagna che con il tema della difesa delle donne dalla violenza ha ben poco a che vedere, ma è invece un chiaro tentativo di assalto ideologico e di destabilizzazione politica e culturale.Occorre riflettere bene su quello che è avvenuto in Italia a partire dal 18 novembre, data del ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, uccisa in circostanze atroci dal suo ex fidanzato. Approfittando dell'emozione suscitata da quel singolo episodio di cronaca nera, un consistente blocco politico-mediatico ha messo in piedi un'operazione propagandistica clamorosa - già preparata peraltro da mesi e anni di martellante indottrinamento nello stesso senso in ogni sede della cultura e dell'intrattenimento - in cui l'Italia è stata rappresentata come un inferno per le donne, un Paese "patriarcale" popolato da legioni di maschi violenti, oppressori, dominatori, per cui si è intimato addirittura a tutti gli uomini in blocco di fare mea culpa e chiedere scusa (e molti sventurati, per sfare sfoggio di femminismo, si sono addirittura prestati a questa messa in scena degna dell'Urss di Stalin).NARRAZIONE SCOLLEGATA DALLA REALTÀSi tratta di una rappresentazione completamente scollegata dalla realtà quotidiana, dai dati misurabili, dalle statistiche, che convergono al contrario nell'indicare il nostro Paese come uno di quelli in cui in Europa si verificano meno "femminicidi" e stupri. E si tratta di una operazione spudoratamente ipocrita, volutamente strabica, in quanto omette di specificare che una componente statisticamente significativa della violenza sulle donne - in Italia come, ancor più, nei Paesi dell'Europa settentrionale - è legata all'immigrazione da Paesi in cui, al contrario che in quelli europei contemporanei, la condizione femminile si trova in uno stato di soggezione al dominio di una società quella sì "patriarcale" nel senso peggiore e più violento del termine.Non è un caso se gli episodi di violenza ai danni delle donne che conquistano la "prima pagina" dei media, e attirano legioni di articoli di denuncia, sono esclusivamente quelli che vedono come responsabili uomini italiani autoctoni, laddove invece quelli messi in atto da immigrati vengono sistematicamente svalutati e relegati nelle brevi di cronaca, quando non viene addirittura taciuta la nazionalità del colpevole.D'altra parte il corto circuito tra questo inorridito coro "antipatriarcale" e il relativismo culturale altrettanto imperante nel "progressismo" nostrano, con le sue propaggini di immigrazionismo selvaggio, è ben evidenziato dal fatto che alla citata manifestazione "femminista" romana il tema della "violenza strutturale contro le donne e le libere soggettività" è stato accoppiato, non si comprende in base a quale contorta logica, ad attacchi violenti contro Israele, al totale silenzio sulle orrende violenze contro le donne perpetrate da Hamas, all'invocazione di ancor più immigrazione, senza minimamente considerare un problema, tra gli altri, il rapporto tra fondamentalismo islamico e assoggettamento femminile.AL PENSIERO UNICO NON IMPORTA NULLA DELLE VIOLENZE SULLE DONNETale spregiudicata e disonesta ondata di indottrinamento può essere spiegata, a mio avviso, secondo due direttrici fondamentali.La prima è la precisa volontà, da parte dell'opposizione politica saldata al mainstream mediatico e culturale, di colpire con ogni pretesto il governo di Giorgia Meloni, montando e strumentalizzando contro di esso qualsiasi episodio di cronaca: in questo caso, per additare l'attuale esecutivo come responsabile "a prescindere" di ogni sopruso subìto dal genere femminile, in quanto conservatore, di destra, quindi maschilista (benché guidato da una donna, che in tal caso viene persino privata della sua appartenenza di genere, in quanto "traditrice").La seconda è l'utilizzo di ogni occasione, da parte del compatto blocco sopra citato, per importare e imporre a tappe forzate nel nostro Paese tutti gli aspetti dell'ideologia progressista woke attualmente egemone nei Paesi anglosassoni, fondata sul soggettivismo totale e sul rifiuto di ogni struttura naturale di famiglia e società. Un'importazione che, quando appunto sulla spinta di risposte emotive riesce a superare le resistenze di elementare buonsenso tipiche di Paesi di tradizione cattolica più solida, dotati di strutture familiari più coese, in cui la secolarizzazione radicale è arrivata più tardi e in forma più attutita, provoca smottamenti clamorosi, con contrapposizioni di una violenza inusitata (come è accaduto in altre nazioni in ciò analoghe, come Spagna, Portogallo, Irlanda).La fusione tra queste due componenti ci aiuta a contestualizzare l'enorme sproporzione tra la natura dei fatti e la spropositata tensione politica che a partire da essi è stata costruita nelle ultime settimane. E soprattutto ci aiuta a comprendere perché certe esagitate manifestanti "anti-patriarcali" abbiano considerato naturale e giustificabile un'esplosione di violenza altrimenti inspiegabile contro un'associazione cattolica che si batte contro l'aborto, l'eutanasia, l'indottrinamento Lgbt nelle scuole, l'utero in affitto.Ciò avviene, evidentemente, perché a quanti hanno sposato la campagna ideologica di criminalizzazione dell'Italia come Paese "patriarcale" non importa nulla di promuovere una prevenzione fattuale ed efficace delle violenze sulle donne. Essi vogliono soltanto colpire in ogni modo la famiglia naturale, la paternità e la maternità, la fecondità. Il loro nemico sono innanzitutto i cristiani, e tutti coloro che continuano a mantenere in piedi la continuità della nostra civiltà con le sue radici. Il loro obiettivo, in sintonia con i fanatici woke che essi scimmiottano, è quello di ridurre la società a una somma disgregata di individui isolati, anaffettivi, diffidenti gli uni degli altri, incapaci di qualsiasi relazione solida, dediti soltanto ossessivamente alla ricerca di gratificazioni egotistiche ed effimere.
A daily news briefing from Catholic News Agency, powered by artificial intelligence. Ask your smart speaker to play “Catholic News,” or listen every morning wherever you get podcasts. www.catholicnewsagency.com - Pope Francis is being treated with antibiotics intravenously and has postponed some of his meetings this week as he recovers from a “mild flu,” according to the Vatican. Francis, who turns 87 next month, spent much of the past decade as pope in relatively good health but has dealt with several painful medical conditions over the last few years. To view a timeline charting Pope Francis' recent health concerns, visit catholic news agency dot com. https://www.catholicnewsagency.com/news/251307/pope-francis-health-heres-a-timeline Father Hans-Joachim Lohre, a member of the Society of the Missionaries of Africa (also known as the White Fathers) who was reportedly kidnapped in Bamako, the capital of Mali, has been set free. According to Agenzia Fides, the information service of the Pontifical Mission Societies, the German priest was released on Sunday, November 26. After being released and handed over to the Malian authorities following a negotiation that was reportedly done directly by the German government, Lohre was said to have been “flown to Germany overnight on a special flight.” Lohre was taken away as he was preparing to celebrate Mass in a church in the capital city of the West African nation. His car was found abandoned and the cross he always carried with him was on the ground near the car. https://www.catholicnewsagency.com/news/256111/german-missionary-priest-released-a-year-after-being-abducted-in-mali Italian Prime Minister Giorgia Meloni has condemned the vandalism of a pro-life organization's headquarters in Rome perpetrated during a protest to mark the International Day for the Elimination of Violence against Women. Demonstrators threw smoke bombs, smashed windows, and spray-painted pro-abotion graffiti on the “Pro Vita & Famiglia” association's main office in Rome on Saturday night despite the presence of Italian police at the protest. The vandalism occurred as thousands took to the streets in Italy's capital for a march protesting violence against women. Pro Vita & Famiglia (“Pro-Life and Family”) is an Italian nonprofit organization that helps organize Italy's annual March for Life. The association's headquarters were also vandalized during Rome's LGBTQ Pride parade in June. The pro-life association said November 26 that an incendiary weapon was also found inside the office near the broken windows, which according to the initial findings of the police could have been an unexploded Molotov cocktail or a similar weapon. https://www.catholicnewsagency.com/news/256110/giorgia-meloni-condemns-vandalism-of-pro-life-center-in-rome Today, the Church celebrates Saint Catherine Labouré, the humble member of the Daughters of Charity to whom Mary appeared, requesting that the Miraculous Medal be stamped so that all who wear it would receive great graces. https://www.catholicnewsagency.com/saint/st-catherine-laboure-401 The Church also celebrates Saint James of the Marches, a Franciscan priest in the 15th century who was known as an eloquent preacher. According to legend, he brought 50,000 heretics into the Church and led 200,000 nonbelievers to baptism. https://www.catholicnewsagency.com/saint/st-james-of-the-marches-67
Una finestra sui fatti del giorno per andare oltre le notizie. Il direttore Daniele Capezzone dà voce ai contenuti editoriali di Libero con un extra-editoriale in formato podcast.
