POPULARITY
Il Festival di Sanremo continua ad avere strascichi lunghi di polemiche, legate a Israele e al tema dell'immigrazione, mentre il supporto internazionale all'azione militare su gaza sembra vacillare. Parliamo anche di un pericoloso punto critico delle correnti oceaniche e del cambio di strategia di Ultima Generazione, nelle sue proteste.INDICE:00:00:40 - Ancora su Sanremo, Rai e Israele00:03:50 - La situazione a Gaza00:08:16 - Proteste agricoltori: un altro punto di vista00:14:12 - Le correnti dell'Atlantico meridionale vicino al collasso?00:20:49 - Il cambio di strategia di Ultima GenerazioneIscriviti alla NEWSLETTER: https://bit.ly/43SCSr8
L'eco di Trump sulla Nato da una parte all'altra dell'Atlantico
L'avevamo tenuta a battesimo proprio a Olympia, poco più di un anno e mezzo fa, la sua imbarcazione, "Alla Grande Pirelli", un progetto tutto italiano per affrontare le regate transoceaniche e sfidare i migliori velisti d'altura dei sette mari. Lo ritroviamo oggi, lo skipper milanese Ambrogio Beccaria, dopo una serie di performances straordinarie culminate nella vittoria (in coppia col francese Nicolas Andrieu) della Transat Jacques Vabre 2023, da Le Havre, in Normandia, fino alla Martinica, nei Caraibi, una delle regate transatlantiche più celebri e prestigiose al mondo. Ambrogio Beccaria si racconta oggi al microfono di Dario Ricci.(Foto di Martina Orsini)
Il portafoglio composto al 60% da azioni e 40% da obbligazioni è il più famoso è utilizzato modello di asset allocation di sempre.Dopo un secolo in cui ha fatto il suo, ultimamente le cose sembrano scricchiolare un po' e soprattutto al di là dell'Atlantico ci si sta chiedendo se forse abbia perso un po' la sua gloriosa efficienza.Puntata un filo tenica, ma fondamentale per capire cosa sta succedendo proprio in queste settimane in cui non sentite parlare d'altro che di tassi di interesse, rendimenti delle obbligazioni e così via, e per capire meglio cosa fare con i vostri portafogli.Seguiteci anche su Instagram!https://instagram.com/thebull_finance?igshid=OGQ5ZDc2ODk2ZA=========================================================================#ad #ScalablecapitalPiani di accumulo automatici in ETF senza costi d'ordine e interessi sulla liquidità del 2,6% all'anno con SCALABLE CAPITAL!Clicca sul link di seguito!https://partner.scalable-capital.de/go.cgi?pid=576&wmid=126&cpid=4&prid=14&subid=&target=defaultIl link è sponsorizzato da Scalable Capital e l'Autore potrebbe percepire una commissione legata all'apertura di un account presso questo broker.Investire comporta dei rischi.=======================================================================ATTENZIONE: nessun contenuto di questo podcast deve essere inteso come una raccomandazione di investimento.La citazione di determinati ETF è a mero scopo esemplificativo e non deve essere intesa in alcun modo come una sollecitazione all'acquisto di specifici prodotti finanziari.L'autore non è un consulente finanziario e non intende presentarsi come tale.Affidatevi sempre a dei professionsti e/o assicuratevi sempre di aver compreso pienamente il funzionamento, le implicazioni e i rischi di ciascun prodotto finanziario prima di investirvi del denaro.L'autore non è inoltre collegato ad alcuna società emittente di prodotti di investimento.
Pietro Caliceti"Vatican Tabloid"Baldini + Castoldihtpps://baldinicastoldi.itSono trascorsi pochi mesi da quando Warren Hamilton è salito al soglio pontificio. Mentre tutti i riflettori sono puntati sull'inaugurazione del nuovo Giubileo, alla Santa Sede arriva una lettera anonima indirizzata al Papa. È una minaccia concreta o l'opera di un mitomane? A guidare le indagini ufficiali è Ben Keller, un uomo dal passato ambiguo e ora a capo dell'Entità, il servizio segreto vaticano. Hamilton chiede tuttavia a padre Alessio Macchia, vero artefice della sua elezione e nel frattempo divenuto suo segretario personale, di condurre un'inchiesta parallela. Quasi in contemporanea, nell'ambasciata della Santa Sede a Roma vengono ritrovate delle ossa umane; e, come già era avvenuto nel 2018, la scoperta fa riesplodere per l'ennesima volta il caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, due ragazzine scomparse nel 1983 in circostanze mai chiarite ma che da sempre hanno fatto pensare a qualche coinvolgimento vaticano. Anche la Polizia di Stato ricomincia quindi a investigare. Le indagini saranno, per tutti, l'occasione per un viaggio nel tempo e nello spazio, che li porterà a confrontarsi con una serie di fatti apparentemente scollegati avvenuti nei primi anni Ottanta al di qua e al di là dell'Atlantico, il cui quadro d'insieme è terribilmente pesante.Pietro Caliceti (1965), avvocato specializzato in materie finanziarie e societarie, ha esordito nella narrativa con L'Ultimo Cliente (Baldini & Castoldi, 2016), un romanzo che ha subito avuto un ottimo successo di pubblico e di critica, cui ha fatto seguito BitGlobal (Baldini&Castoldi, 2017), il primo romanzo al mondo incentrato su bitcoin. Le sue opere sono state salutate come “una nuova narrativa della finanza, che ne sfrutta il lessico e disegna i cattivi contemporanei” (Tuttolibri) ed accostate, oltre che ai romanzi di maestri del legal thriller come John Grisham, a film come La Grande Scommessa e serie televisive come Billions (TuStyle).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
Sebbene i segni della disinflazione siano presenti nell'economia non è detto che "l'ultimo kilometro" dell'inflazione sia così breve: entrambe le banche centrali sulle differenti sponde dell'Atlantico la pensano così e forse serve qualcosa di più per estirparla.Qualche riflessioni sugli ultimi eventi in Russia a questo link:https://shorturl.at/ckKZ7
Per più di mezzo secolo, il dollaro è stato la valuta globale che regolava gli scambi di materie prime e le transazioni internazionali. Tutto avveniva nel segno della moneta americana e il pianeta Terra era saldamente ancorato al biglietto verde. Ma dalla grande crisi finanziaria del 2008 sembra che qualcosa stia cambiando. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, la pandemia di Sars-Cov-2, il conflitto in Ucraina e il recente sisma che ha travolto il sistema bancario sulle due sponde dell'Atlantico hanno incrinato le fondamenta dell'ordine economico planetario. Al termine della tempesta, il dollaro eserciterà ancora la sua egemonia? Oppure il vecchio paradigma monetario sta tramontando e siamo all'alba di una nuova èra? Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Un terremoto sta scuotendo il settore bancario da una parte all'altra dell'Atlantico. In meno di una settimana è caduta la Silicon Valley Bank e trema Credit Suisse. Sui mass media si aggira lo spettro della grande crisi del 2008. Per capire cosa sta succedendo bisogna riavvolgere il nastro: tornare al 1999, quando – con l'abrogazione del Glass-Steagall Act – il presidente Clinton consentì la fusione tra banche commerciali e banche d'investimento lasciando libera la mano dei mercati finanziari. Una tendenza confermata durante l'amministrazione Trump che ha allentato la vigilanza sulle banche con attivi inferiori ai 250 miliardi di dollari. L'attuale crisi ha origini profonde, ma può essere l'occasione per un cambiamento di paradigma. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
