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Il numero di vittime civili a Gaza, quello degli scudetti della Juve e altre cose su cui dibattiamo. Questo episodio di Non hanno un amico è supportato da PhotoSì il servizio che ti permette di stampare le tue foto e creare regali personalizzati direttamente dallo smartphone. Scarica l'app di PhotoSì e ricevi il 30% di sconto su un ordine minimo di 30€ con il codice WILL. Fonti: video “Destra-Sinistra secondo Michele Serra - Che Tempo Che Fa 09/10/2022" pubblicato sul canale Youtube Rai il 12 ottobre 2022; video “E' morto Giulio Andreotti" pubblicato sul sito video.sky.it il 6 maggio 2013; account Tiktok juwelcom4, 20 giugno 2024; video “Salone del Libro, Piero Angela ospite all'Arena Robinson: "La scienza non è un talk show" pubblicato sul canale Youtube La Repubblica il 13 maggio 2018; video “More Speech and Fewer Mistakes" pubblicato sul sito about.fb.com il 7 gennaio 2025. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Ormai il "dissing" è diventato una chiave interpretativa della realtà. Nessuno può sfuggire a questa regola, dai cantanti hip hop ai politici. Ecco allora che qualche settimana fa Rita Dalla Chiesa ha aperto un dissing contro la famiglia Andreotti, lanciando accuse pesanti (anche se mai esplicite). Secondo la celebre presentatrice tv infatti a ordinare l'assassinio di suo padre, ucciso in un attentato mafioso il 3 settembre 1982 a Palermo insieme alla moglie e agli uomini della scorta, fu addirittura l'On. Giulio Andreotti. Niente di nuovo sotto il sole, sia chiaro, ma ancora una volta si apre un interrogativo inquietante: in che modalità lo Stato italiano ha dialogato con la Mafia? Sì perché ormai non ci si domanda più "se" lo Stato italiano ha dialogato con la Mafia, ma "come"... In tutto questo le parole di Stefano Andreotti, figlio dell'On. Giulio Andreotti, stridono come una excusatio non petita. In questo nuovo episodio di True Crime Diaries Jacopo Pezzan e Giacomo Brunoro affrontano un tema delicato ma che non ha mai smesso di far discutere, come un fiume carsico che attraversa la storia italiana continuando a turbare gli animi e le coscienze. --- Support this podcast: https://podcasters.spotify.com/pod/show/la-case-books/support
Il problema del "purché se ne parli" Fonti: Fonti: video "Lega, all'incontro con Bossi l'ira dei militanti contro Salvini: “Non se ne può più, togliete TikTok a Matteo" pubblicato sul sito repubblica.it il 3 dicembre 2022; video "Le frasi celebri, di Giulio Andreotti" pubblicato sul canale YouTube tg3 il 7 maggio 2013. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Dopo il successo di La Grande Bellezza come miglior film straniero agli Oscar, Paolo Sorrentino è riconosciuto come uno dei più grandi registi italiani attuali. Paolo Rotondo, direttore artistico del Cinema Italiano Festival, dialoga con Federico Magrin sull'arte e i personaggi del regista napoletano. In questo episodio di I viandanti della cultura, il discorso attraversa il rapporto di Sorrentino con l'attore Toni Servillo, la centralità della vita nel film autobiografico È stata la mano di Dio, il ritratto dei politici Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, la fotografia di Napoli e Roma. Federico e Paolo scovano il ruolo centrale che hanno la maschera attoriale e la spiritualità in Sorrentino, a partire da un film esistenziale come Le conseguenze dell'amore fino alla serie The Young Pope. Ringraziamo gli sponsor di questo episodio: il MAECI, Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale https://www.esteri.it/it/ e la Società Dante Alighieri di Auckland www.dante.org.nz
durée : 00:46:30 - Affaires sensibles - par : Fabrice Drouelle, Franck COGNARD - Aujourd'hui dans Affaires Sensibles, Giulio Andreotti, la boîte noire de l'Italie. - réalisé par : Helene Bizieau
Per info sui corsi di italiano, scrivimi all'indirizzo salvatore.tantoperparlare@gmail.comSette volte presidente del consiglio, 43 volte ministro, quasi presidente della repubblica, quasi condannato per mafia. Non bastano poche parole per definire la figura di Giulio Andreotti.Se ti piace Salvatore racconta e vuoi avere accesso al doppio dei podcast ogni settimana, sblocca la serie premium riservata agli abbonati su Patreon. Tutte le info su: www.patreon.com/salvatoreraccontaLa trascrizione di questo episodio è come sempre disponibile per le persone iscritte alla newsletter. Vuoi iscriverti? Fallo da qui: https://salvatoreracconta.substack.com?utm_source=navbar&utm_medium=web&r=306xbtTesto e voce di Salvatore Greco
"Credo che ognuno di noi, se fosse nato in un campo di concentramento e non avesse da cinquant'anni nessuna prospettiva da dare ai figli, sarebbe un terrorista". Lo disse Giulio Andreotti, non esattamente uomo di sinistra. Michela Chimenti, giornalista, dopo una lunga e difficile inchiesta, ha fatto un podcast sconvolgente, Una Mattina a Fiumicino. Abbiamo parlato di etica, giornalismo, Stato. Di strumentalizzazioni e di vecchi temi che oggi, dopo l'attacco di Hamas e la massiva offensiva israeliana, tornano tristemente attuali. L'attentato del 1973 a Fiumicino, 32 morti, i cui retroscena ancora oggi sono secretati. Perché? Una storia misteriosamente insabbiata, accaduta davanti agli occhi di tutti. Che ricorda quanto il conflitto israelo-palestinese affondi le sue radici in tempi tutt'altro che recenti. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
➨ Iscrivetevi al nostro canale Telegram: https://t.me/spazio_70Piazza Fontana, 12 dicembre 1969. Il quarto episodio del nuovo podcast di Spazio70 sulla strage alla Banca Nazionale dell'Agricoltura. Tra i temi trattati all'interno dell'episodio: 1) Roma, Milano e infine Catanzaro. Inizia il processo; 2) La legge Valpreda; 3) Le prime ammissioni di Ventura sugli attentati della primavera-estate 1969; 4) Un giornalista di nome Guido; 5) Una cassetta di sicurezza piena di fogli dattiloscritti; 6) Segreto militare; 7) Ancora sulle borse utilizzate per la strage; 8) Processo agli anarchici. I quattro elementi dell'accusa; 9) Sul banco degli imputati finiscono anche i neofascisti veneti; 10) Il memoriale Pan; 11) L'intervista di Mario Scialoja a Guido Giannettini; 12) La famosa intervista di Giulio Andreotti a "Il Mondo"Basi sonore dell'episodio: 1^ traccia "Lofi Study" — FASSounds2^ traccia "This Minimal Technology (Pure)" — Coma-Media3^ traccia "Reflected Light" — SergePavkinMusic5^ traccia "Desert Voices" — ArtSlop_FlodurLe altre tracce sono state autoprodotte.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/show/spazio-70/support.Questo show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/4704678/advertisement