Eccolo qui, il fango. La destra di governo ieri ha strillato tutto il giorno contro la violenza. A un lettore distratto potrebbe sembrare il giusto sdegno per le centinaia di morte ammazzate in questo Paese da compagni, mariti o ex. Accade l'esatto contrario. “Io non so come si pensi di combattere la violenza contro le donne rendendosi protagonisti di intollerabili atti di violenza e intimidazione come quelli avvenuti sabato”, urla la presidente del Consiglio femminile ma maschilista Giorgia Meloni. Le violenze a cui si riferisce sono una serranda imbrattata da alcune manifestanti che durante la marcia del 25 novembre hanno protestato contro la sede dell'associazione Pro Vita e Famiglia. Poiché quella è - da sempre - una marcia anche per l'autodeterminazione delle donne le associazioni che vorrebbero decidere sui corpi delle donne non sono ben viste. Stupisce chi si stupisce. In compenso le donne hanno preso i manganelli in faccia. “Sconcerta silenzio Pd su Pro Vita”, dice la deputata di Fratelli d'Italia Ylenja Lucaselli. La viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci non dorme la notte perché “Schlein, Conte e Landini non prendono posizione”. La senatrice Cinzia Pellegrino, coordinatrice nazionale del dipartimento tutela Vittime di Fratelli d'Italia, si spinge a dire che “le femministe non hanno rispetto per le vittime”. La senatrice di Fratelli d'Italia Ester Mieli urla che “il nobile impegno contro la violenza sulle donne non può trasformarsi in una maschera che cela esecrabili atti di odio”. L'associazione Pro Vita denuncia un ordigno esplosivo all'interno dei suoi uffici che sarebbe passato dalle serrande chiuse. Eccolo qua, il governo. #LaSveglia per La Notizia
L'associazione antiabortista parla di «violenza inaudita». La replica delle attiviste: «Solo fumogeni e scritte sui muri” e voi, da che parte state?
ROMA (ITALPRESS) - In questa edizione: - In carcere a Verona Turetta chiede libri e ansiolitici - Kimberly è in Italia e sta bene - 23enne accoltella il padre e lo uccide - Tra Israele e Hamas possibile allungamento della tregua - Papa Francesco sta meglio, esclusa polmonite - Legambiente: Italia sempre più a rischio alluvioni - Assalto all'associazione Pro Vita, interviene Meloni - Previsioni 3B Meteo 28 Novembregsl
La rassegna stampa di venerdì 23 novembre è a cura di Valerio Renzi, giornalista di Fanpage.itIL SOMMARIO DI OGGIPartiamo dalla vigilia del corteo nazionale contro la violenza maschile sulla donne di Non una di Meno che partirà domani alle 14.30 da Circo Massimo. Ancora molto spazio sui quotidiani al tema, mentre la lobby ultra cattolica Pro Vita e Famiglia attacca l'amministrazione comunale e dice che la violenza contro le donne aumenta se si educa alle differenza in classe.Dal magazine di informazione GENERAZIONE raccontiamo come la Regione Lazio si appresta a smantellare il centro di formazione Officine Pasolini e il teatro Edoardo De Filippo, assieme a 400 posti letto per studenti universitari, mentre la crisi abitativa per chi studia è sempre più un'emergenza.Da Romatoday dossier parliamo della mala albanese: da 'spezza pollici' di Diabolik a boss in proprio.Su IrpiMedia leggiamo un'inchiesta sul controllo biometrico allo Stadio Olimpico: tra regiole e appalti, non tutto tornaUltima segnalazione da Fanpage.it: sotto sfratto gli inquilini di una palazzina Inps a Nuovo Salario, l'ennesima storia kafkiana tutta romana di diritto all'abitare.Sveja è un progetto sostenuto da Periferiacapitale il programma per Roma della Fondazione Charlemagne.
Ascultați o parte din sesiunea de întrebări și răspunsuri pe care p. Pimen a susținut-o la conferința organizată de asociația „Pro Vita”, Iași. Întrebările din această secțiune se referă la dragostea adevărată, la problemele ce apar în familie, la avorturi, la boli și la voia lui Dumnezeu.Vizionare plăcută!Pentru Pomelnice și Donații accesați: https://www.chilieathonita.ro/pomelnice-si-donatii/Pentru mai multe articole (texte, traduceri, podcasturi) vedeți https://www.chilieathonita.ro/
Ascultați prima parte a conferinței pe care părintele Pimen Vlad a susținut-o la Iași la invitația organizației „Pro Vita” Iași, organizație care aparține de Mitropolia Moldovei și Bucovinei.La conferință părintele Pimen a ținut un cuvânt de folos despre cele mai mari trei virtuți care sunt credința, nădejdea și dragostea - virtuți care le cuprind pe toate celelalte.Audiție plăcută!Pentru Pomelnice și Donații accesați: https://www.chilieathonita.ro/pomelnice-si-donatii/Pentru mai multe articole (texte, traduceri, podcasturi) vedeți https://www.chilieathonita.ro/
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7437LA DISNEY E' UNO DEI PRINCIPALI SPONSOR DEL GAY PRIDE DI ROMA di Giuliano GuzzoTra le conferme di questo mese di giugno ce n'è una abbastanza scontata, ancorché significativa: è quella che vede la Walt Disney company tra gli sponsor del Roma Pride 2023, la manifestazione Lgbt in queste ore finita al centro delle polemiche per la revoca, dopo la denuncia di Pro Vita & Famiglia, del patrocinio alla stessa da parte della Regione Lazio. La dimensione significativa di tutto ciò sta nel fatto che colpisce - e non può che essere così - vedere una grande casa produttrice di contenuti per bambini sostenere una manifestazione che, appoggiando l'utero in affitto, sostiene di fatto una pratica neoschiavista come la compravendita di bambini.L'aspetto «abbastanza scontato», invece, consiste nel fatto che purtroppo sono anni che Walt Disney sostiene il movimento Lgbt al punto da farlo anche con i suoi prodotti di punta: i cartoni animati. Prova ne siano le serie tv Star Wars Resistance (2018-2020) - i cui creatori hanno confermato che lo show ha una coppia gay - e The Owl House - Aspirante Strega (2020-2023) - la cui la protagonista Luz è stata dichiarata bisessuale dall'autrice Dana Terrace. Oppure si pensi a Toy Story 4 (2019) - prodotto insieme alla Pixar Animation Studios - in cui si mostrano due madri omosessuali accompagnano e lasciano il figlio all'asilo; o lo stesso Lightyear - La vera storia di Buzz (sempre del mondo do Toy Story) dove si vedono due "mamme" e un bacio gay tra le due; ma anche a Onward - Oltre la Magia (2020), dove c'è il primo personaggio Lgbtqia+ ad apparire in un film Disney, la poliziotta Specter; a Red (2022) - dove si vede Priya, un personaggio queer d'inclinazione bisessuale.Inutile dire che si tratta di un elenco incompleto e destinato a crescere, se si deve credere a Karey Burke, presidente della Disney's General Entertainment Content, la quale in una call aziendale su Zoom, successivamente pubblicata su Twitter, ha ricordato che a breve «almeno il 50% dei» personaggi Disney dovrà essere arcobaleno. Ma se queste sono le tendenze che si delineano, vale la pena di ricordare come esse non siano affatto recenti; rispecchiano infatti agganci nell'ambito dei cartoni animati che i militanti arcobaleno hanno in modo stabile non da anni, ma addirittura da decenni. Un episodio, in tal senso, appare illuminante.Si tratta del video d'una conferenza tenuta nell'ormani lontano 1998 all'Università della California da Elizabeth Birch, dirigente dal 1995 al 2004 della Human Rights Campaign, la più grande organizzazione Lgbt americana. Ebbene in questo video, dopo essersi accertata che tra il pubblico non vi fossero giornalisti - e probabilmente senza sapere di essere ripresa - la Birch riferisce di uno scambio di battute avuto con Michael Eisner, amministratore delegato della Walt Disney Company per oltre vent'anni, cui lei disse che il 30 per cento dei suoi dipendenti era gay, prima di essere da costui corretta: «Ti sbagli, Elisabeth, sono il 40 per cento». Lo si ripete: parliamo del 1998, dunque di un'era geologica fa rispetto ai progressi e alle conquiste Lgbt degli ultimi anni.Per quanto riguarda Disney oggi, oltre al patrocinio del Roma Pride, si può segnalare come Disneyland California abbia recentemente annunciato addirittura il suo primo Pride americano in un Parco a tema; un evento notturno ad hoc ideato e pensato per «celebrare la comunità Lgbtqia + e i suoi alleati». Dunque la celebre casa di produzione rilancia più che mai, ad ogni occasione, il suo appoggio al movimento arcobaleno; e lo fa con una passione e una convinzione che colpiscono, se si pensa che proprio la Walt Disney Company - per far fronte ad un 2022 economicamente difficile e a un momento parimenti duro - ha iniziato draconiani processi di decimazione del personale, che porteranno al licenziamento di 7.000 persone.Se ne potrebbe dunque concludere come l'appoggio all'ideologia Woke, al progressismo più estremo e alle rivendicazioni Lgbt, a lungo andare, non porti affatto bene ad una azienda. Anche perché esistono altri casi simili di aziende - da marchi di birra a grandi magazzini - che stanno pagando caro, specie negli Usa, il loro sostegno all'agenda arcobaleno. Eppure c'è chi perseverà, fino a quando dovrà rendersi definitivamente conto che la realtà, ecco, rischia di essere molto più dura ed amara di un cartone animato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7410LE DIOCESI FANNO A GARA PER ESSERE GAY FRIENDLY di Ermes DovicoPrima notizia: la Diocesi di Bolzano-Bressanone ha una commissione per la parità di genere; e temiamo che non sia un caso isolato nell'odierno contesto ecclesiale. Seconda notizia: d'ora in poi, la stessa diocesi garantirà ai peccatori (e