Il mondo visto da lontano: conversazione sulle notizie piú importanti della settimana, dalla redazione di the Submarine.
TRAPPIST torna con una puntata speciale di fine anno, per discutere delle cose peggiori successe nella politica quest'anno, e per provare a immaginare dove andrà l'estrema destra — e le forze di opposizione — l'anno prossimo. In particolare, tra MES e accordo sul Piano di stabilità che appesantiscono la retorica anti–europeista, nel pieno del proprio governo e senza capri espiatori, in che direzione può andare la comunicazione del governo? Anche con un'informazione fedele e acritica, c'è poco spazio retorico per i partiti di governo, che dovranno anche competere uno contro l'altro alla ricerca di un nuovo bilanciamento.Nel frattempo, la svolta “a sinistra” del Partito democratico procede con grande affanno e senza risultati entusiasmanti, in particolare dopo il flop della raccolta firme per il salario minimo legale. Ma gli scioperi generali dimostrano che c'è un grande pubblico che cerca un segnale di rottura.Sostieni the Submarine e ricevi la newsletter tutte le mattine
Meno male che non c'era nessuno scontro tra governo e magistratura: Matteo Salvini ha pubblicato un video risalente al 2018 in cui si vede Iolanda Apostolico, la giudice che ha osato non convalidare il fermo dei migranti nel lager di Pozzallo, partecipare a un corteo al porto di Catania. Si tratta ovviamente di un fatto grave: il ministro ha acquisito — da fonti al momento ignote — un vecchio video di un momento della vita privata della giudice per continuare il proprio attacco politico. Secondo Marco Travaglio, l'angolo da cui Apostolico è inquadrata sembra confermare che sia stata ripresa da “un uomo armato di videocamera in mezzo alle forze di polizia.” Travaglio arriva a due sole possibili conclusioni: “O un poliziotto, con occhio di lince e memoria di ferro, si è ricordato di quel filmato di cinque anni fa e ha avvisato Salvini; oppure in qualche ufficio di polizia o di servizi si schedano i partecipanti illustri alle manifestazioni e, quando il politico di turno domanda ‘abbiamo niente contro la Apostolico?', c'è chi sa dove pescare in tempo reale.”Apostolico aveva accolto il ricorso di un cittadino tunisino, arrivato in Italia a Lampedusa e poi portato al centro di Pozzallo. La giudice aveva stabilito che non possono essere autorizzate le detenzioni indiscriminate dei richiedenti asilo, come vorrebbe il dl Cutro, e aveva respinto anche il testo che istituisce il taglieggiamento di 5 mila euro da versare per chi non vuole essere incarcerato in quanto richiedente asilo.La settimana scorsa, Meloni ha cercato di minimizzare la situazione sempre più allarmante dell'economia italiana: “La preoccupazione la vedo soltanto nei desideri di chi immagina un governo democraticamente eletto debba andare a casa per essere sostituito da un governo che nessuno ha scelto.” Secondo Meloni, infatti, “i soliti noti vorrebbero il governo tecnico e la sinistra ha già la lista ministri,” ma non c'è niente da preoccuparsi, anzi: l'Italia avrebbe “una previsione di crescita superiore alla media europea per il prossimo anno superiore alla Francia e alla Germania.” Una teoria già diffusa la scorsa settimana da Fratelli d'Italia in una brochure pubblicata per celebrare il primo anno di governo, fitta di inesattezze, falsità e omissioni — sul Pil, l'occupazione e l'export, ma anche sulla lotta all'inflazione, dove in realtà l'Italia è tra i paesi messi peggio in Europa. Sostieni the Submarine e ricevi la newsletter tutte le mattine
Il governo ha provato a raccontare un paese diverso dalla realtà, dove inflazione, recessione e disuguaglianze non sono un problema. Non è detto che le opposizioni riusciranno a sfruttare le crepe, peròBentornati su TRAPPIST: il governo si deve riunire per iniziare a discutere seriamente della prossima manovra, e lo schema è stato già anticipato dal ministro dell'Economia Giorgetti a Cernobbio: programmare una manovra molto contenuta per quanto riguarda la spesa pubblica e dare la colpa alle spese sostenute per il superbonus — ieri Foti di FdI sosteneva che ci fosse una truffa “certificata” da 12 miliardi, una cifra nonostante le varie gravi problematicità del superbonus è ampiamente esagerata. Ma si può trarre un bilancio del superbonus? Non è facile: è stato effettivamente un costoso regalo ai ricchi, ma come fa notare il manifesto è stata anche una misura espansiva: “È certo che la spesa per il superbonus è andata molto oltre il previsto ma è altrettanto certo che senza quella misura non ci sarebbero state la crescita eccezionale del 2022 e l'impennata dell'occupazione, fiore all'occhiello del governo Meloni. [..] Quanto al rischio paventato dal ministro che i conti del Superbonus ricadano sul patto di stabilità dei prossimi 3 anni la situazione, in base alle nuove regole Eurostat, è in realtà molto incerta.”Eurostat deve ancora pronunciarsi sul trattamento da riservare al superbonus: se sarà possibile spalmare gli oneri economici ad esso legati su un periodo di tempo più lungo, ovvero man mano che vengono utilizzati dal contribuente, il governo avrà più spazio di manovra, mentre se saranno tutti da pagare subito la situazione delle finanze sarà più problematica. Il costo del superbonus, secondo i calcoli del ministero dell'Economia, aumenta di 3,5 miliardi ogni mese. Non è chiaro quando l'ufficio di Bruxelles si pronuncerà in materia — si attendeva una decisione già nei giorni scorsi. Il problema sarebbe inoltre meno grave se l'economia crescesse come Meloni e soci si aspettavano o millantavano — ma le recenti statistiche cupe sull'andamento del Pil e dei consumi, inferiori alle attese, rende proporzionalmente più alto anche il debito pubblico. I sindacati annunciano già battaglia contro una manovra che si annuncia dunque “lacrime e sangue” — in particolare la direzione della Cgil sta lanciando una consultazione tra gli iscritti con l'obiettivo di arrivare a uno sciopero generale il prossimo autunno.Sostieni the Submarine e ricevi la newsletter tutte le mattine ✨Questo show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Meloni ha confermato che se non troverà i numeri in parlamento, porterà la riforma costituzionale a referendum — ma fino a che punto è pronto il governo a spingere verso il presidenzialismo?Domenica e lunedì governo e opposizioni si sfidano in una importante tornata di elezioni amministrative — si vota in 598 comuni, di cui 13 capoluoghi di provincia e 91 sopra i 15 mila abitanti. Anche se ovviamente si tratta di candidature ereditate, è la prima vera sfida elettorale di Schlein, ma è anche una occasione per provare a regolare i conti dentro la maggioranza — Berlusconi è tornato a parlare in un altro video, in cui ha dichiarato in modo trasparente che “questo voto alle amministrative può incidere sul peso del nostro governo.”Meloni ha chiuso la campagna elettorale con un discorso per niente istituzionale a Brescia, in cui ha rivendicato la priorità delle riforme istituzionali, in cui, ha confermato che se non troverà i numeri in parlamento, porterà la sua riforma a referendum: “O questa nazione la cambiamo davvero o non c'è bisogno che stiamo al governo come tutti gli altri.”Le consultazioni sono andate più o meno come anticipato: la posizione di Conte e del M5S è stata piuttosto sfumata, dicendosi “disponibili a un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro che non mortifichi il confronto parlamentare e che non mortifichi neppure la funzione del presidente della Repubblica.” Conte ha fatto notare che la linea del governo però “ci sembra un'assoluta contraddizione, da un lato vogliono perseguire un progetto di autonomia differenziata spinta, che finisce per svuotare l'autorità di governo di tantissime funzioni, e nello stesso tempo si mira a rafforzare i poteri dell'autorità di governo centrale.” Conte si è comunque reso disponibile alla creazione di una commissione parlamentare per discutere della questione.Schlein e la delegazione del Pd invece si sono detti non disponibili a qualsiasi stretta autoritaria che preveda un'elezione diretta del presidente della Repubblica — Schlein ha chiesto a Meloni “e allora perché non una monarchia illuminata?” — dichiarandosi favorevoli a un rafforzamento dei poteri del premier bilanciato dalla possibilità della sfiducia costruttiva ma non alla sua elezione diretta. In compenso hanno portato altre cinque proposte: una riforma elettorale per superare le liste bloccate, attuazione dell'articolo 49, legge sul conflitto d'interessi, limitazione dei decreti d'urgenza e rafforzamento degli istituti referendari. Il Pd ha anche fatto notare che ritiene la discussione sulle riforme un tentativo di sviare l'attenzione del governo dai problemi del paese.La parte destra del Pd in realtà sarebbe anche favorevole a dialogare con Meloni, ma per ora non sembra trovare spazio.Non è chiaro quali saranno i prossimi passaggi del confronto. Le opposizioni però non sembrano coordinatissime per il momento, e Meloni può sperare almeno di dividerle: Avs ad esempio si è dichiarata contraria a qualunque riforma, mentre Azione e Italia Viva sono disponibili a sedersi al tavolo con il governo per l'elezione diretta del presidente del Consiglio. Oggi Maria Elena Boschi ha dichiarato che “noi di Italia viva riteniamo che non ci sia la necessità di un coordinamento con le opposizioni, tantomeno con i Cinque stelle.” La proposta di Conte di creare una commissione è una parziale apertura a Meloni, che però potrebbe sfociare in un pantano per la presidente del Consiglio, come tutti gli organismi e le iniziative in proposito degli ultimi trent'anni.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Nelle ultime settimane il profilo ideologico del governo è emerso chiaramente: repressione contro le droghe e chi è costretto a occupare casa, stop ai tentativi di rendere più sicuro il processo per ottenere un porto d'armi. Per fortuna però si potrà andare a 150 km/h in autostrada.La deputata di FdI Augusta Montaruli ha depositato un progetto di legge per inasprire le pene legate a possesso e spaccio di droga: saranno previsti fino a 5 anni di carcere anche per casi di “lieve entità.” In linea con l'impostazione securitaria e manettara del governo, la proposta è esplicitamente pensata per mandare più gente in carcere di quanto già si faccia ora: l'attuale norma infatti “rende al momento impossibile applicare la misura cautelare in carcere.” Sarà inoltre possibile confiscare gli stupefacenti anche per i casi, appunto, di lieve entità.“La droga uccide,” ma non le armi da fuoco: l'esecutivo ha affossato l'iniziativa legislativa per verificare con più attenzione i requisiti necessari alla richiesta di un porto d'armi. Nei primi tre mesi del 2023 ci sono stati 17 fatti di sangue connessi ad armi legalmente detenute, con 25 morti. Nel 2022 c'è stato un incremento di 15 mila unità sul numero di persone che possono detenere un'arma in casa — in tutto sono 1 milione e 237 mila.Fast & Furious: il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha dichiarato che l'esecutivo è al lavoro per aumentare il limite di velocità autostradale a 150 km/h. Come fa notare Altroconsumo, però, quest'idea potrebbe avere effetti negativi non solo sulla sicurezza stradale ma anche sull'inquinamento e i consumi di carburante. Ogni 10 km di velocità media oltre i 120 km/h si consuma mediamente il 10% di carburante in più.Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, già noto per aver invitato i giovani ad andare a farsi sfruttare nelle campagne, ieri ha rilasciato un'altra dichiarazione estremamente problematica: “Vanno incentivate le nascite. Va costruito un welfare per consentire di lavorare a chiunque e avere una famiglia. Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica.” La cosiddetta “sostituzione etnica” è una paranoia dell'estrema destra — anche eversiva e terrorista — di tutto l'Occidente, secondo cui ci sarebbe una cospirazione per sostituire le popolazioni europee con altre provenienti da altri paesi del mondo. Secondo la segretaria del Pd Schlein, le parole del ministro FdI, “fatte peraltro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz, sono disgustose, inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo. Ci riportano agli anni '30 del secolo scorso. Sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco.”Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Il governo è in difficoltà su PNRR e caro energia: gli basteranno le piccole battaglie identitarie per salvare la faccia?Il dibattito sul Pnrr si sta avvitando su sé stesso in modo sempre più pericoloso. Il governo è arrivato a dire che “l'Italia non rinuncia ai fondi” — perché ovviamente Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera, ha dichiarato che si potrebbe ipotizzare di farlo: “Ho parlato con molti sindaci di comuni piccoli e i problemi sono numerosi, ha senso indebitarsi con l'Ue per fare cose che non servono?” Meloni ha appunto ribattuto che “non prendo in considerazione di perdere risorse,” che sempre secondo il governo “verranno solo rimodulate.” Il problema comunque è serio: sono circolate anche voci di presunti incontri tra Mattarella e Draghi e Mattarela e Gentiloni per discutere del da farsi con i ritardi, smentite dal Quirinale ma indicative del clima di questi giorni.I problemi del Pnrr sembrano essersi coagulati all'improvviso, e ora — come spesso accade nella politica italiana — l'aria che si respira è quella dell'emergenza. In sostanza, diversi progetti sembrano poco sostenibili oppure troppo indietro per essere ultimati entro la scadenza del 2026. Ad esempio: il governo ha già chiesto a Bruxelles un rinvio per la costruzione di asili nido in Veneto — fatto di per sé sconcertante se si pensa che il governo ritiene la bassa natalità un'emergenza — ma la richiesta è stata negata. Secondo il Corriere, il prossimo mese sarà decisivo per rivedere o scrivere effettivamente da zero tutti i progetti per i quali sono previste le erogazione dei fondi, pensando anche ad eventuali piani B. Il Corriere insinua anche che l'irrigidimento di Bruxelles sia anche dovuto alla “tentazione in alcuni Paesi del Nord Europa di dimostrare che il Recovery non può funzionare: se così fosse, allora l'esperimento non sarebbe ripetibile.”Nel caso tutto vada male, il governo ha in mente una linea chiara: basta studiare, andate a lavorare, possibilmente nei campi. Da Vinitaly la presidente del Consiglio ha dichiarato che “Per come la vedo io questo è il vero liceo. Perché non c'è niente di più profondamente legato alla nostra cultura di quello che questi ragazzi sono in grado di studiare, tramandare e portare avanti. È il motivo per cui ragioniamo del liceo del Made in Italy.” La ministra del turismo Santanché è andata anche oltre: “abbiamo avuto una sinistra che ha invogliato i giovani a fare i licei. Questo governo vuole invece mettere al centro le scuole tecniche.”Il ministro dell'Agricoltura e della sovranità alimentare (