I “mostri” democristiani, nel senso latino di monstrum, ovvero prodigio hanno segnato la storia dell'Italia per 50 anni, dal 1943. «La magrezza segaligna e affilata di De Gasperi, il pallore ascetico di Dossetti e dei “professorini”. Tra parentesi l'uno diffidava degli altri ben oltre l'aspetto fisico, attribuendo loro una mentalità: munita di allucinazioni e presunte divinazioni suggestive», scrive nel suo libro, Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua, Filippo Ceccarelli. In questa sesta puntata (ultima della prima stagione) parliamo del fondatore della DC, Alcide De Gasperi, dalla biografia assai variegata: fu deputato nel parlamento asburgico, poi segretario nazionale del Partito Popolare, poi in una condizione di ristrettezze di libertà e economica durante il regime fascista. Trovò rifugio come bibliotecario in Vaticano, ma con il Papa Pio XII ebbe sempre un rapporto difficile. Divenne presidente del consiglio e rappresentò l'Italia alla conferenza di Parigi, alla fine della Seconda Guerra mondiale. Nel suo partito si trovò sempre a dover mediare tra una sinistra movimentata e visionaria, condotta da Giuseppe Dossetti e una destra arroccata attorno alla figura del Papa con simpatie monarchiche e derive nostalgiche, incarnata dal presidente di Azione Cattolica, Luigi Gedda. Per i democristiani la straordinaria vittoria del 18 aprile del 1948 non fu una festa. Il partito che aveva sfiorato la maggioranza assoluta dei voti si trovò a gestire il potere in un paese ancora distrutto dalla guerra e con divisioni sociali ed economiche profonde. La legislatura che andò dal 1948 al 1953 non fu mai tranquilla. Si fecero luce due dirigenti della sinistra dossettiana. Uno pragmatico e duttile, Amintore Fanfani, l'altro più teorico e a volte spirituale, Aldo Moro. Nella loro vita furono spesso polemici tra di loro, ma alla fine si intendevano. Uno che aveva poco a che fare con la vita del partito, ma che in alcuni momenti ne fu un trascinatore, fu Giulio Andreotti. Ambiguo nei comportamenti e nelle relazioni. Non si è mai capito se lui sia stato l'uomo di De Gasperi presso il Vaticano o l'uomo di Pio XII presso, e qualche volta contro, De Gasperi. Bibliografia: Stefano Pivato, "Bella ciao. Canto e politica nella storia d'Italia", Laterza 2005 Stefano Pivato, "I comunisti mangiano i bambini: Storia di una leggenda", Il Mulino 2015 Marco Follini, "Democrazia Cristiana. Il racconto di un partito", Sellerio 2019 Piero Ignazi, "I partiti in Italia dal 1945 al 2018", Mulino 2018 Antonio Ghirelli, "Democristiani", Mondadori 2004 Atti e documenti della D.C. 1943-1967, Prefazione di Mariano Rumor, Edizione 5 Lune 1967 Filippo Ceccarelli, "Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua" Feltrinelli 2018 Paolo Pombeni, Guido Formigoni, Giorgio Vecchio, "Storia della Democrazia cristiana. 1943-1993", Il Mulino 2023 Vindice Lecis, "Il nemico", Nutrimenti 2018 Miriam Mafai, "L'uomo che sognava la lotta armata", Rizzoli 1984 Mimmo Franzinelli, Alessandro Giacone, "1960. L'Italia sull'orlo della guerra civile" Mondadori 2020 Silvio Lanaro, "Storia dell'Italia repubblicana. L'economia, la politica, la cultura, la società dal dopoguerra agli anni '90", Marsilio 1996 Luigi Gedda, "18 Aprile 1948. Memorie Inedite Dell'artefice Della Sconfitta Del Fronte Popolare", Mondadori 1998 Guido Formigoni, "Aldo Moro. Lo statista e il suo dramma", Il Mulino 2016 Bruno Vespa, "Storia d'Italia da Mussolini a Berlusconi", Mondadori 2004 Indro Montanelli e Mario Cervi, "L'Italia dei due Giovanni", Rizzoli 2012 Bruno Vespa, "Soli al comando", Mondadori 2017 Bruno Vespa, "Italiani voltagabbana. Dalla prima guerra mondiale alla Terza Repubblica sempre sul carro dei vincitori", Mondadori 2017 Enrico Menduni, "L'Autostrada del Sole", Il Mulino 1999 Leonardo Sciascia, "Todo Modo", Adelphi 2003 Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Le nouveau volume d'une collection décortiquant les systemes de censure se penche sur le pays de Ferrerri, Fellini et Pasolini. « Je pense que scandaliser est un droit. Être scandalisé est un plaisir. Celui qui refuse d'être scandalisé est un moraliste ». Cette citation de Pier Paolo Pasolini est en exergue d'un des chapitres de Censure & Cinéma en Italie. Normal, quand il est difficile de ne pas mentionner ce cinéaste dans un ouvrage dédié à ces thématiques. Au-dela de ses parties consacrées à Théoreme et Salo ou les 120 journées de Sodome, ce livre collectif opère un tour d'horizon des plus complets sur une cinématographie de choix quand, plus que les autres, elle aura fait fructifier de nombreux sous-genres provocants et transgressifs, de la nazisploitation aux comédies érotiques ou ripailles gores des films de cannibale pour ne citer qu'eux. Censure & cinéma en Italie n'est pourtant pas qu'un inventaire quand il revient autant sur les textes de loi que sur des cas d'études singuliers. Qui connaissait les aventures italiennes d'un film porno signé Wes Craven ? Qu'au début du XXe siècle l'Eglise interdisait aux prêtres d'entrer dans les salles de cinéma ? Qu'Il divo, le film de Paolo Sorrentino consacré au sulfureux premier ministre Giulio Andreotti était privé de diffusion télé ? Aussi factuel et précis pour égrener les motifs de coupes et restrictions que riche en anecdotes, ce nouveau volume d'une collection regarde le cinéma par le prisme de son rapport à l'interdit et aux bonnes mœurs préconisées par les autorités. Et lorsqu'il en vient à évoquer les coulisses de La grande bouffe, Gomorra ou Cannibal Holocaust, pour rappeler leurs visions sociale et politique, Censure & Cinéma en Italie, complète pleinement une collection de formidables livres d'histoire parallèle et méconnue du cinéma. Censure et cinéma en Italie (Editions Lettmotif)Retrouvez le Pop Corn d'Alex Masson tous les mercredis à 9h30 sur Nova ! Hébergé par Acast. Visitez acast.com/privacy pour plus d'informations.
La Operación Gladio es uno de los episodios más controvertidos del siglo XX. Su nombre abarca a una serie de ejércitos clandestinos patrocinados por la OTAN y la CIA para evitar la propagación del comunismo por Europa occidental. Pese a que no está reconocida oficialmente por la Alianza, su existencia fue desvelada en 1990 por el entonces primer ministro italiano, Giulio Andreotti. ¿Cómo funcionaba la red Gladio? ¿Qué impacto tuvo? ¿Y por qué se sigue sabiendo muy poco sobre ella? Fernando Arancón y Eduardo Saldaña revelan los secretos de esta operación en este EOM Explica de “No es el fin del mundo”. Lecturas recomendadas: Los ejércitos secretos de la OTAN - Daniele Ganser Series y películas Exterior noche (Filmin) sobre el secuestro y asesinato de Aldo Moro Roma criminal sobre la Mafia y los servicios secretos italianos en los 70 --------------
Giulio Andreotti, I diari degli anni di piombo, Eds. Serena Andreotti, Stefano Andreotti. Milano: Solferino, 2021. Giovanni Bianconi, Eseguendo la sentenza. Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro. Roma: Einaudi, 2018. Pino Casamassima, Gli irriducibili. Storie di brigatisti mai pentiti. Bari: Laterza, 2012. Marco Clementi. La pazzia di Aldo Moro. Segrate: BUR, 2013. Marco Damilano. Un atomo di verità: Aldo Moro e la fine della politica in Italia. Milano: Feltrinelli Editore, 2018. Giovanni Fasanella, Il puzzle Moro. Da testimonianze e documenti inglesi e americani desecretati, la verità sull'assassinio del leader Dc. Milano: Chiarelettere, 2018. Enrico Fenzi, Armi e bagagli. Un diario dalle Brigate Rosse. Genova: Costa & Nolan, 2006. Prospero Gallinari, Un Contadino nella metropolis: Ricrordi di un militante delle Brigate Rosse. Milano: Lemuri, 2012. Miguel Gotor. Il memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l'anatomia del potere italiano. Torino: Einaudi, 2020. Silvana Mazzocchi, Nell'anno della tigre. Milano: ZoomMacro, 1994. Sergio Zavoli, La notte della Repubblica. Milano: Mondadori, 2017. Simona Zecchi, La criminalità servente nel Caso Moro. Milano: La nave di Teseo, 2018.