La pandemia di Sars-CoV-2 ha svelato la fragilità delle global city: metropoli internazionali, iper-connesse, ultra-innovative che assomigliano alle città-stato medioevali. Qui il virus ha colpito duro, incrinando la tenuta di un modello economico e urbanistico. Ma da una parte all'altra dell'Atlantico – da New York a Londra, a Milano – soffia un vento nuovo. “Conversione residenziale”, “rigenerazione”, “ripartenza”, “riqualificazione” sono le parole che ispirano un profondo ripensamento delle global city all'insegna della transizione ecologica, della mobilità sostenibile, dell'inclusione sociale. La crisi pandemica si rovescia in un'opportunità di sviluppo. Comincia la vita nuova della città globale. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Jean Lafitte è l'ultimo grande nome della pirateria dell'Atlantico, prima dell'avvento dell'età contemporanea. La sua epopea si lega a tanti eventi storici cruciali, dalla formazione degli Stati Uniti alla guerra anglo-americana, fino alla rivoluzione messicana e Simon Bolivar. Tutto questo attraverso contrabbando, guerra di corsa, truffe e crimini di ogni genere. Assieme a suo fratello Pierre, Lafitte è stato forse l'ultimo grande pirata, ma è stato capace di incarnare molti volti dei suoi predecessori, da Barbanera a Black Bart Roberts, con una spolverata di Barbarossa.
Jeff Bezos è passato dall'essere un ragazzo timido e impacciato a diventare una delle persone più ricche al mondo. Giudicato "non particolarmente dotato di leadership" dai suoi insegnanti, stava iniziando a scoprire un segreto che gli avrebbe permesso di ottenere tutto ciò che aveva sempre desiderato. Poco tempo dopo, dall'altra parte dell'Atlantico, un altro imprenditore di nome Elon Musk stava iniziando a scoprire lo stesso identico segreto che, se applicato correttamente, poteva produrre lo stesso identico risultato. E questo risultato è stato la costruzione di enormi imperi miliardari che hanno permesso sia a Musk che a Bezos di diventare due delle persone più ricche al mondo. Ma come hanno fatto a scoprirlo? E soprattutto, cosa hanno pensato, visto e fatto di diverso che li ha portati a risultati così diversi rispetto a quasi tutti gli altri uomini del pianeta?
Le banche centrali delle due sponde dell'Atlantico stanno aumentando i tassi d'interesse a un ritmo che non si vedeva da decenni nel tentativo di far scendere l'inflazione dai massimi pluridecennali, rallentando così l'attività economica e sollevando lo spettro della recessione.In questo VideoPodcast analizziamo il perchè gli investitori non dovrebbero reagire in modo eccessivo quando si parla di recessioneLINK UTILI:➡ Canale Telegram: https://t.me/tradetector➡ Sito TraDetector: https://www.tradetector.com/➡ TraDetector PRO: https://pro.tradetector.com/➡ AIEP: https://educazionepatrimoniale.it/
Soffia già nelle vele il vento dell'Atlantico. La sfida, una delle più celebri e difficili della vela mondiale: la Rhoute Du Rhum, la regata transoceanica in solitaria da Saint Malò, in Bretagna, a Pointe a Pitre in Guadalupa, oltre 3.500 miglia attraverso l'Atlantico. Con una sfida quest'anno tutta made in Italy, quella portata da Alla Grande Pirelli, l'imbarcazione Class 40 disegnata da progettisti italiani, realizzata nel cantiere genovese SanGiorgio Marine e che ha al timone il 30enne milanese Ambrogio Beccaria (vincitore della Mini-Transat 2019 e velista dell'anno 2020). Ospiti di Olympia lo skipper Ambrogio Beccaria, il co-progettista Gianluca Guelfi ed Edoardo Bianchi, ex velista olimpico ora titolare del cantiere SanGiorgio Marine.
Su entrambe le sponde dell'Atlantico, lo spirito materialista e spensierato del periodo degli anni '20 del secolo scorso si rispecchiava nella sua morale e nei suoi atteggiamenti. Questo vale anche per la musica. Lo storico R. B. Gruver dice: “Anche la musica popolare degli anni '20 esprimeva un rifiuto della tradizione e una nuova enfasi alla spontaneità, all'individualismo e alla sensualità”. Il jazz, il maggior contributo degli Stati Uniti alla musica del XX secolo, ora ha raggiunto la maggiore età. Era una “musica che rappresentava il disprezzo di una generazione per la moderazione e la rispettabilità”. Questo rifiuto agli standard della condotta e ai valori a lungo accettati indusse lo scrittore F. Scott Fitzgerald a definire gli anni '20 l'età, o era, del jazz. E mentre il jazz guadagnò rapidamente l'accettazione in tutto il mondo, si diffuse l'attitudine alla ricerca del piacere che esso rappresentava. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/corgiov/message
Sara Palin perde le elezioni locali contro il candidato democratico. I giochi non sono fatti negli Usa per le elezioni di mid term che nelle previsioni avrebbero dovuto azzoppare Biden e invece potrebbero dargli una insperata vittoria. Causa la recente sentenza sull'aborto? o perché l'elettore repubblicano viene allontanato dalle posizioni estremiste di Donald Trump? In … Leggi tutto "Elezioni di qua e di là dell'Atlantico"
Il nostro canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCwSostieni DENTRO LA STORIA su Patreon: https://www.patreon.com/dentrolastoriaAbbonati al canale: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw/joinUna delle corazzate piu' leggendarie che abbiano mai solcato gli oceani, la Bismarck, varata nel 1939, nuovo concetto di nave da battaglia, con tecnologie per l'epoca all'avanguardia, famosa per la battaglia dell'Atlantico che porto' all'affondamento della HMS Hood, una delle navi da guerra piu' grandi e gloriose al mondo, e, successivamente oggetto di una caccia spietata da parte della Royal Navy britannica, desiderosa di vendicare l'affondamento di una delle sue navi piu' prestigiose.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
Esiste una notevole differenza di percezioni sulla guerra in Ucraina tra le due sponde dell'Atlantico.L'Amministrazione Biden vuole evitare a tutti i costi di apparire impreparata e rischiare un'altra disfatta come in Afghanistan.Pertanto la comunicazione coinvolge la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e il Pentagono. Conferenze stampa si susseguono quotidianamente per avvertire dell'imminenza della guerra corredate le immagini satellitari delle truppe russe.In Europa invece prevale lo scetticismo sulle reali intenzioni di Putin e si tende a enfatizzare la via diplomatica convinti che la minaccia di invasione della Ucraina sia come il grido dei gorilla che si battono il petto per intimidire il rivale nella foresta.Ad ogni modo un'invasione dell'Ucraina dopo qualche mese sarebbe impossibile da sostenere per la Russia, sia economicamente che militarmente.
