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VIDEO: I monaci di Norcia ➜ https://youtu.be/vVT1yzNXGUYTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8125I MONACI BENEDETTINI DI NORCIA: CUSTODI DEL GREGORIANO E... DELLA BIRRA di Andrea Galli Grande festa oggi sulle colline appena fuori Norcia, in via Case Sparse. La comunità dei benedettini che lì risiede rende grazie per tre traguardi raggiunti. In primis i 25 anni di vita: la comunità fu fondata nel 1999 a Roma, dove ebbe i suoi inizi avventurosi prima di approdare fra i monti Sibillini. Poi la fine del restauro del complesso monastico, un antico convento dei cappuccini, dove i monaci si sono trasferiti dopo il terremoto del 2016 che ha distrutto il loro precedente monastero, contiguo alla concattedrale di Norcia. «Avevamo già comprato l'edificio e il terreno dalla diocesi, nel 2007 - spiega dom Benedetto Nivakoff - perché cercavamo un posto più tranquillo e silenzioso rispetto al centro di Norcia, ma il sisma ci ha costretti ad accelerare i nostri progetti». Infine l'elevazione canonica di quello che era tecnicamente un priorato benedettino e dallo scorso 25 maggio è un'abbazia, l'Abbazia di San Benedetto in Monte. Tre traguardi che insieme significano il ritorno pieno, ufficiale e stabile dei figli di san Benedetto nel luogo dove nacque il loro padre e padre del monachesimo d'Occidente, ma da dove gli ultimi benedettini se n'erano andati nel lontano 1810, a causa delle leggi napoleoniche, lasciando un vuoto che è stato riempito solo due secoli dopo, poco meno. A dimostrazione che le radici cristiane dell'Europa e anche delle nostre terre quando sembrano sofferenti, o financo morte, con la giusta linfa si possono riprendere più prontamente di quanto si pensi.La linfa in questo caso è arrivata tramite un religioso statunitense, Cassian Folsom. Nato nel 1955 a Lynn, nel Massachusetts, fattosi benedettino nell'abbazia di Saint Meinrad, nell'Indiana, padre Folsom venne in Italia per approfondire gli studi di liturgia e tra il 1997 e il 2000 ricoprì la carica di vice-rettore del Pontificio ateneo Sant'Anselmo (dove tuttora insegna). Nel 1995, mentre era su un treno diretto a Napoli, aveva avuto però l'ispirazione per un progetto extra accademico, ossia dar vita a una comunità che riprendesse il carisma e lo stile originario dell'ordine benedettino. La fondazione avvenne appunto a Roma nel 1999. Padre Folsom e tre benedettini americani si sistemarono in un piccolo appartamento nella capitale, con una stanza adibita a cappella. Nel 1999 la Santa Sede concesse loro l'approvazione canonica e nel 2000 si manifestò la possibilità di insediarsi a Norcia. Nel 2001 un estimatore di padre Folsom, il cardinale Joseph Ratzinger, si recò in Umbria per celebrare con lui e i suoi confratelli la festa di san Benedetto: per tutti una conferma speciale del cammino intrapreso.«Oggi siamo venti monaci - spiega dom Nivakoff, originario di New York, eletto abate lo scorso 28 maggio - provenienti da dieci Paesi: Italia, Stati Uniti, Germania, Polonia, Portogallo, Gran Bretagna, Brasile, Indonesia, Slovenia e Canada. L'età media è di 30 anni». L'eterogeneità delle nazionalità si deve anche al fatto che all'abbazia arrivano pellegrini, turisti e curiosi da diverse parti del mondo, spesso approfittando di vacanze o viaggi di studio in Italia.Il ritorno alle origini del carisma si riflette nella scelta liturgica fondativa - il rito benedettino antico - in una vita di preghiera particolarmente esigente - sveglia alle 3,30 ogni mattina - e nel recupero degli antichi digiuni dell'ordine - un solo pasto al giorno tra il 15 settembre e il tempo di Pasqua. Ora et labora. Per quanto riguardo il labora, tra l'altro i monaci di Norcia hanno elaborato da una decina d'anni la Birra Nursia, che porta come motto Ut laetificet cor, il prodotto con cui cercano di essere autosufficienti e che si inserisce in una tradizione gloriosa di birre monastiche. «Ora che abbiamo completato il restauro del monastero - chiosa dom Nivakoff - potremo dedicarci con più impegno alla nostra birra, cercando anche di farla conoscere meglio». [...]Nota di BastaBugie: l'articolo dal titolo "Nursia, la birra dei monaci di Norcia vince tre volte" racconta come la birra dei monaci di Norcia sia diventata così apprezzata nel mondo.Ecco l'articolo completo pubblicato sul Sito del Timone il 3 aprile 2025:La prima sede di Birra Nursia, situata accanto alla Basilica di San Benedetto a Norcia, è stata resa inagibile dai terremoti del 2016. Ma i discepoli di San Benedetto che vivono nella sua città natale non hanno mollato il loro "pane liquido", come veniva chiamata la birra nei monasteri durante i periodi di digiuno.Ed ora, che vivono nel ristrutturato monastero di San Benedetto in Monte, da poco elevato ad Abbazia, si godono i premi che la loro Birra Nursia ha raggiunto. Untappd, la più rilevante community al mondo nel settore delle birre artigianali, ha premiato Birra Nursia Tripel con la medaglia d'oro come migliore Belgian Tripel italiana, Birra Nursia Bionda con l'argento come seconda Belgian Blonde del Paese e Birra Nursia Extra, già considerata "imperdibile" da Slow Food, con il bronzo come terza Belgian Strong Dark Ale prodotta nello Stivale. Questi riconoscimenti arrivano in occasione degli Untappd Community Awards e si basano su migliaia di recensioni offerte da esperti e appassionati di birra.Birra Nursia è prodotta dal 2012 dai monaci benedettini di Norcia e le sue tre ricette sono state sviluppate nel solco dell'antica tradizione birraria monastica belga. La sua lavorazione avviene con metodi artigianali, attraverso un processo lungo e attento e facendo uso di ingredienti selezionati tra cui il malto umbro. Dopo il terremoto del 2016 è iniziata un'amichevole collaborazione tra la comunità benedettina e Mastri Birrai Umbri. Affinché Birra Nursia potesse continuare a essere apprezzata in Umbria, in Italia e all'estero, il birrificio di Gualdo Cattaneo ha offerto ai monaci di utilizzare i suoi impianti, a una sola condizione: che fossero i monaci stessi a produrre la birra, per garantire l'autenticità del prodotto e il rispetto delle ricette originali.«Birra Nursia», dice Dom Agostino Wilmeth, monaco dell'Abbazia di San Benedetto in Monte e mastro birraio di Birra Nursia, «è nata dall'idea che una buona bevanda potesse accompagnare le prelibatezze gastronomiche di Norcia, conosciute in tutto il mondo. La nostra birra sostiene la vita dell'Abbazia ma contribuisce anche all'economia della città, che ha tanto sofferto nell'ultimo decennio. Vorremmo condividere simbolicamente questi premi con tutti i nursini: la qualità e la tradizione sono valori forti nella Regola di San Benedetto e qui a Norcia, e Birra Nursia li ha ricevuti in eredità».
VIDEO: Pierina Morosini ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Rnj0rXeoC1E&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8103BEATA PIERINA MOROSINI, MARTIRE DELLA PUREZZA COME SANTA MARIA GORETTIPrimogenita di nove figli, a 16 anni partecipa a Roma alla beatificazione di Santa Maria Goretti e dieci anni dopo un giovane tenta di violentarla, ma respinto la uccide (VIDEO: Pierina Morosini)di Gianpiero Pettiti ed Emilia Flocchini Pierina Morosini nasce il 7 gennaio 1931 a Fiobbio di Albino, nella bergamasca; viene battezzata il giorno seguente, coi nomi di Pierina Eugenia. È la primogenita di una famiglia di nove figli. Suo padre, Rocco Morosini, rimane invalido e guadagna qualcosa facendo il guardiano notturno in uno stabilimento. Sua madre, Sara Noris, invece bada, oltre che ai figli propri, anche a quelli degli altri, solo in cambio del pane con cui riempire la bocca della sua nidiata.Con simili premesse Pierina cresce, imparando da subito ad archiviare i sogni senza troppi rimpianti: deve rinunciare a studiare ed a diplomarsi maestra, anche se ne avrebbe i numeri; deve rinunciare a entrare tra le Suore delle Poverelle di Bergamo, anche se tutti trovano che la sua vocazione sia solida e ben fondata; deve rinunciare anche al sogno missionario, il cui solo pensiero le fa battere il cuore come se fosse il primo amore.Il 18 marzo 1946, poco più che quindicenne, fu assunta nel Cotonificio Honegger di Albino, un'azienda di circa 1300 dipendenti. Qui cominciò a lavorare prima come addetta alle pulizie del reparto e dei telai, poi come apprendista e aiutante delle altre operaie, infine divenne operatrice ai telai. Questo stipendio è l'unica entrata fissa su cui può contare la sua famiglia. Per il primo turno deve svegliarsi alle quattro del mattino, ma invariabilmente trova ancora il tempo di prendere un "pezzo" di Messa e soprattutto di fare la Comunione, che l'accompagnerà per tutto il giorno. Pierina prega lungo la strada, prega quando è al telaio, prega quando riesce a scappare per qualche minuto in chiesa. Durante un ricovero ospedaliero dovuto a un incidente sul lavoro, conobbe padre Luciano Mologni, del Convento dei frati minori Cappuccini di Albino, che sarebbe diventato il suo padre spirituale. Pierina viene nominata dirigente parrocchiale di Azione Cattolica ed è attivissima in parrocchia, il suo specifico campo di apostolato. Trova, così, in famiglia, il convento cui ha dovuto rinunciare; nella fabbrica, la scuola in cui aveva sperato di insegnare; nella sua parrocchia, la missione in cui aveva sognato di andare.PICCOLO REGOLAMENTO QUOTIDIANOSi dà un regolamento di vita e soprattutto traccia per se stessa alcuni propositi che, nella loro semplicità, danno la misura di quest'anima innamorata di Dio. Tra le altre cose, si propone di «tener la pace in famiglia», di «mostrarsi sempre allegra» e di «cercare di non sapere le cose altrui». Tra i suoi appunti spicca una frase in cui è condensata tutta la sua vita: «il mio amore, un Dio Crocifisso; la mia forza, la Santa Comunione; l'ora preferita, quella della Messa; la mia divisa, essere un nulla; la mia meta, il cielo». In questo periodo manifestò alla mamma il desiderio di farsi suora ma venne distolta da questo proposito in quanto il suo lavoro e la sua presenza erano necessari alla famiglia.Nel 1947 è a Roma, per la beatificazione di Maria Goretti, la piccola martire delle Paludi Pontine, che su indicazione di papa Pio XII venne proposta come modello di virtù cristiane per le nuove generazioni. Alla nuova beata e futura santa Pierina "ruba" il segreto che l'ha portata sugli altari, lasciandolo maturare lentamente in lei. L'8 dicembre, festa dell'Immacolata, professò i voti privati di castità, povertà e obbedienza. Nel 1948 approfondì il suo impegno spirituale e il suo servizio alla Chiesa. S'iscrisse all'Apostolato della Riparazione e alle Figlie di Maria. Indossò lo scapolare carmelitano e aderì al Terz'Ordine francescano. Nel 1950 provò ancora una volta a chiedere ai genitori il permesso di entrare tra le Suore delle Poverelle di Bergamo, ma anche questa volta ricevette un fermo diniego. Continuò senza soste il suo impegno in famiglia, sul lavoro e a servizio della parrocchia; diventò zelatrice dell'Opera San Gregorio Barbarigo che aiuta il seminario diocesano di Bergamo.IL MARTIRIODieci anni dopo la beatificazione di Maria Goretti confida ad uno dei suoi fratelli: «Piuttosto che commettere un peccato mi lascio ammazzare». Che questo non sia solo un pio desiderio lo dimostra appena un mese dopo aver pronunciato questa frase. Pierina, nella freschezza dei suoi 26 anni, anche se volutamente vestita in modo dimesso, non può nascondere la sua avvenenza, che accende insani desideri in una mente malata.Il 4 aprile 1957, pochi minuti prima delle 15, Pierina è di ritorno dal suo turno di lavoro in fabbrica. Lungo i sentieri solitari del monte Misna, viene assalita dal violentatore nel castagneto che abitualmente, due volte al giorno, attraversa da undici anni per recarsi al lavoro. È inutile il suo tentativo di fuga, perché l'uomo le fracassa il cranio a colpi di pietra. Trasportata in ospedale a Bergamo, vi muore due giorni dopo, senza aver ripreso conoscenza.È fin troppo facile, per la gente, vedere in lei una nuova Maria Goretti; ed è infatti proprio la sua gente ad impedire che Pierina resti a lungo sottoterra e che il suo omicidio venga semplicemente archiviato come un pur tragico fatto di cronaca nera.Così, mentre la giustizia umana compie il suo corso nei confronti del giovane di Albino individuato come l'omicida, la Chiesa comincia invece ad interessarsi di lei. Il vescovo di Bergamo, monsignor Clemente Gaddi, l'8 dicembre 1975 avvia l'iter per la causa di beatificazione. [...] Il 3 luglio 1987 il Papa san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui l'uccisione di Pierina Morosini era da considerare un autentico martirio. Lo stesso Pontefice ha celebrato la sua beatificazione il 4 ottobre 1987, durante l'assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata al tema «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo», proponendola come autentica icona di un laicato maturo e coerente, anche a costo della vita.Nella diocesi di Bergamo la memoria liturgica della Beata Pierina Morosini si celebra il 6 maggio, un mese dopo la sua nascita al Cielo, perché il 6 aprile può corrispondere ai giorni della Settimana Santa o dell'Ottava di Pasqua.Il 10 aprile 1983 i resti mortali di Pierina erano stati traslati dal cimitero di Fiobbio alla chiesa parrocchiale, dedicata a Sant'Antonio di Padova, e posti in un sarcofago di marmo bianco, situato vicino al banco dove solitamente lei s'inginocchiava a pregare. Dopo la beatificazione, sono stati collocati sotto l'altare maggiore della chiesa di Sant'Antonio di Padova a Fiobbio.Nota di BastaBugie: negli scritti di Pierina si trovano il prezioso "Piccolo regolamento quotidiano" e "I sette propositi". Eccoli qui riportati.I SETTE PROPOSITI1) Mi sforzerò di tenere la pace nella famiglia.2) Quando la stanchezza m'avrà vinta, mi mostrerò sempre allegra.3) Avrò sommo rispetto verso la mamma, la obbedirò e non risponderò sgarbatamente.4) Non prenderò nessuna golosità.5) Durante la giornata mi terrò alla presenza di Dio, farò Comunioni spirituali e reciterò giaculatorie.6) Non cercherò di sapere cose altrui.7) Non dirò mai parola in mia lode e procurerò di star nascosta agli occhi degli uomini.PICCOLO REGOLAMENTO QUOTIDIANO1) Mi alzerò per tempo, senza poltrire e, vestendomi modestamente, offrirò la mia giornata a Gesù per le mani di Maria SS.2) Preghiere del mattino - Santa Messa e - possibilmente, Comunione quotidiana.3) Meditazione di almeno 15 minuti raccoglimento, amore, propositi pratici per il giorno.4) Tornata a casa, attenderò con la massima fedeltà e serenità alle mie faccende domestiche e al mio lavoro.5) Al suono di ogni ora penserò a Gesù e a Maria con una giaculatoria o uno sguardo d'amore.6) Ogni mia azione la farò in unione con Maria; e nelle contrarietà mi abbandonerò, come una bambina sul suo Cuore materno, invocando il suo aiuto e quello del mio caro Angelo custode.7) Dirò il S. Rosario o almeno una corona, secondo le mie possibilità.8) Ogni giorno mi sforzerò di offrire a Maria Santissima qualche "fiore" profumato e nascosto una mortificazione di lingua, di occhi, di gola, soprattutto di volontà.9) Non mi metterò mai a tavola senza aver fatto una piccola preghiera, né mai mi alzerò senza aver compiuto una mortificazione di gola.10) Mi sforzerò di sorridere a tutti e di cedere, con amabilità, al giudizio degli altri, specialmente dei miei genitori e superiori.11) Curerò sommamente la modestia nel vestito, nello star seduta e nel camminare; con nessuno mi permetterò leggerezze di parole o di mani.12) Prima di coricarmi, secondo le possibilità, farò un po' di lettura spirituale e scriverò il resoconto dell'esame di coscienza; quindi, recitata la preghiera della sera mi addormenterò pensando alla Comunione dell'indomani o a qualche buona cosa.N.D. Tutto questo mi propongo di metterlo in pratica fedelmente, con amore e gioia, ma senza eccessive preoccupazioni; pronta ad omettere qualche devozione o ad interromperla, quando l'ubbidienza ai superiori o ai miei doveri lo richiede, sicura che la Madonna preferisce da me, sua piccola schiava d'amore, l'offerta del mio cuore e della mia volontà in tutte le circostanze della vita.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8074LA FEDERAZIONE DI BOXE TIENE FUORI DAI MONDIALI FEMMINILI GLI UOMINI CHE SI SENTONO DONNE di Renzo Puccetti La medaglia d'oro per la boxe femminile delle olimpiadi di Parigi, non potrà partecipare al campionato del mondo che si terrà in Serbia il prossimo 8-16 marzo. Lo ha stabilito la International Boxing Association (IBA) sulla base dei risultati dei test effettuati sull'atleta nel 2023 che dimostrarono la presenza di un assetto cromosomico maschile ed elevati livelli di testosterone plasmatico. I risultati non furono presi in considerazione da parte del Comitato Olimpico Internazionale che lo additò "errato e illegittimo" e per questa decisione espulse l'IBA dall'organizzazione delle olimpiadi.In realtà il test non poteva essere messo in dubbio, essendo stato effettuato in maniera indipendente da due laboratori accreditati di due differenti Paesi, né d'altra parte il CIO produsse controanalisi che dimostrassero risultati diversi. Ciò che fu sufficiente per il Comitato Olimpico furono i documenti d'identità e i livelli ormonali entro gli intervalli accettati. Il presidente del CIO, il tedesco Thomas Bach, dichiarò: «Abbiamo due pugili che sono nate donne, hanno passaporti femminili, e hanno gareggiato come donne per anni. Questa è una chiara definizione di donna». Sì, una chiara definizione secondo la teoria gender, non la biologia.Allora si parlò soltanto dei risultati del corredo cromosomico, ma l'elemento aggiuntivo che sembra oggi emergere, è che anche i livelli ormonali non rientrassero nei parametri. Forse non accettando il test genetico, anche quello ormonale fu scartato dal Comitato Olimpico? Com'è poi finita la storia è arcinoto: il pugile di nazionalità algerina ha preso a cazzottoni tutte le rivali vincendo la medaglia d'oro e annunciando poi cause risarcitorie.Con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca, il contesto si è capovolto. Sono stati firmati due ordini esecutivi che riconoscono l'esistenza di due soli generi stabiliti sulla base del sesso biologico, nelle scuole come nelle prigioni, nell'esercito, come nello sport, dove l'essenza etica non è l'inclusione, ma l'equità tra i contendenti; i pari si misurano con i pari e laddove la stazza e la forza sono essenziali, le donne gareggiano con le donne e i maschi con i maschi.Siamo al tramonto della follia gender? È presto per dirlo, ma la decisa marcia intrapresa negli USA offre qualche speranza anche da noi, dove purtroppo ancora oggi, nonostante i proclami pre-elettorali di Giorgia Meloni in terra spagnola nel 2022, "No alle lobby LGBT, No all'ideologia del gender", ribadito anche lo scorso anno, l'UNAR, ente dipendente dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, bellamente continua a finanziare decine e decine di progetti delle organizzazioni LGBT. Aspettiamo un ordine esecutivo Trump style. Spes lata dea.Nota di BastaBugie: tra gli ordini esecutivi firmati da Trump, uno in particolare merita attenzione. Si tratta dell'ordinanza "Tenere gli uomini fuori dagli sport femminili" la cui applicazione si estende a tutti gli sport e a tutte le età. Il momento della firma, avvenuta il 5 febbraio, è stato immortalato con il presidente circondato di giovani e giovanissime atlete sorridenti. Il testo dell'ordine "Keeping Men Out of Women's Sports" stabilisce che siano revocati i fondi dai programmi educativi "che privano donne e ragazze di giuste opportunità sportive". L'ordine stabilisce anche che la politica della nazione sia quella di "opporsi alla partecipazione competitiva maschile negli sport femminili in senso più ampio". Trump ha ricordato quanto sia stato ingiusto, degradante e pericoloso per le donne permettere agli uomini di competere negli sport femminili dal momento che "nega loro pari opportunità di partecipare ed eccellere negli sport competitivi". Tale ordine esecutivo definisce maschio e femmina in base a criteri biologici: femmina è "una persona che appartiene, al momento del concepimento, al sesso che produce la grande cellula riproduttiva", mentre maschio è "una persona che appartiene, al momento del concepimento, al sesso che produce la piccola cellula riproduttiva". (fonte: Sito del Timone, 10 febbraio 2025)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8066OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 6,17-20)Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.di Giacomo Biffi Ogni domenica, chiamandoci ad ascoltare la parola di Dio, la Chiesa ci propone di mettere seriamente a confronto la nostra vita con la dottrina di Cristo, che è la sola ad avere una validità intramontabile. La nostra vita, non la vita degli altri; vale a dire: la nostra riflessione non deve mai dare occasione a giudizi nei confronti del nostro prossimo e nemmeno a lamentele sull'ingiustizia del mondo esteriore. Ci viene chiesto invece di guardare a noi stessi e di commisurarci, per così dire, sull'ideale offertoci dall'insegnamento del Signore. E in questo riscontro immancabilmente ci ritroviamo lontani da quell'ideale, sempre ci vediamo oltrepassati, sempre siamo o dovremmo essere messi in crisi e quasi abbagliati dalla luce che ci viene dal Vangelo di Cristo.La pagina evangelica di oggi è un esempio evidente e clamoroso di questo nostro rilievo. San Luca condensa in quattro le otto beatitudini di san Matteo, ma vi aggiunge in parallelo e contrapposizione quattro minacce ("guai!"); e così ottiene un testo ancora più incisivo e inquietante."POVERO" È CHI RIPONE LA SUA TOTALE FIDUCIA IN DIOI "poveri" - dice Gesù - sono fortunati e i "ricchi" sono in pericolo. Ma chi sono i "poveri" secondo il concetto di Cristo?Sono quelli che non riconoscono nella terra il loro "regno", cioè la realtà cui tende il loro cuore.Essi sono senza garanzie e senza difesa in questo mondo; ma soprattutto essi si affidano totalmente al loro Creatore e solo da lui si aspettano di ottenere giustizia e appagamento dei loro più intimi e fondamentali desideri. Perciò ad essi, che non hanno cercato nessuna gratificazione nei beni del mondo, è desti nato il "regno di Dio".Non è necessario andare troppo lontano per trovare di questi "poveri". Quei padri e quelle madri che non rifuggono dai loro compiti primari e non accampano continuamente il loro diritto "di vivere la loro vita" ma pensano solo ai figli che il Signore gli ha dato; che sanno mandare avanti la loro casa senza far chiasso, affrontando con silenzioso coraggio tutte le difficoltà e tutte le pene; che a prezzo di molti sacrifici fanno della loro famiglia un luogo di pace, di serenità, di concordia, dove si impara davvero ad amare, ad aiutare gli altri, a lavorare: costoro rispecchiano bene il tipo di persone che il Signore loda chiamandoli "beati"."RICCO" E "SAZIO" È COLUI CHE SI RITIENE APPAGATO DALLE COSE DEL MONDOAncor più istruttivo per noi è vedere chi siano i "ricchi" che sono qui ammoniti in modo così duro e tagliente. Sono coloro che alimentano la loro sicurezza a una fonte diversa da quella della fede nell'unico Dio. Essi ripongono piuttosto ogni loro speranza nel conto in banca, nelle proprietà di cui dispongono, negli appoggi dei potenti che riescono a ottenere. Come se tutto non fosse destinato ad andare perduto nel naufragio col quale fatalmente la vita si conclude; naufragio dal quale ci sarà dato di salvare solo ciò che è stato fatto per amore di Dio e dei fratelli. Perciò a costoro è detto: Guai a voi, o ricchi!Sono coloro che si compiacciono della loro capacità di non impegnarsi mai in niente, della loro arte di non esporsi mai alle critiche di nessuno, della loro furbizia nell'evitare ogni fastidio, della loro determinazione a preservare senza affanni e senza imprevisti un'esistenza chiusa in se stessa e appagata. A loro Gesù dice: Guai a voi che siete sazi!Sono coloro che dimostrano una particolare abilità nell'assaporare tutti i piaceri e tutte le allegrie, facendone l'unica legge sopra ogni esigenza della coscienza e sopra ogni norma di vita morale. A loro è detto: Guai a voi che ridete!Sono coloro che sono sempre attenti a seguire le idee di moda, a lasciarsi trasportare con la corrente più forte, a non sfidare per amore della verità le opinioni della maggioranza, ad adeguarsi sempre alla volontà dei più numerosi e dei più prepotenti in modo da non avere mai nessun incomodo e in modo da ricevere possibilmente applausi e consensi. A loro Gesù dice: Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi!IL MONITO DI GESÙ INTERPELLA ANCHE NOIDobbiamo confessare che queste frasi, per poco o per tanto, ci interpellano tutti. Nessuno di noi può esimersi dal dovere di scavare dentro di sé e di cambiare qualcosa nel suo modo di pensare e di compor tarsi, per diventare discepolo un poco più autentico di Gesù.In sostanza, si tratta di passare dall'atteggiamento di chi considera solo i giorni terreni e insegue solo gli appagamenti che ci possono provenire dalle cose di quaggiù, magari piegando a questo scopo anche la religione e l'appartenenza ecclesiale, all'atteggiamento di chi vuol puntare sulla ricchezza del mondo futuro ed eterno, e sulla felicità che ci attende nel mondo invisibile. Perché, come ci ha detto san Paolo, se noi abbiamo speranza in Cristo solo per questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.L'augurio che possiamo reciprocamente formularci è quello di meritare la benedizione del profeta Geremia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura: Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come l'albero piantato lungo l'acqua...; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti. Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno B (€ 12), clicca qui!Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
VIDEO: Il giuramento delle Guardie Svizzere ➜ https://www.youtube.com/watch?v=9_oxmm_y09Y&list=PLolpIV2TSebUYAolUy8XGKkkSVK1dUyXFTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7957LE GUARDIE SVIZZERE AL SERVIZIO DEL SUCCESSORE DI PIETRO di Alberto CarosaIl 6 maggio 1527 è passato alla storia non solo come l'inizio dell'infame Sacco di Roma, ma anche come il giorno del primo autentico "battesimo di fuoco" per il corpo di guardie svizzere pontificie che aveva cominciato a servire il Papa e il Papato un paio di decenni prima.Ma perché reclutare soldati proprio dalla Svizzera? Perché storicamente gli svizzeri sono famosi per le loro capacità in due particolari mestieri: fare orologi e fare la guerra. I mercenari svizzeri si mettono in luce particolarmente nel XV secolo, dedicandosi per lungo tempo all'attività militare mercenaria quale sbocco alla loro povertà.La loro forza d'animo, nobili sentimenti e proverbiale spirito di fedeltà ne faceva dei combattenti ritenuti invincibili. Le loro formazioni semplici e primitive in quadrati massicci, che richiamavano la testuggine romana, armati di picche, si opponevano come istrici dai lunghi aculei agli attacchi della cavalleria, segnandone l'inizio del declino come arma decisiva.Tutte queste doti e in particolare lo spirito di fedeltà, rispetto alle altre truppe mercenarie del tempo, trovarono piena conferma, se pur ce ne fosse stato bisogno, quel giorno, che era cominciato con l'assalto mattutino alle mura vaticane di Borgo tra il Gianicolo e il Vaticano, da parte delle truppe imperiali di Carlo V al comando del duca Carlo di Borbone.ROMA ATTACCATAMa come si era giunti a questo assalto alla Città eterna? L'ordine era venuto dallo stesso Imperatore Carlo V, che in tal modo volle punire il Papa Clemente VII per il voltafaccia con cui aveva aderito alla Lega Santa di Cognac, alleandosi al Re di Francia, Francesco I di Valois (a sua volta alleato con i turchi), in funzione anti-imperiale. Papa Clemente temeva infatti, che le mire espansionistiche del sovrano asburgico mettessero a rischio la stessa esistenza dello Stato Pontificio come entità territoriale.Il Conestabile di Borbone e la sua orda selvaggia, in gran parte lanzichenecchi tedeschi protestanti già sotto il comando del generale Giorgio von Frundsberg (costretto ad abbandonare il campo anzitempo per motivi di salute), dovevano prendere la città in fretta, per evitare di essere intrappolati a loro volta dall'esercito della Lega, che avrebbe potuto tagliargli la via della ritirata.Poiché forse l'assalto non procedeva secondo i tempi previsti, il Borbone decise di andare a spronare personalmente i suoi soldati che si disponevano a scalare le mura alla Porta del Torrione. Ma mettere tanto zelo in un'impresa del genere non fu una buona idea: una palla d' archibugio (che poi Benvenuto Cellini si vantò d' aver tirato) lo colpì a morte.Dopo un attimo di sbandamento, gli assalti ripresero più furiosi di prima e i mercenari spagnoli (6000 effettivi, il reparto più consistente dopo i lanzichenecchi) sfondarono la Porta del Torrione, mentre i lanzichenecchi dilagavano per Borgo S. Spirito e S. Pietro. La Guardia Svizzera, compatta ai piedi dell'obelisco che allora si trovava vicino al Campo Santo Teutonico, e le poche truppe romane resistettero eroicamente.UN GLORIOSO MARTIRIODopo l'eccidio di tutti i soldati di guardia, mentre per il corridoio il Papa si metteva al sicuro, gli svizzeri ancora resistevano, difendendo S. Pietro. Alla loro testa era il comandante Kaspar Röist. Le orde non rispettarono il luogo santo e feroce si riaccese la mischia. Tutti caddero fino all'ultimo e con essi la consorte del comandante Röist, mutilata prima delle braccia, poi uccisa sul cadavere del marito. Dell'intero corpo, 189 svizzeri, se ne salvarono solo 42, quelli che erano di servizio quel giorno nel palazzo apostolico e quindi col compito di scortare il Papa al sicuro in Castel S. Angelo.Infatti il loro supremo sacrificio non fu vano, perché guadagnarono il tempo sufficiente al Papa per mettersi in salvo attraverso il "Passetto", un corridoio segreto costruito da Alessandro VI sul muro che collegava il Vaticano con Castel Sant'Angelo.A suggello del loro supremo sacrificio, equivalente a un vero e proprio martirio, i 147 svizzeri si coprirono di eterna gloria cadendo eroicamente proprio sui gradini dell'altare maggiore di S. Pietro, quasi a simboleggiare l'unione dell'offerta del loro sangue a quella che Nostro Signore rinnova in maniera incruenta in ogni celebrazione della Santa Messa.ROMA IN MANO AI BARBARI PROTESTANTIAttraverso Ponte Sisto, poi, i lanzichenecchi e gli altri mercenari al seguito si riversarono sulla città, e per otto giorni diedero libero sfogo a ogni sopruso e efferatezze possibili e immaginabili: omicidi, torture, stupri, rapine, sequestri di persona a scopo di estorsione, saccheggi, devastazioni, incendi, accanendosi particolarmente nello sfregio di luoghi e oggetti sacri e nelle offese a quanti vestissero un abito religioso.La violenza fu tale che appena qualche giorno dopo, il 10 maggio, l'estensore di una relazione alla Repubblica veneta scriveva: «L'inferno è nulla in confronto colla vista che Roma adesso presenta». I morti pare siano stati dodicimila nei primissimi tempi, cui vanno aggiunte le svariate centinaia, se non migliaia, di altre vittime della peste che scoppiò quasi contemporaneamente, vuoi a causa dei molti cadaveri insepolti e mangiati dai cani, vuoi per le condizioni e le abitudini promiscue della soldataglia (che ne fu a sua volta ampiamente decimata).Il valore complessivo del bottino si sarebbe poi aggirato - secondo le stime dello stesso Clemente VII - intorno alla cifra esorbitante di dieci milioni di ducati d'oro.Ma ingenti furono anche - sul piano più prettamente culturale - i danni subiti dagli archivi e dalle biblioteche, dai tesori delle chiese e dalle raccolte d'arte; furono profanate perfino le tombe dei Papi, compresa quella di Giulio II, per rubare il loro contenuto.Oltre al danno irreparabile della distruzione di reliquie, andò perduto anche un tesoro d'arte inestimabile, ossia la maggior parte dell'oreficeria artigiana di chiesa. Ad ulteriore sfregio, i lanzichenecchi adibirono san Pietro a stalla per i loro cavalli.Non c'è da meravigliarsi troppo di tutto questo perché l'esercito imperiale, e in particolare i lanzichenecchi, erano animati da uno spirito di crociata antipapista, anche se erano al soldo di un monarca cattolico; infatti il Frundsberg non aveva fatto mistero di voler prendere Roma per impiccare il Papa e i suoi cardinali."VIVAT LUTHERUS PONTIFEX"Non mancarono poi quanti interpretarono gli avvenimenti come un segno dell'ira di Dio per le divisioni dei cristiani a seguito della rivoluzione protestante. Davanti a Castel Sant'Angelo, sotto gli occhi del Papa, fu poi imbastita una parodia di processione religiosa, con la quale si chiedeva che Clemente cedesse a Lutero vele e remi della "Navicella" di Pietro.Allora la soldataglia gridò: "Vivat Lutherus pontifex". Per sfregio, il nome di Lutero fu inciso con la punta d'una spada sull' affresco La Disputa del Santissimo Sacramento nelle Stanze di Raffaello, mentre un altro graffito inneggiava a Carlo V Imperatore.Conciso e esatto il giudizio del priore dei canonici di S. Agostino emesso allora: «Mali fuere Germani, pejores Itali, Hispani vero pessimi»: i tedeschi furono cattivi, peggiori gli italiani, pessimi gli spagnoli.Ad accrescere la ferocia dei vincitori contribuì forse anche il mancato pagamento della "cinquina", ossia il soldo che a quei tempi veniva pagato ogni cinque giorni. Quando però il comandante delle truppe non disponeva di danaro sufficiente, autorizzava il cosiddetto "sacco" della città, che in genere non durava più di una giornata. Nel caso specifico, la soldataglia era rimasta senza paga, senza comandante e senza ordini, e poté quindi più facilmente abbandonarsi ad un saccheggio così sfrenato e prolungato.UN MERITO CHE NON SI DIMENTICALa notizia del Sacco di Roma commosse l'intera Europa ed ebbe grande impatto emotivo e vasta eco presso i contemporanei, tanto che ne rimane traccia in un'articolata pubblicistica. Lo stesso Carlo V ne rimase indignato e fece sospendere le feste indette in Spagna per la nascita del figlio Filippo, fece fare preghiere per la liberazione del Pontefice (come se non fosse suo prigioniero) e scrisse al Re d'Inghilterra e agli altri principi che le violenze erano state commesse contro la sua volontà.La soppressione della Guardia Svizzera, sostituita da una compagnia di 200 lanzichenecchi, fu tra le condizioni imposte a Clemente VII per la resa, ma egli ottenne che gli svizzeri sopravvissuti fossero inclusi nel nuovo corpo. Però solo dodici accettarono, mentre gli altri non vollero avere niente a che fare con gli odiati mercenari tedeschi.La Guardia Svizzera fu reintegrata nella pienezza dei suoi compiti da Paolo III il 3 febbraio 1548, quando un contingente di 225 confederati tornò a servire il Papa su base permanente.E se oggi la Guardia Svizzera è ancora al suo posto dopo le riforme seguite al Concilio Vaticano II, che hanno portato invece all'abolizione di altri corpi armati vaticani, lo si deve anche al ricordo indelebile dell'eroico sacrificio dei suoi 147 membri cinque secoli fa, luminoso esempio di spirito cavalleresco e fedeltà incrollabile al servizio del Papa e del Papato fino alle ultime conseguenze.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "A cosa servono le guardie svizzere" si spiega il ruolo che hanno ancora oggi
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7884OMELIA XXII DOM. T.O. - ANNO B (Mc7,1-8.14-15.21-23) di Giacomo BiffiLa pagina evangelica ci presenta una delle tante occasioni di polemica e di scontro con i farisei e i dottori della legge, che si sono verificate durante la missione di Gesù. L'argomento della discussione stavolta è il rispetto delle minuziose prescrizioni legali, che accompagnavano la vita giudaica di allora e spesso la intristivano e la inceppavano. Ancora una volta Gesù condanna quanto di troppo esteriore e quasi meccanico c'è nelle prescrizioni farisaiche e cerca di ridonare al rapporto con Dio l'autenticità e la freschezza dell'origine. [...]Gesù, per superare la grettezza della mentalità dei suoi interlocutori, in questa pagina enuncia o suppone alcuni princìpi di vita, che hanno un valore eterno, e come tali sono per noi sorgente inesauribile di riflessione.1) IL PRIMATO DEL MONDO INTERIOREIl pregio dell'uomo non sta in ciò che è al di fuori di lui, ma in quello che è dentro di lui. Ciò che è fuori di noi - qualunque cosa sia: condizione economica, sociale, politica, culturale ecc. - non determina la nostra sorte. E questo è un pensiero consolante: le circostanze esteriori, per quanto sfavorevoli o addirittura oppressive, né ci possono mai veramente costringere né in definitiva ci possono seriamente mandare in perdizione. Sotto ogni necessità, sotto ogni disagio, sotto ogni prepotenza, noi restiamo liberi e padroni del nostro ultimo destino.Ciò che c'è dentro di noi invece - i nostri pensieri, i nostri affetti, le nostre decisioni, i nostri orientamenti di fondo - determina il nostro reale valore, e dipende da noi. E questo è un pensiero preoccupante, perché ci dice che il nostro destino sta nelle nostre mani, e possiamo giocarcelo con leggerezza. Noi dunque con le nostre scelte sbagliate possiamo arrivare a perdere noi stessi. Arriviamo così al secondo principio.2) LA VERA ORIGINE DEL MALE E' IL CUORE DELL'UOMOL'origine vera del male del mondo non è esteriore all'uomo, ma è il cuore stesso dell'uomo. Questa concezione di Cristo è opposta a quella che domina la mentalità contemporanea in tutte le sue componenti. Per l'uomo di oggi il male è sempre fuori di lui: sta nelle strutture sociali, nelle leggi sbagliate, nel governo che non funziona, nella classe politica, nel potere economico, nel consiglio comunale, nell'assemblea dei condòmini, ecc. Di qui l'illusione, sempre ricorrente, che basti cambiare le strutture esteriori, perché si abbia il benessere, la giustizia, la felicità; di qui la delusione che di solito segue ogni cambiamento.Non che sia sempre e tutto sbagliato questo giudizio; ma non coglie il nòcciolo del problema. Il nostro male nasce dal nostro interno. Perciò la sola cosa decisiva da fare per combattere il male e per migliorare la condizione nostra e del mondo, è la "conversione", il cambiarci di dentro. Ed è la strada seguìta dai santi, gli unici veri benefattori dell'umanità.3) LA RELIGIONE E' UN FATTO D'AMOREIl primato del mondo interiore vale anche e soprattutto per la vita religiosa. La religione non è, come credevano i farisei e come talvolta crediamo anche noi, una serie di formalità, di pratiche, di abitudini. È soprattutto un fatto d'amore: vuol dire voler bene a Dio, che per primo ci ha amati. Essendo un fatto d'amore, segue le leggi dell'amore. Per esempio, l'amore non si accontenta mai del minimo, del puro dovuto, di ciò che è tassativamente prescritto, ma vuole sempre superare se stesso. Un cristiano che ha capito la religione come fatto d'amore non cercherà di venire a messa tardi e di partire in anticipo; al contrario sentirà il desiderio di partecipare a questa grande realtà che è la celebrazione eucaristica anche nei giorni feriali, quando non è obbligato; e vorrà aprire il suo cuore al Signore nella preghiera e nella lode il più spesso che gli sarà consentito dalle sue condizioni concrete d'esistenza. Soprattutto, essendo un fatto d'amore, la religione consisterà essenzialmente nel tentativo sempre imperfetto ma sempre ripetuto di conformare la propria volontà a quella del Padre. E qui nasce il quarto principio.4) LA SAGGEZZA DELL'UOMO STA NELL'OSSERVARE LA LEGGE DI DIOL'osservanza dei comandamenti è la fonte e la misura della saggezza e della intelligenza dell'uomo. Oggi comunemente si crede il contrario. Essere furbi, slegati da ogni norma di comportamento, che non sia il proprio tornaconto o il proprio piacere: questo è l'ideale di vita decantato dai nostri spettacoli, dalle nostre canzoni, dai discorsi che si ascoltano un po' a tutti i livelli. Chi non è capace di prevaricare, è considerato un povero di spirito, un pavido, un complessato.Dio pensa il contrario. Non si può, dice Gesù, "trascurare il comandamento di Dio". Come ci ha insegnato la prima lettura, la saggezza e l'intelligenza dell'uomo sta nell'osservare la legge che il Signore ci ha dato. Chi trascura i dieci comandamenti non è solo un peccatore; è prima di tutto uno che si comporta da sciocco, perché quella è la legge della vita, e chi la vuole violare si rovina con le proprie mani.5) IL CUORE UMANO E' FONTE DI MALVAGITA'Ogni uomo per se stesso è sempre cattivo. Gesù sa che noi siamo malvagi, e il nostro cuore è fonte di malvagità: Dal cuore dell'uomo escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizie, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Gesù non si illude sull'uomo; non ritiene che sia una creatura innocente e indifesa rovinata dalla società.Ritiene piuttosto che la società malvagia sia il risultato della cattiveria di ogni singolo uomo. Come si vede, non ci ha amati perché ci credeva buoni, ma per renderci buoni. Ci ha amati così come siamo, per farci diventare come ci vuole lui. Concludiamo con l'ammonimento di san Giacomo: Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi.Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno B (€ 12), clicca qui!Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7825CANNES, LA MIGLIORE ATTRICE E' UN UOMO... IN EFFETTI, SE LI HA CONVINTI, RECITA BENE di Raffaella FrulloneDopo i concorsi di bellezza e le gare di atletica, poteva forse il cinema rimanere indietro nell'ormai diffusissima arte di premiare gli uomini in competizioni femminili? Certamente no. In nome della fluidità, e della parità di genere ovviamente. Non si vedono manifestazioni femministe contro questa che altro non che l'usurpazione da parte di un uomo di un premio femminile.Ma passiamo ai fatti. Siccome ormai "i generi " ormai tantissimi, e soprattutto non sono mai binari, e ci si può percepire come si vuole e quanti si vuole, a Cannes hanno voluto esagerare. Così la miglior attrice sono quattro persone? Che c'è di strano? Se una persona può farsi chiamare con il pronome "they ", ossia "loro ", perché il Festival del Cinema non può decidere che una donna sono in realtà quattro? Dunque il premio è stato assegnato - a pari merito, s'intende, per non far torto a nessuno, o a nessuna, o a nessun* - a Zoe Saldana, Selena Gomez, Adriana Paz Carlos Sofia Gascon, in arte Karla. Ossia l'attrice che non è un'attrice, ma un attore. Cosa che però non si può dire, al massimo si può dire che "è trans " ossia una persona che "si percepisce di un sesso diverso rispetto a quello biologico ".Dire che è un uomo sarebbe "discriminazione " e noi non siamo persone che discriminano, siamo persone perbene, leggiamo anche il principale quotidiano italiano. Il Corriere della Sera che sulla vicenda mette in pagina un articolo dal titolo «Noi trans siamo persone», quasi si sente la voce incrinata dal pianto, e il tono grave (e si legge anche quello che non c'è scritto ossia "chiunque abbia qualcosa da obiettare, sta dicendo che i trans non sono persone ") Il pezzo inizia così: «Quando muove le mani, porta il polso all'indietro, aprendo le dita in modo molto femminile. Sorride: Le donne spagnole e italiane gesticolano in modo esagerato. Da Carlos a Karla. È la prima volta che un festival premia un'attrice transgender». Dunque per il Corriere è assolutamente normale che una persona si percepisca di sesso diverso, è normale assecondare il desiderio di esser chiamati al femminile e non c'è niente di strano nel premiare un uomo nella sezione miglior attrice, è tutto talmente normale che nel titolo non ci finiscono i meriti sul campo del vincitore, meno che meno aspetti riferibili alla cinematografia, no, l'articolo verte su un'unica cosa, la cosiddetta identità di genere di Gascon e racconta "la transizione ". «L'ho fatta tardi - spiega - nel 2018, a 46 anni, in Messico dove vivo. Ho aspettato fin troppo. Ne avevo veramente bisogno. Mia moglie mi chiese: e adesso cosa farai?». Sì perché Carlos è ma padre di una figlia, di tredici anni. Il Corriere gli chiede che rapporto ha con lei e Gascon risponde così «Ci adoriamo, sono suo padre, sua madre, ma sono anche sua amica». What else? Nel film ovviamente il premiato veste i panni di una persona che, oltre a voler cambiar vita, vuole "cambiar sesso", chi lo avrebbe mai detto. Eppure c'è stato un tempo in cui l'identità non era un orientamento sessuale, meno che meno una percezione e se qualcuno provava disagio nel suo corpo sessuato, veniva aiutato ad affrontarlo. Invece oggi si vuol dar l'illusione - dolorosa - che tutto sia possibile.Anche Repubblica risponde prontamente all'appello dedicando al premio una pagina intera e un articolo dal titolo «Karla Sofía Gascón "La mia transizione è una battaglia vinta Ora sono felice "». Anche loro dove vanno a parare? Sulla "transizione " ovviamente. «Ha 52 anni, la sua transizione è avvenuta pochi anni fa. È stata difficile per tanti motivi, compresi quelli legali. È stata dura, ho iniziato il processo di transizione in Messico ma ho dovuto fare il percorso burocratico anche in Spagna: servivano nuovi documenti per me, per mia figlia, mi sono appellata a tutti gli uffici. Per me è stato un percorso di grande sofferenza. Ci sono stati momenti in cui mi sono chiesta se fossi necessaria in questo mondo, ho pensato anche di togliermi la vita "». Qui il colpo da maestro, fedele ad uno dei pilastri della teoria affermativa del genere secondo cui l'alternativa è tra "cambiare" genere o togliersi la vita. Tertium non datur.E con questo spauracchio, chi ha il coraggio di dir qualcosa? Meglio limitarsi tutti dire che sì, il Re è vestito e sì, Karla una donna, anche perché se fosse un uomo reciterebbe davvero bene. Avrebbe convinto tutti. Meriterebbe un premio.