References Alfonso Alfonsi, "Regole costitutive e regole finali della politica," Aldo Moro Un percorso interpretativo, Eds. Alfonso Alfonsi e Luciano d'Andrea. Soveria Mannelli: Rubbetino, 2018. Giulio Andreotti, I diari degli anni di piombo, Eds. Serena Andreotti, Stefano Andreotti. Milano: Solferino, 2021. Tina Anselmi, "L'unità di una vita," Aldo Moro Un percorso interpretativo, Eds. Alfonso Alfonsi e Luciano d'Andrea. Soveria Mannelli: Rubbetino, 2018. Marco Clementi. La pazzia di Aldo Moro. Segrate: BUR, 2013. Marco Clementi, Paolo Persichetti, Elisa Santalena, Brigate rosse. Dalle fabbriche alla «campagna di primavera». Roma: DeriveApprodi, 2017. Marco Damilano. Un atomo di verità: Aldo Moro e la fine della politica in Italia. Milano: Feltrinelli Editore, 2018. Carlo Focella. "Comprendere le ragioni degli altri," Aldo Moro Un percorso interpretativo, Eds. Alfonso Alfonsi e Luciano d'Andrea. Soveria Mannelli: Rubbetino, 2018. Miguel Gotor. Il memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l'anatomia del potere italiano. Torino: Einaudi, 2020. Claudio Martelli. L'antipatico. Bettino Craxi e la grande coalizione. Milano: La nave di Teseo, 2020. Fabio Martini. Controvento. La vera storia di Bettino Craxi. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2020. Giampiero Mughini, Il Grande Disordine: I nostre indimenticabili anni Settanta. Milano: Mondadori, 1998. Carla Meneguzzi Rostagni. "L'Europa, una realtà unitaria politica e morale," Aldo Moro Un percorso interpretativo, Eds. Alfonso Alfonsi e Luciano d'Andrea. Soveria Mannelli: Rubbetino, 2018.
Cosa c'entra è un podcast del Post condotto da Chiara Alessi. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Nonostante sia finalmente riuscito a rifugiarmi nella mia casetta in collina vicino a Volterra, il gran caldo di questo luglio continua a perseguitarmi. Mentre cerchiamo vanamente rifugio, ci viene da pensare se ci siano posti non troppo lontani dove non faccia così caldo. Per fortuna la nostra piccola patria ne ha parecchi, nascosti lontano dalla folla tanti secoli fa, quando la scelta più saggia era di rifugiarsi quanto più lontani possibile da tutto e tutti. Se la Toscana è piena di antichi monasteri, pochi sono altrettanto affascinanti di quello che, da oltre un millennio ha attratto milioni di fedeli e viaggiatori in difficoltà. Non è facile arrivarci, visto che è nel cuore del Casentino, la parte verde della Toscana incastonata tra l'Arno e la Romagna. Questa non è l'unica ragione per la quale What's Up Tuscany vi porterà a Camaldoli. Vogliamo celebrare l'evento che, 80 anni fa, cambiò per sempre il futuro del Bel Paese. Fu proprio nel famoso eremo che 30 intellettuali e politici cattolici si incontrarono per discutere le linee guida della rinascita dell'Italia. Grazie al loro coraggio questo paese, pur con tutti i suoi difetti, è diventato quello che è: una democrazia occidentale più o meno funzionante.Se ascolterete l'intero episodio vi racconterò come questo monastero fu fondato attorno all'anno Mille, cosa lo rese davvero unico e come riuscì a crescere anno dopo anno. Vi racconterò dei 30 coraggiosi che, sfidando l'ira della polizia segreta del regime, furono aiuati da un vescovo a compiere la loro missione intellettuale. Per alcuni di loro, davvero molto giovani, l'azzardo pagò: da Giorgio La Pira ad Ezio Vanoni, da Giulio Andreotti ad Aldo Moro, avrebbero dominato la politica italiana fino agli anni '90. Nell'ultima parte dell'episodio vi dirò poi dell'affascinante villa seicentesca dove i monaci producono alcuni eccellenti vini, le parti più curiose dell'eremo e parecchi consigli di viaggio per ottenere il massimo dalla vostra gita. Invece di sgomitare con milioni di altri turisti, la prossima volta che venite a trovarci in Toscana, passate qualche giorno a Camaldoli. Non gli manca niente: panorami mozzafiato, atmosfere mistiche, natura lussureggiante, buon cibo ed eccellente vino. E poi vi fa anche bene all'anima. Come fate a dire di no?Email: podcast@larno.itFacebook: https://www.facebook.com/larno.itTwitter: @arno_it / @WhatsupTuscanyI LINK ALLE FONTIhttps://www.ilbelcasentino.it/camaldoli.htmlhttps://it.wikipedia.org/wiki/Codice_di_Camaldolihttps://formiche.net/2018/07/codice-di-camaldoli-rinascita-italia/BACKGROUND MUSICPipe Choir - Bom Bom Breakthrough (Instrumental)Zentra - SiegeCityfires - Blood Problems (Instrumental)Pipe Choir - Rocking back and forth (Instrumental)Pipe Choir - Lifeline (Instrumental)Wayne John Bradley - Blues Rock Original InstrumentalAll released under Creative Commons Attribution 4.0 International Licensehttps://soundcloud.com/pipe-choir-2/pipe-choir-bom-bom-breakthrough-creative-commons-instrumentalhttps://soundcloud.com/argofox/zentra-siegehttps://soundcloud.com/cityfires/blood-problems-instrumentalhttps://soundcloud.com/pipe-choir-2/pipe-choirrocking-back-and-forth-creative-commons-instrumentalhttps://soundcloud.com/pipe-choir-2/pipe-choir-lifeline-creative-commons-instrumentalhttps://soundcloud.com/ayneohnradley/blues-rock-original-instrumentalcreative-commonshttp://www.pipechoir.com/
Der Wille Gottes regiert Italien Anfang der Neunziger Jahre. So zumindest will es Giulio Andreotti verstanden wissen der im Parlament die Zügel in der Hand hat. Der fast schon parodistisch unter dem Gewicht seiner Verantwortung buchstäblich buckelnde Politiker ist berüchtigt für seinen Opportunismus und für allerlei mysteriöser Verbindungen zum organisierten Verbrechen. Anklage über Anklage stürzt auf den Machtmenschen herein, doch immer und immer wieder kommt er ungeschoren davon, während um ihn herum Genossen, Feinde und falsche Freunde wie die Fliegen fallen. Steckt hinter den abscheulichen Terrorakten und Mordanschlägen, die Italien seit den politischen Verwerfungen der 70er heimsuchen, der siebenfache Ministerpräsident Andreotti, oder ist es reiner Zufall, dass gerade er inmitten allen Chaos, verschont bleibt? Es ist unglaublich, dass diese Umstände nicht der Feder Sorrentinos entspringen, sondern vor – historisch gesprochen – kurzem in Italien vorherrschten. Was Sorrentino jedoch mit dieser Vorlage treibt ist nicht weniger spektakulär. Das Böse gibt der Parodie die Klinke in die Hand und zu jeder Zeit herrscht tonale Zweideutigkeit. Mehr dazu, und ob die ganze Sache mit der „wahren Geschichte“ überhaupt relevant ist, hört ihr jetzt. Bei FilMic.
"Presidente? Presidente?" Sì, lo sappiamo, avete pensato al meme. La figura di Giulio Andreotti è molto complessa: è stato il politico con il maggior numero di incarichi governativi nella storia della repubblica, ma anche protagonista di una serie lunghissima di sospetti e inchieste, che riguardano le vicende più oscure di quei quarant'anni di storia italiana.