♦ Il 20 e 21 maggio 1927, Charles A. Lindbergh compì la 1a trasvolata dell'Atlantico in solitaria, facendo la storia. Morì nel 1974. Circa 5 anni prima, fece anche una dichiarazione storica, questa volta relativa alla tecnologia moderna. Disse: “Può facilmente distruggerci”. Affermò anche che la civiltà occidentale è probabilmente già entrata nel suo “periodo di rottura”. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/corgiov/message
RadioBorsa - La tua guida controcorrente per investire bene nella Borsa e nella Vita
Dopo diverse settimane di recupero, i mercati nella settimana precedente hanno visto prevalere il segno negativo con una discesa media di circa il 2% nonostante il forte rimbalzo di venerdì, soprattutto a Piazza Affari, dove la notizia che Crédit Agricole ha raccolto quasi il 10% del capitale di BPM ha eccitato le fantasie di risiko nel settore e che i francesi questa volta non faranno shopping solo del lusso made in Italy.Gli investitori sono attenti alle nuove sanzioni previste dagli Stati Uniti e dall'Unione europea contro la Russia, mentre l'aumento dei tassi di interesse incombe su entrambi i lati dell'Atlantico.L'obbligazione governativa americana a 10 anni è arrivata vicina al rendimento del 2,7% mentre quella italiana al 2,4%. Livelli quasi doppi a quelli di inizio anno e questo spiega perché le obbligazioni scendono “matematicamente” visto cha la salita dei tassi d'interesse provoca una discesa dei prezzi di quasi il 9%.Perché quando i tassi di interesse scendono le obbligazioni aumentano di valore?Ipotizziamo che, poco dopo che avete comprato un obbligazione a 100 che paga un interesse dell'1%, venissero alzati i tassi di interesse al 2% annuo, con un incremento dell'1%. Che succede? Quello che è successo nella realtà ai possessori del BTP con scadenza 2032 che da inizio anno perde quasi 10 punti percentuali.
Mentre la variante Omicron colpisce anche Alberto, ma senza conseguenze di rilievo, e il contagio dilaga sull due sponde dell'Atlantico, in Italia la palude politica romana si invervora sulla presunta autocandidatura di Draghi al Quirinale.C'è un aspetto comico di tutta la vicenda. Le parole di Draghi nella conferenza stampa di fine anno sono quanto di più blando e tautologica si possa immaginare. Per interpretarle come una candidatura alla Presidenza della Repubblica occorre una gigantesca dose di fantasia.Peraltro pochi giorni prima Draghi aveva firmato insieme a Macron un articolo sul Financial Times che apriva le danze sul tema incandescente della ritorno al Patto di Stabilità. Un disegno strategico di ampio respiro che di certo non lascia presagire la voglia di Draghi di lasciare la barra del timone.
RadioBorsa - La tua guida controcorrente per investire bene nella Borsa e nella Vita
Per gli amanti delle statistiche azionarie novembre è mediamente un mese positivo per l'85% dei casi, anche se va detto che arriviamo da un ottobre strepitoso per i mercati azionari sospinti soprattutto dai risultati aziendali nel terzo trimestre. Mentre poco più della metà delle azioni dello STOXX 600 e dell'S&P 500 hanno già pubblicato i propri conti, più di sette società su dieci in Europa e più di otto su dieci negli Stati Uniti hanno fatto meglio del previsto in termini di utili per azione, “una proporzione vicina ai massimi storici”, sottolinea Barclays. Questi utili in forte aumento hanno permesso ai multipli di valutazione di arretrare leggermente su entrambe le sponde dell'Atlantico nonostante il rialzo degli indici azionari. Molte società, piene di liquidità grazie alla rapida ripresa dell'attività, hanno anche annunciato nuovi programmi di riacquisto di azioni, fornendo ulteriore supporto ai mercati azionari. A vedere i mercati, comunque, i rialzi non sono acritici e incondizionati e lo si è visto negli Stati Uniti come in Europa, Italia compresa, quando le trimestrali hanno deluso le aspettative o le società si sono trovate in difficoltà finanziarie come è successo con il titolo ePrice in caduta nell'ultimo mese del 76% e fra i peggiori titoli di Piazza Affari a ottobre. Alla Borsa di Parigi, Worldline ha perso più del 20% questo mese, firmando la peggiore performance dell'indice CAC 40, a causa di risultati e prospettive deludenti.
Dopo aver ricordato la figura di Little Walter, Riccardo Bertoncelli ci offre un ulteriore ritratto di un armonicista del blues: Slim Harpo. È il nome d'arte di James Moore (1924 – 1970), musicista che iniziò a farsi notare, dapprima nel Tennessee e poi a livello più ampio, dalla fine degli anni '50 per uno stile davvero personale. Ebbe un ottimo successo commerciale e alcuni singles arrivarono in cima alle classifiche di vendita. Nei primi anni '60 le sue registrazioni iniziarono a circolare diffusamente anche in Europa. Molti gruppi del beat britannico quali Stones, Yardbirds, Them, Kinks ne realizzarono delle cover contribuendo alla sua notorietà anche da questa parte dell'Atlantico.
Dopo aver ricordato la figura di Little Walter, Riccardo Bertoncelli ci offre un ulteriore ritratto di un armonicista del blues: Slim Harpo. È il nome d'arte di James Moore (1924 – 1970), musicista che iniziò a farsi notare, dapprima nel Tennessee e poi a livello più ampio, dalla fine degli anni '50 per uno stile davvero personale. Ebbe un ottimo successo commerciale e alcuni singles arrivarono in cima alle classifiche di vendita. Nei primi anni '60 le sue registrazioni iniziarono a circolare diffusamente anche in Europa. Molti gruppi del beat britannico quali Stones, Yardbirds, Them, Kinks ne realizzarono delle cover contribuendo alla sua notorietà anche da questa parte dell'Atlantico.