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "X, cisgender non gradito " spiega perché da maggio la parola "cisgender " è poco gradita sulla piattaforma di Elon Musk.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 11 giugno 2024:Da maggio sulla piattaforma X di Elon Musk, l'ex Twitter, se un utente scrive un post con le parole "cisgender" e "cis ", in automatico appare questa scritta: «Questo post contiene un linguaggio che può essere considerato un insulto da X e potrebbe essere usato in modo dannoso in violazione delle nostre regole». Ma non c'è nessun divieto ad usare queste parole, ma solo un ammonimento.Cisgender è un neologismo dell'ideologia LGBT che indica le persone che si riconoscono nel sesso a sua volta riconosciuto alla nascita. Insomma tutti noi, eccetto le persone transessuali. Musk dichiarò a tal proposito: «Le parole ‘cis' o ‘cisgender' sono da considerare insulti sulla piattaforma».Musk ho voluto mandare un messaggio ben preciso: la normalità non deve essere ostaggio della grammatica arcobaleno, non deve apparire come una tra le possibili variabili naturali dell'identità sessuale.Naturalmente questa sua decisione gli ha attirato gli strali della comunità LGBT. Il sito Washington Blade, sito di punta di gay e trans negli States, ha scritto a riguardo: «Elon Musk è ufficialmente un pericolo per la società. [...] Musk è noto per la sua transfobia». Il sito Wired, proLGBT, appunta: «X si fa sempre più discriminatoria».La guerra sulle parole e la guerra per riconquistarsi la realtà.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7802COME E' NATA LA BANDIERA DEI TRANSESSUALIRobert Hogge da piccolo rubava la biancheria alla madre, poi si diede alle orge e inventò la bandiera trans (intanto nelle scuole del Regno Unito si propone ai 12enni masturbazione, sesso orale ed anale)da Provita & FamigliaLa protesta di una madre ha fatto scoppiare un vero e proprio scandalo riguardo ai corsi di educazione sessuale e ai contenuti a dir poco scioccanti che vengono proposti nelle scuole del Regno Unito, che vanno dalla masturbazione e il sesso anale fino alla teoria gender.Clare Page, una madre di 47 anni, ha tentato invano di conoscere i contenuti di educazione sessuale insegnati alla figlia in una scuola secondaria della capitale, il College Hatcham, dopo che la figlia quindicenne è tornata un giorno a casa spiegando di aver imparato che «l'eteronormatività è una brutta cosa» e che nei rapporti con ragazzi e ragazze bisogna essere «sex positive».Page si è allarmata dopo che la charity alla quale è stata appaltata l'educazione sessuale, "School of Sexuality Education", che realizza corsi in oltre 300 scuole in tutto il paese, si è rifiutata di mostrare il materiale didattico, al pari della scuola.Page ha quindi raccolto con una campagna di crowdfunding 14 mila sterline per fare causa, ma ha perso la sua battaglia: a metà giugno un giudice ha sentenziato che una madre non ha il diritto di conoscere che cosa viene insegnato a scuola ai suoi figli. Nonostante questo il caso ha fatto talmente scalpore che il premier Rishi Sunak ha ordinato una revisione urgente dei corsi Rse. Il rapporto sarà pubblicato il prossimo autunno.Nel frattempo i giornali britannici hanno indagato autonomamente il contenuto dei corsi di educazione sessuale, rivelando dettagli a dir poco disturbanti. Secondo il Daily Mail, una delle lezioni suggerite dalla Sex Education Forum (Sef), una delle charity più importanti nel settore dell'educazione sessuale, prevede di parlare della "masturbazione" ai bambini di nove anni, invitandoli a compiere atti di auto-erotismo.Uno dei libri più scaricati della charity Brook, intitolato "Vagina Matters" normalizza il sesso «prima della prima mestruazione» e ai giovani tra i 12 e i 14 anni consiglia anche di provare «la penetrazione della vagina o dell'ano con un pene o un sex toy e l'utilizzo della bocca e della lingua per stimolare i genitali del partner». Anche secondo un'inchiesta del Telegraph, a molti bambini di 12 anni viene chiesto a scuola dagli insegnanti che cosa pensano del sesso orale e anale, mentre ai ragazzini di 13 anni è insegnato che «ci sono 100 generi».Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Chi ha inventato la bandiera trans?" si parla di Robert Hogge che da ragazzo rubava la biancheria alla madre e poi si diede alle orge.Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 marzo 2024:Robert Hogge è colui che ha inventato la bandiera dei transessuali: due bande azzurre agli estremi (il colore maschile) poi due bande rosa (il colore femminile) e una bianca al centro («per coloro che sono in transizione o si considerano di genere neutro o indefinito», come ha spiegato lo stesso Hogge). Mr Hogge, che poi all'anagrafe divenne Monica Helms, dice di sé di essere "bigender", ossia che il suo cervello «fluttua tra più ruoli... A volte sono un uomo e una donna allo stesso tempo, oppure posso cambiare in un nanosecondo, per poi tornare indietro».Hogge racconta che era un ragazzo problematico, che rubava la biancheria a sua madre, che amava sperimentare cose nuove nel sesso e travestirsi. Si sposò, poi divorziò, abbandonò moglie e figli e infine si diede alle orge. Nel 1999 ideò la bandiera trans.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7794IL FILM CHALLENGER APPLICA LA TEORIA DEL GENDER PER DIFFONDERE IL POLIAMOREAltre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Biden forza la costituzione, i figli confusi delle star, autocertificazione per cambio di sessoda Gender Watch NewsChallenger è un recente film di Luca Guadagnino in cui si narra la storia di tre tennisti professionisti: due uomini, Patrick Zweig e Art Donaldson, e una donna, Tashi Duncan. La vicenda è imperniata sullo scontro agonistico tra i due tennisti e sulla rivalità tra Patrick ed Art per conquistare il cuore di Tashi. Nel film c'è anche un bacio omosessuale tra i due uomini e altre scene che rimandano a suggestioni gay. La pellicola però è anche un inno al cosiddetto poliamore: infatti Tashi, negli anni, ha rapporti sia con Patrick che con Art, il quale tra l'altro sposerà.L'azienda Lelo, produttrice di sex toys, ha condotto una indagine: dopo la visione di Challenger il 25% degli inglesi ha preso in considerazione di intraprendere una relazione poliamorosa. In particolare il 38% dei giovani crede che una relazione poliamorosa potrebbe soddisfare i suoi più intimi bisogni.Kate Moyle, che ha condotto l'indagine, ha spiegato: «le statistiche mostrano che le persone sono più esplorative e aperte a provare modelli di relazione etici non monogamici». Ci domandiamo: chissà da dove deriva l'eticità di tali relazioni? «Il movimento per il benessere sessuale [esiste anche questo] sta incoraggiando le persone a trovare ciò che è giusto per loro, che potrebbe trovarsi al di fuori del modello di relazione a cui in precedenza sentivano di dover aderire. Mentre leggiamo, impariamo qualcosa, ascoltiamo, parliamo ed educhiamo, accade sempre più che integriamo e normalizziamo idee sul sesso e sulle relazioni che assumono forme diverse nelle nostre vite. Allora ci muoviamo gradualmente verso un luogo di maggiore accettazione».La gender theory si salda, necessariamente, con il "poliamore", ossia, per uscire dal linguaggio assolutorio del politicamente corretto, con il nomadismo sessuale e l'adulterio. Questo perché la fluidità insegnata dal pensiero arcobaleno deve diventare bisessualismo e promiscuità sessuale, anche vissute contemporaneamente. La teoria del gender, si sa, predica la liquefazione delle presunte forme rigide dell'amore. Il poliamore dunque non è altro che una delle possibili declinazioni di questo principio dissolutore.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.BIDEN FORZA LA COSTITUZIONE«Il fatto che la Costituzione enumeri determinati diritti non potrà intendersi nel senso di negare o di deprezzare altri diritti che il popolo si sia riservato». Questo è il Titolo IX della Costituzione americana, titolo che il presidente Biden vuole applicare agli studenti transessuali al fine di permettere loro di accedere a servizi igienici e a spogliatoi non secondo il loro sesso biologico ma secondo il sesso percepito. Inoltre vuole permettere che i ragazzi trans possano gareggiare in competizioni femminili.Contro questa deriva ideologica si sono opposti Florida, Texas, Louisiana, Mississippi, Montana e Idaho. Ad esempio il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha dichiarato: «La Florida rigetta il tentativo di riscrivere il Titolo IX. Non ci adegueremo e contrattaccheremo». Sulla stessa frequenza d'onda il commissario all'Istruzione della Florida, Manny Diaz Jr: «Anziché attuare le chiare direttive del Congresso tese a prevenire la discriminazione sulla base del sesso biologico, l'amministrazione Biden fa a pezzi gli statuti rendendoli irriconoscibili e tenta di spingere il Paese a credere che il sesso biologico non abbia più alcun significato».Analoghe critiche da parte del governatore dello stato del Texas, Greg Abbott, critiche espresse in una lettera inviata a Biden. Abbott parla di un «maldestro tentativo di imporre convinzioni della sinistra tramite il Titolo IX. [Biden] ha riscritto il Titolo IX per costringere le scuole a trattare i ragazzi come fossero ragazze, e ad accettare qualsiasi identità di genere autodichiarata dagli studenti».(Gender Watch News, 2 maggio 2024)I FIGLI CONFUSI DELLE STARIl transessualismo impazza ad Hollywood tra i figli degli attori. Ad esempio La figlia della star di Sex and the City, Cynthia Nixon, ora si identifica come maschio. Jackson, figlio di Charlize Theron, le ha detto che dall'età di tre anni si sente femmina e così l'attrice lo tratta come una ragazza. L'All-Star dell'NBA Dwayne Wade insieme alla moglie sta crescendo il figlio Zaion come femmina, avendole cambiato pure il nome in Zaya. L'attore Khary Payton ha fatto sapere che sua figlia ora si chiama Karter. Seraphina Rose Affleck (nella foto), figlia dell'attore Ben Affleck, ora si presenta come un maschio e si fa chiamare Fin. Jennifer Lopez si riferisce alla figlia Emme con il pronome "loro", escamotage ormai usato da tempo per neutralizzare qualsiasi riferimento al sesso.Come mai questa esplosione di casi di confusione sulla propria identità sessuale nei figli delle star? Potrebbero essere due le motivazioni. La prima si riferisce al fatto che la maggior parte dei Vip sono di impronta liberal, ossia progressisti e, tenuto conto della loro visibilità, devono per forza sposare le cause woke e nel modo più estremo possibile. Questa adesione ideologica non può che riverberarsi anche nella educazione dei figli.In secondo luogo le relazioni familiari di queste star sono spesso segnate da divorzi, amanti multipli, pressioni dei media, esposizione dei social, etc. tutti fattori che incidono nella educazione dei figli in senso negativo.(Gender Watch News, 17 aprile 2024)AUTOCERTIFICAZIONE PER "CAMBIO" DI SESSOIn Germania venerdì scorso è stata varata una legge che permette alle persone transessuali di cambiare identità anagrafica tramite autocertificazione. Nel luglio del 2023 un tentativo di far passare questa legge era stato sventato dal Parlamento tedesco.E dunque dal primo di novembre non servirà che prima la persona si sia sottoposta a trattamento chirurgico o psicologico, né una sentenza di un tribunale. Come fosse la residenza di casa.Per i minori di 14 anni la richiesta dovrà essere fatta dai genitori. Per i ragazzi tra i 15 e i 18, la richiesta potrà essere presentata dai minori stessi, ma occorre il consenso dei genitori. Se questo manca il ragazzo potrà rivolgersi ad un tribunale. In Germania a 15 anni non sei abbastanza grande per guidare un'auto, né per acquistarla, ma lo sei per "cambiare" sesso.E così grazie a questa legge un uomo, che anche di aspetto risulti essere mascolino, potrà presentarsi come donna. È uno dei vertici più significativi raggiunti dall'ideologia LGBT: il pensiero - voglio essere donna - diventa subito realtà. Io sono tutto quello che voglio, nel momento stesso in cui lo voglio. Basta il pensiero. In questa prospettiva la medicina e la burocrazia sono ostacoli da eliminare per non compromettere il delirio di onnipotenza.(Gender Watch News, 16 aprile 2024)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7738PAPI E ANTIPAPI, SEDE VACANTE E PAPA LEGITTIMO (1° parte) di Luisella ScrosatiDopo il lungo periodo della "cattività avignonese" (1316-1377), durante il quale la Sede apostolica era stata trasferita nella città di Avignone da parte di Giovanni XXII (1244 ca - 1334), la città di Roma era rimasta senza pastore. I papi avignonesi, preceduti da Clemente V (1264-1314) che aveva trasferito la sede prima a Poitiers e poi a Carpentras, non risultarono così succubi delle politiche dei monarchi francesi; e tuttavia era chiaro che l'influenza francese esisteva. Il papato non riusciva a stare a Roma, lacerata dalle contese tra la famiglia Orsini e la famiglia Colonna; in Francia godeva sì di una libertà, ma pur sempre una "libertà vigilata": il peso dell'autorità ne risultava particolarmente indebolito. Iniziarono a comparire anche alcune correnti teoriche relativizzanti l'autorità pontificia, correnti che si facevano strada in ambito universitario sulle spalle di due grandi figure intellettuali del XIV secolo: il francescano Guglielmo di Ockham (1288-1347) e Marsilio da Padova (1275-1342).A dare il colpo di grazia, in quella fase, alla credibilità del papato fu però la tragica scissione, che prese il nome di Grande Scisma d'Occidente, e che durò quarant'anni, coinvolgendo quattro papi e altrettanti antipapi.Il ritorno del papa, da Avignone a Roma, realizzato da Gregorio XI (1330-1378), rappresentava agli occhi dello stesso pontefice la possibilità di una crisi peggiore, che avrebbe sommato il potenziale pericolo delle contese delle famiglie romane con quello dei maneggi avignonesi, rischiando di mettere il papato dentro ad un ginepraio inestricabile. Nel tentativo di evitare questo scenario, Gregorio dispose che il conclave futuro avesse inizio subito dopo il suo decesso, senza attendere l'arrivo dei cardinali che risiedevano fuori dall'Urbe, e che il nuovo pontefice sarebbe stato eletto con una maggioranza semplice, per evitare il dilungarsi del conclave.URBANO VI (1318-1389)Morto dunque Gregorio il 27 marzo 1378, l'8 aprile i 16 cardinali presenti a Roma elessero l'arcivescovo di Bari, Bartolomeo Prignano, che prese il nome di Urbano VI (1318-1389). Il quale si mostrò sì determinato nel voler intraprendere la riforma della Chiesa, ma si mise contro quasi tutti per il suo carattere scontroso e irascibile e i suoi modi del tutto inconcilianti. Pare che, tra l'altro, avesse dato dell'imbecille al cardinale Giacomo Orsini e della canaglia al cardinale arcivescovo di Amiens. Alcuni cardinali francesi, dapprima ad Anagni e poi a Fondi, dichiararono invalida l'elezione di Urbano VI a causa di pressioni esterne sul conclave, e il 20 settembre elessero il cardinale di Ginevra, che prese il nome di Clemente VII (1342-1394) e pose la sua sede ad Avignone.La cristianità d'Occidente si spaccò così in due: al papa romano prestarono fedeltà gli Stati nel centro-nord dell'Italia, i Regni d'Inghilterra, Ungheria, Polonia, Portogallo, Svezia, Norvegia e Danimarca, mentre al papa avignonese si strinsero i Regni di Francia, Aragona, Castiglia, Napoli, Sicilia e Scozia. Si videro cardinali contrapporsi ad altri cardinali, vescovi a vescovi, abbazie ad abbazie, e persino nelle stesse diocesi e nei monasteri sorsero divisioni. Anche i santi erano divisi e contrapposti: a sostegno del papa di Roma si schierarono Caterina da Siena, Caterina di Svezia, il grande predicatore olandese Geert Groote; la riformatrice delle Clarisse, santa Coletta, il grande predicatore domenicano Vincenzo Ferreri e il giovane beato Pietro di Lussemburgo sostennero invece per un certo tempo la legittimità dei papi avignonesi, pur adoperandosi per tentare di ricomporre lo scisma.La situazione era in stallo, perché da entrambe le parti si portavano ragioni convincenti per sostenere la legittimità dell'uno e l'illegittimità dell'altro pontefice. I quali si scomunicarono a vicenda. Vennero persino contrapposte lacrime a lacrime. Due grandi giuristi si affrontarono sulla questione: da una parte il laico Giovanni da Legnano, insegnante di diritto canonico e civile, che difese la legittimità dell'elezione di Urbano VI nel De fletu Ecclesiæ, scritto proprio nell'anno dell'elezione del pontefice (1378); dall'altra l'abate Jean Le Fèvre (1320-1390), poi vescovo di Chartres, statista e cancelliere di Luigi I e Luigi II d'Angiò, che rispose con il De planctu bonorum (1379), difendendo l'elezione di Clemente VII.ROMANO LO VOLEMO, O ALMANCO ITALIANO!A ben vedere, il conclave che aveva portato all'elezione di papa Urbano era stato piuttosto movimentato. I romani, sapendo che al conclave la maggioranza dei cardinali era composta da francesi, fecero sentire le loro minacce, con il famoso grido: «Romano lo volemo, o almanco italiano!». Grida che si materializzarono nell'invasione nella stanza del Conclave... Dunque, le pressioni ci furono, ma sarebbe stato doveroso verificare se fossero state tali da viziare formalmente il conclave. Ma non fu per questa strada che si volle risolvere la situazione: l'obiettivo era mettere fuori gioco Urbano VI, il cui comportamento era sempre più ingestibile. E così ne nacque uno scisma lacerante.La situazione però andò persino peggiorando. Nella linea dei papi di Roma, a Urbano VI successero Bonifacio IX (1350 ca - 1404), Innocenzo II (1336 ca - 1406), che regnò per soli due anni, e Gregorio XII (1335 ca - 1417); all'antipapa Clemente VI, successe, nel 1394, il cardinale spagnolo Pedro Martínez de Luna, che prese il nome di Benedetto XIII (1328-1423). I tentativi tra le due parti di risolvere lo scisma non andarono a buon fine; anche quello più recente, tra Gregorio XII e Benedetto XIII, finì in nulla. Questa situazione prolungata, dopo trent'anni di divisione, portò all'esasperazione tra i cardinali di entrambe le parti, i quali decisero di trovare essi stessi una soluzione per porre fine allo scisma... e ne crearono un altro.Riuniti in concilio a Pisa, il 25 marzo 1409, dichiararono scismatici ed eretici i "due papi", i quali, sulla base del principio che il papa eretico non è più papa, dovevano perciò essere sostituiti. Venne così eletto un "terzo papa" (secondo antipapa), nella persona dell'arcivescovo di Milano, Pietro Filargo, che prese il nome di Alessandro V (1339-1410); il quale però morì l'anno dopo la sua elezione e venne sostituito dal promotore del concilio pisano, il cardinale napoletano Baldassarre Cossa, che prese il nome di Giovanni XXIII (1370ca-1419). Cossa era stato tra i più attivi per ricomporre la frattura tra Gregorio XII e Benedetto XIII, ma senza riuscirvi. Per questo tentò la strada di un concilio - che sarà poi quello di Pisa - e accettò di tirarsi da parte durante il concilio di Costanza (1414), per cercare di ricomporre la crisi.Nota di BastaBugie: l'autrice del precedente articolo, Luisella Scrosati, nell'articolo seguente dal titolo "La Sede vacante e il caso san Vincenzo Ferreri" spiega perché nemmeno in una situazione ingarbugliatissima, nata dall'incertezza sull'elezione di Urbano VI, si può dichiarare la Sede vacante.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 febbraio 2024:Nel 1409, dopo trent'anni di "convivenza" tra due papi (di cui solo uno, ovviamente, legittimo), il tentativo di risolvere la dolorosa e disorientante situazione era sfociata in uno strappo ulteriore: l'elezione di un "terzo papa", come si è visto, nella persona di Pietro Filagro (Alessandro V), durante il concilio di Pisa (1409). Ma torniamo indietro agli anni in cui vi erano "solo" due papi: quello di Roma e quello di Avignone. A sostenere la legittimità di Benedetto XIII, antipapa avignonese dal 1394 al 1423, vi era un grande santo: il dotto frate domenicano Vincenzo Ferreri (in valenciano, Vicent Ferrer; 1350-1419).Nato a Valencia ed entrato nell'Ordine dei Frati predicatori in giovanissima età, insegnò teologia nella città natale e venne notato per la sua preparazione dal cardinale aragonese Pedro de Luna, il futuro Benedetto XIII. Il cardinale aveva dapprima cercato di sostenere la legittimità di Urbano VI, per poi sostenere l'invalidità del conclave che lo elesse e divenendo così sostenitore dell'antipapa Clemente VII. Eletto "pontefice", scelse proprio Vincenzo Ferreri come suo confessore. San Vincenzo sosteneva la legittimità di Benedetto, ma non era indifferente alla grande lacerazione della cristianità, divisa tra due e poi tre obbedienze, che minacciavano di instaurarsi in modo perpetuo, portando avanti tre linee di successione di prelati che rivendicavano di essere il papa legittimo.Nel 1413, l'imperatore Sigismondo (1368-1437) convocò un concilio a Costanza, che si sarebbe svolto nel novembre dell'anno seguente, con il preciso scopo di risolvere lo scisma. Dei tre "papi", solo Giovanni XXIII, che quel concilio aveva appoggiato proprio con l'intento di uscire dalla crisi, accettò di presentarsi; ma proprio a lui venne riservato il trattamento più rude e scorretto: fu accusato ingiustamente di ogni nefandezza e deposto. La "leggenda nera" sul cardinale Baldassarre Cossa fu portata avanti per secoli, e solo di recente una preziosa monografia ne ha riscattato la memoria (M. Prignano, Giovanni XXIII. L'antipapa che salvò la Chiesa, Brescia, 2019, con prefazione del card. Walter Brandmüller): antipapa sì, ma non delinquente.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7731UTERO IN AFFITTO: NASCE FEMMINA E I COMMITTENTI CHIEDONO I DANNIAltre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): 12enne stuprata a scuola da un trans, in Polonia la TV di Stato si scusa, i dubbi del NYT sui minori trans, dopo Fiducia Supplicans pastorale sempre più arcobalenoda Provita & FamigliaUna coppia di uomini californiani ha citato in giudizio una clinica per la fertilità di Pasadena per violazione di contratto, negligenza medica, e violazione di normative varie a tutela dei consumatori, perché la surrogata ha partorito una femmina anziché un maschio, come era stato pattuito.L'avvocato dei Sanigers [Albert e Anthony], sposati nel 2013, ha spiegato che i due da sempre sognavano di avere due figli, entrambi maschi. Già prima di sposarsi, la coppia aveva scelto il nome per i loro futuri figli e aveva creato per loro un account Gmail.Dal momento in cui l'hanno contattata, sono stati espliciti con la clinica HRC e Kolb: potevano essere impiantati nell'utero della loro surrogata solo embrioni maschi.Invece, "negligentemente, sconsideratamente e/o intenzionalmente" hanno impiantato una femmina.Ed ora i due committenti dovranno sopportare anche un grande danno economico perché dovranno allevare tre figli, anziché i soli due bambini che avevano programmato.È noto che la merce deve avere le qualità previste dal contratto e pagate dagli acquirenti: è probabile che i Sanigers vinceranno la causa.Stupisce, però, che una coppia così desiderosa del loro primo bambino (o forse bisognerebbe dire "bambolotto"?) per nove mesi non si sia preoccupata di chiedere e guardare le immagini ecografiche: avrebbe potuto ordinare e ottenere l'aborto.Chissà, ora, come sarà la vita di quella bambina con due "papà" che già provano un tale risentimento verso di lei.A pensarci bene, però, una soluzione a tutto questo poteva esserci: dato che il sesso biologico non conta nulla, la coppia addolorata poteva dichiarare all'anagrafe che la bambina era un maschio e il problema sarebbe stato risolto.Quanto ai bambini maschi che prima o poi nasceranno, già con indirizzi Gmail, sarebbe interessante sapere se abbiano già anche siti OnlyFans personalizzati.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.DODICENNE STUPRATA A SCUOLA DA UN TRANSL'ASK Academy, una scuola privata di Rio Rancho (New Mexico), permette agli studenti maschi che si sentono donne di usare bagni e spogliatoi femminili. Ray (nome di fantasia), alunna 12enne, provava disagio a vedere maschi nei propri spazi, ma il personale scolastico le aveva detto di non giudicare e di rimanere in silenzio se avesse avuto qualche rimostranza da fare.Nell'ottobre del 2021 Ray venne stuprata. [...] Ray non disse nulla, finché la madre l'anno scorso, grazie alla lettura del suo diario, scoprì cosa fosse successo alla figlia. Ora la ragazzina assume farmaci per l'ansia e, quando è sola a casa, dorme con un coltello accanto a sé e vicino al proprio grosso cane.Ray è un irrilevante effetto collaterale della battaglia arcobaleno, ossia è un'altra vittima dell'ideologia LGBT e del politicamente corretto che pur di portare avanti le proprie istanze non guarda in faccia a nessuno.(Gender Watch News, 5 luglio 2023)IN POLONIA LA TV DI STATO SI SCUSAIn Polonia, diventato primo ministro il liberale Donald Tusk, molte cose stanno cambiando. In peggio. Anche sul versante dell'informazione pubblica. Ad esempio sono saltate tutte le teste alla guida della Tv pubblica - la TVP - della Radio polacca e dell'agenzia di stampa pubblica PAP.Nel programma di informazione della TVP - InfoTVP - il conduttore Wojciech Szelag, invitando alcuni attivisti LGBT in studio, si è profuso in scuse per come l'emittente TVP avesse trattato le comunità LGBT negli anni passati.«Per molti anni in Polonia parole vergognose sono state rivolte a numerose persone perché hanno scelto di decidere da sole chi sono e chi amano - ha detto Wojciech Szelag commovendosi - Le persone LGBT+ non sono un'ideologia ma persone; nomi specifici, volti, parenti e amici. Tutte queste persone dovrebbero sentire la parola "scusa" provenire da qualche parte. Quel posto è qui, dove ora mi sto scusando. Per otto anni si sono mostrati gli attivisti LGBT - ma anche la comunità LGBT - come una minaccia per la nazione polacca».In realtà durante il governo precedente a guida Pis la politica tentava semplicemente di tutelare i bambini dalla propaganda LGBT e si opponeva a derive ideologiche come le “nozze” gay o l'omogenitorialità. Ora il vento è cambiato e la voce della politica progressista andata al potere usa della TV di stato per fare propaganda arcobaleno.(Gender Watch News, 16 febbraio 2024)I DUBBI DEL NYT SUI MINORI TRANSIl New York Time, giornale ultraliberista, si fa anche lui delle domande sulla cosiddetta transizione sessuale dei bambini e ragazzi. L'anno scorso uscì un articolo dal titolo Hanno messo in pausa la pubertà, ma c'è un costo? e all'inizio di quest'anno un altro con il seguente titolo Quando gli studenti cambiano identità di genere e i genitori non lo sanno.La giornalista Pamela Paul, accennando all'apripista Olanda, sottolinea che «la pratica [dei bloccanti della pubertà] si è diffusa in altri paesi, con protocolli variabili, scarsa documentazione dei risultati e nessuna approvazione da parte del governo dei farmaci per tale uso, inclusa la Food and Drug Administration statunitense. Ma ci sono prove emergenti del potenziale danno derivante dall'uso dei bloccanti, secondo revisioni di articoli scientifici e interviste con più di 50 medici ed esperti accademici in tutto il mondo».La sua collage Katie Baker affronta poi il tema della carriera alias a scuola. Spesso i distretti scolastici non avvertono i genitori che la loro figlia o il loro figlio vuole farsi chiamare con un nome diverso. La Baker appunta: «I distretti hanno affermato di volere il coinvolgimento dei genitori, ma devono seguire le linee guida federali e, in alcuni casi, statali intese a proteggere gli studenti dalla discriminazione e dalle violazioni della loro privacy. [...] Ma dozzine di genitori i cui figli hanno scelto la transizione sociale a scuola hanno riferito al Times di sentirsi maltrattati dagli educatori i quali sembravano pensare che loro - e non i genitori - sapessero cosa fosse meglio per i loro figli». E qui sta il punto: la privacy deve cedere il posto al diritto dovere dei genitori di educare i figli non ancora emancipati. Rimanendo fermo il punto, però, che qualsiasi carriera alias non è accettabile dal punto di vista morale.(Gender Watch News, 19 febbraio 2024)DOPO FIDUCIA SUPPLICANS PASTORALE SEMPRE PIÙ ARCOBALENODue iniziative proposte in casa cattolica ma non cattoliche. La prima: il gruppo Kairos propone una serie di incontri dal titolo A piccoli passi... Titolo del primo incontro: Pastorale LGBTQ+ ma in che senso?La seconda iniziativa, promossa dall'Azione cattolica, dal Centro culturale San Rocco e la Tenda di Gionata e dal titolo Strade dell'amore, prevede tre incontri: L'omosessualità nella Bibbia; La scoperta dell'omosessualità nella famiglia; I cammini dei cristiani LGBT+ e dei loro genitori nelle nostre comunità cristiane.Un paio di riflessioni. È errata la qualificazione cristiani o cattolici o pastorale LGBT o omosessuale, perché i due termini non possono stare insieme dato che l'omosessualità e la transessualità non hanno nulla di naturale e quindi contrastano con la volontà di Dio. Sarebbe sensato, ad esempio e solo per fare un'analogia, parlare di cristiani ladri o di pastorale furtiva?Seconda riflessione: dopo Fiducia supplicans è ormai completamente tramontata l'idea di avere una pastorale che indichi come verità antropologica l'uscita dall'omosessualità. Le iniziative pastorali di questo tipo servono solo per rafforzare il proprio orientamento omosessuale o il proprio disturbo attinente alla sfera dell'identità sessuale, costringere i fedeli ad accettare ciò che per buon senso rifiuterebbero e permettere a persone omosessuali e transessuali di occupare sempre più ruoli all'interno della Chiesa.(Gender Watch News, 14 marzo 2024)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7702MUORE VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA, ESCLUSO DALLA SUCCESSIONE PER IL SUO MATRIMONIO di Stefano ChiappaloneCon la morte di Vittorio Emanuele di Savoia [...] torna sotto i riflettori il casato che ha cinto la corona d'Italia dal 1861 al 1946, ma - insieme alle non poche controversie che lo hanno coinvolto in vita - anche l'annosa questione di chi sia il “vero” capo di casa Savoia, dopo la morte di Umberto II, l'ultimo re d'Italia deceduto in esilio nel 1983. In sintesi: prosegue il ramo Savoia-Carignano, con Vittorio Emanuele e ora suo figlio Emanuele Filiberto? Oppure, come altri sostengono, sarebbero subentrati i cugini del ramo Savoia-Aosta, con Amedeo (morto nel 2021) e ora suo figlio Aimone? E perché? La questione è apparentemente “di nicchia”, ma tutt'altro che priva di interesse, essendo legata alla storia del nostro Paese e - perché no? - a un ipotetico futuro sovrano, in caso di improbabile ma non impossibile ritorno della monarchia, cui si intreccia anche una profezia attribuita a san Pio da Pietrelcina.Il “nocciolo” della disputa risale al 1970 per via del matrimonio tra Vittorio Emanuele e Marina Ricolfi Doria: non essendo la sposa di famiglia reale, in mancanza di assenso di Umberto II, lo sposo sarebbe stato escluso dalla successione. Assenso necessario secondo le norme di casa Savoia per ogni matrimonio (diseguale o meno), ma se «contratto con persona di condizione e stato inferiore (...), tanto i contraenti, che i discendenti da tale matrimonio, si intenderanno senz'altro decaduti dal possesso dei beni e dei diritti provenienti dalla Corona e dalla ragione di succedere nei medesimi». Salvo «qualche singolare circostanza» che spingesse il sovrano a dare il beneplacito, come stabilito nel 1780 dalle Regie Patenti di Vittorio Amedeo III, re di Sardegna.LA SOLENNE AMMONIZIONENorme che Umberto II, non più re ma pur sempre capo di casa Savoia, ribadiva in una lettera del 25 gennaio 1960 al figlio, all'epoca fidanzato con l'attrice Dominique Claudel, «in modo che tu sappia con esattezza in quale situazione verresti a trovarti», richiamandosi «alla legge della nostra Casa, vigente da ben 29 generazioni e rispettata dai 43 Capi Famiglia, miei predecessori, succedutisi secondo la legge Salica attraverso matrimoni contratti con famiglie di Sovrani. Tale legge, io 44mo Capo Famiglia, non intendo e non ho diritto di mutare, nonostante l'affetto per te». Umberto era netto sulle conseguenze: «la tua decadenza da qualsiasi diritto di successione come Capo della Casa di Savoia e di pretensione al trono d'Italia, perdendo i tuoi titoli e il tuo rango e riducendoti alla situazione di privato cittadino. Perciò tutti i diritti passerebbero immediatamente a mio nipote Amedeo, Duca d'Aosta». Vittorio Emanuele il 25 aprile 1960 riconosceva «la situazione nella quale verrei a trovarmi se decidessi di rinunciare alle mie prerogative e mi sposassi con una donna - qualunque essa fosse - non di sangue reale» e la relativa situazione anche «sotto l'aspetto strettamente dinastico».L'ammonimento si ripeté il 18 luglio 1963, quando l'ex sovrano riprese carta e penna dopo aver letto un'intervista al figlio circa le possibili nozze (poi di fatto avvenute) con Marina Doria, vedendosi costretto a «ripeterti, parola per parola, quanto ebbi a scriverti il 23 [sic] gennaio 1960, in una simile circostanza». «L'intervista non rispecchia il mio pensiero», rispose Vittorio Emanuele il 25 agosto in calce alla lettera paterna. Fatto sta che qualche anno dopo quel matrimonio che “non s'aveva da fare” si fece nel 1970 a Las Vegas, con rito civile, all'insaputa del padre. Quello religioso seguì l'anno dopo a Teheran.LA PROFEZIA DI PADRE PIOA dirimere la questione nel frattempo insorta fra i due rami fu chiamata nel 2001 la Consulta dei Senatori del Regno, fondata nel 1955 da ex senatori attivi durante la monarchia e poi man mano rinnovatasi per le evidenti necessità anagrafiche. Il risultato, in breve, fu che invece di sciogliere il nodo si spaccò in due anche la Consulta. Da allora di Consulte ce ne sono due: una, presieduta dal medico Pier Luigi Duvina, che riconosce la successione di Vittorio Emanuele (e di Emanuele Filiberto), l'altra, presieduta dallo storico Aldo Alessandro Mola, che invece riconosce i Savoia-Aosta (Amedeo e Aimone) quali legittimi successori di Umberto II. Il picco di tensione tra i due rami si raggiunse però nel 2004 alle nozze reali di Felipe VI di Spagna quando lo scontro divenne anche fisico e Marina Doria dovette andare a scusarsi con Amedeo che aveva appena rimediato un pugno dal cugino Vittorio Emanuele.Anche prescindendo dalla querelle matrimoniale relativa a Vittorio Emanuele, un altro elemento avrebbe nel tempo giocato a favore del ramo Savoia-Aosta: la legge salica - che attribuisce il trono solo agli eredi maschi - anch'essa richiamata nella lettera di Umberto II del 1960. Emanuele Filiberto non ha fratelli e ha due figlie femmine che pertanto non sarebbero entrate nella linea di successione se il nonno Vittorio Emanuele all'inizio del 2020 non avesse dichiarato abolita la legge salica, legiferando a tutti gli effetti come capo di Casa Savoia e pertanto considerandosi tale. Decisione che ha suscitato malumori tra i rami del casato, dichiarata da Amedeo «nulla, tanto più perché proveniente da persona esclusa dalla successione dinastica», attraverso un comunicato. [...]Da capofamiglia si presenta Aimone, che invia le condoglianze ai parenti dal sito intitolato Casa Reale di Savoia. E c'è chi vede in Aimone l'uomo della profezia sul crollo della monarchia e sul suo ritorno per mano di un ramo collaterale, attribuita a san Pio da Pietrelcina, che negli anni '30 avrebbe predetto - il condizionale è d'obbligo - alla futura regina Maria José: «Un ramo della pianta seccherà, ma un altro ramo germoglierà portando copiosi frutti». [...]Nota di BastaBugie: in merito alla profezia di padre Pio accennata alla fine dell'articolo ecco cosa si trova scritto su Wikipedia.Secondo una profezia, padre Pio da Pietrelcina avrebbe previsto la fine del Regno d'Italia, l'estinzione del ramo principale dei Savoia discendenti da Umberto I e il successivo ritorno della monarchia in Italia con il ramo collaterale dei Savoia-Aosta. Nella cripta dove riposano i resti mortali del frate, a San Giovanni Rotondo, è presente un grande bassorilievo commissionato nel 1968 da Gian Paolo Quinto e modellato dallo scultore Cesarino Vincenti, intitolato Maestà e Bellezza ti stanno intorno. L'opera raffigura la Sacra Famiglia attorniata da un gruppo di persone raccolte in preghiera, fra le quali spicca un uomo che, nonostante l'opera sia stata realizzata quando Aimone aveva solo un anno, ha il viso di Aimone di Savoia-Aosta da adulto, con sulle spalle il collare dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7690SANT'ANTONIO ABATE E LA BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI di Don Stefano BimbiLa vita di Sant'Antonio abate è descritta nella Vita Antonii di Sant'Atanasio, vescovo di Alessandria e dottore della Chiesa, che ebbe da lui un aiuto nella lotta contro l'arianesimo. Questa era l'eresia combattuta dal Concilio di Nicea per eliminare l'idea che Gesù fosse solo uomo e non vero Dio. Sant'Antonio è considerato il fondatore del monachesimo orientale, mentre quello occidentale si fa risalire a San Benedetto da Norcia. Risale al santo anche il nome dell'herpes zoster, popolarmente noto come fuoco di sant'Antonio, una malattia virale della cute e delle terminazioni nervose, causata dal virus della varicella infantile.VITA DI SANT'ANTONIOSant'Antonio nacque a Coma un villaggio del Basso Egitto nel 251, figlio di benestanti contadini cristiani. Rimase orfano a vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare. Sentì presto la vocazione ascoltando il vangelo dove Gesù dice al giovane ricco «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri» (Mt 19,21). Distribuiti i beni ai poveri e sistemata la sorella, iniziò a vivere come un anacoreta nel deserto attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità.In una visione vide un eremita che passava la giornata tra la preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo capì che, oltre alla preghiera, si sarebbe dovuto dedicare ad un'attività concreta. Diventerà il principio dell'ora et labora che caratterizzerà anche in Occidente la vita monastica da San Benedetto in poi.Sant'Antonio condusse quindi una vita ritirata in perfetta solitudine. I frutti del lavoro gli servivano per sostentarsi, ma anche per fare la carità ai poveri. Nei primi anni di vita ritirata fu tormentato da tentazioni fortissime, inclusi dubbi sul senso della vita solitaria. Consultando altri eremiti fu esortato ad andare avanti. Anzi gli fu consigliato di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Fu così che, indossando solo un rude panno, si chiuse in una tomba nella roccia. Qui fu aggredito e percosso dal demonio; senza sensi fu trovato dalle persone che si recavano spesso da lui per portargli del cibo. Fu portato nel villaggio, dove guarì.In seguito Sant'Antonio si spostò sul monte Pispir, vicino al Mar Rosso, dove si rinchiuse in una vecchia fortificazione. Vi rimase per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva portato due volte all'anno. Anche qui fu tormentato dal demonio. Alla fine molte persone, per stargli vicino e chiedergli consiglio e aiuto, abbatterono le mura del suo rifugio. Sant'Antonio allora si dedicò a guarire i sofferenti ed a liberare gli indemoniati.Durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia rientrò ad Alessandria per confortare i cristiani che venivano ferocemente perseguitati. Tornata la pace, Sant'Antonio visse i suoi ultimi anni nel deserto. Morì all'età di 105 anni il 17 gennaio del 356. Ecco perché la sua festa si celebra il 17 gennaio di ogni anno.PROTETTORE DEGLI ANIMALI DOMESTICISant'Antonio è ricordato anche come protettore degli animali domestici e viene raffigurato con un maiale che reca al collo una campanella. Per la sua festa la Chiesa benedice gli animali e le stalle. Ci si potrebbe chiedere se sia il caso di benedire gli animali oppure se sia solo una moda derivante dalla diffusione degli animali come surrogati di un figlio, ma la risposta non può che essere affermativa. Infatti il primo a benedire gli animali è stato Dio stesso. Come ci ricorda la Genesi, dopo aver creato gli animali Dio li benedisse dicendo: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra» (Gn 1,22). Siate fecondi e moltiplicatevi vuol dire crescere di numero, cioè godere di buona salute per avere lo sviluppo voluto da Dio. Purtroppo con il peccato originale anche la natura animale partecipa della ferita della natura umana e quindi anche gli animali sono soggetti alle malattie e alla morte. Inoltre il Diavolo non solo può colpire gli uomini, ma anche i beni che a lui appartengono e quindi, tra questi, anche gli animali. Le benedizioni per gli animali si trovano nel Rituale Romanum. C'è anche una benedizione se sono colpiti da gravi infermità chiedendo a Dio che venga cancellato ogni diabolico potere su di loro.Certamente il fatto che la Chiesa benedica gli animali, non vuol dire che questi abbiano la stessa dignità degli uomini. Oggi va di moda difendere i diritti degli animali (contro i diritti degli uomini), come prima erano stati esaltati i diritti degli uomini (contro i diritti di Dio). È quindi bene ricordare che anche Hitler fu un animalista (e vegetariano). A prova di ciò basti sapere che una delle prime leggi che fece approvare proibiva la vivisezione sugli animali. Sappiamo come è andata a finire... gli esperimenti sono stati fatti sugli uomini.L'IDEOLOGIA ANIMALISTAPurtroppo l'ideologia animalista sta permeando sempre più la società e ciò è dovuto anche alla massiccia campagna per i presunti diritti degli animali sui mezzi di comunicazione. Ad esempio è frequente trovare nei tg un servizio che parli di cura degli animali o di ingiusti maltrattamenti nei loro confronti. È talmente assillante che ormai pare quasi introdotto un nuovo genere di peccato: l'abbandono degli animali. Vorrei invece ricordare che abbandonare un animale non è un peccato. Può essere una cosa non bella, ma non è un peccato. Semmai abbandonare un anziano è un peccato, però di questo raramente parlano i tg, per cui, sono certo, alla frase "abbandonare un animale non è un peccato" si troverebbero molte persone indignate. Eppure basterebbe ricordar loro che decidere cosa è peccato non è compito della televisione, ma di Dio.Sempre nei succitati servizi televisivi capita spesso che per descrivere i maltrattamenti sugli animali si arrivi a dire "animali trattati in modo disumano". Ora mi pare evidente che l'espressione riveli che esiste una gerarchia nella natura umana che prevede che l'uomo sia superiore agli animali. E ciò è confermato dall'altra espressione usata quando invece sono maltrattati degli uomini, si dice infatti "uomini trattati come bestie".In conclusione, per la festa di Sant'Antonio la Chiesa benedice gli animali perché li considera creature che Dio ha messo al fianco dell'uomo per migliorare la sua vita. La posizione della Chiesa, bene espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica, mi pare equilibrata e secondo verità. E profondamente contraria alle ideologie del mondo che si rivelano, al contrario, fortemente disumane. Hitler docet!Nota di BastaBugie: per approfondire l'articolo di Don Stefano Bimbi alla luce di quello che insegna la Chiesa riportiamo cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica sugli animali.2416 - Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d'Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali.2417 - Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine. È dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l'uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane.2418 - È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. È pure indegno dell'uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini. Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell'affetto che è dovuto soltanto alle persone.