alle peccatrici) del suo territorio una straordinaria risorsa per la salvezza: il linguaggio inclusivo. Quale salvezza? Dagli stereotipi, ovviamente. Una risorsa a cui non avevano pensato i più grandi santi in duemila anni di storia della Chiesa (forse troppo ancorati al patriarcato e ad altri concetti preistorico-medievali), ma di cui curiosamente potranno godere oggi i fedeli (e le fedeli) immersi nel mondo più secolarizzato di sempre. I lettori (e le lettrici) ci perdoneranno per questa appesantita introduzione, ma che servirà per prendere confidenza con le linee guida pubblicate dalla diocesi altoatesina, intitolate «Linguaggio sensibile al genere».Si tratta di un documento di 28 pagine, con l'introduzione del presidente della Commissione diocesana per la parità di genere, il vicario generale Eugen Runggaldier. Un documento che, come si legge nella stessa introduzione, «si basa sulle "Direttive per il rispetto del genere nei testi dell'Amministrazione provinciale altoatesina", che sono state adattate alle esigenze della Diocesi di Bolzano-Bressanone in collaborazione con l'Ufficio Questioni linguistiche della stessa Provincia». Il vicario spiega che lo scopo della nuova prassi linguistica è quello di sottolineare «l'apporto comune di donne e uomini alla vita della Diocesi», evitando «espressioni potenzialmente svantaggiose e discriminanti» e perciò «usando il rispettivo genere grammaticale» non solo, com'è ovvio, quando ci si rivolge a gruppi di sole donne o di soli uomini, ma anche se ci si riferisce «a gruppi misti». Dov'è possibile, aggiunge la Curia, vanno usate formulazioni neutre o estese anziché soli termini maschili, singolari o plurali.«Le linee guida vanno attuate soprattutto per i nuovi testi da creare», precisa Runggaldier, ma non si esclude di adattare i testi esistenti, «laddove vengono tuttora utilizzati frequentemente».Il documento si dilunga con gli esempi, presentando una serie di regole generali. Si inizia con la forma sdoppiata (semplice o estesa), con l'avvertimento che «si può scegliere se nominare prima il termine femminile e poi quello maschile o viceversa». Anziché dire «collaboratori», va usata la forma «collaboratori e collaboratrici»; anziché «i volontari», meglio «il volontario o la volontaria». Indicano ancora le linee guida: si scriva «il ministrante o la ministrante porta la croce in processione», «il presidente o la presidente indice la seduta», «il costo del servizio è a carico del o della contribuente». Eccetera, eccetera. E meno male che nell'introduzione si indicava di cercare di «non compromettere la scorrevolezza e la leggibilità di un testo». Stiamo freschi, se queste sono le nuove regole nelle terre care a san Vigilio. E tutto questo complicare il pane, in luogo di semplicissime convenzioni linguistiche, servirebbe per superare «quelle barriere» e «quegli stereotipi che ancora caratterizzano il quotidiano di molte persone» e a «dare visibilità al genere femminile»?Ma il colmo lo si raggiunge verso la fine del documento, alla voce «Opuscoli e pubblicazioni». Rendendosi conto che l'osservanza precisa delle nuove regole comporterebbe in certi tipi di testi effetti da crisi di nervi, gli stessi estensori delle linee guida suggeriscono in sostanza di sorvolare, ma «solo in rarissimi casi!» (scrivono con tanto di punto esclamativo) e premettendo un'annotazione al testo, come questa: «Nel presente opuscolo abbiamo cercato di rivolgerci ai nostri lettori e lettrici nel rispetto dell'identità di genere. Al tempo stesso però ci premeva proporre alla cittadinanza un testo quanto più leggibile e chiaro possibile. Per questa ragione ci siamo visti costretti ad adottare la sola variante maschile nei periodi caratterizzati da elencazioni di titoli e qualifiche professionali, dove non erano possibili formulazioni alternative. Teniamo a sottolineare che i contenuti del testo sono diretti in ogni caso anche al pubblico femminile. Ci scusiamo con le nostre lettrici per questa scelta obbligata e confidiamo nella loro comprensione». Roba da Scherzi a parte.Qualche nota a margine. Intanto, l'espressione «identità di genere», che ricorre più volte nel documento, è un concetto ambiguo e mutuato dall'ideologia Lgbt, che si pone in diretto contrasto con il magistero costante della Chiesa (dove, piuttosto, si parla di complementarità e identità sessuale, il che è ben diverso). Usare dunque il termine «identità di genere» con il pretesto di dare visibilità alla presenza femminile è, volenti o nolenti, un assist alle istanze arcobaleno e in particolare transessualiste, che negano tanto il maschile quanto il femminile.Fa tristezza questa tendenza a copiare strutture e linguaggi del mondo, che è indice di una Chiesa che rinuncia a dire qualcosa di veramente suo, fondamentalmente perché rinuncia sempre di più ad annunciare Cristo, annacquandone il messaggio. È una Chiesa - certamente non tutta ma una sua buona parte - che si appiattisce sempre più sulle posizioni di Cesare e in qualunque campo (come abbiamo visto anche con la narrazione pandemica), dimenticando che prima di tutto deve dare a Dio quel che è di Dio, l'unico modo per guidare gli uomini alla Salvezza, con la S maiuscola.Nessuna Chiara d'Assisi, Caterina da Siena, Francesca Romana, Rita da Cascia, Angela Merici, Veronica Giuliani, Gianna Beretta Molla e via dicendo - tutte donne che in diversi stati di vita hanno espresso in pienezza la loro femminilità - penserebbe che la Chiesa debba spendere tempo e risorse per superare le presunte "barriere" linguistiche di cui parla il documento della Diocesi di Bolzano. Rivendicazioni sterili, che si inseriscono in una logica di contrapposizione neomarxista applicata al genere, piuttosto che in un'autentica prospettiva cristiana, dove «ciascuno dei due sessi, con eguale dignità, anche se in modo differente, è immagine della potenza e della tenerezza di Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2335). Preferiamo dunque la stessa diocesi altoatesina quando insiste sulla riscoperta del senso più pieno della domenica libera, piuttosto che per un simile appiattimento al pensiero del mondo.Nelle sante, nelle Sacre Scritture e nel magistero della Chiesa - come nella splendida Mulieris Dignitatem di san Giovanni Paolo II - ci sono già tutti gli esempi necessari per valorizzare veramente la vocazione della donna. A partire da Colei a cui il mese di maggio è consacrato e le cui virtù dovrebbero essere proposte continuamente all'imitazione di tutti i fedeli, senza distinzione.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Ermes Dovico, nell'articolo seguente dal titolo "Il verbo Lgbt nella diocesi di Bari. Il vescovo lascia fare" parla della veglia in una parrocchia di Bari per il superamento dell'omobitransfobia. Del resto in un incontro con 150 scout un prete ha sostenuto che la Bibbia non condanni gli atti omosessuali. E il vescovo non fa nulla, ma anzi permette che lo scandalo continui.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 maggio 2023:Si avvicina il 17 maggio, data scelta dai gruppi Lgbt per celebrare la cosiddetta «Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia». Pure quest'anno ci saranno una serie di iniziative che coinvolgeranno, a macchia di leopardo, anche alcune parrocchie e diocesi cattoliche.Tra queste, un caso particolare è rappresentato dall'arcidiocesi di Bari-Bitonto, dove da mesi si registra un susseguirsi di eventi a tema arcobaleno, promossi da gruppi di pressione con l'appoggio di qualche sacerdote. Il tutto avviene senza che il vescovo intervenga, nonostante fedeli laici e associazioni di ispirazione cristiana - con in testa la sezione locale di Pro Vita & Famiglia - lo abbiano esortato più volte a fermare questo tipo di scandali.Il prossimo scandalo è in programma questa domenica, 14 maggio, con una «Veglia per il superamento dell'omobitransfobia» prevista alle 20 nella parrocchia barese di San Sabino. In contemporanea, ci sarà una veglia gemella nella diocesi di Lecce (parrocchia di San Giovanni Battista). I due appuntamenti sono organizzati dall'associazione La Tenda di Gionata e da una sua costola, Zaccheo Puglia, che al di là di certi paraventi della neolingua (come lo stesso termine "omofobia") puntano a sovvertire l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità e la transessualità.La Nuova Bussola ha inviato un'email sia al vescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriano, sia a quello di Lecce, mons. Michele Seccia, chiedendo un commento rispetto a queste due veglie nel lo
John J. Miller is joined by Fr. Juan R. Velez to discuss John Henry Newman's 'Apologia Pro Vita Sua.'
In diretta da Roma, Cruciani vuole limonare Piantedosi e gode sentendo le sue dichiarazioni. E' un bimbo di Piantedosi.Parenzo piange per gli ospiti degli studi romani. Se ne faccia una ragione.Il Brasiliano, di ritorno da Praga, racconta quanto fatto per Diprè. Oggi però apparizione veloce, non sono arrivati soldi da Radio 24.Maria Rachiele Ruiu, di Pro Vita e Famiglia, all'attacco di Onlyfans e della prostituzione. "Porno? Io mi divento con mio marito". Poi arriva Nonna Naima... e si vola!L'intellettuale Savino Balzano si scaglia contro gli organizzatori della manifestazione di Firenze. "Sono da aiutare".Grande ritorno per Shinsekai che prova ancora a convincere Parenzo. Non ci riesce.Maura Gigliotti e il movimento pelvico per lo sq**rting. Da ascoltare.