La storia ci ha raccontato le epopee di pirati spietati, dal terribile Olonese a Morgan, eppure è raro imbattersi in un personaggio della crudeltà di Edward Low, detto Ned dagli amici (pochissimi). Oggi approfondiamo la sua storia, un viaggio di perdizione, violenza e forse follia, sulle onde dell'Atlantico.
Come ogni venerdì, torna la poco invidiabile classifica con la Top Five degli sprechi di risorse pubbliche. Imprese che si rimboccano le maniche Il caso di oggi è Feed from Food S.r.l, start up innovativa, oltre che società benefit, nata come spin off dell'Università degli Studi di Milano. L'obiettivo dell'azienda è valorizzare lo spreco alimentare nella filiera del cibo per animali.Ha sviluppato un sistema innovativo in grado di raccogliere le eccedenze e gli sprechi alimentari generate dalla filiera con procedure sicure e controllate. Il materiale proveniente dalla filiera di recupero, opportunamente trattato, si trasforma in un prodotto finale a norma dal punto di vista igienico sanitario, destinabile alle filiere zootecniche o all'alimentazione degli animali da compagnia. Il prodotto può essere utilizzato come ingrediente, o come prodotto finito: crocchette e/o snack. Rapporti politici in alto mare sul nodo sottomarini Diplomazia al lavoro per cercare di sbloccare la crisi dei sottomarini, ma la tensione tra Parigi e Washington resta alta. Dopo la telefonata fra Joe Biden ed Emmanuel Macron, i ministri degli Esteri di Stati Uniti e Francia si sono incontrati in un primo faccia a faccia a margine dei lavori dell'Assemblea dell'Onu, senza tuttavia riuscire a sanare la ferita tra le due sponde dell'Atlantico. "La Commissione europea ha confermato" il vertice con gli Usa sul commercio e la tecnologia (Ttc), il 29 settembre, a Pittsburgh. Ad annunciarlo è la portavoce dell'Esecutivo comunitario per il Commercio, Miriam Garcia Ferrer, su Twitter. Sempre su Twitter la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, ha fatto sapere che saranno lei e Valdis Dombrovskis a partecipare all'incontro. La riunione aveva rischiato di slittare a causa delle tensioni per l'annuncio della partnership sulla sicurezza tra Usa, Australia e Regno Unito (Aukus), e la disdetta di Canberra di una ricca commessa di sottomarini alla Francia. Ospiti: Marta Castrica, fondatrice e amministratore delegato di Feed from Food srl, Giulio Sapelli, Università Statale Milano
Marco Ferrari"Ahi, Sudamerica!"Oriundi, tango e fùtbolEditori Laterzahttps://www.laterza.it/Nell'aria si sente un forte odore di fainà. Per le strade si vende “O Balilla”, un giornale in dialetto, e i carbunin usano pantaloni bleu di Genova. Eppure non siamo sotto la Lanterna, ma dall'altra parte del mondo, a Buenos Aires. Qui sono gli italiani appena immigrati a far innamorare tutti del gioco più bello del mondo, il fútbol. Questo libro ne racconta le storie, esilaranti, malinconiche e struggenti, a cavallo tra le due sponde dell'oceano, con in mente i personaggi strampalati di Osvaldo Soriano e come colonna sonora le note intense di Astor Piazzolla.All'inizio del Novecento, Genova e Buenos Aires erano quasi un'unica città separata da un oceano di mare. Gli italiani superavano per numero gli immigrati degli altri paesi e i nativi messi assieme. È il tempo in cui «un argentino è un italiano che parla spagnolo ma pensa di essere inglese» e nella Parigi del Sudamerica tutti impazziscono per un nuovo sport: il football. Nascono allora squadre mitiche, dagli xeneizes del Boca Juniors ai millonarios del River Plate. Ma la febbre del calcio si trasmette a tutto il continente e gli italiani sono sempre i portatori sani di questa epidemia, da San Paolo del Brasile a Caracas, Asunción e Montevideo. Scopriremo così le imprese e le avventure improbabili di calciatori geniali e destinati a segnare la storia: dal trio delle meraviglie del Torino fino al grandioso Guillermo António Stábile, El Filtrador. Così, tra i tangueros della Juventus, il Bologna uruguagio voluto da Mussolini e i romanisti in fuga dal regime fascista, ci sorprenderemo e commuoveremo di fronte alle vicende di quelli che Borges chiamava i «figli dell'Europa rovesciata e depositata dall'altra parte dell'Atlantico». Storie malinconiche e surreali in cui pure Lionel Messi, La Pulga, ha qualcosa in comune con Giacomo Leopardi.Marco Ferrari, giornalista e scrittore spezzino, è redattore del quotidiano in lingua italiana “Gente d'Italia” edito in Sudamerica. Ha esordito nella narrativa nel 1988 con il romanzo Tirreno (Editori Riuniti), a cui hanno fatto seguito: I sogni di Tristan, Alla rivoluzione sulla Due Cavalli, Grand Hotel Oceano e Ti ricordi Glauber per Sellerio; La vera storia del mitico undici per Ponte alle Grazie; Cuore Atlantico e Morire a Clipperton per Mursia; Le nuvole di Timor per Cavallo di Ferro; Sirenate per Il Melangolo; Un tango per il duceper Voland; Rosalia Montmasson. L'angelo dei Mille per Mondadori. Con Arrigo Petacco ha firmato Ho sparato a Garibaldi e Caporetto per Mondadori. Dal romanzo Alla rivoluzione sulla Due Cavalli ha tratto la sceneggiatura dell'omonimo film che ha vinto il Pardo d'Oro al Festival di Locarno 2001. Per Laterza è autore di Mare verticale. Dalle Cinque Terre a Bocca di Magra e L'incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Tanti e tanti secoli fa, lungo la costa irlandese nel punto in cui le città di Golwaj e Clifden si congiungono, c'era una piccola capanna sperduta e disabitata. Nessuno sa chi l'avesse costruita. Gli uomini temevano di abitare quel luogo, dove il cielo era quasi sempre grigio plumbeo, e in cui la luce del Sole non penetrava quasi mai. Inoltre il vento freddo dell'Atlantico soffiava così forte che sembrava volesse strappare le poche piante che riuscivano a resistergli con fatica. [...] Continue reading
In questo episodio si parla di: - Gli U-Boot di tipo VII, IX e XXI - ammiraglio Karl Dönitz - sir Max Horton - Alan Turing
Il 5 maggio di duecento anni fa Napoleone moriva a Sant'Elena, l'isola remota dell'Atlantico dove era stato confinato dall'impero britannico dopo la sconfitta di Waterloo. Sarà proprio la notizia della sua morte a dare origine al mito, celebrato da molti poeti e artisti e consolidato dal memoriale pubblicato nel 1823 da Emmanuel de Las Cases - spiega Vittorio Criscuolo nel libro "Ei fu: La morte di Napoleone" (Il Mulino, 232 p., € 16,00). L'abilità di Las Cases - continua Criscuolo - fu quella di rielaborare i ricordi raccolti durante il suo breve soggiorno sull'isola, in modo da contribuire alla creazione del mito dell'imperatore liberale, portavoce degli ideali di nazionalità e di libertà. RECENSIONI "Memoriale di Sant'Elena" di Emmanuel de Las Cases (Bur, 1818 p., € 25,00) "Le guerre di Cesare" di Napoleone (Salerno, 196 p., € 15,00) "Napoleone" di Luigi Mascilli Migliorini (Salerno, 646 p., € 32,00) "Andar per l'Italia di Napoleone" di Paola Bianchi e Andrea Merlotti (Il Mulino, 176 p., € 12,00) "Il resto non conta" di François Garde (Corbaccio, 300 p., € 16,90) "Potenza e bellezza. Cronache da Roma e da Parigi (1796-1819)" di Elido Fazi (Fazi, 432 p., € 20,00) "Superuomo, ammosciati" di Diego Gabutti (Rubbettino, 206 p., € 14,00) "Napoleone in venti parole" di Ernesto Ferrero (Einaudi, 280 p., € 13,50) IL CONFETTINO "Il giovane Napoleone" di Ernesto Ferrero (Gallucci, 128 p., € 11.50