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7671SE ''LOVE IS LOVE'' PERCHE' NON INNAMORARSI DI UN ALBERO?Le scuole della California promuovono attivamente il transgenderismo nei minori tramite materiali audiovisivi, sollevando preoccupazioni e sdegno tra i genitori e gli attivisti pro family. Il distretto scolastico di Hayward, infatti, che serve oltre 19.000 studenti dalla scuola materna alle superiori, ha adottato un approccio educativo controverso, incoraggiando gli studenti a guardare film che normalizzano il transgenderismo infantile e promuovono trattamenti come i bloccanti della pubertà.In particolare, l'HUSD ha creato un elenco di "film inclusivi LGBTQ", inclusi film destinati agli studenti dalla quinta elementare in su, che mirano a mostrare "la diversità delle esperienze di genere". Uno di questi film, per fare un esempio, è incentrato su una ragazza di 12 anni che esplora la sua identità di genere e riceve un trattamento medico per ritardare lo sviluppo fisico. Un vero e proprio tentativo di indottrinare i bambini su questioni di genere e sesso, spingendo attivamente l'ideologia di genere e sovvertendo i valori scientifici e biologici.Le preoccupazioni crescono anche a causa della promozione di film che criticano le concezioni tradizionali del sesso. Un altro esempio è "Straightlaced: How Gender's Got Us All Tied Up", un film che mette in discussione i ruoli di genere tradizionali e incoraggia alla fluidità di genere.Il distretto sta anche promuovendo un programma di libri per le scuole elementari che si concentra su storie che includono strutture familiari non tradizionali, come famiglie con due mamme o due papà, e temi di identità di genere. Questo approccio è stato denunciato da genitori e associazioni come un'intrusione ideologica nell'educazione dei bambini, distogliendo l'attenzione da temi educativi fondamentali.Inoltre un documento del distretto sulle risorse "inclusive, anti-pregiudiziali, antirazzisti, LGBTQIA+" vorrebbe indirizzare a elenchi di libri LGBT per bambini piccoli. Questo orientamento pedagogico è dunque un tentativo di plasmare e influenzare le giovani menti su temi delicati e complessi, senza un'adeguata considerazione delle implicazioni etiche e psicologiche a lungo termine.Un modo, da parte del distretto scolastico, per promuovere un'agenda pro-transgender tra i giovani studenti, ignorando le preoccupazioni dei genitori e la necessità di un approccio più equilibrato e attento alla questione dell'identità di genere e del benessere dei minori.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Sono ecosessuale" si parla di una canadese (una donna, non una tenda, perché in tal caso poteva essere) che si è innamorata di una quercia e prova per essa un'attrazione sessuale.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 gennaio 2024:La canadese Sonja Semyonova, 45 anni, è ecosessuale. Ossia si è innamorata di una quercia e prova per essa un'attrazione sessuale.La quercia, a suo dire, la riempie di «un'energia erotica ». L'incontro con la quercia è avvenuto nelle sue passeggiate quotidiane nel bosco fuori casa. La donna spiega che «c'era in essa un erotismo con qualcosa di così grande e così vecchio che mi attraeva. Ho notato una connessione con l'albero. Mentirei se dicessi l'opposto».L'ecosessualità è una delle infinite conclusioni logiche dell'omosessualità, anzi: del principio che ogni affetto è amore ed è dunque sano. Se una persona si può innamorare di una persona dello stesso sesso perché non può innamorarsi di una pianta? Si obietterà che nell'omosessualità si prova attrazione verso una persona e non verso un vegetale. Ma, volendo fare l'avvocato del diavolo, è discriminatorio affermare che l'amore possa essere confinato solo nello stretto recinto della nostra specie, escludendo così i vegetali e gli animali. Come l'amore vero può essere espresso per una persona dello stesso sesso o di sesso differente e, così l'amore vero può essere espresso per un essere della stessa specie o di specie differente. Tra l'altro, come l'omosessualità è per sua natura infeconda, parimenti anche l'ecosessualità.Continuando ad argomentare secondo la logica LGBT, è solo una sovrastruttura culturale ecofoba, una ristrettezze di vedute che ci spinge ad escludere le piante dal raggio del nostro amore. Chi siamo noi alla fine per giudicare la signora Semyonova? Fa del male a qualcuno con il suo amore ecosostenibile? E non è forse questo un'alta espressione dell'ambientalismo? Non dobbiamo forse noi amare il creato? E allora questa donna canadese non sta semplicemente dando forma particolare a questo nostro doveroso amore? "Love is love" is green.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7663SACERDOTE SCOMUNICATO PERCHE' AFFERMA CHE PAPA FRANCESCO NON E' UN VERO PAPA di Luisella ScrosatiLe sanzioni adottate dal vescovo di Livorno, monsignor Simone Giusti, ai danni del parroco di San Ranieri in Guasticce, don Ramon Guidetti, hanno fatto il giro del mondo. Il 1° gennaio 2024, il Cancelliere vescovile, don Matteo Giavazzi, ha comunicato al clero e ai fedeli diocesani che don Guidetti è incorso nella scomunica latæ sententiæ per il fatto di aver compiuto «un atto di natura scismatica» durante la Celebrazione eucaristica del 31 dicembre 2023, «rifiutando la sottomissione al Sommo Pontefice e la comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti».Cerchiamo di capire come sono andate le cose. Durante la Messa del 31 dicembre scorso, don Guidetti ha pronunciato una lunga omelia di circa venti minuti, salutata con un applauso finale, nella quale il parroco ha sostanzialmente spiegato che Benedetto XVI non avrebbe mai rinunciato al munus petrino e dunque sarebbe rimasto papa fino al giorno della sua morte; Francesco non sarebbe dunque un vero papa. Nell'omelia don Guidetti ha salutato «padre Alessandro Maria Minutella», il sacerdote palermitano scomunicato nel 2018 e dimesso dallo stato clericale nel novembre del 2021, come «paladino della verità». Quindi ha nominato i sette sacerdoti che si sono uniti a Minutella nel Sodalizio Sacerdotale Mariano, secondo don Guidetti, «i Magnifici sette», tutti colpiti da sanzioni ecclesiastiche.Verso la metà dell'omelia, don Guidetti ha iniziato ad alzare i toni, riferendosi alla «falsa chiesa, del signor Bergoglio e dei suoi mercenari», criticando preti, vescovi, cardinali «che continuano a girarsi i pollici e sanno tutto», ossia «sanno che c'è uno scisma da dieci anni, sanno che c'è la massoneria che governa, sanno che costui non è il papa, lo sanno ma tacciono. E poi ti tacciano». Quindi il riferimento a Bergoglio come all'«innominato, non lo nomino (...) massone, un gesuita massone legato ai poteri mondialisti, usurpatore e antipapa». E l'annuncio: «Ed ecco che da domani, a questi valenti sacedoti si aggiunge il sottoscritto».SCOMUNICA LATÆ SENTENTIÆQueste le parole più significative dell'omelia. Mons. Giusti ha aggiunto alcuni dettagli della vicenda nella sua intervista a Il Telegrafo di Livorno; don Ramon «era stato già ammonito a non compiere quell'atto prima di Natale e alla fine aveva convenuto di soprassedere alle sue intenzioni, capendo la gravità della cosa. Poi alla messa del 31 dicembre la sua dichiarazione di rottura, a quel punto inattesa, contestando l'elezione di Papa Francesco, il suo ministero e la sua autorità, celebrando non in comunione con il Papa, con atteggiamento scismatico». Il vescovo di Livorno chiarisce dunque che il sacerdote era già stato richiamato ed aveva, apparentemente, accettato il richiamo. Inoltre, don Guidetti ha celebrato una Messa non una cum, ossia una Messa nella quale, durante la Preghiera eucaristica, non si è menzionato il Papa, come avviene nel tempo di sede vacante.Continua il vescovo: «L'ho chiamato lo stesso 31 dicembre dopo la messa e non ha risposto. Lui aveva già fatto i bagagli e aveva lasciato le chiavi non a me, ma ad una signora della parrocchia, andandosene via subito dopo, risucchiato in gruppi scismatici che si contrappongono alla Chiesa. Era stato tutto preordinato». Dunque, la decisione presa dal vescovo di rendere nota la scomunica latæ sententiæ, nella quale il sacerdote è incorso ipso facto per scisma, appare motivata da più atti di natura scismatica compiuti dall'ex parroco: dichiarazione pubblica che Francesco non è papa, rifiuto di celebrare una cum, abbandono repentino della parrocchia per unirsi a un sodalizio scismatico.La conferma dell'adesione ad uno scisma, proviene dalla bocca dello stesso don Guidetti, che così ha commentato le sanzioni del vescovo di Livorno: «Ci farò una bella cornicina e lo appenderò al muro e sarà qualcosa di cui mi vanterò ben volentieri», disconoscendo in questo modo l'autorità del proprio vescovo.Per quanto sia indubbiamente indisponente vedere sanzioni che scattano con estrema velocità verso quei sacerdoti che criticano l'attuale pontificato, mentre non vengono comminate o addirittura tolte ad abusatori plurimi ed eretici, rimane il fatto che le sanzioni prese da mons. Giusti sono corrette. Questo punto va chiarito: don Guidetti non ha semplicemente criticato, anche con toni forti, azioni, parole, documenti di questo pontificato, ma ha usurpato il giudizio della Chiesa su chi sia o non sia il legittimo pontefice. Il problema non è avere dubbi in foro interno, purché fondati; ma riconoscere che si tratta appunto di dubbi, che attendono un giudizio da parte della sola autorità che si può pronunciare in questo ambito: la Chiesa.SAN TOMMASO D'AQUINOOltre alla chiara posizione di san Roberto Bellarmino sulla questione del papa eretico (vedi nota in fondo a questo articolo), bisogna ricordare la posizione classica di san Tommaso (cf. Summa Theologiæ III, q. 82, a. 9): è solo a partire dalla sentenza della Chiesa che diviene lecito e obbligatorio non comunicare più con scismatici, eretici e scomunicati, ossia non partecipare alle loro messe e non ricevere da loro i sacramenti. Discorso analogo vale per la legittimità di un papa, che è stato riconosciuto tale dall'universalità della Chiesa, in quanto dubbi sono stati sollevati solo molto tempo dopo (sul finire del 2015 circa) e non hanno mai trovato eco tra i membri legittimi dell'episcopato. Prima di una eventuale sentenza della Chiesa, chiunque si arroghi il diritto di giudicare della legittimità di un papa usurpa il giudizio della Chiesa.Rimane un altro fatto, che deve far riflettere. L'omelia di don Ramon è stata accolta da uno scroscio di applausi. Né si può tacere che vari movimenti scismatici, incluso il Sodalizio Sacerdotale Mariano, stanno vedendo affluire sempre più simpatizzanti. È un dato di fatto: la sempre più marcata confusione e grave problematicità di questo pontificato sta spingendo sempre più persone fuori dalla Chiesa. E questo problema non lo si risolve sanzionando, seppur giustamente, uno o più sacerdoti. La rabbia e l'agitazione stanno crescendo a dismisura tra i fedeli e il clero, portando ad assumere posizioni che, anziché soccorrere la Chiesa, la feriscono ancora di più, oltre che mettere in serio pericolo la salvezza delle anime. Fiducia supplicans è stata una ulteriore tragica e colpevole spinta in questo senso.I pastori della Chiesa devono assumersi la responsabilità di questa parte del gregge, andare loro incontro per tutte le loro legittime richieste, senza continuare a inacerbirsi contro questi fedeli, i quali hanno bisogno di liturgie sacre, di sana dottrina, di vicinanza effettiva ed affettiva da parte dei loro pastori. E devono farlo capire a papa Francesco, che è all'origine di misure e parole sempre più esasperanti.Nota di BastaBugie: l'autrice del precedente articolo, Luisella Scrosati, nell'articolo seguente dal titolo "Un Papa eretico? Cosa ne pensava san Roberto Bellarmino" parla del giudizio su un eventuale Papa eretico. San Bellarmino aveva chiaro che nessuna autorità umana può deporre un Papa.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 3 dicembre 2023:La condanna post mortem di papa Onorio è un fatto storico. Non è affatto certo che tale condanna fosse ben meritata, ma è invece pacifico che essa si trovi nero su bianco negli atti di tre concili, approvati dai romani pontefici. La questione merita una "digressione".Quella del "papa eretico" è certamente una possibilità remota, ma non per questo irreale o impossibile. Ed è una vexata quæstio, che da ipotesi teologica è divenuta, nell'ultima metà di secolo, motivo di numerosi scismi. Il punto critico e forse insuperabile del problema sta nel principio inviolabile per cui prima sedes a nemine iudicetur - la prima Sede, ossia la Sede Apostolica, non può essere giudicata da nessuno. Dunque, se non può essere giudicata, chi può deporre il papa eretico?Cercando di semplificare, senza tradire il pensiero soggiacente alle differenti correnti contemporanee sedevacantiste, la loro tesi di fondo è che un papa manifestamente eretico si separa da sé dalla Chiesa, decadendo così dall'ufficio petrino. Non si tratterebbe dunque di giudicare il papa, ma semplicemente di discernere che il papa non è più tale, a causa della sua eresia. Né si tratterebbe di deporlo, ma di prendere atto che si è deposto da sé con la propria eresia o, se si preferisce, che è stato deposto dalla legge divina.Questa posizione assomiglia molto alla seconda delle cinque tesi discusse da san Roberto Bellarmino, nel suo De Romano Pontifice, secondo la quale il papa eretico è deposto ipso facto da Dio e quindi separato dalla Chiesa, della quale dunque non è più papa. L
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7644IL NUOVO PRESEPE PIU' INCLUSIVO, LAICO E GREEN di Raffaella FrulloneCosa non si fa in nome dell'inclusione. Anche a Natale. Prima vennero le maestre di Agna, nel padovano, preoccupate del nome "Gesù" nelle canzoncine per i bimbi, che hanno sostituito ad un più melodico "cucù". D'altra parte perché questa smania di citare Gesù? Manco fosse il protagonista della festa. Travolte dalle polemiche si sono scusate: «Non era assolutamente nostra intenzione mancare di rispetto ai bambini e alla comunità intera - hanno detto-. Tutto ciò che viene fatto nella scuola è sempre stato a favore della crescita, per una formazione umana, culturale e civile dei bambini». Ci sarebbe da chiedersi come il "cucù" potesse contribuire alla crescita umana, culturale e civile, ma teniamo buone almeno le scuse.Che pare non siano invece arrivate da don Vitaliano Della Sala, parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Capocastello, frazione di Mercogliano, nell'avellinese, che per questo Natale ha allestito un presepe "con due mamme", "due Madonne" per la precisione, e senza san Giuseppe. «La logica dell'inclusività è l'avvenire della Chiesa» aveva spiegato, intanto ed essere escluso era stato il padre putativo di Gesù, espunto da quella grotta di Betlemme in cui sono arrivati proprio perché ce li ha portati Giuseppe per il censimento. Immediatamente ha reagito un altro parroco campano, don Maurizio Patriciello, che ha chiesto a don Vitaliano di rimettere San Giuseppe al proprio posto. Detto fatto, San Giuseppe è stato rimesso nel presepe, ma accanto alle due Madonne, che lì sono rimaste perché secondo don Vitaliano «bisogna accogliere queste famiglie».Se il quadro è questo dunque, perché stupirsi se "Più Europa" propone ben quattro versioni alternative della natività? Sulle sue pagine social infatti il partito europeista nato dai Radicali ha ben pensato di augurare "buone feste" con un collage di quattro varianti di altrettante natività arcobaleno, c'è quella "con due Madonne", quella "con due San Giuseppe", quella con il Bambino Gesù nero, quella con la Madonna e Gesù neri, ma senza San Giuseppe. Il testo è eloquente: «Il bello delle tradizioni è che possono cambiare. Buone feste da +Europa ».E così quella formazione che alle ultime politiche non è riuscita a sforare la soglia di sbarramento del 3% è tornata a far parlar di sé. Per una campagna che non è stata apprezzata nemmeno dai suoi. Tra chi ha detto addio al partito c'è stata Anita Likmeta, imprenditrice italo albanese, che ha postato su Facebook il suo dissenso: «Se +Europa pensa di difendere la diversità con ammiccamenti ipocriti alla tradizione, io per il ruolo della Madonna lesbica non sono disponibile. Addio a Più Europa e buon suicidio politico (non assistito)!»Niente di nuovo sotto il sole. Oggi come ieri il cristianesimo è un facile bersaglio di chi cerca di espungere l'origine della vita dall'orizzonte comune, ma è una battaglia persa. Se sopravvive al peccato dei fedeli, a certi sacerdoti persi nelle loro miserie ed eresie, perché la Chiesa dovrebbe soccombere per un partito che molti nemmeno ricordano più?Nota di BastaBugie: siccome a Natale siamo più buoni, forniamo noi le indicazioni per il prossimo anno che possono essere utili alle scuole e alle parrocchie che vogliono mantenersi al passo con i tempi.Auguri con il nuovo presepe più inclusivo, laico e green.Non contiene animali per evitare accuse di maltrattamenti. Non contiene Maria, perché propone l'immagine di una donna prona al patriarcato. Quella del falegname Giuseppe non c'è perché il sindacato non ne autorizza l'uso. Gesù Bambino è stato rimosso perché non ha ancora scelto il suo sesso, se sarà maschio, femmina o qualcos'altro.Non contiene più i Magi, perché potrebbero essere migranti e uno di loro è nero (discriminazione razziale, xenofoba). Non contiene la stella cometa per ridurre l'impatto ambientale e l'inquinamento luminoso. Inoltre, non contiene più gli angeli per non offendere gli atei, i musulmani e le altre credenze religiose.Infine, abbiamo eliminato la paglia, a causa del rischio di incendio, perché non conforme alla norma europea 69/2023/CZ. È rimasta solo la capanna, realizzata in legno riciclato proveniente da foreste conformi agli standard ambientali ISO, alta esattamente 2.70 m, il minimo per ottenere l'abitabilità.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7518COSA RESTA DELLA GMG? UN PRESUNTO MIRACOLO E UNA QUASI CERTA IGNORANZASe c'era una storia veramente speciale che questa Gmg di Lisbona poteva lasciarci, questa lo è senza dubbio. Secondo quello che ha riportato la radio spagnola COPE, Jimena, una ragazza di 16 anni di Madrid, presente a Lisbona insieme a un gruppo dell'Opus Dei, ha recuperato la vista a Fatima quando ha ricevuto la Comunione, proprio nel giorno della festa della Vergine della Neve, alla quale stava facendo una novena di preghiera per chiedere il miracolo della sua guarigione.«Ho aperto gli occhi e vedevo perfettamente», così ha testimoniato la ragazza che da due anni e mezzo è praticamente cieca a causa di una progressiva perdita della vista. Il fatto sarebbe accaduto la mattina del 5 agosto, mentre anche il Santo Padre recitava il Rosario nel Santuario di Fatima.Nell'audio della radio spagnola COPE (potete ascoltarlo nel video qui sopra) la ragazza spiega che quella mattina si è svegliata come al solito da due anni e mezzo a questa parte, e cioè «vedendo super sfocato». Quindi ha raccontato di essere «andata a messa con i miei amici perché siamo alla GMG» e «dopo aver ricevuto la Comunione sono andata alla mia panca e ho iniziato a piangere molto perché era l'ultimo giorno della novena e volevo guarire e ho chiesto molto favore a Dio e quando ho aperto gli occhi ci vedevo perfettamente».«Era troppo», racconta concitata, e «dobbiamo ringraziare molto per il miracolo, perché ho visto l'altare, il Tabernacolo, c'erano i miei amici e ho potuto vederli perfettamente. Mi sono accorta che avevano due anni e mezzo in più di quanto li ricordassi, sono un po' cambiati, ma sono sempre loro. E poi mi sono guardata allo specchio più tardi, sono un po' cambiata anch'io...».La giovane si dice «super felice» e ringrazia tutti coloro che hanno fatto parte del gruppo di preghiera per la novena. «Questa è stata una prova di fede, la Vergine mi ha fatto un grande dono che non dimenticherò», rimarca.Il cardinale Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona e presidente della Conferenza episcopale spagnola (CEE), ha detto ad Aci prensa che questo possibile miracolo è «una grazia di Dio», rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa al termine della GMG dal parco Eduardo VII di Lisbona.Il cardinale poi ha detto che è stato in grado di parlare con Jimena attraverso una videochiamata e che lei ha spiegato cosa è successo. «La ragazza era estremamente emozionata», ha aggiunto il cardinale, «era cieca da tempo e da due o tre anni imparava il metodo braille».Inoltre, il porporato ha sottolineato che Jimena «ha dovuto leggere la preghiera di ringraziamento quel giorno alla Messa con il gruppo di Madrid» e che, dopo aver ricevuto la Comunione, ha potuto leggerla senza alcun problema. La giovane ha anche raccontato al Cardinale che era «da nove giorni che chiedevano alla Vergine la sua guarigione».Infine, Omella ha precisato che il miracolo «poi dovranno valutarlo i medici, com'era, se lo era, se si poteva curare o meno. Ma finora per la ragazza è stato un grande evento. Diciamo un miracolo. Non vedeva e ora vede. Adesso i dottori potranno dire il resto, ma lei torna a casa e ci vede».Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "I giovani di Lisbona e la DSC" Stefano Fontana esprime delle riserve sul fatto che si invitano i giovani ad agire, ma senza dargli i riferimenti dottrinali per impegnarsi nelle cause giuste alla luce del vangelo e non del mondo.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 agosto 2023:I giovani a Lisbona erano tanti. Chi si interessa di Dottrina sociale della Chiesa si chiede se e quanti di loro, tornati a casa, si daranno da fare in questo campo. So bene che la GMG non era dedicata a questo, però ai giovani è stato dato un forte invito a "sporcarsi le mani" nell'aiuto agli altri e ad interessarsi attivamente dei problemi che soffocano oggi la società. Molte di queste minacce sociali sono state anche chiamate per nome durante gli incontri di Lisbona.Allora, la domanda è lecita e pertinente: questi giovani andranno a sporcarsi le mani a seguito dei gruppi dell'ecologismo radicale? Si mobiliteranno per l'integrazione delle persone LGBT? Oppure si aggregheranno a movimenti pro-life e pro-family? Probabilmente a nessuno verrà in mente di leggersi qualche enciclica sociale di Leone XIII o di Giovanni Paolo II, non arrivo nemmeno a pensarlo, ma torneranno a casa con una disponibilità, ancora generica e da precisare ma presente, di agire nella società e nella politica "da cattolici"? Pensando che la propria fede ha molto da dire al riguardo, in raccordo con la ragione? Avranno percepito l'esistenza di questo orizzonte di riferimento, quello che si chiama Dottrina sociale della Chiesa anche se loro non la conoscono? Secondo me no. Sicché anche se fosse vero che la presenza di tutti quei giovani ha dimostrato che un mondo nuovo è possibile - come ha detto Francesco - per quale mondo nuovo quei giovani si impegneranno non ci è dato di sapere. La probabilità, anzi, che essi possano impegnarsi per un mondo anticristiano, senza saperlo e pensando di fare il contrario, è molto alta. A Lisbona le indicazioni su come debba essere il mondo che i giovani sono invitati a costruire erano confuse, generiche e in molti casi retoriche. Se si impegneranno per il clima, per esempio, lo faranno collocandosi dalla parte sbagliata, a partire da quanto sentito a Lisbona. Se dovessero decidere di entrare in qualche partito ne sceglieranno uno ecologista anche se favorevole all'aborto, a partire da quanto sentito a Lisbona.Un test interessante a questo proposito è vedere cosa abbia detto Francesco ai giovani nella veglia passata assieme a loro il 5 agosto scorso. Il papa li ha invitati ad "allenarsi a camminare". Cioè abituarsi a guardare gli altri dall'alto in basso per sollevarli quando per la stanchezza si lasciano cadere, quindi ha detto che la gioia di fare questo l'abbiamo ricevuta da altri che dobbiamo ringraziare, poi ha detto che scopo della vita è vivere quello che abbiamo dentro, ossia la nostra vocazione e questo si impara non in una biblioteca, ma nella vita, ossia camminando. Poi ha così concluso "Vi lascio questi spunti. Camminare e, se si cade, rialzarsi; camminare con una meta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l'amore di Gesù! Quindi, con questo gratis che abbiamo - l'amore di Gesù - e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici e andiamo avanti, senza paura. Non abbiate paura. Grazie! Ciao!". In questo discorso non riesco a trovare nessun elemento di contenuto, tale da fornire ai giovani qualche criterio per valutare cosa differenzi un mondo giusto da un mondo ingiusto e che li preservi dall'essere ingannati dalle ideologie di oggi, che stanno investendo ampiamente anche la fede, quando ritorneranno alle loro case.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4054OSCAR WILDE DIVENNE CATTOLICO E SI PENTI' PER LA SUA PERVERSIONE OMOSESSUALE«Il cattolicesimo è la religione in cui muoio», così disse il celebre poeta e drammaturgo Oscar Wilde poco prima di morire a Parigi, il 30 novembre 1900. Lo scrittore e saggista esperto del mondo britannico Paolo Gulisano si è concentrato anche sulla conversione di Wilde nel suo libro "Ritratto di Oscar Wilde" (Ancora 2009) in cui ha definito «un mistero non ancora pienamente svelato» la sua complessa personalità, arrivando a descrivere il profondo e autentico sentimento religioso del celebre poeta.Il cammino esistenziale di Oscar Wilde è stato un lungo e difficile itinerario verso il cattolicesimo, una conversione - ha spiegato Gulisano - «di cui nessuno parla, e che fu una scelta meditata a lungo, e a lungo rimandata, anche se - con uno dei paradossi che tanto amava - , Wilde affermò un giorno a chi gli chiedeva se non si stesse avvicinando troppo pericolosamente alla Chiesa Cattolica: "Io non sono un cattolico. Io sono semplicemente un acceso papista". Dietro la battuta c'è la complessità della vita che può essere vista come una lunga e difficile marcia di avvicinamento al Mistero, a Dio». Molte le persone che sono entrate in rapporto con lui e si sono convertite, come Robbie Ross, Aubrey Beardsley, e - ha continuato lo scrittore - «addirittura quel John Gray che gli ispirò la figura di Dorian Gray che diventato cattolico entrò anche in Seminario a Roma e divenne un apprezzatissimo sacerdote in Scozia. Infine, anche il figlio minore di Wilde divenne cattolico». Wilde soleva ripetere: «Il cattolicesimo è la sola religione in cui valga la pena di morire» (R. Ellmann, "Oscar Wilde", Rizzoli, Milano 1991, pag. 669).Wilde è oggi celebrato sopratutto come "icona gay", ma Gulisano ha spiegato che «non può essere definito tout court "gay": aveva amato profondamente sua moglie, dalla quale aveva avuto due figli che aveva sempre amato teneramente e ai quali, da bambini, aveva dedicato alcune tra le più belle fiabe mai scritte, quali "Il Gigante egoista" o "Il Principe Felice". Il processo fu un guaio in cui finì per aver querelato per diffamazione il Marchese di Queensberry, padre del suo amico Bosie, che lo aveva accusato di "atteggiarsi a sodomita". Al processo Wilde si trovò di fronte l'avvocato Carson, che odiava irlandesi e cattolici, e la sua condanna non fu soltanto il risultato dell'omofobia vittoriana». Tuttavia ebbe contemporaneamente diverse relazioni omosessuali, ma verso l'epilogo della sua vita si pentì del suo comportamento. Già nel celebre "De profundis", una lunga lettera all'ex amante Alfred Douglas, scrisse: «Solo nel fango ci incontravamo», gli rinfacciò, e in una confessione autocritica: «ma soprattutto mi rimprovero per la completa depravazione etica a cui ti permisi di trascinarmi» (Ediz. Mondadori, 1988, pag. 17). Tre settimane prima di morire, dichiarò ad un corrispondente del «Daily Chronicle»: «Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L'aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni. Ho intenzione di esservi accolto al più presto» (R. Ellmann, "Oscar Wilde", Rizzoli, Milano 1991, pag. 669).Mentre si trovava in punto di morte, il suo amico Robert Ross condusse presso di lui il reverendo cattolico irlandese Cuthbert Dunne. Wilde rispose con un cenno di volerlo vicino a sé (era impossibilitato a parlare), il sacerdote gli domandò se desiderava convertirsi, e Wilde sollevò la mano. Quindi padre Dunne gli somministrò il battesimo condizionale, lo assolse dai suoi peccati e gli diede l'estrema unzione (R. Ellmann, "Oscar Wilde", Rizzoli, Milano 1991, pag. 670).Nota di BastaBugie: come approfondimento trovate qui sotto due articoli. Il primo è un estratto ricavato dal sito Rai Vaticano. Il secondo, dal titolo "Oscar Wilde, l'inquieto che implorava la pietà di Gesù" è di Francesco Agnoli ed è stato pubblicato su La nuova Bussola Quotidiana. Lo pubblichiamo integralmente.OSCAR WILDE BANDIERA GAY? NON PROPRIO...Recentemente, in un talk show radiofonico, un esponente del movimento gay italiano intervistato sulla storia del movimento omosessuale, citava, tra i tanti personaggi del mondo della cultura, dell'arte e della scienza che hanno avuto chiare tendenze omosessuali anche - e con ragione - Oscar Wilde.Di lui, oltre alle doti di scrittore, saggista e commediografo, il nostro intervistato apprezzava soprattutto il coraggio di non aver nascosto la sua "diversità", specialmente nell'Inghilterra del XIX secolo intrisa di perbenismo vittoriano, nonché la sua intelligenza ed il suo sarcasmo tipici - sottolineava - proprio del mondo omosessuale. Insomma - concludeva - una vera bandiera gay contro i troppi bigottismi, specialmente religiosi, di cui propriola Chiesa cattolica è ancora oggi il maggior fautore.Peccato che questa prolusione dimenticasse un piccolo particolare: la "bandiera" dell'orgoglio gay ebbe non solo un pentimento totale riguardo la propria vita, ma concluse i suoi giorni con la conversione alla tanto "vituperata" fede cattolica, tanto da esalare l'ultimo respiro avendo tra le mani un rosario. [...]Poche settimane prima di morire, intervistato da un giornalista del Daily Chronicle, dichiarava tra l'altro: "Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L'aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni". Concludeva quindi in maniera risoluta: "Ho intenzione di esservi accolto al più presto". (Ediz. Rizzoli, 1991).In un celebre aforisma dichiarava tra l'ironico e il feroce che: "La Chiesa cattolica è per i santi ed i peccatori; per le persone rispettabili va benissimo quella anglicana". Riguardo il peccato e il peccatore, merita di riportare quanto scrive, sempre nel "De Profundis": "Il Credo di Cristo non ammette dubbi e che sia il vero Credo io non ho dubbi. Naturalmente il peccatore deve pentirsi. Ma perché? Semplicemente perché altrimenti sarebbe incapace di capire quanto ha fatto. Il momento della contrizione è il momento dell'iniziazione. Di più: è lo strumento con cui muta il proprio passato". […]Forse, prima di definire Oscar Wilde "bandiera" dell'orgoglio gay, bisognerebbe rivedere con onestà intellettuale anche il significato della conversione proprio a quella religione, la cattolica, definita dagli ambienti gay - e non solo - la più oscurantista e retrograda. Alla luce della vita di Oscar Wilde, ci permettiamo di dire che non è così.Fonte: sito Rai Vaticano, 15/12/2011OSCAR WILDE, L'INQUIETO CHE IMPLORAVA LA PIETÀ DI GESÙIl 30 novembre 1900, a Parigi, moriva Oscar Wilde, l'autore de Il ritratto di Dorian Gray. La sua figura è spesso strumentalizzata e incompresa, nella sua profondità e nel suo dramma. Per questo può essere utile ricordare almeno alcune cose. Oscar Wilde nasce a Dublino il 16 ottobre 1854. Come racconta il biografo Francesco Mei, suo padre, sir William, è un medico affermatissimo, che «cambia più spesso le amanti che non le camicie» (Francesco Mei, Oscar Wilde, Rcs, Milano, 2001). Sua madre, Jane, è «portata a trascurare l'andamento della casa, compresa l'educazione morale dei figli».William e Jane sono una coppia "aperta", con tutte le caratteristiche del caso. Quando Oscar nasce, la madre, «che aspettava ardentemente una bambina», resta delusa. Proietta sul figlio, maschio, i suoi desideri: il piccolo Oscar viene vestito da bambina, «agghindato con trine e pizzi» e patisce tanto le imposizioni della madre, quanto l'assenza del padre. Vari biografi mettono in luce come Wilde abbia interiorizzato una figura negativa di padre, e questo gli abbia impedito di sviluppare appieno la sua virilità e il suo senso di paternità: cercherà sempre, in altre figure maschili, il padre che non ha avuto, e sarà, con la moglie e con i figli, il marito infedele e il padre assente che non aveva apprezzato in suo padre.Presto Wilde si distacca dalla famiglia, andando a studiare in collegio, prima al Trinity College di Dublino, poi ad Oxford. Rimanendo per certi aspetti «un eterno fanciullo», incapace di «maturare, almeno sul piano affettivo». Suo padre non è per lui oggetto di ammirazione, anzi Oscar non approva «lo sfrenato libertinaggio del genitore. E non è escluso che proprio per reazione agli eccessi paterni, egli abbia concepito sin dall'adolescenza una sorta di riluttanza a stabilire rapporti impegnativi con le donne». Si sposerà, amerà sua moglie, ma, un po' come il padre, senza mai riuscire a farlo veramente, alternando i rimorsi e il desiderio di tornare da lei, all'insicurezza e alla mutevolezza, ai rapporti fuggevoli e molteplici con donne, uomini e ragazzini.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7479GLI INTERROGATORI A BERNADETTE, LA FORZA DI UN'ANIMA PURA di Antonio TaralloQuando si pensa a Lourdes le immagini si affollano nella mente, soprattutto nel cuore: la grotta di Massabielle, la statua dell'Immacolata Concezione, l'acqua miracolosa, i flambeaux, le migliaia di candele accese che illuminano il luogo sacro, il verde incontaminato dei Pirenei, il fiume Gave e tante, tante altre immagini. Si potrebbe continuare ad libitum. Ma fra queste, più di tutte, ve n'è una: è il volto di una giovane con grandi occhi neri, scuri e profondi; ha un viso tondeggiante e i suoi capelli sono raccolti da uno scialle che reca sulla testa. È il volto di santa Bernadette Soubirous. È questa adolescente di appena 14 anni ad essere, assieme alla Vergine Maria, protagonista di quei fatti che sconvolsero, a partire dall'11 febbraio di 165 anni fa, la piccola cittadina francese di Lourdes: un luogo come tanti, destinato a rimanere anonimo, se Maria non l'avesse scelto per palesarsi con il titolo di Immacolata Concezione.UNA RAGAZZINA POVERA E IGNORANTEDio sceglie i piccoli per parlare, gli umili di cuore. «In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli"» (Matteo 11,25). E così è avvenuto per santa Bernadette, che non sapeva leggere né scrivere. Bernadette doveva aiutare la sua povera famiglia perciò non c'era tempo per lo studio. Andava solo saltuariamente a scuola, nella classe delle bambine povere dell'ospizio di Lourdes, tenuta dalle Suore della Carità di Nevers. Bernadette e la sua famiglia è un capitolo che merita un particolare approfondimento in quanto riesce a fornirci alcune importanti informazioni sulla fede della giovane santa. I suoi genitori - François Soubirous (1807-1871) e Louise Castérot (1825-1866) - erano poveri e indigenti rimasero sempre: è grazie a loro se la piccola Bernadette crebbe in una fede cattolica semplice e pura, al contempo forte, determinata e coraggiosa. Il padre, alla nascita di Bernadette, faceva il mugnaio presso il mulino di Boly, ma gli affari erano tutt'altro che proficui perché François era uomo buono e generoso, sempre più pronto a donare che a ricevere. Ogni giorno un problema assaliva la famiglia Soubirous, ma in questa loro via Crucis è necessario sottolineare un elemento importante: la loro fede nel Signore era incrollabile, riusciva a superare ogni difficoltà. È questo l'humus in cui crebbe Bernadette.E proprio questa fede incrollabile l'aiuterà durante gli interrogatori a cui sarà sottoposta dalle autorità di Lourdes. Dopo quel famoso 11 febbraio, alla grotta di Massabielle cominciarono ad accorrere i primi "pellegrini": da ciò, gli asseriti problemi di ordine pubblico. I primi interrogatori che dovette affrontare Bernadette furono condotti dal commissario di polizia Jacomet e dal procuratore imperiale Dutour. È interessante leggere il memoriale che il procuratore stenderà del suo incontro con la giovane: «Bernadette non fu né portata, né condotta: si recò volontariamente, dietro semplice invito verbale. Quando apparve, nulla del suo aspetto esprimeva ch'ella dovesse vincere qualche ripugnanza; nessun timore da superare. La sua fisionomia era serena, fiduciosa, senza timidezza, se pur senza audacia. Ciò che le fu detto non parve causarle alcun turbamento; ciò che disse, lo disse con semplicità, nel suo dialetto, senza imbarazzo e senza che fosse necessario costringerla» (cit. in Bernadette Soubirous di François Trochu, Marietti, Torino, 1957). Quest'ultima frase - «senza che fosse necessario costringerla» - ci dice tutto: ci fa comprendere l'animo di questa giovane di fronte alle autorità. Bernadette non ha paura perché sa bene che il Signore e la Vergine Maria sono con lei. A una sua compagna di scuola, dopo gli interrogatori, Bernadette dirà: «Non ero più me stessa e non avevo paura. C'era in me qualche cosa che mi rendeva capace di superare ogni ostacolo».UNA SANTA CHE HA ANCORA MOLTO DA DIRCII resoconti degli interrogatori - qui riproposti come il già citato volume Bernadette Soubirous di François Trochu li raccoglie - riescono ad offrire un'istantanea di quei momenti che segneranno, per sempre, la storia della Chiesa e delle apparizioni mariane. Sono pagine in cui, il più delle volte, troviamo replicato lo stesso schema: da una parte, ci sono le autorità che cercano di mettere in crisi Bernadette; dall'altra, vi è la giovane pastorella che non cade nelle "trappole". Fra i tanti esempi che si potrebbero annoverare, ne citiamo uno: è l'interrogatorio condotto dal commissario Jacomet. A un certo punto, il commissario disse: «No, tu non dici la verità. Se tu non mi dici chi è che ti ha spinta a raccontare questa storia, ti perseguiterò come una bugiarda». Pronta la risposta di Bernadette: «Signore, fate come volete».A 165 anni dagli straordinari avvenimenti di Lourdes, santa Bernadette ha ancora molto da dirci. Le grandi figure del cristianesimo hanno proprio questa peculiarità: pur approfondite da insigni studiosi e teologi, la loro forza comunicativa sembra davvero non esaurirsi mai. Basterebbe solo pensare alle migliaia e migliaia di pagine scritte sulla giovane pastorella. Da Le apparizioni di Lourdes narrate da Bernadette di Jean-Baptiste Estrade, testimone oculare e tra i primi storici delle apparizioni, del 1898 (prima edizione) e del 1906 (edizione definitiva), fino ad arrivare alle importantissime opere di padre René Laurentin (solo per citarne alcune, Vita di Bernadette del 1979; Lourdes. Cronaca di un mistero del 1998; Bernadette di Lourdes ci parla ancora, uscito postumo nel 2018). E poi vi è il nostrano Bernadette non ci ha ingannati (2013), di Vittorio Messori.Ma alla lista bisogna almeno aggiungere altri autori, come l'abate Blazy con il suo Santa Bernadetta del 1977 e come il curioso Il canto di Bernadette (del 1941) di Franz Werfel, scrittore austriaco di origine ebraica. Werfel scrisse questo romanzo - in cui «tutti gli avvenimenti notevoli che formano il contenuto del libro sono in realtà accaduti», come precisa lo stesso autore nell'introduzione - per adempiere un voto fatto alla Madonna. Werfel e la moglie, scappati dalla Parigi occupata dai nazisti, avevano trovato rifugio a Lourdes per poi trovare definitivamente la salvezza a Los Angeles, in America. La Madonna aveva ascoltato la sua preghiera.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Antonio Tarallo, nell'articolo seguente dal titolo "Vita nascosta di una santa: Bernadette nel convento di Nevers" parla della vita esemplare della santa vissuta nel ritiro del convento.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 aprile 2023:Martedì 3 luglio 1866, Bernadette è davanti alla grotta di Massabielle: lo sguardo fisso a quelle rocce e nel suo cuore vi è tanta malinconia. I sentimenti della giovane Bernadette, alla vigilia della partenza per Nevers, sono tanti e hanno le stesse sfumature dei colori del cielo di Lourdes: sa bene che non rivedrà più quel paesino dei Pirenei, non vedrà più i suoi genitori, ma soprattutto non vedrà più quella grotta, dove le era cambiata, per sempre, l'esistenza. Eppure, sa bene che la strada religiosa è quella segnata dalla Vergine Maria.Prime luci dell'alba del 4 luglio: la giovane parte alla volta della Casa Madre delle Suore della carità e dell'istruzione cristiana di Nevers. «Signorina Bernadette Soubirous, postulante di Lourdes, di ventitré anni, entrata l'8 luglio 1866. Ammessa gratuitamente. [...] Siamo felici che la Santa Vergine si sia degnata di affidarcela», poche righe sul "Libro delle entrate" del convento di Nevers per registrare questa nuova postulante. «Finalmente lontano da tutti, sono venuta qui per nascondermi», affermerà lei qualche giorno dopo.Le sorelle della congregazione non erano del tutto sconosciute alla giovane Bernadette: già dalla fanciullezza erano entrate nella sua vita. Erano state, infatti, loro a istruirla a Lourdes per la Prima Comunione, le avevano insegnato il catechismo e le prime nozioni della lingua francese. E ora si trovava fra loro. Incominciava così per Bernadette un nuovo capitolo della vita che si sarebbe concluso con l'ultima pagina scritta della sua esistenza terrena. Chi avrebbe mai pensato che quella pastorella, quasi analfabeta, un giorno avrebbe visto l'Immacolata e ancora più avanti sarebbe divenuta una religiosa? Eppure il Signore aveva voluto così e lei, nella sua umiltà, aveva accettato tutto.Ma come era visto dalle sorelle di Nevers questo nuovo arrivo? Tutte conoscevano la sua storia, ciò che aveva vissuto prima di entrare lì, nel convento di Saint Gildard a Nevers: facile immaginare la curiosità di incontrare il suo volto; tutte le sorelle non aspettavano altro che ascoltare la voce di quella giovane che aveva parlato con l'Immacolata. Suor Lucia Clor