Si parla di Pd e Calderoli; della Pubblica Amministrazione; di Sanremo 2023; di Pro Vita e politiche green
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7282ORA AI MEDICI INSEGNANO COME ASSISTERE I NEONATI LGBT (?!) di Giuliano GuzzoPressoché terminata la conquista dei grandi mass media - quindi delle redazioni di giornali e case editrici - nonché di larga parte del mondo accademico, l'ideologia gender ora si sta interessando ad un nuovo versante: quello dei reparti di neonatologia. Non è uno scherzo, ma quanto sembra vedendo ciò che si intende insegnare alla Harvard Medical School, facoltà di medicina della mitica Università di Harvard con sede a Boston, nel Massachusetts, uno dei templi del sapere nonché uno dei luoghi di formazione per futuri dottori più prestigiosi del pianeta.In tale facoltà, infatti, è da qualche tempo disponibile l'iscrizione ad un corso facoltativo finalizzato alla «cura di pazienti con diversi orientamenti sessuali, identità di genere e sviluppo sessuale». Il programma - che prevede partnership con strutture quali il Boston children's Hospital, il Massachusetts general hospital e la Cambridge health alliance - offre un iter di quattro settimane, volto a far sì che i futuri medici possano essere più preparati a seguire «pazienti» che «si identificano come lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuale o asessuale». Una descrizione, quella riportata fino a questo punto, che non solleva particolari allarmi.Anzi, per quanto opinabile tale corso si potrebbe perfino definire "normale", in un mondo in cui vengono strutturati programmi analoghi - ancorché di taglio non medico - da parte, tanto per fare un esempio, dei Comuni italiani, come mostra, Per una capitale dei diritti. Il podcast sulle politiche Lgbt+, un progetto frutto della collaborazione tra l'Ufficio Radio della direzione Comunicazione istituzionale del Gabinetto del sindaco e l'U.o. Diritti Lgbt+ del Dipartimento Pari Opportunità di Roma Capitale. Se perfino ai dipendenti comunali vengono proposti corsi in salsa arcobaleno, perché stupirsi se ciò avviene negli atenei?Il punto però qua è diverso. Infatti, se si va a leggere il sito della Harvard Medical School si scopre come il corso in parola tenterà di offrire ai futuri medici indicazioni su come meglio servire «persone di genere e appartenenti a minoranze sessuali nel corso della vita, dai neonati agli adulti più anziani». Avete letto bene: secondo la celebre facoltà di medicina americana, si può nascere Lgbt, ovvero «appartenenti a minoranze sessuali». Che si sia arrivati questo punto, come fa notare il sito Christianpost, non è un caso. Infatti questo corso non è tenuto da due medici qualsiasi, bensì da Alex Keuroghlian e Alberto Puig. Ora, c'è da dire che Keuroghlian è uno psichiatra e sostenitore Lgbt e sia lui sia Puig lavorano presso il Massachusetts General Hospital di Boston, il quale a sua volta non è un ospedale qualunque.Parliamo infatti di una struttura che offre interventi chirurgici transgender. Addirittura, nel 2020 i medici di tale ospedale chiesero, ricorda sempre Christianpost, l'approvazione per eseguire un intervento chirurgico unico nel suo genere: quello di attaccare il pene di un uomo morto a una donna che si identifica come trans. L'humus di riferimento, su cui è germogliata l'idea di un corso dove si contempla la possibilità che esistano «neonati Lgbt», non è dunque frutto di caso, neppure per un po'.Va detto che tuttavia alcuni osservatori hanno comunque tentato di buttare acqua sul fuoco, dicendo che quella attorno a questo corso è una polemica senza basi, dato che i «neonati» in questione altro non sarebbero che quelli classificabili come intersessuali. Come dire: nulla di strano, tutto a posto. Sarà. Sta di fatto che, anche così fosse, il percorso della Harvard Medical School, com'è presentato, suona comunque ambiguo. E, dato che esso è tenuto da professionisti totalmente favorevoli alla transizione di genere tra i minori, a pensare male si farà senz'altro peccato: ma non è detto che non si indovini.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.IL DOCUMENTO CHOC DELL'ISTAT, CHE APRE AL GENDER FLUIDNoi possiamo pure, ovviamente, non occuparci dell'ideologia gender, ma possiamo stare tranquilli, si fa per dire, di una cosa: l'ideologia gender si occuperà di noi. Verrebbe da commentare ciò che propone, in una sua recente indagine, l'Istituto nazionale di statistica, l'Istat. Sì, perché in tale indagine, come peraltro segnalato da più cittadini all'attenzione di Pro Vita & Famiglia, vi sono almeno un paio di quesiti che, nella loro formulazione, sembrano strizzare l'occhio alle rivendicazioni Lgbt.Nel primo, infatti, si indaga l'appartenenza sessuale utilizzando come paradigma l'identità percepita - «Lei si percepisce (sente) dello stesso sesso registrato alla nascita?», è il quesito -, il che non può non suscitare un minimo di perplessità. Il secondo quesito di Istat, tuttavia, appare ancora più esplicito e allineato a linguaggio arcobaleno: «Scriva liberamente il genere a cui si sente di appartenere». Ora, non occorre essere veggenti per immaginare che - in particolare da parte della popolazione più giovane, e quindi più esposta agli slogan e talvolta all'indottrinamento dei mass media e degli influencer - in particolare questo secondo quesito possa risultare insidioso.Se infatti, per apparire "alla moda" o semplicemente sovrastimando un disagio che si vive, da tale indagine emergesse che, poniamo il caso, il 50% dei giovani sotto i 30 anni non si dichiarasse eterosessuale o si dichiarasse non-binary ecco che - possiamo scommetterci - i vari attivisti e giornalisti pro Lgbt faranno proprio all'istante questo dato, per rilanciare il mantra di un «Paese che cambia», della «società che arriva prima della politica» e via discorrendo, con assolute banalità di questo tipo. Non è perfino escluso che un esito come quello ipotizzato possa far risorgere dalle ceneri l'«urgenza» del ddl Zan: mai direi mai. Chissà.Quel che è sicuro, tornando all'Istat è che formulare simili quesiti costituisce sempre un rischio ideologico. Per un motivo semplice: è già successo. Basti ricordare quando, nel marzo 2019, fece il giro del web la notizia per cui «secondo la Coop» 4 italiani su 10 «si identificano in una identità piuttosto liquida». Si trattava, allora, dell'esito di questa ricerca, chiamata Uomo o donna? Non saprei e contenente la seguente domanda: «Come definirebbe la sua identità sessuale in una scala da 1 a 10 dove 1 è esclusivamente maschile e 10 esclusivamente femminile?».Ora, è chiaro che ponendo i quesiti in questo modo si possono solo - per le ragioni poc'anzi esposte - ottenere risultati bizzarri. [...] E si rischia di consegnare ai mass media e ai ultrapoliticizzati movimenti Lgbt un formidabile asso nella manica per tornare a rilanciare la loro assai discutibile agenda.(Giuliano Guzzo, Provita & Famiglia, 18 gennaio 2023)ARMANI SPIEGA CHE LA VERA TRASGRESSIONE È ESSERE ETEROChe poi Giorgio Armani ha detto una cosa così banale che pare strano la si debba considerare straordinaria. Eppure, in tempi di fluidismi vari, di Lgbtqxyz, di schwa, di gender, di ragazzi che si vestono da ragazze e ragazze che si vestono da maschietti, negli anni del "oggi scelgo come percepirmi", di smalti da uomo, di gambe pelose delle donne (chiedere alla fidanzata di Damiano dei Maneskin), ecco: in mezzo a tutto questo c'è un signore, di una certa età, capo di una casa di moda mica da niente, che piazza una coppia etero nella sua sfilata e dice: avevo bisogno di un po' di normalità.La vera trasgressione oggi è essere etero. Non l'ha detta così Armani, ma è quello che arriva al lettore. "È stata una scelta precisa", quella di impostare la sfilata della collezione uomo attorno a una coppia standard, perché banalmente "si parla di un uomo e di una donna che si vogliono bene, che si amano". Giorgio ha fatto sfilare in chiusura dello show, sulle note di Ludovico Einaudi, cinque coppie di innamorati che si abbracciano guardandosi negli occhi. Hai capito che rivoluzione? Voleva far "vedere questa realtà che piace a tutti, poi ci sono le trasgressioni, le varianti, le modernità, vanno bene, non dico nulla naturalmente, ma mi piaceva rivedere una coppia carina". Capito? Gli piaceva vedere "una coppia carina", una roba "normale", non nel senso che tutto il resto non esista o non debba esistere, ma nel senso che poi a fare i conti la maggioranza degli italiani, e non solo, si accoppia ad una persona di sesso opposto. Non fosse tanto per una questione di continuità della specie, basterebbe la statistica a spiegarlo.C'è poi un'altra lezione da imparare e mettere da parte. Quella sul "bello". Armani ha scelto dei modelli di una "bellezza imbarazzante", perché "il bello piace a tutti": "Forzare sul brutto, forzare sullo strano non mi appartiene".