Le ombre di rosso incontrano Luciano Cecchinel quasi per caso, frequentando gli stessi posti, le stesse zone e gli stessi bar di quel Veneto che si inoltra pacifico verso le montagne.Là i musicisti e il poeta scoprono la loro passione comune per la musica statunitense, per il blues e per quella narrazione del viaggio tipicamente U.S.A. Loro l'hanno ricostruita in modo del tutto personale, trasformando il coast to coast in un shore to shore: da una sponda all'altra dell'Atlantico, dall'Europa all'America.Ne esce il disco Da sponda a sponda, appunto, con i testi di Cecchinel musicati e arrangiati da Le ombre di rosso.Ne parlano ai nostri microfoni Fabio Fantuzzi, Andrea Alzetta, Cesare Cusan, Paolo Bottecchia.
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po' l'antesignana delle grandi formazioni di jazz d'avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell'Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d'ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un'esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell'ambito del jazz d'avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L'orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po' l'antesignana delle grandi formazioni di jazz d'avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell'Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d'ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un'esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell'ambito del jazz d'avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L'orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po' l'antesignana delle grandi formazioni di jazz d'avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell'Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d'ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un'esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell'ambito del jazz d'avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L'orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po' l'antesignana delle grandi formazioni di jazz d'avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell'Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d'ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un'esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell'ambito del jazz d'avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L'orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po' l'antesignana delle grandi formazioni di jazz d'avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell'Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d'ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un'esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell'ambito del jazz d'avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L'orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
Un racconto che arriva dal Senegal, un'amicizia tra un pesciolino ed un bambino. Dalla penna di Pap Kan e Lucia Santarelli, impariamo a conoscere Tic Tic, il pesciolino più famoso dell'Atlantico.Se non vuoi perderti nemmeno una delle nostre storie iscriviti alla newsletter su www.raccontiperbambiniliberi.com e seguici su Instagram: @raccontiperbambiniliberiAutori: Pap Kan & Lucia SantarelliCasa Editrice: Cose d'Africa
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6381IL FILM AUTOCELEBRATIVO DI GRETA MOSTRA LA SUA ANGOSCIOSA SOLITUDINEdi Caterina GiojelliTagliamo corto, quanto più il richiamo a sogni e futuro diventa prezzemolo sparso tra le onde nere dell'Atlantico, i fumi velenosi delle ciminiere, le foreste in fiamme tanto più l'effetto biopic di una climate warrior dovrebbe essere assicurato. Dovrebbe, perché alla fine di I am Greta, osannatissimo docu-film del regista svedese Nathan Grossman, l'unica cosa chiara è chi non sia Greta Thunberg o in cosa non assomigli affatto al movimento giovanile che si picca essere nato a sua immagine e somiglianza.Greta non è una Cassandra verde: nel film non si parla di previsioni e soluzioni all'emergenza climatica anche perché, parole della stessa Thunberg al New York Times, «io non sono uno scienziato. Sono rimasta intenzionalmente fuori dal parlare di cose specifiche e di politica perché non spetta a noi bambini farlo. Sarebbe strano». Non è il Gesù riconosciuto da alcuni recensori su di giri: «Il Gesù che si prendeva cura della vita della terra; il Gesù che ha guarito e nutrito i molti; il Gesù che riveriva le Scritture che rivelano che Dio ama la sua creazione "molto buona"; e il Gesù che inveiva contro l'avidità e il potere che danneggiano la vita», no. E soprattutto non è nemmeno «una di noi», come cantano i chiassosi coetanei dei Fridays For Future che nel suo nome si sono riversati a milioni in piazza per denunciare l'ingiustizia climatica.Per oltre un anno il furbo Grossman ha puntato una implacabile telecamera sulla vita privata e pubblica della giovane attivista. Dai suoi primi timidi scioperi scolastici per il clima davanti al Parlamento di Stoccolma, dalla Svezia alla Germania, dalla Polonia all'Inghilterra, fino al suo celebre discorso alle Nazioni Unite a New York, nel settembre 2019, passando per i suoi colloqui con Emmanuel Macron, papa Francesco e Arnold Schwarzenegger e gli speech al Parlamento europeo di Strasburgo. In mezzo, centinaia di chilometri trascorsi a bordo di un'auto elettrica carica di fagioli, cuccette di treni in cui si può dormire anche senza lenzuola, manifestazioni, fino all'orribile traversata dell'Atlantico a bordo di una barca a vela. E questo è il film che avevamo già visto e sentito: «A cosa mi serve un'educazione se non c'è futuro?», «è troppo tardi», «non c'è più tempo», «il nostro futuro viene distrutto di minuto in minuto», «voglio gettarvi nel panico», «stiamo rimediando ai vostri sbagli e non ci fermeremo», «avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote», «come osate?».UN'ANGOSCIOSA ATTESA DEL PROSSIMO SPEECHQuello che non avevamo già visto e sentito è quanto accade e cosa pensa Greta quando non è sotto i riflettori di palazzi, piazze e parlamenti: quasi nulla. La vita privata di Greta, così come ci viene servita dal regista, è una preoccupata attesa del prossimo, angosciante, momento pubblico. Un monologo fuori campo ricavato dai diari della ragazzina accompagna lo spettatore tra le mansarde anguste di piccoli alberghi europei, sul sedile dell'auto elettrica, nella cuccetta del treno, la telecamera indugia sui primi piani di Greta che abbraccia solo cani e cavalli, siede sui gradini del parlamento svedese infreddolita, mani nelle maniche: Greta è minuscola e sola. «Sembra che solo noi con Asperger o autismo siamo gli unici a vedere attraverso l'immobilità», «a me non piace