VIDEO: Martina Navratilova - Jimmy Connors ➜ https://www.youtube.com/watch?v=jGRIf7e6fP0TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7462QUANDO LE WILLIAMS PERSERO DAL TENNISTA MASCHIO NUMERO 203 di Riccardo BistiFosse successo oggi, non li avrebbero collocati sul campo 17 di Melbourne Park. Ci sarebbe stata la diretta TV, migliaia di persone si sarebbero ammassate in tribuna e l'hashtag avrebbe fatto tendenza. Per ricordare l'improvvisata Battaglia dei Sessi di Melbourne, invece, bisogna affidarsi all'antico strumento dei testimoni oculari. Neanche le riviste specializzate dell'epoca - pensate un po' - diedero grande risalto alla lezione che Karsten Braasch rifilò a Serena e Venus Williams, allora giovani rampanti del tour. 23 anni dopo sono diventate star planetarie e ricordano malvolentieri quel pomeriggio del 27 gennaio 1998. Se possono, evitano del tutto. Venus aveva già raggiunto la finale allo Us Open (persa contro Martina Hingis), mentre papà Richard (inascoltato) diceva che la sorella minore sarebbe stata ancora più forte. Le due si affrontarono al secondo turno nel primo episodio di una saga infinita. Ma nessuno immaginava cosa sarebbe successo pochi giorni dopo.Durante una conferenza stampa, alcuni giornalisti confrontarono lo stile aggressivo delle sorelle con quello del tennis maschile. La 16enne Serena rispose a gamba tesa: "Durante il torneo mi sono allenata spesso con gli uomini e li ho visti lavorare. Onestamente credo di poter battere un uomo fuori dai primi 200 ATP". Un tour manager particolarmente arguto pensò che sarebbe stato divertente organizzare la sfida. Diede un'occhiata alla classifica mondiale, la confrontò con i giocatori ancora presenti a Melbourne e si accorse che al numero 203 (qualche settimana prima era stato esattamente n.200) si trovava Karsten Braasch, 31 anni, tedesco. Era stato eliminato al primo turno dopo aver superato le qualificazioni ed era il profilo giusto: ex n.38, in declino, personalità particolare, vizio del fumo, occhiali da vista e un servizio dal movimento stranissimo, imparato chissà dove. Per la sua personalità, in Germania dicevano che era il Mario Basler del tennis. "Mi accennarono la possibilità di questa sfida, pensando che fossi il candidato perfetto - racconta Braasch - non c'è voluto molto per convincermi, mi sembrava divertente".LA SFIDA E LA MANCATA RIVINCITAL'avvicinamento al match non fu semplice, poiché le Williams erano già popolarissime e la sfida fu rinviata un paio di volte a causa dei loro impegni. "In questi casi è importante rimanere rilassati e non prenderla troppo sul serio - dice Braasch, soprannominato "Katze", gatto - la mia preparazione è stata una partita di golf al mattino, poi ho bevuto qualcosa e fumato le mie immancabili sigarette. Mi sono presentato sufficientemente rilassato". Il match si è giocato sul Campo 17, davanti a uno sparuto gruppo di spettatori e un paio di giornalisti. Come era accaduto qualche anno prima a Jimmy Connors contro Martina Navratilova, il tedesco ha rinunciato alla seconda di servizio. Nonostante il vantaggio, per Serena è stato un incubo. In pochi minuti è piombata sullo 0-5: temeva il cappotto, ma ha raccolto il game della bandiera. Non è dato sapere se Braasch gliel'abbia concesso o meno. Sul finire della partita, è arrivata Venus. Aveva appena terminato la conferenza stampa dopo la sconfitta contro Lindsay Davenport. In un atto di solidarietà familiare, ha sfidato Braasch per vendicare la sorella. Risultato? 6-2 per il mancino di Marl, cresciuto nella Germania operosa della Ruhr."Entrambe colpiscono la palla molto bene - dice Braasch - ma se hai frequentato il circuito ATP possiedi alcune armi che le metteranno in difficoltà. Le rotazioni, per esempio: noi siamo in grado di dare effetti che non sono abituate a fronteggiare. E poi la preparazione atletica: hanno tirato alcuni colpi che in campo femminile sarebbero stati vincenti, invece io li ho rimandati di là. Il clima era sereno, non l'abbiamo presa troppo sul serio, ci siamo divertiti". Non tutti ricordano che - dopo la batosta - Venus e Serena hanno rilanciato, abbassando le pretese. Volevano sfidare di nuovo un uomo, spostando però l'asticella al n.350 ATP. "Ho detto loro che bastava aspettare qualche settimana e mi avrebbero potuto sfidare di nuovo!". Già, perché a fine torneo Braasch perse i punti del terzo turno raccolto l'anno prima e a fine torneo precipitò al numero 339. La rivincita non si è mai tenuta: Braasch ha visto Venus qualche mese dopo, al Roland Garros: "La nostra rivincita non si è svolta!" disse la Williams con un sorriso, salvo poi scappare via. Meglio non alimentare l'idea di una rivincita.SERENA: "GLI UOMINI SONO MOLTO PIÙ FORTI"Oggi Braasch è un simpatico 53enne che si diletta nei tornei senior, rassegnato ad essere ricordato soprattutto per quella partita giocata bevendo birra e fumando ai cambi di campo. Come Antonin Panenka per il suo rigore a cucchiaio, o Olivier Panis per la sua vittoria a Monte Carlo, sa che glielo chiederanno fino alla fine dei suoi giorni. Al contrario, Serena ha fatto il possibile per cancellare il ricordo. Nel 2017, anno dell'ultima finale Slam in famiglia, i giornalisti le hanno chiesto un ricordo. "Mi ero già dimenticata di lui - ha risposto imbarazzata - non ricordo nemmeno in che anno sia successo". Qualche mese dopo, John McEnroe ha detto che una Serena al meglio avrebbe potuto collocarsi intorno al numero 700 ATP. Curiosamente, in quel momento si trovava in 701esima posizione Dmitry Tursunov. Qualcuno provò a solleticarlo, ma lui tenne alla larga le suggestioni: "Discutere su questo è come cercare di capire chi è più veloce, l'uomo o la donna. Il tennis richiede grande forza fisica, quindi per una donna è molto complicato battere un uomo".Questa storia quasi dimenticata, tuttavia, è servita a cancellare ogni discussione sulla possibilità di una reale sfida tra sessi. Il mitico Riggs-King ebbe troppe influenze sociali e culturali per essere ritenuto attendibile (e qualcuno giura che Riggs scommise una bella cifra contro se stesso), mentre gli altri match di questo tipo erano state semplici esibizioni. Le sorelle Williams hanno avuto bisogno di toccare con mano il divario per tornare a miti consigli. Nel 2010 Serena ha ammesso l'enorme differenza tra i due circuiti. "Credo che tennis maschile e femminile siano molto diversi. Gli uomini sono molto più forti. È come mischiare mele con pere. Non avrei nessuna possibilità contro un top-100". Qualche anno dopo, Andy Murray (uno dei pochissimi uomini che segue con interesse il tennis femminile) disse che gli sarebbe piaciuto affrontarla. "Davvero? Ne è sicuro? - disse Serena - sarebbe divertente, ma credo che non riuscirei a fare un punto". Realismo travestito da umiltà. Per rendersi conto della realtà, aveva dovuto prendere una stesa da un tabagista tedesco con barba e occhiali da vista. Non fosse successo per davvero, sembrerebbe un film.Nota di BastaBugie: alla voce "Battaglia dei sessi (tennis)" su Wikipedia si possono leggere le seguenti informazioni.Nel tennis il termine battaglia dei sessi (in inglese Battle of the sexes) è riferito a tre famosi incontri giocati tra un uomo e una donna. In particolare il secondo ebbe grande risalto mediatico per via della vittoria della giocatrice.1) BOBBY RIGGS - MARGARET COURT (13 MAGGIO 1973)Il campione degli anni trenta e quaranta Bobby Riggs nel 1973 affermò pubblicamente che nonostante la sua età (55 anni all'epoca) egli sarebbe stato in grado di battere anche le migliori giocatrici donne. Inizialmente sfidò Billie Jean King ma questa rifiutò l'incontro, subentrò quindi Margaret Court (all'epoca trentenne e numero 1 della classifica femminile). Il match apparve fin dall'inizio dall'esito incerto, tuttavia la maggior parte degli appassionati riteneva favorita la Court a causa dell'età di Riggs e del suo essere fuori forma da molti anni ormai.La partita si disputò a Ramona; Riggs si era preparato a dovere fisicamente ma soprattutto tatticamente, infatti utilizzando dei lob e dei drop shot riuscì a mandare subito in crisi la Court, infliggendole una dura sconfitta. Dopo questo incontro Riggs apparve sulla copertina di Sports Illustrated e del Time.2) BOBBY RIGGS - BILLIE JEAN KING (20 SETTEMBRE 1973)Delle tre partite questa è quella che viene maggiormente ricordata, al punto che molti la indicano come La battaglia dei sessi, ignorando le altre. Questa partita fu giocata al meglio dei 5 set.Dopo aver rifiutato il precedente incontro, Billie Jean King, all'epoca ventinovenne e numero 2 della classifica femminile, fu convinta a giocare da una ottima offerta economica. A differenza della Court, King si preparò a dovere all'incontro e giocando frequenti smorzate costrinse Riggs a giocare un Serve & Volley per lui innaturale e soprattutto troppo dispendioso dal punto di vista energetico. Questa strategia portò King alla vittoria di fronte a 30.000 spettatori ed ebbe grande risalto mediatico. La partita fu vista in televisione da oltre 90 milioni di persone.Il film
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7410LE DIOCESI FANNO A GARA PER ESSERE GAY FRIENDLY di Ermes DovicoPrima notizia: la Diocesi di Bolzano-Bressanone ha una commissione per la parità di genere; e temiamo che non sia un caso isolato nell'odierno contesto ecclesiale. Seconda notizia: d'ora in poi, la stessa diocesi garantirà ai peccatori (e alle peccatrici) del suo territorio una straordinaria risorsa per la salvezza: il linguaggio inclusivo. Quale salvezza? Dagli stereotipi, ovviamente. Una risorsa a cui non avevano pensato i più grandi santi in duemila anni di storia della Chiesa (forse troppo ancorati al patriarcato e ad altri concetti preistorico-medievali), ma di cui curiosamente potranno godere oggi i fedeli (e le fedeli) immersi nel mondo più secolarizzato di sempre. I lettori (e le lettrici) ci perdoneranno per questa appesantita introduzione, ma che servirà per prendere confidenza con le linee guida pubblicate dalla diocesi altoatesina, intitolate «Linguaggio sensibile al genere».Si tratta di un documento di 28 pagine, con l'introduzione del presidente della Commissione diocesana per la parità di genere, il vicario generale Eugen Runggaldier. Un documento che, come si legge nella stessa introduzione, «si basa sulle "Direttive per il rispetto del genere nei testi dell'Amministrazione provinciale altoatesina", che sono state adattate alle esigenze della Diocesi di Bolzano-Bressanone in collaborazione con l'Ufficio Questioni linguistiche della stessa Provincia». Il vicario spiega che lo scopo della nuova prassi linguistica è quello di sottolineare «l'apporto comune di donne e uomini alla vita della Diocesi», evitando «espressioni potenzialmente svantaggiose e discriminanti» e perciò «usando il rispettivo genere grammaticale» non solo, com'è ovvio, quando ci si rivolge a gruppi di sole donne o di soli uomini, ma anche se ci si riferisce «a gruppi misti». Dov'è possibile, aggiunge la Curia, vanno usate formulazioni neutre o estese anziché soli termini maschili, singolari o plurali.«Le linee guida vanno attuate soprattutto per i nuovi testi da creare», precisa Runggaldier, ma non si esclude di adattare i testi esistenti, «laddove vengono tuttora utilizzati frequentemente».Il documento si dilunga con gli esempi, presentando una serie di regole generali. Si inizia con la forma sdoppiata (semplice o estesa), con l'avvertimento che «si può scegliere se nominare prima il termine femminile e poi quello maschile o viceversa». Anziché dire «collaboratori», va usata la forma «collaboratori e collaboratrici»; anziché «i volontari», meglio «il volontario o la volontaria». Indicano ancora le linee guida: si scriva «il ministrante o la ministrante porta la croce in processione», «il presidente o la presidente indice la seduta», «il costo del servizio è a carico del o della contribuente». Eccetera, eccetera. E meno male che nell'introduzione si indicava di cercare di «non compromettere la scorrevolezza e la leggibilità di un testo». Stiamo freschi, se queste sono le nuove regole nelle terre care a san Vigilio. E tutto questo complicare il pane, in luogo di semplicissime convenzioni linguistiche, servirebbe per superare «quelle barriere» e «quegli stereotipi che ancora caratterizzano il quotidiano di molte persone» e a «dare visibilità al genere femminile»?Ma il colmo lo si raggiunge verso la fine del documento, alla voce «Opuscoli e pubblicazioni». Rendendosi conto che l'osservanza precisa delle nuove regole comporterebbe in certi tipi di testi effetti da crisi di nervi, gli stessi estensori delle linee guida suggeriscono in sostanza di sorvolare, ma «solo in rarissimi casi!» (scrivono con tanto di punto esclamativo) e premettendo un'annotazione al testo, come questa: «Nel presente opuscolo abbiamo cercato di rivolgerci ai nostri lettori e lettrici nel rispetto dell'identità di genere. Al tempo stesso però ci premeva proporre alla cittadinanza un testo quanto più leggibile e chiaro possibile. Per questa ragione ci siamo visti costretti ad adottare la sola variante maschile nei periodi caratterizzati da elencazioni di titoli e qualifiche professionali, dove non erano possibili formulazioni alternative. Teniamo a sottolineare che i contenuti del testo sono diretti in ogni caso anche al pubblico femminile. Ci scusiamo con le nostre lettrici per questa scelta obbligata e confidiamo nella loro comprensione». Roba da Scherzi a parte.Qualche nota a margine. Intanto, l'espressione «identità di genere», che ricorre più volte nel documento, è un concetto ambiguo e mutuato dall'ideologia Lgbt, che si pone in diretto contrasto con il magistero costante della Chiesa (dove, piuttosto, si parla di complementarità e identità sessuale, il che è ben diverso). Usare dunque il termine «identità di genere» con il pretesto di dare visibilità alla presenza femminile è, volenti o nolenti, un assist alle istanze arcobaleno e in particolare transessualiste, che negano tanto il maschile quanto il femminile.Fa tristezza questa tendenza a copiare strutture e linguaggi del mondo, che è indice di una Chiesa che rinuncia a dire qualcosa di veramente suo, fondamentalmente perché rinuncia sempre di più ad annunciare Cristo, annacquandone il messaggio. È una Chiesa - certamente non tutta ma una sua buona parte - che si appiattisce sempre più sulle posizioni di Cesare e in qualunque campo (come abbiamo visto anche con la narrazione pandemica), dimenticando che prima di tutto deve dare a Dio quel che è di Dio, l'unico modo per guidare gli uomini alla Salvezza, con la S maiuscola.Nessuna Chiara d'Assisi, Caterina da Siena, Francesca Romana, Rita da Cascia, Angela Merici, Veronica Giuliani, Gianna Beretta Molla e via dicendo - tutte donne che in diversi stati di vita hanno espresso in pienezza la loro femminilità - penserebbe che la Chiesa debba spendere tempo e risorse per superare le presunte "barriere" linguistiche di cui parla il documento della Diocesi di Bolzano. Rivendicazioni sterili, che si inseriscono in una logica di contrapposizione neomarxista applicata al genere, piuttosto che in un'autentica prospettiva cristiana, dove «ciascuno dei due sessi, con eguale dignità, anche se in modo differente, è immagine della potenza e della tenerezza di Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2335). Preferiamo dunque la stessa diocesi altoatesina quando insiste sulla riscoperta del senso più pieno della domenica libera, piuttosto che per un simile appiattimento al pensiero del mondo.Nelle sante, nelle Sacre Scritture e nel magistero della Chiesa - come nella splendida Mulieris Dignitatem di san Giovanni Paolo II - ci sono già tutti gli esempi necessari per valorizzare veramente la vocazione della donna. A partire da Colei a cui il mese di maggio è consacrato e le cui virtù dovrebbero essere proposte continuamente all'imitazione di tutti i fedeli, senza distinzione.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Ermes Dovico, nell'articolo seguente dal titolo "Il verbo Lgbt nella diocesi di Bari. Il vescovo lascia fare" parla della veglia in una parrocchia di Bari per il superamento dell'omobitransfobia. Del resto in un incontro con 150 scout un prete ha sostenuto che la Bibbia non condanni gli atti omosessuali. E il vescovo non fa nulla, ma anzi permette che lo scandalo continui.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 maggio 2023:Si avvicina il 17 maggio, data scelta dai gruppi Lgbt per celebrare la cosiddetta «Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia». Pure quest'anno ci saranno una serie di iniziative che coinvolgeranno, a macchia di leopardo, anche alcune parrocchie e diocesi cattoliche.Tra queste, un caso particolare è rappresentato dall'arcidiocesi di Bari-Bitonto, dove da mesi si registra un susseguirsi di eventi a tema arcobaleno, promossi da gruppi di pressione con l'appoggio di qualche sacerdote. Il tutto avviene senza che il vescovo intervenga, nonostante fedeli laici e associazioni di ispirazione cristiana - con in testa la sezione locale di Pro Vita & Famiglia - lo abbiano esortato più volte a fermare questo tipo di scandali.Il prossimo scandalo è in programma questa domenica, 14 maggio, con una «Veglia per il superamento dell'omobitransfobia» prevista alle 20 nella parrocchia barese di San Sabino. In contemporanea, ci sarà una veglia gemella nella diocesi di Lecce (parrocchia di San Giovanni Battista). I due appuntamenti sono organizzati dall'associazione La Tenda di Gionata e da una sua costola, Zaccheo Puglia, che al di là di certi paraventi della neolingua (come lo stesso termine "omofobia") puntano a sovvertire l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità e la transessualità.La Nuova Bussola ha inviato un'email sia al vescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriano, sia a quello di Lecce, mons. Michele Seccia, chiedendo un commento rispetto a queste due veglie nel lo
VIDEO: Schiaffo a Conte ➜ https://www.youtube.com/watch?v=ehyTtby2rAITESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7402ELLY SCHLEIN O GIORGIA MELONI? CHI HA BACIATO LA BRUTTA ADDORMENTATA? di Diego TorreLa "bella addormentata" si è finalmente svegliata. E non è stato il bacio della Schlein ad operare il prodigio. Da tempo ormai si preparava; anzi tra il suono della sveglia (governo Meloni in carica da ottobre) ed il risveglio sono passati 6 mesi. Certo, già si avvertivano sbadigli e stiracchiamenti, ma ieri finalmente a Bologna il risveglio è stato formalmente acclarato e proclamato, ed il bacio della Schlein è servito da suggello (anche se la poveretta si è beccata qualche contestazione). Conte invece, reduce dallo schiaffo incassato il giorno prima a Massa, ha preferito evitare la rossa piazza bolognese.Fuori di metafora: la triplice sindacale ha scoperto che c'è troppo precariato e povertà; e che gli stipendi sono fermi da troppi anni. Sul taglio del cuneo fiscale (più volte richiesto invano ai governi precedenti da sindacati e confindustria) lamentano che esso è a tempo determinato, fino a dicembre (anche se il vicepremier Antonio Tajani ha detto che stanno lavorando per renderlo permanente). Ma l'uovo oggi e (forse) anche la gallina domani, sono proprio da disprezzare?E negli anni precedenti, quando la Fornero introduceva i voucher, nascevano i contratti a tempo, e si aboliva l'art.18... loro dov'erano? Nasce il fondato sospetto che certe misure varate da altri governi, non di centrodestra, da questo primo maggio, con la Meloni premier, siano diventate improvvisamente intollerabili e meritevoli di più manifestazioni di protesta in tutta Italia. Vuoi vedere che il bacio del risveglio è quello (indiretto ed involontario) di Giorgia e non quello di Elly?Che succederà? Nulla. Il governo tirerà dritto, e già i toni e le argomentazioni di CGIL, CISL e UIL sono diversificati e lasciano capire che la "marcia unita" non durerà a lungo. La Schlein tenterà altre sviolinate a sinistra per consolidare il suo PD in via di disfacimento, recuperando qualche consenso rosso e perdendone qualche altro al centro. Landini emergerà sempre più come l' "uomo forte", leader della vera opposizione al governo di centrodestra.E per gli italiani che cambierà? Poco, ma non pochissimo. Qualunque siano le buone intenzioni del centrodestra gli spazi di manovra finanziaria sono estremamente ridotti dalla mole schiacciante del debito pubblico e dal patto di stabilità dell'Unione Europea che lega le mani a qualunque governo. Ma anche di quest'ultima tagliola, la più micidiale, i sindacati se ne sono accorti? Facile sparare sul governo italiano, ma su (questa) Europa non si può. È sacra ed inviolabile. E non si può pretendere troppo da un drago sdentato e a corto di fiamme.Nota di BastaBugie: l'articolo accenna allo schiaffo ricevuto da Conte a Massa Carrara. Nel seguente video (durata: 42 secondi) si vede lo schiaffo dato da un ex attivista del Movimento 5 stelle che ha poi dichiarato: "Mi sono dichiarato 'prigioniero politico' tre giorni dopo la dichiarazione di lockdown totale, confinato in casa com'ero, l'attività lavorativa devastata, i figli reclusi come sonnambuli, la gente impazzita di terrore e all'improvviso incattivita, feroce, divisa su tutto e incapace di affrontare il senso della vita e della morte. Penso che nel 2020 abbiamo toccato il fondo della nostra civiltà". (fonte: Antidoti)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5648FINALMENTE QUALCHE BUONA NOTIZIA PER CHI DIFENDE LA FAMIGLIA NATURALE di Giuliano GuzzoTutto è bene quel che finisce bene, recita un antico adagio che pare decisamente adatto per descrivere la notizia con cui, nei giorni scorsi, si è avuto conferma del fatto che l'Ordine degli psicologi della Lombardia ha archiviato il procedimento a carico dello psicoterapeuta Giancarlo Ricci, che aveva parlato del positivo e irrinunciabile ruolo educativo della coppia genitoriale tradizionale, come tocca specificare oggi, vale a dire quella composta da padre e madre.L'intera vicenda ebbe inizio tre anni or sono, quando l'Ordine degli psicologi della Lombardia mise sotto accusa Ricci - psicoterapeuta milanese con 40 anni di esperienza sulle spalle e autore di numerosi e apprezzati volumi - per aver difeso, citiamo testualmente, «la funzione essenziale e costitutiva di mamma e papà». Alla fine, come si diceva, si è giunti all'archiviazione dato che, in sede di votazione, il Consiglio si è diviso - 7 a favore e 7 contro - e quando si raggiunge un simile equilibrio di parità vince il favor rei. Ciò nonostante, se il caso Ricci dal punto di vista formale si è concluso, rimangono - è stato detto - «irrinunciabili perplessità in ordine a orientamenti dottrinali e scenari metodologici a cui le affermazioni di Ricci potrebbero voler fare riferimento». Da questo punto di vista, insomma la nostra gioia per l'assoluzione dello psicoterapeuta milanese merita di essere ricondotta a una più contenuta soddisfazione.Senza dimenticare un altro aspetto, e cioè che, al di là di come tutto si è concluso, appare gravissimo che uno stimato professionista sia finito di fatto in stato d'accusa per aver solamente ribadito l'ovvio, ossia che papà e mamma sono figure fondamentali per la crescita di un figlio. Tanto più che scientificamente le pubblicazioni che sembrano dire altro, enunciando la non necessità della compresenza della figura paterna e materna, appaiono quanto meno opinabili.Facciamo un esempio. In un articolo uscito nel 2015 sulla rivista Medico e Bambino si lasciava intendere la non indispensabilità di padre e madre per la crescita equilibrata di un figlio. Gli studi chiamati in causa per dimostrare questa tesi? Tre soltanto.Dal primo, a cura dell'American Academy of Pediatrics (Pediatrics, 2013), si apprendeva come la letteratura di oltre 30 anni avrebbe oramai fornito «robuste, affidabili e valide garanzie» sul benessere dei bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso. Peccato che le note a cui si rinviava chi volesse comprendere meglio di quali «robuste, affidabili e valide garanzie» si stesse parlando, si esaurissero - abilmente mescolate a tantissime altre, quasi che la quantità fosse qualità - in un documento del 2005 e in un libro di tredici anni fa. Tutto qui: un po' poco per far trionfalmente parlare di «robuste, affidabili e valide garanzie», no?Una seconda rassegna citata nel report (Journal of Marriage and the Family, 2010), che attesterebbe miglior benessere in figli di madri e coppie lesbiche rispetto ad altri, non soltanto scontava dei limiti metodologici ma somigliava a una forzatura dato che gli stessi autori, Biblarz e Stacey, avevano ammesso che, per ogni studio che avrebbe rilevato una differenza positiva in favore di detti figli, ve ne sono almeno quattro che questa differenza non hanno rilevato affatto.Il terzo lavoro (Pediatrics, 2010), esaltato come «uno degli studi prospettici più importanti», da un lato si basava un campione assai ridotto (appena 78 ragazzi) e non rappresentativo di figli, dall'altro era stato condotto rilevando la capacità genitoriale delle madri lesbiche - in larga maggioranza di classe agiata e con elevato tasso di istruzione - con interviste e questionari aperti, cioè chiedendo ai soggetti di valutare se stessi.Tutto questo per dire che non sono certo Giancarlo Ricci e le sue tesi - di assoluto buon senso e realismo - che dovrebbero essere messe sotto indagine, ma semmai ben altre. Vale a dire quelle che pretendono, per pura ideologia, di liquidare la famiglia tradizionale come qualcosa di superato, quando non lo è affatto.Nota di BastaBugie: ecco altre buone notizie per chi difende la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.PADRE E MADRE SULLA CARTA D'IDENTITÀ DEI MINORISulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicata la decisione del ministro Salvini di eliminare la dicitura "genitori" dalla carta di identità dei minori che verrà sostituita dalla dicitura "padre" e "madre". In tal modo si ribadisce un dato ovvio: il bambino ha bisogno di un padre e di una madre per crescere.Inoltre tale doppia dicitura eliminerà de facto e de iure il riconoscimento della doppia genitorialità omosessuale. Proprio per questo motivo il Garante della privacy l'ottobre scorso aveva bocciato la proposta perché - così sosteneva - discriminante nei confronti delle coppie omosessuali. In realtà è discriminante per le famiglie riconoscere l'omogenitorialità.Nonostante questo provvedimento, è prevedibile che i giudici faranno spallucce alla decisione di Salvini e continueranno a riconoscere la doppia genitorialità gay.(Gender Watch News, 5 aprile 2019)I CASI DI INGIUSTA DISCRIMINAZIONE DEI GAY NON CI SONO NELLA REALTÀSecondo l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori che fa capo al Ministero degli Interni le persone omosessuali e transessuali non sono discriminate. Infatti in 7 anni si sono registrati su tutto il territorio nazionale solo 140 casi di discriminazione per orientamento sessuale che costituiscono reato. Ciò vuol dire un caso all'anno per ogni regione italiana.Un'altra prova che la cosiddetta omofobia è inesistente come fenomeno, ma la percezione collettiva è ben diversa proprio perché i media gonfiano o addirittura si inventano casi di ingiusta discriminazione.(Gender Watch News, 20 marzo 2019)LA SANTA SEDE ALL'ONU DIFENDE IL SESSO COME UN DATO OGGETTIVOL'arcivescovo Bernardito Auza osservatore all'Onu per la Santa Sede ha dichiarato nell'incontro Uguaglianza di genere e ideologia gender: proteggere le donne e le ragazze", promosso dall'Onu che esiste «preoccupazione per l'insegnamento dell'ideologia gender ai bambini, in modo che i ragazzi e le ragazze siano incoraggiati a mettere in discussione, fin dalla più tenera età della loro esistenza, se sono maschi o femmine suggerendo che il sesso ognuno lo può scegliere», ribadendo che esiste «il diritto a non essere discriminati di quanti non si sentono rappresentati dal loro sesso biologico».«Non si deve ignorare - ha continuato Auza - che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare. D'altra parte, la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l'atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie».Parlando poi dell'ideologia gender ha sottolineato che «questa ipotizza un'identità personale svincolata dal sesso. Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà. Quando si mette in discussione la dualità naturale e complementare dell'uomo e della donna la nozione stessa di essere umano viene minata. Il corpo non è più un elemento caratterizzante dell'umanità. La persona è ridotta a spirito e volontà e l'essere umano diventa quasi un'astrazione».Infine Auza ha ricordato che il sesso genetico e tutte le caratteristiche sessuali «sono dati oggettivi, non scelte soggettive».(Gender Watch News, 26 marzo 2019)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7349MADRE DI SETTE FIGLI PARTORISCE CINQUE GEMELLI di Caterina BelloniI sette figli che avevano non bastavano, ne sognavano un altro. Per questo hanno cercato una nuova gravidanza e hanno avuto successo! Anzi, un estremo successo, visto che sono nati cinque gemelli: tre femmine e due maschi.L'evento straordinario è accaduto dell'ospedale universitario di Cracovia dove domenica 12 febbraio Dominika e Vince Clarke hanno dato il benvenuto a cinque bambini. Felici per questo parto super, i genitori hanno parlato di miracolo e non sono apparsi minimamente spaventati alla prospettiva di avere una famiglia composta da 14 persone. I bimbi sono arrivati grazie a un parto cesareo eseguito alla 29esima settimana, quindi adesso si trovano in incubatrice con un supporto respiratorio, perché riprendano le forze e siano pronti poi ad affrontare la vita.I cinque neonati prematuri stanno però bene e la speranza dei genitori è che possano presto tornare a far parte della loro tribù, che comprende altri sette figli tra i 12 anni e i 10 mesi, tra cui già due coppie di gemelli. Visto che i piccoli sono stati partoriti con due mesi di anticipo e con un parto cesareo, adesso pesano tra i 700 grammi e il chilo e duecento grammi. [...]"Speriamo di poter arrivare al momento gioioso di dimetterli dall'ospedale", ha dichiarato in proposito Ryszard Lauterbach, responsabile del reparto di neonatologia.Anche perché l'evento ha dell'incredibile. Per la super mamma si tratta di un miracolo, mentre gli scienziati parlano di un'eccezione alla regola. "Una gravidanza del genere si verifica una volta su 52 milioni" ha confermato il medico. "Sono un matematico, mi piacciono queste statistiche. C'è più probabilità di vincere alla lotteria che di avere questa folla". Mamma e papà non si preoccupano di questo aspetto e hanno già scelto i nomi dei piccoli: Charles Patrick, Henry James, Elizabeth May, Evangeline Rose e Arianna Daisy.I genitori non hanno particolari timori nemmeno per le dimensioni della famiglia. Dominika, che ha 37 anni, non si è detta per nulla spaventata di fronte all'idea di dover gestire 12 figli. Anzi. Alla stampa che la interpellava ha dichiarato: "Se hai un sistema, un approccio calmo e un atteggiamento positivo, allora è possibile avere una vita davvero bella con un gruppo così numeroso di bambini". A suo parere i piccoli saranno solo una ragione di festa in più.Nota di BastaBugie: nel Discorso ai Dirigenti e Rappresentanti della Associazioni delle Famiglie Numerose d'Italia tenuto in Vaticano il 20 gennaio 1958 papa Pio XII spiega l'importanza nella Chiesa e nel mondo dell'apertura alla vita che gli sposi promettono solennemente il giorno del matrimonio rispondendo sì alla richiesta esplicita del sacerdote di "accettare i figli che Dio vorrà donarvi".Ecco il discorso completo del venerabile Pio XII:Tra le visite più gradite al Nostro cuore annoveriamo questa vostra, diletti figli e figlie, Dirigenti e Rappresentanti le Associazioni tra le Famiglie Numerose di Roma e d'Italia. Vi è infatti nota la viva sollecitudine che Noi nutriamo verso la famiglia, di cui non trascuriamo occasione per illustrare la dignità nei suoi molteplici aspetti, per affermare e difendere i diritti, inculcare i doveri, in una parola, farne un caposaldo del Nostro pastorale insegnamento. (…)Ma voi non rappresentate solamente la famiglia, bensì siete e rappresentate le famiglie numerose, vale a dire, le più benedette da Dio, dalla Chiesa predilette e stimate quali preziosissimi tesori.Da queste infatti ella riceve più manifestamente una triplice testimonianza, che, mentre conferma dinanzi agli occhi del mondo la verità della sua dottrina e la rettitudine della sua pratica, ridonda, in virtù dell'esempio, a grande vantaggio di tutte le altre famiglie e della stessa civile società. Ove, infatti, si incontrino con frequenza, le famiglie numerose attestano: la sanità fisica e morale del popolo cristiano - la fede viva in Dio e la fiducia nella sua Provvidenza - la santità feconda e lieta del matrimonio cattolico.1. Tra le aberrazioni più dannose della moderna società paganeggiante deve contarsi l'opinione di taluni che ardiscono definire la fecondità dei matrimoni una « malattia sociale», da cui le nazioni che ne sono colpite dovrebbero sforzarsi di guarire con ogni mezzo. Di qui la propaganda del cosiddetto « controllo razionale delle nascite », promossa da persone e da enti, talvolta autorevoli per altri titoli, ma, in questo, pur troppo riprovevoli. (…)È da deplorarsi in particolare quella stampa, che di tanto in tanto ritorna sull'argomento col manifesto intento di confondere le idee del buon popolo e trarlo in errore con fallaci documentazioni, con discutibili inchieste e perfino con dichiarazioni falsate di questo o quell'ecclesiastico. Da parte cattolica occorre insistere per diffondere la persuasione, fondata sulla verità, che la sanità fisica e morale della famiglia e della società si tutela soltanto con obbedire generosamente alle leggi della natura, ossia del Creatore, ed innanzi tutto nutrendo verso di esse un sacro ed interiore rispetto. (…)Ora il valore della testimonianza dei genitori di famiglie numerose non solo consiste nel rigettare senza ambagi e con la forza dei fatti ogni compromesso intenzionale tra la legge di Dio e l'egoismo dell'uomo, ma nella prontezza ad accettare con gioia e riconoscenza gli inestimabili doni di Dio, che sono i figli, e nel numero che a lui piace. Tale disposizione di animo, mentre libera gli sposi da intollerabili incubi e rimorsi, pone, a giudizio di autorevoli medici, le premesse psichiche più favorevoli per un sano sviluppo dei frutti propri del matrimonio, evitando nell'origine stessa delle nuove vite quei turbamenti ed angosce, che si tramutano in tare fisiche e psichiche sia nella madre che nella prole.A prescindere infatti dai casi eccezionali, sui quali avemmo altre volte occasione di parlare, la legge della natura è essenzialmente armonia, e quindi non crea dissidi e contraddizioni, se non nella misura in cui il suo corso viene turbato da circostanze per lo più anormali o dalla contrastante volontà umana.Non vi è eugenetica che sappia far meglio della natura, ed è buona solo quella che ne rispetta le leggi, dopo averle profondamente conosciute, sebbene in alcuni casi di soggetti tarati sia consigliabile di dissuaderli dal contrarre matrimonio. Del resto, sempre e dappertutto il buon senso popolare ha ravvisato nelle famiglie numerose il segno, la prova e la fonte di sanità fisica, mentre la storia non erra quando addita nella manomissione delle leggi del matrimonio e della procreazione la causa prima della decadenza dei popoli.Le famiglie numerose, lungi dall'essere la « malattia sociale », sono la garanzia della sanità di un popolo, fisica e morale. Nei focolari, dove è sempre una culla che vagisce, fioriscono spontaneamente le virtù, mentre esula il vizio, quasi scacciato dalla fanciullezza, che ivi si rinnova come soffio fresco e risanatore di primavera. Prendano dunque esempio da voi i pusillanimi e gl'ingenerosi; a voi conservi la patria gratitudine e predilezione per tanti sacrifici, che abbracciate nell'allevare ed educare i suoi cittadini; come vi è grata la Chiesa, che può per mezzo vostro ed insieme con voi presentare all'azione santificatrice del divino Spirito schiere sempre più sane e folte di anime.2. Nel mondo civile moderno la famiglia numerosa vale in generale non a torto come la testimonianza della fede cristiana vissuta, poiché l'egoismo, di cui parlavamo testé come massimo ostacolo alla espansione del nucleo familiare, non può validamente vincersi se non ricorrendo ai principii etico-religiosi. Anche di recente si è visto come la cosiddetta « politica demografica » non ottiene notevoli risultati, sia perché sull'egoismo collettivo, di cui essa è spesso la espressione, prevale quasi sempre l'individuale, sia perché le intenzioni ed i metodi di quella politica avviliscono la dignità della famiglia e delle persone, pareggiandole quasi a specie inferiori. Soltanto la luce divina ed eterna del cristianesimo illumina e vivifica la famiglia, in tal modo che, sia nell'origine sia nello sviluppo, la famiglia numerosa è spesso presa come sinonimo di famiglia cristiana. Il rispetto delle leggi divine le ha dato l'esuberanza della vita; la fede in Dio fornisce ai genitori il vigore necessario per affrontare i sacrifici e le rinunzie che esige l'allevamento della prole; i principi cristiani guidano e agevolano l'ardua opera di educazione; lo spirito cristiano dell'amore veglia sull'ordine e sulla tranquillità, mentre dispensa, quasi enucleandole dalla natura, le intime gioie familiari, comuni ai genitori, ai figli, ai fratelli. Anche esteriormente una famiglia numerosa ben ordinata è quasi un visibile santuario: il sacramento del Battesimo non è per essa un avvenimento eccezionale, ma rinnova più volte la letizia e la grazia del Signore.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7344BASTA PADRINI E MADRINE SOLO PER LE FOTO di Federica Di VitoÈ frequente che nell'immaginario comune la scelta dei padrini sia legata unicamente alla relazione affettiva con i genitori del battezzando, con il risultato che questi durino il tempo della cerimonia. Ma c'è chi sta mettendo alcuni paletti. Dopo il decreto di un anno fa di monsignor Suetta vescovo di Ventimiglia-Sanremo, che prevedeva la sospensione di padrini e madrine per battesimi e cresime, poiché «nel contesto odierno la loro presenza risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale», anche la diocesi di Genova mette un freno alla scelta dei genitori.«A coloro che sono chiamati a svolgere il servizio di padrino e di madrina è chiesto di far parte della Comunità cristiana, attraverso un cammino di Fede condiviso con altri fratelli», spiega il decreto firmato da Monsignor Tasca, «e che comprenda anche in modo graduale la santa messa domenicale, un momento di riscoperta o approfondimento della fede, di nutrimento spirituale, di condivisione con i fratelli e di servizio nella carità». Il decreto arcivescovile entrerà in vigore con l'inizio del prossimo anno pastorale, il 3 dicembre 2023, prima domenica di Avvento. La nuova procedura sarà prevista inizialmente per una fase sperimentale della durata di un triennio. La Diocesi ha poi spiegato che «ogni comunità e ogni pastore saprà offrire occasioni per realizzare tutto ciò secondo la possibilità della parrocchia e quanto potrà essere suggerito dalla creatività pastorale. Tra i possibili cammini da proporre, si suggeriscono momenti di ascolto e condivisione della parola di Dio secondo modalità indicate attraverso appositi strumenti forniti dall'ufficio catechistico diocesano».REQUISITI DEL PADRINO O MADRINAInoltre, il decreto specifica che a quelle persone «indicate dalla famiglia che, pur non avendo i requisiti prescritti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa, si può, eventualmente, offrire l'opportunità di prendere parte alla Celebrazione solo come testimoni del Rito sacramentale» e che «in tal caso, sul Registro dei Battesimi e delle Cresime si indichi come "testimone" la persona scelta».Se ci appelliamo al diritto canonico, risaliamo all'origine della scelta del padrino. San Tommaso d'Aquino ricorderà che la rigenerazione spirituale operata dal battesimo assomiglia a quella carnale e, come in questa il bambino ha bisogno di una nutrice e di un pedagogo, così in quella spirituale c'è bisogno di qualcuno che lo istruisca nella fede e nella vita cristiana (Summa Th. III, q. 67, a. 7). Pertanto, codice di diritto canonico alla mano, ecco i requisiti del padrino o madrina: «Ogni cattolico che abbia ricevuto la Confermazione e l'Eucaristia, che abbia compiuto i 16 anni e che conduca, per quanto possibile, una vita conforme alla fede, può fare da padrino/madrina nel rito del Battesimo. [...] Non possono fare perciò da padrini quelle persone che: sono sposate solo civilmente, sono conviventi, sono divorziate, sono separate ma convivono con un altro partner» (Cf Codice di diritto canonico, 874).I BAMBINI APPRENDONO PER IMITAZIONESecondo la tradizione della Chiesa i padrini sono membri della comunità cristiana che presentano colui che deve essere battezzato o cresimato, li accompagnano nel loro itinerario di formazione e ne garantiscono la preparazione con serietà e sincerità. Il rischio è quello di pensare che qui si voglia far rispettare semplicemente uno sterile elenco di requisiti, ma, come ogni norma canonica, la verità è molto più profonda. Se quindi è palese che i bambini apprendano per imitazione e che la loro fonte di ispirazione primaria è l'esempio dell'adulto di riferimento, ecco che il cuore di questo elenco risulta più chiaro. I padrini si affiancano al genitore per rendere manifesta la presenza della Chiesa come madre che presenta e accoglie i nuovi figli, la loro vicinanza non può così concludersi con il Rito del Battesimo e non può limitarsi alle foto di rito e ai regali infiocchettati, ma è necessaria una presenza duratura chiamata a dare una decisa e costante testimonianza di fede.Allora se nell'elenco delle necessità da soddisfare dei nostri figli trovano spazio una scuola di alto livello, almeno una lingua straniera e un'alimentazione quanto più varia ed equilibrata, non si capisce perché la scelta del padrino e della madrina non debba ricevere la stessa attenzione. O ben superiore, mi verrebbe da dire. Perché qui è della crescita spirituale che si parla, della Vita eterna. E se perfetto qui non lo è nessuno, è anche vero che a monte della Grazia ricevuta per ogni nostro impegno, c'è sempre un'apertura, una disposizione, un sì che spetta solo a noi e senza il quale non possiamo portare nessun carico.Nota di BastaBugie: anche l'Arcidiocesi di Palermo ha sospeso "ad experimentum" il ruolo di padrino e madrina nel Battesimo e nella Cresima a partire dal 1° luglio 2023.Ecco il testo completo del decreto dell'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice:Il ruolo del Padrino e della Madrina, in occasione della celebrazione dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima, è un vero e proprio munus che la Chiesa affida ai fedeli che abbiano "l'attitudine e l'intenzione di esercitare questo incarico" (can. 874 §1,10) e che conducano una vita conforme alla fede e al compito che si assumono (cfr. can. 874 §1,30).Nel corso del tempo convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l'autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa. Confuso spesso con relazioni di parentela - se non addirittura con legami ambigui - e relegato, il più delle volte, al solo momento rituale, ha perso l'originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi a semplice "orpello coreografico" in una cerimonia religiosa.Da tempo, ormai, si discute sull'opportunità o meno di sospendere o abolire l'istituto del "padrinato", ritenuto, di fatto, non obbligatorio dallo stesso Codice di Diritto Canonico, che a tal proposito rimanda a una valutazione discrezionale significata dalla clausola "per quanto possibile" (cfr. cann. 872 e 892).Il superamento della cognatio spiritualis che, fondata su un'antica tradizione recepita dal Codice di Diritto Canonico del 1917, si instaurava tra padrini e figliocci, così come le mutate esigenze pastorali delle nostre comunità parrocchiali e la necessità di dare nuovo impulso alla prassi sacramentale, inducono a ripensare il ruolo del Padrino e della Madrina anche nella nostra Arcidiocesi.Pertanto, alla luce di tali considerazioni:VISTA la normativa liturgica vigente riguardo l'ufficio dei Padrini, come definita nelle Premesse al Rito del Battesimo dei Bambini (1970) al n. 6; nelle Premesse al Rito della Confermazione (1972) ai nn. 5-6 e nelle Premesse al Rito dell'lniziazione Cristiana degli Adulti (1978) ai nn. 8-10;TENUTE PRESENTI le disposizioni del Codice di Diritto Canonico riguardanti l'ufficio dei padrini nella celebrazione del Battesimo (cfr. cann. 872 - 874) e della Confermazione (cfr. cann. 892 - 893);CONSIDERATO che la normativa codiciale recepisce e precisa, ampliandole, le disposizioni dei libri liturgici, appena richiamate;ALLA LUCE di esperienze analoghe avviate in diverse diocesi italiane;SENTITO il parere del Consiglio Presbiterale nella sessione dell' 1/03/2022 e del Consiglio Pastorale Diocesano in quella dell' 11/03/2022;CONSIDERATO che, ai sensi dei richiamati cann. 872 e 892, l'ufficio dei padrini nella celebrazione del Battesimo e della Confermazione, come detto in premessa, non ha carattere di essenzialità;DISPONGO1. È sospeso «ad experimentum», dal 1° luglio 2023 e per la durata di un triennio, l'ufficio di Padrino e di Madrina nel Battesimo dei bambini, nella Confermazione degli adolescenti e degli adulti, nonché nell'lniziazione Cristiana degli adulti.2. Nei riti rispettivi si ometta tutto quanto riguarda i Padrini.3. I ministri ordinati, soprattutto i parroci, hanno la responsabilità di ottemperare alle presenti disposizioni e di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni pastorali che hanno indotto a questa decisione.4. Gli Uffici Liturgico e Catechistico, insieme al Servizio Catecumenale, hanno mandato di monitorare e verificare, durante questo triennio, l'andamento della nuova prassi e, contemporaneamente, di studiare possibili nuove forme di accompagnamento che richiamino e recuperino il vero senso ecclesiale dell'ufficio del padrino e della madrina.Palermo, dalla Sede Arcivescovile, 31 gennaio 2023