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7250ANCHE GLI SCOUT SI ADEGUANO A GENITORE 1 E GENITORE 2 di Giuliano Guzzo«L'Associazione, come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, vive nella comunione ecclesiale la scelta cristiana» e i suoi soci adulti «sono donne e uomini che attuano il loro servizio nei modi propri dello scautismo, realizzando così, come membri della Chiesa, la loro vocazione cristiana». Questo recitano dei passaggi - precisamente presi dall'articolo 1 e dall'articolo 9 - dello Statuto Agesci, acronimo di Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani. Si è qui voluto citare tali passaggi proprio per rimarcare una cosa che dovrebbe essere già nota, e cioè che il legame tra gli scout Agesci e la Chiesa cattolica non è marginale o episodico, ma fondante: carta canta, come si suol dire.Per questo si faticano a comprendere novità come quelle che, a seguito dell'ingresso dell'associazione nell'ambito del Terzo Settore, vedono nella modulistica inviata ad Agesci e che la stessa rende disponibile sul suo portale - precisamente all'interno della scheda socio del censimento, dove compare una nuova voce indicata come "Potestà genitoriale" - la comparsa di tre voci, tra le quali, citiamo testualmente, «genitore 1 e genitore 2». Sembra uno scherzo, ma purtroppo non lo è: basta un veloce click al portale internet dell'associazione per verificarlo di persona. C'è da dire che in altri documenti, per esempio, quello del fac-simile della richiesta di partecipazione al percorso scout, l'associazione scoutistica evita di parlare esplicitamente di «genitore 1 e genitore 2», ripiegando su più neutre - e forse pavide - espressioni come «genitore», «uno dei due genitori», «potestà genitoriali» e così via.GENITORE 1 E GENITORE 2Resta però il fatto che sembrano essere provate delle indicazioni relative all'impiego, da parte dell'associazione in questione, di espressioni alternative a padre e madre. Non più tardi di alcuni giorni fa, in tal senso, Pro Vita & Famiglia aveva potuto visionare, relativamente al Gruppo Agesci di Castelfranco Veneto 3, una comunicazione agli associati - «Oggetto: rettifica sede assemblea di gruppo e richiesta dati anagrafici» - che proponeva una informativa che poteva essere sottoscritta online - tramite modulo doodle - si cita testualmente, dal genitore 1 o dal genitore 2. Dunque non ci sembrano essere dubbi su questa svolta, decisamente triste e preoccupante.Se infatti è risaputo che tale dicitura, genitore 1 e genitore 2 in luogo di padre e madre, costituisce una tendenza preoccupante e dilagante - non nata certo in Agesci, questo va detto - con la quale si vuole eclissare anche nominalmente la famiglia, appare però spiazzante che ad essa si accodino anche realtà che si dichiarano cattoliche. Tanto più che alcuni passaggi del magistero di Papa Francesco sono stati chiari, in questi anni di pontificato, come quelli della condanna dell'ideologia gender e delle sottolineature delle insidie contro la famiglia. Valgano, tra le tante che si potrebbero citare, le parole del Pontefice durante il discorso al Corpo Diplomatico, pronunciato nella Sala Clementina nel gennaio 2016. In quella occasione il Papa disse che oggi la famiglia è «minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell'effimero, una mancanza di apertura alla vita».Ora, che cosa è la scelta di impiegare l'espressione genitore 1 e genitore 2 al posto di padre e di madre se non un tentativo - certamente non il solo, per carità, ma uno di questi senz'altro - di «ridefinire la stessa istituzione del matrimonio»? Varrebbe la pena pensarci, a maggior ragione in seno a quelle associazioni, lo si ripete, che sono esplicitamente e ufficialmente di appartenenza cattolica, arrivando a richiamarla apertis verbis nei passaggi più significativi dei loro statuti. C'è tuttavia da aggiungere come in realtà come Agesci già da tempo si agitino correnti di pensiero non esattamente in linea con la citata «comunione ecclesiale».LA CARTA DEL CORAGGIO (CORAGGIO DI DIRE QUELLO CHE DICONO TUTTI?)Basti qui ricordare quanto accaduto nel 2014, quando - a seguito della route nazionale - l'associazione produsse la cosiddetta "Carta del coraggio", un documento che - tra le varie richieste alla Chiesa - proponeva anche, alla voce "Amore", una definizione palesemente relativista della famiglia («qualunque nucleo di rapporti basati sull'amore e sul rispetto») e facendo una sorta di lista della spesa, con la richiesta alla Chiesa di «rivalutare i temi dell'omosessualità, convivenza e divorzio, aiutandoci a prendere una posizione chiara».Da questo punto di vista si può ben capire come l'espressione «genitore 1 e genitore 2» sia addirittura quasi acqua fresca. Tuttavia, anche in questa novità terminologica si celano delle serie minacce. Spesso infatti non si considera come il linguaggio non sia solo uno strumento del comunicare, essendo anche - per molti versi soprattutto - un mezzo per pensare. Conseguentemente, nella misura in cui già oggi paternità e maternità sono già minacciati dalle nuove terminologie e opzioni in vitro conseguenti (con il padre non di rado ridotto a "donatore di sperma" e con la madre che vede il suo grembo sempre più spesso reso oggetto di commercio con l'utero in affitto), eclissare pure sotto il profilo lessicale, rimpiazzandoli, i termini «padre» e «madre» vuol dire piegare - in modo consapevole o meno, cambia poco - il proprio pensiero al pensiero dominante. Ce lo possiamo permettere? Essendoci di mezzo la principale cellula della società, la famiglia, e il suo destino, la risposta non può che essere negativa.
Milostenia și ajutorul celor în nevoi - în principal a tinerilor - a fost și este una din principalele fapte bune ale fiecăruia dintre noi în parte precum și ale instituțiilor Bisericii. Această activitate a căpătat noi dimensiuni în acest an odată cu izbucnirea războiului din Ucraina, zonă de unde au venit destui refugiați în România.Vizionați o discuție pe aceste subiecte cu părintele Radu Brînză, coordonatorul organizației de binefacere „Pro Vita” a Mitropoliei Moldovei și Bucovinei ( https://provitaiasi.ro/ ).Vizionare plăcută!Pentru Pomelnice și Donații accesați: https://www.chilieathonita.ro/pomelnice-si-donatii/Pentru mai multe articole (texte, traduceri, podcasturi) vedeți https://www.chilieathonita.ro/
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In apertura di terza parte, l'analisi dell'attualità e della politica italiana ed internazionale con il nostro Paolo Mieli. La vittoria alle elezioni politiche di un partito conservatore come Fratelli d'Italia, ha fatto scattare l'allarme di chi, da anni, combatte per estendere i diritti civili nel nostro paese. Comunità LGBTQI+, femministe, ora temono per le unioni civili, per la possibilità di avere accesso all'aborto in una struttura pubblica. L'Italia vivrà davvero anni di oscurantismo sui diritti? Ne parliamo prima con Lavinia Mennuni, neo senatrice Fratelli d'Italia, è stata tra le promotrici della Marcia della vita e ha difeso le posizioni di Pro Vita e Famiglia contro l'aborto, la "teoria gender" e le adozioni da parte di coppie omosessuali e poi con Antonella Veltri, presidente di D.i.Re Donne in rete contro la violenza.
Vizionați o mărturie impresionantă a părintelui Radu Brînză, coordonatorul „Pro Vita” ( https://provitaiasi.ro/ ), care ne descoperă partea mai puțin văzută însă nu mai puțin impresionantă care se desfășoară pentru salvarea, protejarea, cultivarea vieții din prima secundă - din secunda conceperii - până în veșnicie.Părintele Radu prezintă cazuri impresionate din experiența sa, cazuri care ne arată și lupta acestor oameni însă și impresionanta pronie a lui Dumnezeu.Vizionare plăcută!
Chilia noastră, cu inițiativa și binecuvântarea părintelul Stareț Pimen Vlad, a ajutat proiectul „Pro Vita” de la Iași în activitatea sa filantropic-misionară.Părintele Pimen a fost întrebat care au fost motivele acestei acțiuni.Aveți răspunsul în materialul de față.Audiție plăcută!
In una scuola primaria di Marano sul Panaro, rivolto alle classi quinte,un progetto di educazione all'affettività e alla sessualità ha provocato la contrarietà di un genitore con cui si è schierata l'associazione ‘Pro Vita & Famiglia' . Parlare con competenza di sessualità e fare informazione su "come nascono" i bambini crea ancora problemi? Vogliamo sapere dai nostri ascoltatori quale è stata la loro educazione sessuale, in epoche in cui i divieti più o meno espliciti su questi temi erano all'ordine del giorno.
Sveja la rassegna stampa dedicata a Roma che cambia ogni giorno.Oggi, lunedì 7 marzo 2022, al microfono Valerio Renzi capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Oggi parliamo ancora dei riflessi della guerra in Ucraina a Roma tra le paure della comunità sugli arrivi dei profughi e le promesse del prefetto Piantedosi; l'occupazione della Laboratoria Autogestita Berta Caceres alla Caffarella e le minacce di sgombero; la chiusura della metro A e B per manutenzione; la campagna anti abortista di Pro Vita e la reazione del movimento transfemminista; i soldi per la campagna elettorale a Michetti, Gualtieri e Raggi e cosa ci raccontano.
Le storie di chi vuole scegliere, di chi vuole vivere e scegliere di poter morire. L'eutanasia legale non è una scelta di morte ma una scelta di vita. Molte cose non si possono dire, perché “È brutto dirlo e anche pensarlo” ma Sabrina, mamma di due figli con SLA che non vogliono essere attaccati a una macchina quando la loro malattia prenderà il sopravvento LO DICE, anche se non si può dire ma “Questa è la vita”, quella che ti abbandona in un letto, quella “PRO VITA” poco prima che nasci e poco prima che muori perché in mezzo non frega un ca**o a nessuno di come vivi. Si demonizza chi sceglie di morire come vuole ma “Se la fine è brutta e dolorosa, io non voglio partecipare”; me lo dice Gustavo che ha più voglia di vivere di me e te che stai leggendo in questo momento e vive a denti stretti con la consapevolezza che un giorno dovrà scegliere: “Il tramonto non sarà bello come l'alba, dopo c'è il buio, ma è una cosa naturale” ma non in Italia. C'è poi l'amore di un marito che dinanzi alla malattia degenerativa della moglie sa che un giorno dovrà dire: “È giusto che tu vada” e quanto possono far male queste cinque parole dinanzi a una consapevolezza del genere, eppure tutti sorridono, nessuno piange ma si sta parlando di morte, dolore e mancata libertà. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/benincasacarmin/message
Pompiliu Diplan inginer IT, lider al grupului de acțiune civică #StareaDeLibertate, nu a terminat doar politehnica, ci a studiat și filosofia, computer sciences, in Germania și USA. Activismul l-a început alături de Frăția Ortodoxă, Pro Vita, insă de când cu corona s-a axat pe #StareaDeLibertate. https://t.me/StareaDeLibertate https://www.facebook.com/StareaDeLibe...