La maggioranza del governo Meloni ha trovato come portare via l'attenzione dal naufragio di Cutro, alimentando un ciclo di notizie e boutade omofobe contro le famiglie omogenitoriali. Ma quanto è profondo il legame tra il governo Meloni e il fondamentalismo religioso?Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, di FdI, ha continuato ad alimentare la polemica omofoba iniziata già sabato sera, quando aveva detto su La7 che le coppie dello stesso sesso “spacciano per proprio figlio” i propri, beh, figli. Ieri su Facebook Rampelli ha scritto un post per la festa del papà dal contenuto prevedibile, facendo gli auguri “a tutti i papà consapevoli di non poterlo essere senza una mamma” — visto che a suo dire ci sarebbero anche persone che scambiano “i bambini per puffi.”Purtroppo anche Vittorio Sgarbi è sottosegretario alla Cultura, dunque quello che dice ha un certo rilievo: ieri ha ritenuto fosse una buona idea andare a Domenica in a dire che “Quelle nate nel 2000 sono tutte tr*ie.” La battuta è ancora più infelice se si pensa che la figlia di Sgarbi, di fianco a lui in quel momento, è nata proprio nel 2000 — a dire il vero Sgarbi non era sicuro se sua figlia fosse nata nel 1999 o nell'anno successivo; in ogni caso le ha suggerito di sposare un uomo ricco. Ci sono persone che hanno un'idea meno distorta del proprio ruolo paterno, anche all'interno della cosiddetta famiglia tradizionale.Secondo Save the children, negli ultimi 10 anni il tasso di utilizzo del congedo di paternità di 10 giorni è aumentato del 38%, passando dal 19,23% del 2013, l'anno successivo alla sua tardiva introduzione, al 57,6% del 2021. Un dato che rende evidente l'urgenza di estendere e parificare il congedo di paternità a quello di maternità — anche e soprattutto per diminuire le disuguaglianze di genere nell'occupazione — una proposta recentemente rilanciata da Elly Schlein.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisCover: elaborazione, CC BY-NC-SA 3.0 IT presidenza del Consiglio dei ministriQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Elly Schlein è ufficialmente segretaria del Partito democratico, proprio mentre il razzismo mortale delle istituzioni italiane è sotto gli occhi di tutti. Ma può un partito che negli anni è stato pesantemente compromesso ripensare se stesso e come intende governare il paese?Elly Schlein è stata nominata segretaria del Pd dall'assemblea del partito, secondo le indicazioni delle primarie lo scorso 26 febbraio. La nomina era poco più che una formalità, ma la giornata di ieri è stata comunque utile per capire diverse cose — ad esempio il rapporto della segretaria con l'ex sfidante Bonaccini e l'area politica da lui rappresentata. Bonaccini è stato nominato presidente del partito, dichiarando di essere “a disposizione per dare una mano.” Le due vicepresidenti invece sono Chiara Gribaudo e Loredana Capone, deputata e consigliera regionale vicini alla nuova segretaria. Nella Direzione del partito tornano Alfredo D'Attorre, Livia Turco e Maria Cecilia Guerra, ex Articolo 1 — ieri era presente all'assemblea anche Roberto Speranza, mentre rimangono Goffredo Bettini, Andrea Orlando e Peppe Provenzano. Largo alle Sardine con Mattia Santori e Jasmine Cristallo. Entrano poi anche i sindaci Emilio Del Bono, Giorgio Gori — che aveva qualche giorno fa pensato di andarsene dal partito in caso di vittoria di Schlein — e Pierfrancesco Majorino.Schlein ha tenuto un discorso di quasi un'ora e mezza per cercare di tenere unito il partito e al tempo stesso dettare la linea di “una sinistra di governo.” La segretaria ha individuato le sue priorità per il partito in sanità e scuola pubblica, salario minimo, lotta alla precarietà e stop ai finanziamenti alla guardia costiera libica. Tra le proposte lanciate dal palco c'è anche quella di “un congedo parentale di tre mesi non trasferibile per entrambi i coniugi.” Sulla guerra in Ucraina, una materia per cui è attesa al varco dal resto delle forze politiche, ha ribadito il “sostegno al popolo ucraino che ha diritto a difendersi” chiedendo però anche un “protagonismo più forte dell'Europa perché finisca la guerra con una pace giusta.” Ha chiuso il proprio discorso con un minuto di silenzio per l'ennesimo naufragio al largo delle coste libiche, definito “una vergogna per l'Europa e per l'Italia.”Questa puntata di TRAPPIST è stata editata da Federico Cuscunà.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisfoto: elaborazione / Elly Schlein / FacebookQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Schlein è riuscita a vincere contro ogni pronostico le primarie del Pd. Riuscirà a riportare un po' più a sinistra non solo il proprio partito, ma anche il tono del dibattito politico italiano?La politica italiana si è resa effettivamente conto che Elly Schlein ha vinto le primarie del Pd — sono anche arrivati i dati definitivi, che certificano la sua maggioranza del 53,75% alle primarie. Si è tenuta una cerimonia informale in cui il segretario uscente Enrico Letta le ha fatto un regalo bizzarro: un melograno di ceramica, “simbolo di prosperità.” La vera investitura però arriverà all'assemblea del prossimo 12 marzo.Tutto l'arco politico o quasi si è congratulato con lei: da Mattarella e da Giorgia Meloni, che si aspetta “una opposizione durissima” e che ha posto l'accento sul fatto che ora anche alla guida del Pd ci sia una donna, fino a Berlusconi, che si augura “un confronto costruttivo.” I leader dei principali partiti di opposizione e i dirigenti del Pd i dirigenti hanno fatto con varie sfumature gli auguri alla nuova segretaria. Tutti? Non proprio: non arrivano notizie di dichiarazioni da Vincenzo De Luca, che ha mandato avanti il figlio Pietro — secondo il quale è “decisivo tenere unito il partito nella pluralità.”Cosa succederà ora? Dietro le felicitazioni, diverse persone sono spaventate da un Pd più a sinistra trascinato dalla nuova segretaria. A cominciare da Conte, che teme di perdere il monopolio sui temi di centrosinistra costruito nell'ultimo anno — probabilmente nelle prossime settimane il M5s cercherà di far uscire allo scoperto Schlein sulla guerra in Ucraina, un argomento molto difficile da ridefinire all'interno del Pd. Qualche centrista è già uscito, come Giuseppe Fioroni, ma non è detto che ci sia una fuga di massa come qualcuno aveva predetto: ad esempio il sindaco di Bergamo Gori, che si era esposto molto su una sua uscita dal partito in caso di vittoria di Schlein, ha fatto capire che per ora osserverà l'evoluzione della situazione. Ecco perché anche Calenda e in generale il cosiddetto “Terzo polo” non è entusiasta del risultato — un Pd spostato a sinistra, paradossalmente, potrebbe trascinare verso il centrosinistra anche il Terzo polo, almeno su alcune posizioni: le elezioni regionali hanno dimostrato che schiacciarsi troppo verso destra può essere rischioso.Le prossime mosse che attendono Schlein saranno già un indicatore di come intende gestire la segreteria e un partito che rimane balcanizzato in una serie di correnti con opinioni e sensibilità diversissime tra loro. Schlein dovrà nominare dei nuovi capigruppo al Senato e alla Camera, per la quale potrebbero essere in prima fila Chiara Gribaudo, Chiara Braga, Peppe Provenzano e Francesco Boccia — i gruppi parlamentari saranno un capitolo delicato, visto che in proporzione pochi deputati e senatori hanno sostenuto Schlein: la nuova segretaria dovrà quindi capire quanto potrà forzare la mano senza rischiare la loro ingovernabilità, come successo in passato nel Pd. A Bonaccini potrebbe essere offerta la poltrona onorifica di presidente dell'assemblea.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Le primarie del Pd stanno arrivando alla fase conclusiva: il prossimo 26 febbraio si vota nei gazebo, e lo scontro è più aperto del previsto. Forse perché in realtà non è proprio uno scontro frontale?Ieri sera si è tenuto in diretta su SkyTg 24 il dibattito “all'americana” tra i candidati alla segreteria del Pd, Schlein e Bonaccini. Il dibattito non è stato particolarmente acceso, né i due contendenti hanno rivelato posizioni radicalmente diverse da loro. Schlein è sembrata piuttosto istituzionale, forse fin troppo per una candidata che in vista delle primarie aperte del 26 febbraio dovrebbe passare all'attacco. Bonaccini invece è parso gestire il vantaggio, non attaccando o discostandosi da praticamente nulla di quanto detto da Schlein. Tra le differenze principali c'è la proposta esplicita di Schlein sull'opportunità di istituire un salario minimo per combattere la stagnazione dei salari, mentre Bonaccini ha ritirato fuori il “taglio del costo del lavoro.”Alle primarie dei circoli ha vinto Stefano Bonaccini con il 52,87%, ma comunque vada lo scenario futuro non sembra prevedere una rottura tra le anime del partito che sostengono i due candidati — i quali molto probabilmente dovranno trovare un accordo, come è stato anche evidente dalla poca pugnacità del dibattito di ieri. Bonaccini ha già spiegato che se vincerà tenderà una mano a Schlein, ed è presumibile che avverrà anche il contrario visto che entrambi vorrebbero scongiurare il rischio di nuove scissioni.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Il dato più evidente disponibile dopo la prima delle due giornate elettorali in Lazio e Lombardia è il calo drammatico dell'affluenza: in Lombardia alle 19 di ieri era al 26,93%, in Lazio addirittura il 24,19%. Si potrà votare anche domani fino alle 15, ma i dati sono comunque preoccupanti e segno di una crescente disaffezione dei cittadini alla politica — e mentre una volta l'affluenza bassa “premiava” il centrosinistra, le cose non sono più così scontate da diverso tempo ormai. Qualche dato in più sull'affluenza in Lombardia: a Milano si è votato di più in zona 3 e di meno in zona 1, mentre a livello regionale l'affluenza è più alta della media nelle zone montane delle province di Bergamo e Brescia. Sono zone dove dovrebbe essere premiato il centrosinistra, ma il divario che separa i principali contendenti Fontana e Majorino sembra essere difficile da colmare per quest'ultimoSostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisin copertina, elaborazione foto via Facebook / Attilio FontanaQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Mandando avanti a scottarsi due uomini fidati, Meloni ha provato a spostare l'attenzione dalla salute di Cospito alla presunta minaccia allo stato, e ad attaccare l'opposizioneSabato la presidente del Consiglio è intervenuta sul caso Delmastro–Donzelli con una lettera al Corriere della Sera in cui ha blindato sia Delmastro che Donzelli, di cui da giorni in molti chiedono le dimissioni, perché “non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti,” citando la famigerata news del ministero della Giustizia, in cui si sostiene che la scritta “limitata divulgazione” apposta sul documento fosse frutto di “mera prassi amministrativa.” Meloni conclude paventando di nuovo che il “clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando,” questa volta citando i pericolosissimi “manifesti comparsi il giorno precedente all'università La Sapienza di Roma,” che in qualche modo giustificano il dover assegnare “la scorta all'on. Donzelli e ai Sottosegretari Delmastro e Ostellari.”Qualche ora dopo Meloni è tornata sull'argomento in privato, nella chat dei gruppi parlamentari, attaccando direttamente, tra le altre cose, il quotidiano Domani: “Sono sinceramente preoccupata dal clima che si sta creando attorno a questa vicenda e dalla minimizzazione che vedo da parte di molti” (…) “Le auto incendiate, i manifesti che additano presunti ‘assassini' di Cospito all'università, le minacce di morte, gente messa sotto scorta, e dall'altra parte chi finge di non vedere e anzi giustifica (leggevo un lunare articolo nel quale si sostiene che inventiamo pericoli finti per poi imporre scelte di limitazione delle libertà ) o soffia direttamente sul fuoco (vedi alcuni titoli de ‘il Domani')” (…) “Tutti i contorni di questa vicenda sono abbastanza inquietanti, compresa la tempistica che quasi sovrappone la nascita del governo all'inizio dello sciopero della fame da parte di Cospito – ha aggiunto la premier – È possibile che io stia esagerando e spero sia così, ma comunque vada serve che tutti siano concentrati e seri. Dalle risposte al mio appello credo che l'opposizione preferisca continuare ad alimentare la polemica. Vedremo, ma comunque vada vi invito a non partecipare.”Nel frattempo, ci sono stati di nuovo scontri tra manifestanti e polizia a Roma, dove la protesta per la revoca del 41–bis a Cospito ha cambiato percorso, diventando formalmente con itinerario non autorizzato. Le forze dell'ordine hanno ferito 2 manifestanti a manganellate, e 3 sono stati arrestati. Tra i manifesti e gli striscioni presenti in manifestazione se ne segnala uno che diceva “il carcere uccide.” Durante la manifestazione gli organizzatori hanno definito il 41–bis un “regime di tortura.” A Milano è stata organizzata una protesta davanti al carcere di Opera, da cui ha preso vita un piccolo corteo — tra gli slogan: “Galere e Cpr non non ne vogliamo più, colpo su colpo le tireremo giù.”Il giorno prima, in un'intervista al *Biellese,* Andrea Delmastro ha dichiarato che “la sinistra dovrà fornire all'opinione qualche spiegazione su quell'inchino ai mafiosi;” un'affermazione che avrebbe fatto “vacillare” anche Giorgia Meloni, che secondo un retroscena di Repubblica si sarebbe esposta tantissimo, nel governo e nella maggioranza per proteggere Delmastro e Donzelli — arrivando a urlare, in riunione con Nordio e il suo staff, “i miei uomini non si toccano.” La reazione del Pd agli ulteriori attacchi è stata comprensibilmente dura. Il senatore milanese Misiani ha commentato: “C'è una sola espressione possibile per definire l'attacco a testa bassa contro l'opposizione di Donzelli, Delmastro e dei loro camerati di Fratelli d'Italia: squadrismo fascista. È c'è una sola cosa che possono fare: dimettersi. Subito.” Il partito ha annunciato che i democratici coinvolti nelle dichiarazioni di Delmastro e Donzelli “presenteranno querele e richiesta di risarcimento danni.”Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisin copertina, elaborazione CC BY-NC-SA 3.0 IT presidenza del Consiglio dei ministriQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Le condizioni fisiche di Alfredo Cospito sono ormai completamente deteriorate. Il suo è un caso eccezionale, ma lo stato deve decidere qual è il ruolo del carcere nella società italiana: perché la nostra giustizia è così rigida contro movimenti e antagonisti?Il governo è uscito allo scoperto prendendo una posizione piuttosto dura sul caso di Alfredo Cospito, usando come pretesto le “violenze” degli anarchici e dichiarando in una breve nota che “azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tantomeno se l'obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo. Lo Stato non scende a patti con chi minaccia.” Il ministro dell'Interno Piantedosi ha detto che “non ci facciamo condizionare.” L'udienza che dovrà decidere il destino di Cospito per ora è stata anticipata al 7 marzo, un mese e mezzo prima di quanto previsto ma comunque troppo lontana per le condizioni fisiche del detenuto, che dopo uno sciopero della fame di più di 100 giorni sono ormai pesantemente deteriorate.Nel corso del fine settimana è significativamente aumentata la tensione attorno al caso Cospito. A Roma una manifestazione in suo sostegno è degenerata in scontri tra i manifestanti e la polizia. Intorno alle 20:00 di venerdì sera, i manifestanti hanno iniziato a muoversi in corteo — era previsto solo un presidio — e si è arrivati a tafferugli, con i militanti che hanno danneggiato alcune proprietà. Ieri è stato reso noto che 41 militanti anarchici sono stati identificati e denunciati. Commentando la notizia, il ministero dell'Interno Piantedosi ha dichiarato che “lo Stato non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili, nella convinzione che nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se viene portata avanti col ricorso a questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell'ordine.” Il ministro ha preannunciato anche che ci sarà “una disamina” degli eventi di questi giorni, “in un incontro con i vertici e gli esperti degli apparati di sicurezza.” Gli scontri a Roma non sono stati infatti l'unica iniziativa in difesa di Cospito: sulle colline di Torino sono stati incendiati alcuni cavi di un traliccio utilizzato come ripetitore anche per i segnali di servizio della polizia stradale. Sul muretto a fianco alla scritta era stato scritto con una bomboletta spray: “Fuori Cospito dal 41 bis.”I fatti che hanno motivato la reazione del governo arrivano però dall'estero: come segnalato da una nota della Farnesina nei giorni scorsi è stato infranto un vetro nel palazzo del Consolato Generale a Barcellona ed è stata incendiata un'auto con targa diplomatica di un “funzionario diplomatico in servizio all'Ambasciata d'Italia,” Luigi Estero, di Berlino. In entrambi i casi non risultano feriti. El Periódico de Catalunya riporta che l'attacco sarebbe opera di “cinque uomini incappucciati.” Sul muro a fianco all'ingresso del Consolato sono state lasciate tre scritte: “Amnistia totale,” “Stato italiano assassino,” “Libertà per Cospito.” L'attacco a Berlino ricalca esplicitamente quello che aveva colpito l'automobile di Susanna Schlein, la diplomatica italiana ad Atene, sorella della candidata alla segreteria del Partito democratico. L'8 gennaio era stata inviata invece una busta con un proiettile al procuratore Francesco Saluzzo, che aveva chiesto la pena dell'ergastolo per Cospito.Flavio Rossi Albertini, l'avvocato difensore di Cospito, cerca di riportare il discorso sul suo cliente — descrivendo la posizione della linea dura dello stato come “singolare”: “L'esecutivo sembra fermo a marzo del 1978, qui non si discute se cedere alle pressioni ma se ricorrono le condizioni per sottoporre e mantenere Alfredo Cospito al 41 bis. Non è una questione di muscoli ma di diritto, di interpretazione estensiva di una norma eccezionale. Il 41 bis dovrebbe essere applicato nei casi tassativi previsti dalla legge, è una norma di stretta interpretazione. Per Cospito è stato ampliato, dilatato il perimetro applicativo e dopo 102 giorni di sciopero della fame è ancora in attesa della decisione del Ministro.”Nei giorni scorsi il Garante Nazionale per le persone private della Libertà, Mauro Palma, aveva chiesto l'urgente trasferimento di Alfredo Cospito, che deve essere portato in una “struttura in grado di garantire immediato intervento sanitario.” Palma sottolinea che il carcere di Sassari dove attualmente si trova Cospito “non è dotato di un centro clinico interno e nel territorio limitrofo non vi sono strutture sanitarie in grado di assicurare eventuali interventi urgenti con la dovuta sicurezza.” È stata anticipata, nel frattempo, l'udienza in Cassazione sul ricorso presentato dalla difesa, che ora si terrà il 7 marzo, invece del 20 aprile. Cospito è in sciopero della fame da 101 giorni, un periodo lunghissimo, che ha conseguenze gravi sulla salute — il Post ha pubblicato un approfondimento per spiegare quali sono le conseguenze di uno sciopero della fame così lungo sul corpo di una persona.Alfredo Cospito “da un momento all'altro può essere in pericolo di vita.” Lo ha testimoniato la sua dottoressa di fiducia Angelica Milia, che nei giorni scorsi era stata diffidata dal parlare delle condizioni sanitarie di Cospito. In sciopero della fame da 100 giorni, Cospito è a rischio di edema cerebrale, e la sua situazione è peggiorata drasticamente perché è scivolato nella doccia, cadendo e rompendosi il setto nasale. Avendo perso molto sangue, “si sono ridotte le piastrine e i globuli bianchi, con conseguente calo delle difese immunitarie.”Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratisin copertina: elaborazione grab Agtw / AGTW - CorriereTvQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Sta passando largamente inosservata la notizia che all'Archivio centrale dello Stato mancano tutti i documenti prodotti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 1968 al 1980 — per coincidenza, lo stato non ha un solo foglio su stazioni, aerei, ferrovie, ponti degli anni delle StragiNell'archivio del ministero dei Trasporti non ci sono documenti che riguardano gli anni “delle Stragi” — dal 1968 al 1980 — e mancano addirittura tutte le documentazioni del ministero e del rispettivo gabinetto. La rivelazione arriva dalla relazione annuale del Comitato consultivo sulle attività di versamento all'Archivio Centrale dello Stato della documentazione relativa alla direttiva Renzi/Draghi. La conferma è arrivata dalla sottosegretaria del ministero Fausta Bergamotto (FdI) che ha ammesso quanto aveva anticipato già la presidente dell'Associazione familiari vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti. Bergamotto ha risposto, facendo le veci di Salvini, all'interrogazione di Luigi Marattin, che ha presentato un'interpellanza analoga a quella della settimana scorsa di Federico Fornaro. Tra i documenti riversati nell'Archivio centrale dello Stato, in realtà, mancano completamente tutti i documenti relativi al periodo 1968–1989 del Mit, nonché tutta la documentazione del ministro e del capo di Gabinetto. Bonfietti sottolinea che la mancanza di documenti “è contro la legge,” legge che però è “purtroppo totalmente disattesa non contemplando alcun tipo di sanzione.”Tra gli altri argomenti della puntata:I dati della disuguaglianza in Italia, presentati da Oxfam in occasione del Forum economico mondiale;L'emendamento al Milleproroghe per eliminare la scadenza delle concessioni balnerari;Le miniere di Litio e Cobalto in ItaliaSostieni the Submarine e ricevi la newsletter tutte le mattine, abbonati
Il governo Meloni è tranquillo, coperto da una ampia maggioranza parlamentare. Ma nei primi mesi di governo ha deluso in modo seriale i propri elettori, e nei prossimi mesi le difficoltà da affrontare saranno ancora più complesse.Lo sciopero dei benzinai, annunciato perché il governo aveva cercato di scaricare la responsabilità dell'aumento dei carburanti sulla categoria, è “congelato” — almeno fino al 17, quando ci sarà un nuovo incontro tra i rappresentanti delle associazioni e Palazzo Chigi. Mentre scriviamo non sono ancora stati formalizzati i cambiamenti al Dl benzina, che dovrebbe essere bollinato oggi, ma dovrebbe contenere un meccanismo per ridurre le accise in caso il prezzo del self service superi i 2 euro, e un ammorbidimento delle sanzioni contro i benzinai che non espongono il doppio prezzo, con le più rigide riservate solo per le “omissioni” e non per i “ritardi.” Aver fermato lo sciopero dei benzinai è una vittoria importante per il governo, che viene da una serie di “tradimenti” nei confronti di diversi bacini elettorali, e che era quindi preoccupato di una rottura con la filiera del trasporto. Ma aver temporaneamente calmato i benzinai non vuol dire aver risolto il problema dei carburanti: ieri Fazzolari è tornato a sottolineare che “si riducono le accise solo se c'è un aumento del prezzo del carburante e dunque un maggior gettito Iva da utilizzare.” L'idea, quindi, sembra essere quella di cercare di “resistere” e incassare l'extragettito, fino a quando non ci siano abbastanza risorse per abbassare le accise — come se i prezzi non fossero già oltre l'insostenibilità.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati, la prima settimana è gratisQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/5344380/advertisement
Con Rosa Fioravante, segretaria nazionale ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in ItaliaMentre il ministro Valditara tiene banco con le proprie opinioni sui lavori umilianti e il merito, Bernini condanna i dottorandi al precariato, abbandonando a un futuro non precisato il passaggio verso un contratto di ricercaIl ministro dell'Istruzione e del Merito è di nuovo al centro delle polemiche per un'affermazione fatta il 21 novembre durante un evento pubblico a Milano — lo stesso in cui ha proposto i lavori socialmente utili per gli alunni violenti. Non si è fermato lì: ha anche detto che l'umiliazione “è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità.” Di fronte alle critiche, il ministro ha fatto una mezza marcia indietro, dicendo di aver “usato un termine sicuramente inadeguato,” ma “confermo il messaggio.” Il ministro aveva fatto discutere fin da quanto il suo dicastero è stato annunciato da Meloni. La questione del “merito,” da sempre centrale al pensiero della destra italiana, con il quale si giustificano i sacrifici chiesti ai cittadini, fa il paio con l'idea della “libertà” della ricerca, con cui la ministra dell'Università Anna Maria Bernini sembra aver rimandato a data da destinarsi la piena attuazione della riforma del pre–ruolo universitario, che avrebbe garantito un contratto di ricerca ai dottorandi, andando a sostituire gli assegni di ricerca.Segui Adi https://www.instagram.com/adidottorato e Rosa https://www.instagram.com/rosa_fiorav/Abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Il governo Meloni ha come priorità abbattere tutte le ultime norme, restrizioni ed eredità giuridiche riguardanti la lotta alla pandemia: ieri il nuovo ministro alla Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato che il bollettino sull'andamento della pandemia in Italia diventerà settimanale e non più quotidiano. Non è chiaro se ciò significherà la fine della diffusione e della disponibilità di dati per il pubblico o semplicemente il ministero smetterà di aggregarli — ma probabilmente lo si capirà già oggi.Ci sono però anche misure più sostanziali: il governo sta infatti lavorando a un provvedimento che disponga il rientro in servizio del personale sanitario sospeso per inadempienza all'obbligo vaccinale. Il ministro ha dichiarato che ritiene “opportuno avviare un progressivo ritorno alla normalità” incassando anche il sostegno del presidente della Federazione degli ordini dei medici, che ha sorprendentemente definito la decisione “di buon senso e saggezza.” Dovrebbero anche avere termine le sanzioni per gli over 50 che non hanno effettuato nemmeno la prima dose di vaccino.Ma quanto era atteso questo provvedimento? In realtà il fenomeno no-vax in Italia è stato piuttosto contenuto rispetto a molti altri paesi europei: ad oggi l'85,8% della popolazione ha iniziato il ciclo vaccinale, l'84% ha avuto una dose di richiamo e il 68% due — la quarta dose invece è stata effettuata solo dal 7% della popolazione, anche a causa di una campagna sottotono gestita dal precedente governo. È interessante notare però che la fascia di popolazione meno vaccinata, quella tra i 40 e i 49 anni, che ha una copertura con prima dose solo dell'89,6%, è anche una di quelle che ha votato più volentieri Fratelli d'Italia alle urne.Il provvedimento più forte di tutti però sarà la probabile abrogazione totale dell'obbligo delle mascherine, anche negli ospedali. L'obbligo di indossarla sul posto di lavoro scade il 31 ottobre e, se il governo deciderà di non prorogarlo, semplicemente non si rinnoverà automaticamente. La Fiaso, federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, ha però messo le mani avanti, chiedendo che in questo caso “le direzioni sanitarie valutino l'obbligo mascherine per operatori sanitari sulla base dei rischi, reparto per reparto, a tutela dei fragili.”Nel frattempo sembra proprio che la commissione d'inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria si farà: due proposte sono state già depositate da Lega e FdI, mentre l'autoproclamato Terzo polo e il Pd si sono detti favorevoli — anche se Francesco Boccia, del Pd, ha chiesto che “allora si parli di tutto, anche delle responsabilità delle Regioni del Nord.” Il governo per il momento sembra comunque essere fortunato: secondo il consueto — per ora? — report settimanale dell'Iss, l'incidenza e i ricoveri sono in calo in tutto il paese. L'occupazione delle terapie intensive è intorno al 2,2%, mentre quella delle aree mediche è al 10,8% — numeri che comunque parlano di una pandemia, sebbene meno grave di due anni fa, ben lontana dall'essere conclusa.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis -> https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno giurato, mettendo fine all'allucinazione che questo sarebbe stato un governo moderato. Al contrario, tra i ministri ci sono molti nomi impresentabili e figure dell'estrema destra.L'elenco è problematico persino nel nome assegnato ad alcuni dicasteri: come quello per l'Agricoltura e la sovranità alimentare, che sembra un richiamo all'autarchia; o quello dell'Istruzione, che diventa dell'Istruzione e del Merito; o quello della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità. È rientrato dalla finestra anche il famoso ministero del Made in Italy, che sostituirà quello dello Sviluppo Economico — ribattezzato, appunto, ministero delle Imprese e del Made in Italy. Durante la lettura della lista, Meloni ha invertito Zangrillo e Pichetto Fratin, che saranno rispettivamente ministro della Pubblica amministrazione e dell'Ambiente. Una svista può capitare — ma nel frattempo entrambi avevano iniziato a parlare a nome dei rispettivi ministeri.Per il resto: Eugenia Roccella, la nuova ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, è stata portavoce del Family Day ed è famosa per le proprie posizioni anti-abortiste — lo scorso 25 agosto ha dichiarato in tv che “l'aborto non è un diritto” ed è contraria all'adozione per le coppie LGBTQI+. È anche autrice di libri come Eluana non deve morire e Contro il cristianesimo: Onu e Ue come nuova ideologia.Anche sul lato economico non va molto meglio: il ministero dell'Economia alla fine è stato assegnato al leghista-governista Giancarlo Giorgetti, probabilmente come mossa per blindare la Lega al governo a prescindere dai capricci di Salvini. Giorgetti, nonostante l'aura di affidabilità e le lodi del ministro uscente Franco, è un leghista molto “classico,” soprattutto nell'atteggiamento verso il sud: in passato è stato al centro di diverse polemiche in proposito — come quando nel 2018, commentando il Rdc, aveva detto che era una misura gradita “all'Italia che non ci piace” — e da ministro dello Sviluppo economico del governo Draghi ha destinato meno fondi del Pnrr al sud rispetto a quanto previsto e con più ritardo — del 40% che sarebbe dovuto andare al Mezzogiorno, a giugno il suo ministero era fermo al 25%.E la nuova ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone? È una strenua sostenitrice del lavoro “flessibile” contrapposto al posto fisso e al salario minimo. Vuole che i giovani abbiano la “capacità del rischio.” Nel suo libro del 2012 10 idee per il lavoro dei nostri figli, Calderone criticava “l'architettura legislativa votata all'assistenzialismo” e costruzioni bolsceviche come il servizio sanitario nazionale o le borse di studio, colpevoli di andare incontro ai più poveri e non ai più meritevoli.Sono preoccupanti anche altri nomi, solo in apparenza meno impresentabili: a partire da Calderoli ministro agli Affari Regionali e alle Autonomie, dove potrà portare avanti un'agenda autonomista e pseudo-federalista, oppure il già citato ministero delle Imprese e del Made in Italy che è stato affidato ad Adolfo Urso, presidente uscente del Copasir ed esponente di FdI proveniente da una lunga militanza nel Msi. Una delle figure più criticate è quella di Daniela Santanché, posta al dicastero del Turismo nonostante i suoi evidenti interessi nel settore, essendo co–proprietaria insieme a Briatore del Twiga, il famigerato stabilimento di lusso a Forte dei Marmi, che fattura all'anno 4 milioni di euro e paga una concessione d'affitto allo Stato di 17.619€. Comunque non vi vorremmo illudere, la maggior parte dei membri del governo sono senatori e non deputati — e questo potrebbe essere un punto debole per il futuro, data la maggioranza più risicata in Senato.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Dopo settimane di retroscena che raccontavano un governo Meloni sorprendentemente domato, quasi “draghiano,” la coalizione di destra ha messo alla presidenza del Senato un ex missino e alla Camera un omofobo anti–abortoIl primo colpo di scena di questa legislatura è arrivato con l'elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato “a insaputa” di Forza Italia: l'accordo nella maggioranza, che fino a ieri mattina sera sembrava definitivo — con il “passo indietro” di Calderoli — evidentemente non lo era ancora. Forza Italia ha deciso quindi di non partecipare alla prima votazione — con l'eccezione di Berlusconi e Casellati — ma La Russa è stato eletto lo stesso, con i voti di almeno 17 senatori delle opposizioni. Chi l'ha votato, e perché? I sospetti si sono indirizzati subito verso Renzi e Calenda, che respingono le accuse. Pagella Politica ha analizzato i video della votazione per capire quali senatori sono rimasti “troppo tempo” all'interno del catafalco per aver fatto scheda bianca: tra i nomi, oltre a vari terzopolisti, ci sono anche diversi esponenti del M5S e del Pd, tra cui Patuanelli, Camusso e Delrio.Ma perché Forza Italia non ha voluto sostenere La Russa? A quanto pare l'ostinazione di Berlusconi — che poco prima del voto ha avuto con La Russa uno scontro acceso, mandandolo platealmente affanculo — è da ricondurre alla trattativa per far avere un ministero alla sua fedelissima Licia Ronzulli. Dopo lo smacco della votazione, Berlusconi si è formalmente congratulato con il suo ex ministro della Difesa, e ha spiegato di aver voluto “dare un segnale” contro i veti. L'ex cavaliere ora medita vendetta, e pretende di ottenere almeno i ministeri della Giustizia e dello Sviluppo Economico.La seduta del Senato si era aperta con il discorso commosso di Liliana Segre, che ha ricordato il centenario della marcia su Roma, ha citato Matteotti come iniziatore ideale della Resistenza, ha criticato i recenti tentativi di modifica della Costituzione e ha esortato a non considerare “divisive” le feste del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno. Un discorso molto “politico,” certamente calibrato sulla composizione della maggioranza e sul nome di chi avrebbe preso il suo posto nel giro di un paio d'ore — uno che il 25 aprile ha sempre rivendicato di non festeggiarlo. Nel suo discorso di insediamento, La Russa ha detto di condividere le parole di Segre, e ha ricordato le violenze politiche degli anni Settanta — da lui vissute da protagonista — appianandole nella retorica di pacificazione nazionale, citando sia Sergio Ramelli, sia Fausto e Iaio: “Cercherò con tutte le mie forze di essere il presidente di tutti.”Alla Camera le cose si sono svolte in modo piú ordinato: le opposizioni si sono contate — anche se 3 parlamentari del Pd hanno votato Richetti, il nome dei renziani — mentre la coalizione di centrodestra ha eletto in modo piuttosto compatto Lorenzo Fontana, esponente leghista veronese ultra-cattolico, noto per le sue posizioni oltranziste sui diritti civili e sull'immigrazione. Per dare un'idea del personaggio si potrebbero citare tante sue dichiarazioni passate, ma scegliamo un consiglio bibliografico: La culla vuota, libro scritto nel 2018 per un editore assolutamente non neofascista, poco prima di diventare ministro della Famiglia nel governo giallo-verde, in cui Fontana spiega che “il destino degli italiani rischia di essere l'estinzione” per via della “precisa scelta di colmare il gap demografico con i flussi migratori.” La prefazione è di Matteo Salvini.