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7317IL CUORE INCORROTTO DELLA BEATA PAULINE MARIE JARICOTIl nome di Pauline Marie Jaricot (1799-1862) potrebbe non dire molto a tanti italiani. Eppure è un nome importante, essendo quello una religiosa francese, fondatrice dell'Opera della Propagazione della fede, che esattamente lo scorso anno - il giorno 22 maggio - è stata beatificata. Proprio tale circostanza, riporta Le Figaro, ha consentito di approfondire quello che si presenta a tutti gli effetti come un enigma.Sì, perché il cuore della donna è al centro di un fenomeno straordinario: dal 1862 a oggi non pare aver conosciuto lo scorrere del tempo, risultando in uno stato di perfetta conservazione. Non a caso trattasi di reliquia oggetto di devozione. Ma una reliquia - ecco il punto, riportato dal giornale francese - su cui è stata appena effettuata una perizia di biologia molecolare che, sorprendentemente, non ha saputo smentire che affetto l'eccezionalità del prodigio.Eccezionalità per la scienza, s'intende. La devozione cristiana è infatti già a conoscenza di episodi di episodi di alcuni grandi santi che sono stati miracolosamente risparmiati dalla corruzione post mortem della carne. Un nome tra tutti, per esempio, è quello di san Padre Pio di Pietrelcina (1887-1968), le cui spoglie pare perfino esalassero profumi soavi...ma torniamo al nuovo mistero con cui i media francesi si ritrovano ora a dover fare i conti.C'è infatti un particolare che getta nuova luce, forse, sulla vicenda che ha per protagonista Pauline Jaricot, figlia di ricca famiglia lionese che divenne nota anche come l'ispiratrice dei «rosari viventi», vale a dire di gruppi di preghiera in cui i fedeli si uniscono all'unisono recitando il santo rosario e facendo l'elemosina ai bisognosi. Il particolare, da tenere a mente, è questo: lei per prima, in vita, ebbe un problema cardiaco che, dopo un pellegrinaggio alla tomba di santa Filomena, incredibilmente svanì.La futura beata morirà tempo dopo, sempre in povertà e già «in odore di santità». Il suo cuore incorrotto diviene tempo dopo, custodito in un apposito reliquiario e oggetto di devozione da parte dei fedeli. Oggetto di devozione al punto che nel 2021, con l'accordo della diocesi di Lione, un team di scienziati tra cui Philippe Charlier, medico legale, del museo del Quai Branly, dell'Aphp - acronimo di Assistance publique des hospitals de Paris - e di archeologi, ha esaminato il cuore della religiosa, custodito in un reliquiario sigillato nella chiesa di Saint-Polycarpe dal 1880.Ebbene, grande è stata la sorpresa degli scienziati nell'appurare i seguenti aspetti. Primo, il cuore di Pauline Jaricot presenta un eccezionale stato di conservazione pur senza evidenziare alcun segno di imbalsamazione; secondo, sempre quel cuore - riferisce Le Progrès - non presenta segni di cardiopatia. Dunque delle due l'una: o i testimoni dell'epoca, medici inclusi, si erano sbagliati nel riferire che la futura beata soffriva di problemi cardiaci oppure, semplicemente, davvero lei fu protagonista, come poc'anzi riportato, di una guarigione miracolosa...Ecco che allora un solo cuore si trova oggi al centro neppure di uno, bensì di due miracoli eccezionali. E a certificarlo, strano ma vero, è quella stessa scienza, che non può fare altro - come accade in casi di questo genere - che fermarsi, senza aggiungere o togliere nulla alle spiegazioni che si danno fedeli e pellegrini che, nella vita della fondatrice dell'Opera della Propagazione della fede, trovano un luminoso esempio da seguire.Nota di BastaBugie: ecco la voce completa pubblicata da Wikipedia sulla beata Pauline Marie Jaricot la cui memoria cade il 9 gennaio.Pauline Marie Jaricot, ultima di otto fratelli, figlia di un piccolo industriale della seta, nacque a Lione il 22 luglio 1799. Il padre preferì farla battezzare di nascosto da un prete refrattario, piuttosto che dal parroco di Saint Nizier, che aveva giurato sulla Costituzione civile del clero. Fin dalla giovane età, Pauline sentì molto parlare del lavoro e dell'eroicità dei missionari nelle terre lontane.Da ragazza fece voto di castità e abbandonò le ricchezze di famiglia vivendo nella povertà. Nel 1817, in seguito a una specie di illuminazione avvenuta la Domenica delle Palme, fondò con altre persone il gruppo delle Riparatrici del Cuore di Gesù sconosciuto ed offeso. In seguito, apprese dal fratello sacerdote Phileas che i preti delle Missioni Estere di Parigi versavano in serie difficoltà economiche. Così, per raccogliere denaro, Pauline e le sue compagne crearono un'associazione, che nel 1822 assunse il nome ufficiale di Opera della Propagazione della Fede. Questo istituto giocò un ruolo fondamentale nello sviluppo del movimento missionario francese del XIX secolo. Alla fine del secolo l'Opera era presente in tutti i Paesi della cristianità.Ammalatasi gravemente, intraprese un pellegrinaggio sulla tomba di santa Filomena a Mugnano. Fu l'occasione per incontrare papa Gregorio XVI, che approvò la sua Opera e le donò la sua benedizione.Pauline morì il 9 gennaio 1862 nella miseria e nell'indifferenza generale.Con papa Benedetto XV l'Opera fondata da Pauline Jaricot diventò pontificia e trasferì la sua sede da Lione a Roma.Papa Giovanni XXIII la dichiarò venerabile nel 1963. Il 26 maggio 2020 papa Francesco approvò un miracolo attribuito all'intercessione di Pauline, aprendo così la strada alla sua beatificazione, che è stata celebrata nella cattedrale di Lione dal cardinale Luis Antonio Tagle il 22 maggio 2022.Per la beatificazione la Chiesa cattolica ha considerato miracolosa la guarigione, avvenuta nel 2012, di Mayline Tran, di tre anni e mezzo, ricoverata all'ospedale "Femme Mère Enfant" di Lione in stato vegetativo, causato da "anossia cerebrale prolungata per ostruzione delle alte vie respiratorie da corpo estraneo alimentare, con arresto cardio-respiratorio". I medici ritenevano che, qualora fosse sopravvissuta, non avrebbe potuto più parlare né camminare, e si decise di evitare l'accanimento terapeutico, provvedendo alla nutrizione enterale e all'idratazione. Dopo l'iniziativa di preghiere per ottenere l'intercessione della venerabile Paolina Maria Jaricot, la bambina recuperò l'autonomia motoria e la comprensione del linguaggio, in assenza di conseguenze neurologiche. Il padre della piccola, non credente, decise di farsi battezzare. Nel novembre 2019 la Consulta Medica giudicò l'accaduto scientificamente inspiegabile. I Consultori teologi, nel dicembre dello stesso anno, dichiararono la guarigione miracolosa e ottenuta per intercessione di Pauline Jaricot.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7282ORA AI MEDICI INSEGNANO COME ASSISTERE I NEONATI LGBT (?!) di Giuliano GuzzoPressoché terminata la conquista dei grandi mass media - quindi delle redazioni di giornali e case editrici - nonché di larga parte del mondo accademico, l'ideologia gender ora si sta interessando ad un nuovo versante: quello dei reparti di neonatologia. Non è uno scherzo, ma quanto sembra vedendo ciò che si intende insegnare alla Harvard Medical School, facoltà di medicina della mitica Università di Harvard con sede a Boston, nel Massachusetts, uno dei templi del sapere nonché uno dei luoghi di formazione per futuri dottori più prestigiosi del pianeta.In tale facoltà, infatti, è da qualche tempo disponibile l'iscrizione ad un corso facoltativo finalizzato alla «cura di pazienti con diversi orientamenti sessuali, identità di genere e sviluppo sessuale». Il programma - che prevede partnership con strutture quali il Boston children's Hospital, il Massachusetts general hospital e la Cambridge health alliance - offre un iter di quattro settimane, volto a far sì che i futuri medici possano essere più preparati a seguire «pazienti» che «si identificano come lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuale o asessuale». Una descrizione, quella riportata fino a questo punto, che non solleva particolari allarmi.Anzi, per quanto opinabile tale corso si potrebbe perfino definire "normale", in un mondo in cui vengono strutturati programmi analoghi - ancorché di taglio non medico - da parte, tanto per fare un esempio, dei Comuni italiani, come mostra, Per una capitale dei diritti. Il podcast sulle politiche Lgbt+, un progetto frutto della collaborazione tra l'Ufficio Radio della direzione Comunicazione istituzionale del Gabinetto del sindaco e l'U.o. Diritti Lgbt+ del Dipartimento Pari Opportunità di Roma Capitale. Se perfino ai dipendenti comunali vengono proposti corsi in salsa arcobaleno, perché stupirsi se ciò avviene negli atenei?Il punto però qua è diverso. Infatti, se si va a leggere il sito della Harvard Medical School si scopre come il corso in parola tenterà di offrire ai futuri medici indicazioni su come meglio servire «persone di genere e appartenenti a minoranze sessuali nel corso della vita, dai neonati agli adulti più anziani». Avete letto bene: secondo la celebre facoltà di medicina americana, si può nascere Lgbt, ovvero «appartenenti a minoranze sessuali». Che si sia arrivati questo punto, come fa notare il sito Christianpost, non è un caso. Infatti questo corso non è tenuto da due medici qualsiasi, bensì da Alex Keuroghlian e Alberto Puig. Ora, c'è da dire che Keuroghlian è uno psichiatra e sostenitore Lgbt e sia lui sia Puig lavorano presso il Massachusetts General Hospital di Boston, il quale a sua volta non è un ospedale qualunque.Parliamo infatti di una struttura che offre interventi chirurgici transgender. Addirittura, nel 2020 i medici di tale ospedale chiesero, ricorda sempre Christianpost, l'approvazione per eseguire un intervento chirurgico unico nel suo genere: quello di attaccare il pene di un uomo morto a una donna che si identifica come trans. L'humus di riferimento, su cui è germogliata l'idea di un corso dove si contempla la possibilità che esistano «neonati Lgbt», non è dunque frutto di caso, neppure per un po'.Va detto che tuttavia alcuni osservatori hanno comunque tentato di buttare acqua sul fuoco, dicendo che quella attorno a questo corso è una polemica senza basi, dato che i «neonati» in questione altro non sarebbero che quelli classificabili come intersessuali. Come dire: nulla di strano, tutto a posto. Sarà. Sta di fatto che, anche così fosse, il percorso della Harvard Medical School, com'è presentato, suona comunque ambiguo. E, dato che esso è tenuto da professionisti totalmente favorevoli alla transizione di genere tra i minori, a pensare male si farà senz'altro peccato: ma non è detto che non si indovini.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.IL DOCUMENTO CHOC DELL'ISTAT, CHE APRE AL GENDER FLUIDNoi possiamo pure, ovviamente, non occuparci dell'ideologia gender, ma possiamo stare tranquilli, si fa per dire, di una cosa: l'ideologia gender si occuperà di noi. Verrebbe da commentare ciò che propone, in una sua recente indagine, l'Istituto nazionale di statistica, l'Istat. Sì, perché in tale indagine, come peraltro segnalato da più cittadini all'attenzione di Pro Vita & Famiglia, vi sono almeno un paio di quesiti che, nella loro formulazione, sembrano strizzare l'occhio alle rivendicazioni Lgbt.Nel primo, infatti, si indaga l'appartenenza sessuale utilizzando come paradigma l'identità percepita - «Lei si percepisce (sente) dello stesso sesso registrato alla nascita?», è il quesito -, il che non può non suscitare un minimo di perplessità. Il secondo quesito di Istat, tuttavia, appare ancora più esplicito e allineato a linguaggio arcobaleno: «Scriva liberamente il genere a cui si sente di appartenere». Ora, non occorre essere veggenti per immaginare che - in particolare da parte della popolazione più giovane, e quindi più esposta agli slogan e talvolta all'indottrinamento dei mass media e degli influencer - in particolare questo secondo quesito possa risultare insidioso.Se infatti, per apparire "alla moda" o semplicemente sovrastimando un disagio che si vive, da tale indagine emergesse che, poniamo il caso, il 50% dei giovani sotto i 30 anni non si dichiarasse eterosessuale o si dichiarasse non-binary ecco che - possiamo scommetterci - i vari attivisti e giornalisti pro Lgbt faranno proprio all'istante questo dato, per rilanciare il mantra di un «Paese che cambia», della «società che arriva prima della politica» e via discorrendo, con assolute banalità di questo tipo. Non è perfino escluso che un esito come quello ipotizzato possa far risorgere dalle ceneri l'«urgenza» del ddl Zan: mai direi mai. Chissà.Quel che è sicuro, tornando all'Istat è che formulare simili quesiti costituisce sempre un rischio ideologico. Per un motivo semplice: è già successo. Basti ricordare quando, nel marzo 2019, fece il giro del web la notizia per cui «secondo la Coop» 4 italiani su 10 «si identificano in una identità piuttosto liquida». Si trattava, allora, dell'esito di questa ricerca, chiamata Uomo o donna? Non saprei e contenente la seguente domanda: «Come definirebbe la sua identità sessuale in una scala da 1 a 10 dove 1 è esclusivamente maschile e 10 esclusivamente femminile?».Ora, è chiaro che ponendo i quesiti in questo modo si possono solo - per le ragioni poc'anzi esposte - ottenere risultati bizzarri. [...] E si rischia di consegnare ai mass media e ai ultrapoliticizzati movimenti Lgbt un formidabile asso nella manica per tornare a rilanciare la loro assai discutibile agenda.(Giuliano Guzzo, Provita & Famiglia, 18 gennaio 2023)ARMANI SPIEGA CHE LA VERA TRASGRESSIONE È ESSERE ETEROChe poi Giorgio Armani ha detto una cosa così banale che pare strano la si debba considerare straordinaria. Eppure, in tempi di fluidismi vari, di Lgbtqxyz, di schwa, di gender, di ragazzi che si vestono da ragazze e ragazze che si vestono da maschietti, negli anni del "oggi scelgo come percepirmi", di smalti da uomo, di gambe pelose delle donne (chiedere alla fidanzata di Damiano dei Maneskin), ecco: in mezzo a tutto questo c'è un signore, di una certa età, capo di una casa di moda mica da niente, che piazza una coppia etero nella sua sfilata e dice: avevo bisogno di un po' di normalità.La vera trasgressione oggi è essere etero. Non l'ha detta così Armani, ma è quello che arriva al lettore. "È stata una scelta precisa", quella di impostare la sfilata della collezione uomo attorno a una coppia standard, perché banalmente "si parla di un uomo e di una donna che si vogliono bene, che si amano". Giorgio ha fatto sfilare in chiusura dello show, sulle note di Ludovico Einaudi, cinque coppie di innamorati che si abbracciano guardandosi negli occhi. Hai capito che rivoluzione? Voleva far "vedere questa realtà che piace a tutti, poi ci sono le trasgressioni, le varianti, le modernità, vanno bene, non dico nulla naturalmente, ma mi piaceva rivedere una coppia carina". Capito? Gli piaceva vedere "una coppia carina", una roba "normale", non nel senso che tutto il resto non esista o non debba esistere, ma nel senso che poi a fare i conti la maggioranza degli italiani, e non solo, si accoppia ad una persona di sesso opposto. Non fosse tanto per una questione di continuità della specie, basterebbe la statistica a spiegarlo.C'è poi un'altra lezione da imparare e mettere da parte. Quella sul "bello". Armani ha scelto dei modelli di una "bellezza imbarazzante", perché "il bello piace a tutti": "Forzare sul brutto, forzare sullo strano non mi appartiene".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7246LETTERE ALLA REDAZIONE: L'ABBANDONO DEL FIGLIO NATO FUORI DAL MATRIMONIOdi Pietro GuidiGentile redazione di BastaBugie,ho letto con attenzione l'articolo da voi pubblicato che difende il cognome paterno dato al figlio ed mi trovo particolarmente d'accordo anche quando Pietro Guidi scrive che anche le mogli dovrebbero avere il cognome del marito.Tutto questo è vero, ma secondo me non basta. Infatti se è vero che il padre ha diritto di imporre il cognome al figlio, però non sempre ne ha il dovere, ma soltanto quando il figlio è stato generato all'interno del matrimonio. In questa società assistiamo a moltissime rivendicazioni femministe che lamentano il fatto che l'uomo può scappare dopo avere messo incinta una donna, lasciando a lei la difficoltà di badare al figlio e di mantenerlo. Da questo punto di vista sono state fatte numerose leggi che impongono all'uomo di pagare gli alimenti ai figli anche se sono nati fuori dal matrimonio. Appartengono alla stessa corrente ideologica gli assegni di mantenimento dati alla moglie divorziata o separata.Voi potreste sussultare sulla sedia per quello che sto per dirvi: secondo me, e anche secondo le leggi fino all'avvento della rivoluzione sessuale e dell'ideologia della parità di genere, l'uomo che abbandona la sua donna incinta può farlo, perché non è tenuto a mantenere quel figlio. Sarebbe tenuto a farlo solo se i due fossero sposati, altrimenti no. Non sto dicendo che è bello abbandonare il proprio figlio solo perché nato fuori dal matrimonio, ma affermo che l'uomo che lo facesse secondo me non sarebbe da biasimare.È infatti il legame del matrimonio che obbliga a riconoscere i figli che nascono all'interno di esso. Quindi la donna che si concede sessualmente ad un uomo con cui non è sposata deve sapere che lei non può pretendere niente da lui. Deve conoscere i rischi che corre. Quindi, in una società normale, dovrebbe pretendere dal suo uomo che la sposi prima di concedersi a letto. Non solo per motivi religiosi, ma anche per i seguenti motivi naturali. Il legame matrimoniale è fatto apposta a difesa dell'uomo e della donna. In quel legame l'uomo sapeva che sua moglie si era impegnata a restargli sempre fedele e quindi non doveva temere nessun concorrente in amore. La donna invece viene difesa dal matrimonio visto che il marito si è impegnato a sostentare la famiglia. Ma se non si è sposati nessuno dei due ha queste protezioni: entrambi possono essere traditi e la donna rischia di essere abbandonata con il figlio che porta in grembo senza poter rivendicare nulla, visto che l'uomo a cui si è concessa non aveva assunto con lei nessun impegno.GiovanniRISPOSTA DELLA REDAZIONECaro Giovanni,la tua mail forse non è del tutto condivisibile, ma non possiamo certo negare che gli obblighi sia per il marito che per la moglie nascono dallo stringere il patto matrimoniale.Detto questo però riteniamo che un uomo che mette incinta una donna fuori del matrimonio sia colpevole di immoralità al pari di lei. Infatti la legge di Dio chiama fornicazione tali rapporti, quando sono praticati da persone non sposate, e chiama adulterio i rapporti sessuali tra persone sposate, ma non tra di loro (adulterio semplice quando è sposato uno dei due, adulterio doppio quando sono entrambi coniugati). Entrambi quindi sono peccato grave.Per quanto riguarda la questione del cognome o degli alimenti purtroppo questa materia è trattata dalle leggi civili senza più distinguere tra figli legittimi, cioè nati all'interno del matrimonio, e figli illegittimi. La confusione regna dunque sovrana ed è aggravata dalle complesse questioni dell'utero in affitto che per ora è illegale in Italia, ma che in realtà viene praticato all'estero e poi si pretendono riconoscimenti anche qui da noi.Insomma a noi premeva ricordare che quella del cognome non è una questione secondaria, ma che fa parte di un più ampio progetto di distruzione della famiglia che è praticamente ormai completato nei nostri ordinamenti statuali.Noi crediamo che sia importante ripartire dalla Legge di Dio scritta nel cuore di ogni uomo per ripristinare la realtà naturale sul matrimonio.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7264NATALE: GIORNO DI GIOIA, DI LOTTA E DI VITTORIA di Roberto de MatteiDom Prosper Guéranger, il grande abate di Solesmes e autore del celebre Anno Liturgico è l'autore a cui attingiamo per meditare nei giorni del Santo Natale. E dom Guéranger ci invita a cercare in questi giorni con il nostro pensiero soprattutto tre luoghi.Il primo è Betlemme, la grotta della Natività, l'umile asilo che il figlio dell'Eterno, disceso dal Cielo, ha scelto per la sua prima residenza. Tuttavia cercheremmo invano oggi a Betlemme la beata mangiatoia che accolse il Bambino Gesù. Da tredici secoli essa ha lasciato quei luoghi ed ha trovato accoglienza nel centro della Cattolicità, a Roma. La città sacra di Roma è dunque il secondo luogo del mondo che il nostro cuore deve cercare, e in questa città, il luogo che in questi giorni chiede tutta la nostra venerazione e tutto il nostro amore è la basilica di Santa Maria Maggiore che ospita la mangiatoia del Divino Infante, una delle più preziose reliquie della Cristianità.IL NOSTRO CUOREMa c'è un terzo luogo, un terzo santuario, che a Natale deve ospitare il divino figlio di Maria. Questo terzo santuario è in noi: è il nostro cuore. E questa la Betlemme che Gesù vuole visitare, nella quale vuole nascere e stabilirsi. Noi veneriamo Gesù nel santo presepio, ma egli viene a noi in quella mangiatoia che deve diventare il nostro cuore. Però, avverte dom Guéranger, "O soldato di Cristo, impara che bisogna combattere per meritare di avvicinarsi al divino bambino: combattere per conservare in sé la sua presenza piena di amore; combattere per arrivare al giorno beato che ti farà tutt'uno con lui nell'eternità".Combattere significa ricordare, anche nel giorno di Natale e in quelli successivi, che la vita cristiana è milizia sulla terra e che non c'è gioia, neppure quella sublime del Santo Natale, che sia inseparabile dalla sofferenza. Per questo Maria, che fu inondata di gioia nel dare alla luce il Redentore, fu anche inondata dal dolore, conoscendo le sofferenze che avrebbero accompagnato il suo Divin Figlio da Betlemme al Calvario, come prezzo da pagare per la salvezza degli uomini.I MARTIRI DI NICOMEDIAÈ per questo che ogni cristiano deve essere pronto a dare la vita per Nostro Signore, come fecero quei cristiani di Nicomedia che il giorno di Natale dell'anno 303, sotto l'Imperatore Diocleziano, subirono il martirio ed ascesero al Cielo, mentre Gesù scendeva sulla terra.Diocleziano e i suoi colleghi nell'impero avevano appena pubblicato il famoso editto di persecuzione che dichiarava alla Chiesa la più sanguinosa guerra che essa abbia mai subita. L'editto affisso a Nicomedia, residenza dell'imperatore, era stato strappato da un cristiano che pagò tale atto di santa audacia con un glorioso martirio. I fedeli pronti alla lotta osarono sfidare la potenza imperiale, continuando a frequentare la loro chiesa condannata alla demolizione. Si era giunti al giorno di Natale. Essi si raccolsero in numero di parecchie migliaia nel sacro tempio per celebrarvi un'ultima volta la Nascita del Redentore. A quella notizia, Diocleziano inviò uno dei suoi ufficiali con l'ordine di chiudere le porte della chiesa, e di appiccare ai quattro angoli dell'edificio il fuoco che doveva distruggerla. Quando tutto fu disposto, squilli di tromba si udirono sotto le finestre della basilica, e i fedeli intesero la voce del banditore che annunciava, da parte dell'imperatore, che quelli i quali volevano aver salva la vita potevano uscire, a condizione di offrire l'incenso sull'altare di Giove eretto davanti alla porta della chiesa; diversamente, sarebbero stati tutti preda delle fiamme.Un cristiano rispose a nome della pia assemblea: "Siamo tutti cristiani; onoriamo Cristo come unico Dio e unico Re, e siamo pronti a sacrificargli la nostra vita in questo giorno". A tale risposta i soldati ricevettero l'ordine di appiccare il fuoco. In pochi istanti la chiesa fu un immenso rogo, le cui fiamme salivano verso il cielo, inviando in olocausto al Figlio di Dio, che si era degnato in quel giorno di iniziare una vita umana, l'offerta generosa di quelle migliaia di vite che rendevano testimonianza alla sua venuta in questo mondo.Dom Guéranger conclude: "Così fu glorificato, nell'anno 303, a Nicomedia, l'Emmanuele disceso dal cielo per abitare fra gli uomini. Uniamo, con la santa Chiesa l'omaggio dei nostri voti a quello di questi coraggiosi cristiani la cui memoria si conserverà, attraverso la sacra Liturgia, sino alla fine dei secoli".Facciamo nostre le parole di dom Guéranger, aggiungendo alla memoria che ci trasmette un'altra da conservare nel nostro cuore. Erano passati 10 anni esatti dalla terribile persecuzione di Diocleziano, che sembrava dover estirpare il Cristianesimo dalla faccia della terra, quando, nell'anno 313 dopo Cristo, l'Imperatore d'Occidente Costantino da Milano e quello di Oriente Licinio da Nicomedia proclamavano l'Editto che concedeva ai Cristiani la piena libertà di professare la loro religione. Una nuova Civiltà, la Civiltà cristiana nasceva.Di questa Civiltà siamo eredi e nel giorno di Natale alziamo le sue bandiere, pronti alla lotta.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Roberto de Mattei, nell'articolo seguente dal titolo "La nostra preghiera nella notte di San Silvestro" parla si san Silvestro I che fu papa al tempo della conversione di Costantino.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il giugno luglio 2022:Il 31 dicembre la Chiesa iscrive nella sua liturgia il nome di un santo che non è un martire, ma un Confessore, il primo confessore della Chiesa: san Silvestro I, Papa per 22 anni dal 314 al 336.Il suo regno iniziò all'indomani della grande vittoria di Costantino a Saxa Rubra e dell'Editto di Milano del 313, con cui il nuovo sovrano, dopo aver pacificato l'Impero, concedeva libertà alla Chiesa. Scrive Louis Veuillot: "La storia dei successori di Pietro, per duecentocinquant'anni, è terminata sempre con le stesse parole: "Coronato dal martirio". Dove si arriva così? A Costantino. San Marcello da poco era morto, schiavo, condannato ad bestias; le acclamazioni del circo avevano da poco salutato Massenzio; la croce appare nel cielo, Costantino la pianta sul Laterano: ab aevo vinces!. Cesare battezzato affida il governo di Roma al Papa Silvestro e ai suoi successori, non ritenendo che l'imperatore della terra debba serbare il potere, là dove l'Imperatore del cielo ha posto il principato del sacerdozio e la capitale della religione"Ma il pontificato di Silvestro conobbe una tempesta più terribile delle persecuzioni di Diocleziano: la nascita e la diffusione, ad opera del prete Ario, di un'eresia che negava la divinità di Gesù Cristo. Papa Silvestro, d'accordo con l'imperatore Costantino, nella primavera dell'anno 325 convocò un Concilio a Nicea. In questo Concilio, il primo Concilio ecumenico della Chiesa, l'eresia ariana fu condannata e fu formulato il famoso simbolo niceno, che trasmise ai secoli la prima grande formula di fede cattolica i canoni del Concilio. Le sue reliquie riposano nella Chiesa di San Silvestro, detta in Capite, perché conserva anche il capo di san Giovanni Battista.A Roma, accanto alla Basilica di san Giovanni in Laterano, si conserva un mosaico, detto del Triclinio Leoniano, in cui a sinistra è raffigurato Gesù Cristo che consegna le chiavi pontificie a papa san Silvestro e il vessillo della Chiesa all'imperatore Costantino; a destra san Pietro che conferisce il pallio a papa Leone III e il vessillo a Carlo Magno. Il vessillo di Costantino e di Carlo Magno è quello che sventolò sui campi delle crociate e nelle acque di Lepanto. È la bandiera della Chiesa, mai ammainata. [...]Nella notte di San Silvestro un anno scompare nel vortice del passato e un altro anno si apre in un abisso di incertezza. Ma per noi quello che conta è solo il tempo presente, l'unico momento in cui incontriamo l'eternità. E in questo momento, chiediamo a Dio che sia fatta, ora e sempre, in noi la Sua volontà.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7254PROCLAMARE SANTO IL VESCOVO CAMARA SIGNIFICA CANONIZZARE IL COMUNISMOIl vescovo brasiliano Helder Camara potrebbe essere dichiarato venerabile: fu protagonista della teologia della liberazione, benevolo verso Urss e Cina, nella sua diocesi si pianificava la lotta armata rivoluzionariadi Stefano ChiappaloneUn deciso passo in avanti per la causa di beatificazione di mons. Helder Camara (1909-1999), il "vescovo rosso" brasiliano che a breve potrebbe essere dichiarato venerabile. Lo ha reso noto l'arcivescovo mons. Fernando Saburido, suo successore nell'arcidiocesi di Olinda e Recife, retta da Camara tra il 1964 e il 1985. Un prelato sui generis, schierato con l'ala più progressista dei padri conciliari e poi, a concilio concluso, desideroso di un Vaticano III che superasse il secondo (naturalmente a sinistra). Protagonista della teologia della liberazione, sul piano politico, si mostrò decisamente benevolo verso le dittature comuniste, dall'Unione Sovietica, alla Cina, a Cuba, sempre all'insegna della "difesa dei poveri" con cui è stato propagandisticamente identificato in vita e in morte. Qualora un giorno mons. Camara salisse agli onori degli altari, costituirebbe un modello a dir poco controverso. A sostenerlo, auspicando che la causa venga sospesa, è Tradizione Famiglia Proprietà (TFP), rete di associazioni nata proprio in Brasile dall'opera di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), leader cattolico e impegnato nella "battaglia culturale" su posizioni opposte a quelle di dom Camara. Ne parla a La Bussola Julio Loredo, presidente della TFP italiana.Loredo, potremmo avere dunque un "vescovo rosso" sugli altari?Dom Helder Camara è stato una figura chiave del progressismo ecclesiale dagli anni ‘30 fino alla morte, protagonista della svolta a sinistra dell'Azione Cattolica in Brasile. In seno a questo processo è sorta anche la teologia della liberazione. Inoltre negli anni '50 e '60 ha avuto un ruolo centrale nel ricambio (generazionale ma anche ideologico) dell'episcopato brasiliano, favorendo la nomina di prelati progressisti insieme al nunzio dell'epoca, mons. Armando Lombardi.Una parabola partita però dal fronte opposto...E non da semplice militante: era il numero due del partito filo-nazista Azione Integralista Brasiliana, fondato da Plinio Salgado. Quando fu ordinato sacerdote, nel 1931, sotto la talare indossava la divisa delle milizie integraliste. Grazie a uno studio di Plinio Correa de Oliveira, che ne mostrava l'incompatibilità con la dottrina cattolica, venne meno l'appoggio ecclesiastico al movimento, poi messo fuorilegge dal presidente Getulio Vargas. Dopo la dissoluzione e l'esilio di Salgado, Camara iniziò il suo trasbordo ideologico verso sinistra - che abbiamo descritto in apertura - fino alla teologia della liberazione e alla costituzione di comunità ecclesiali di base (CEB), prefigurate dal pedagogo brasiliano marxista Paulo Freire, ispiratore del Movimento de Educação de Base.Come si mosse dom Camara durante il Concilio?Pur non avendo mai preso la parola in aula, è stato assolutamente centrale dietro le quinte del Vaticano II. Era lui a coordinare gli incontri fra esponenti dell'ala progressista (curiosamente anche sul fronte tradizionalista la spinta veniva dal Brasile, grazie agli incontri coordinati da Plinio Correa de Oliveira dai quali scaturì il Coetus Internationalis Patrum). In questi anni dom Helder, già parte integrante della teologia della liberazione, portava avanti il dissenso dal magistero anche sul piano morale fino alla critica della Humanae Vitae di Paolo VI e alla difesa dell'aborto.Un politico più che un vescovo?Nel 1969 tenne un celebre discorso a New York in cui appoggiava il comunismo internazionale. Difendeva l'URSS e la Cina di Mao. Al Sessantotto risale uno degli episodi più scioccanti: il documento Comblin. Nel giugno 1968 trapelò questo documento che pianificava una rivoluzione comunista armata in Brasile. Joseph Comblin era un sacerdote belga, professore presso l'istituto teologico di Recife. Dunque, nella diocesi e sotto l'egida di mons. Camara, il quale non negò l'autenticità del documento, limitandosi a dire che non era ufficiale. Il progetto contemplava, per esempio, l'abolizione della proprietà privata, delle forze armate, la censura di stampa, radio e tv, i tribunali popolari. In pratica una rivoluzione bolscevica in Brasile. Correa de Oliveira raccolse 2 milioni di firme chiedendo l'intervento di Paolo VI per bloccare questa infiltrazione marxista nella Chiesa brasiliana, ma non ebbe risposta.Anzi, il controverso presule rimase in carica fino ai 75 anni canonici.Nel 1984 Giovanni Paolo II nominò suo successore José Cardoso Sobrinho, che ha cercato di mettere un po' d'ordine nella diocesi, addirittura chiudendo l'istituto teologico e creandone un altro. Nello stesso anno usciva l'istruzione vaticana Libertatis Nuntius che condannava gli aspetti esterni della teologia della liberazione, ma era come chiudere la stalla con i buoi già scappati.E lui personalmente non ha mai ritrattato le sue posizioni?Non risulta. E alla sua morte, nell'agosto 1999, godeva di una sorta di canonizzazione mediatica. Alcuni giornali italiani titolavano: «Profeta dei poveri», «Santo delle favelas», «Voce del Terzo Mondo», e addirittura «San Helder d'America».Una "fama di santità" ideologica, più che religiosa.Un'eventuale canonizzazione di dom Helder Camara sarebe la canonizzazione del comunismo, della teologia della liberazione, del dissenso. Lo chiamano già "Santo dei poveri", ma lui difendeva regimi che provocano la povertà, come aveva sintetizzato Indro Montanelli: «La sinistra ama tanto i poveri, che ogni volta che sale al potere ne aumenta il numero». Riguardo alla «falsificazione della fede cristiana» operata dalla teologia della liberazione, Benedetto XVI disse che « bisognava opporsi anche proprio per amore dei poveri e a pro del servizio che va reso loro».Nota di BastaBugie: mons. Helder Câmara appoggiava un progetto di rivoluzione comunista per l'America Latina conosciuto come il "Documento Comblin" preparato nel giugno 1968 sotto l'egida di mons. Helder Câmara dal sacerdote belga Joseph Comblin, professore presso l'Istituto Teologico (Seminario) di Recife. Si trattava di un Rapporto destinato al Consiglio Episcopale Latinoamericano. Il documento proponeva, senza veli, un piano eversivo per smantellare lo Stato e stabilire una "dittatura popolare" di matrice comunista.In mezzo all'accesa polemica che ne seguì, padre Comblin non negò l'autenticità del documento, ma disse trattarsi "soltanto di una bozza".Eccone alcuni punti, riportati dal sito di Tradizione, Famiglia, Proprietà:CONTRO LA PROPRIETÀNel documento, il p. Comblin difende una triplice riforma - agraria, urbana e aziendale- partendo dal presupposto che la proprietà privata e, quindi, il capitale siano intrinsecamente ingiusti. Qualsiasi uso privato del capitale dovrebbe essere vietato dalla legge.UGUAGLIANZA TOTALEL'obiettivo, afferma p. Comblin, è stabilire l'uguaglianza totale. Ogni gerarchia, sia nel campo politico-sociale sia in quello ecclesiastico, va quindi abolita.RIVOLUZIONE POLITICO-SOCIALEIn campo politico-sociale, questa rivoluzione ugualitaria propugna la distruzione dello Stato per mano di "gruppi di pressione" radicali i quali, una volta preso il potere, dovranno stabilire una ferrea "dittatura popolare" per imbavagliare la maggioranza, ritenuta "indolente".RIVOLUZIONE NELLA CHIESAPer consentire a questa minoranza radicale di governare senza intralci, il documento propone il virtuale annullamento dell'autorità dei vescovi, che sarebbero soggetti al potere di un organo composto solo da estremisti, una sorta di Politburo ecclesiastico.ABOLIZIONE DELLE FORZE ARMATELe Forze Armate vanno sciolte e le loro armi distribuite al popolo.CENSURA DI STAMPA, RADIO E TVFinché il popolo non avrà raggiunto un accettabile livello di "coscienza rivoluzionaria", la stampa, radio e TV vanno strettamente controllati. Chi non è d'accordo deve abbandonare il Paese.TRIBUNALI POPOLARIAccusando il Potere Giudiziario di essere "corrotto dalla borghesia", p. Comblin propone l'istituzione di "Tribunali popolari straordinari" per applicare il rito sommario contro chiunque si opponga a questo vento rivoluzionario.VIOLENZANel caso in cui non fosse stato possibile attuare questo piano eversivo con mezzi normali, il professore del seminario di Recife considerava legittimo il ricorso alle armi per stabilire, manu militari, il regime da lui teorizzato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7230NIENTE PUNIZIONI PER I FIGLI... CE LO DICE L'EUROPA (E COSI' SARANNO ROVINATI PER SEMPRE) di Antoine Béllion"Vai nella tua stanza!". Chi di noi non ha ricevuto quest'ordine nella propria infanzia? Conosciuta anche come cornering (andare all'angolo), è una delle punizioni più comuni nelle famiglie. Per lo psichiatra infantile Maurice Berger, ex direttore di un servizio dedicato alla cura dei bambini violenti, questa è addirittura "probabilmente la punizione più antica del mondo".Ebbene, questa antica punizione potrebbe presto essere proscritta dal Consiglio d'Europa che, a suon di decreti, si è improvvisato anche custode della "genitorialità". Il Consiglio intende "combattere la violenza nell'educazione". Spronato da associazioni libertarie, come la francese Stop VEO (violences éducatives ordinaires), il Consiglio d'Europa ha preso di mira il famoso cornering.Eppure, finora, il "vai nella tua stanza!" era ritenuta la punizione perfetta. [...] Per esempio, nel 2008 Maud de Boer-Buquicchio, allora vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, aveva lanciato una campagna per prevenire gli abusi sui minori. Come parte della campagna, il Consiglio aveva pubblicato un opuscolo rivolto ai genitori, che diceva: "I bambini stanno meglio se i loro genitori sono cordiali e solidali, se trascorrono del tempo di qualità con loro, rispondendo a eventuali cattivi comportamenti con spiegazioni e, se necessario, con punizioni non violente come il cornering".Da allora i tempi sono cambiati e il Consiglio ha deciso di rivedere le proprie posizioni. Lo scorso 8 agosto, Regina Jensdottir, responsabile della sezione Diritti dei bambini, ha annunciato che il cornering è "obsoleto" e andrebbe "ripensato". In una mail di risposta a un quesito di Le Figaro, datato 7 ottobre 2022, il Consiglio d'Europa conferma che "non promuove più il cornering", avendo ceduto alle sirene delle lobby della cosiddetta "educazione positiva".Secondo Christine Schuhl, educatrice infantile col metodo Montessori: "Un bambino che si arrabbia e disobbedisce è un bambino che non sta bene. Quando mai si lascia solo qualcuno che non sta bene? È una sanzione psichica inaudita. E sto misurando le mie parole".Lo psichiatra infantile Maurice Berger non è d'accordo: "Paragonare il 'cornering' ai maltrattamenti è ignoranza scientifica. Alcuni bambini prendono in giro i loro genitori e questo modo di trattenerli può ripristinare la necessaria asimmetria tra adulto e bambino. Lo possiamo chiamare un 'altolà', un atto che permette di fermare qualcuno quando le parole non bastano".La pensa in modo identico Benjamin Sadoun, psichiatra infantile presso il Groupe Hospitalier Universitaire Paris psychiatrie & neurosciences: "Mi sembra una sanzione moderata. Successivamente, i genitori dovrebbero comunque analizzare i motivi che li hanno portati a rinchiudere il bambino in camera".Per Caroline Goldman, un'altra specialista dei bambini: "Mandiamo il bambino nella sua stanza quando infrange le regole, a condizione però che gli siano state spiegate più volte. È bene che impari a trattenersi. Il bambino sano richiede limiti, C'è un consenso scientifico sul 'cornering'". [...]Un saggio consiglio di cui il Consiglio d'Europa ovviamente non ha tenuto conto...Nota di BastaBugie: nel sito WikiHow si trova un interessante articolo dal titolo "Usare il Time-Out per i Bambini in Età Prescolare" che spiega come si mette un figlio in castigo. Ecco questi consigli pratici.1) AVVERTI TUO FIGLIOSe il piccolo non riesce a controllarsi, come succede talvolta alla maggior parte dei bambini, inizia avvisandolo. Assicurati che l'avvertimento sia chiaro ed espresso in un linguaggio comprensibile. Potresti dirgli: "Paolo, se picchi di nuovo il tuo amico, ti metterò in castigo".2) ACCOMPAGNALO NELLA ZONA RISERVATA AL CASTIGOSe il comportamento scorretto perdura, conduci tuo figlio nell'angolo del castigo, ossia in un posto tranquillo privo di distrazioni quali la televisione, i giocattoli e altri bambiniPotrebbe essere utile avere uno spazio prestabilito in casa o in altri posti che frequenti abitualmente. In tal modo eviterai l'ulteriore frustrazione di trovare un posto adeguato all'ultimo momento.Assicurati di spiegare a tuo figlio il motivo del castigo e cerca di giudicare il suo comportamento, anziché il bambino. Per esempio, potresti dirgli "Non è corretto picchiare Matteo" invece di "Sei monello perché picchi Matteo".3) ORDINA A TUO FIGLIO DI RESTARE IN SILENZIO PER IL TEMPO PRESTABILITOLa maggior parte degli esperti è concorde nell'affermare che il periodo di tempo più adeguato per il time out sia di un minuto per ogni anno di età del bambino. Quindi, se tuo figlio ha tre anni dovrebbe restare in castigo per tre minuti, mentre se ne ha quattro il castigo dovrebbe durare quattro minuti, eccetera.Tuo figlio potrebbe rifiutarsi di restare in silenzio e ciò è del tutto normale per un bambino in età prescolare. Se si rifiuta di stare fermo, trattienilo dalle spalle con fermezza, ma gentilmente. Potresti anche cercare di tenertelo in grembo.Al contrario, alcuni genitori preferiscono concedersi una pausa quando il proprio figlio assume un atteggiamento di sfida. Ciò potrebbe significare semplicemente dire al bambino che hai bisogno di una pausa e quindi restare nella stessa stanza per non perderlo di vista, ma non rispondere alle sue provocazioni.4) RITORNA ALLE NORMALI ATTIVITÀFai riprendere a tuo figlio un'attività positiva dopo aver completato il periodo di pausa raccomandato. Se è ancora abbattuto o agitato, potrebbe essere utile concedergli del tempo in più per calmarsi. Comunicagli che è libero di tornare alle altre attività appena smette di piangere o di assumere qualsiasi comportamento scorretto.CONSIGLI VARICerca di essere di buon esempio assumendo un comportamento appropriato. I bambini apprendono maggiormente emulando i propri genitori.Non punirlo mai per i suoi errori accidentali. I bambini devono imparare ad acquistare la propria autonomia senza temere di essere giudicati per incidenti occasionali e inevitabili.Assicurati di spiegare sempre a tuo figlio il motivo alla base del tuo provvedimento o delle conseguenze naturali.Non cedere soltanto perché temi di mettere a rischio la serenità di tuo figlio. Ricorda che i bambini traggono vantaggio dall'imposizione di limiti e conseguenze appropriate.È preferibile aspettare che il bambino sia abbastanza grande da comprendere il concetto di castigo, prima di cominciare ad applicare questa tecnica disciplinare. L'età giusta per iniziare è intorno ai tre anni.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7224LEGGENDA DEL CALCIO GRECO CONDANNATO A 10 MESI DI CARCERE PER UN POST SU FACEBOOKAttaccare le lobby LGBT ormai può costare davvero caro. Vassilis Tsiartas, una leggenda del calcio greco ora in pensione, ha infatti ricevuto una condanna al carcere e una multa per aver pubblicato su Facebook dei messaggi in cui ha citato il racconto della creazione della Bibbia per criticare una legge sul cambiamento di sesso.Tsiartas aveva scritto due post su Facebook per criticare una legge del 2017 che avrebbe abbassato l'età per cambiare legalmente il proprio sesso a 15 anni e rimosso altre barriere legali.Nel primo ha attaccato direttamente i parlamentari dicendo che sperava "che i primi cambi di sesso vengano fatti ai figli di coloro che hanno votato per questo abominio" e che ora i membri del Parlamento possono anche "legalizzare la pedofilia e completare i loro crimini contro natura".Nel secondo ha fatto riferimento alla sua fede dicendo che la "dignità" umana proveniva da un potere superiore all'umanità. "Dio creò Adamo ed Eva. Il resto [delle identità di genere] è stato prodotto per il consumo".Tsiartas ha ricevuto una pena detentiva di 10 mesi (attualmente sospesa) e una multa di 5.000 euro dal tribunale uninominale per i reati minori di Atene. La "Transgender Support Association", che aveva intentato la causa, ha definito la punizione delle sue opinioni bibliche "particolarmente importante per la comunità transgender". Tsiartas intende ora presentare ricorso contro la decisione.Nota di BastaBugie: per vedere i gol di quando Vassilis Tsiartas giocava nel campionato spagnolo vestendo la maglia del Siviglia, vai in fondo a questa pagina.Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Uomo si crede donna disabile, delirio in salsa gender" parla del norvegese Jorund Alme, sano, che però va in giro in carrozzina perché dice di aver sempre voluto essere una donna disabile. Una scelta, afferma, "sessualmente motivata", che si basa sulle stesse premesse dell'ideologia trans. Il punto è sempre lo stesso: la volontà che si scontra con la realtà.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 novembre 2022:Prendete la sindrome di Münchhausen, aggiungete una buona dose di teoria del gender, agitate bene e il risultato sarà la storia del signor Jorund Alme, ben raccontata da Fabrizio Cannone su La Verità. Chi è affetto dalla sindrome di Münchhausen si finge malato in genere per attirare l'attenzione, per essere al centro di cure amorevoli. Ora il signor Alme, di origine norvegese, non solo si crede donna ma anche disabile, pur essendo lui sanissimo. O meglio: si pensa donna disabile. Ciò a dire che nella sua testa egli non riesce a dissociare l'idea di donna da quella di disabilità. Infatti il nostro norvegese, intervistato durante il programma Good Morning Norway, ha dichiarato che la sua scelta è "sessualmente motivata".La differenza tra lui e chi soffre della sindrome di cui sopra sta soprattutto nel fatto che questi ultimi fingono una malattia e, invece, Alme non vuole ingannare nessuno sul suo stato di completo benessere, ma si identifica in una donna disabile perché questo è stato il suo desiderio da sempre, tanto che va in giro in una carrozzella. Lo sappiamo: è contraddittorio sapersi sano ma identificarsi in un malato. Ma così è.Questa storiella si potrebbe anche chiudere qui, concludendo che il signor Alme non ha tutte le rotelle a posto e che è davvero disabile, ma nella testa, non nelle gambe. Purtroppo Jorund Alme si fa chiamare Jorund Viktoria Alme e quando c'è di mezzo una persona transessuale tutto ciò che fa e dice è serissimo e, già in partenza, rispettabilissimo. Lo scudo trans quindi rimanda al mittente qualsiasi critica e infatti, con furbizia, Alme la butta sull'appartenenza sessuale: il mio voler essere disabile è legato alla sfera sessuale, come appuntavamo poco sopra.Non solo, ma Alme afferma "di avere un disturbo dell'integrità corporea". Come esiste la cosiddetta disforia di genere così abbiamo anche la disforia corporea. E come nel primo caso si vuole adattare il corpo a ciò che la mente desidera così avviene anche nel secondo caso, mettendo a sedere su una sedia a rotella un uomo sano. E dunque, come un maschio si può comportare da donna, un sano può comportarsi da malato. Il ragionamento, poste le premesse erronee, non fa un grinza e, per questo motivo, la scelta di Jorund "Viktoria" Alme non può essere sindacata.Detto tutto ciò, il sospetto che Alme si sia inventato questo "disturbo dell'integrità corporea" per cercare un po' di notorietà è forte. Se costui si vuole davvero identificare in una donna disabile, perché allora non si fa paralizzare realmente? Anche gli uomini che si pensano donne spesso si fanno evirare. Inoltre la nostra Viktoria ha una compagna e due figli: una vita fino a 5 anni fa da perfetto maschio norvegese. Pare dunque una bizzarra versione della sindrome di Münchhausen: fingersi malato per attirare l'attenzione. Alme ci è riuscito così bene, in questo intento, che ha attirato l'attenzione anche di molte persone realmente disabili, le quali giustamente si sono sentite ferite da questo impostore, perché loro non hanno scelto la sedia a rotelle, è questa che ha scelto loro. La paralisi è un dramma che non sopporta finzione, ma solo rispetto. In merito a queste critiche il finto disabile ha così commentato: "Spero che nessuno prenda male il fatto che io usi la sedia a rotelle come ausilio, perché mi aiuta [nel senso, da lui spiegato, che si riposa, ndr]. Non utilizzo nessuna risorsa. Ad esempio, non uso il parcheggio per disabili, perché nella mia situazione non mi serve". La pezza peggiore del buco.In giro per il mondo vi sono casi analoghi: persone che si credono gatti o alieni (e modificano anche il loro aspetto per assomigliare a felini e marziani) o appartenenti, loro bianchi, all'etnia africana. Il punto è sempre quello: la volontà che si scontra con la realtà. La rivoluzione contro Dio ha un tratto distintivo: la lotta al reale perché inteso come limite ai propri desideri. L'uomo, nel suo delirio di onnipotenza, vuole essere anche ciò che non potrà mai essere, travalicare anche i confini della propria biologia. Ogni vincolo imposto dalla realtà - sesso, sanità, etnia, specie - deve essere abbattuto perché castrante un Io che vuole espandersi all'infinito. Una ragione messa in carrozzina.