Così per l'ennesima volta si ha la dimostrazione che non c'è niente di più facile dell'usare la vita per fare propaganda oppure semplicemente per una fottuta paura della libertà.——— Il mio buongiorno per Left, dal lunedì al venerdì. Il testo è qui www.left.it/2021/10/08/e-li-chiamano-pro-vita ABBONATI A LEFT! QUI: https://left.it/abbonamenti/
This week Tara sits down welcomes back Jennifer Ruggerio, Director of the Office of Human Life and Dignity and Frances Johnson, one of this year's recipients of the diocesan Pro-Vita awards. This year's Pro-Vita Winners are Frances Johnson and Frank McCann. Frances Johnson is the Director of the Pregnancy Aid and Information Center in Raritan and Frank McCann is the Treasurer of New Jersey Right to Life. Both Frances and Frank are members of St. Matthias Parish in Somerset.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6339CATECHISTA ''SPOSA'' UNA DONNA, LA DIOCESI LA RIMUOVE, NON POTRA' PIU' INSEGNARE CATECHISMO da Sito del TimoneLa diocesi di Minorca (Spagna) ha riferito di aver deciso di allontanare una delle sue catechiste dal Centro Catechista Sant Miquel dopo che ha sposato civilmente un'altra donna, poiché ciò «implica pubblicamente non accettare l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio».«Nella comunità ecclesiale», motiva la diocesi, «con l'aumentare della responsabilità dei suoi membri, è richiesto un maggior grado di impegno. Oltre ad avere qualità oggettive da parte di chi ricopre una posizione, è molto apprezzata anche la vita esemplare, che deve essere un chiaro riferimento per gli altri». In questo modo precisano che «siamo tutti chiamati alla santità e a vivere in comunione all'interno della Chiesa, ma quando si aderisce ad un'associazione o si esercita una posizione di maggiore responsabilità, viene richiesta una credibilità aggiuntiva da parte della persona che deve assumere una funzione specifica, affinché la missione che gli è stata affidata sia feconda e che la persona specifica non possa provocare alcun tipo di scandalo nei fedeli. Siamo nel campo della coerenza e dei principi; non di sanzioni o esclusioni», insistono.Per questo spiegano che «dire a una persona che non può essere catechista o presidente di una confraternita, ecc. non significa che si considerino [quelle persone] separate dalla Chiesa, poiché nonostante le loro particolari circostanze continuano a far parte della famiglia ecclesiale come battezzati e come tali possono e devono partecipare». [...] Ribadiscono che mettendosi «nel campo dell'incoerenza, poiché contrarre un matrimonio civile con una persona dello stesso sesso significa non accettare pubblicamente l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio, a nostro avviso, implica il non poter insegnare la fede cristiana ai più giovani».«Essere catechista è una missione che la Chiesa affida a certe persone affinché, in suo nome, insegnino la fede che la Chiesa professa. Non esiste un diritto prioritario di essere catechista», sottolineano nel comunicato e ricordano che «spetta alla Chiesa valutare le qualità che un catechista deve possedere prima di affidare o ritirare questa missione, senza che ciò implichi discriminazione o esclusione». E quindi, in questo contesto di «credibilità e coerenza, ci sentiamo responsabili di garantire ai fedeli che la dottrina impartita nella nostra catechesi corrisponde al pensiero e al sentimento della Chiesa» e «i fedeli hanno il diritto di chiederci catechisti ben preparati e coerenti con ciò che insegnano». [...]Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.VESCOVI CONTRO IL DDL ZANAlcuni vescovi, come riferisce anche ProVita, criticano apertamente il Ddl Zan. Ecco una carrellata. Monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia: «Si fa passare come normale una certa visione della sessualità e si silenzia ogni visione diversa, vista come attentato ai diritti». Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca invece sottolinea che se passasse questa legge non si potrebbe nemmeno più criticare l'utero in affitto, pratica detestabile perché «non si tratta di affittare un garage, ma si tratta di un'esperienza che lascia una traccia non ineliminabile semplicemente, ma anche biologica, spirituale, tra due soggetti, perché la maternità è una cosa seria». E poi «c'è l'interesse primario del bambino che ha diritto ad avere legami con coloro che lo generano perché questi legami non sono removibili dalla psicologia profonda delle persone».Infine monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo: «La chiesa non è mai stata nemica degli omosessuali ma tende a ribadire l'oggettività delle cose, proprio a tutela del bene ultimo delle cose. La confusione più grossa io la vedo sul concetto di libertà, spesso si dice 'io non la penso così, non è la soluzione giusta' ma se qualcun altro vuol farlo, lo faccia pure, chi sono io per oppormi? Questa è una situazione patologica» - ha continuato Suetta - «indotta per indebolire le persone rispetto ad aggressioni virali ma questo non è un virus fisiologico ma un virus dell'anima, di cattivo pensiero».(Gender Watch News, 1° novembre 2020)NEO CODICE DELLA STRADA: NO A PUBBLICITÀ DISCRIMINATORIEÈ all'esame della Commissione trasporti la modifica del Codice della strada. Tra le novità il divieto di pubblicità se il messaggio è sessista, violento o propone stereotipi offensivi di genere, lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell'appartenenza a gruppi etnici o siano comunque discriminatori riguardo all'orientamento sessuale, all'identità di genere, delle abilità fisiche e psichiche.Va da sé che pubblicità, come quella promosse dall'associazione Pro Vita e Famiglia, in cui si condanna la pratica dell'utero in affitto a favore di coppie gay sarebbe bollata come discriminatoria e quindi vietata.(Gender Watch News, 19 ottobre 2020)DISEGNO DI LEGGE PER VIETARE LE TERAPIE DI CONVERSIONEIn Canada un disegno di legge (Bill C-6) prevede l'introduzione di cinque nuovi reati: sottoporre un minore a «terapia di conversione» ossia all'accompagnamento psicologico per quei minori che vogliono abbandonare la propria condizione di omosessualità o che vogliono superare alcuni problemi legati alla propria identità psicologica sessuale che potrebbero indurli a "cambiare sesso"; allontanare un minore dal Canada per sottoporsi a terapia di conversione all'estero; indurre una persona a sottoporsi a terapia di conversione contro la sua volontà; trarre profitto dalla fornitura di terapia di conversione; pubblicizzare le terapie di conversione. In quest'ultimo reato potrebbero cadere quanti, ad esempio, rendessero nota la propria esperienza positiva presso psicologi e psicoterapeuti.Il disegno di legge definisce «terapia di conversione» come qualsiasi «pratica, trattamento o servizio progettato per cambiare l'orientamento sessuale di una persona in eterosessuale o l'identità di genere in cisgender, o per reprimere o ridurre l'attrazione o il comportamento sessuale non eterosessuale».Dunque è vietato l'aiuto per passare da omosessuale a eterosessuale, ma non l'opposto. Così anche relativamente alla volontà di "cambiare sesso".Infatti il disegno di legge esplicita: «Per maggiore chiarezza, questa definizione non include una pratica, un trattamento o un servizio che si riferisce alla transizione di genere di una persona; o all'esplorazione di una persona della propria identità o al suo sviluppo».Un disegno di legge evidentemente liberticida nei confronti dei minori, dei genitori, dei professionisti e di tutti coloro i quali la pensano in modo diverso rispetto al mainstream LGBT.(Gender Watch News, 21 ottobre 2020) Titolo originale: Spagna, catechista sposa un'altra donna e la diocesi l'allontana dal ruoloFonte: Sito del Timone, 28 ottobre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 689
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6192SPOT CONTRO LE ADOZIONI GAY IN RUSSIA di Manuela AntonacciIl primo luglio, in Russia, prenderà il via la campagna elettorale per il referendum sulla riforma costituzionale. Putin, all'interno del pacchetto delle riforme, ha fatto includere anche una norma che prevede l'inserimento nella Costituzione russa, del concetto di matrimonio inteso, univocamente, come unione tra un uomo e donna.Per dare ancora più forza a questa proposta, il Federal News Agency ha diffuso un video contro le adozioni gay, in cui, in una Russia del 2035, si vede un bambino adottato da una coppia di omosessuali, di cui uno, che rappresenterebbe sua "madre", vestito e truccato da donna e che, ciliegina sulla torta, mentre fa salire il piccolo in macchina, gli dona un abito femminile. Tutto questo accompagnato da una voce fuori campo che esclama: "È questa la Russia che vuoi? Decidi il futuro del Paese. Vota gli emendamenti alla Costituzione".Apriti cielo! Com'è prevedibile, la reazione delle varie associazioni Lgbt non ha tardato a farsi sentire, con una pioggia di accuse verso lo spot, in quanto "inciterebbe all'odio e all'ostilità", ma Nikolay Stolyarchuk, amministratore delegato di Patriot Media Group, la società da cui dipende Federal Agency News, ha risposto sottolineando che "il video è in linea con le leggi russe approvate sotto il governo di Putin che hanno proibito la propaganda omosessuale. La questione principale non è combattere contro la comunità Lgbt, ma difendere l'istituzione della famiglia come unione di un uomo e una donna, e garantire che i partner dello stesso sesso non debbano essere autorizzati ad adottare i bambini".Nel 2013, infatti, sono state approvate delle leggi specifiche finalizzate a "proteggere i minori da informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia", inoltre, la Russia vieta già l'adozione internazionale di minori da parte di coppie omosessuali e single, quindi il video non fa che ribadire i principi alla base dello status quo, in materia di famiglia e adozioni, in questo paese, difficile, dunque parlare di intenti "discriminatori".Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).100 PIAZZE CONTRO IL DDL ZAN SULL'OMOFOBIAUn popolo è nuovamente pronto a scendere in piazza per a dire No al ddl Zan Scalfarotto sulla cosiddetta omofobia. D'altra parte se nel pieno di una crisi economica e sociale senza precedenti, con milioni di famiglie ed imprese in enorme difficoltà c'è qualcuno che pensa di poter far passare questa legge sotto silenzio, chi ha a cuore la libertà non può che rispondere con altrettanta prontezza.La data è quella dell'11 luglio che vedrà un grande evento nella capitale e altre 100 piazze mobilitate in tutta Italia all'interno di un'unica campagna #restiamoliberi. «Per difendere la libertà di coscienza, la libertà di espressione, la libertà di educazione, di associazione e di stampa» minati da un testo di legge che - spiegano i promotori della campagna #restiamoliberi - vuole istituire «un nuovo reato, quello di omofobia appunto, che non viene definito dal legislatore, lasciando così enormi spazi a interpretazioni e derive liberticide che colpiranno tutti coloro che promuovono il diritto naturale di ogni bambino ad avare un padre e una madre o, più semplicemente, che si riconoscono nel principio dell'identità sessuata biologica e non in quello della variegata identità di genere che, basandosi sull'auto percezione, comprende oltre 50 definizioni».Immediato è giunto il sostegno dell'Associazione Family Day: «È in gioco la libertà d'espressione e perfino la libertà di professare la propria confessione religiosa - spiega il presidente Massimo Gandolfini - come confermano i timori espressi recentemente anche dalla Conferenza episcopale italiana. Il ddl crea infatti un nuovo reato d'opinione che non viene definito dal legislatore e pertanto si presta a pericolosissime interpretazioni. Oltretutto il nostro ordinamento già contiene gli strumenti per sanzionare violenze e discriminazioni basate sull'orientamento sessuale. Tutte le persone che hanno a cuore la libertà e la democrazia, a prescindere dal loro credo religioso e dai loro convincimenti politici, sono chiamate a sostenere la campagna #restiamoliberi»«L'omofobia non è un'emergenza e il ddl Zan rappresenta la dittatura del pensiero unico che si fa legge per impedire la libera opinione costituzionalmente garantita» dichiarano Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice-presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, a sostegno dell'iniziativa. «Per questo, sotto l'unico slogan di #restiamoliberi, scenderemo in campo anche noi l'11 luglio insieme a numerose associazioni a Roma e in altre 100 piazze italiane, per difendere la libertà di pensiero e di espressione»Presenti anche le Sentinelle in Piedi. «Siamo scesi in piazza per la prima volta nell'estate del 2013 per la libertà d'espressione - fanno sapere in un comunicato - mentre qualcuno cercava di far passare una legge liberticida nell'indifferenza generale, e lo stesso facciamo oggi di fronte allo stesso tentativo, della stessa lobby. In piedi, in silenzio, in piazza, diremo che niente potrà zittirci. Neanche una legge inutile e ingiusta #restiamoliberi»(Raffaella Frullone, Sito del Timone, 16 giugno 2020)RAZZISMO E DIRITTI LGBT NON SONO PARAGONABILIGoogle sostiene nei suoi articoli ufficiali che la lotta LGBTQ per i "nuovi diritti sessuali" è da paragonare alla lotta dei neri americani contro il razzismo. Lasciamo da parte la questione del razzismo in sé che avrebbe bisogno di molti chiarimenti rispetto alla versione ufficiale che va per la maggiore. Soffermiamoci sulla equiparazione: lottare per il riconoscimento giuridico delle proprie tendenze sessuali innaturali sarebbe come lottare per il riconoscimento giuridico della pari dignità di tutti i cittadini, quale che sia il colore della loro pelle.La stonatura del confronto risulta subito evidente. Il colore della pelle è naturale, i percorsi sessuali LGBTQ non sono naturali. Il colore della pelle è oggettivo ed ascrittivo, gli altri sono soggettivi e frutto di una scelta. Ora, anche un bambino sa che le cose che ereditiamo in quanto espressione della nostra natura umana ci appartengono per diritto, fanno parte di noi, mentre le cose che scegliamo possono essere in continuità con la nostra natura oppure contrarie ad essa. Se così non fosse, le nostre scelte non avrebbero un significato morale. Quindi ciò che ci appartiene per natura ci deve essere riconosciuto, ciò che facciamo per scelta ci deve essere riconosciuto se è naturale oppure non riconosciuto - anche se in privato lo facciamo - perché è innaturale. Il paragone tra razzismo e LGBTQ non tiene per niente.Per proporlo bisogna prima aver eliminato alcuni concetti che però sono ineliminabili. Bisogna per esempio sopprimere il concetto di natura umana e pensare che nell'uomo tutto dipende da scelte, che l'uomo è mutevole, che si progetta liberamente e cose di questo genere. Così facendo però bisognerebbe anche dire su cosa vogliamo fondare la dignità della persona. Se non sulla natura umana su cosa altro? Se la natura umana stessa è vista come una scelta, la dignità verrà posta nella scelta, nella facoltà di scegliere, ossia nella libertà negativa. Però in questo modo la dignità è messa in pericolo. La persona può anche scegliere di non scegliere, scegliere di non essere più libera, scegliere di sottoporsi ad un Leviatano, scegliere di imporre a chi vuole scegliere di non scegliere. La pura facoltà di scelta è quanto di più volatile ci sia e può essere adoperata anche contro la libertà di scelta.Nel privato uno può anche scegliere di fare quello che vuole. Sono problemi della sua coscienza. Ma nel pubblico, il diritto e la politica non possono tutelare una pura libertà di scelta, perché in questo caso dovrebbero coerentemente anche ammettere la libertà di scegliere per la distruzione del diritto e della politica. La pura libertà di scelta è anarchica e se la politica la contempla, contempla l'anarchia, e quindi scava la fossa a se stessa.La politica non può stare senza il concetto di natura umana. Per questo non può mettere sullo stesso piano le lotte dei neri contro il razzismo e quelle dei LGBTQ.Siccome però questo viene fatto, dobbiamo chiederci a cosa porterà. La risposta è semplice: porterà ad una feroce dittatura. La "società aperta" sarà dotata di un potere illimitato. Paragonare i diritti LGBTQ con quelli delle minoranze discriminate per il colore della pelle assegna ai nuovi diritti sessuali la forza dei diritti naturali, pur negando il concetto di natura. Quindi degni di rispetto e protezione da parte del potere. Quindi da insegnarsi nelle scuole. Quindi da proteggere colpendo i trasgressori. Quindi prevedendo forme di reato di opinione nei loro confronti. Quindi internando nei manicomi chi insiste nel pensare assurdamente il contrario... e così via. Se un insegnante insegna in classe il razzismo viene denunciato. Così sarà se insegna in classe che la sessualità naturale è tra uomo e donna. Se poi dovesse anche insegnare che va esercitata nel matrimonio il reato sarebbe irrimediabilmente più grave.È interessante notare che questa ideologia dittatoriale viene fatta propria da Google, a testimonianza che i social promettono libertà ma in realtà condizionano autoritariamente il futuro.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5580INTERVISTA AL VICEPRESIDENTE DEL CONGRESSO MONDIALE PER LA FAMIGLIA di Luca MarcolivioAssieme a Toni Brandi, sarà il principale "anfitrione" del Congresso Mondiale delle Famiglie, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo 2019. Jacopo Coghe, 34 anni, presidente di Generazione Famiglia, ha assunto alcuni mesi fa l'incarico di vicepresidente del Congresso Mondiale. Generazione Famiglia e Pro Vita onlus, hanno stretto un'alleanza che, alla lunga, potrebbe rivelarsi vincente, perché sostenuta dal basso, dalla gente comune. Nel frattempo, però, c'è molto da lavorare e sullo sfondo c'è il passaggio cruciale delle elezioni europee. «Un'Europa che non scommette sulla famiglia non ha alcun futuro», afferma Coghe, che, a colloquio con Scenari economici, si è espresso a chiare lettere su cosa c'è in gioco.Manca meno di un mese allo svolgimento del Congresso Mondiale delle Famiglie, a che punto sono i preparativi?«La lista dei partecipanti è ormai definitiva, siamo davvero in dirittura d'arrivo. Sia Generazione Famiglia che Pro Vita hanno accumulato un bagaglio di esperienze importanti negli ultimi 4-5 anni: tante battaglie per la famiglia e per la vita ci hanno portato a marciare fianco a fianco in numerose occasioni. Perché allora non unire le forze? La vera carta vincente del nostro Congresso, però, sarà l'alleanza che stingeremo con le famiglie che incontreremo a Verona. I partecipanti e gli uditori contano almeno quanto gli esperti che saliranno sul palco. L'organizzazione del Congresso non è un club elitario che vuole orientare il popolo. Noi, al contrario, raccogliamo le istanze della gente e, per l'appunto, delle famiglie, con le quali vogliamo cooperare. Famiglie che, da troppi anni, si sentono abbandonate, che faticano più che in passato a mantenere il loro ruolo di timone e motore della società. Siamo sicuri che la tre giorni di Verona rappresenterà una gigantesca iniezione di speranza per noi e per loro. Ci sarà da lavorare duro ma il sold out di prenotazioni al Congresso è un chiaro segno che siamo partiti col piede giusto».Questo evento ha una caratura fortemente internazionale, grazie alla presenza di rappresentanti da tutto il mondo e, in ogni parte del mondo, la famiglia vive problematiche diverse. Che tipo di messaggi arriveranno dal palco di Verona?«Indubbiamente, nel mondo le famiglie vivono situazioni molto differenti da luogo a luogo. Molte famiglie mediorientali scappano dalla guerra, quelle africane patiscono la fame, in Occidente è tristemente diffusa la violenza domestica su donne e bambini. Di tutto questo a Verona si parlerà ma credo che lo scenario europeo sarà, più degli altri, il tema sotto i riflettori, visto anche l'appuntamento imminente con le elezioni europee. È all'Europa che lanceremo il messaggio più forte: la maggior parte dei paesi del vecchio continente - Italia in primis - soffrono una crisi demografica senza precedenti, per combattere la quale non possiamo limitarci ai palliativi dei sussidi economici alle famiglie. Aiutare le famiglie in difficoltà è condizione necessaria ma non sufficiente, occorre ricreare una vera cultura della famiglia, ristabilendo innanzitutto un'armonia tra famiglie, scuola, imprese e istituzioni che, da troppo tempo, risulta incrinata. Questo cambiamento non potrà avvenire dal giorno alla notte ma, proprio per questo, bisogna agire subito. Da troppi anni, l'Unione Europea mette al centro l'economia, le banche, i parametri di bilancio e fiscali e lascia in secondo piano l'uomo. Pare quasi che siano più importanti le dimensioni di un pomodoro o di un cetriolo prodotto nelle aziende europee che non la salute e la serenità di un bambino all'interno della sua famiglia. Da una ventina d'anni a questa parte, invece, l'Europa si mobilita per le famiglie soltanto se sono "famiglie arcobaleno"... Tutto questo deve finire e ai politici presenti a Verona, noi lo ribadiremo senza troppi giri di parole».