parlare con le persone o socializzare. A volte divento silenziosa e smetto di parlare per diverse ore». Racconta quel film visto alle elementari sugli orsi polari che morivano di fame e ricorda il monito degli scienziati udito per la prima volta tra i banchi mentre scorrevano le immagini di alluvioni e siccità, "non c'è più tempo": «Da quel momento è iniziata mia depressione, è arrivata l'ansia, ho smesso di parlare, stavo male, ho rischiato di morire di fame». Peluche, goccine, scrivania di legno, carta igienica e mappamondo: questa è la stanza della quindicenne Greta sconvolta dal fatto che giornalisti e politici non conoscano «l'effetto Albedo e la curva di Keeling» (prime e uniche citazioni scientifiche del film, «quando mi interessa un argomento mi fisso come un laser»), stanza che la ragazzina abbandonerà in fretta per farsi immortalare, piccola in impermeabile colorato e treccine davanti a colossali e tetre industrie chimiche che sputano nuvole grigie e avvelenate verso le foreste.Greta non esprime mai verbalmente amore per il pianeta, una passione esuberante per la natura da custodire, solo preoccupazione, parla solo di ciò che è minaccia. Sorride poco, pochissimo. Tranne nei filmati girati dai genitori quando era piccola: «La mia era una famiglia ad alto consumo, mangiavamo carne, guidavamo una macchina a benzina, volavamo in giro per il mondo» (scorrono le immagini di Greta che coccola allegra i peluche presi a Disneyland Paris), «mamma e papà erano come tutti gli altri, non capivano la gravità della situazione» (i genitori le sorridono mentre decorano di luci un albero di Natale), «dicevano "andrà tutto bene, qualcosa si sta facendo". Questo mi spaventava». L'unico "compagno" di Greta per tutto il film è papà Svante, definito in tutte le recensioni un "padre premuroso" ma che in realtà sembra vagare a caso come un figurante al seguito della figlia portando valige e senza sapere che pesci pigliare, se non ricordare a Greta di mangiare, passarle una banana, aspettandola sulle scale mentre riscrive ossessivamente ogni discorso, «deve essere perfetto». Alla mamma è stato lasciato dal regista solo il posto di un viso nei collegamenti disturbati col cellulare, nonché il compito di ragguagliare la figlia sulle condizioni dei cani, che sembrano le uniche creature capaci di strappare a Greta un'autentica gioia bambina. Surreale l'unico dialogo personale tra le due che trova spazio nel film, la donna che tra le lacrime commenta quanto sia straordinario che la figlia mangi in mezzo ad altre persone, e la ragazzina che risponde «è caduto» guardando un pezzo di torta a terra.LA SOLITUDINE DI GRETAPer il resto Greta è sola. Non ci sono parenti, amici, coetanei al di fuori degli sconosciuti impegnati nella sua causa. «I bambini non mi invitavano mai alle feste o ai compleanni, venivo sempre esclusa. Passavo tempo con la mia famiglia e i miei cani», racconta. Quando coetanee attiviste ben truccate e pettinate la trascinano ai comizi si muove a disagio, limitandosi ad afferrare un microfono enorme e assicurare alla folla esuberante che «saremo una spina nel fianco». Le minacce di morte e i commenti di "hater" illustri (da Trump a Bolsonaro) e sconosciuti sui social non la intimoriscono, «so bene che i miei genitori sono spaventati ma a me spaventa di più cosa accadrebbe se non facessi tutto questo». Tuttavia un giorno, seduta su un prato, rivela asciutta a una di queste compagne di palchi e picchetti: «Vorrei studiare, lavorare, sposarmi, ma non riesco nemmeno a pianificare il weekend perché quando qualcuno chiama all'improvviso per una riunione devo andarci. Dobbiamo continuare e ripetere sempre la stessa cosa finché le persone capiscono», «e allora facciamolo», conclude l'entusiasta compare.Il giorno della consegna dei diplomi a Stoccolma, Greta, impacciata e timida, sembra capitata per sbaglio in una sessione di studenti troppo grandi, alti e lunghi. Corre ad abbracciare la cavalla che aspetta un puledro e vengono in mente le parole consegnate sempre al Nyt: «Non passo il tempo in giro con gli amici, perché non riesco a socializzare. Non ho bisogno di farlo per sopravvivere», «prima di iniziare lo sciopero scolastico ho praticamente parlato solo con gli adulti di cui mi fidavo. Trovavo le persone della mia età completamente poco interessanti. A loro non importava di me. Non mi parlavano. Ma poi ho iniziato a scioperare a scuola», «improvvisamente non ero più invisibile. Hanno iniziato a chiedermi di fare foto con loro. A volte mi sentivo sopraffatta e dovevo andarmene, perché avevo troppa paura di loro», «oggi non è più facile. Non so ancora come sono le persone della mia età o come si comportano».IN LACRIME NELL'OCEANOPiange Greta, il giorno della partenza per imbarcarsi a Plymouth, in Inghilterra, sul Malizia II, la barca a basso impatto ambientale di Pierre Casiraghi con la quale raggiungerà New York City per parlare alle Nazioni Unite. Viaggerà così, senza inquinare a bordo di un aereo. Sa che è una pazzia ma «non voglio essere una persona che afferma una cosa e poi ne fa un'altra». Una traversata spaventosa, la barca perennemente inclinata che sbatte come un tamburo sulle onde, il vento che ulula, pioggia e acqua da tutte le parti. Ed è qui che la ragazzina in lacrime registra, ancora una volta senza rivolgersi a nessuno in particolare, il suo diario sul cellulare: «Mi manca casa. Mi manca la vita normale con tutte le mie abitudini e i miei cani. È una tale responsabilità. Io non voglio dover fare tutto questo. È troppo per me, 24 ore al giorno. So bene quanto è importante e cosa c'è in gioco. Ma è una tale responsabilità». Dopo pochi giorni quelle lacrime da bambina diventeranno celebri lacrime di rabbia contro i leader del mondo, i ladri di futuro.Chi è Greta? Un piccolo carro lanciato solo a tutta velocità che vorrebbe disperatamente essere presa sul serio (quanta frustrazione mentre viene strattonata solo per selfie, photo opportunity e coretti), ma che invece si ribalta, disperdendo e rivelando le poche mercanzie trasportate. Non lo ribalta la natura, sovrastante la bambina sempre più esile, consumata, e che appena sputata fuori dall'Atlantico guarda seria la folla di seguaci e coetanei in delirio per lei al porto e chiama tra sé e sé gli esseri umani «animali da branco». Lo ribalta l'impatto col mondo che l'ha resa l'icona del re
Questa settimana anche Il Cielo Sopra Pechino ha ceduto alle notizie mainstream e Marco e Gabriele hanno seguito con i sudori freddi quello che succedeva dall'altra parte dell'Atlantico. Vi raccontiamo le prospettive delle relazioni tra Stati Uniti e Cina con la nuova amministrazione che si insedierà a gennaio e proviamo a tracciare un bilancio di questi quattro anni appena trascorsi e lo facciamo insieme a James Green, ricercatore alla Georgetown Initiative for US-China Dialogue e conduttore del podcast U.S.-China Dialogue. Ha lavorato per oltre vent'anni nel settore, soprattutto per il governo statunitense. In più, adora l'Italia!