La capacità di trovare il momento giusto per far ridere, e per far riflettereFonti: film "Regalo di Natale" del 1986, diretto da Pupi Avati e prodotto da Duea Film, DMV Distribuzione; video pubblicato il 9 settembre 2022 sull'account YouTube de ll Corriere della Sera dal titolo "Quando la regina Elisabetta richiamò Berlusconi per aver urlato «Mr Obama» durante il G20"; video pubblicato sul profilo Instagram di Elly Schlein il 31 maggio 2023; video pubblicato sul profilo Instagram di Giorgia Meloni l'11 gennaio 2023; intervista di Enzo Biagi a Gianni Agnelli del 1986, pubblicata sul canale Youtube di Tony Pagoda l'8 agosto 2022; servizio di Flavia Paone dal titolo "Le frasi celebri, di Giulio Andreotti" pubblicato sul canale Youtube tg3 il 7 maggio 2013; intervista di Gianni Minoli Francesco Cossiga durante l trasmissione Mixer dell'8 marzo 1993, pubblicata sul canale Youtube Caroyln Jent il 23 gennaio 2018; dichiarazioni di Matteo Salvini durante la conferenza stampa dopo l'approvazione definita al Senato del decreto sul ponte sullo Stretto di Messina, pubblicate sul sito del Sole 24Ore il 24 maggio 2023; servizio di Marta Vittadini sul crollo di calcinacci nella Cupola del Brunelleschi di Firenze, pubblicato da tgcom24.mediaset.it il 31 maggio 2023; puntata del 22 maggio 2923 di Res Publica – Sicilia Chiama Europa, pubblicato sul canale Youtube di Telesud Trapani.
Il fascino e l'importanza di chi ogni giorno lavora nell'ombraFonti: brano New Sensation degli INXS, pubblicato nel 1988 dalla Atlantic Records, ascoltabile su Spotify; Comunicazioni del Cons. Giovanni Grasso Portavoce del Presidente Mattarella, pubblicate sul canale Youtube di Presidenza della Repubblica Italiana Quirinale il 29 gennaio 2021; intervista di Alessia Lautone a Silvio Berlusconi ad Arcore per La Presse, pubblicato sul canale Youtube di Corriere della Sera il 16 settembre 2022; parole del Ministro Lollobrigida intervenuto al congresso della Cisal, video pubblicato da tg24.sky.it; video tratto da una diretta Facebook dalla pagina ufficiale di Matteo Salvini, pubblicato sul canale Youtube di La Repubblica il 22 gennaio 2020; intervista a Rocco Casalino nella puntata di Belve del 28 febbraio 2023, condotta da Francesca Fagnani e trasmessa da Rai 2, pubblicata sul canale Youtube di Rai il 28 febbraio 2023; video "Paola Perego e il malore di Andreotti: "Presidente? Presidente?"" pubblicato su Youtube da giovanni mercadante il 7 aprile 2017; video di Giulio Andreotti ospite del Bagaglino il 29 novembre 1988, pubblicato su Youtube da repertivhs il 13 aprile 2012; dichiarazioni di Elly Schlein a Che Tempo Che Fa del 5 marzo 2023, programma condotto da Fabio Fazio e trasmesso da Rai 3, pubblicate sul canale Youtube di Rai l'8 marzo 2023.
Berlusconi è stato assolto, la stampa italiana no. Il giorno dopo l'assoluzione di Silvio Berlusconi (avvenuta per un semplice cavillo tecnico) la stampa italiana passa la giornata a tessere lodi all'ex cavaliere come nuovo santo del garantismo internazionale. L'occasione è ghiotta, all'orizzonte si intravede la possibilità di ripetere l'operazione già fatta con Giulio Andreotti: mettere in campo tutte le forze per usare un'assoluzione in tribunale all'assoluzione della storia. Ma la storia, come già accaduto per l'ex senatore a vita, non assolverà Berlusconi. #LaSveglia per La Notizia
A che cosa serve la satira Fonti: video pubblicato da Carlo Calenda sul suo profilo Twitter il 14 aprile 2022; estratto di una diretta Facebook del Governatore della regione Campania Vincenzo De Luca, pubblicato sul canale Youtube di Fanpage.it il 3 aprile 2020; video del celebre "Editto bulgaro" di Silvio Berlusconi, pubblicato sul sito del Corriere della Sera il 2 aprile 2019; estratto della diretta Facebook di Danilo Toninelli del 18 gennaio 2022, pubblicato sul canale Youtube di Pupia News; video pubblicato sul profilo Facebook di Italia Mattanza il 16 febbraio 2019; video di Giulio Andreotti ospite del Bagaglino il 29 novembre 1988, pubblicato su Youtube da repertivhs il 13 aprile 2012.
A cura di Ferruccio Bovio Destano stupore e indignazione le affermazioni attraverso le quali l'ex presidente russo ed oggi vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale, Dimitrij Medvedev, ha spiegato il perché di certe sue posizioni, spesso così ostili nei confronti degli occidentali. Affidando la sua risposta ad un post pubblicato su Telegram, Medvedev, ha, infatti, chiarito che lui gli occidentali li odia, perché sono dei bastardi e dei degenerati che vogliono la morte della Russia e, pertanto, finché vivrà cercherà di fare tutto il possibile affinché spariscano. D'altra parte, per chi ha occasione di leggere i suoi frequenti interventi sui social - nei quali si accanisce prevalentemente sulle sanzioni all'economia di Mosca – il livore di quello che per alcuni anni era apparso come il numero due del sistema di potere putiniano non costituisce certamente una novità...Anche se, questa volta, le sue parole sembrano davvero essere andate un po' troppo al di là di quelle che, normalmente, sono le regole e la compostezza della diplomazia. Sulle minacciose dichiarazioni di Medvedev è intervenuto anche il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il quale ha parlato di “affermazioni che non lasciano dubbi e allontanano da parte russa la ricerca della pace”, dando piuttosto danno linfa a una campagna d'odio contro l'Occidente e contro quei Paesi che stanno cercando con insistenza la fine delle ostilità in Ucraina. Eppure, questo Dmitry Medvedev, nel periodo in cui, tra il 2008 ed il 2012, fu presidente della Federazione Russa - in temporanea sostituzione di Putin che per motivi costituzionali dovette saltare un turno prima di riprendersi la poltrona - ci eravamo un po' tutti abituati a considerarlo come il volto nuovo di una Russia che voleva aprirsi maggiormente al mondo. Nel 2009 aveva sottoscritto, unitamente ad Obama, un documento in cui si parlava di andare oltre la mentalità della Guerra Fredda, per dare vita ad una rinnovata era nei rapporti tra Mosca e Washington, caratterizzata dalla riduzione degli armamenti, dalla ricerca di una stabilità strategica e di una collaborazione proficua nella lotta al terrorismo. Molti commentatori europei ed americani giudicarono positivamente, fin dai suoi esordi sulla grande ribalta internazionale, il fatto che – a differenza di Putin – l'astro nascente della politica russa non avesse praticamente mai ricoperto ruoli di un certo rilievo durante il passato sovietico, ma che sembrasse, al contrario, incarnare proprio l'immagine del russo che guarda con interesse alla globalizzazione, che parla perfettamente l'inglese, che conosce la cultura europea e che auspica un futuro meno autarchico per il proprio Paese. Insomma, nel suo curriculum non figurava affatto una militanza nel Kgb, ma piuttosto una serie di studi economici che lo mettevano in grado di esprimersi sempre con serietà e competenza ad ogni livello. Forse, uno dei pochi in Occidente ad aver visto giusto nei confronti di questo brillante giovanotto fu il senatore repubblicano John McCain, il quale disse che Putin, con l'insediamento di Medvedev al Cremlino, si era appena nominato presidente a vita...E in effetti, deludendo le aspettative di tanti suoi illusi estimatori occidentali, è oggi lo stesso ex presidente “pro tempore” a spiegare loro che, se potesse, li cancellerebbe tutti dalla faccia della Terra... Un grande vecchio della politica italiana era solito dire che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”...Chissà che opinione si era fatto Giulio Andreotti del giovane Dmitrij Medvedev... Credits: Agenzia Fotogramma