L'articolo continua su BastaBugie.itwww.bastabugie.it/7213BOLSONARO COME TRUMP: LE ELEZIONI BRASILIANE SONO STATE TRUCCATE di Julio LoredoGli occhi del mondo erano puntati sul ballottaggio in Brasile. Domenica 30 ottobre, il Paese doveva decidere tra il consegnarsi al comunismo, portando alla presidenza il marxista Luis Inácio "Lula" da Silva, oppure continuare a reagire in senso conservatore, riconfermando per un secondo mandato il presidente uscente Jair Messias Bolsonaro. Dall'esito delle urne dipendeva anche l'indirizzo che avrebbe preso il continente latinoamericano. Si sarebbe rafforzata ulteriormente la marea rossa che lo sta inghiottendo? O sarebbe invece iniziata una riscossa anticomunista? Da ogni punto di vista, erano elezioni storiche.Il risultato ormai lo conosciamo tutti: il candidato del Partito dei Lavoratori (PT) ha vinto di misura, con uno scarto di meno del 2%.C'era da aspettarsi che, indossando magliette rosse (il colore di Lula), una folla festosa invadesse le strade e le piazze del Brasile per celebrare la vittoria. E, infatti, la folla c'è stata, ma indossava magliette gialloverdi, il colore di Bolsonaro. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per incoraggiare il Presidente e per protestare contro il comunismo. I video mostrano le oceaniche manifestazioni che, un po' ovunque e in modo del tutto spontaneo, sono esplose al grido "Il colore del Brasile non sarà mai il rosso!". Lunghe colonne di camion hanno bloccato le principali strade del Paese, mentre madri di famiglia spingendo passeggini inneggiavano alle Forze Armate di fronte alle caserme.Qualcosa non quadra. Ciò che si vede per strada non riflette per nulla il risultato delle urne. Lula non riesce nemmeno a mettere il naso fuori dalla sua finestra senza essere seppellito da una tempesta di fischi e di gridi "Lula ladrone!". Infatti, egli è scomparso per più di dieci giorni, alimentando anche voci di un possibile malore. I pochi comizi della vittoria che il PT é riuscito a organizzare sono rimasti ridicolamente vuoti. In contrasto, Bolsonaro passa da un bagno di folla all'altro. È quindi lecito chiedersi: ma questi risultati riflettono la realtà? IL RAPPORTO DEL MINISTERO DELLA DIFESASi fa strada l'ipotesi che le urne elettroniche usate per le votazioni non siano del tutto affidabili, soprattutto se adoperate da personale schierato col PT.Per esempio, in un collegio elettorale dello stato di Rio Grande do Sul tutte le macchine hanno dato 129 voti per Bolsonaro. Centoventinove: non uno in più, non uno in meno. Si paventa la possibilità che qualche hacker sia riuscito a manomettere il sistema. Proprio lo scorso 17 luglio Bolsonaro aveva riunito circa quaranta ambasciatori al Palazzo presidenziale per presentare prove dell'inefficacia del sistema di sicurezza delle urne elettroniche. Le prove erano contenute in un'indagine della Polizia Federale che riguardava una denuncia secondo cui un hacker era riuscito ad accedere ai sistemi virtuali del Tribunal Superior Eleitoral (TSE).Sotto pressione pubblica per la sua ormai nota parzialità in favore di Lula, il TSE ha deciso di costituire una Commissione della trasparenza per assisterlo durante il processo elettorale. Ha invitato quindi il Ministero della Difesa a farne parte. Dopo un accurato esame, fatto con i propri tecnici informatici, il Ministero ha presentato un corposo Rapporto (286 pagine) che segnalava "aree di preoccupazione". Queste preoccupazioni, teneva a rilevare il Rapporto, "sono tecniche e per niente politiche".Tanto per cominciare, il 39% delle urne elettroniche non aveva superato il test di operabilità, secondo quanto informa da Brasilia JP News. Non avevano quindi il certificato di omologazione. Ciò invalida a priori qualsiasi risultato ottenuto tramite il loro utilizzo. In Italia, per esempio, la regolarità di una multa per eccesso di velocità rilevata con mezzi elettronici (autovelox o tutor) dipende dal fatto che l'apparecchiatura sia stata correttamente tarata nei sei mesi precedenti. In assenza del certificato di omologazione, una multa può essere legittimamente contestata. Ora, la maggior parte delle urne brasiliane non era stata toccata dalle ultime elezioni nel 2018. Avevano perciò superato largamente la scadenza di omologazione. Altri fonte dicono che tali urne avrebbero superato il test successivamente. Resta comunque un punto di interrogazione.Il Rapporto della Difesa sollevava poi il problema della sicurezza interna. Mentre i firewall installati dal TSE fornivano un accettabile grado di protezione contro attacchi di hacker esterni, erano invece inefficaci nel bloccare manipolazioni interne. In pratica, chiunque poteva manomettere dall'interno il sistema. Se prendiamo in considerazione che, a cominciare dal Presidente, molti membri e tecnici del TSE parteggiano per il socialismo, le "preoccupazioni" del Ministero della Difesa appaiono del tutto comprensibili.Il Rapporto raccomandava quindi che il conteggio dei voti fosse fatto pubblicamente e con la partecipazione di tecnici super partes. Cosa che, ovviamente, non è stata fatta. Fonti militari hanno parlato di "atteggiamento di sdegno" del TSE nei loro confronti.In una conferenza stampa nei giorni seguenti alle elezioni, il generale Paulo Sérgio Nogueira, ministro della Difesa, ha dichiarato: "Abbiamo rilevato irregolarità già nel primo turno, e abbiamo consigliato il Presidente di adottare misure per proteggersi. Egli, però, ha voluto affrontare il ballottaggio comunque, pensando forse che sarebbe riuscito a monitorare il sistema [di voto elettronico]. L'analisi dei risultati permette di sollevare sospetti di frode. C'è un'evidente parzialità del TSE a favore della sinistra, a cominciare dal presidente Alexandre de Moraes, che era stato capo del dipartimento giuridico del PT".Sta circolando pure un altro Rapporto, scritto da "un gruppo di esperti tecnici nei campi della matematica, delle scienze politiche e dell'analisi forense": Relatório preliminar de análise das urnas eletrônicas usadas na eleição presidencial do Brasil. Usando la Legge di Benford sulla distribuzione di probabilità, il Rapporto conclude: "Ci sono molteplici indicazioni cruciali che rendono improbabile la completa imparzialità del processo elettorale del 2022. Di queste, almeno due (02) sono indicazioni difficili da confutare scientificamente".Il Rapporto - settanta pagine di dati, grafici e statistiche - è stato ripreso da fonti autorevoli, come il New York Times e Fox News. Tuttavia, il suo carattere anonimo e l'assenza di un ente accademico che lo possa avvalorare, lo rende poco fruibile. Per evitare questo tipo di brogli, il Governo Bolsonaro aveva chiesto che, dopo aver votato in modo elettronico, l'elettore potesse avere uno scontrino, o comunque un documento cartaceo, che comprovasse il suo voto. Il TSE si negò perentoriamente di concedere questa garanzia.MAGGIORANZE BULGAREIn epoca sovietica, l'Albania era diventata lo zimbello del mondo, tra l'altro perché il dittatore Enver Hoxha vinceva regolarmente le elezioni presidenziali col 100% dei suffragi. Quel ruolo lo ricopre adesso la Corea del Nord, dove pure Kim Jong-un ottiene senza sforzo il pieno dei voti. Si tratta di un vizietto molto diffuso tra i dittatori di sinistra: da Fidel Castro, che otteneva il 99,4% dei voti, fino a Saddam Hussein, che se la cavava con un 97,6%. Per descrivere una tale situazione, il gergo giornalistico italiano ha coniato l'espressione "maggioranza bulgara".Sembra che Lula voglia entrare a far parte di questo esclusivo club.Stando ai dati ufficiali divulgati dal TSE, sono migliaia i distretti in cui il candidato marxista ha superato largamente il 90%, lasciando a Bolsonaro le briciole. Non poche urne hanno attribuito addirittura il 100% dei voti a Lula. Un Rapporto, pubblicato lo scorso martedì 8 novembre, mostra le urne che attribuiscono il 100% al candidato della sinistra. Ogni risultato è accompagnato dal rispettivo link al sito ufficiale del TSE. Per aggiungere la beffa al danno, alcune di queste urne attribuiscono un solo voto a Bolsonaro. Qualcuno si è perfino divertito a fare un Google Maps con i paesi dove Lula ha ottenuto il 100%. Ciò è alquanto strano e puzza di brogli. Eppure guai a dirlo! Si rischia perfino il carcere.Vediamo il caso del noto commentatore politico Marcos Cintra, già Segretario della Receita Federal (Agenzie delle entrate). Egli si è permesso di dichiarare: "Ho verificato i dati diffusi dal TSE, e non vedo una spiegazione perché Jair Bolsonaro non abbia nemmeno un voto in centinaia di urne". Questa anomalia, secondo Cintra, "solleva legittimi sospetti sull'affidabilità delle urne elettroniche, che meritano un'indagine". Tanto è bastato perché la dittatura giustizialista si abbattesse su di lui con inaudita ferocia. Cintra ha avuto tutti i suoi account social sequestrati per ordine diretto del presidente del TSE Alexandre de Moraes, che sta assumendo sempre di più le fattezze di un Führer tropicale.È andata peggio alla deputata bolsonarista Carla Zambelli, la più votata a San Paolo. De Moraes no solo ha sequestrato tutti i suoi account, ma le ha anche proibito di crearne nuovi, pena una multa di 100.000 reais (circa ventimila euro). Temendo un colpo di mano che la facesse finire in carcere, Zambelli è scappata via dal Brasile, rifugiandosi negli Stati Uniti. In Brasile, infatti, l'immunità parlamentare non è rispettata. Diversi deputati sono stati imprigionati per ordine del Supremo Tribunal Federal (STF) per aver criticato la faziosità della Giustizia.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6898LA SOLUZIONE VERA PER LA CRISI DELLA SCUOLA di Rino CammilleriLe ultime vicende della scuola - vax sì, vax no, green pass sì, green pass no, mascherine, quarantene e okkupazioni à la sans façon - hanno rimesso in evidenza il problema della scuola italiana e che si può riassumere in un solo vocabolo: un casino. Il rimedio? Ce n'è solo uno, ma lo dirò alla fine.Nell'Ancien Régime i compiti pubblici erano così ripartiti: allo Stato l'ordine e la difesa, alla Chiesa la scuola e l'assistenza. Poi vennero i giacobini e decretarono che tutto doveva essere dello Stato. Cioè, loro. E non tanto l'assistenza, che, dato il ceto dei destinatari, non portava consensi utili, quanto la scuola. Fu allora che divenne obbligatoria. Con essa il regime si garantiva il futuro. Ricordate Orwell? «Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro». Ma almeno i preti insegnavano la carità e l'amore del prossimo, mentre i giacobini l'odio di classe. Comunque, la lezione fu imparata da tutti i regimi che seguirono, come chi conosce la storia sa.Tornando all'Italia, dopo la parentesi fascista la scuola non smise di essere di Stato. Solo che adesso il pluralismo ideologico ostava a una scuola monolitica. I Dc di allora, che erano colti, fecero di tutto per riservarsene la gestione, i Pc si posero in attesa. E venne il Sessantotto, che, sapendo solo devastare, quello fece anche con le giovani menti. Da allora la scuola italiana è ingestibile, irriformabile, un circo equestre in cui si impara poco e, quel poco, è un rivendicazionismo senza costrutto e senso perfettamente plagiabile dal politicamente corretto del momento. Che si apprende al di fuori della scuola, televisione in primis. Rimane un baraccone napoleonico con un milione e mezzo di addetti, periodicamente innovato da c.d. pedagogisti «esperti» che in vita loro non hanno mai insegnato a scuola. Essendo i più laureati, li si deve pagare da tali, ma, essendo troppi, si dà loro il minimo per sopravvivere. Epperò la scuola rimane un forno indispensabile per ridurre, momentaneamente, la disoccupazione.Come se ne esce? Non se ne esce. A meno che prima o poi non sorga qualcuno che voglia fare davvero qualcosa di liberale: abolirla. L'insegnamento diventi libero, chi vuole intraprendere apra una scuola e a chiamata. Lo Stato controlli solo il rispetto della Costituzione, e nient'altro. Risultato, concorrenza. I presidi cercheranno di accaparrarsi gli insegnanti migliori, perché questi portano iscrizioni. Da qui, buoni stipendi, ogni insegnante avrà il suo ufficio in cui ricevere studenti e genitori. [...]Comunque, tranquilli, una liberalizzazione del genere non accadrà mai.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "2022: fuga dalla squola" spiega ulteriormente perché la scuola pubblica è meglio raderla al suolo e rifarla di sana pianta.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 febbraio 2022:Per la scuola italiana c'è un'unica soluzione: abolirla. Quella statale, ovviamente. E tale soluzione dovrebbe essere gradita anche da quanti si dicono liberali. Ora, ogni regime, dal 1789 in poi, ha preteso di formare a sua immagine i giovani. [...]La scuola «di stato» da noi fu invenzione liberal-piemontese, e rimase anche nella repubblica. In mani DC fino al Sessantotto, fu poi devastata dai comunisti. Ogni ministro che si susseguì introdusse «riforme» che non facevano che peggiorare la situazione. Fino al disastro attuale, di fronte al quale occorrerebbe fare come fecero i tedeschi con l'Est dopo la riunificazione: irreparabile, meglio radere al suolo e rifare di sana pianta. E la sana pianta, ora che i liberali sono stati spinti a destra, è questa: concorrenza. Tutte le scuole siano imprese private e ogni preside attiri iscrizioni offrendo di meglio.I non abbienti? Borse di studio finanziate dal risparmio, mastodontico, ottenuto dall'abolizione della scuola statale. Che ormai è solo un carrozzone napoleonico costosissimo e improduttivo, e siamo rimasti quasi i soli al mondo ad averne uno. [...]Mi si consenta uno spiacevole ricordo personale. Quando per sopravvivere insegnavo al liceo, una volta mi capitò di imbastire il seguente breve dialogo: «Signorina, lei ha sbagliato porta». La studentessa di quinta, che stava per entrare in classe, meravigliata chiese: «Perché?». Risposta: «Perché questa non è la discoteca». Infatti, vi lascio immaginare com'era abbigliata. La cosa finì lì, apparentemente. La settimana successiva mi chiamò il preside. C'era un esposto contro di me, firmato da tutta quella classe, il fidanzato della discotecara e i genitori di lei. L'accusa non era di molestie sessuali ma quasi. Il preside, per evitar rogne, trasmise al provveditore, il quale, per evitar rogne, trasmise al ministero. Io, per evitar rogne, mi dimisi all'istante. Mi avevano confezionato una bella trappola e se mi fossi difeso sarebbero arrivati i sindacati, le femministe, la stampa e le televisioni. Date retta, nun ce sta nient'a fa', la scuola italiana è la Zattera della Medusa.Sogno una situazione nella quale volentieri tornerei a insegnare: col mio curriculum sotto il braccio mi presenterei a un preside e chiederei quanto sarebbe disposto a darmi. Se lui giudicasse che, con me, le iscrizioni aumenterebbero, mi darebbe quel che chiedo, più un ufficio tutto mio in cui ricevere gli studenti e personalizzare quel che insegno. State sicuri che nessuno imbratterebbe il banco, perché il papà gli farebbe passare la voglia: il banco, infatti, è suo, non «di tutti». [...]E dico di più: la divisa scolastica, come in Giappone, come in Inghilterra. Così, il povero con borsa di studio non dovrebbe sedere accanto al compagno griffato. Come si vede nei film, gli americani fanno i salti mortali per andare al college. L'alternativa è friggere patatine da McDonald's. Non a caso gli Usa rule all the world.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7197GLI SCACCHI E LA CHIESA: UN MATRIMONIO REALIZZATO di Roberto BerettaIl Bianco muove e matta in tre mosse. Se è difficile dare scacco al Re, figuriamoci al Papa. [...] Giovanni Paolo II, infatti, potrebbe essere un avversario ostico anche sulla scacchiera.Wojtyla dispone i pezzi da lunga data, pratica gli arrocchi con disinvoltura fin dai tempi del liceo, sposta pedoni e alfieri secondo le regole del giocatore scaltrito. Lo rivela la rivista L'Italia scacchista, [...] proprio con un articolo sul Papa, pubblicando tre problemi (di cui uno inedito) che Wojtyla avrebbe composto negli anni anteguerra per una rivista polacca. Il futuro Papa, infatti, allora diciottenne, si dilettava (come peraltro molti connazionali) di scacchi ed era diventato persino compilatore della colonna di settore sulla rivista degli universitari cattolici di Cracovia; in quella sede avrebbe pubblicato, come usa nelle rubriche di genere, dei "problemi" scacchisti anonimi, che sono stati conservati negli archivi della Federazione polacca e ora tornano alla luce a lui attribuiti con una sicurezza del 90% in particolare uno, del 1938, appare persino in un manuale inglese del 1984 per principianti. L'autore della "scoperta" è Adolivio Capece, direttore de L'Italia scacchistica, che ha ripreso la notizia da riviste di settore e l'ha rilanciata in Italia. Ma Capece è anche "maestro nazionale" ed ha quindi titolo per commentare il livello tecnico di Giovanni Paolo II: "Non si tratta di problemi trascendentali, le sue sono composizioni semplici e lineari da giocatore medio. Sono temi che si basano su quello definito in gergo "scacco di scoperta", ovvero il pezzo che muove e ne "scopre" un altro che dà scacco: un approccio abbastanza comune, ma sempre simpatico. Soprattutto è importante che non siano presenti le cosiddette "demolizioni", ovvero la possibilità di più soluzioni". [...]UNA PARTITA PAPALE PAPALENon solo: di Giovanni Paolo II, allora neppure prete, si sarebbe conservata un'intera partita, giocata con una signora dell'aristocrazia di Cracovia; ma qui l'attribuzione è molto più incerta. Mentre due altri, problemi del Papa, pubblicati nel 1987 in Inghilterra e spacciati addirittura come composti nei primi anni di pontificato, si sono presto rivelati apocrifi; anzi, in quell'occasione la Segretaria di stato chiese (e ottenne) la pubblicazione di una smentita e le scuse del falsario. I falsi scacchistici non sono del resto materia nuova per i Pontefici. Già di Giovanni Paolo I, conosciuto per discreto giocatore, era stata tramandata una partita giocata da Vescovo di Vittorio Veneto contro il suo medico personale; ma si tratta di un'attribuzione molto dubbia. E anche Leone XIII, appassionato giocatore (da cardinale sfidava spesso un prete di Perugia), è stato vittima di un falso, in quanto gli venne assegnata un match disputato invece da altri. Tra i Papi scacchisti si segnalano poi il cinquecentesco Leone X, che fin da quando era solo Giovanni de' Medici risultava gran giocatore e continuò anche dopo (tanto da meritarsi una citazione in tal senso persino nell'austera Storia dei Papi del von Pastor), e in misura minore Pio V (1566-1572), mecenate di alcuni noti scacchisti dell'epoca.Prima di loro, tuttavia, non è che gli scacchisti godessero di una buona fama in casa cattolica, come documenta l'articolo di Capece. San Pier Daminani, per esempio, nel 1061 scrisse una filippica contro torri e cavalli, "disonesti, assurdi e libidinosi" perché distoglievano i sacerdoti dai doveri pastorali e perché erano troppo simili a un gioco d'azzardo: in quel periodo, infatti, per quanto assurdo possa sembrare la mossa dei pezzi era decisa dal lancio dei dadi, così da vivacizzare le partite e non far vincere sempre i più bravi, e la cosa si prestava alle scommesse. Ancora nel 1128 Bernardo di Chiaravalle interdisse la scacchiera ai Templari e una serie di concili locali del XIII secolo (particolarmente severo il Bitterrense del 1255) ribadirono la proibizione. [...] Pure San Luigi IX di Francia vietò gli scacchi nel 1254, mentre San Bernardino da Siena in una predica del 1425 riuscì a far bruciare in piazza un numero imprecisato di scacchiere. Medesimi roghi innalzò, e per due volte, il Savonarola (che pure sapeva giocare) sul finire del secolo XV. Invece un concilio messicano nel 1585 minacciò di scomunica i chierici che giocavano in pubblico. La "svolta" era però già in atto, soprattutto per opera di quattro grandi santi: Francesco Saverio, che convertì un marinaio battendolo a scacchi durante uno dei suoi viaggi missionari; Teresa d'Avila, che nel cammino di perfezione cita in dettaglio e in più punti gli scacchi (e per questo verrà proclamata nel 1944 "patrona degli scacchisti"); Francesco di Sales, che ufficialmente dichiara lecito il gioco, purché non si ecceda al punto da stancarsi troppo psichicamente; e infine il grande Carlo Borromeo, che - sorpresa! - una volta vinse in una memorabile partita notturna la dote di una monaca. [...]APERTURE DA PRETE: LA SPAGNOLA, LA SICILIANA, LA PONZIANIFu così che primo "campione del mondo" degli scacchi divenne un vescovo, lo spagnolo Ruy Lopez de Segura, il quale nel 1560 - venuto in Italia per un conclave - sfidò e vinse tutti i più forti giocatori nazionali; al ritorno scrisse un manuale in 5 volumi, ideò la "spagnola" (una delle aperture oggi più in voga) ed ebbe da Filippo II un vitalizio come "miglior scacchista del secolo".Un exploit solo parzialmente ripetuto da altri ecclesiastici, come il siciliano Pietro Carrera che nel 1617 compose prima un poemetto latino e poi un trattato sugli scacchi sostenendo la "difesa siciliana", l'apertura tuttora e di gran lunga più giocata. Oppure don Domenico Ponziani, canonico a Modena, autore de Il giuoco incomparabile degli scacchi (1769). O ancora il cappellano inglese Henry Loveday, che a Delhi intorno al 1850 elaborò la composizione scacchistica nota come "problema indiano".Per finire [...] tuttora si contano parecchi preti giocatori: qualcuno nei tornei, qualcuno per posta; il migliore, monsignor Pierluigi Sartorelli, prima categoria nazionale, era addirittura arcivescovo e nunzio apostolico. [...]Nota di BastaBugie: il problema di scacchi attribuito a Carol Wojtyla (vedi immagine: la casella in alto a sinistra è a8) ha la seguente soluzione: 1. c8=C Ra3 2. Cb6 axb6 3. axb6#
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7189GLI STUDENTI RINUNCIANO A CRITICARE IL GENDER PER PAURA DI ESSERE ATTACCATI di Federico CenciOgnuno può prendere parte al dibattito pubblico. Ma per evitare di essere demonizzato o ridicolizzato, ognuno deve unire la propria voce al coro del pensiero unico. Opinioni dissonanti non sono ammesse. Nel democratico mondo contemporaneo funziona - ahinoi - così. Succede allora che la paura di una reazione negativa costituisca un deterrente alla riflessione critica, spingendo uomini e donne all'omologazione. E succede anche che gli organizzatori di conferenze pubbliche si sottraggano dall'invitare relatori noti per punti di vista controcorrente per non incorrere nella fatwa dei depositari del politicamente corretto.È quanto dimostra uno studio effettuato in Regno Unito dall'Higher Education Policy Institute e ripreso da The Christian Institute. L'autore, Josh Freeman, ha constatato tra gli studenti una forma di «autocensura» che si verifica appunto quando si preferisce evitare di invitare relatori «a causa dei loro precedenti commenti "problematici"». Freeman ha intervistato ventuno coordinatori di eventi studenteschi in diverse università britanniche. Chi tra loro ha "osato" opporsi a questa forma diffusa di censura surrettizia ha dovuto far fronte ad attacchi verbali. Non solo, «nei casi più gravi», prosegue l'autore dello studio, «gli studenti sono stati vittime di molestie». La questione non ha lasciato indifferenti i vertici degli atenei. La vice-cancelliere dell'Università di Oxford, Louise Richardson, ha evidenziato «la necessità di preservare la libertà accademica e la libertà di parola» come una «sfida chiave» per gli anni a venire.La recente ricerca fa il paio con un sondaggio uscito ad inizio mese ad opera del Policy Institute del King's College di Londra, dal quale emerge che un numero crescente di studenti ritiene che la libertà di parola nella propria università sia oggi minacciata. Il 34 per cento degli intervistati afferma che è "molto" o "abbastanza" minacciata, rispetto al 23 per cento del 2019. Quasi la metà degli studenti (il 49 per cento) ravvisa che gli atenei stiano diventando «meno tolleranti» verso «un'ampia gamma di punti di vista» e il 25 per cento dice di aver sentito "spesso" o "abbastanza spesso" episodi in cui la libertà di parola è stata «inibita» nella propria università, rispetto al 12 per cento del 2019. Ecco allora che più della metà (il 51 per cento) concorda sul fatto che queste paure impediscano alle persone di esprimere le proprie convinzioni.Ma quali sono i temi tabù? Nello specifico, il 34 per cento degli intervistati ammette che, a causa di questo clima, non esprime in pubblico la propria opinione in merito all'identità di genere. Non c'è da stupirsi. La tendenza a voler «zittire chi pensa diversamente» - per citare un articolo in cui il magistrato Vladimiro Zagrebelsky difendeva la libertà di Pro Vita & Famiglia di contestare l'aborto - è molto in voga tra i paladini dei cosiddetti diritti civili. Il politicamente corretto si è fatta religione laica e qualsiasi pulsione di dissenso è considerata un'eresia da censurare. Oggi occorre quindi coraggio per difendere vita nascente, famiglia naturale, priorità educativa dei genitori, presenza della fede nello spazio pubblico. [...]Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.SALVA LA LEGGE DELLA FLORIDA CHE VIETA IL GENDER NELLE SCUOLEIn Florida è salvo il Parental Rights in Education Act, ovvero la legge promossa dal governatore Ron DeSantis che vuole vietare la diffusione di contenuti sessuali - e pro-gender - nelle scuole dello Stato.La scorsa settimana, infatti, si è chiusa con la decisione di un giudice federale - la seconda in meno di un mese - che si è rifiutato di bloccare il provvedimento proposto da DeSantis, come invece sostenuto da alcuni politici e associazioni Lgbt che figuravano tra i "querelanti".Il distrettuale statunitense Wendy Berger, con sede a Orlando, infatti, ha emesso la decisione tramite un documento di 28 pagine, negando la richiesta di ingiunzione preliminare contro il Parental Rights in Education Act della Florida. Gli oppositori al disegno di legge avevano sostenuto che il provvedimento avrebbe lo scopo di promuovere la discriminazione e portare al bullismo di bambini con "identità di genere" confuse. Tuttavia, Berger ha osservato che "i documenti e le istanze avanzate al suo tribunale non hanno provato nessun pericolo del genere".Il giudice ha poi ribadito che "la corte è solidale" con l'idea che un bambino possa essere vittima di bullismo a scuola per questioni legate al genere e ciò è inaccettabile. Tuttavia, la realtà dimostra che "i bambini delle scuole fanno i prepotenti e sminuiscono i loro compagni di classe per tutta una serie di ragioni, tutte inaccettabili, e molti dei quali non hanno nulla a che fare con l'identità di genere di un compagno di classe".La legge della Florida - lo ricordiamo - vieta alle scuole di insegnare ai bambini dalla scuola materna alla terza elementare il transgenderismo e altre questioni legate all'ideologia di genere o alla sessualità. La legislazione limita anche le discussioni sulla sessualità per i bambini più grandi - parlando di contenuti "adeguati all'età" - e impone ai genitori di essere informati di qualsiasi cambiamento che potrebbe influire sul benessere fisico, emotivo o mentale dei loro figli, incluso se un bambino si identifica o vuole identificare come di un "altro genere" a scuola.(Provita & Famiglia, 24 ottobre 2022)IN INGHILTERRA I DETENUTI TRANS CON GENITALI MASCHILI NON POTRANNO PIÙ STARE NELLE CARCERI FEMMINILIDopo gli scandali e le denunce di numerose associazioni, finalmente le autorità britanniche hanno deciso di rivedere quelle assurde policy che negli ultimi anni hanno permesso di tenere dei prigionieri maschi transgender all'interno delle carceri femminili.Il sottosegretario alla giustizia del Regno Unito, Brandon Lewis, ha infatti annunciato che i prigionieri transgender "con genitali maschili" non dovrebbero più essere detenuti nelle carceri femminili, specificando che presenterà una nuova policy a questo riguardo entro la fine dell'anno.Lewis ha dichiarato inoltre che le esenzioni a queste nuove regole saranno valutate caso per caso e che quest'ultime varranno anche per le donne transgender che sono state condannate per reati sessuali.Tra gli applausi, il sottosegretario ha dichiarato espressamente che "non può essere giusto che i detenuti transgender che sono stati condannati per gravi reati sessuali o che non hanno subito un intervento chirurgico di riassegnazione di genere vengano ospitati in un carcere femminile".(Provita & Famiglia, 17 ottobre 2022)IN INGHILTERRA INSEGNANTE LICENZIATA PER NON AVER ACCETTATO LE POLICY SUI TRANSGENDERIn Inghilterra negli ultimi anni l'ideologia Gender è stata diffusa ad ogni livello e benché ora le autorità stiano iniziando a fare timidamente marcia indietro, quelli che si oppongono a queste nuove policy sui transgender rischiano ancora molto.Ne sa qualcosa un insegnante di scuola elementare che all'inizio di quest'anno ha perso il lavoro dopo aver rifiutato di rivolgersi ad un alunna di otto anni con nome e pronomi maschili, perché lo riteneva sbagliato e pericoloso per l'alunna stessa.L'insegnante, che ha voluto restare anonima, ha ora avviato un'azione legale contro i dirigenti della scuola e il consiglio locale e il suo caso sarà ascoltato presso l'Alta Corte di Birmingham la prossima settimana.Prima di essere licenziata l'insegnante era stata sospesa lo scorso autunno proprio per essersi rifiutata di applicare le nuove policy per gli studenti transgender.(Provita & Famiglia, 19 ottobre 2022)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7181SULL'ABERRANTE ASPORTAZIONE DEL SENO ALLE ADOLESCENTI, ANCHE IL NEW YORK TIMES INIZIA AD AVERE QUALCHE DUBBIO di Giuliano GuzzoChi l'avrebbe mai detto. Perfino il giornale più famoso del mondo, un vero e proprio faro globale per la cultura liberal e progressista, ovvero il New York Times, si sta accorgendo che qualcosa non torna, nella narrazione arcobaleno - ovviamente rose e fiori, su quanti prendono la strada del «cambiamento» - dei baby transgender. Questo almeno pare di capire vedendo il contenuto di More Trans Teens Are Choosing 'Top Surgery', un lungo articolo del 26 settembre a firma della reporter Azeen Ghorayshi che, sul suo profilo Twitter, ha detto di essersi voluta soffermare sugli adolescenti transgender che, in America, subiscono interventi chirurgici di asportazione del seno, per vedere ciò «con quale frequenza sta realmente accadendo, perché e quali possono essere i rischi».In effetti, il suo servizio - pur non potendosi certo considerare critico verso le rivendicazioni Lgbt - contiene dei passaggi che, probabilmente per la prima volta sul celebre giornale della Grande Mela, quanto meno mettono in discussione certe visioni unilaterali sul tema. Anzitutto perché riporta un dato, che è quello degli interventi tra i minori di mastectomia vale a dire di asportazione chirurgica della mammella, presso il Kaiser Permanente Oakland Medical Center in California; ed è un dato impressionante dal momento che è passato dai cinque del 2013 al 70 del 2019, facendo segnare, in soli sei anni, una impennata del 1.300%. Non è finita.Sempre l'articolo New York Times, poi, accenna ad un aspetto noto ai critici delle posizioni arcobaleno ma che è significativo che venga rimportato da una simile fonte, e cioè quello di «uno studio su 136 pazienti transgender di età compresa tra 13 e 25 anni, metà dei quali aveva subito un intervento chirurgico» importante ed apparentemente migliorativo della loro condizione, se non fosse che «la maggior parte dei pazienti è stata intervistata meno di due anni dopo l'intervento chirurgico e quasi il 30% non ha potuto essere contattato o rifiutato di partecipare». Un vuoto di conoscenze di non poco conto.Anche perché, attenzione, non è affatto il solo. Ghorayshi segnala infatti, inoltre, che «pochi ricercatori hanno esaminato i cosiddetti detransitioners, vale a dire le persone che hanno interrotto o invertito i trattamenti di genere. A luglio, uno studio su 28 di questi adulti ha descritto un'ampia gamma di esperienze, con alcuni che provano un intenso rimpianto e altri che hanno un'identità di genere più fluida. Poiché così pochi studi hanno esaminato la detransizione». A seguire, non manca nell'articolo un riferimento al fatto che «molti medici chiedono ai giovani pazienti e ai loro genitori di fornire il consenso senza riconoscere le incognite» che accompagnano tali processi.Naturalmente, l'impostazione generale dell'intervento uscito sul New York Times non è - né avrebbe potuto essere, a ben vedere, vista la collocazione ideologica della celebre testata - di bocciatura inappellabile e tout court delle istanze Lgbt sui minori; non siamo cioè, per capirci, a livelli dell'Economist, giornale sempre celebre ma a che da anni denuncia le derive ideologiche della medicina e della chirurgia gender sui bambini. Tuttavia, fa comunque impressione leggere che perfino il quotidiano riferimento della sinistra mondiale ammetta che solo «piccoli studi suggeriscono che la chirurgia per la rimozione del seno» migliori «il benessere degli adolescenti transgender, ma i dati sono scarsi».Pur tra mille cautele, questo articolo ammette infatti che quello sui baby trans è un esperimento globale. Un esperimento del quale anche oggi «i dati sono scarsi» e che viene portato avanti sia per ragioni ideologiche, sia per motivi economici (gli interventi in questione costano, e costano pure parecchio). Ma se fosse tutto un enorme errore? Se domani ci si accorgesse - come già molte testimonianze di detransitioners lasciano intendere - che la medicina ha rovinato migliaia di giovani che andavano aiutati e non assecondati nel loro disagio di genere? Oggi, ed è questa la notizia più rilevante, neppure il New York Times esclude più un simile scenario.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.IN SCOZIA LA METÀ DEI PRIGIONIERI TRANS HA CAMBIATO SESSO DOPO LA CONDANNALe autorità hanno rivelato che in Scozia metà dei detenuti transgender ora presenti nelle carceri ha iniziato la transizione di genere dopo la condanna. Il servizio carcerario scozzese ha infatti dichiarato che su sedici detenuti trans, ben otto hanno iniziato la transizione mentre erano in custodia.Il sistema carcerario ha inoltre rivelato che sei detenuti trans hanno condanne "attuali o precedenti" per reati sessuali. Siccome un numero imprecisato di uomini trans potrebbe essere presto trasferito nelle carceri femminili, queste rivelazioni hanno generato a nuove preoccupazioni riguardo all'attuale policy carceraria per i transgender.Le autorità hanno però rifiutato di rivelare quante denunce erano state presentate dalle detenute contro i prigionieri trans da quando la nuova policy sui transgender è stata introdotta nel 2014.(Provita & Famiglia, 11 ottobre 2022)NEGLI STATI UNITI UN PEDOFILO RICEVE MILIONI DI DOLLARI DI RISARCIMENTO PERCHÉ NON POTÉ CAMBIARE SESSO IN CARCEREIn Idaho un violento molestatore sessuale di nome Edmo ha ricevuto più di 2,5 milioni di dollari di risarcimento per le spese legali dopo aver citato in giudizio lo stato per avergli rifiutato le "cure di transizione di genere" mentre era incarcerato per aver abusato sessualmente di un ragazzo di 15 anni.Brady Summers, un uomo che ha frequentato Edmo per due anni, ha detto che lui non viveva da donna prima di andare in prigione e si era sempre presentato come un uomo gay mascolino.Nel 2019, il governatore dell'Idaho Brad Little aveva condannato il tentativo di Edmo di assicurarsi il suo intervento chirurgico mentre era incarcerato, affermando che non gli sembrava giusto che i soldi dei contribuenti venissero usati per pagare l'operazione di transizione a un pedofilo, peraltro anche contro il parere dei medici.La Corte ha però stabilito che i funzionari della prigione rifiutando la richiesta di intervento chirurgico di Edmo avevano violato l'ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che vieta punizioni crudeli e insolite.(Provita & Famiglia, 14 ottobre 2022)L'ULTIMA TROVATA CHOC DELLA GERMANIA È L'ASILO LGBTA Berlino «aprirà, il prossimo anno, un asilo arcobaleno". E non nel senso di colorato e variopinto. E' la notizia choc data due giorni fa dal quotidiano La Verità.Un asilo, Kindergarten, «che sarà gestito principalmente da personale della comunità Lgbt». E che, scrive il giornalista Valerio Benedetti, «insegnerà ai bambini come far sbocciare il gay che è dentro di loro».Sembra una battuta, ma pare proprio che sia questo l'intento dell'operazione pseudo educativa. Nell'asilo ci saranno, «dieci normalissimi libri per bambini, ma anche tre in cui un principi sposa un principe», avrebbe riferito Marcel de Groot, futuro responsabile della "scuola di rieducazione" alla rivista tedesca Bild.Non si può non notare che c'è un lavaggio del cervello bello e buono, che con la scusa della tolleranza e dell'inclusione vuole promuovere certe tendenze sessuali e sfavorirne altre. Discriminazione dei bambini non gay? E come accertare le pulsioni intime in fanciulli di età 3-5 anni? E che dire dei maestri eterosessuali, scartati per principio?A tutto ciò si aggiunga che parlare di sessualità a bambini molto piccoli va proprio nel senso della più volte denunciata iper-sessualizzazione della cultura e dell'adolescenza. E questa iper-sessualizzazione piace a chi vuole collegare bambini e sessualità, giovanissimi e desideri sessuali.Non resta dunque che augurarci che le proteste seguite all'annuncio dell'apertura di questo asilo impediscano la nascita di un luogo che non sarebbe per tutti, ma solo per quei bambini che si trovano ad avere, purtroppo, dei genitori che mettono l'ideologia al posto dell'educazione.(Fabrizio Cannone, Provita & Famiglia, 7 ottobre 2022)
VIDEO: Trailer di God's not dead 2 ➜ www.youtube.com/watch?v=5_SNj4hS0PcTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7135FINISCE IN CARCERE L'INSEGNANTE CRISTIANO CHE SI RIFIUTA DI USARE IN PRONOMI TRANS di Federica Di VitoNon si scende a compromessi con la cultura dominante. E per questo si finisce in carcere. La storia dell'insegnante cristiano irlandese arrestato per essersi rifiutato di utilizzare i pronomi neutri, quello che in spagnolo sarebbe "elle", sta diventando simbolica. Lui si chiama Enoch Burke e ha trascorso la sua prima notte nella prigione di Mountjoy.Burke è professore di tedesco, storia e politica alla Wilson Hospital School (Westmeath, Irlanda), una scuola di tradizione - pensate un po' - anglicana che da molto tempo cercava di costringere il professore a rivolgersi a uno studente in transizione con il pronome neutro.Tra le motivazioni non poteva che portarne una peggiore: il suo credo cristiano. Dopo la scuola è passata alla sospensione senza specificare la causa, che dal punto di vista legale deve essere ritenuta grave. Così un giudice che ha emesso un ordine impedendo al professore di recarsi al liceo, e, data la sua insistenza, venerdì il giudice della Contea di Westmeath Michael Quinn ha emesso un mandato d'arresto e lunedì la polizia lo ha arrestato.UNA QUESTIONE DI COSCIENZABurke continua a sostenere che riferirsi allo studente con un nome diverso da quello reale (riferito dunque al suo sesso naturale) è una violazione della sua coscienza, «il transgenderismo è contro la mia credenza cristiana. È contrario alle Scritture, contrario all'etica della Chiesa d'Irlanda e della mia scuola. Sono un insegnante e non voglio andare in prigione. Voglio essere nella mia classe, dove ero questa mattina quando sono stato arrestato».Ha poi affermato di aver continuato a recarsi a scuola perché anche rispettare l'ordine del giudice sarebbe stata una «violazione della sua coscienza», visto che si ricorre alla sospensione solo in casi molto gravi - e qui di casi gravi non ce ne sono. Il suo motto Res Non Verba - Azioni, non parole, l'ha usato per difendersi e ha chiarito che in realtà è imprigionato «per aver detto che non chiamerebbe un bambino una bambina».Intanto il gesto coraggioso di questo professore sta mostrando a tutto il mondo come questo sistema debba usare minacce e prigione per imporsi. Al tal proposito, il Centro Studi Livatino, in una nota in cui ha richiamato le insidie contenute nel ddl Zan, ha osservato che «è da scongiurare il rischio che in Italia qualcuno, come il Prof. Burke, finisca in carcere per aver utilizzato un pronome che il destinatario percepisce come inadatto». Che la situazione, a livello internazionale, sia seria, è poi dimostrato dal fatto che il caso di Burke non è il solo nel suo genere.ACCADE NEGLI STATI UNITIPer dire, la settimana scorsa si è diffuso l'esito del caso di Pamela Ricard, un'insegnante di matematica a Topeka (Kansas, USA), che ha vinto il suo processo e riceverà 95.000 dollari in risarcimento per danni e pregiudizi dopo una lunga battaglia legale per il rifiuto di usare i pronomi neutri. Pamela Ricard aveva nella sua scuola secondaria due studenti che si dichiaravano trans, a cui l'insegnante si riferiva per cognome.La direttrice del centro, Shannon Molt, aveva inviato una linea guida al comitato di insegnanti della scuola in cui li esortava a rivolgersi agli studenti con il pronome che desiderano o con il nome che scelgono. Ricard si è rifiutata di farlo e la scuola l'ha sospesa per tre giorni per aver violato 11 politiche del distretto riguardanti «molestie, diversità e inclusione».L'insegnante, tutt'altro che intimorita, ha contattato l'Alliance Defending Freedom e Kriegshauser Ney Law Group per iniziare una battaglia legale. Lo stesso tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto del Kansas ha affermato che la causa emessa dall'insegnante «probabilmente avrebbe prevalso sull'esercizio della libertà religiosa del Primo Emendamento».«La signora Ricard crede che Dio abbia creato gli esseri umani come uomini o donne, che questo sesso è fissato in ogni persona dal momento del concepimento, e che non può essere cambiato, indipendentemente dai sentimenti, dai desideri o dalle preferenze di ogni persona», ha sottolineato la difesa.Dopo 17 anni come insegnante nel distretto, Pamela Ricard si è ritirata dall'insegnamento dopo la risoluzione del suo caso, che si è concluso con una chiara vittoria per la quale riceverà 95.000 dollari per danni e spese legali. Forse non siamo mai stati così vicini ai tempi che così descriveva Chesterton: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate».Nota di BastaBugie: a tante vicende come queste si ispira il film capolavoro "God's not dead 2" nel quale un'insegnante di storia rischia il posto di insegnante per essersi comportata da cristiana. Ad un certo punto dichiara di preferire stare con Dio ed essere giudicata dal mondo, piuttosto che stare con il mondo ed essere giudicata da Dio.Per informazioni su "God's not dead 2", clicca qui!http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=235