Alex Bellini"Il viaggio più bello"I 6 nodi da sciogliere per vincere la paura della trasformazioneChiareletterehttp://chiarelettere.it/Le sfide, le difficoltà, i nodi da sciogliere: il viaggio più bello è quello che facciamo dentro di noi, parola di esploratore.“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile, sempre.”Questa testimonianza di Alex Bellini – protagonista di avventure incredibili tra le quali le traversate dell'Atlantico e del Pacifico a remi – rappresenta uno strumento utile per disincagliare le nostre vite. Siamo impantanati in una crisi senza precedenti eppure “viviamo tempi interessanti”, dobbiamo solo accettarne la sfida. Ma come? Secondo l'autore evitando anzitutto di avere paura della nostra stessa ombra, mettendo in discussione i modelli che la società ci impone e quei comportamenti che ripetiamo come se avessimo inserito il pilota automatico. È vero, l'esplorazione interiore non ha l'aria di un'impresa eroica, tuttavia ognuna delle eccezionali imprese di Alex Bellini è stata possibile grazie ad alcune abilità (lui le chiama anche virtù) che nulla hanno a che vedere con la forza o la resistenza fisica ma sono il portato di un viaggio verticale dentro di sé, ammorbidendo le proprie rigidità, ascoltandosi profondamente, coltivando la presenza mentale e non temendo di mostrare la propria vulnerabilità. Guidati dall'intelligenza e dall'esperienza di un grande viaggiatore possiamo anche noi riscoprire abilità dimenticate e soprattutto attivarle. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, nessun'altra sfida è più importante, nessun altro viaggio è più bello.Alex BelliniAppassionato di avventura, ha preso spunto dai grandi esploratori per realizzare le sue imprese. Nel 2001 corre la Marathon des Sables in Marocco, 260 chilometri in autosufficienza alimentare. Nel 2002-2003 attraversa per due volte l'Alaska a piedi, trainando una slitta. Nel maggio del 2006, dopo una navigazione durata 226 giorni, riesce a raggiungere Fortaleza, in Brasile, coronando così il suo sogno di attraversare l'oceano in solitaria in barca a remi. Il Pacifico è il suo viaggio più recente, ma non sarà l'ultimo.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Il Garante della privacy irlandese prova a mettere un blocco allo scambio di informazioni Fra Ue e Usa, impedendo a Facebook di inviare i dati dei cittadini europei dall'altra sponda dell'Atlantico. Una decisione che se venisse confermata potrebbe portare persino all'abbandono dell'Europa da parte del Social network. Intanto in Sudan è stato siglato un accordo di pace storico che potrebbe mettere fine a decenni di guerriglia, con centinaia di migliaia di morti.Tutte le notizie qui: https://www.italiachecambia.org/rassegna-stampa/facebook-non-potra-piu-inviare-in-usa-i-dati-degli-europei/
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6173I PIU' GRANDI SCHIAVISTI DI NERI SONO STATI I MUSULMANI di Marco Di MatteoTra le tante menzogne storiografiche c'è la convinzione che la tratta degli schiavi rappresenti una pagina nera della storia umana da addebitare solo all'Occidente cristiano, mentre le comunità musulmane sarebbero state immuni da discriminazioni e pregiudizi razziali.In realtà, come riconosce lo storico francese Pétré-Grenouilleau, «ci sono tanti esempi, sparsi nel tempo e nello spazio, che ci indicano come la presenza di schiavi non fosse di minore importanza nel mondo musulmano». Anzi, ribadisce l'economista belga Paul Bairoch, «rispetto al commercio di schiavi neri organizzato dagli Europei, il commercio di schiavi del mondo musulmano è iniziato prima, è durato più a lungo e, cosa più importante, ha colpito un numero maggiore di schiavi». D'altra parte il Corano legittima la schiavitù dei non musulmani.Per lo studio del fenomeno è utile distinguere tre periodi: VII-XII secolo, XVI-XVIII secolo, XIX-XX secolo.1) LA SCHIAVITÙ ALLE ORIGINI DELL'ISLAM E NELL'IMPERO ABBASIDE (750-1258)Il commercio degli schiavi nell'Islam cominciò già nel 652, allorché il generale Abdallah ben Said impose ai cristiani della Nubia (alta valle del Nilo) la consegna di 360 schiavi all'anno. Nelle grandi estensioni mesopotamiche, all'inizio dell'era musulmana, gli schiavi neri erano impiegati per togliere lo strato di natron che ricopriva il terreno. Nell'impero dei califfi della dinastia degli Abbasidi, la schiavitù rappresentò uno dei pilastri economici. Fondamentale fu il loro utilizzo nella bonifica della regione del basso Iraq, che allora era un'immensa palude. Vi lavoravano soprattutto gli Zandj dell'Africa Orientale, che costituivano, per l'immenso numero, «greggi di uomini macchina» (Pétré-Grenouilleau) che, a causa delle durissime condizioni in cui operavano, morivano come mosche. Anche l'estrazione mineraria delle pietre preziose e dell'oro della Nubia, l'estrazione del sale di Tegazza e Taoudeni nel Sahara, nonché la pesca delle perle nelle regioni del Mar Rosso, erano affidate agli schiavi di colore. Questi potevano svolgere anche la funzione di scorta per le carovane, guardiani delle merci, portatori, magazzinieri, eunuchi addetti alla custodia degli harem, soldati negli eserciti.2) LA TRATTA DEI NERI TRA XVI E XVIII SECOLONel XVI secolo in prima linea nello sfruttamento della popolazione di colore fu il Marocco, che fece prosperare le sue piantagioni di canna da zucchero grazie al massiccio ricorso alla manodopera schiavile. La conquista marocchina della grande ansa del