Forse questa volta il Partito democratico si troverà a doversi confrontare con le proprie spaccature interne — tra correnti e ideologie. Ma come sempre, il rischio più grande è che non cambi nienteSi è tenuta ieri la direzione nazionale del Partito democratico, il primo importante appuntamento che porterà al congresso dell'anno prossimo. L'assemblea è durata quasi 10 ore, con decine di interventi: se siete amanti del genere e avete molto tempo libero, potete recuperare la diretta su YouTube. Nel proprio intervento di apertura, Enrico Letta ha fatto per la prima volta un esplicito “mea culpa” per aver impostato la campagna elettorale quasi unicamente sulla difesa del governo Draghi: “L'insistenza su questo fatto ha penalizzato il Pd,” che non è riuscito a mostrarsi soltanto come “il partito di coloro che ce la fanno.” All'autocritica si affianca però anche l'autoassoluzione: Letta non ha perso occasione di attaccare gli interlocutori del campo largo che “non volevano stare insieme,” e ha detto che tutto sommato il risultato “non è stato catastrofico.” D'altra parte — ha aggiunto nella replica al termine dei lavori — stare all'opposizione “ci farà bene, farà bene al Pd e ci consentirà di rigenerarci.” Alla fine, la relazione del segretario è stata approvata con un solo voto contrario — quello di Monica Cirinnà — e due astenuti. Ma come si potrebbe rigenerare il Pd? Parlando dell'anima del partito, nella lunga seduta di autocoscienza di ieri sono emerse le contraddizioni e le divisioni di sempre: Orlando ha parlato di “ambiguità congenita” e di “conflitto irrisolto” tra un partito “neoliberale” e uno socialista: “Dobbiamo decidere da che parte stiamo nel conflitto sociale, altrimenti rischiamo di finire nella tenaglia tra un partito delle élite (Calenda) e uno socialpopulista (Conte).” C'è poi la frattura generazionale — “sono cambiati tanti segretari, ma il gruppo dirigente è sempre lo stesso,” avverte il sindaco di Bologna Matteo Lepore — e soprattutto quella di genere: la presidente Valentina Cuppi ha parlato apertamente di un partito “fortemente maschilista e dominato dalle correnti.” Su questo punto anche Letta ha ammesso che “il fallimento della nostra rappresentanza è chiaro e evidente.” Le uniche certezze, al momento, sono che il partito non si scioglierà — è l'unica cosa su cui sembrano essere tutti d'accordo, nonostante il suggerimento arrivato da Rosy Bindi in questo senso — né cambierà il simbolo. A marzo si terranno le primarie e Letta resterà al proprio posto fino alla scelta del proprio successore, che avverrà al termine di un “congresso costituente” da portare avanti parallelamente al lavoro parlamentare. Con il rischio, come sempre, che alla fine non cambi nulla. Sostieni the Submarine e ricevi la newsletter quotidiana: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
L'esplosione delle bollette, i rapporti difficili con l'Unione europea, lo spettro di una nuova ondata di Covid — cosa può fare la destra, che finora si è dimostrata completamente inadatta ad affrontare queste crisi?Meloni e Salvini si sono affrettati a smentire i retroscena giornalistici sul braccio di ferro per ottenere il Viminale: dopo l'assemblea dei parlamentari leghisti, il segretario ha ribadito che “con Giorgia c'è grande sintonia” e la coalizione governerà per 5 anni. L'unico a mettere ancora apertamente in dubbio la leadership di Salvini è l'ex ministro Maroni, che ha lanciato apertamente la candidatura di Zaia a segretario. Ma il diretto interessato si schermisce: “Io mi devo occupare del Veneto.”Meloni ha smentito anche le ricostruzioni circolate in questi giorni sul totoministri, che però continua a tenere banco sui giornali. Tra le ultime ipotesi, se vi appassiona il genere: Casini potrebbe ottenere la presidenza del Senato in rappresentanza delle opposizioni; otto ministeri dovrebbero andare a esponenti di FdI, mentre Lega e FI ne otterrebbero quattro ciascuno; Meloni vorrebbe più ministri “tecnici,” mentre gli alleati premono per avere un governo pienamente politico; Giulia Bongiorno potrebbe andare alla Giustizia, oppure alla Pubblica Amministrazione, mentre per l'Economia resta ancora in campo l'ipotesi di Fabio Panetta, membro del board della BCE.L'ARERA, l'agenzia di regolazione dell'energia, ha comunicato un aumento del 59% del prezzo di riferimento dell'energia elettrica per l'ultimo trimestre del 2022. L'aumento si tradurrà in una spesa di circa 1322 euro all'anno per una “famiglia-tipo,” importo più che raddoppiato rispetto ai 632 euro del 2021. E poteva andare peggio: l'authority ha deciso infatti di “posticipare eccezionalmente il necessario recupero della differenza tra i prezzi preventivati per lo scorso trimestre e i costi reali che si sono verificati,” evitando di arrivare a un aumento del prezzo di circa il 100%.Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis
In tarda mattinata si sono susseguite le conferenze stampa di Salvini, Calenda, e Enrico Letta — i tre leader politici che, in misure diverse, si sono dovuti confrontare con una sconfitta. Matteo Salvini ha fatto un discorso soprattutto rivolto verso l'interno del partito, minimizzando l'impatto della perdita dei voti e rivendicando la presenza in tutto il paese, un messaggio rivolto senza dubbio alla parte del partito che crede di poter ricostruire il consenso ripartendo dal discorso delle autonomie. Salvini ha promesso che ci sarà un “confronto di provincia in provincia,” ufficialmente per avvicinare il governo al territorio — ma è esplicito che si tratti di un tentativo di tenere sotto controllo il partito. Secondo il segretario della Lega, il partito ha scontato il supporto al governo Draghi, che gli elettori hanno bocciato, premiando FdI — sempre all'opposizione — e M5S. Sul ruolo del governo Draghi è intervenuto anche Carlo Calenda, che si è chiesto come mai gli elettori si siano espressi così nettamente per la destra quando il consenso per il governo di Mario Draghi rimaneva così alto. Calenda ha lamentato il poco successo del proprio schieramento, promettendo di “aprire subito un cantiere” per una opposizione alternativa a quella di Pd e M5S.Enrico Letta ha parlato per ultimo, ed è l'unico dei leader sconfitti a fare i conti con la sconfitta del proprio partito, seppure con i propri tempi: il segretario del Pd si è rifiutato di assumersi le responsabilità per aver fatto crollare il campo largo — che di fronte ai numeri di oggi aveva una possibilità di giocarsela ad armi pari con la destra — ma ha annunciato che non si candiderà al congresso del Partito democratico, che dovrebbe tenersi prima di marzo. Letta non si dimette però, e quindi avrà naturalmente un ruolo preponderante in questa fase di ricostruzione del Partito.Confermando i sondaggi, la coalizione di destra ha vinto nettamente le elezioni, con una percentuale che supera il 44% sia alla Camera sia al Senato — percentuale che garantirà la maggioranza assoluta in entrambe le camere, ma non quella dei due terzi indispensabile per cambiare la Costituzione senza passare da un referendum. Fratelli d'Italia è il primo partito, con oltre il 26% dei voti, mettendo Giorgia Meloni sulla strada per diventare la prima donna presidente del Consiglio e — come hanno titolato diversi media internazionali — la premier più a destra della storia dell'Italia repubblicana, a cent'anni esatti dalla marcia su Roma.Non è un risultato così difficile da interpretare: il voto ha premiato chiaramente l'unico grosso partito che è rimasto fuori dal governo Draghi e dalla logica delle larghe intese, permettendogli di sestuplicare i consensi ricevuti appena quattro anni fa. Duramente penalizzati, invece, gli altri due membri della coalizione (lasciamo stare i centristi di Lupi, Toti e Brugnaro, fermi sotto l'1%): Forza Italia e Lega, dal 14% e 17,4% ottenuti rispettivamente nel 2018, crollano attorno all'8%. Per il partito di Salvini, superato da FdI anche nelle regioni del Nord, è una sconfitta storica, che potrebbe mettere il segretario di fronte alla tanto pronosticata “resa dei conti” sulla leadership. La debolezza dei due alleati, passata l'euforia della vittoria, potrebbe essere un problema anche per Meloni: ieri Berlusconi è stato sentito mentre confessava a un gruppo di sostenitori di avere “un po' paura” di lei.Sostieni the Submarine e ricevi la newsletter quotidiana, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Dopo una campagna elettorale fiacca e senza contenuti, l'Italia si prepara ad un voto di cui l'esito sembra scontato. Eppure, nessuno è d'accordo su cosa verrà dopo.I leader dei partiti di destra hanno chiuso la campagna elettorale a piazza del Popolo, a Roma, con un comizio in cui hanno parlato più o meno in ordine di importanza: prima Berlusconi, poi Lupi, poi Salvini, infine Meloni — introdotta da una citazione di Tolkien letta sul palco da Pino Insegno, voce di Aragorn nel doppiaggio italiano del Signore degli Anelli. Nonostante l'ostentazione di unità, le divisioni interne alla coalizione sono emerse anche durante la manifestazione, specialmente tra Meloni e Salvini — che non ha apprezzato l'affermazione dell'alleata riguardo alla lista di ministri già pronta. In ogni caso, il leader leghista ha detto che la destra è pronta per governare per 5 anni, mentre Meloni ha detto che se avranno i numeri per fare la riforma costituzionale sono pronti a farla anche da soli.Le cronache della manifestazione concordano sul predominio ormai schiacciante di Giorgia Meloni rispetto agli alleati: la maggior parte dei militanti che hanno riempito la piazza erano lì per lei, e suoi erano gli striscioni più visibili — “Noi siamo Giorgia” e “È tempo di patria.” Immancabile anche l'armamentario fascistoide, tra magliette con la citazione virgiliana “Sit romana potens itala virtute propago” — motto della federazione romana della Gioventù Nazionale — o direttamente della Xa Mas. Pietro Salvatori sull'HuffPost parla di un “Meloni Pride”; “Roma è casa di Giorgia Meloni, e Lega e Forza Italia presidiano i loro gazebo senza nemmeno provare a competere sui numeri,” commenta Giulia Merlo su Domani. Sostieni the Submarine e ricevi tutti i giorni la newsletter: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Da Giorgia Meloni a Matteo Renzi, il fronte per una riforma costituzionale è molto ampio. Tutti parlano di presidenzialismo — ma cosa hanno in mente di preciso?L'idea di una commissione bicamerale per discutere delle riforme costituzionali — lanciata due giorni fa da Giorgia Meloni a Porta a porta — è finita al centro del dibattito elettorale: Letta l'ha respinta al mittente, dicendo che in ogni caso il Pd mantiene una “fortissima” opposizione al presidenzialismo, perché “la Costituzione nella sua parte centrale va salvaguardata.” Non stupiscono invece le aperture di Azione-Italia Viva: secondo Maria Elena Boschi una bicamerale “può essere un'ipotesi,” e anche Calenda ha parlato di una “buona soluzione.” Secondo il costituzionalista Massimo Villone, che da senatore ha fatto parte della bicamerale voluta da D'Alema tra il 1997 e il 2001, “Meloni vende fumo,” perché in ogni caso “una bicamerale non è isolata” rispetto al resto del Parlamento e ne riflette gli equilibri.Letta sta impostando queste ultime due settimane di campagna elettorale nel tentativo di smontare l'immagine di una Meloni “moderata”: in comizio a Cagliari ha detto che “il vero progetto di Meloni è in quel discorso che fece in Spagna, di fronte alla platea di Vox, partito post-franchista.” Nonostante una parziale ritrattazione sull'“allarme democratico” — ieri ha detto che “la democrazia non è a rischio” perché “il nostro sistema regge e reggerà” — intervistato questa mattina sulla Stampa insiste sul rischio che la destra stravolga la Costituzione e “mandi a casa Mattarella.” Il segretario del Pd torna ad attaccare anche il “terzo polo” e Conte — “la loro causa è quella di sconfiggere il Pd e di prenderne il posto” — e specificamente Renzi in quanto “padre” del Rosatellum: “La legge elettorale è figlia di Renzi, se l'è costruita con l'idea che il suo 40% potesse diventare il 60 in Parlamento. Un trucco da apprendista stregone che poteva avere solo esiti nefasti.” Ma il Pd ha fatto abbastanza per cambiarla, dal 2018 ad oggi? “Onestamente ho fatto di tutto — risponde Letta — ma ho trovato un Parlamento troppo frammentato.” “Il voto utile non esiste, è una grande mistificazione. Esiste il voto giusto, i cittadini lo devono dare alle forze politiche che appaiono più affidabili.” Parola di Giuseppe Conte, che si è concesso un bagno di folla a Torino insieme all'ex sindaca, ora candidata, Chiara Appendino. In mattinata è stato invece al mercato di Baggio, quartiere popolare di Milano, nel contesto di un tour elettorale nelle regioni del Nord — dove il Movimento 5 Stelle è più debole. L'ex premier rivendica i risultati dei propri governi e difende, in particolare, il Reddito di cittadinanza, tanto da paventare il rischio di una “guerra civile” se il futuro governo di destra dovesse abolirlo. Sostieni the Submarine e ricevi la newsletter tutti i giorni: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Tra poche proposte concrete e un discorso pubblico basato solo sulle critiche agli avversari, il momento del voto si avvicina. Ma sarebbe ora di parlare di cose più concrete, come ridurre le disuguaglianze o nazionalizzare Eni.Fino al 3 settembre la chiusura i flussi del Nord Steam 1 — già ridotti al 20% della capacità — è del tutto interrotta, ufficialmente per un intervento di manutenzione straordinaria. A questo si accompagna la decisione, da parte di Gazprom, di interrompere completamente le forniture destinate alla compagnia energetica francese Engie — che poi ha detto di aver trovato “altre fonti di approvvigionamento” — accusandola di non aver pagato del tutto le consegne di luglio. Secondo la ministra francese della Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher, è “molto chiaro” che la Russia stia usando il gas come “un'arma di guerra” e per questo “dobbiamo prepararci allo scenario peggiore di una completa interruzione delle forniture.” Il Cremlino, invece, continua a sostenere che i malfunzionamenti del gasdotto sono dovuti a “problemi tecnologici” causati dalle sanzioni europee, e nient'altro.Negli ultimi due giorni la corsa del prezzo del gas si è arrestata, chiudendo lunedì a 254 euro al megawattora sul mercato di Amsterdam. A “calmare” le speculazioni è stato l'annuncio, da parte di von der Leyen, di un prossimo intervento di emergenza, e l'apertura da parte tedesca alla possibilità di stabilire un tetto al prezzo del gas a livello europeo. Non è detto, però, che il peggio sia passato: i prezzi restano comunque molto alti e molto volatili. Anche per questo i diversi paesi europei stanno studiando piani per la riduzione dei consumi e, come extrema ratio, il razionamento del gas: il portavoce del governo francese Olivier Véran, ad esempio, ha detto che i cittadini dovrranno cambiare “un certo numero di abitudini.”In Italia il tema continua a dominare la campagna elettorale, con tutti i partiti che continuano a rivolgere appelli al governo: Salvini ha esortato ad “aprire il parlamento” per mettere un tetto agli aumenti delle bollette, mentre Letta parla di un intervento “improcrastinabile” e chiede al governo Draghi di intraprendere iniziative “determinate e tempestive.” L'esecutivo però continua a temporeggiare, sia per la mancanza di coperture — bisognerebbe trovare almeno 10 miliardi — sia in attesa dell'incontro europeo del 9 settembre. Intanto, dal mondo produttivo si moltiplicano gli allarmi per le filiere che rischiano di interrompere la produzione a causa dei rincari fuori controllo. L'Italia è uno dei paesi più colpiti dalla crisi dei prezzi: il governo Draghi starebbe studiando alcune misure per contrastare il caro-bollette, ma secondo il Corriere della Sera “si tratterebbe di mettere in campo aiuti per una ventina di miliardi, ma non si sa come finanziarli.” Il governo ha accolto positivamente la convocazione della riunione straordinaria dei ministri europei dell'energia, aspettandosi di ricevere un'autorizzazione a uno scostamento di bilancio che permetterebbe di stanziare questa somma — possibilmente nel quadro di un intervento europeo di più ampio respiro. Nel frattempo, si fa quel che si può: in attesa che il governo emani anche un piano di razionamento dell'utilizzo del gas, molte aziende — complice il periodo estivo — hanno già iniziato per conto loro a razionare i consumi. Le aziende più esposte ai prezzi altissimi dell'energia sono quelle più “energivore”: l'industria metallurgica, quella del vetro, della carta e della ceramica — ma tutta la manifattura e in generale l'economia sta soffrendo per il caro-bollette. Negli ultimi 3 mesi, secondo Snam, l'industria italiana ha consumato il 16 per cento in meno di gas rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.Sostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