A cura di Ferruccio Bovio Destano stupore e indignazione le affermazioni attraverso le quali l'ex presidente russo ed oggi vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale, Dimitrij Medvedev, ha spiegato il perché di certe sue posizioni, spesso così ostili nei confronti degli occidentali. Affidando la sua risposta ad un post pubblicato su Telegram, Medvedev, ha, infatti, chiarito che lui gli occidentali li odia, perché sono dei bastardi e dei degenerati che vogliono la morte della Russia e, pertanto, finché vivrà cercherà di fare tutto il possibile affinché spariscano. D'altra parte, per chi ha occasione di leggere i suoi frequenti interventi sui social - nei quali si accanisce prevalentemente sulle sanzioni all'economia di Mosca – il livore di quello che per alcuni anni era apparso come il numero due del sistema di potere putiniano non costituisce certamente una novità...Anche se, questa volta, le sue parole sembrano davvero essere andate un po' troppo al di là di quelle che, normalmente, sono le regole e la compostezza della diplomazia. Sulle minacciose dichiarazioni di Medvedev è intervenuto anche il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il quale ha parlato di “affermazioni che non lasciano dubbi e allontanano da parte russa la ricerca della pace”, dando piuttosto danno linfa a una campagna d'odio contro l'Occidente e contro quei Paesi che stanno cercando con insistenza la fine delle ostilità in Ucraina. Eppure, questo Dmitry Medvedev, nel periodo in cui, tra il 2008 ed il 2012, fu presidente della Federazione Russa - in temporanea sostituzione di Putin che per motivi costituzionali dovette saltare un turno prima di riprendersi la poltrona - ci eravamo un po' tutti abituati a considerarlo come il volto nuovo di una Russia che voleva aprirsi maggiormente al mondo. Nel 2009 aveva sottoscritto, unitamente ad Obama, un documento in cui si parlava di andare oltre la mentalità della Guerra Fredda, per dare vita ad una rinnovata era nei rapporti tra Mosca e Washington, caratterizzata dalla riduzione degli armamenti, dalla ricerca di una stabilità strategica e di una collaborazione proficua nella lotta al terrorismo. Molti commentatori europei ed americani giudicarono positivamente, fin dai suoi esordi sulla grande ribalta internazionale, il fatto che – a differenza di Putin – l'astro nascente della politica russa non avesse praticamente mai ricoperto ruoli di un certo rilievo durante il passato sovietico, ma che sembrasse, al contrario, incarnare proprio l'immagine del russo che guarda con interesse alla globalizzazione, che parla perfettamente l'inglese, che conosce la cultura europea e che auspica un futuro meno autarchico per il proprio Paese. Insomma, nel suo curriculum non figurava affatto una militanza nel Kgb, ma piuttosto una serie di studi economici che lo mettevano in grado di esprimersi sempre con serietà e competenza ad ogni livello. Forse, uno dei pochi in Occidente ad aver visto giusto nei confronti di questo brillante giovanotto fu il senatore repubblicano John McCain, il quale disse che Putin, con l'insediamento di Medvedev al Cremlino, si era appena nominato presidente a vita...E in effetti, deludendo le aspettative di tanti suoi illusi estimatori occidentali, è oggi lo stesso ex presidente “pro tempore” a spiegare loro che, se potesse, li cancellerebbe tutti dalla faccia della Terra... Un grande vecchio della politica italiana era solito dire che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”...Chissà che opinione si era fatto Giulio Andreotti del giovane Dmitrij Medvedev... Credits: Agenzia Fotogramma
A cura di Ferruccio Bovio Destano stupore e indignazione le affermazioni attraverso le quali l'ex presidente russo ed oggi vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale, Dimitrij Medvedev, ha spiegato il perché di certe sue posizioni, spesso così ostili nei confronti degli occidentali. Affidando la sua risposta ad un post pubblicato su Telegram, Medvedev, ha, infatti, chiarito che lui gli occidentali li odia, perché sono dei bastardi e dei degenerati che vogliono la morte della Russia e, pertanto, finché vivrà cercherà di fare tutto il possibile affinché spariscano. D'altra parte, per chi ha occasione di leggere i suoi frequenti interventi sui social - nei quali si accanisce prevalentemente sulle sanzioni all'economia di Mosca – il livore di quello che per alcuni anni era apparso come il numero due del sistema di potere putiniano non costituisce certamente una novità...Anche se, questa volta, le sue parole sembrano davvero essere andate un po' troppo al di là di quelle che, normalmente, sono le regole e la compostezza della diplomazia. Sulle minacciose dichiarazioni di Medvedev è intervenuto anche il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il quale ha parlato di “affermazioni che non lasciano dubbi e allontanano da parte russa la ricerca della pace”, dando piuttosto danno linfa a una campagna d'odio contro l'Occidente e contro quei Paesi che stanno cercando con insistenza la fine delle ostilità in Ucraina. Eppure, questo Dmitry Medvedev, nel periodo in cui, tra il 2008 ed il 2012, fu presidente della Federazione Russa - in temporanea sostituzione di Putin che per motivi costituzionali dovette saltare un turno prima di riprendersi la poltrona - ci eravamo un po' tutti abituati a considerarlo come il volto nuovo di una Russia che voleva aprirsi maggiormente al mondo. Nel 2009 aveva sottoscritto, unitamente ad Obama, un documento in cui si parlava di andare oltre la mentalità della Guerra Fredda, per dare vita ad una rinnovata era nei rapporti tra Mosca e Washington, caratterizzata dalla riduzione degli armamenti, dalla ricerca di una stabilità strategica e di una collaborazione proficua nella lotta al terrorismo. Molti commentatori europei ed americani giudicarono positivamente, fin dai suoi esordi sulla grande ribalta internazionale, il fatto che – a differenza di Putin – l'astro nascente della politica russa non avesse praticamente mai ricoperto ruoli di un certo rilievo durante il passato sovietico, ma che sembrasse, al contrario, incarnare proprio l'immagine del russo che guarda con interesse alla globalizzazione, che parla perfettamente l'inglese, che conosce la cultura europea e che auspica un futuro meno autarchico per il proprio Paese. Insomma, nel suo curriculum non figurava affatto una militanza nel Kgb, ma piuttosto una serie di studi economici che lo mettevano in grado di esprimersi sempre con serietà e competenza ad ogni livello. Forse, uno dei pochi in Occidente ad aver visto giusto nei confronti di questo brillante giovanotto fu il senatore repubblicano John McCain, il quale disse che Putin, con l'insediamento di Medvedev al Cremlino, si era appena nominato presidente a vita...E in effetti, deludendo le aspettative di tanti suoi illusi estimatori occidentali, è oggi lo stesso ex presidente “pro tempore” a spiegare loro che, se potesse, li cancellerebbe tutti dalla faccia della Terra... Un grande vecchio della politica italiana era solito dire che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”...Chissà che opinione si era fatto Giulio Andreotti del giovane Dmitrij Medvedev... Credits: Agenzia Fotogramma