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7064LA NATO VUOLE DI NUOVO LA ''CORTINA DI FERRO'' CONTRO LA RUSSIA di Rino CammilleriCi hanno messo dieci anni e denari e impegno per far tornare la Cortina di Ferro. Stoltenberg (nomen omen?) dice la Cina non è un nemico ma la Russia sì. Di chi? Della Nato, dice lui. Cioè, di americani e inglesi+Commonwealth (54 Paesi), diciamo noi. E dove hanno trovato la faglia da far sprofondare? Dov'è sempre stata: in Ucraina. Poi dicono che, in globalismo, la geografia non conta più niente...Tanti sforzi per ripristinare la famigerata Cortina spiegano tante cose. La prima è, a quanto pare, che quando c'era quella vecchia erano sotto sotto contenti. Ricordate? La parola d'ordine era «contenere» l'Unione Sovietica, mica abbatterla. Poi è spuntato un outsider, un fuori-dal-coro, uno che non veniva dal Deep State o dall'Establishment wasp, bensì, nientemeno, dal cinema. Uno che era cresciuto col mito di John Wayne e dei Berretti Verdi e - figurarsi - scambiava missive coi veggenti di Medjugorje e, con la moglie, si era messo addirittura a digiunare il mercoledì come richiesto dalla Gospa. Uno che, sordo alla realpolitik di quelli che comandano veramente, aveva osato l'inosabile: aprire regolari relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Cioè, coi papisti, l'odio puro degli americani di una volta. Sì, era Reagan. Provarono a sparargli, al solito, ma evidentemente la Gospa lo proteggeva e lui, cocciuto, continuò fino a far crollare l'Impero del Male.Risalendo per i rami e alla luce della novità, ecco che qualche storico "putiniano" dovrebbe, perché no, rimettersi a riesaminare Yalta. In questi decenni si è provato in tanti modi a cercare di spiegare perché Roosevelt consegnò mezza Europa a Stalin. Molti modi, perché, comunque la si rigirasse, la cosa non tornava. Difettava di logica. Senza la spaventosa fornitura di armi, aerei, navi, fabbriche chiavi-in-mano, soldi, ospedali da campo, attrezzature, vestiario, treni e perfino derrate alimentari, i sovietici sarebbero stati sbaragliati dalla Germania. Gli strateghi tedeschi non erano fessi e, se attaccarono i russi, è perché sapevano di potercela fare. Ma leggendo le memorie di piloti da caccia tedeschi si apprende la loro meraviglia nel trovarsi di fronte a Mustang e Hurricanes con la stella rossa sopra. Grazie al Lend Leasing Act, legge inventata da Roosevelt per cedere armi gratis, gli aerei americani diventati russi erano 14mila.Se dunque tanto hanno fatto e tanto hanno detto, la Cortina di Ferro faceva male ai popoli, sì, ma benissimo agli affari dei soliti. Si badi, non sto riesumando la famosa Vodka-Cola degli anni Settanta, né i libri di Volkoff in cui i dissidenti sovietici venivano incaprettati con manette marca Smith&Wesson. Ma solo cercando di capire perché qualcuno alla Cortina di Ferro ci tiene tanto.Un altro outsider che rischiava di far saltare il Progetto era Trump, che, credendo bastasse avere dalla sua i voti, fu l'unico leader occidentale a metter piede in NordCorea. Così come Nixon aveva fatto con la Cina. E si è visto in qual modo entrambi sono finiti nella polvere. Trump per l'assalto al Capitol (mentre i pro-choice assaltano la Corte Suprema protetti dalla polizia). Nixon per - udite, udite! - aver osato spiare il Partito Democratico. Però l'impero angloamericano si sta suicidando tramite abortifici, woke, cancel culture, trans, gender e Blm. Speriamo che non si tratti dell'ultimo sussulto agonico, tipo muoia Sansone e quel che segue. In ogni caso, ci rincuora il fatto che la Cortina odierna è più facile da abbassare: i russi non chiedono altro.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "Cara Europa, sicura di voler adottare lo stile di vita Usa?" spiega la fissazione di esportare l'american way of life da parte degli americani, ma soprattutto la strana voglia degli italiani di adottare lo stile di vita Usa.Ecco l'articolo completo pubblicato sul Blog di Nicola Porro il 29 aprile 2022:Graecia capta ferum victorem cepit. Con questa frase di Orazio, nota a quelli che hanno fatto il liceo vero (quello in cui si bocciava ch'era un piacere) si intendeva quanto segue: l'Impero Romano, conquistata la Grecia, ne importò la cultura e perfino gli dei, cui si limitò a cambiare nome (Zeus=Giove, Hera=Giunone, Athena=Minerva, etc.). L'Impero Romano punto 2, cioè gli Usa, hanno fatto il contrario. Si facevano gli affari propri in base alla c.d. «dottrina Monroe», che suonava così: «l'America agli americani». Cioè, tutta, Nord e Sud, a loro, gli Usa. E la corrotta, decadente, aristocratica Europa, da cui il loro Padri Fondatori avevano preso schifati le distanze, la lasciavano a se stessa. Quando si decisero a intervenire, nella Grande Guerra, loro erano democratici e repubblicani, mentre l'Europa era tutta regni e imperi. Ma erano ancora figli di quella che fu giustamente chiamata Magna Europa, nati da colonie che gli europei, sciamando, avevano disseminato in tutto il mondo.Finita la guerra se ne tornarono ai fatti loro. Ma con la Seconda tutto cambiò. Compresero che dovevano esportare l'american way of life, che loro giudicavano la migliore in assoluto. I primi a capirlo, al solito, furono i comici: Alberto Sordi in Un americano a Roma e, prima di lui, Renato Carosone con Tu vuo' fa' l'americano, due cult rimasti giustamente nel nostro immaginario. Ma ingurgitare una cultura aliena, specialmente da parte di popoli che di cultura ne avevano da vendere, non era facile. Infatti, gli americani per noi erano quelli a cui Totò poteva agilmente rifilare la Fontana di Trevi, quelli che indossavano camicie fiorate di pessimo gusto e venivano a Cinecittà a imparare. Ma ormai il solco era fatalmente tracciato.Venne il Sessantotto e l'ultima diga fu spazzata via. Nacque, la c.d. Contestazione, non dal Maggio Francese come si crede, bensì dai moti studenteschi di Berkeley, Usa. Anche la c.d. cultura beat ci venne da laggiù. E fu così che pure noi ci vestimmo con le camicie a fiori e ci facemmo crescere i capelli. Il resto ce lo fornì l'appendice europea degli Usa, l'Inghilterra, che per la prima volta nella sua storia cominciò a far baronetti i complessini musicali, con diritto a sedere in Parlamento. La sartina Mary Quant risparmiò sulla stoffa con la minigonna e i pantaloncini inguinali. Celebre il suo slogan: «Amo la volgarità. Il buon gusto è la morte, la volgarità è la vita». Amen. Da allora fu tutta una discesa verso l'american way of life, che a sua volta scendeva sempre più fino ai livelli odierni. E i livelli odierni sono visibili in una cronaca nera quotidiana che ormai non fa più notizia.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7062NO AI TRANS NELLE GARE FEMMINILI DI NUOTO E DI RUGBY (PRESTO NEMMENO CALCIO E ATLETICA?) da Provita & FamigliaNegli ultimi mesi si erano moltiplicate le polemiche e le proteste per la partecipazione di atleti maschi transgender alle gare di nuoto femminili e in molti avevano chiesto di porre fine a questo fenomeno che discrimina e penalizza le atlete.Alla fine la FINA (Federazione internazionale di nuoto) ha ascoltato le voci di protesta e ha deciso di impedire agli atleti transgender di competere nelle gare ufficiali femminili se hanno attraversato qualsiasi fase della pubertà maschile. La nuova policy richiede che i concorrenti transgender abbiano completato la transizione di sesso all'età di 12 anni per poter competere nelle competizioni femminili.La Federazione ha anche annunciato che verrà creata una categoria "aperta" nelle competizioni riservata a tutti i nuotatori la cui identità di genere è diversa dal sesso di nascita.Brent Nowicki, direttore esecutivo della Federazione, ha affermato che il loro approccio nella stesura di questa policy è stato completo, inclusivo, basato sulla scienza e, soprattutto, sull'equità competitiva.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.ANCHE NEL RUGBY BANDITI GLI ATLETI TRANSLa questione dell'invasione di maschi trans nello sport femminile sembra fortunatamente essersi avviata verso la soluzione più ragionevole e diversi organi internazionali hanno iniziato a muoversi per proteggere i diritti delle atlete.Ora anche l'International Rugby League (IRL) ha infatti deciso di vietare agli atleti maschi transgender di partecipare a eventi sportivi femminili. L'annuncio dell'IRL è arrivato appena poche ore quello della Federazione internazionale di nuoto (FINA), che lunedì ha istituito un divieto simile per i nuotatori transgender.I membri della federazione hanno comunicato che "nel raggiungere questa posizione, l'IRL, che ha esaminato per l'ultima volta la questione della partecipazione degli atleti transgender alla lega internazionale di rugby nel gennaio-febbraio 2021, ha preso in considerazione diversi sviluppi rilevanti nello sport mondiale, tra cui la pubblicazione da parte del CIO del suo Framework del novembre 2021 sull'equità, la non discriminazione e l'inclusione sulla base dell'identità di genere e delle variazioni di sesso.L'IRL ha affermato che era una sua responsabilità bilanciare il diritto dell'individuo a partecipare con il rischio percepito per gli altri partecipanti e garantire che tutti ricevano un'equa udienza.(Provita & Famiglia, 23 giugno 2022)ANCHE CALCIO E ATLETICA VOGLIONO PROTEGGERE LE DONNE DAI TRANSLa FIFA, ovvero l'organo di governo del calcio mondiale e la Federazione internazionale dell'Atletica Leggera stanno rivedendo le loro politiche pro-transgender dopo la svolta di qualche giorno fa da parte della FINA, la federazione internazionale di nuoto.La Fina, infatti, cambiando finalmente e fortunatamente rotta, ha deciso di limitare la partecipazione degli atleti transgender alle competizioni femminili, per non discriminare le donne. Sebastian Coe, presidente di World Athletics, ha detto alla BBC che il consiglio dell'organizzazione ha discusso i regolamenti a fine dell'anno e ha elogiato il suo collega della Fina per la decisione presa.Un atteggiamento simile sembra stia prendendo la Fifa. Un portavoce, infatti, avrebbe dichiarato che c'è un cambiamento "in corso". Non ha rivelato dettagli o particolari, ma è emerso che la Fifa sta prendendo in esame le indicazioni di esperti medici, legali, scientifici, delle prestazioni e dei diritti umani e anche della posizione del Comitato olimpico internazionale (CIO) proprio per rivedere le politiche pro-transgender al fine di evitare qualsiasi discriminazioni per le donne.Il vento sta, finalmente, cambiando? C'è da augurarselo.(Provita & Famiglia, 26 giugno 2022)COSA C'È DI INSOPPORTABILE NEL ''MATRIMONIO'' TRA PAOLA TURCI E FRANCESCA PASCALE?C'è qualcosa di insopportabile intorno a quelle che tutti chiamano le "nozze" della cantante Paola Turci e di Francesca Pascale, l'ex "fidanzata" di Silvio Berlusconi. Qualcosa di ancora più insopportabile della morbosa copertura dell'evento da parte di giornali e tv, che per settimane ci hanno scassato l'anima su tutti i dettagli di questa "splendida storia d'amore", e poi sulla cerimonia e su quanta gioia si riversa sull'umanità intera a causa di questo "matrimonio".Matrimonio? Ecco la cosa ancora più insopportabile: quelli che si preoccupano solo di precisare che non di matrimonio si tratta, ma di unione civile. E ti spiegano che la legge italiana non permette di chiamare matrimonio (che è solo fra uomo e donna) quella che è una semplice unione fra persone dello stesso sesso. E chiedono quindi alla stampa di usare la terminologia corretta. Sono magari gli stessi, soprattutto cattolici, che hanno sempre sostenuto il sì alle unioni civili "basta che non si confondano con il matrimonio e la famiglia".Al che ti chiedi se costoro siano più ingenui o ipocriti. Perché è vero: tecnicamente in Italia c'è una differenza tra matrimonio e unione civile, ma nella sostanza? L'unica vera differenza concreta sta nel divieto - per i civiluniti - di adottare bambini, divieto peraltro aggirabile. Per il resto diritti e doveri sono gli stessi (anzi, tra civiluniti non c'è l'obbligo di fedeltà come nel matrimonio). E allora a cosa serve mettersi a discutere se il riferimento è all'articolo 29 della Costituzione o all'articolo 2?La realtà è che è solo una questione di tappe. Introdurre subito il matrimonio omosessuale - o egualitario - sarebbe stato un boccone troppo difficile da digerire in una sola volta. Così, come è stato per altri paesi prima dell'Italia, si comincia con l'approvazione di una legge sull'unione civile: nel linguaggio comune, dei media, si comincia però a chiamarlo matrimonio, "civiluniti" sparisce dal linguaggio comune per lasciare spazio a "sposi", e nel frattempo il concetto di "famiglia arcobaleno" si è già affermato; infine si arriva all'approvazione di una legge che prende atto della realtà e cambia anche la terminologia, matrimonio e basta. Senza che nessuno obietti perché tanto ci si è già abituati a considerarlo tale e anzi, ci si chiederà stupiti e scandalizzati come mai prima si chiamava unione civile.Tutto il can can pubblicitario intorno alla coppia Turci-Pascale - uno spazio che neanche per Diana e Carlo d'Inghilterra - proprio a questo serve: a far entrare nella testa la parola matrimonio riferita a una unione omosessuale (magari ricordando che c'è ancora un passo da fare per arrivare alla piena uguaglianza). Così come era stato poche settimane prima per l'altra coppia omo molto celebrata: il giornalista Alberto Matano con il "suo" Riccardo Mannino.Era una strada segnata fin dall'inizio, e a questa deriva hanno pesantemente concorso politici cattolici e persino pastori (non dimenticheremo i fantastici editoriali di Avvenire sul grande contributo che unioni omosessuali stabili danno alla società), che hanno giustificato e valorizzato le unioni civili, facendo credere che basti giocare sui termini per salvare l'unicità della famiglia.Costoro, invece di fare equilibrismi impossibili sull'uso delle parole, avrebbero dovuto e dovrebbero ora rileggersi quanto il Magistero (e sottolineo Magistero, non l'opinione personale di questo o quel vescovo) ha chiaramente affermato sul tema delle unioni fra persone dello stesso sesso, e troviamo sintetizzato nel documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003, "Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali".Citiamo solo la conclusione: «La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l'unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell'umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società».Il giudizio della Chiesa è sempre stato chiaro, stare oggi a disquisire su quale parola usare è solo patetico. E, appunto, insopportabile.(Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola Quotidiana, 4 luglio 2022)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6969ELEZIONI IN UNGHERIA: ORBAN STRAVINCE ANCORA di Luca VolontèI risultati parlano chiaro, Orban e la sua coalizione, avversata da tutti, con il 53,1% dei consensi e 135 eletti, riconquista i 2/3 del parlamento, i risultati referendari confermano con oltre il 90% dei voti le politiche che tutelano i bambini e ragazzi dall'indottrinamento LGBTI. La coalizione arcobaleno, con tanto di lobbies, mass media, istituzioni e diktat europei escono a brandelli dalle elezioni raccogliendo un misero 35%.Le elezioni svoltesi tra i fiocchi di neve e in un clima di grande ordine e rispetto nella giornata di ieri 3 aprile, hanno visto prevalere, ben oltre i sondaggi della vigilia, la coalizione Fidesz-Cristiano democratica guidata da Orban che si avvia ad un altro mandato per i prossimi quattro anni. Già le prime proiezioni delle 21.00, a due ore dalla chiusura delle urne, riferivano di una ampia maggioranza di Orban e della sua coalizione e di una cocente sconfitta delle opposizioni arcobaleno, troppo disomogenee (unite dal solo 'nemico comune') che già accampavano fumosi 'impedimenti strutturali' per vincere le elezioni. Orban prendendo la parola dalla sede del partito Fidesz pochi minuti prima delle 23.00, a risultati ormai consolidati e con la reale possibilità per la coalizione di raggiungere ancora i 2/3 del parlamento ha detto: "Abbiamo ottenuto una grande vittoria. Lo si può vedere dalla luna, ma lo si può certamente vedere a Bruxelles...Più grande è la vittoria, più grande è il bisogno di modestia...Le tattiche e gli intrighi sono inutili, ma alla fine il cuore vince sempre...Abbiamo vinto perché abbiamo una passione comune, che si chiama Ungheria".La coalizione multicolore, dalle sinistre alle destre xenofobe, che aveva come unico obiettivo l'eliminazione politica di Orban e la revisione di tutte le politiche dell'ultimo decennio a guida conservatrice, è stata respinta perché priva di un realistico programma alternativo. Eppure, come abbiamo descritto nei giorni scorsi, la potentissima macchina della propaganda mass mediatica, istituzionale e delle lobbies globaliste si era mossa con determinazione per azzerare Orban e le sue politiche patriottiche, famigliari e cristiane. L'Osce, dopo una sceneggiata indegna ad opera di supposte Ong liberali, parlamentari di sinistra e persino della Commissione, lo scorso mese aveva ceduto all'invio di una vera e propria truppa di osservatori elettorali. [...]Ai 4 questiti referendari gli ungheresi hanno risposto compattamente, al di là delle formazioni politiche scelte, gli elettori hanno straordinariamente appoggiato le scelte fatte dalla coalizione di Orban a difesa del pudore, della educazione e dei diritti dei genitori e contro ogni tentativo di indottrinamento LGBTI. Oltre il 90% dei votanti ha sostenuto i principi fondamentali della legge antipedofilia e solo il 4-7% dei votanti ha votato in 'linea' con gli auspici della Commissione europea. Eppure anche negli ultimissimi giorni di campagna elettorali la stampa internazionale si era spesa nel sostenere la coalizione di tutte le opposizioni: Le Monde, El Pais, Washington Post e CNN tutte allineate a ripetere l'accusa di un Orban amico di Putin, corrotto e antieuropeista con il sito liberal socialista Politico che si spingeva dichiarare definitivamente chiusa la solida amicizia dei paesi di Visegrad e collaborazione tra Ungheria e Polonia, viste le differenti posizioni prese in Europa da Budapest e Varsavia nei confronti del conflitto russo-ucraino. Un passo oltre si spingeva Michael Meyer-Resende ('Democracy Reporting International') che su 'Euronews' dipingeva le ragioni che l'opposizione potrebbe impugnare (con l'aiuto dell'OSCE) in caso di sconfitta elettorale. Péter Márki-Zay invece ha riconosciuto la forte e 'scioccante' vittoria di Orban, ma imputato la sconfitta al 'sistema elettorale' e al popoplo ottuso: "È stata la propaganda a vincere le elezioni, non l'onestà e l'onore", la gente è stata ingannata. Tipico errore della sinistra quello di insultare il popolo.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Luca Volontè, nell'articolo seguente dal titolo "No a pedofilia e gender, ma i media attaccano l'Ungheria" spiegava un anno fa cos'era la legge antipedofilia approvata dal governo Orban e confermata domenica scorsa dal 90% dei votanti ai referendum.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17-06-2021:L'Ungheria approva una durissima legge antipedofilia, in un paragrafo si vieta indottrinamento gender e transgender sino ai 18 anni e scoppia un imbarazzante finimondo mediatico. Martedì 15 giugno, il Parlamento ungherese ha approvato con una maggioranza schiacciante, con un solo voto contrario (157-1), le nuove norme restrittive contro la pedofilia. Le minoranze, unite in una grande coalizione con l'obiettivo di sconfiggere Orban il prossimo anno, si sono spaccate alla prima prova parlamentare. Le forze democratiche di sinistra e liberali non hanno partecipato al voto, mentre i rappresentanti dell'estrema destra di Jobbik hanno votato a favore del provvedimento.La maggioranza che guida l'Ungheria da più di un decennio, ne abbiamo parlato altre volte, negli ultimi anni ha moltiplicato le proprie misure per la famiglia e promosso norme che proteggono la natura biologica umana, la genitorialità, il diritto dei bambini di avere una mamma e un papà.Lo scorso 4 giugno, il Governo Orban presentava in Parlamento la nuova proposta di legge per combattere la pedofilia, introducendo un registro pubblico dei criminali pedofili e incrementando le pene per i reati di pedofilia. Nel dibattito di quel giorno, non si parlava di divieti verso l'indottrinamento Lgbt, eppure già si doveva prendere atto della spaccatura delle opposizioni: Jobbik si diceva favorevole, le sinistre democratiche e liberali erano molto critiche. Le coincidenze sono importanti. L'8 giugno, inopinatamente, l'ex presidente degli Usa, Barack Obama, rilasciava un'intervista alla CNN che faceva il giro del mondo mediatico nei giorni successivi, nella quale si soffermava su Polonia e Ungheria, descrivendo il Governo Orban come un "esempio di distruzione della democrazia". Il 9 giugno il Governo Orban presentava alcuni emendamenti alla legge antipedofilia, tra essi anche l'emendamento contro l'indottrinamento Lgbt verso i minori. La notizia dell'emendamento infuocava i mass media internazionali, dopo che la Reuters ne dava notizia e la colorava con gli strali delle organizzazioni Lgbt.Articoli-fotocopia che riprendevano le dichiarazioni delle lobby Lgbt si moltiplicavano per tutta la giornata: Associated Press (l'Ungheria vuol bandire l'omosessualità per i minori di 18 anni), Amnesty International (attacco frontale alle persone Lgbti), BBC (vietata la letteratura Lgbti ai minorenni). Dimenticato il contrasto alla pedofilia, si cavalcava la protesta Lgbt, invocando azioni internazionali in difesa dello "stato di diritto" e il 14 giugno la commissaria per i Diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović, invitava, con un comunicato ufficiale, il Parlamento ungherese ad opporsi agli emendamenti che avrebbero "vietato ogni discussione sull'identità di genere e la diversità sessuale" con i ragazzi. Lo stesso giorno, poche migliaia di persone, sostenute da Amnesty International e Human Rights Watch, si riunivano davanti al Parlamento per protestare contro la legge antipedofilia e l'emendamento antindottrinamento. La notizia delle manifestazioni veniva ripresa con enfasi dal tam-tam del politically correct mondiale, dal sito di notizie europee Euractiv a France24, dal Washington Post a USNews, al Times of India... Il mondo doveva conoscere l'unica fake news: l'Ungheria stava per vietare alle persone Lgbti di esser tali, con un legge simile alle norme 'omofobiche' approvate in Russia.Nei giorni in cui i giornali mondiali riportavano le critiche del G7 contro l'autoritarismo di Russia e Cina, la macchina del fango imponeva la somiglianza autoritaria tra Putin e Orban; Orban, il distruttore della democrazia (come descritto da Obama).Tuttavia, dal voto finale del 15 giugno emergono due verità. Primo, la coalizione delle opposizioni appunto si è spaccata su un tema cruciale per qualunque governo futuro, con i Socialisti contrari e Jobbik che ha votato a favore della legge antipedofilia. Secondo, nonostante la grancassa mediatica, dalla Reuters in giù, si contestano la lotta alla pedofilia e un governo che si oppone ai dogmi innaturali della dottrina Lgbt. La legge approvata cosa dice? Si crea un "database elettronico" pubblico che conterrà i nomi dei pedofili e consentirà ai genitori e altri parenti delle vittime di denunciare; il Codice penale modificato garantisce che gli autori di pornografia infantile ricevano una pena detentiva di 20 anni senza possibilità di libertà vigilata (se le vittime hanno meno di 12 anni di età). Altri aggravi di pena includono gli abusi sessuali sui bambini, le molestie o le violenze commesse da funzionari pubblici o soggetti recidivi. Nei casi di reati gravi di pedofilia, la prescrizione non si applica più. Il divieto permanente di impiego per i pedofili nella sanità o nell'educazione viene esteso ai lavori legati al tempo libero dove potrebbero esserci minori, come spiagge, parchi di divertimento, zoo e associazioni sportive.I pedofili saranno banditi dai posti di governo o di leadership politica. Per quanto riguarda l'educazione sessuale nelle scuole, il materiale non deve contenere nulla che miri a cambiare genere o a promuovere l'omosessualità. Oltre agli insegnanti della scuola, solo le persone o le organizzazioni incluse in un registro ufficiale, continuamente aggiornato, possono tenere lezioni di educazione sessuale.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id= 6942GLI UCRAINI SONO NELLE MANI DI UN COMICO CHE FA SOLO PROMESSEEd anche noi dobbiamo chiederci se valga la pena morire per questo Occidentedi Rino CammilleriPoiché non è dato sapere quel che succede veramente, avendo l'Italia deciso con chi stare, occorre ragionare, dedurre, ricomporre, mettere pezzi virtuali al posto delle tessere di puzzle mancanti. Già nella Prima Guerra Mondiale gli inglesi convinsero chi propendeva per loro che i tedeschi in Belgio mozzavano le mani ai bambini. I tedeschi protestarono, ma erano il Nemico, perciò le loro proteste servirono a poco. Se qualcuno si chiedeva qual fosse l'interesse bellico dei tedeschi nel mutilare i bambini, veniva subissato come connivente col Nemico. È così in ogni guerra, anche l'attuale in Ucraina. La versione russa non la sapremo mai. Anche perché, quando la dicono, non ci crediamo.Quella russa è propaganda di guerra, quella ucraina verità sacrosanta. Sì, dopo qualche tempo magari esce fuori che il cormorano annegato nel petrolio di Saddam era invece stato spalmato dal naufragio della Exxon anni prima, o che la bambina ucraina col leccalecca in bocca e il mitra in mano era una foto di scena a bella posta orchestrata. Ma i giornalisti sanno benissimo che lo scoop fa il giro del mondo, mentre la smentita se la filano in pochi perché la memoria dei più è corta, e resa tale proprio dal bombardamento continuo di sensazionalismi a scopo di audience. Come lamentava Juan Donoso Cortés, ambasciatore spagnolo nella Parigi di Napoleone III, «il ministero della parola, che Cristo aveva affidato agli Apostoli dotati di Spirito Santo, è stato usurpato dai gazzettieri». Boh, forse Berlicche ha un apposito girone per i Giornalisti, chissà. Ovviamente, certe cose esistono solo per chi ci crede, mentre per farne cessare l'esistenza basta non crederci: «il cucchiaio non esiste», diceva Matrix. Perciò lo ingoiava insieme al brodo.Dopo questa lunga premessa, sulla vicenda dei poveri ucraini non si sa se piangere o ridere. O tutt'e due. Si sono affidati, per disperazione, a un comico che prometteva loro di spazzar via la corruzione e liberarli dalla miseria, quella miseria che costringe le loro donne a emigrare o a vendere l'utero (l'Ucraina è il solo Pase europeo in cui si fa; perfino il Nepal l'ha vietato). Sì, perché gli oligarchi non sono solo russi. Ebbene, dalla padella alla brace. Prima emigravano, ora scappano. Sempre le donne, perché gli uomini sono trattenuti e forniti di bottiglie molotov. Tutto per entrare nella Nato? E perché non hanno fatto un referendum per sapere se il popolo ucraino ci teneva tanto e davvero?Già, gli oligarchi. Ma ce li abbiamo anche noi e sono tutti americani: Bezos, Gates, Zuckerberg, Soros e via arricchendo. Ma noi, che siamo furbi, mica li chiamiamo con nomi sprezzanti, no: ne esaltiamo, anzi, le imprese omeriche. Bezos con la pandemia ha raddoppiato gli introiti e ora si pappa la MGM? Ammirazione. Fa parte dei Buoni, perciò bravo, continui così. E dire che proprio noi italiani dovremmo essere più vicini agli ucraini non solo con lo stomaco, ma anche col compianto. Anche noi ci siamo affidati a un comico che prometteva di aprire il parlamento come una scatola di tonno. Nell'anno di Dante, per giunta: «Chi è causa del suo mal...».Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "Vale la pena morire per questo Occidente?" spiega perché la deriva occidentale non conosce fine.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 marzo 2022:«È reale un'ideologia (non una cospirazione) che io definisco "mass-radicale" o "radicalismo di massa". Questa ideologia è pre-totalitaria e cerca di mettere le radici in tutto l'Occidente, promuovendo i suoi "valori": lotta di genere, emancipazione Lgbt, ecologismo radicale, scomparsa dei confini nazionali, dominio della tecnica, manipolazione dell'essere umano, fino all'idea di una "nuova normalità", dunque una società pianificata. Questa ideologia agisce moltiplicando all'infinito i diritti. Il caos che ne risulta richiede, poi, l'imposizione di un ordine autoritario, un tecnocrate forte che stabilisce quali diritti riconoscere e quali sopprimere». Così Dario Fertilio, ex giornalista del "Corsera" ed autore di numerosi saggi sul totalitarismo sovietico, intervistato oggi dalla "Nuova Bussola Quotidiana".Qualche chiosa di margine: come fa un'ideologia a imporsi senza una «cospirazione»? È la sinistra americana a dettare la narrazione in Occidente, tramite tutti i media e pure i social. Ne sanno qualcosa Trump e quelle poche testate che lo sostenevano. I dem americani hanno le università, i canali televisivi, Hollywood, Facebook, Twitter et cetera. La narrazione dei vertici Ue? Uguale, se non plagiata. Un solo esempio: ricordate quando Buttiglione fu estromesso, e dichiaratamente, solo perché amico e biografo di Papa Wojtyla? Ed è per questo Occidente che dovremmo combattere? E comprare il molto più costoso gas americano? E infilarci in una ennesima guerra mondiale? Un guerra che, tanto per cambiare, gli americani aizzano su territori altrui?La Nato è a comando americano. L'Europa, Italia in primis, è trapunta di basi militari americane fornite di bombe atomiche. A colpi di referendum ci siamo privati delle centrali nucleari che erano cento volte più sicure degli stoccaggi militari la cui verifica, per ovvi motivi, è affidata a chissà chi. E ringraziamo la Provvidenza che finora non sia mai successo niente. È vero, servivano quando c'era l'Urss. Ma ora a che servono? A impedire a Putin di neutralizzare l'Ucraina, cosa che chiede adesso e, chissà perché, non prima: evidentemente i suoi servizi hanno annusato l'aria?Ma, ripeto e insisto, mi va bene un mondo totalmente americanizzato, in fondo ci sono nato e ne ho respirato gli effluvi. Ma adesso l'America non è più il paese della libertà, ma dei soldi a ogni costo e a spese altrui, della cancel culture, della Blm, dell'Lgbt obbligatorio, dell'aborto a nascita parziale e via disgustando. Il resto del Brave New World mettetecelo voi, compresi i corsi di rieducazione trans nell'esercito. Un Paese che è diventato una società per azioni armata e che, lo abbiamo visto, non garantisce più nemmeno una decente e trasparente elezione del suo Capo. Spiacente, per questo Occidente non contate (più) su di me.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6900SANTA SCOLASTICA, LA SORELLA DI SAN BENEDETTO DA NORCIA di Ermes DovicoLa sorella di san Benedetto è invocata contro le tempeste e i fulmini perché fu l'unica, per quanto ne sappiamo, a tenere in scacco l'amatissimo fratello con il celebre miracolo narrato nei Dialoghi di san Gregorio Magno (540-604), da cui si ricavano gran parte delle informazioni sulla sua vita. In base a una tradizione che risale al IX secolo circa, santa Scolastica da Norcia (480-547) e Benedetto erano addirittura gemelli e la madre Abbondanza Claudia - sposa di Eutropio, un discendente della gens Anicia - morì dopo averli partoriti.Scolastica si consacrò al Signore già da fanciulla, come in perfetta comunione spirituale con il fratello, che era stato mandato a Roma per compiere gli studi letterari ma era rimasto talmente sconvolto dalle dissolutezze del mondo da abbandonare prestissimo quella strada e scegliere decisamente la vita religiosa. Molti anni dopo, quando il fratello lasciò Subiaco e si diresse verso Cassino, la santa fondò un monastero a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui Benedetto aveva già fondato l'Abbazia di Montecassino. Assieme alle consorelle seguì la Regola benedettina e si tramanda che una delle maggiori raccomandazioni di Scolastica era l'osservanza del silenzio, specialmente con persone estranee al monastero. Così diceva: «Tacete, o parlate di Dio, poiché quale cosa in questo mondo è tanto degna da doverne parlare?».Una volta all'anno, come ci informa san Gregorio, Scolastica e Benedetto si incontravano a metà strada in un casolare di proprietà dei monaci, scambiandosi esperienze della loro ricchissima vita spirituale. Un giorno, tra lodi a Dio e santi colloqui, l'incontro tra i due si prolungò più del consueto e, quando già l'ora si era fatta tarda, la santa pregò il fratello di rimanere con lei fino al mattino «a pregustare, con le nostre conversazioni, le gioie del cielo». Al rifiuto di Benedetto, che non voleva mancare alla Regola pernottando fuori dal monastero, Scolastica chinò il capo, poggiandolo sulle mani conserte sopra il tavolo, e si immerse in una profonda orazione. Nell'istante in cui la religiosa risollevò la testa, non solo il tavolo appariva ricoperto da un fiume di lacrime ma nel cielo, da sereno che era, si scatenò un tale diluvio, con tuoni e lampi, che né Benedetto né i suoi discepoli osarono mettere un piede fuori dal casolare.Il santo si lamentò e chiese conto del prodigio: «Che Dio onnipotente ti perdoni, sorella benedetta. Ma che hai fatto?». E Scolastica: «Vedi, ho pregato te e non mi hai voluto dare retta; ho pregato il mio Signore e Lui mi ha ascoltato». Rimasero così insieme a vegliare tutta la notte, rallegrando le loro anime con discorsi sui beni del Paradiso. Commentò san Gregorio: «Poté di più, colei che più amò». Fu quello il loro ultimo incontro terreno. Quattro giorni dopo Benedetto, raccolto in preghiera nella sua cella, vide l'anima gloriosa di Scolastica elevarsi in cielo sotto forma di una colomba. Ripieno di gioia, lodò Dio e chiese ai confratelli di recuperare il corpo della sorella per seppellirlo nel sepolcro che si era preparato per sé. Era il 10 febbraio. Quaranta giorni più tardi anche il santo morì. «Avvenne così - si legge ancora nei Dialoghi - che neppure la tomba poté separare quelle due anime, la cui mente era stata un'anima sola in Dio».Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Ermes Dovico, nell'articolo seguente dal titolo "San Benedetto da Norcia" parla del fratello di Santa Scolastica, il patrono d'Europa.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'11-07-2020:La ricerca di Dio come primo fine dell'uomo e i monasteri benedettini sorti in ogni angolo d'Europa testimoniano la grandezza dell'opera di san Benedetto (480-547), che con la sua vita ha al tempo stesso glorificato il Creatore e dato un fondamentale contributo alla formazione della civiltà europea. Per questo il 24 ottobre 1964, consacrando la chiesa dell'Abbazia di Montecassino, ricostruita dopo i bombardamenti, Paolo VI volle proclamarlo patrono d'Europa. E ricordò a tutto il Vecchio Continente, nel secolo delle due guerre mondiali e dei totalitarismi atei (nazismo e comunismo), che la storia benedettina «tocca l'esistenza e la consistenza di questa nostra vecchia e sempre vitale società ma oggi tanto bisognosa di attingere linfa nuova alle radici, donde trasse il suo vigore e il suo splendore, le radici cristiane, che san Benedetto per tanta parte le diede e del suo spirito alimentò».Benedetto, fratello di santa Scolastica, era nato a Norcia intorno al 480, nel bel mezzo dell'epoca segnata dalle invasioni barbariche e dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Era discendente della nobile gens Anicia, la stessa a cui apparteneva papa Gregorio Magno (540-604), che attinse alle informazioni di quattro discepoli del santo per scriverne una famosa Vita, contenuta nel secondo libro dei suoi Dialoghi. Da adolescente era stato mandato dai genitori a compiere gli studi letterari a Roma. Ma la constatazione della vita dissoluta di molti giovani (unita alle insidie per l'anima che trovava in parte del sapere mondano) lo convinse presto a lasciare la città in cerca di un luogo solitario, dove poter stare in raccoglimento con Dio. Dopo una tappa intermedia, il giovane raggiunse Subiaco. Qui visse per tre anni in una grotta in totale solitudine.Quel primo periodo a Subiaco segnò la maturazione spirituale di Benedetto. Non gli mancarono gli assalti del diavolo e in particolare tre grandi tentazioni: l'amor proprio, la sensualità e l'ira, che il santo superò con la preghiera e la penitenza. Accettò poi di fare da guida a dei monaci che vivevano in un monastero lì vicino, ma li lasciò presto perché questi si stancarono della sua austera disciplina e cercarono di avvelenarlo.Nell'arco di circa trent'anni arrivò a fondare 13 monasteri nella valle dell'Aniene. Venne poi il 529, un anno cruciale nella storia del monachesimo occidentale, perché il santo si stabilì a Cassino e decise stavolta di edificare il monastero in un punto ben visibile: in cima al monte. Benedetto XVI, prendendo spunto dalle parole di papa Gregorio, ha visto in questa scelta un valore simbolico, legato allo sviluppo interiore del santo patrono d'Europa: «La vita monastica nel nascondimento ha una sua ragion d'essere, ma un monastero ha anche una sua finalità pubblica nella vita della Chiesa e della società, deve dare visibilità alla fede come forza della vita».Sull'altura di Montecassino, san Benedetto compose la sua celebre Regola, che fissa il principio della stabilità del luogo per i monaci e raccoglie il meglio dell'antica tradizione monastica, da san Pacomio a san Basilio (del quale richiamò esplicitamente gli insegnamenti). Perciò san Gregorio ebbe ragione a scrivere: «L'uomo di Dio che brillò su questa terra con tanti miracoli non rifulse meno per l'eloquenza con cui seppe esporre la sua dottrina», spesso riassunta con la massima Ora et labora. Benedetto, infatti, scandì mirabilmente la giornata in momenti di lavoro e preghiera (fu lui a codificare la Liturgia delle Ore, rifacendosi alle parole del salmista: «Sette volte al giorno ti ho lodato»); e indicò nell'equilibrio tra azione e contemplazione la via verso Dio. Centrale è il proposito di fare la volontà divina, attraverso l'obbedienza: «Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che avendo deciso di rinunciare alla volontà propria impugni le fortissime e valorose armi dell'obbedienza», scrisse nel prologo della Regola.L'obbedienza è dovuta anzitutto all'abate, che nel monastero «fa le veci» di Cristo e deve a sua volta essere tenero padre e severo maestro. Grazie ad essa, l'anima può progredire nella virtù dell'umiltà, secondo un cammino suddiviso dal santo in 12 gradi. Nel pensiero di Benedetto, ogni attività - dallo studio della Parola al lavoro manuale - deve essere orientata alla maggior gloria di Dio e perciò alla conquista del Paradiso. «Come c'è un cattivo zelo, pieno di amarezza, che separa da Dio e porta all'Inferno, così ce n'è uno buono, che allontana dal peccato e conduce a Dio e alla vita eterna».La sete di salvezza, per sé stesso e per le anime, fu dunque la stella polare di tutta la sua vita. È ben nota la visione che Benedetto ebbe nei suoi ultimi anni terreni, quando, mentre vegliava in preghiera, «fu posto davanti ai suoi occhi tutto intero il mondo, quasi raccolto sotto un unico raggio di sole». Commentò papa Gregorio: «Tutto il mondo si dice raccolto davanti a lui, non perché il cielo e la terra si fossero rimpiccioliti, ma perché lo spirito del veggente si era dilatato, sicché, rapito in Dio, poté senza difficoltà contemplare quel che si trova al di sotto di Dio». È uno sguardo, quello di san Benedetto, che l'Europa è chiamata a riscoprire.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6890IL GREEN PASS E' UN'ARMA LETALE DEL REGIME COMUNISTA CINESE di Leone GrottiIeri mattina milioni di cinesi a Pechino si sono svegliati e sono stati assaliti dal panico scoprendo che il loro green pass era bloccato. Né Wechat, né Beijing Tong, né Alipay riportavano traccia del risultato dei tamponi effettuati o dell'avvenuta vaccinazione. Risultato? Impossibile andare al lavoro, prendere i mezzi pubblici, entrare in un negozio o in un bar. Le autorità hanno parlato di un guasto tecnico dovuto al sovraccarico di utilizzo, ma secondo molti residenti si è trattato di un trucco per costringere milioni di persone a sottoporsi a un nuovo tampone.Il 4 febbraio nella capitale cinese cominciano le Olimpiadi invernali e il governo sta facendo di tutto per mantenere la promessa di organizzare dei Giochi "Covid free". Dal 15 gennaio, sono stati individuati a Pechino 71 contagi e per quanto possano sembrare ininfluenti in una città di 22 milioni di persone, sono un'enormità se rapportati alla strategia "zero Covid" del governo.L'incidente di stamattina ha in realtà rivelato quanto il Covid abbia fornito il pretesto al regime comunista per assumere un controllo ancora più capillare sulla popolazione. Nelle mani di un governo come quello cinese, infatti, il green pass è uno strumento letale. E a Pechino il Partito comunista ha deciso di sperimentarne tutte le potenzialità.Da tempo infatti le autorità hanno stabilito che chiunque acquisti in farmacia medicine per tosse, raffreddore, febbre, mal di gola e mal di testa debba essere schedato. Nessuna di queste viene più venduta senza prescrizione del medico curante, necessaria ormai anche per le semplici vitamine. In alcune città, è sufficiente entrare in farmacia per essere tracciato. Gli acquisti e gli ingressi vengono poi associati al green pass dei cittadini attraverso un'app.A che cosa serve questo sistema di controllo? Lo si è compreso martedì, quando tutti coloro che sono entrati in farmacia nelle precedenti due settimane hanno ricevuto un messaggio sul telefono che imponeva di effettuare «entro 72 ore» un tampone. Chi si fosse rifiutato, avrebbe subito il blocco del green pass «che potrebbe impedirvi di uscire e di vivere normalmente», si poteva leggere nel messaggio.Il governo di Pechino ha anche messo in lockdown senza alcun preavviso e senza fornire alcuna spiegazione sanitaria intere unità residenziali, specialmente quelle vicine al Villaggio olimpico, obbligando i residenti a restare in casa per giorni e a effettuare numerosi tamponi in quelli successivi. «Se vogliono testare tutti coloro che vivono vicini al Villaggio olimpico prima dei Giochi, posso capire, non mi preoccupa ma vorrei più trasparenza», dichiara un anziano ritrovatosi da un momento all'altro in lockdown all'Associated Press. «Però la nostra comunità è stata chiusa e non ci hanno detto nulla».Attualmente sei quartieri a Pechino sono in lockdown e ai due milioni di residenti del distretto di Fengtai è stato imposto di sottoporsi a un'altra serie di tamponi di massa. Basterà a far sparire il Covid da Pechino entro febbraio? Difficile, nel frattempo la misura è utilissima per tenere sott'occhio la popolazione in Cina.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Leone Grotti, nell'articolo seguente dal titolo "Le vittime di covid in Cina non sono 4.636 ma 1,7 milioni" spiega perché il conteggio dei morti per Covid dichiarato ufficialmente dalla Cina è impossibile dal punto di vista medico, statistico, biologico, politico ed economico.Ecco l'articolo completo pubblicato su Tempi il 18 gennaio 2022:Ufficialmente in Cina il Covid ha fatto 4.636 vittime, ma secondo George Calhoun, direttore del programma di Finanza quantitativa presso l'Istituto di tecnologia Stevens, questa cifra è «sottostimata del 17 mila per cento». Il dato reale, o comunque più realistico delle vittime, sarebbe circa 1,7 milioni.Secondo l'esperto i numeri offerti da Pechino sono «impossibili da un punto di vista medico e statistico». Non solo perché negli ultimi due anni circa, dall'aprile 2020, sarebbero morte appena due persone. Ma anche perché nel 2020, quando i vaccini non erano ancora disponibili, la Cina avrebbe riportato più di 22 mila casi e neanche un decesso.Se il tasso di mortalità del Covid negli Stati Uniti, per fare un paragone, è di 248 morti per 100 mila abitanti, in Cina è di 0,321, circa 800 volte inferiore. Il Partito comunista attribuisce l'enorme differenza alla sua strategia "zero Covid", che avrebbe messo al sicuro la popolazione dalla recrudescenza del virus. Ma secondo Calhoun, i nuovi approcci statistici per scoprire il reale ammontare di vittime da Covid in tutto il mondo dicono altro.I MORTI SONO IL 17 MILA PER CENTO IN PIÙL'Economist, al pari della Johns Hopkins University degli Stati Uniti e del New York Times, ha infatti sviluppato un modello matematico per calcolare le vittime in eccesso negli ultimi anni rispetto alla media attesa, attribuendo questo «surplus di morti» a casi Covid mai riportati.Questo metodo non può ovviamente offrire certezze sul reale numero di vittime dovute alla pandemia, ma sicuramente può aiutare ad avere un quadro più realistico, per quanto basato su una stima. Applicando il modello agli Stati Uniti, secondo l'Economist, ne deriva che le vittime sono state sottostimate del 30% circa. Ma se lo stesso modello viene utilizzato con i dati cinesi, ne deriva un errore del 17 mila per cento. A essere cadute vittime del Covid in Cina non sarebbero dunque 4.636 persone, ma «un numero che si avvicina a 1,7 milioni». In Cina, dunque, «sarebbero morte all'incirca il doppio delle persone rispetto agli Stati Uniti».Secondo l'autore, nel caso della Cina l'errore non è casuale o fisiologico, come per altri paesi, ma «chiaramente intenzionale. I dati sono stati manipolati dalle autorità». La tendenza della Cina a falsificare i dati è nota soprattutto in economia, per quanto riguarda la crescita annuale del Pil. Ma anche i precedenti studi effettuati su Wuhan, l'epicentro della pandemia, portano a pensare che qualcosa non quadra.Nel febbraio 2021 il British Medical Journal ha analizzato le statistiche sulla mortalità a Wuhan, evidenziando la presenza di 5.954 morti in più in città rispetto allo stesso periodo del 2019, derivanti da «un numero di decessi da polmonite otto volte più alto della media». Essendo la cifra ufficiale delle vittime a Wuhan pari a 3869, si tratta di una differenza del 54%. Ma secondo l'Economist, solo tra gennaio e marzo del 2020 le morti in eccesso sarebbero state 13.400, più del triplo della stima ufficiale per un tasso di mortalità (solo a Wuhan) di 121 decessi per 100 mila abitanti.PERCHÉ NON CI SONO PIÙ VITTIME DA APRILE 2020?I dati ufficiali della Cina vorrebbero anche far credere che dallo scoppio della pandemia, al di fuori di Wuhan e della provincia dell'Hubei, il tasso di mortalità è di 124 mila volte inferiore a quello degli Stati Uniti. «Come si può credere inoltre che le vittime si siano fermate improvvisamente l'1 aprile?». Come può il virus essere stato confinato a Wuhan se, come dichiarato dalle stesse autorità cinesi, milioni di persone prima del lockdown se ne sono andate dalla città per raggiungere ogni angolo della Cina? Ecco perché la mortalità cinese dal punto di vista «medico, statistico, biologico, politico ed economico è impossibile».L'argomentazione di Calhoun, basata sul modello matematico sviluppato dall'Economist, è interessante e verosimile, anche se il numero esatto di vittime resta e resterà sempre un mistero. Soprattutto perché la Cina non ha mai smesso di fornire informazioni fuorvianti sulla pandemia.Dopo aver accusato l'Italia e gli Stati Uniti di aver dato origine alla pandemia - nonostante la presenza a Wuhan di un mercato dove si faceva commercio di animali potenzialmente pericolosi e di un laboratorio dove venivano condotti esperimenti su pipistrelli e coronavirus - le autorità hanno imposto severissimi lockdown a milioni di persone (20 attualmente) a fronte di una manciata di casi.Un atteggiamento tanto inspiegabile quanto improbabile è la spiegazione ufficiale del primo caso di variante Omicron individuato a Pechino. Il contagio non sarebbe stato portato dalla vicina Tianjin (dove decine di migliaia di persone sono attualmente in lockdown per il diffondersi di Omicron), città collegata per direttissima a Pechino via treno superveloce, tanto che milioni di cinesi ogni giorno fanno i pendolari per lavorare nella capitale.No, la pericolosa e contagiosissima variante sarebbe arrivata dal Canada via posta. La persona contagiata, l'unica nella città di 22 milioni di abitanti, avrebbe ricevuto una lettera il 7 gennaio dal Canada ed è sulla busta che si sarebbe annidato il Covid, riscontrato il 14 gennaio. Possibile? Per le autorità sanitarie cinesi è l'unica spiegazione, per il Canada è una assurdità visto che secondo diversi studi il virus non resiste a lungo sulle superfici.Menzogne, mezze verità, assurdità. Il romanzo del Covid in Cina è costellato di capitoli che non tornano, a partire ovviamente dal primo. Se il conteggio delle vittime effettuato da Calhoun fosse realistico, si comprenderebbe almeno perché il regime è così spaventato da pochi casi (che, evidentemente, pochi non sono) tanto da imporre durissimi lockdown come quello di Xi'an, definito «disumano» da un membro stesso del Partito comunista. Si tratterebbe in ogni caso del fallimento della strategia "zero Covid". Tema ipersensibile nel Dragone, visto che il 4 febbraio nella capitale iniziano le Olimpiadi invernali. Le quali, a detta del regime, sarebbero state Covid free. Ma chi può più fidarsi dei comunicati di Pechino?