È tristemente risaputo che il nostro Paese si è sempre impegnato molto poco per le politiche familiari. C'è, al contrario, qualche esempio virtuoso tra i partner europei che varrebbe la pena seguire?«Assolutamente sì. Penso a vari paesi dell'Europa orientale, in particolare all'Ungheria, che, con il governo Orban, ormai da alcuni anni, sta mettendo in campo misure di incentivo demografico e i risultati si vedono: crescono i matrimoni e le nascite, calano i divorzi e gli aborti. L'Italia, comunque, non starà a guardare e noi approfitteremo della presenza del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, per confrontarci e fare il punto della situazione su quello che ha fatto il governo e quello che le famiglie italiane vogliono. Abbiamo una Costituzione che, all'articolo 29, tutela la famiglia come "società naturale fondata sul matrimonio": come rappresentanti della società civile, faremo tutto il possibile affinché la politica dia finalmente applicazione a questo principio costituzionale ingiustamente dimenticato». [...]Dopo due giorni di dibattiti, testimonianze e workshop, il Congresso si concluderà con una marcia diretta verso il centro di Verona. Sarà qualcosa di simile alla Marcia per la Vita?«In realtà questo momento finale non vuole essere una marcia di protesta contro qualcosa ma piuttosto un momento di festa per la famiglia. È giusto che le famiglie si incontrino, stringano amicizia e trascorrano un momento lieto per tutti: mamme, papà, bambini, nonni. Ovviamente sarà un momento di festa "consapevole": le due giornate di congresso avranno veicolato un gran numero di informazioni, rafforzando così la coscienza civica di ognuno in merito al preziosissimo ruolo sociale che la famiglia svolge. Potremmo dire che il Congresso propriamente detto rappresenterà la "mente" delle famiglie, mentre la marcia sarà un po' il loro "cuore": quando l'intero corpo funziona bene, allora, potrà affrontare tutte le difficoltà e andare davvero lontano».Nota di BastaBugie: per sostenere con una donazione il Congresso mondiale per la famiglia di Verona si può fare un bonifico a: ProVita Onlus / Banca: Cassa Rurale Alta Vallagarina / IBAN: IT89X0830535820000000058640.Luca Paci nell'articolo seguente dal titolo "Verona, chi ha paura della famiglia naturale?" parla delle polemiche, gli insulti e le fake news sui relatori e ora anche le offese di Di Maio al Congresso Mondiale per la Famiglia. Tanti ospiti istituzionali, sia italiani che stranieri, a parlare dei diritti della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio: frustrazione per chi vuole la distruzione della famiglia e vede che ha sempre meno seguito.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 marzo 2019:Interrogazioni parlamentari, bufale fatte girare ad arte, contromanifestazioni, contestazioni di piazza, intimidazioni più o meno velate e le solite accuse - prive di un'argomentazione fondata - di oscurantismo, fascismo, odio, patriarcato e volontà di sottomissione delle donne.E ora anche il vicepremier Luigi Di Maio che li definisce "sfigati". Il Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo ha riacceso il fuoco della famiglio-fobia. I gendarmi del pensiero unico non possono accettare che migliaia di delegati possano riunirsi per parlare, insieme a importanti esponenti di governo, di bellezza del matrimonio, diritti dei bambini, ecologia umana integrale e delle politiche per la famiglia e la natalità, per di più con il patrocinio di istituzioni pubbliche come il Comune di Verona, la Regione Veneto e il ministero della Famiglia.La reazione isterica di femministe radicali, sigle arcobaleno e di buona parte della sinistra rivela però il nervo scoperto di chi inizia a sentirsi franare la terra sotto i piedi. Dopo che per anni numerosi gay pride e controverse iniziative di educazione alle differenze hanno ricevuto patrocini e anche finanziamenti di ogni tipo, ci sono segnali di inversione di tendenza non trascurabili. L'intervento del ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, che ha sospeso l'ideologico "progetto di ricerca sul bullismo omofobico" promosso dall'Ufficio regionale scolastico dell'Umbria, è solo l'ultimo di una serie di colpi ricevuti da alcuni ambienti progressisti che non sono abituati a trovare ostacoli alla realizzazione della loro agenda. A tal proposito vale la pena ricordare anche il pieno riconoscimento dell'istituto del consenso informato nelle scuole e il ritiro dalla Rete Ready (coordinamento di comuni, provincie e regioni che sostengono politiche pro lgbt) di molte istituzioni locali.Insomma nell'attacco alla famiglia naturale di Cirinnà e soci c'è tutta la frustrazione di chi ha compreso che il nucleo fondante della società, composto da madre, padre e figli, è l'ultimo scoglio da superare per dare forma definitiva a quel modello di società agognato dai profeti dell'indifferentismo apolide: senza radici, senza legami, senza identità, una società di individui, di consumatori, dove ogni desiderio può tramutarsi immediatamente in diritto.Per questo motivo ha assunto un valore altamente simbolico la guerra contro il patrocinio rilasciato dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana al Congresso di Verona.
The Centre for European Legal Studies (CELS) hosts an annual public lecture in honour of Lord Mackenzie-Stuart, the first British Judge to be President of the Court of Justice. Among the eminent scholars of European legal studies invited to give the lecture are Professor Joseph Weiler, former Judge David Edwards of the European Court of Justice, and Advocate-General Francis Jacobs of the European Court of Justice. The texts of the Mackenzie-Stuart Lectures are published in the Cambridge Yearbook of European Legal Studies. The 2011 Mackenzie-Stuart Lecture was delivered by Professor Alan Dashwood on Friday 11th March 2011, and was entitled '40 Years an EU Lawyer - Apologia pro vita sua (40 Years and Still Motoring)'. In the lecture, Professor Dashwood looked back at his experience of the development of the European Union and it's legal framework over his 40 year career. More information about this lecture, including photographs from the event, is available from the Centre for European Legal Studies website at http://www.cels.law.cam.ac.uk/mackenzie_stuart_lectures/ This entry provides an audio source for iTunes U.
The Mackenzie-Stuart Lecture: The Centre for European Legal Studies
The Centre for European Legal Studies (CELS) hosts an annual public lecture in honour of Lord Mackenzie-Stuart, the first British Judge to be President of the Court of Justice. Among the eminent scholars of European legal studies invited to give the lecture are Professor Joseph Weiler, former Judge David Edwards of the European Court of Justice, and Advocate-General Francis Jacobs of the European Court of Justice. The texts of the Mackenzie-Stuart Lectures are published in the Cambridge Yearbook of European Legal Studies. The 2011 Mackenzie-Stuart Lecture was delivered by Professor Alan Dashwood on Friday 11th March 2011, and was entitled '40 Years an EU Lawyer - Apologia pro vita sua (40 Years and Still Motoring)'. In the lecture, Professor Dashwood looked back at his experience of the development of the European Union and it's legal framework over his 40 year career. More information about this lecture, including photographs from the event, is available from the Centre for European Legal Studies website at http://www.cels.law.cam.ac.uk/mackenzie_stuart_lectures/ This entry provides an audio source for iTunes U.
The Centre for European Legal Studies (CELS) hosts an annual public lecture in honour of Lord Mackenzie-Stuart, the first British Judge to be President of the Court of Justice. Among the eminent scholars of European legal studies invited to give the lecture are Professor Joseph Weiler, former Judge David Edwards of the European Court of Justice, and Advocate-General Francis Jacobs of the European Court of Justice. The texts of the Mackenzie-Stuart Lectures are published in the Cambridge Yearbook of European Legal Studies. The 2011 Mackenzie-Stuart Lecture was delivered by Professor Alan Dashwood on Friday 11th March 2011, and was entitled '40 Years an EU Lawyer - Apologia pro vita sua (40 Years and Still Motoring)'. In the lecture, Professor Dashwood looked back at his experience of the development of the European Union and it's legal framework over his 40 year career. More information about this lecture, including photographs from the event, is available from the Centre for European Legal Studies website at http://www.cels.law.cam.ac.uk/mackenzie_stuart_lectures/
The Mackenzie-Stuart Lecture: The Centre for European Legal Studies
The Centre for European Legal Studies (CELS) hosts an annual public lecture in honour of Lord Mackenzie-Stuart, the first British Judge to be President of the Court of Justice. Among the eminent scholars of European legal studies invited to give the lecture are Professor Joseph Weiler, former Judge David Edwards of the European Court of Justice, and Advocate-General Francis Jacobs of the European Court of Justice. The texts of the Mackenzie-Stuart Lectures are published in the Cambridge Yearbook of European Legal Studies. The 2011 Mackenzie-Stuart Lecture was delivered by Professor Alan Dashwood on Friday 11th March 2011, and was entitled '40 Years an EU Lawyer - Apologia pro vita sua (40 Years and Still Motoring)'. In the lecture, Professor Dashwood looked back at his experience of the development of the European Union and it's legal framework over his 40 year career. More information about this lecture, including photographs from the event, is available from the Centre for European Legal Studies website at http://www.cels.law.cam.ac.uk/mackenzie_stuart_lectures/