Pino Arlacchi"Giovanni e io"In prima linea con Falcone Contro Andreotti, Cosa Nostra e la Mafia di StatoChiareletterehttps://www.chiarelettere.it/“Potrei fare a meno di molte persone ma mai di Pino Arlacchi.”Giovanni Falcone“I miei giorni si sono intrecciati con quelli di un uomo eccezionale, pieno di vita, che sentiva l'approssimarsi della fine e continuava ostinato a navigare nella tempesta.”Pino Arlacchi Com'era collaborare con Giovanni Falcone? Quali erano le sue riflessioni più private? Come si svolgeva il suo lavoro investigativo? In un crescendo appassionato e pieno di dettagli inediti, Pino Arlacchi racconta per la prima volta la storia della sua amicizia con Falcone dal 1980 fino a Capaci, gli incontri privati nella casa del giudice in via Notarbartolo a Palermo, l'eccezionale impresa conoscitiva e giudiziaria che porterà al maxiprocesso, i viaggi comuni negli Usa per decifrare con gli inquirenti americani le trafile del grande traffico di eroina tra la Sicilia e gli Stati Uniti, la scoperta del riciclaggio nei paradisi fiscali, i retroscena dell'incontro con Tommaso Buscetta e quelli dell'arrivo di Falcone a Roma, al ministero di Grazia e Giustizia, e del mancato pentimento di Tano Badalamenti. Il tutto all'ombra della grande sfida con Giulio Andreotti e la mafia di Stato.Sono tante le storie mai raccontate prima, che restituiscono con nettezza il profilo di un professionista e di un lavoratore instancabile, ben diverso da quello dell'eroe solitario e votato alla sconfitta depositatosi nella memoria collettiva dopo la sua tragica morte. Falcone non è morto solo e non è morto invano. Queste pagine colpiscono perché mostrano in presa diretta il lavoro sul campo di un grande magistrato, in costante intesa con un ricercatore sociale “che fabbrica cartucce che gli consentono di sparare più lontano”. Un amico fraterno che lo aiuta a valorizzare la sua intelligenza, la sua determinazione, il suo ineguagliabile senso della giustizia.Sullo sfondo c'è l'Italia degli ultimi tre decenni del secolo scorso, tratteggiata con maestria dall'autore: la strategia della tensione, la Guerra fredda e l'alleanza asimmetrica con gli Stati Uniti. Una parte importante è dedicata al racconto dell'influenza degli apparati d'intelligence americani nelle storie italiane, compresa la grande stagione della lotta allamafia. Questo libro riempie un vuoto e rappresenta un contributo essenziale per conoscere le opere e i giorni di Giovanni Falcone.Pino Arlacchi è una delle massime autorità mondiali in tema di sicurezza umana, ed è noto per i suoi libri, tradotti in molte lingue, e per la sua attività pubblica contro i poteri criminali. Professore ordinario di Sociologia, ex vicesegretario generale e direttore esecutivo del programma antidroga e anticrimine dell'Onu, è stato collaboratore e amico dei giudici Chinnici, Falcone e Borsellino. Deputato e senatore, parlamentare europeo, è stato tra i maggiori architetti della strategia antimafia italiana negli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo. Ha redatto il progetto esecutivo della Dia, la Direzione investigativa antimafia, e ha fatto parte del comitato internazionale di tre esperti costituito dalla Repubblica popolare cinese per la sicurezza dei Giochi olimpici del 2008.Il maggior risultato ottenuto da Arlacchi durante il suo mandato alle Nazioni unite è stato l'approvazione da parte dei paesi membri del Trattato mondiale contro la criminalità organizzata transnazionale, il sogno di Giovanni Falcone.È presidente del Forum internazionale di criminologia e diritto penale, un'associazione di studiosi d'eccellenza provenienti da 50 paesi, con sede a Pechino.Tra i suoi libri: Gli uomini del disonore (Mondadori 1992), Schiavi. Il nuovo traffico di esseri umani (Rizzoli 1999), La mafia imprenditrice. Dalla Calabria al centro dell'inferno (il Saggiatore 2007), L'inganno e la paura. Il mito del caos globale (il Saggiatore 2009), I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono (Chiarelettere 2018).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Il blitz contro i clan Ciaculli e Brancaccio e i collegamenti con la Strage di Capaci. I beni confiscati nella Bassa modenese a un imprenditore considerato vicino alla camorra. Il riutilizzo a fini sociali di un castello e due immobili confiscati a Torino. Le perquisizioni della Dia nella redazione di Report e del giornalista Paolo Mondani. L'amministrazione giudiziaria per il colosso della logistica Schenker Italia. Giulio Andreotti e i legami con figure sospettate di essere in odore di mafia.Il 57° episodio di Fresche di Stampa, a cura di Giovanni Soini, Anna Venchiarutti, Sofia Nardacchione, Viviana Regine, Francesca Palumbo, Marta Mezzadri.
Perugia, 1° aprile 1998. Nel corso di un'udienza del processo per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, il pubblico ministero interroga la testimone Fabiola Moretti, ex compagna di Danilo Abbruciati e amica di infanzia di Enrico De Pedis, entrambi personaggi di grande rilievo nella Banda della Magliana. Tra gli argomenti trattati: il presunto coinvolgimento di Massimo Carminati nel delitto Pecorelli.Nel 1999 la Corte d'assise di Perugia assolverà "per non avere commesso il fatto" Giulio Andreotti, Claudio Vitalone, Gaetano Badalamenti e Pippo Calò dall'accusa di essere i mandanti dell'uccisione del giornalista e Massimo Carminati e Michelangelo La Barbera dall'accusa di essere gli esecutori materiali dell'omicidio. Nel 2002 la Corte d'assise d'appello condannerà Giulio Andreotti e Gaetano Badalamenti a 24 anni di reclusione come mandanti dell'omicidio, sentenza che sarà annullata nel 2003 dalla Corte di Cassazione che assolverà sia i presunti mandanti sia i presunti esecutori materiali dell'omicidio, definendo le testimonianze dei collaboratori di giustizia "non attendibili".Il nostro sito internet: https://spazio70.com/Donazioni tramite il sistema Paypal: https://www.paypal.me/Spazio70La nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/gliannisettantaIl nostro account Instagram: https://www.instagram.com/spazio.70/Twitter: https://twitter.com/Nazionalpop70Il nostro gruppo Telegram (molto importante): https://t.me/spazio_70Audio Radio Radicalehttps://creativecommons.org/licenses/by/2.5/it/legalcode
La brisa corre en Palermo. Con un inicio Coppoliano en las Fiestas de Santa Rosalía, Bellocchio nos presenta los clanes reunidos en una fastuosa villa bañada por el Mediterráneo. Las facciones reptilianas de tipos que desconfían, con mirada aviesa, guardan la pistola bajo la chaqueta y parecen tener miedo hasta del flash de la fotografía. Así es, vivir con miedo de que a uno le vuelen la tapa de los sesos cada minuto. Belloccho , con la ayuda de otros tres guionistas, penetra en la psique del protagonista Tommaso Buscetta - espléndido Pierfrancesco Favino- El maestro italiano inserta imágenes reales, por ejemplo en el atentado del juez Falcone – Fausto Russo Alesi- , consigue mantener un buen ritmo entre la densa trama, el macrojuicio que llevó a la cárcel a la plana mayor de la mafia, y la vida personal de Buscetta, sus contradicciones, su gusto por los placeres de la vida, y su humanidad, la de un siciliano con las manos manchadas de sangre, igual que todos los demás matarifes de la Cosa Nostra. Magnífica la tensión de miradas y reproches en el juicio, el careo entre Buscetta y Pippo Calò -Fabrizio Ferracane-, antes amigo y ahora asesino de su hijo. El juez se desgañita y los acusados, encerrados en jaulas como bestias, lanzan improperios, uno se desnuda, maldicen a través de las pantallas de televisor. Totò Riina, cínico y poderoso jefe de jefes de los Corleonesi, saldrá absuelto en primera instancia. Tommaso Buscetta, jefe de la antigua Cosa Nostra, el traidor, el hombre que no temía a la muerte, pero tampoco quería dejar este mundo. Buscetta sufrirá los rigores de la justicia cuando sea descubierto en su huída a Rio de Janeiro, tras sufrir vejaciones y torturas por la policía brasileña es extraditado a Italia, decidirá colaborar con el juez Falcone, delatar a los asesinos de sus hijos y a todos los demás, y de este modo romper el juramento de la institución mafiosa. Hombre de honor, superviviente entre dos fuegos enemigos, la Mafia y el Estado. Falcone y tantos otros no tendrán la misma suerte. El controvertido democristiano Giulio Andreotti, retratado con fuerza por Sorrentino en Il Divo, lo vemos endeble, ridículo, en paños menores en sastrería, quedará libre de cargos en la segunda causa, ya en los 90. El maestro Bellocchio lleva realizando buen cine desde aquella cruel sátira sobre la burguesía rural italiana, “Las manos en los bolsillos” (1965), ofrece un film honesto, brillante, contado con rigor y perfecto dominio de los recursos cinematográficos. Esta noche discutimos la naturaleza del traidor en La gran Evasión… Raúl Gallego, Zacarías Cotán, David Velázquez y Rosario Medina