A un mese dal voto, tutti i politici più in vista del paese — tranne Conte — sì sono trovati al meeting di CL a Rimini, con la campagna elettorale ancorata ai temi della destra, nonostante gravi episodi come la condivisione del video di uno stupro sui canali social di MeloniNel contesto del Meeting di Rimini organizzato da Cl si è tenuto il primo confronto tra leader politici della campagna elettorale: erano presenti i “frontrunner” Letta e Meloni, insieme a Salvini, Lupi, e Tajani — e c'erano anche Ettore Rosato e Luigi Di Maio. Il grande assente era l'ex presidente del Consiglio Conte, che ha cercato di capitalizzare consenso grazie al mancato invito. Il pubblico ha accolto con particolare calore Giorgia Meloni. Si è parlato della necessità di un tetto al prezzo del gas, su cui in realtà concordano più o meno tutti i partiti, anche se con formule diverse. Si è parlato anche di scuola, e in un momento particolarmente infelice anche per gli standard di Cl, il pubblico è intervenuto con un coro di “no” quando Enrico Letta ha presentato la propria proposta di estendere l'obbligo scolastico.La Procura di Piacenza ha deciso di sequestrare il video dello stupro che nei giorni scorsi è stato pubblicato da diversi siti internet per poi essere ripreso da Giorgia Meloni sui propri canali social. Il decreto di sequestro riguarda Libero, Stopcensura, Rassegna Italia e Voxnews, ma i profili della leader di Fratelli d'Italia sono inclusi nel fascicolo per diffusione illecita del video. La donna che ha subito la violenza ha dichiarato: “Sono disperata, sono stata riconosciuta per colpa di quelle immagini.” Secondo Giorgia Meloni, però, la vera vittima è Giorgia Meloni: “È partita un'indagine ma temo solo a danno della sottoscritta, come se io fossi stata la fonte della notizia.” Meloni ha anche precisato: “Non ho ragione di scusarmi, se non per avere espresso solidarietà.”Si è finalmente conclusa la saga delle liste dei partiti, che ha portato, in particolare nel Partito democratico e in Forza Italia, a veri e propri scontri interni. Come era prevedibile, la riduzione del numero dei parlamentari non si è tradotta nel fantomatico “miglioramento qualitativo” dei candidati, ma al contrario ha chiuso ancora di più i partiti nella nomenklatura e nei potentati: i partiti hanno preferito mettere in sicurezza, anche a costo di paracadutaggi spericolati, i volti più noti e — soprattutto — fedeli. Il risultato non è solo una drastica riduzione della presenza della “società civile” nelle liste, ma anche l'apertura dello scontro tra i partiti nazionali e i loro amministratori locali.L'ultimo evento eclatante di questa fase affaticata della campagna elettorale è stato il caso di Federico Pizzarotti, che ha annunciato che non sarà candidato alle prossime elezioni politiche nel listone di Azione e Italia Viva. Pizzarotti e la sua “lista civica nazionale” avevano sperato di potersi ritagliare un angolino nel Terzo polo, ma l'ex sindaco accusa Calenda e Renzi di aver preferito seguire scelte “conservative,” per “salvare l'attuale dirigenza” dei due partiti.La lista di Azione e Italia Viva ha un problema con alcuni candidati scelti un po' troppo frettolosamente: ieri ne sono emersi due, Stefania Modestino D'Angelo e di Guido Garau, entrambi autori di post in cui commentano economia e politica estera con posizioni decisamente poco allineate al Terzo polo. Massimiliano Coccia, che ha scoperto il caso, descrive Modestino come “complottista” e “filo–putiniana.” Garau, invece, se la prendeva contro “l'ordoliberismo,” e il “pensiero unico,” commentando il discorso d'insediamento di Mario Draghi.Sostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati
Tra alleanze più o meno improbabili, siglate e poi rifiutate, tutti i partiti che sfidano la coalizione di destra hanno cominciato la campagna elettorale con il piede sbagliato. Il rischio è che la destra conquisti una maggioranza schiacciante, grazie a una legge elettorale che la favorisce — ma la tentazione di continuare a litigare è forte.Cercando di lasciarsi alle spalle lo psicodramma calendiano, la coalizione di centrosinistra ha presentato le prime candidature di punta: Verdi e Sinistra Italiana hanno annunciato i nomi di Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro, che correranno in un collegio uninominale e allo stesso tempo saranno capilista al proporzionale. Cucchi — che si era candidata già nel 2013 con Rivoluzione civile di Ingroia — commenta la decisione dicendo di voler mettere al centro della propria campagna “i diritti, per tutti e uguali per tutti. Perché ho sperimentato sulla mia pelle che non va così.” Il Pd, invece, ormai deciso a giocare al centro, ha annunciato la candidatura di Carlo Cottarelli, definito da Letta “punta di diamante della nostra campagna.”Intanto, la campagna elettorale, finora ostaggio della telenovela delle alleanze del centrosinistra, è entrata nel vivo con un battibecco a distanza tra Letta e Meloni. Il segretario del Pd, durante una conferenza stampa con Bonino e Della Vedova, ha attaccato la leader di Fratelli d'Italia, dicendo che sta cercando di “riposizionarsi, incipriarsi, rifarsi un'immagine,” rispetto alle posizioni espresse in supporto al partito neofranchista spagnolo Vox. Meloni ha replicato accusando Letta di misoginia e dicendo di non aver nessun bisogno di “incipriarsi” per essere credibile.È difficile negare, però, che Meloni sia entrata in una fase di “rassicurazioni” nei confronti dell'elettorato moderato e dell'opinione pubblica internazionale. Poco dopo lo scambio di accuse con Letta ha pubblicato un videomessaggio in tre lingue per rassicurare la stampa estera sul rischio di una “svolta autoritaria” in caso di vittoria di FdI alle elezioni. Nel video, tra le altre cose, Meloni fa abiura del fascismo e delle leggi razziali, dicendo che “la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni.” Il capogruppo alla Camera del partito, Francesco Lollobrigida, in un'intervista per il Corriere cita Luttwak per negare addirittura l'etichetta di “nazionalista” per Meloni, preferendo quella di “patriottica” e “sovranista.”* Questa puntata è stata registrata prima della formalizzazione del “terzo polo” di Renzi e CalendaSostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis https://thesubmarine.it/hw-abbonati/in copertina, foto CC BY 2.0 Parlamento europeo
Il Pd di Enrico Letta ha firmato un accordo in perdita con Azione e +Europa, ma il problema più grosso è il “personaggio” di Carlo Calenda, ogni giorno più ingombrante in coalizione — al punto da far mettere in discussione la presenza di Sinistra Italiana e Europa Verde.L'accordo elettorale tra Pd e Azione/+Europa rischia di allontanare gli altri alleati della coalizione di centrosinistra: Fratoianni e Bonelli hanno deciso di rinviare l'incontro con Letta previsto per ieri, citando il “profondo disagio” che si registra nel paese e in particolare nell'elettorato di centrosinistra. “Essendo cambiate le condizioni su cui abbiamo lavorato in questi giorni, sono in corso riflessioni e valutazioni che necessitano di un tempo ulteriore.” Secondo Bonelli, l'alleanza tra Sinistra Italiana e Verdi vale più voti di Calenda, e quindi andrebbe rinegoziata la spartizione dei collegi uninominali — il cui 30%, in base all'accordo, andrà ad Azione/+Europa.L'altro tema indigesto è la fantomatica “agenda Draghi”: Fratoianni ha detto esplicitamente che “se nella coalizione c'è quello, allora non ci sono io.” Il testo dell'accordo, in realtà, è volutamente ambiguo: non cita nessuna agenda, ma soltanto “il metodo e l'azione del governo Draghi” e le sue “linee guida di politica estera e di difesa.” Ma Calenda, che ha passato la giornata a vantarsi su Twitter di aver imposto al Pd tutte le proprie condizioni, ha chiuso a qualsiasi ipotesi di rinegoziazione, dicendo che “l'agenda Draghi è il perno di quel patto, e tale rimarrà. Fine della questione.”Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
La caduta del governo e l'inizio della campagna elettorale rendono infattibili numerose misure che sarebbe stato necessario avviare con urgenza, a partire da un vero salario minimo legale. Ne parliamo con Rosa Fioravante, ricercatrice per il dottorato di Global Studies dell'Università di Urbino.Il congelamento della crisi della settimana scorsa non è servito a niente, e alla fine Mattarella ha dovuto accettare di sciogliere le camere per andare al voto anticipato: le elezioni si terranno in un giorno solo, il 25 settembre, dalle 7 alle 23. Nonostante la rottura del centrodestra, il governo dovrà cercare di ritrovare un funzionamento: l'attuale esecutivo rimarrà in carica per l'ordinaria amministrazione, ma si tratta di ordinaria amministrazione dai confini molto ampi, che permetterà al governo di rispondere alle necessità causate dall'inflazione, dalla guerra, e dalla pandemia — e ovviamente sorvegliare l'implementazione del Pnrr. Ieri Draghi si è presentato alla Camera prima di andare a rassegnare le dimissioni e si è commosso per l'applauso del governo e di molti parlamentari. La dinamica degli eventi del giorno precedente resta ancora poco chiara — soprattutto continua a non essere chiari gli intenti dello stesso Draghi: i toni duri del discorso al Senato facevano pensare che Draghi stesso cercasse lo strappo, ma un retroscena di Repubblica racconta un'altra storia. Draghi avrebbe cercato più volte di raggiungere Silvio Berlusconi al telefono per cercare di far rientrare la crisi — vedendosi rifiutato il colloquio ripetutamente da Licia Ronzulli, mentre Enrico Letta — di gran lunga il leader di partito più vicino al presidente del Consiglio — lavorava per cercare di convincere Conte e il M5S a votare la fiducia, scenario che sarebbe poi definitivamente naufragato dopo la replica in Senato di Draghi. Se questa ricostruzione fosse confermata — e l'uscita di Brunetta, Carfagna e Gelmini da Forza Italia le danno parzialmente credibilità — si configurerebbe uno scenario di una crisi grottesca, in cui tutte le parti hanno tirato troppo la fune, certe che dall'altra parte ci sarebbe stato un cedimento.La crisi scomposta di questi giorni ha effetti immediati e durissimi sulle prossime elezioni. Enrico Letta ieri ha speso parole pesanti contro il Movimento 5 Stelle, dicendo che l'accordo tra i due partiti “difficilmente sarà ricomposto.” La dose è stata poi rincarata dai renziani rimasti nel partito — Alessandro Alfieri, coordinatore di Base riformista, la corrente di Guerini, ha dichiarato che “la prospettiva si costruisce con chi vuol continuare con l'agenda Draghi e ieri il voto è stato uno spartiacque.” Dal canto suo, Giuseppe Conte invece ha lasciato la porta aperta, ma ovviamente con qualche condizione: “Noi siamo una forza progressista, perché guardiamo alla giustizia sociale e alla transizione ecologica. Chi vuole lavorare su questi temi può confrontarsi con noi, poi spetterà al Pd scegliere.” Una defezione apparentemente più definitiva al campo largo è quella di Calenda, che in un'intervista a Repubblica praticamente se ne chiama fuori, dicendo che non solo non vuole condividere un'alleanza con il Movimento 5 Stelle, ma nemmeno con “persone come Nicola Fratoianni o come Angelo Bonelli” e, ovviamente Luigi Di Maio: “Io a fare l'ammucchiata contro i sovranisti non ci sto.” Insomma, la grande coalizione progressista — che, certo, finora esisteva solo sulla carta — e che arrivava solo a un paio di punti percentuali distaccata dal centrodestra, sembra essere a pezzi, e lascia le forze progressiste a più di 15 punti dal centrodestra unito.
Nonostante una solida maggioranza al Senato — e ignorando il fatto che il M5S non abbia mai detto di voler sfiduciare il governo — Mario Draghi prova ad alzare la posta in gioco.Ieri è stata una giornata molto faticosa, al termine della quale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha respinto le dimissioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, imponendogli di verificare l'esistenza di un'eventuale maggioranza che lo sostenga in Parlamento. Già al mattino era risultato chiaro che i senatori del Movimento 5 Stelle non avrebbero partecipato alla questione di fiducia posta sul decreto Aiuti, distanziandosi così dalle altre forze di maggioranza. Il partito guidato da Giuseppe Conte è rimasto fuori dall'aula e il decreto è passato con 172 voti favorevoli, 39 contrari e nessun presente astenuto. Tra i 5 stelle non si sono segnalate defezioni.Nonostante l'esistenza di una maggioranza molto solida — ieri al Senato anche senza il M5S hanno votato la fiducia più senatori di quanti ne avesse in maggioranza il governo Conte II — Draghi ha ritenuto di doversi comunque dimettere: in una nota ha dichiarato che “la maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell'azione di governo.” Intorno alle 18:30 a palazzo Chigi si è tenuto un breve Consiglio dei ministri — in cui a quanto pare Cingolani ha attaccato Orlando per aver fatto “il gioco di Conte” — dove ha annunciato le proprie dimissioni, e si è poi recato direttamente da Mattarella a presentarle.Il Presidente della Repubblica ha deciso di non accogliere le dimissioni e ha rimandato Draghi in Parlamento, per verificare l'esistenza di una maggioranza in suo sostegno. Ciò significa che il governo continuerà a funzionare normalmente fino a prova contraria: lunedì e martedì ad esempio sarà in visita in Algeria per un vertice intergovernativo, che riguarderà soprattutto la crisi del gas e la ricerca di approvvigionamenti diversi dalle fonti russe. La verifica in Parlamento è prevista per mercoledì: un periodo di tempo molto lungo, durante il quale possono succedere molte cose.Già, quali sono gli scenari possibili a questo punto? Il Movimento 5 Stelle non ha chiuso la porta alla possibilità di confermare il proprio sostegno all'esecutivo: la capogruppo al Senato Mariolina Castelleone ha già dichiarato che “c'è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo in una eventuale verifica a meno che Draghi non dica che vuole smantellare il reddito di cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback.” La scelta è in mano a Conte e al suo partito, che chiede di “rispettare un programma definito all'inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa.” Il Pd in questi giorni ha accolto l'atteggiamento del Movimento 5 Stelle più o meno come un reato di lesa maestà — e come lui la maggior parte della stampa nazionale. Dopo giorni di proclami sul fatto che lo scenario più probabile in caso di mancato sostegno al governo del M5S sarebbe stato il voto, però, ieri il partito ha moderato i toni: sembra che la soluzione preferita del Pd, come al solito, sarebbe continuare con lo status quo — Letta ha dichiarato che “abbiamo sempre pensato che questo governo ha la sua unicità e debba continuare con questo formato e in questo perimetro.” La capogruppo al Senato Simona Malpezzi sostiene che “mercoledì sarà il momento della stabilità.” Letta ha comunque dichiarato che “il voto non è mai un rischio.”Nella destra, una posizione di conservazione simile a quella del Pd arriva soprattutto da Forza Italia, mentre la Lega è rimasta ambigua, non riuscendo a risolvere il proprio conflitto interno tra la linea di Matteo Salvini — che vorrebbe cogliere l'occasione per sfilarsi dall'esecutivo — e l'ala governista rappresentata dal ministro Giorgetti, secondo il quale nelle crisi di governo “ci sono sempre i tempi supplementari.” Giorgia Meloni, invece, preme perché si vada al voto anticipato, che probabilmente premierebbe FdI come primo partito tra gli elettori.Anche all'estero ci si è accorti della crisi in corso — molti commentatori italiani e stranieri, senza pensarci troppo, hanno descritto la crisi in corso come una non meglio precisata “vittoria di Mosca.” Il commento più degno di nota in realtà è un post di trollaggio pubblicato su Telegram dal solito Dmitrij Medvedev, che ha fatto un parallelo con le dimissioni di Boris Johnson e si è chiesto “chi sarà il prossimo” leader di un paese Nato a dimettersi — visto che, com'è noto, i leader russi non hanno incombenze parlamentari da rispettare.Sostienici: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Il governo è in uno stallo alla messicana: il Movimento 5 Stelle ha deciso che non voterà la fiducia, mentre le altre forze politiche — compreso Mario Draghi — sono tentate di soffiare sul fuoco per andare alle elezioni.Al termine di una giornata convulsa, Giuseppe Conte ha annunciato che i senatori del M5S usciranno dall'aula al momento del voto di fiducia sul Decreto Aiuti. “I cittadini non capirebbero una decisione diversa,” ha spiegato all'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari — qui il video del suo intervento — appellandosi alla coerenza e ribadendo la necessità di un “cambio di passo” da parte del governo. Le aperture di Draghi dopo l'incontro con i sindacati non sono state reputate abbastanza: “La fase che stiamo affrontando non può accontentarsi di dichiarazioni di intenti e di impegni, occorrono misure concrete.” ha detto Conte, aggiungendo che “noi siamo disponibili a dialogare e dare il nostro contributo, ma non siamo disponibili a firmare cambiali in bianco.”Da nessuna parte è scritto che debba aprirsi per forza una crisi di governo: al Senato la fiducia passerà lo stesso anche senza la partecipazione dei senatori pentastellati — che comunque non voteranno “no,” ma appunto usciranno dall'aula. In più, Conte non ha annunciato l'uscita dalla maggioranza e il ritiro dei propri ministri. Tuttavia, nei giorni scorsi Draghi ha detto più volte che senza il Movimento 5 Stelle il governo non può andare avanti, e dopo il voto di sfiducia “mascherato” di oggi potrebbe salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Ieri si sono aggiunte anche le altre forze politiche della maggioranza: se per Berlusconi Draghi dovrebbe andare avanti anche senza Conte, Salvini ha invocato direttamente il voto anticipato. Anche Letta, alleato imbarazzato dell'ex premier, ha detto che “se una forza politica importante come il M5S esce dal governo [...] si va al voto, è la logica delle cose.”L'ultima parola spetta però a Mattarella, che verosimilmente, in caso di dimissioni, inviterebbe Draghi a verificare la maggioranza in Parlamento. A questo punto, il premier potrebbe rassegnarsi a governare con una maggioranza diversa — sempre che il M5S davvero non voti la fiducia — magari con un rimpasto dell'esecutivo; in caso contrario, iniziano a circolare le ipotesi di voto anticipato a settembre o ottobre. Secondo i retroscena, fino all'ultimo momento Conte ha cercato di evitare lo strappo, con una telefonata in extremis a Draghi prima della riunione serale con i gruppi parlamentari, ma non sarebbe riuscito a convincere la maggioranza dei propri senatori. Non tutti, però, sono d'accordo con la decisione: Federico D'Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha detto che in questo modo “si rischia di regalare il paese al centrodestra,” e ci sono molti parlamentari “governisti” che in caso di crisi potrebbero uscire dal M5S e passare con Di Maio.Sostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