Niger ebbe come scopo principale proprio quello di procurarsi i prigionieri necessari a quell'impiego. Nel 1698 la conquista delle isole di Zanzibar e Pemba da parte del sultanato di Oman innescò un cospicuo traffico di schiavi neri, che venivano sfruttati sia nel commercio delle spezie che nella produzione di avorio, trasportato in condizioni disumane.A volte gli schiavi servivano anche come moneta di scambio per mercanzie e servizi vari. Oltre all'avorio, Zanzibar e Pemba detenevano il monopolio mondiale nella produzione di chiodi di garofano. Il lavoro dei neri era utilizzato anche nella produzione di miglio, sesamo e noci di cocco, nelle piantagioni di canna da zucchero di Pangani e in quelle di cereali sulle coste del Kenya. Nelle zone sahariane dell'Africa del Nord, così come negli spazi saheliani del Sud, gli schiavi furono addetti alla costruzione e manutenzione dei sistemi di irrigazione, in particolare delle foggara, gallerie in gran parte sotterranee che servivano a convogliare l'acqua. Nei dintorni del lago Ciad la tratta fu intensamente praticata dagli stati musulmani di Baguirmi, Wadai e Darfur. Nelle regioni del golfo Persico gli schiavi coltivavano la terra, curavano i palmeti, facevano la raccolta dei datteri.3) LO SCHIAVISMO TRA XIX E XX SECOLONell'Ottocento il ruolo degli schiavi impegnati nell'agricoltura nelle regioni saheliane crebbe ulteriormente. Senza di loro le oasi non avrebbero potuto funzionare e il deserto avrebbe rappresentato una barriera impenetrabile tra l'Africa tropicale e il mondo mediterraneo. Le montagne e le oasi del Sahara possono essere considerate l'equivalente arabo delle isole dell'Atlantico, cuore della tratta occidentale.Molto importante era anche la rotta che seguiva lo spartiacque tra il Nilo e il fiume Congo, frequentata da negrieri (come il famoso Tippu Tip di Zanzibar) provenienti dell'Africa orientale, dove promotori del commercio di schiavi furono i popoli musulmani Yao, Fipa, Sangu e Bungu. Il sultanato di Jumbe, che si sviluppava intorno al lago Nyasa, fu istituito nel 1846 proprio con lo scopo di favorire la tratta. Nelle regioni del Mar Rosso in questo periodo fu ulteriormente incrementata, mediante l'utilizzo massiccio di schiavi, la pesca delle perle.In tutti questi casi, il trattamento riservato agli schiavi di colore da parte degli arabo-islamici era durissimo: conferma di ciò è l'assenza nei paesi arabo-musulmani di comunità di colore numerose e originali, a differenza delle Americhe, dove vivono oggi 70 milioni di discendenti di schiavi o meticci africani. Tra le cause principali dell'esiguità e insignificanza delle comunità nere nei paesi arabi, sono da menzionare: l'altissima mortalità, dovuta alle disumane condizioni di lavoro e alla crudeltà dei padroni, la forzata assenza di prole degli eunuchi, il mancato sostegno alla loro riproduzione da parte dei proprietari.LA TRATTA CONTINUA ANCORA OGGI...Da questo sommario quadro emerge che la tratta fu uno degli elementi fondamentali della dinamica espansionistica musulmana, sia politica che economica, dando origine, come ha affermato lo storico Claude Cahen, ad una vera e propria «società di schiavi». Questo sistema schiavile ebbe anche dei risvolti negativi, perché rallentò lo sviluppo tecnico-scientifico e contribuì alla stagnazione sociale dei paesi islamici.Volendo trarre un bilancio numerico, gli esperti hanno valutato che più di 20 milioni di Africani sono stati venduti come schiavi dai musulmani fra il VII e il XX secolo (perlopiù donne e bambini). Ma la tratta continua ancora oggi...Tra le tante sure coraniche sulla schiavitù, particolarmente significativa ci sembra la seguente: «quando incontrerete quelli che non credono, uccideteli fino a che non ne abbiate fatto strage; allora, rafforzate le catene dei rimanenti» (XLVII, 4).
Con Luca Baldissera all'Allianz Cloud di Milano per le NextGen ATP Finals si parla dell'esordio di Jannik Sinner nella competizione "cadetta" dell'ATP mentre Matteo Berrettini si appresta a debuttare alla O2 Arena nelle Nitto ATP Finals, conquistate nella volata finale su Monfils e Bautista Agut. Vanni Gibertini, dall'altra parte dell'Atlantico, ragiona sulla nuova sede della kermesse milanese e su quanto gli impianti indoor italiani siano poco adatti alle manifestazioni tennistiche. La stagione WTA si è chiusa con le Finals che AGF ha analizzato come solo lui sa fare, e la FIT ha lanciato la nuova iniziativa della Tessera Gold che sta già suscitando un mare di polemiche.
Luca Baldissera continua il suo peregrinare per i tornei sulla terra battuta arrivando al Foro Italico per gli Internazionali BNL d'Italia, e ne parla con Vanni Gibertini come di consueto dall'altra parte dell'Atlantico. La pioggia che ha cancellato completamente la giornata di mercoledì ha creato un "Super Thursday" con tante luci e ombre. Nick Kyrgios ha scritto un'altra poco edificante pagina della sua carriera facendosi squalificare. In conclusione di puntata ampio spazio alle domande dei lettori.
Giorgio è un broker assicurativo che circa quattro anni fa ha lasciato il Belpaese e si è trasferito a San Paolo. Nell'episodio di oggi Giorgio ci racconta la sua storia, cosa lo ha spinto a lasciare Roma ed una carriera avviata per rimettersi in discussione qui, dall'altra parte dell'Atlantico.La vita quotidiana in Brasile, il cibo, i libri e la storia - il tutto in una cornice d'eccezione: il caffè culturale di Alberico a Pinheiros.