Il 6 aprile 1993 Tommaso Buscetta parla per la prima volta dei rapporti tra politica e mafia e racconta di aver saputo dal boss Gaetano Badalamenti che l'omicidio Pecorelli sarebbe stato compiuto per fare un favore a Giulio Andreotti. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Uomo politico molto controverso Giulio Andreotti si è dedicato anche a numerosi spot pubblicitari anche se... non è andata benissimo. P.S. Sto fatto che si dica "gorgonzola" e non "gongorzola" proprio non mi entra in testa. Le altre puntate su campagne pubblicitarie le puoi trovare qui - https://spoti.fi/3oGXq3i Iscriviti al canale Telegram per rimanere sempre aggiornato/a - https://t.me/storiedibrand Supporta il progetto - https://bit.ly/SOSTIENISDB SPONSOR che sostengono lo show --> https://znap.link/brandy
A cura di Daniele Biacchessi "L'Ucraina è il cancello per l'esercito russo e loro vogliono entrare in Europa, ma la barbarie non deve entrare". Il presidente ucraino Zelensky parla da Kiev alle Camere italiane, riunite a Montecitorio, dopo i video collegamenti con i Parlamenti d'Europa, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Germania e Israele. Il suo discorso ottiene un successo da parte di tutti gli schieramenti, in una standing ovation quasi unanime dei parlamentari italiani. Zelensky si destreggia come un abile comunicatore dove le condizioni tra aggressore e aggredito fanno la differenza sul piano emozionale. "L'invasione russa sta distruggendo le famiglie, la guerra continua a devastare città ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol, che aveva mezzo milione di abitanti, è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata". Ma qualcosa inizia a stonare quando alla richiesta di una nuova fornitura di armi, il Presidente del Consiglio conferma: «A chi scappa dalla guerra dobbiamo offrire accoglienza, di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con aiuti, anche militari, alla resistenza». No, caro Draghi. Le armi nelle mani degli Stati maggiori di Difesa servono solo ad allargare i conflitti. Le no fly zone in Ucraina ci portano dritti ad una guerra mondiale. E questo sarebbe Storia se la si volesse studiare fino in fondo. Invece bisognerebbe potenziare i ponti aerei per portar fuori dalle zone del conflitto migliaia di persone al giorno, stimolare la diplomazia internazionale affinchè si giunga ad un cessate il fuoco duraturo, fare cioè politica estera, quello che manca nel suo esecutivo. Di questi tempi, anche per uno come me, uno come Giulio Andreotti diventa un gigante rispetto a certi piccolissimi personaggi che popolano il suo Governo. Credits: Agenzia Fotogramma _________________________________________ "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi "L'Ucraina è il cancello per l'esercito russo e loro vogliono entrare in Europa, ma la barbarie non deve entrare". Il presidente ucraino Zelensky parla da Kiev alle Camere italiane, riunite a Montecitorio, dopo i video collegamenti con i Parlamenti d'Europa, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Germania e Israele. Il suo discorso ottiene un successo da parte di tutti gli schieramenti, in una standing ovation quasi unanime dei parlamentari italiani. Zelensky si destreggia come un abile comunicatore dove le condizioni tra aggressore e aggredito fanno la differenza sul piano emozionale. "L'invasione russa sta distruggendo le famiglie, la guerra continua a devastare città ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol, che aveva mezzo milione di abitanti, è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata". Ma qualcosa inizia a stonare quando alla richiesta di una nuova fornitura di armi, il Presidente del Consiglio conferma: «A chi scappa dalla guerra dobbiamo offrire accoglienza, di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con aiuti, anche militari, alla resistenza». No, caro Draghi. Le armi nelle mani degli Stati maggiori di Difesa servono solo ad allargare i conflitti. Le no fly zone in Ucraina ci portano dritti ad una guerra mondiale. E questo sarebbe Storia se la si volesse studiare fino in fondo. Invece bisognerebbe potenziare i ponti aerei per portar fuori dalle zone del conflitto migliaia di persone al giorno, stimolare la diplomazia internazionale affinchè si giunga ad un cessate il fuoco duraturo, fare cioè politica estera, quello che manca nel suo esecutivo. Di questi tempi, anche per uno come me, uno come Giulio Andreotti diventa un gigante rispetto a certi piccolissimi personaggi che popolano il suo Governo. Credits: Agenzia Fotogramma _________________________________________ "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi "L'Ucraina è il cancello per l'esercito russo e loro vogliono entrare in Europa, ma la barbarie non deve entrare". Il presidente ucraino Zelensky parla da Kiev alle Camere italiane, riunite a Montecitorio, dopo i video collegamenti con i Parlamenti d'Europa, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Germania e Israele. Il suo discorso ottiene un successo da parte di tutti gli schieramenti, in una standing ovation quasi unanime dei parlamentari italiani. Zelensky si destreggia come un abile comunicatore dove le condizioni tra aggressore e aggredito fanno la differenza sul piano emozionale. "L'invasione russa sta distruggendo le famiglie, la guerra continua a devastare città ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol, che aveva mezzo milione di abitanti, è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata". Ma qualcosa inizia a stonare quando alla richiesta di una nuova fornitura di armi, il Presidente del Consiglio conferma: «A chi scappa dalla guerra dobbiamo offrire accoglienza, di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con aiuti, anche militari, alla resistenza». No, caro Draghi. Le armi nelle mani degli Stati maggiori di Difesa servono solo ad allargare i conflitti. Le no fly zone in Ucraina ci portano dritti ad una guerra mondiale. E questo sarebbe Storia se la si volesse studiare fino in fondo. Invece bisognerebbe potenziare i ponti aerei per portar fuori dalle zone del conflitto migliaia di persone al giorno, stimolare la diplomazia internazionale affinchè si giunga ad un cessate il fuoco duraturo, fare cioè politica estera, quello che manca nel suo esecutivo. Di questi tempi, anche per uno come me, uno come Giulio Andreotti diventa un gigante rispetto a certi piccolissimi personaggi che popolano il suo Governo. Credits: Agenzia Fotogramma _________________________________________ "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
Perugia, 3 marzo 1997. Processo per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli. L'ex membro della Banda della Magliana, Maurizio Abbatino, definisce Massimo Carminati esecutore materiale dell'omicidio Pecorelli. Nel 1999 la Corte d'assise di Perugia assolverà "per non avere commesso il fatto" Giulio Andreotti, Claudio Vitalone, Gaetano Badalamenti e Pippo Calò dall'accusa di essere i mandanti dell'uccisione del giornalista e Massimo Carminati e Michelangelo La Barbera dall'accusa di essere gli esecutori materiali dell'omicidio. Nel 2002 la Corte d'assise d'appello condannerà Giulio Andreotti e Gaetano Badalamenti a 24 anni di reclusione come mandanti dell'omicidio, sentenza che sarà annullata nel 2003 dalla Corte di Cassazione che assolverà sia i presunti mandanti sia i presunti esecutori materiali dell'omicidio, definendo le testimonianze dei collaboratori di giustizia "non attendibili".Il nostro sito internet: https://spazio70.com/Donazioni tramite il sistema Paypal: https://www.paypal.me/Spazio70La nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/gliannisettantaIl nostro account Instagram: https://www.instagram.com/spazio.70/Twitter: https://twitter.com/Nazionalpop70Il nostro gruppo Telegram (molto importante): https://t.me/spazio_70Audio Radio Radicalehttps://creativecommons.org/licenses/...