46 anni fa una nube tossica di diossina TCDD stravolgeva la vita dei cittadini di Seveso, Meda e molti altri comuni brianzoli. Il caso dell'ICMESA è stato uno dei primi disastri ambientali a diventare un caso internazionale, creando un prima e un dopo nella coscienza ambientalista locale ed europea. Cloracne, tumori, malformazioni, aborti e vasche di contenimento: cosa è rimasto oggi?Lo raccontiamo in TCDD: Seveso e il disastro della diossina, un podcast in 5 puntate di the Submarine. Su Spotify e tutte le app di podcast dal 10 luglio
La proposta di legge sullo ius scholae è molto moderata, eppure sta rischiando di far esplodere il governo. Decine di migliaia di persone, però, vedono i propri diritti negati dalla legge attuale, attempata e razzista.È arrivata finalmente in aula alla Camera il disegno di legge sul cosiddetto “ius scholae,” la riforma che permetterebbe di ottenere la cittadinanza ai minorenni stranieri che abbiano frequentato “almeno 5 anni di scuola” in Italia. Ieri la Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio ha dato il via libera al testo, spaccando il centrodestra: Lega e FdI hanno votato contro, insieme alla deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria, mentre Renata Polverini, da sempre favorevole alla riforma, ha votato a favore insieme al centrosinistra. Gli ultimi ritocchi al testo del ddl — qui la scheda sul sito della Camera — riguardano i “requisiti essenziali” che gli istituti di istruzione e formazione professionale dovranno garantire per l'idoneità al rilascio della cittadinanza, e la possibilità che sia soltanto uno genitore — e non entrambi, come previsto in precedenza — a richiederla. Tutti gli emendamenti presentati da Lega e FdI — come quelli sulla conoscenza delle sagre e del folclore italiano — sono stati respinti.La riforma è attesa da una platea di oltre 800 mila bambini e ragazzi senza cittadinanza — non tutti famosi come Khaby Lame, il tiktoker a cui il ministero dell'Interno ha deciso di conferire la cittadinanza con un decreto ad hoc. Per sostenere l'iter della legge, a Roma è stato organizzato ieri pomeriggio un flash mob con un “finto matrimonio,” che ha inscenato le nozze tra l'Italia e i suoi cittadini non riconosciuti. Alcuni cittadini sono più cittadini di altri, come sempre: Khaby Lame è ufficialmente il TikToker più seguito del mondo, con più di 142 milioni di follower. Ieri avrebbe dovuto essere negli Stati Uniti a partecipare come super ospite al VidCon ma non è potuto essere presente per motivi burocratici: come decine di migliaia di altre persone residenti stabilmente in Italia, infatti, Khaby Lame non dispone di cittadinanza e passaporto italiani a causa delle sue origini straniere — Lame è nato in Senegal, e il passaporto senegalese non gli ha consentito di viaggiare negli Stati Uniti. Intervistato da Repubblica, Lame si è espresso piuttosto nettamente a riguardo, dicendo alla ministra Lamorgese che “non è giusto che una persona che vive e cresce con la cultura italiana per così tanti anni ed è pulito (sic), non abbia ancora oggi il diritto di cittadinanza. E non parlo solo per me.”Per evitare lo scoppio di un piccolo caso, il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia gli ha scritto provando a correre ai ripari: “Caro Khaby Lame volevo tranquillizzarti sul fatto che il decreto di concessione della cittadinanza italiana è stato già emanato i primi di giugno dal Ministero dell'Interno. A breve sarai contattato dalle istituzioni locali per la notifica e il giuramento. In bocca al lupo.” In realtà Lame aveva già dichiarato che “il visto e magari la cittadinanza mi renderebbero le cose più facili, ma non sarei contento pensando a tutte quelle altre persone che magari sono anche nate in Italia e non hanno lo stesso diritto.” Nonostante l'ex ministro Salvini abbia dichiarato che “basta la legge che c'è oggi,” secondo un sondaggio commissionato da Action Aid il 62,9% dei cittadini italiani è favorevole alla cittadinanza italiana per i figli di stranieri nati in Italia — una percentuale che sembra sfiorare il 50% anche tra l'elettorato di destra. Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/In copertina foto CC BY 2.0 DFID
Luigi Di Maio è uscito dal Movimento 5 Stelle, aprendo una crisi politica in nome della stabilità di governo. Ma cambierà davvero qualcosa per il panorama complessivo della politica italiana?Anche se l'uscita di Luigi Di Maio dal M5S era qualcosa che nel partito si temeva da parecchio tempo, e la crisi interna fosse sotto gli occhi di tutti, la scissione, annunciata bruscamente, ha continuato ad agitare la politica per tutta la giornata. Da parte del Movimento 5 Stelle le reazioni sono state di varia intensità: c'è chi non nasconde la propria frustrazione, come Roberto Fico, che ha dichiarato che “la scissione è un'operazione di potere e non politica, che è una cosa diversa,” aggiungendo che ora nel M5S “siamo più forti di prima,” nonostante la riduzione marcata di numeri in Parlamento. È stata più conciliante Chiara Appendino, che ha parlato di “una scelta che non condivido assolutamente, ma che non cancella quanto fatto e vissuto insieme in tutti questi anni.” Per sentire una presa di posizione ragionata da parte di Giuseppe Conte si è dovuto aspettare sera, durante un'intervista a Otto e mezzo su La7. Il leader del M5S ha messo le mani avanti: “Non chiederò le dimissioni di Di Maio,” ma, ha aggiunto, “lascerei che si interroghi con la propria coscienza e decida.” Conte dice di non aver capito quale sia il progetto politico di Di Maio: un'accusa velata al fatto che la pretesa della difesa dell'atlantismo sia una foglia di fico davanti alla vera necessità — costruire una struttura che permetta a Di Maio di presentarsi come leader, e bypassare il limite dei due mandati. La scelta di rompere proprio sull'atlantismo è uno snodo rilevante nell'evoluzione di Di Maio e dei dimaiani — tra i fuoriusciti c'è anche Manlio Di Stefano, che negli ultimi mesi aveva compiuto una vera e propria metamorfosi rispetto alle proprie simpatie putiniane degli anni scorsi.La questione del superamento del limite dei due mandati non è ovviamente un caso chiuso per Giuseppe Conte — resta una richiesta di tanti parlamentari rimasti nel Movimento, ma è anche uno dei pochi temi su cui fa sentire ancora la propria presenza Beppe Grillo. Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha cancellato il proprio viaggio a Roma e sta guardando come la crisi si consuma da lontano. I retroscena dicono che Grillo vede nel limite dei due mandati uno degli ultimi capisaldi dell'identità storica del M5S. Per chi è rimasto nel Movimento e spera ancora in un rilassamento della misura, in realtà, ci potrebbe essere da sperare, perché il cambio di statuto potrebbe essere più facile ora che non è più necessario specificamente per salvare il futuro di uno dei leader del partito. Su Twitter una parte della base del Movimento si è scagliata contro Di Maio, usando l'hashtag #traditore, e riesumando sue vecchie prese di posizione rigoriste in merito ai parlamentari “voltagabbana,” che facevano “cambio di casacca.” Ma cosa cambia negli orizzonti della futura coalizione elettorale che doveva comprendere Pd e M5S? Ne ha parlato Enrico Letta a Porta a Porta, dicendosi “abbastanza sereno,” perché la scissione “diciamo che non ha colto di sorpresa.” Letta ha svicolato sulle posizioni rispetto ai due potenziali alleati, commentando che “ci si domanda nel Pd chi è più vicino a Conte e chi a Di Maio. Nel Pd si è più vicini al Pd. E il Pd reagisce assumendosi la responsabilità di essere ancora più forte e produttivo.” Durante la trasmissione Letta ha dichiarato di aver chiesto ai due leader di rimanere uniti, ma di essere evidentemente rimasto inascoltato. Dall'opposizione, Meloni non si è trattenuta dal sottolineare che, secondo lei, non si è mai vista “una scissione di partito per continuare a stare nello stesso governo a votare gli stessi atti” — una dichiarazione che però dimentica l'esperienza di Gianfranco Fini e degli strani primi mesi di Futuro e Libertà per l'Italia, dentro un governo da cui il suo leader era stato praticamente cacciato.Abbonati a the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
I risultati delle amministrative, deludenti per molti, lasciano il governo particolarmente fragile, mentre l'autunno — con la crisi del gas, tra le altre cose — si avvicina.Questa tornata di elezioni amministrative ha premiato la coalizione di centrodestra, che ha vinto al primo turno nei tre capoluoghi di regione Palermo, Genova e L'Aquila. A cui si aggiungono, tra i capoluoghi di provincia, Belluno, Rieti, Oristano, Pistoia e La Spezia. Il centrosinistra, invece, deve accontentarsi soltanto di tre vittorie al primo turno: Padova — dove è stato rieletto Sergio Giordani — Taranto — anche qui con la riconferma di Rinaldo Melucci — e Lodi, unico capoluogo di provincia strappato a una precedente amministrazione di centrodestra, con l'elezione del venticinquenne Andrea Furegato, ora uno dei sindaci più giovani d'Italia. Per il ballottaggio, il centrosinistra è in vantaggio a Como, Lucca, Cuneo, Piacenza, Parma e Verona — dove Damiano Tommasi dovrà tentare l'impresa disperata di battere il sindaco uscente Sboarina in una delle più solide roccaforti della destra in Veneto.Se la riconferma del “sindaco–commissario” Marco Bucci a Genova era scontata, la sconfitta del centrosinistra a Palermo archivia l'era di Leoluca Orlando, che dopo due mandati non è evidentemente riuscito a lasciare un'eredità politica. La vittoria di Roberto Lagalla — che aveva il sostegno anche di Italia Viva — non archivia comunque le divisioni all'interno del centrodestra siciliano, spaccato sulla ricandidatura di Nello Musumeci alle prossime regionali. A L'Aquila, invece, è stato riconfermato il meloniano Pierluigi Biondi, ex militante di Casapound. La candidata della coalizione di centrosinistra, Stefania Pezzopane, è arrivata soltanto terza, superata dalla coalizione centrista formata da Azione e +Europa.Allargando lo sguardo, il dato politico più rilevante è l'ulteriore avanzata di Fratelli d'Italia, che batte la Lega praticamente ovunque, anche nelle città del nord tradizionalmente leghiste. La posizione ormai predominante nella coalizione permette a Giorgia Meloni di alzare la voce, tanto da invitare gli alleati a lasciare il governo — un invito per ora rispedito al mittente da Salvini, la cui leadership però sembra sempre più in bilico.Salvini potrebbe scegliere la data del 18 settembre, in occasione del raduno di Pontida, per sfilarsi opportunamente dalla maggioranza in vista delle prossime politiche: un'ipotesi che preoccupa l'ala “governista” del partito, ma che prende atto del fatto che durante la permanenza al governo i consensi della Lega sono calati a favore di FdI — anche se non è chiaro quanto la colpa sia della permanenza in sé e quanto della condotta erratica di Salvini negli ultimi mesi. Nel frattempo, ci si aspetta che il leader leghista alzi i toni dello scontro sui prossimi temi “caldi” del governo.In copertina, foto CC BY-NC-SA 3.0 presidenza del Consiglio dei MinistriSostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Le autorità europee sono arrivate a un accordo per garantire che i salari in UE garantiscano un “tenore di vita dignitoso.” Ma in Italia la destra non vuole sentirne nemmeno parlare, e anche nel centrosinistra non c'è un accordo.Il Consiglio europeo ha annunciato un accordo sulla bozza della direttiva sul salario minimo europeo. Il testo non prevede l'obbligo di istituire un salario minimo legale in tutti gli stati membri, ma punta a creare un quadro che porterà all'innalzamento dei salari, in modo da garantire a tutti un “tenore di vita dignitoso.” La direttiva non riguarderà infatti solo i sei paesi europei senza salario minimo — tra cui appunto l'Italia — ma fisserà gli standard minimi di un salario con cui si possa vivere dignitosamente. Il Consiglio sottolinea che la direttiva dovrebbe rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva, e non indebolirlo, come spesso sostengono i critici del salario minimo legale. Infatti, nel testo ci saranno anche misure riguardanti i diritti sindacali e l'accesso alla contrattazione collettiva. La Commissione e il Parlamento hanno concordato che i parametri del salario minimo legale dovranno essere aggiornati almeno ogni due anni, sempre con il coinvolgimento delle parti sociali. Agnes Jongerius, europarlamentare dei laburisti olandesi che ha seguito la direttiva per S&D ed era a capo dei negoziatori del Parlamento, ha sottolineato che sono 22 i paesi europei che non sono adeguati alle misure che verranno introdotte, e dove molti lavoratori ricevono paghe con cui è impossibile vivere. L'accordo deriva da una proposta del Parlamento europeo inviata al Consiglio lo scorso ottobre, a cui hanno fatto seguito 8 round di consultazioni e negoziati. La trattativa si è conclusa in piena notte — Jongerius ha pubblicato un video in cui annunciava l'accordo alle 3 di notte. Dragoș Pîslaru, europarlamentare romeno di Renew Europe, ha pubblicato due foto di gruppo per celebrare l'accordo, pubblicando anche un'immagine zoomata sul dettaglio dell'orologio a muro, che segna le 2:44 di notte.L'Italia, insomma, non sarà obbligata ad approvare una legge sul salario minimo legale, ma dovrà scegliere con quali strumenti intervenire — anche rafforzando la contrattazione collettiva — per garantire che i salari siano superiori al 60% del salario mediano lordo, oppure al 50% del salario medio lordo, che in Italia si traduce in una cifra media di 9 euro l'ora. In Italia la normativa interesserebbe 4,6 milioni di lavoratori, tra cui il 90% dei lavoratori domestici e il 35% degli operai agricoli. Secondo il ministro del Lavoro Orlando, che ultimamente si è fatto portavoce della necessità di introdurre il salario minimo, la direttiva europea rappresenta “un assist per i lavoratori.” L'attuale maggioranza di governo però resta spaccata: se da un lato Conte vorrebbe vederlo approvato già in questa legislatura, soltanto pochi giorni fa il ministro Brunetta ha detto che il salario minimo legale “è contro la nostra storia di relazioni industriali e sindacali.” I tempi, molto probabilmente, trascendono la durata di questo governo: quando la direttiva sarà approvata definitivamente — mancano il placet della plenaria del parlamento europeo e poi la ratifica del Consiglio — gli stati membri avranno due anni di tempo per recepirla. Pd e M5S vorrebbero portare in Parlamento una proposta di legge sul salario minimo almeno entro luglio, ma trovare un accordo sarà difficile, anche all'interno della coalizione di centrosinistra: se i 5 Stelle difendono il testo dell'ex ministra Nunzia Catalfo, che mette nero su bianco il minimo di 9 euro lordi all'ora, il Pd preferirebbe derogare la questione ai contratti di settore, dicendo che la soglia dei 9 euro si raggiungerebbe “in modo implicito.” Secondo gli ultimi dati dell'Inps, quasi il 30% dei lavoratori in Italia prende una paga oraria inferiore — percentuale che sale al 35% tra i lavoratori agricoli.Sostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Più di 3 milioni di italiani sono assunti con un contratto a tempo determinato: è il numero più alto di sempre — il frutto di precise decisioni politiche che continuano da vent'anniIn Italia ci si sta accorgendo che c'è un problema di politiche del lavoro? Forse sì. Di certo arrivano dati sempre più significativi e sconfortanti: Gli ultimi dati Istat sull'occupazione certificano un lieve calo ad aprile 2022, soprattutto tra donne, autonomi e persone di età compresa tra 35 e 49 anni. Il tasso di occupazione resta invariato al 59,9%, ma la notizia più interessante è il record dell'occupazione dipendente a termine: gli assunti con un contratto a tempo determinato hanno raggiunto quota 3 milioni e 166 mila, +12,6% rispetto ad aprile 2021, il dato più alto dall'inizio delle serie storiche nel 1977.È colpa di qualcuno? L'amore dell'imprenditoria italiana per il precariato è cosa nota da decenni, ma frugando tra le notizie dell'anno scorso si trova una vera e propria pistola fumante: lo scorso 25 luglio il governo, tramite un emendamento al decreto Sostegni bis promosso dal Pd, ha sostanzialmente offerto alle imprese la possibilità di prorogare i rapporti a tempo determinato senza indicare causali, e stipulare contratti a tempo determinato di durata superiore ai 12 mesi anche con lavoratori già impiegati con contratti precari da due anni. Confindustria aveva ringraziato di cuore il governo — e le imprese, a giudicare dai dati di questi giorni, non hanno avuto vergogna di approfittarne.Non è l'unica questione aperta, però: la stagnazione dei salari rispetto alla media europea è un problema politico altrettanto grande. Le proposte di salario minimo avanzate negli ultimi mesi stanno incontrando gli strepiti delle associazioni imprenditoriali e del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, che ha invitato sostanzialmente a tenere i salari bassi per non mettere sotto pressione le imprese — non lanciandoli in una “vana rincorsa” rispetto ai prezzi, che stanno aumentando a causa delle ben note vicende sanitarie e belliche degli ultimi due anni. Per fortuna, dopo anni di tentennamenti sindacali che hanno contribuito a rendere l'Italia uno degli ultimi paesi Ue a non aver definito per legge un salario minimo, almeno la Cgil e il suo segretario Maurizio Landini sembrano essersi convinti che la misura non può più essere rimandata — lo stesso non si può dire, però, della Cisl.La classe politica italiana però ha altro per la testa, come le gite a Mosca. Il segretario leghista Matteo Salvini avrebbe voluto provare a risolvere la guerra in Ucraina recandosi personalmente al Cremlino e provando a proporsi come mediatore — peccato che, come ormai è noto, ha provato ad organizzare il viaggio in maniera molto irrituale, avvalendosi di un intermediario discutibile e non informando in maniera adeguata il governo. Si è sollevato quindi un polverone, con l'ex ministro dell'Interno attaccato praticamente da tutto l'arco politico: del viaggio probabilmente non se ne farà nulla — in compenso sulla vicenda indagherà il Copasir.Sostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