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6891ANCORA MINACCE ALL'AUTRICE DI HARRY POTTER di Luca VolontèNelle scorse settimane la creatrice e autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, ha risposto a un molestatore transgender che l'ha minacciata su Twitter di farla esplodere con una "bomba".La Rowling ha dichiarato che siccome gli haters non possono farla licenziare o distruggere la sua carriera, l'unico cosa che rimane loro di fare è minacciarla di farla esplodere e ucciderla. Nella sua risposta, la Rowling ha notato che ha sempre segnalato tali minacce ed attacchi a Twitter, ma sinora il gigante social ha fatto ben poco per tutelarla."Per essere giusti, quando non si può far licenziare, arrestare o abbandonare una donna dal suo editore e cancellarla per il solo fatto di far salire le vendite del suo libro, c'è davvero solo un posto dove andare...", ha scherzato la Rowling. Sono anni che l'autrice di Harry Potter è minacciata dalla cultura di sinistra e dai paladini della dottrina LGBTI, dentro e fuori Hollywood, per le sue dichiarazioni che il transgenderismo è una minaccia per le donne e per aver più volte ribadito che il sesso biologico è immutabile e non è un "costrutto sociale".Nel dicembre scorso, dopo un anno di attacchi e censure ricevute dalla Rowling, la BBC aveva coraggiosamente deciso di premiarla come autrice di successo, aveva perciò ricevuto attacchi indecenti e gratuiti per la sua scelta e si era dovuta difendere. L'emittente pubblica britannica aveva dichiarato che l'offesa è il "prezzo della libertà di parola". Il Premio Russell 2020 della BBC, intitolato allo scrittore britannico Bertrand Russell, ha attirato l'attenzione del pubblico perché si assegnava alla Rowling il riconoscimento per il suo saggio sul sesso e il genere che aveva scatenato un furore pubblico quando era stato pubblicato a giugno.Nei suoi commenti la Rowling aveva detto che l'ascesa dell'attivismo trans avrebbe cancellato il concetto di sesso che definisce la vita di molte donne. Dopo la polemica scatenatasi dalle dichiarazioni del giugno scorso e in reazione alla censura che aveva minacciato la Rowling per le sue affermazioni contro il transgenderismo e la sessualità biologica maschile e femminile, alcuni dei più noti scrittori e attori britannici, tra cui il famoso autore Ian McEwan e l'attore Griff Rhys Jones, avevano firmato una lettera aperta nel mese di settembre 2020. Un anno intero di censure, offese, insulti e minacce anche di morte che continuano a colpire come una vera e propria fatwa l'autrice di Harry Potter. Non è l'Isis che minaccia di far esplodere e cancellare per sempre la Rowling, sono i paladini della ideologia LGBTI che si comportano esattamente come facevano i terroristi sul web.Perché? Per aver scritto nel suo saggio: "Mi rifiuto di piegarmi a un movimento che credo stia facendo un danno dimostrabile nel cercare di erodere la 'donna' come classe politica e biologica e offrendo copertura ai predatori. Sono al fianco delle donne e degli uomini coraggiosi, gay, etero e trans, che si battono per la libertà di parola e di pensiero, e per i diritti e la sicurezza di alcuni dei più vulnerabili nella nostra società: giovani ragazzi gay, adolescenti fragili, e donne che dipendono e desiderano mantenere i loro spazi monosessuali".La Rowling è stata infatti sottoposta a un assalto di odio e violenze verbali che evidenziano una tendenza insidiosa, autoritaria e persino misogina di mass media e comunità LGBTI. Se è vero che il caso della Rowling è quello più eclatante, è anche vero che questo stesso caso (come decine e centinaia di altri in tutto il mondo) ci conferma che la dottrina LGBTI e i suoi sacerdoti non possono tollerare alcuna diversità di opinione né concedere alcuna libertà a coloro che non si adeguano alle loro dottrine.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Luca Volontè, nell'articolo seguente dal titolo "La polizia non perseguirà chi ha minacciato J.K. Rowling" parla dell'omertà che regna quando le minacce vengono dal mondo LGBT.Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 31 gennaio 2022:La polizia britannica non perseguirà gli attivisti trans che hanno minacciato di morte e violenze J.K. Rowling e la sua famiglia. Ennesima ingiustizia che discrimina in base all'ideologia gender e transgender.I tre attivisti trans che hanno organizzato una protesta fuori dalla casa di J.K. Rowling, la "mamma" di Harry Potter, non saranno perseguiti, nonostante un'immagine che il gruppo ha postato sui social media che ha rivelato l'indirizzo della casa della Rowling e incitato alla violenza nei suoi confronti e della sua famiglia.La Rowling, che è stata critica nei confronti dell'attivismo trans nel Regno Unito e non solo, aveva precedentemente criticato gli attivisti al momento dell'incidente, sostenendo che i tre coinvolti "pensavano che fare una minaccia che avrebbe intimidito [lei] dal parlare dei diritti sessuali delle donne". Ebbene, secondo un rapporto del Telegraph, la polizia ha confermato nei giorni scorsi che nessun crimine è stata stabilito nei confronti del trio di attivisti trans promotori delle minacce."L'indirizzo della mia famiglia è stato pubblicato su Twitter da tre attivisti che si sono fotografati davanti alla nostra casa, posizionandosi attentamente per assicurarsi che il nostro indirizzo fosse visibile", ha scritto la Rowling sui social media lo scorso novembre. "Imploro le persone che hanno ritwittato l'immagine con l'indirizzo ancora visibile, anche se lo hanno fatto per condannare le azioni di queste persone, di cancellarla". La Rowling aveva proseguito scrivendo: "Ora ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzare la casa con esse, e non ho smesso di parlare", ha continuato la Rowling. "Forse il modo migliore per dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne, è smettere di perseguitarci, molestarci e minacciarci".E' solo l'ennesima ingiustizia subita dalla Rowling, dopo che una scuola in Inghilterra ha eliminato il nome dell'autrice da uno dei suoi edifici, dopo che gli studenti si sono lamentati delle posizioni dell'autrice, mentre uno speciale della catena televisiva a pagamento HBO su Harry Potter l'ha effettivamente rimossa dallo spettacolo che celebrava la saga di Harry Potter, con la creatrice che aveva ottenuto solo circa 30 secondi di tempo di trasmissione, durante la trasmissione di quasi due ore.Ora anche polizia e magistratura, di fatto, de-classificano le minacce alla Rowling e alla sua famiglia e, contemporaneamente, con la decisione di non perseguire i tre autori delle minacce, favoriscono minacce e violenze nei confronti dell'intera famiglia dell'autrice di Harry Potter. Una vergogna inaccettabile, che si consuma con la discriminazione in nome del nuovo dogma transessuale.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=686850 ANNI DI DIVORZIO IN ITALIA HA DISTRUTTO LA FAMIGLIA E L'INTERA SOCIETA' di Gianfranco AmatoPoco prima del sorgere dell'alba dell'1 dicembre 1970, al termine di una tra le sedute notturne più lunghe nella storia del Parlamento italiano, l'allora presidente della Camera dei deputati, il socialista Sandro Pertini, annunciò l'approvazione definitiva della contrastata proposta di legge "Fortuna-Baslini" (dal nome dei due deputati che l'avevano promossa), la quale prevedeva l'introduzione dell'istituto del divorzio in Italia. Esattamente cinquant'anni fa la Legge 1 dicembre 1970, n.898, legalizzava lo scioglimento del matrimonio.In realtà, quell'evento costituì il primo passo della rivoluzione antropologica che stiamo tuttora vivendo. L'indissolubilità del matrimonio, infatti, rappresentava la linea Maginot di quella società che era ancora in grado di mantenere e garantire una certa solidità. Prima di ridursi nell'attuale forma liquida ben descritta da Zygmunt Bauman.Lo aveva capito anche un toscanaccio come Amintore Fanfani, che il 26 aprile 1974 a Caltanissetta, durante un comizio, lo spiegò alla sua maniera e a prova di popolo: «Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l'aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!». Non ci volevano particolari doti divinatorie per comprendere come sarebbe andata a finire, e come, purtroppo, è poi andata a finire.Anche per il divorzio, come successivamente per l'aborto e le altre "conquiste" della modernità, si utilizzò la logica del male minore e il falso presupposto di dover affrontare situazioni eccezionali e transitorie. Il caso francese, da questo punto di vista, è emblematico. In Francia, infatti, il divorzio fu introdotto per legge nel 1884, nonostante gli ammonimenti che Papa Leone XIII lanciò nella sua enciclica Arcanum Divinae del 10 febbraio 1880, nella quale evidenziava lucidamente le prevedibili conseguenze di quella legge. I sostenitori del divorzio dicevano il contrario: il divorzio avrebbe sciolto i matrimoni male assortiti che attendevano una soluzione, poi si sarebbe rientrati nella normalità. I fatti dimostrarono, invece, l'esatto contrario. Mentre nel 1883 si aveva in Francia una media annua di circa 700 separazioni legali, che sembrava potessero rappresentare la somma dei matrimoni infelici in cui la convivenza appariva impossibile, nell'anno seguente, con la nuova legge, si ebbero subito 1.675 divorzi, e questi, con una continua corsa ascendente, arrivarono nel 1921, quindi dopo trentasette anni, al numero di 32.557, mentre la natalità diminuiva spaventosamente.LA DIGNITÀ DELLA DONNA NECESSITA DELL'INDISSOLUBILITÀ DEL MATRIMONIOResta oggettivo il fatto che, in tutto il mondo, il divorzio abbia reso le relazioni umane e la società molto più liquide e che la solubilità del matrimonio abbia incrinato la stessa stabilità della convivenza civile. Questo lo si deve onestamente ammettere, prescindendo da qualunque valutazione di carattere religioso, sacramentale, teologico. È possibile, infatti, parlare di matrimonio indissolubile anche da un punto di vista squisitamente laico. Pure un laico, per esempio, può comprendere che l'indissolubilità del matrimonio difende innanzitutto la dignità della donna, la parte più debole in caso di abbandono, che dopo aver dato al marito il meglio di sé, dopo aver sacrificato la propria vita per la famiglia, non merita certo di essere sostituita quasi fosse un prodotto scaduto. E tutti possono comprendere la necessità del matrimonio indissolubile per il destino dei figli, il loro sostentamento e la loro educazione. Abbiamo sotto gli occhi quotidianamente gli effetti devastanti del divorzio su intere generazioni di giovani.Come sosteneva il grande filosofo-contadino Gustave Thibon «gli sposi non si impegnano soltanto l'uno verso l'altro, ma anche l'uno e l'altro verso una realtà di cui fanno parte e che li supera: la famiglia innanzi tutto, di cui sono la sorgente e il sostegno, e in seguito la Nazione e la Chiesa, corpi viventi di cui le famiglie sono le cellule». Ecco perché un'istituzione così importante come il matrimonio ha bisogno d'essere protetta contro le mille vicissitudini dell'istinto e dell'interesse personale, perché proprio il matrimonio costituisce il fondamento della comunità umana; se quello si spezza, questa si sfascia.Ha proprio ragione Thibon: oggi noi assistiamo al sorgere, per reazione, di una specie di mistica del matrimonio, che si preoccupa più della qualità del vincolo personale tra gli sposi che delle sue conseguenze sociali. Viviamo in un'epoca in cui pare dilagare e dominare una sorta d‘iperestesia dell'io e di ugualitarismo grossolano, che considera la felicità dell'individuo un diritto «assoluto». Ma non è così. Se uno nella vita fa una scelta sbagliata sulla persona che ha deciso di sposare, non può presentare il conto alla collettività. Paga privatamente. Come paga privatamente l'imprenditore che fallisce. Tra il sacrificio individuale per un'errata decisione della sfera privata e l'interesse collettivo della società alla sua tenuta complessiva, è quest'ultimo che deve prevalere. Una persona adulta si assume la responsabilità delle proprie azioni e se sbaglia ne deve accettare le conseguenze. Una scelta, del resto, è davvero libera solo quando è responsabile.GLI UTILI IDIOTINon vale neppure l'obiezione che l'indissolubilità del matrimonio si opponga all'amore. Anzi, è vero il contrario. Lo spiega bene lo stesso Thibon distinguendo la fase antecedente e quella successiva del matrimonio. Prima di sposarsi, infatti, l'individuo consapevole dell'irrevocabilità del matrimonio è «indotto a non avventurarsi alla leggera in quel vicolo cieco che ha il muro di chiusura alle spalle; come il conquistatore che brucia i suoi vascelli per togliersi prima della battaglia ogni possibilità di ritirata, i fidanzati che acconsentono a legarsi l'uno all'altro fino alla morte attingono a questa "idea-forza" una garanzia preliminare contro tutti gli eventi del destino che minacceranno il loro amore». Al contrario, «la sola idea del divorzio possibile prende dimora tacitamente nel profondo dell'anima, come un verme deposto da una mosca in un frutto in formazione e che ne divorerà un giorno la sostanza».L'esperienza ha più volte dimostrato, infatti, che in alcune circostanze, specie quando si tratta di grandi prove, è sufficiente considerare una cosa come possibile perché essa divenga necessaria. Si tratta di un dato psicologico elementare che da solo basta a sfatare, tra l'altro, il mito del cosiddetto "matrimonio di prova". Dopo il matrimonio vero, invece, «il patto nuziale, situando una volta per sempre la sostanza dell'amore al di là delle contingenze, contribuisce necessariamente a decantare, a purificare l'amore; così come una diga non solo contiene il corso del fiume, ma rende le sue acque più limpide e più profonde; la necessità di subire e di superare la prova del tempo agisce sull'affetto degli sposi come vaglio che separa la pula dal chicco del frumento; essa lo spoglia a poco a poco dei suoi elementi accidentali e illusori e ne conserva solo il nocciolo incorruttibile, trasformando la passione in vero amore».In questa triste ricorrenza del cinquantesimo anniversario dall'approvazione della legge sul divorzio, appaiono ancor più vere le parole del grande scrittore cattolico Igino Giordani: «Salvare la famiglia è salvare la civiltà. Lo Stato è fatto di famiglie; se queste decadono, anche quello vacilla».Se lo ricordino bene i politici che si definiscono "cattolici", e che magari si sentono pure "adulti". La Storia ci ha mostrato, infatti, i danni che costoro sanno infliggere ad una nazione: fu proprio il governo guidato dal cattolico Emilio Colombo che introdusse in Italia il divorzio (1970), il governo del cattolico Giulio Andreotti che promulgò l'aborto (1978), e il governo del cattolico Matteo Renzi che approvò le unioni civili omosessuali (2016). [...]Non c'è nulla da fare, servono sempre gli "utili idioti" per realizzare la rivoluzione antropologica della sinistra radicale e anticristiana.Nota di BastaBugie: l'on. Carlo Giovanardi ha contestato l'espressione "utili idioti" usata nel precedente articolo per riferirsi ai leader DC che firmarono le leggi su divorzio e aborto. Gli risponde per le rime il direttore della Bussola, Riccardo Cascioli, facendo notare che l'ex democristiano dimentica che quella battaglia non fu veramente combattuta fino in fondo.Ecco il botta e risposta pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22-12-2020:Caro direttore,mi dispiace dover contraddire Gianfranco Amato ma l'aver definito i Democratici Cristiani "utili idioti" (clicca qui), in quanto supposti responsabili dell'introduzione nel nostro ordinamento di divorzio e aborto, è un falso politico, storico e culturale.In Parlamento infatti la DC fu compatta nel contrastare la legge Fortuna Baslini, non contando nelle sue file neppure un dissidente, finendo poi per soccombere nel 1970 di strettissima misura (52,7% contro 47,7%).Al referendum del 1974 quel 47,7% di no al divorzio si ridusse nel paese al 40.7% grazie anche alla massiccia mobilitazione dei cosidetti "cattolici per il no", in prima linea nel contestare la generosa campagna per l'abrogazione della legge da parte dell'allora Segretario della Dc Amintore Fanfani, che lo stesso Amato non può non riconoscere.Lo stesso copione si è ripetuto per l'aborto che venne approvato alla Camera nel 1978 con il 51,1% dei voti favorevoli ed il 48,9% contrari, trasformatisi poi nel successivo referendum popolare in un umiliante 67,9% a favore della legge contro uno striminzito 32,1% contrario.
VIDEO: Proteggiamo i bambini ➜ http://soprattuttoliberi.com/wp-content/uploads/2022/01/Video_censurato_quotProteggiamo_i_bambiniquot_vgylin.mp4TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6886NON TI VACCINI, TI AMMALI... TI CURI E GUARISCI di Paolo GulisanoAndrea Zambrano ha contratto il Covid, ed è guarito. È andato ad aggiungersi a quei milioni di italiani che si sono ammalati e che sono guariti. Ma come, dirà qualcuno? Il Presidente del Consiglio negli scorsi mesi aveva perentoriamente affermato che se si prende il Covid si finisce in terapia intensiva e si muore. Una narrazione a cui purtroppo tantissime persone hanno dato credito, consegnando la propria vita alla paura, nella incerta speranza che dosi ripetute di vaccino possano evitare loro almeno il destino funesto.Il giornalista reggiano si è permesso di contraddire Draghi nei fatti guarendo perfettamente. Come tante altre persone. Grazie alle cure fatte, come egli stesso ci racconta.Dalla sua testimonianza, è tuttavia importante rimarcare un aspetto, a beneficio, direi quasi a servizio, di tutti coloro che potrebbero essere chiamati ad affrontare questa malattia.Andrea è guarito perché ha seguito con assoluta fiducia e costanza le terapie che gli sono state date. C'è da dire che ha avuto modo di incontrare chi ha valutato le sue condizioni cliniche, che ha tenuto di vari fattori anamnestici, e gli ha assegnato di conseguenza un preciso schema terapeutico.Non tutti i malati hanno questa possibilità: vivono - come mi è capitato spessissimo di sentire raccontare - una condizione di abbandono terapeutico: medici di base irreperibili, in ferie senza essere sostituiti, oppure fermi in modo inossidabile al famigerato protocollo ministeriale: paracetamolo ad oltranza. Magari con la concessione di un saturimetro, strumento che spesso è fonte di ansia e di ulteriori paure, quando non esista una figura medica che aiuti il paziente a valutarne il dato. Così molte persone sono costrette ad un fai da te sanitario, attingendo magari ad internet, o a un "sentito dire" tra conoscenti, che non di rado porta ad errori terapeutici.Personalmente ho osservato alcuni di questi errori, a cui fa cenno lo stesso Zambrano. Il primo riguarda la durata della terapia. Il paziente comincia ad assumere i farmaci giusti, ne beneficia, e quindi decide autonomamente di sospenderli. "Non avevo più febbre, mi sentivo bene.." mi sono sentito dire, magari dopo che il decorso della malattia aveva avuto una recrudescenza.Molti pazienti hanno anche una grande, inspiegabile fretta di finire l'assunzione dei farmaci. "Quando posso smettere? Quando comincio a scalare?" e inevitabilmente mi tocca invitare alla pazienza, e a ricordare che il Covid non è un mal di testa o una influenzina che passa dopo qualche pastiglia.Vedo le persone spaventate dalla lunghezza del decorso. Probabilmente manca una corretta informazione in merito.Il paziente che dopo una settimana continua ad avere sintomi spesso si terrorizza, e comincia a pensare al peggio: al ricovero ospedaliero, alla terapia intensiva. Con il Covid bisogna avere pazienza e costanza. Non bisogna farsi prendere dal panico, non bisogna stare incollati al saturimetro, e soprattutto non bisogna sospendere assolutamente la terapia in corso. Non pochi lo fanno magari per via degli effetti collaterali. È noto che gli antinfiammatori provocano bruciore di stomaco, e in tal senso è importante assumere anche gastroprotettori, ma non può e non deve essere il motivo per smettere la cura, o diminuirla. Così come per altre sintomatologie intestinali che non sono conseguenza dei farmaci, ma dell'azione patogena del virus che provoca anche forme di coliti, attenuabili con l'assunzione di fermenti lattici. Mi capita spesso, di fronte a pazienti perplessi dalla possibilità di effetti collaterali della terapia, dire che il vero problema è la malattia, non la cura.Se quindi il Covid non deve essere sottovalutato, non si deve pensare di avere vinto la partita dopo i primi segni di miglioramento, non si deve avere fretta di chiudere la questione e nemmeno di fare il tampone che segna la negatività, che può venire nella maggior parte dei casi dopo almeno 15 giorni; infine non bisogna avere paura. La paura è il più forte alleato del virus. Può anche indebolire le difese immunitarie. Per battere la paura occorre il coraggio, e se spesso il malato non riesce a trovarlo in sé, è importante che lo abbiano i suoi cari. I malati di Covid non devono essere lasciati soli, isolati. Il giusto distanziamento di chi se ne prende cura non deve tradursi in allontanamento di una presenza affettiva assolutamente importante e doverosa. Non lo si dimentichi.Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 6 minuti) dal titolo "Proteggiamo i bambini" i medici di Ippocrate.org spiegano come mai sia una follia vaccinare i bambini contro il Covid. Da vedere e far vedere.Clicca sul link sottostante per vedere il video censurato da YouTube:http://soprattuttoliberi.com/wp-content/uploads/2022/01/Video_censurato_quotProteggiamo_i_bambiniquot_vgylin.mp4ALLA FINE IL GOVERNO AMMETTE I DANNI DEL VACCINOAndrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Reazioni avverse, ok a indennizzi. I drammi ignorati" parla del via libera al fondo da 150 milioni da parte del Governo per indennizzare le reazioni avverse dei vaccinati non obbligati. Vediamo alcune storie concrete di chi ha avuto danni da vaccino.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 gennaio 2022:Per le tante vittime da vaccino è uno spiraglio di luce dopo mesi passati a brancolare nel buio. Nel Decreto Sostegni il Governo ha approvato un fondo da 150 milioni per garantire un indennizzo anche a chi ha ricevuto reazioni avverse gravi e permanenti, ma non era soggetto ad obbligo vaccinale. In sostanza: chiunque abbia riportato lesioni o infermità con menomazioni permanenti dell'integrità psico-fisica a causa della vaccinazione anti-Covid potrà avviare l'iter di risarcimento che seguirà gli stessi canali dei soggetti vaccinati con obbligo. [...]Il fondo stanziato non è certo enorme, ma quello che è importante è aver stabilito il principio della reazione avversa da vaccino.Il problema adesso, però, sarà il riconoscere la correlazione sui tanti episodi che si stanno verificando nel silenzio di buona parte della stampa. Come la Bussola ha raccontato, seguendo da vicino i primi passi del Comitato Ascoltami, sono tantissime le tipologie di reazioni avverse che spesso non vengono nemmeno riconosciute né curate.Con l'istituzione del fondo partiranno, c'è da immaginarselo, migliaia di richieste di indennizzo che andranno ad intasare il lavoro delle commissioni medico-legali delle Asl chiamate a giudicare la correlazione di un danno col vaccino. Sarà interessante capire quali e quante reazioni verranno considerate e quali e quante invece verranno non ritenute correlate o permanenti.Quel che è certo è che continuano ad essere moltissime le testimonianze di persone che hanno accusato una lesione grave subito dopo il vaccino.Testimonianze drammatiche di persone fino al vaccino completamente sane e che dopo l'inoculo hanno avuto la vita sconvolta e spesso sono state ad un passo dalla morte.Come il caso di Rocco Stamato, della provincia di Cosenza, che deve convivere con una miocardite che lo costringerà per i prossimi sei mesi a dover stare completamente a riposo. A raccontare la sua storia è la madre Anna, che si è rivolta al Comitato Ascoltami e che alla Bussola delinea le coordinate di un vero e proprio calvario: «Mio figlio ha 17 anni ed è stato costretto a fare il vaccino per poter utilizzare l'autobus per andare a scuola e per poter lavorare in un bar - dice. Ma 8 giorni dopo il vaccino Moderna ha accusato un dolore al petto. Portato al pronto soccorso, è stato ricoverato d'urgenza ed è stato a un passo dalla morte. I dottori ci hanno detto che se avessimo tardato cinque minuti non ce l'avrebbe fatta».«Rocco è stato in terapia intensiva per diversi giorni e lì ha trascorso le vacanze di Natale. I valori della troponina altissimi hanno evidenziato un'infiammazione del miocardio».Ma anche durante il ricovero, per i dottori era tabù parlare di vaccino: «Quando ponevo il tema del vaccino - prosegue - si arrabbiavano. Solo alle dimissioni di Rocco, la cardiologa mi ha detto: "Signora, è quello che pensa lei. Ho già fatto la segnalazione all'Aifa"».Oggi la vita di Rocco, un ragazzo alto un metro e 80 con la passione per le moto da cross e sempre attivo, è quella di un invalido: «Non può fare nessun tipo di sforzo - ci racconta la madre. La scuola gli sta attivando la Dad perché non può nemmeno salire in auto, ovviamente deve rinunciare a tutto: sport, uscite, lavoro e tutto ciò che per un ragazzo della sua età è indispensabile per una vita di relazione. Deve prendere sei Aspirinette al giorno e un farmaco per il cuore mentre nella carta di dimissioni c'è scritto: "Paziente grave non ancora guarito: sospetto vaccino Moderna"».Guarirà? I genitori, anche loro fortemente provati psicologicamente, sperano di sì, ma tutto dipenderà dalle prossime risonanze magnetiche che dovranno escludere danni permanenti al cuore.Di mamme e papà coraggio che affrontano con dignità e senza strepiti la vita sconvolta dei loro figli, però, ce ne sono tanti. È una storia di dolore e incertezza anche quella che arriva da Perugia dove Michele Sigali, 37 anni, ha dovuto fare i conti con 3 crisi epilettiche subito dopo il vaccino.A raccontare la sua storia alla Bussola è il padre Redento: «Mio figlio ha avuto la prima crisi epilettica in agosto, una settimana dopo la prima dose. La compagna l'ha portato al pronto soccorso, aveva perso conoscenza e si è tagliato la lingua. In settembre è comparsa la seconda crisi: l'ambulanza è arrivata celermente e l'hanno portato in ospedale dove, durante il ricovero, ha avuto il terzo episodio».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6884L'ISIS E' TORNATA E INVOCA LA GUERRA TOTALE AI CRISTIANI di Mauro FaverzaniC'è un nemico per nulla invisibile all'orizzonte. Si chiama Isis. Lo scorso 6 gennaio, non a caso, mentre la Chiesa cattolica festeggiava la Santa Epifania, è tornato a minacciare la «guerra totale» contro la Cristianità in Africa. Una guerra già iniziata, per la verità, e fatta di chiese bruciate, omicidi, stragi, missionari e fedeli torturati. Lo ha promesso: tutto questo si diffonderà nell'intero Continente.Certo, più facile a dirsi che a farsi. Anche perché di batoste i terroristi islamici ne hanno già prese tante. Ciò nonostante, nulla è servito, per far mutare loro i propositi. E gli obiettivi. Tutt'altro. Ora rilanciano, annunciando una nuova recrudescenza. Specificando di voler trasformare le celebrazioni cristiane in «funerali e tragedie» e di voler letteralmente scatenare l'«inferno».L'annuncio, estremamente chiaro, è stato pubblicato sul settimanale dell'Isis al Naba ovvero «il profeta». Si legge: «Che i cristiani infedeli sappiano ch'è giunta l'ora per i musulmani in Africa di risponder loro; è una nuova tappa contro la nazione crociata. Ciò che è già successo nelle regioni occidentali e centrali del Continente si estenderà ad altri Paesi, che continuano a languire sotto l'autorità e la persecuzione dei cristiani». Del resto, che l'intento fosse questo, non hanno fatto mistero: già lo scorso 11 marzo, gli Stati Uniti hanno posto l'Adf ovvero le cosiddette Forze Democratiche Alleate del Congo nella black list dei gruppi terroristi islamici, che hanno giurato fedeltà all'Isis, cercando di uniformare anche la loro bandiera, divenuta sempre più simile a quelle utilizzate da al-Shabaab, al-Qaeda e Boko Haram.L'Isis, peraltro, a partire dall'aprile del 2019, ha rivendicato un numero crescente di attacchi, soprattutto nella zona orientale del Paese. Il primo fu l'attacco ad una caserma delle Fardc (Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo)a Bovata, vicino a Beni: tre le vittime. La firma Isis nella circostanza venne confermata con due messaggi diramati da Amaq, l'agenzia di propaganda delgruppo jihadista. Secondo gli esperti, sussisterebbero fondati timori che i terroristi intendano installare una sorta di "califfato" nelle regioni di Beni e Butembo.La violenza, ora dimostrata sul campo dall'Adf è sicuramente ideologica, ma è anche tattica e militare e minaccia, in caso di attacco, di vendicarsi sulla popolazione civile.In una sua recente opera dal titolo Una teoria dello "Stato islamico" - Violenza politica e trasformazione dell'ordine mondiale, il prof. Mohammad-Mahmoud Ould Mohamedou, ex-ministro degli Affari Esteri della Mauritania ed oggi docente presso l'Istituto di Alti Studi Internazionali e di Sviluppo di Ginevra, ha spiegato come l'Isis rappresenti un'organizzazione moderna, che si nutre di violenza, come proverebbe la sua costante presenza su Internet ed il ricorso ai più moderni mezzi di propaganda. La leva, su cui fa perno, invece, per dare una giustificazione purchessia alla sua follia è sempre la solita, l'astio contro i colonizzatori, in particolare francesi e spagnoli, accusati di oppressione, violenze, spionaggio, sotto «le sembianze» di missioni e di ospedali. Secondo l'Isis, l'unica soluzione possibile sarebbe quella delle armi, un programma in grado di attirare anche molti giovani occidentali, vittime del nichilismo e disposti pertanto ad una rivolta generazionale, fenomeno dovuto non tanto alla «radicalizzazione dell'islam» quanto all'«islamizzazione del radicalismo».Solo parole? Nient'affatto... Gli attentati contro i cristiani sono quotidiani e non si tratta di casi isolati: fanno anzi parte di un programma di sterminio, mirato a colpire la Chiesa cattolica, per poter islamizzare l'Africa. Una faccenda religiosa, quindi, senza dubbio; ma anche una scelta geo-politica, agevolata dal silenzio dell'Occidente, totalmente sordo agli appelli lanciati dai cristiani delle zone insanguinate dal terrorismo islamico. In assenza di risposte adeguate, pertanto, l'Isis può sperare di fare il bello ed il cattivo tempo, di dettar legge, incontrastato. In attesa, una volta rafforzato, di alzare nuovamente il tiro e di puntare a riservare lo stesso trattamento anche a quello stesso Occidente, secolarizzato e senz'anima, che oggi finge di non sentire.Nota di BastaBugie: avevamo già dato la notizia di una 19enne aggredita in piazza Duomo a Milano da un branco di stranieri la notte di Capodanno (clicca qui http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6872). Occorre tornare sull'argomento per sviluppare un'analisi completa del fenomeno delle violenze da parte di bande islamiche verso ragazze occidentali.Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Jihad sessuale: a Milano non è stato solo uno stupro" chiede a Souad Sbai, italiana di origine marocchina, fondatrice dell'associazione Donne Marocchine in Italia, se le violenze di Capodanno sono come gli stupri commessi da italiani. Secondo l'esperta di immigrazione e di islam, le violenze degli islamici sono diverse in quanto sono organizzate e con una precisa regia. Vediamo di preciso quale.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 gennaio 2022:A Milano, in piazza Duomo, nella notte di San Silvestro, nove ragazze hanno subito violenze sessuali di gruppo ad opera di branchi di ragazzi immigrati, prevalentemente nordafricani. Sono le stesse scene viste anche a Colonia, nel capodanno del 2015 e prima ancora in piazza Tahrir, al Cairo, durante la rivoluzione contro Moubarak, dove vittima è stata una giornalista della Cbs. Esattamente come a Colonia, la realtà è emersa molto lentamente, un pezzo alla volta. Prima di tutto perché le vittime hanno dovuto trovare il coraggio di denunciare. Poi perché, come sempre quando la vicenda riguarda immigrati (anche di seconda generazione) la stampa reagisce con una certa reticenza, sempre nel timore dell'accusa di razzismo.Esattamente come a Colonia, nessuno nega l'esistenza dei fatti, ma l'atteggiamento prevalente è quello di relativizzarli. Un "tutto il mondo è Paese" in cui si sottolinea che anche gli italiani stuprano, anzi sono peggiori. Che i fatti di Piazza Duomo sono gravissimi, ma i femminicidi sono molto più frequenti. Le femministe sono convinte che la colpa, a prescindere dalla cultura, sia il "maschio" e la sua tendenza alla prevaricazione sul corpo della donna. In alcuni casi viene addirittura equiparata la violenza di gruppo a Milano con la pacca incassata in diretta da una cronista sportiva ad opera di un tifoso della Fiorentina. Ma sono paragonabili le due tipologie di crimine?Souad Sbai, italiana di origine marocchina, nostra collaboratrice, ha una grande esperienza in materia di immigrazione, avendo fondato l'associazione Donne Marocchine in Italia e avendo fatto parte della Consulta italiana sull'islam. Ed è tuttora responsabile del dipartimento integrazione e comunità straniere della Lega. È scandalizzata per l'atteggiamento che sta tenendo la sinistra italiana. Perché alla sinistra culturale, soprattutto, sfugge una differenza fondamentale: gli stupri avvengono a tutte le latitudini e in tutte le comunità umane, ma questo è un fenomeno diverso. Questa è violenza sessuale sistematica e organizzata. C'è una strategia dietro, c'è della pianificazione. Ed è un atto di aggressione deliberato che si sta ripetendo in tutto il mondo musulmano, comunità musulmane europee incluse."Guardando i video di piazza del Duomo - spiega Sbai - si evince che si trattava di veri assalti, molto più che aggressioni sessuali. Non mi risulta che gruppi organizzati di italiani, parliamo di decine di persone, quaranta, anche cinquanta, si organizzino per assalire le donne. In Piazza Duomo è stato condotto un assalto con una regia precisa. Le vittime vengono isolate, le squadre di assalitori si dividono i compiti: ci sono tre cerchie attorno alle vittime, quella esterna tiene lontana la gente e la distrae, c'è chi si incarica di distrarre le vittime, magari anche fingendo di difenderle, per disorientarle ma anche per spezzare la loro volontà di resistere. Anche chi filma ha il suo ruolo. La gente attorno non si rende conto di quel che succede, perché le cerchie esterne sono ampie e quel che avviene dentro è nascosto. È un gioco di squadra, appunto, un'azione deliberata e pianificata, non c'entra nulla con la violenza sessuale individuale".Una polemica riguarda anche la polizia, che non è intervenuta in tempo per salvare le nove vittime. Secondo Sbai, gli agenti sono gli ultimi a cui si potrebbero rivolgere accuse, proprio perché: "È un'azione troppo subdola per potersi rendere conto, da esterni, di quel che sta avvenendo. C'è chi ride, chi urla, chi abbraccia le ragazze o addirittura finge di soccorrerle e portarle fuori dal branco. È un gioco di dissimulazione molto raffinato, se non è presente qualcuno dei Servizi, ma solo regolari agenti di polizia, è difficile che ci si renda conto. La violenza vera avviene nella cerchia più interna e nessuno la vede". Peggio, invece, è il comportamento delle autorità di Milano, della giunta Sala: "La sinistra governa la città da dieci anni. Sanno qual è il rischio e non sono riusciti a prevenirlo. Possibile che non lo abbiano ancora capito? In ritardo anche le scuse: non occorrevano dieci giorni per prendere le parti delle donne violentate in piazza".Ciò che impressiona maggiormente di questi episodi è l'organizzazione. Fra gli arrestati ci sono giovani immigrati residenti in tutto il Nordovest italiano, anche da Torino, che si sono dati appuntamento a Milano. Alcuni arrestati stavano per fuggire all'estero.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6880UNA PASTICCERIA RIFIUTO' DI FARE UNA TORTA PER NOZZE GAY... LA CORTE EUROPEA GLI DA' RAGIONE di Luca VolontéIl caso risale addirittura al 2014, quando una pasticceria di Belfast, la capitale dell'Irlanda del Nord, si rifiutò di fare una torta con uno slogan in favore delle nozze gay e per questo, un anno dopo, i proprietari furono in un primo momento condannati dal Tribunale della città con l'accusa di "aperta discriminazione" e poi assolti, cominciando un iter legale infinito tra continui processi e richieste di appello.Ora, finalmente, la vicenda ha avuto la sua - fortunatamente positiva - conclusione con la decisione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che ha ritenuto irricevibile il ricorso proposto dall'interessato, l'attivista per i diritti gay Gareth Lee, che aveva commissionato la torta. Lee aveva denunciato la presunta violazione degli articoli 8 (diritto al rispetto della vita privata), 9 (libertà di pensiero, coscienza e religione) e 10 (libertà di espressione), sia da soli che in combinato disposto con l'articolo 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione EDU.Sette anni fa, infatti, Lee aveva ordinato un dolce con l'immagine di due personaggi del Muppet Show e la scritta "Support Gay Marriage". Ma i gestori della pasticceria hanno spiegato che non avrebbero potuto accontentarlo perché la scritta andava contro i precetti della loro religione cristiana. Gareth Lee, aveva subito denunciato la Ashers - questo il nome della pasticceria - nel 2014, poi aveva perso la sua causa alla Corte Suprema del Regno Unito, prima di portare la questione alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo, sostenendo che il Regno Unito non è riuscito a proteggere i suoi diritti umani.Tutte le sentenze finali hanno stabilito che i McArthur - i due cristiani evangelici proprietari della panetteria - non avevano discriminato sulla base dell'orientamento sessuale e che la coppia aveva un problema con il messaggio della torta e non con la persona che l'ha commissionata. Prima della sentenza della Corte Suprema inglese, un tribunale di contea di Belfast e una corte d'appello avevano entrambi stabilito che invece la pasticceria aveva discriminato Lee sulla base dell'orientamento sessuale.Tutti, in realtà, sapevano delle implicazioni drammatiche per la libertà di parola e di religione se la decisione finale fosse andata contro la Ashers. Il caso riguardava la libertà di coscienza, di parola e di credo e anche la libertà d'impresa. Per fortuna, adesso - finalmente - salvaguardate.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.IN BULGARIA IL SESSO È QUELLO BIOLOGICOLa Corte costituzionale bulgara, dietro invito della Corte di cassazione, ha chiarito che il termine sesso nella costituzione è da riferirsi al sesso biologico e non alla percezione che ha di sè la persona.Il dibattito intorno ai termini "sesso/genere" è nato tre anni fa quando si doveva ratificare in parlamento la Convenzione di Instabul che tutela, tra gli altri soggetti, le donne da violenze e soprusi. Nella Convenzione il termine genere indica la manifestazione sociale del sesso. Da qui l'esigenza di chiarire l'accezione del termine "sesso". A tal proposito i giudici della Corte costituzionale hanno concluso che "la costituzione non crea un genere indipendente dal sesso biologico".(Gender Watch News, 06-11-2021)IN TAILANDIA IL MATRIMONIO È SOLO TRA UOMO E DONNALa sezione 1448 del codice civile thailandese stabilisce che il matrimonio "può avvenire solo quando l'uomo e la donna hanno compiuto il diciassettesimo anno di età". Dunque, implicitamente, il codice civile sta affermando che il matrimonio può essere contratto solo tra un uomo e una donna.Gruppi LGBT fecero ricorso contro questa definizione di matrimonio presso la Corte suprema. Quest'ultima ha dichiarato che la definizione del codice non contrasta con la Costituzione.Nello stesso tempo però da anni è al vaglio del Parlamento un disegno di legge per riconoscere le unioni civili "aperte a tutti i generi". La pronuncia della Corte suprema potrà rappresentare ora un inciampo per il varo di questo Ddl? Forse no, se i sostenitori del disegno di legge spiegheranno, ad esempio, che le unioni civili sono un istituto differente dal matrimonio.(Gender Watch News, 29-11-2021)TORINO TAGLIA I CORSI LGBTIl comune di Torino ha tagliato 100mila euro ai corsi sull' "omofobia", razzismo e "abilismo" (terribile neologismo oche indica atti di discriminazione a danno delle persone omosessuali). Quei soldi andranno a corsi per insegnare la lingua dei segni alle persone sorde.Maurizio Marrone (FdI) commenta: «Basta sprecare risorse pubbliche in inutili sceneggiate ideologiche di lessico boldriniano all'insegna dell'ideologia gender. Le vere discriminazioni oggi le subiscono soprattutto le persone con disabilità troppo spesso abbandonate dalle istituzioni. La Regione Piemonte è all'avanguardia nel riconoscimento della Lis ma le risorse continuano a essere insufficienti. Con la nostra delibera puntiamo a estendere il servizio di interprete che realizzerà finalmente l'accesso ai servizi sanitari, civici e culturali alle persone sorde. A loro dovremmo forse dire che non meritano un servizio di interpretariato in lingua dei segni per insegnare invece ai dipendenti pubblici a scrivere genitore 1 e 2 piuttosto che mamma e papà oppure assessora al posto di assessore?».(Gender Watch News, 19-11-2021)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6870LO SPORT FEMMINILE SARA' PRESTO ANNIENTATO DAL GENDER di Luca VolontèSe le cose continueranno così, entro una decina d'anni ogni record sportivo detenuto da una donna cadrà per mezzo di un maschio biologico. Ora che a un maschio biologico di nome 'Lia Thomas' è stato permesso di competere contro le ragazze nelle gare di nuoto a nome dell'Università della Pennsylvania e cancellare e distruggere tutti i loro record, cosa impedisce ad altri uomini di cambiare genere di competizione per ottenere fama e oro olimpico?Cosa impedisce agli uomini di inondare le competizioni femminili come [...] giocatrici di basket e calciatrici? Cosa impedisce agli uomini di dominare l'atletica, il tennis, la pallanuoto, [...] e così via? Allo stato attuale delle cose ci sono tutti i tipi di incentivi perché questa umiliazione dello sport e delle donne prosegua senza ritegno.Cosa deve succedere prima che finalmente ammettiamo che gli uomini sono diversi dalle donne e che permettere agli uomini di competere contro le donne non è solo grossolanamente ingiusto e anti-scientifico, ma soprattutto un atto spregevole di cancellazione dei legittimi successi femminili? Eppure basterebbe un decisione semplice e di buon senso, oltreché di giustizia: negare a un uomo, trans, il diritto di identificarsi come donna in uno sport. L'intero esercizio di mistificazione transessuale finirebbe per essere scoperto agli occhi di tutto il mondo e con esso la chiara frode che esso rappresenta nel mondo dello sport.Questa follia, invece, purtroppo, continua a sfrecciare verso un inevitabile disastro. A meno che qualcuno non sterzi, non alzi la mano e non faccia come il bimbo di quella favola: il Re è nudo! Alla fine, una vera femmina si farà male o verrà uccisa in un incontro di wrestling o le nuotatrici smetteranno di partecipare alle gare. Alla fine, le ragazze abbandoneranno gli sport perché non avrà senso partecipare con gli uomini e faticare agli allenamenti per perdere sempre. Alla fine, questi imbroglioni maschi cancelleranno ogni risultato legittimo conseguito da un'atleta donna. Alla fine, ogni atleta olimpico "femmina" sarà un ragazzo.Le donne permetteranno che questo accada? Gli uomini chiuderanno ancora gli occhi davanti a questo sopruso che alcuni rappresentanti indegni del loro stesso sesso stanno compiendo? Se le donne si fanno valere, possono ancora salvare lo sport femminile, come stanno facendo le ragazze universitarie americane contro il dominio ingiusto e baro di Lia Thomas.Un problema solo americano, diranno alcuni. E invece no. Perché il passo per arrivare anche nel nostro Paese potrebbe essere molto più breve di quanto si pensa.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Trans e sport, il Cio non segue la scienza" si evidenzia un ulteriore schiaffo alla realtà da parte delle autorità sportive, una ennesima violenza e discriminazione contro le donne.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22-11-2021:Il Comitato olimpico internazionale (CIO) ha annunciato nuove linee giuda (non obbligatorie) per la partecipazione degli atleti trans gender alle competizioni femminili. Uno schiaffo alla realtà, una ennesima violenza e discriminazione contro le donne. I primi atleti apertamente transgender avevano già gareggiato alle Olimpiadi di Tokyo dell'estate scorsa, 17 anni dopo che il CIO aveva stabilito per la prima volta le regole che ne consentivano la partecipazione, ma dopo significativi controlli sul testosterone.Le linee guida incoraggiano, non impongono, gli organi nazionali dell'organizzazione, di escludere i test medici e non li ritengono più necessari per la determinazione della idoneità degli atleti transessuali per competere nelle gare femminili. Secondo il CIO, non ci sarebbe alcun consenso medico che i livelli di testosterone da soli conferiscano un vantaggio ingiusto agli atleti transgender o intersessuali nei confronti delle donne.La maggior parte delle obiezioni alla partecipazione dei trans nello sport si concentrano sui transgender, maschi che si dicono femmine, ed è convinzione che essi mantengano ancora un vantaggio sleale anche dopo l'assunzione di ormoni per abbassare il loro testosterone, sinora necessari per partecipare alle competizioni femminili. Pur affermando che la scienza non è univoca su tale valutazione, il CIO non fornisce riferimenti di studi e ricerche che smentiscano questa l'evidenza.Quando si confrontano atleti che competono direttamente l'uno contro l'altro, dall'élite ai livelli di atleti in età scolare, i vantaggi fisiologici conferiti dal sesso biologico appaiono, sulla valutazione dei dati di performance, insormontabili. Questa semplicissima constatazione della realtà, è stata confermata anche di recente, da uno studio congiunto dei ricercatori della Università di Manchester e dell'Istituito universitario Karolinska di Stoccolma nella pubblicazione di Transgender Women in the Female Category of Sport: Perspectives on Testosterone Suppression and Performance Advantage, in cui si è esaminato come le differenze nelle caratteristiche biologiche tra maschi e femmine, influenzino le prestazioni sportive. Si valuta se esistano prove «a sostegno dell'ipotesi che la soppressione del testosterone nelle donne trans gender», sinora obbligatorio per la partecipazione dei trans alle competizioni femminili, fosse «sufficiente rimuove il vantaggio delle prestazioni maschili e quindi offre una competizione equa e sicura».I risultati emersi sono chiari: «Il divario di prestazioni tra maschi e femmine diventa significativo alla pubertà e spesso ammonta al 10-50% a seconda dello sport. Il divario di prestazioni è più pronunciato nelle attività sportive che si basano sulla massa muscolare e la forza esplosiva.Il CIO nei giorni scorsi ha deciso di non seguire l'evidenza scientifica, né il lume della ragione ed ha di fatto invitato tutti i Comitati Olimpici nazionali a liberalizzare senza alcun vincolo la partecipazione di maschi nelle competizioni femminili. La decisione dei giorni scorsi è solo l'ultima tappa di una escalation delle discriminazioni nei confronti delle atlete impegnate nelle competizioni femminili.Il tutto in nome della odierna intollerante tolleranza che cancella ogni differenza e sancisce il trionfo di un maschilismo insopportabile a scapito delle donne. Siamo di fronte all'ennesimo tragico segno di globalismo sinistro, non a caso celebrato come una parziale vittoria (pretendevano l'obbligo del nuovo regolamento) da stampa e lobbies LGBTI, che pretende la eliminazione della preziosa differenza 'femminile', avendo per scopo ultimo la completa abolizione del Dio Creatore.