La Russia ha respinto il piano di pace di Di Maio e Draghi, ma qualcuno ci ha creduto? Mentre il governo parla di pace e condizionatori, l'Italia ha quadruplicato le proprie importazioni di petrolio russoIl “Piano italiano per la pace” offerto a Russia e Ucraina è stato malamente snobbato dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Medvedev, secondo cui “sembra preparato da politologi locali che hanno letto molti giornali di provincia.” Il portavoce del Cremlino Peskov ha poi stemperato, dicendo che il piano non è stato ancora esaminato. La proposta, in quattro punti, è stata definita da Di Maio come un lavoro “ancora embrionale.” Anticipato da Repubblica la settimana scorsa, il piano ha avuto una gestazione tortuosa e non molto chiara, estranea ai canali diplomatici tradizionali. Nel mondo reale, però, la situazione è molto più complessa. Ad esempio, l'Italia questo mese ha importato 450 mila barili di greggio dalla Russia — ben quattro volte più che a febbraio. Questo aumento è dovuto alla necessità di mantenere in funzione la raffineria Lukoil di Priolo, in provincia di Siracusa, di proprietà dell'omonima azienda russa e che — come conseguenza indiretta delle sanzioni — utilizza ora unicamente petrolio russo per le proprie attività. E la raffineria è troppo grande per essere chiusa — lavora il 13% del petrolio greggio che arriva in Italia e dà lavoro a circa mille dipendenti più indotto. L'aumento delle importazioni dalla Russia, però, stride con la politica del governo, che a parole parla di ridurre la propria dipendenza energetica dalla Russia — la quale finanzia il proprio apparato militare soprattutto con le esportazioni di petrolio.Con Stefano Colombo e Alessandro MassoneEditing di Federico Cuscunàin copertina, foto CC-BY-NC-SA 3.0 IT presidenza del Consiglio dei ministriSostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
La proposta di legge sul congedo mestruale del governo spagnolo, trainato da Podemos, ha aperto un dibattito sul diritto alla salute delle donne. Esistono due scuole di pensiero, che vedono nel congedo un'opportunità per rivendicare l'unicità del diritto alla salute femminile e chi pensa sia una discriminazione controproducente per la posizione della donna nella società. Una certezza è che la medicina non conosce ancora abbastanza il corpo delle donne, anzi ne trascura la specificità proponendo un modello basato sul corpo maschile.In questa puntata di Trappist parliamo di mestruazioni, diritti delle donne sul luogo di lavoro, storia del congedo mestruale.Per farlo, abbiamo invitato Valentina Lucia Fontana ideatrice di Eva in Rosso il podcast sul ciclo mestruale e del Festival del ciclo mestruale, che si terrà a Milano dal 17 al 19 giugno.Con Valentina Lucia Fontana, Emanuela Colaci e Alessandro Massone.Editing Federico Cuscunà
Il disegno di legge di Nunzia Catalfo è arrivato in Parlamento, ma far entrare anche l'Italia tra i paesi che adottano questo diritto non sarà facileL'ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha presentato un disegno di legge per l'introduzione del salario minimo in Italia, che potrebbe aggirarsi sui 1.400 euro al mese e garantire stipendi dignitosi a quattro milioni e mezzo di lavoratori. Il salario minimo è presente già nella maggior parte dei paesi euro, ma non sarà facile introdurlo in Italia, anche per l'opposizione di alcuni noti partiti di centrodestra al governo come Forza Italia e Italia Viva. La sua introduzione però, con l'inflazione in volata, è sempre più urgente.Nel frattempo il paese si è finalmente accorto della gravità di quanto accade ad ogni raduno degli alpini, tra molestie e sessismo imperante. L'ultimo meeting di Rimini ha raccolto proteste generali e ha costretto addirittura il ministro della Difesa a parlare di “episodi gravissimi.” A differenza dell'epidemia di maschilismo, almeno, quella di covid secondo la politica italiana ormai si è fermata. O no?Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Con ospiti speciali Viola Stefanello @violastefanello e Filippo Valsorda @filosottilePOLITICO ha ottenuto la bozza del documento con cui il giudice Samuel Alito spiega la posizione della maggioranza dei giudici della Corte suprema statunitense, che in una votazione interna si sono espressi per superare la storica sentenza Roe v. Wade — che dal 1973 protegge il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza negli Stati Uniti. È la prima volta che un documento interno della Corte suprema viene pubblicato mentre l'alta corte sta ancora dibattendo il caso. Il documento è datato 10 febbraio, e trattandosi di una bozza non riporta un voto definitivo, ma indica che la Corte sarebbe pronta ad esprimersi a favore dello stato del Mississippi, che sta cercando di vietare l'aborto dopo la 15esima settimana di gravidanza.Non sarebbe una sorpresa se la decisione venisse confermata: in questo momento la Corte suprema è profondamente sbilanciata, con 6 giudici conservatori e solo 3 democratici, e da più di un anno varie indicazioni e retroscena fanno capire che i giudici si potrebbero esprimere in questo modo. Ciononostante, se il documento venisse approvato in via definitiva, la Corte lancerebbe una bomba in mezzo al dibattito politico statunitense, a pochi mesi dalle elezioni di metà mandato. Le motivazioni citate nel documento sono le solite che arrivano da destra: secondo i giudici nel testo della Costituzione statunitense non c'è niente che indichi un diritto “costituzionale” all'IVG, e quindi la materia deve essere lasciata agli stati. La bozza riporta che i giudici conservatori hanno rifiutato una proposta di compromesso avanzata dal giudice Roberts, che a dicembre aveva proposto di approvare la legge liberticida del Mississippi ma di non esprimersi su Roe v. Wade. Prendere una decisione del genere — e a così breve distanza da un cambiamento della composizione della Corte — rischia di minarne l'autorità. La giudice Sonia Sotomayor riassume così il problema: “Questa istituzione può sopravvivere al fetore che questa decisione creerà nella percezione del pubblico, secondo cui la Costituzione e la sua interpretazione sono solo atti politici?”Dopo la pubblicazione della bozza del documento della Corte suprema, in tutti gli Stati Uniti migliaia di persone sono scese in strada per protestare a difesa del diritto all'aborto. Si è tenuta una manifestazione di fronte alla sede della Corte suprema, ma tantissime persone hanno manifestato anche ad Atlanta, a Chicago, a Denver, a Los Angeles — dove la polizia ha reagitoo con violenza — a Seattle e in molte altre città. La manifestazione più partecipata è stata quella di New York, dove molti manifestanti si sono presentati vestiti di verde, richiamandosi alla Marea Verde del Sudamerica. Non si può sminuire l'importanza di queste proteste: anche se il confronto finale per il diritto all'IVG si terrà al Congresso, la vera battaglia sarà necessariamente di comunità. Guardando con crescente scetticismo il partito democratico, il movimento pro-choice statunitense si sta preparando da tempo al momento in cui la destra potrebbe riuscire finalmente a minare Roe v. Wade.Sull'onda degli eventi, il governatore dell'Oklahoma Kevin Stitt ha firmato una legge anti–aborto che ricalca il modello di quella del Texas, che in modo controverso era già riuscito a bypassare le protezioni federali, dando ai singoli cittadini la possibilità di denunciare chi pratica interruzioni volontarie di gravidanza. Annunciando la firma della legge, Stitt ha dichiarato che vuole rendere l'Oklahoma “lo stato più pro–life del paese.” In realtà in Oklahoma, tra le cosiddette “trigger laws,” era già stata approvata una legge che metteva al bando di fatto tutti gli aborti.La cancellazione di Roe v. Wade, infatti, si tradurrà in un'ondata di leggi liberticide: l'Oklahoma e altri 12 stati hanno già approvato leggi “trigger” che entreranno automaticamente in vigore non appena non ci sarà più l'ostacolo di quel precedente. Oltre a questi tredici bisogna aggiungere gli stati che hanno già adattato leggi sul modello di quella texana, o che hanno altre leggi simili in corso di stesura. In totale, si contano almeno 26 stati in cui l'aborto diventerebbe illegale — più di metà degli Stati Uniti. Sostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Il ministro Orlando ha proposto di legare gli aiuti statali alle imprese all'aumento dei salari. La risposta aggressiva di Confindustria testimonia che di provvedimenti come questi c'è bisogno, visto che i salari continuano a calare rispetto al resto d'Europa.Il ministro del Lavoro Orlando ha proposto di subordinare gli aiuti statali alle imprese all'aumento dei salari, ottenendo una levata di scudi dal mondo imprenditoriale. Secondo il presidente di Confindustria Carlo Bonomi si tratta di “un ricatto.” “La mia non mi sembrava una proposta eversiva. Questa reazione mi dà l'idea di una inconsapevolezza di quello che si può produrre nel Paese nei prossimi tempi. Noi rischiamo la crisi sociale e una caduta della domanda interna,” ha ribattuto il ministro. La crisi di cui parla Orlando è innegabile: questi due anni di pandemia hanno fatto aumentare il costo della pandemia in tutta Europa — tranne che in Italia e in Spagna, dove però non solo sono state tagliate le tasse sul lavoro, ma sono direttamente calati i salari medi orari. Gli ultimi dati Eurostat, che tra l'altro dimostrano come non ci sia un rapporto diretto tra la tassazione sul lavoro e gli stipendi che i datori di lavoro effettivamente pagano, inquadrano una situazione emergenziale per l'Italia, almeno a livello storico: dal 2008 al 2021, nel resto d'Europa il costo orario dei salari è salito di quasi 6 euro, mentre in Italia non è aumentato di più di 3 euroNel pieno di una nuova ondata giornalistica di lamentele imprenditoriali sui giovani che non vogliono lavorare, qualche giorno fa è stata presentata la “relazione intermedia” della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia. Ne risulta un quadro impietoso, caratterizzato da una “ricerca del profitto con modalità, termini e proporzioni prevalenti sulla tutela della dignità, della salute e della sicurezza” in molti settori dell'economia. A tal punto che la Commissione propone di inserire un nuovo reato nel Codice penale, per punire chi costringe i lavoratori ad accettare “trattamenti remunerativi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate.” L'indagine si è focalizzata in particolare sulla logistica, rilevando “fenomeni di severo sfruttamento lavorativo con controlli e ritmi serrati che ricalcano le condizioni di lavoro nelle catene di montaggio degli anni Sessanta.”Nota: questa puntata è stata registrata prima che i contratti temporanei dei navigator ancora assunti da Anpal Servizi fossero prorogati per quattro mesi, in attesa di una soluzione strutturale. Per il segretario generale della Uil, Bombardieri, è “un primo risultato positivo.”Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Mentre il governo cerca di normalizzare la necessità che le famiglie usino meno condizionatore e riscaldamento, la politica italiana gioca annoiata a cercare uno scandalo, uno qualsiasi, che coinvolga la RussiaRicordate la vecchia storia secondo cui il governo Renzi avrebbe partecipato a un complotto internazionale per sabotare la vittoria di Trump alle elezioni del 2016, “confezionando” lo scandalo del Russiagate? Lanciata nel 2019 da uno dei personaggi chiave della vicenda, George Papadopoulos, e poi tornata in auge nel 2021 con il meme “Italy did it,” secondo cui ci sarebbe lo zampino di Renzi anche dietro la vittoria di Biden alle ultime elezioni, questa storia si è arricchita di un nuovo capitolo grazie a uno scoop di Repubblica, che rivela l'esistenza di una cena segreta a Roma tra il segretario alla giustizia di Trump William Barr e il direttore del Dis Gennaro Vecchione, avvenuta nell'estate del 2019, al termine di un incontro autorizzato direttamente dall'allora presidente del Consiglio Conte. Secondo la ricostruzione, Barr era in Italia proprio per indagare sul presunto coinvolgimento italiano nel Russiagate, e Conte avrebbe in qualche modo accreditato questo sospetto facilitando le indagini piuttosto irrituali da parte statunitense — il tutto poche settimane prima del famoso tweet di endorsement di Trump a “Giuseppi Conte.”Conte ha già parlato di questi incontri di fronte al Copasir, dicendo in sostanza che tutto si è svolto in trasparenza, ma secondo Renzi nella sua versione ci sarebbero dei “buchi neri.” Conte ha ribattuto dicendo di non essere stato a conoscenza della cena tra Barr e Vecchione, negando qualsiasi “patto” con Trump e invitando lo stesso Renzi a presentarsi al Copasir per “riferire tutta la verità.” Il leader di Italia Viva ha rilanciato proponendo “un confronto tv all'americana” (sic). Intervistato oggi sulla Stampa, definisce Conte un “incapace e incompetente” che “voleva solo salvarsi la poltrona.”A proposito di Conte e Russia, le carte emerse dall'indagine del Copasir sulla missione russa in Italia nel marzo 2020 rivelano che si trattò di un'operazione piuttosto articolata dal punto di vista logistico, per la quale il governo italiano ha dovuto pagare circa 3 milioni di euro tra vitto, alloggio e spostamenti. Il tono e lo stile delle comunicazioni tra la Farnesina e il Cremlino, oltre al fatto che il materiale sanitario fosse insufficiente rispetto alle esigenze, “alimenta il sospetto che l'obiettivo dei russi fosse l'attività spionistica e non l'aiuto umanitario,” scrive sul Corriere Fiorenza Sarzanini.Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/in copertina: Matteo Renzi, foto Presidenza della Repubblica; Giuseppe Conte, foto CC BY-SA 3.0 Governo.it
Il caso dell'arresto violento di un cittadino senegalese a Firenze riassume problemi due grandi problemi italiani: il sistematico razzismo istituzionale e il problema mai affrontato della violenza della polizia.Lo scorso 5 aprile un agente in borghese della polizia municipale di Firenze ha arrestato un cittadino senegalese. La vicenda è emersa qualche giorno dopo grazie a un video diffuso sui social network che ha mostrato la violenza dell'arresto, ed è anche diventato una vera e propria crisi diplomatica: il sindaco Nardella e il prefetto Valenti hanno incontrato in prefettura il console onorario e l'ambasciatore del Senegal, che ha definito l'accaduto “semplicemente scandaloso e disumano.”Sabato ci sarà una nuova manifestazione sul lungarno degli Acciaiuoli, con lo slogan “Basta abusi, sciogliere le squadre antidegrado.” Il sindaco Nardella ha annunciato “una verifica interna con la polizia municipale,” ma ci tiene a “respingere fermamente l'accusa secondo cui gli agenti avrebbero agito per razzismo.” Anzi: gli agenti della polizia municipale hanno fatto un esposto alla procura per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.L'episodio arriva nel contesto di un crescente disinteresse delle istituzioni nei confronti della violenza della polizia in Italia — con l'introduzione sempre più diffusa dei Taser, nonostante siano considerati veri e propri strumenti di tortura — e mentre le autorità continuano a dividere i profughi che arrivano in Italia in base alla loro provenienza, o, più precisamente, in base al colore della loro pelle.Sostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
L'economia italiana è stata travolta da una tempesta perfetta, tra postumi degli effetti economici dei lockdown, siccità e guerra in Ucraina. Mentre i prezzi continuano ad aumentare, la politica cerca una soluzione in tempi stretti, che però non esiste.Il consiglio dei ministri ha approvato all'unanimità il Def, il documento fondamentale della programmazione economica del governo. Il testo prende atto del significativo peggioramento del quadro economico dovuto alla guerra in Ucraina: la previsione tendenziale di crescita del Pil per il 2022 scende dal 4,7% — che era stato ipotizzato a settembre — al 2,9%, e dal 2,8 al 2,3% per il 2023.L'inflazione sta crescendo e la crisi colpisce soprattutto le famiglie meno abbienti, che di fronte all'aumento dei prezzi hanno meno margine per rivedere le proprie spese, dato che tendenzialmente consumano meno beni considerati superflui. In questa crisi la situazione si presenta ancora più preoccupante, dato che ad aumentare sono quei beni che già pesano di più sul conto delle famiglie più povere: prodotti alimentari ed energia.L'aumento dell'inflazione è dovuto a diversi fattori e la crisi è trasversale, spiega Fabio del Bravo - responsabile area analisi Ismea - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare - in una intervista per Today Economia. Il rialzo dei prezzi sulle materie prime si poteva già osservare prima dello scoppio della guerra in Ucraina, per diverse ragioni geopolitiche e finanziarie. In questa situazione di tensione dei mercati si è inserita la crisi sull'approvvigionamento energetico e alimentare, che ha rincarato la dose.I prodotti alimentari che sono più soggetti al rincaro dei prezzi sono cereali, latte e derivati. I paesi occidentali contano su Russia e Ucraina non solo per l'approvvigionamento energetico, ma anche per quello di grano; forniscono rispettivamente un 20 e un 10 per cento delle esportazioni mondiali di grano. I prezzi della filiera alimentare aumenteranno dunque esponenzialmente in tutto il mondo, secondo l'Ocse dall'8.5% fino al +12.6 per cento in caso di blocco delle esportazioni agricole dell'Ucraina.
Draghi parlava di aumentare notevolmente la spesa per la Difesa già a gennaio — come hanno fatto anche i governi precedenti. Ma perché spendere di più quando l'esercito russo sembra essersi rivelato una tigre di carta?Il ministro della Difesa Guerini è andato incontro alle richieste di Giuseppe Conte, cercando di ricucire lo strappo nella maggioranza sulle spese militari: l'obiettivo del 2% sarà raggiunto gradualmente entro il 2028. “È un buon passo verso quella sostenibilità e gradualità da noi sempre richiesta,” commentano fonti del M5S, facendo intendere che la ricomposizione della crisi è vicina — anche se, secondo un retroscena, il Movimento sarebbe tentato di sfilarsi dalla maggioranza il prossimo autunno, approfittando della fine vicina della legislatura per fare un po' di opposizione e recuperare consensi. L'incontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte non aveva portato a buoni risultati, tanto che il premier ha riferito immediatamente a Sergio Mattarella quanto la divisione sulle spese per la difesa stia mettendo a rischio la stabilità del governo, in un momento già preoccupante per l'Europa. Il sospetto che aleggia a palazzo Chigi è che il leader del M5S voglia portare il paese al voto anticipato.Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/in copertina, elaborazione foto CC-BY-SA-2.5 Jollyroger
Superato lo shock dello scoppio della guerra in Ucraina, si inizia a pensare a soluzioni concrete per fare a meno dei combustibili fossili russi: ma forse bisognava pensarci prima.Joe Biden è arrivato in Europa per una visita di quattro giorni, che si aprirà oggi con una tripletta di summit senza precedenti storici: nello stesso giorno si coordineranno Nato, Consiglio europeo e G7. Sarà una giornata complessa: Biden può vantare di aver saputo tenere l'alleanza atlantica unita in questo primo mese di guerra, ma sulle decisioni più difficili che si dovranno prendere in questi giorni le spaccature sono profonde, in particolare per quanto riguarda l'energia. Ieri Olaf Scholz ha cercato di anticipare i temi in discussione, dicendo al Bundestag che la Germania è contraria alla no–fly zone e a un intervento Nato in Ucraina, e che il boicottaggio di gas e petrolio russo farebbe più male all'Europa che alla Russia.Ieri Putin ha annunciato che gli “stati non amichevoli” dovranno pagare gas e petrolio russo in rubli, costringendo di fatto i paesi europei che comprano energia dalla Russia a sostenerne la moneta. In realtà, per la valuta russa il peggio sembra già essere alle spalle: il rublo è crollato immediatamente dopo l'ingresso in guerra, e poi è sceso ulteriormente sotto il peso delle sanzioni, ma da questa seconda svalutazione si è ripreso piuttosto rapidamente, già la settimana scorsa. La mossa, però, ha un effetto secondario ancora più importante: dovendo cambiare euro e dollari in rubli, le autorità europee torneranno a garantire un flusso di valute estere — più stabili — nelle banche russe, almeno quelle non sanzionate. Proprio nei primi giorni delle sanzioni Stati Uniti e Unione europea avevano cercato di bloccare l'accesso delle autorità russe alle valute estere. Il ministro dell'Economia tedesco Habeck ha accusato Putin di non rispettare i contratti: infatti, per smettere di accettare pagamenti in euro e in dollari, Gazprom dovrà necessariamente rivedere i propri contratti, che attualmente prevedono pagamenti in dollari.A inizio mese la Commissione europea ha pubblicato i punti principali del piano per arrivare all'indipendenza dall'energia russa entro il 2030. Vengono indicati progetti per aumentare l'energia proveniente da fonti rinnovabili, e promessi interventi con “azioni urgenti sui prezzi.” In Italia ci vorranno almeno tre anni per sostituire il gas russo: l'ha detto il ministro Cingolani nella propria informativa urgente alla Camera. Cingolani ha annunciato anche l'arrivo di due nuove navi per la rigassificazione, in grado di trasformare il GNL — gas naturale liquefatto — in metano gassoso da immettere nella rete di distribuzione. Per l'espansione della Tap, invece, ci vorrà molto più tempo, fino a 9 anni per raddoppiarne la portata.Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/In copertina, tubi del Nord Stream 2. Elaborazione foto CC BY 4.0 Gerd Fahrenhorst
La variante BA.2 sembra essere responsabile di una nuova ondata di contagio in tutta Europa, ma l'affaticamento da misure anti-contagio e la guerra in Ucraina coprono l'inazione dei governi. In Italia si parla di “riaprire il paese,” e l'ultima flash survey sulle varianti è del 31 gennaio.È atteso per oggi il decreto con la “road map” per l'uscita dallo stato d'emergenza: già dal primo aprile per i luoghi all'aperto non dovrebbe più servire il green pass, mentre il certificato “base” basterà per i mezzi di trasporto. A partire da maggio non dovrebbe essere più necessario neanche per accedere ai luoghi al chiuso, mentre sui luoghi di lavoro tornerà a bastare anche per gli over 50 il green pass base. L'obiettivo è arrivare a giugno con le restrizioni praticamente azzerate.Su questa tabella di marcia incombe però il progressivo peggioramento del quadro epidemiologico: ieri sono stati registrati 72.568 nuovi contagi, oltre 20 mila in più rispetto a mercoledì scorso, con un tasso di positività al 14,8% e 137 decessi. Anche per questo nel decreto dovrebbe essere inclusa, per richiesta del ministro Speranza, una “clausola di salvaguardia” che permetta di aumentare rapidamente le restrizioni casomai la situazione dovesse ulteriormente peggiorare. La campagna vaccinale, però, si è praticamente fermata, nonostante i 6 milioni di persone in età vaccinabile che non hanno ricevuto neanche una dose. Gli indicatori più “lenti” della pandemia — come decessi e ricoveri in terapia intensiva — continuano a calare su base settimanale, la curva dei contagi conferma il trend al rialzo: la settimana si è chiusa con 340.825 casi.La corsa alle riaperture europea rischia di portare ad una nuova crisi, accelerata dalla nuova variante BA.2, apparentemente più contagiosa di Omicron. Austria, Germania e Paesi Bassi hanno registrato nelle ultime settimane un innalzamento dei contagi. Le autorità sono tuttavia reticenti a imporre nuove restrizioni, dopo averle allentate poche settimane fa.Gli scienziati e gli ufficiali della sanità pubblica stanno monitorando la variante BA.2, che è stata descritta come la variante “stealth” perchè ha delle mutazioni che la rendono difficile da riconoscere. Gli scienziati danesi stimano che questa sottovariante sia più contagiosa, e che stia già sostituendo Omicron. La variante BA è già responsabile per più della metà dei nuovi casi in Germania e dell'11% dei casi negli Stati Uniti. Finché il virus continuerà a diffondersi, in particolare nelle popolazioni non vaccinate o dove l'immunità vaccinale si sta riducendo, produrrà nuove varianti, che continueranno a essere una minaccia anche per i paesi con un alto numero di vaccinati.Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
Gli Stati Uniti hanno vietato l'import di energia dalla Russia e il Regno Unito si prepara a rendersi indipendente entro fine anno: da oggi anche l'Europa deve mettere in discussione tutte le proprie politiche energetiche.Joe Biden, senza aspettare l'Europa, ha firmato un ordine esecutivo che vieta tutto l'import di petrolio, gas e carbone dalla Russia. Nonostante la dipendenza dall'energia russa per gli Stati Uniti sia molto inferiore rispetto a quella europea, Biden ha ammesso che la decisione non sarà senza costi neanche per l'economia statunitense; commentando in questo senso la necessità di diventare indipendenti a livello energetico, accelerando una transizione all'energia pulita. Al momento la maggioranza dei cittadini statunitensi si è detta favorevole alla misura. Tuttavia, il costo della benzina rappresentava da sempre un problema politico per Biden e la situazione potrebbe quindi cambiare nelle prossime settimane, con l'aumento dei prezzi. Il Regno Unito, intanto, ha dichiarato un progetto altrettanto impegnativo: quello di volersi rendere indipendente dal petrolio russo e dai suoi derivati entro la fine del 2022, e sta considerando anche la messa a bando del gas. Da questo punto di vista il Regno Unito è già largamente indipendente rispetto agli altri paesi europei.La situazione Europea è invece più complessa. La Commissione europea ha pubblicato i punti principali del piano per arrivare all'indipendenza dall'energia russa entro il 2030. Vengono indicati progetti per aumentare l'energia proveniente da fonti rinnovabili, e promessi interventi con “azioni urgenti sui prezzi.” Oggi e domani a Versailles si terranno degli incontri per discutere la questione energetica.Euractiv ha visto una bozza del documento conclusivo in cui l'Unione rinnoverà l'impegno a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 ma, soprattutto, ad eliminare gradualmente la propria dipendenza da gas, petrolio e carbone russi. Il documento indica cinque soluzioni: diversificare l'import comprando da Stati Uniti e Qatar, accelerare lo sviluppo di energie rinnovabili, e vengono citate le necessità di aumentare l'interconnessione tra le reti elettriche e del gas dei singoli stati membri, rafforzare i “piani d'emergenza” energetici dell'Ue, e “migliorare l'efficienza energetica” del blocco. Comprare energia da Qatar e Stati Uniti potrebbe tuttavia rischiare di alzare i prezzi per tutti, dal momento in cui l'Europa si troverebbe a competere con altre grandi potenze consumatrici come la Cina, la Corea del Sud e il Giappone.Un nuovo report del think tank Transport & Environment mostra l'impatto che potrebbero avere le sanzioni sul petrolio: secondo le stime i paesi europei pagano in media 261 milioni di euro al giorno per il petrolio russo. Il direttore del think tank, William Todts, afferma che “il gas è una preoccupazione, ma è il petrolio che finanzia la guerra di Putin.” Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha affermato ad Agorà Extra su Rai3 che in 24-30 mesi dovremmo essere indipendenti dal gas russo. Durante la trasmissione ha posto l'accento sulla necessità di implementare velocemente le energie rinnovabili e sulla capacità di rigassificare, cambiando anche fornitori per una parte delle fonti energetiche che ora provengono dalla Russia.Sostieni the Submarine, abbonati
L'Italia ha deciso di inviare armi all'Ucraina senza troppe discussioni, ma l'aumento della spesa militare non è una novità: per quest'anno il budget della Difesa ha raggiunto una cifra record.Come arriveranno all'Ucraina le armi di cui il Parlamento ha appena autorizzato l'invio? La logistica della consegna sarà gestita dalla Nato: arriveranno con un ponte aereo alla frontiera e poi proseguiranno con un convoglio terrestre — spiega Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera — ma probabilmente entreranno in gioco anche contractor privati. Fino al 30 settembre vengono messi a disposizione della Nato circa 4.000 soldati — i primi 1.350 sono già pronti a partire per stanziarsi in Romania e Ungheria.Subito dopo il voto, i parlamentari della Commissione Difesa hanno ricevuto una mail piuttosto minacciosa da parte dell'ambasciata russa in Italia, in cui si ribadisce quanto già detto più volte da Mosca: “I cittadini e le strutture della Ue coinvolti nella fornitura di armi letali alle Forze Armate Ucraine saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni.” Secondo il ministro Guerini, il messaggio “dà il senso dell'arroganza del regime russo.” In Unione europea sono soltanto sette i paesi che non invieranno armi in modo diretto — anzi sei, perché anche la Spagna, dopo alcuni tentennamenti interni, ha deciso di spedire un carico di armi.Le voci contrarie all'invio di armi, in deroga alla legge 185/90, restano piuttosto isolate: su Domani, il politologo Pietro Ignazi spiega che “un tale cambio di passo rischia a di spianare la strada a giustificazioni tipiche dello stato di eccezione,” mentre in situazioni come questa andrebbe mantenuto “un atteggiamento improntato alla critica e alla razionalità.” A trovarsi nella posizione più imbarazzante è il Pd, che ha sposato l'invio di armi all'Ucraina senza alcuna discussione interna si trova a dover gestire i rapporti con la propria base antimilitarista e pacifista e con il mondo delle associazioni: l'Anpi ha già espresso la propria contrarietà, dicendo che la decisione italiana potrebbe essere interpretata dalla Russia come un atto di cobelligeranza, portando a un'ulteriore escalation. Sabato ci sarà a Roma una manifestazione nazionale per la pace e il disarmo, promossa dai sindacati e numerose altre associazioni.Sostieni the Submarine: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/
L'Italia è tra i paesi più incerti di fronte alla necessità di imporre sanzioni forti contro la Russia. Ma che percorsi ci sono per ridurre la nostra dipendenza dal gas russo? Ne abbiamo parlato nell'ultima puntata di Trappist, registrata prima dell'invasione.L'Europa, e l'Italia, sono fortemente dipendenti dal gas russo, che costituisce il 40% del nostro approvvigionamento annuale. La crisi in Ucraina, da questo punto di vista, arriva nel peggiore dei momenti possibili, con i prezzi del gas in costante aumento a causa dell'esplosione delle domanda da parte dell'industria, che sta cercando di recuperare il tempo perduto nella prima fase della pandemia.Lasciare alle spalle il gas russo non è impossibile, ma richiederà uno sforzo, e un tempo, considerevole. Per questo, diversi retroscena vogliono che l'Italia sia tra gli stati meno convinti sulla possibilità di avviare immediatamente sanzioni particolarmente dure contro la Russia. Ma l'invasione di oggi rende la posizione del nostro paese — che su questo fronte è affiancato da Germania e Cipro — sempre meno difendibile.Sostieni the Submarine, abbonati: https://thesubmarine.it/hw-abbonati/