Gianluca Barbera"L'ultima notte di Raul Gardini"Il giallo di TangentopoliChiareletterehttps://www.chiarelettere.it/Se l'avessi fatto arrestare quella stessa notte sarebbe ancora qui con noi. È stato questo il mio errore” disse Antonio Di Pietro.“Detto così, suona strano. Se ne rende conto?” rispose Marco Rocca.“Perché? Io so solo che quella doveva essere una giornata decisiva per Mani Pulite. Purtroppo non è mai cominciata.” Una grande storia italiana raccontata come un giallo pieno di colpi di scena.Una potente saga famigliare che narra l'ascesa, il successo e la caduta dei Ferruzzi.La morte mai del tutto chiarita di un corsaro della finanza, ma soprattutto della vita 23 luglio 1993. Raul Gardini, a capo di un impero finanziario con ramificazioni in tutto il mondo, personaggio discusso e carismatico, grande velista, viene trovato in un lago di sangue nella sua camera da letto a Palazzo Belgioioso, nel cuore della Milano degli affari. Un colpo alla tempia, sparato da distanza ravvicinata. Omicidio o suicidio? Da tempo aveva il fiato sul collo dei magistrati, forse stava per essere arrestato. Molte cose però non tornano. In troppi hanno tratto beneficio dalla sua improvvisa uscita di scena. Tanto più che quella stessa mattina Gardini avrebbe dovuto recarsi in procura per essere ascoltato dal pm Antonio Di Pietro riguardo alla madre di tutte le tangenti, la maxitangente Enimont, autentica spada di Damocle sospesa sull'intera classe politica italiana.Mentre il paese trema travolto dagli scandali, la magistratura sembra intenzionata a chiudere il caso velocemente, con un verdetto – suicidio – che lascia troppi dettagli senza spiegazione. Una soluzione che non può accontentare il giornalista d'inchiesta Marco Rocca, protagonista di questo romanzo che attraversa gli anni di Tangentopoli e della Prima repubblica consegnando per la prima volta al lettore la parabola di una dinastia, quella dei Ferruzzi, a lungo seconda solo agli Agnelli per ricchezza e prestigio internazionale.Per conto di un importante quotidiano, Rocca segue da vicino l'affaire Enimont. L'inchiesta lo condurrà lungo un sentiero pericoloso, tra le ambiguità e le omertà dei vari protagonisti, minacce anonime, attentati alla sua vita e troppi fantasmi del passato che a poco a poco riaffiorano alimentando nuovi sospetti e misteri. Un'indagine labirintica per giungere a una verità inaspettata e clamorosa.Un giallo i cui protagonisti sono stati per anni al centro della cronaca, da Enrico Cuccia ad Antonio Di Pietro, e ancora Bettino Craxi, Giulio Andreotti, Carlo Sama, Sergio Cusani, Luigi Bisignani, Gabriele Cagliari e moltissimi altri. Uno snodo decisivo e indimenticabile della storia italiana raccontato come nessuno aveva fatto prima. Gianluca Barbera è nato a Reggio Emilia nel 1965 e vive tra Siena e Venezia. Collabora con le pagine culturali de “il Giornale”. Ha lavorato per anni in campo editoriale e ha pubblicato racconti su riviste e in antologie, oltre a diversi romanzi, tra cui ricordiamo Magellano (2018) e Marco Polo (2019), entrambi editi da Castelvecchi e vincitori di numerosi premi. Per Solferino ha scritto Il viaggio dei viaggi (2020) e Mediterraneo (2021). I suoi libri sono tradotti in varie lingue. L'ultima notte di Raul Gardini è stato opzionato dalla casa di produzione Mompracem (Manetti Bros., Carlo Macchitella, Beta Film) per la trasposizione in una serie televisiva.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=686850 ANNI DI DIVORZIO IN ITALIA HA DISTRUTTO LA FAMIGLIA E L'INTERA SOCIETA' di Gianfranco AmatoPoco prima del sorgere dell'alba dell'1 dicembre 1970, al termine di una tra le sedute notturne più lunghe nella storia del Parlamento italiano, l'allora presidente della Camera dei deputati, il socialista Sandro Pertini, annunciò l'approvazione definitiva della contrastata proposta di legge "Fortuna-Baslini" (dal nome dei due deputati che l'avevano promossa), la quale prevedeva l'introduzione dell'istituto del divorzio in Italia. Esattamente cinquant'anni fa la Legge 1 dicembre 1970, n.898, legalizzava lo scioglimento del matrimonio.In realtà, quell'evento costituì il primo passo della rivoluzione antropologica che stiamo tuttora vivendo. L'indissolubilità del matrimonio, infatti, rappresentava la linea Maginot di quella società che era ancora in grado di mantenere e garantire una certa solidità. Prima di ridursi nell'attuale forma liquida ben descritta da Zygmunt Bauman.Lo aveva capito anche un toscanaccio come Amintore Fanfani, che il 26 aprile 1974 a Caltanissetta, durante un comizio, lo spiegò alla sua maniera e a prova di popolo: «Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l'aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!». Non ci volevano particolari doti divinatorie per comprendere come sarebbe andata a finire, e come, purtroppo, è poi andata a finire.Anche per il divorzio, come successivamente per l'aborto e le altre "conquiste" della modernità, si utilizzò la logica del male minore e il falso presupposto di dover affrontare situazioni eccezionali e transitorie. Il caso francese, da questo punto di vista, è emblematico. In Francia, infatti, il divorzio fu introdotto per legge nel 1884, nonostante gli ammonimenti che Papa Leone XIII lanciò nella sua enciclica Arcanum Divinae del 10 febbraio 1880, nella quale evidenziava lucidamente le prevedibili conseguenze di quella legge. I sostenitori del divorzio dicevano il contrario: il divorzio avrebbe sciolto i matrimoni male assortiti che attendevano una soluzione, poi si sarebbe rientrati nella normalità. I fatti dimostrarono, invece, l'esatto contrario. Mentre nel 1883 si aveva in Francia una media annua di circa 700 separazioni legali, che sembrava potessero rappresentare la somma dei matrimoni infelici in cui la convivenza appariva impossibile, nell'anno seguente, con la nuova legge, si ebbero subito 1.675 divorzi, e questi, con una continua corsa ascendente, arrivarono nel 1921, quindi dopo trentasette anni, al numero di 32.557, mentre la natalità diminuiva spaventosamente.LA DIGNITÀ DELLA DONNA NECESSITA DELL'INDISSOLUBILITÀ DEL MATRIMONIOResta oggettivo il fatto che, in tutto il mondo, il divorzio abbia reso le relazioni umane e la società molto più liquide e che la solubilità del matrimonio abbia incrinato la stessa stabilità della convivenza civile. Questo lo si deve onestamente ammettere, prescindendo da qualunque valutazione di carattere religioso, sacramentale, teologico. È possibile, infatti, parlare di matrimonio indissolubile anche da un punto di vista squisitamente laico. Pure un laico, per esempio, può comprendere che l'indissolubilità del matrimonio difende innanzitutto la dignità della donna, la parte più debole in caso di abbandono, che dopo aver dato al marito il meglio di sé, dopo aver sacrificato la propria vita per la famiglia, non merita certo di essere sostituita quasi fosse un prodotto scaduto. E tutti possono comprendere la necessità del matrimonio indissolubile per il destino dei figli, il loro sostentamento e la loro educazione. Abbiamo sotto gli occhi quotidianamente gli effetti devastanti del divorzio su intere generazioni di giovani.Come sosteneva il grande filosofo-contadino Gustave Thibon «gli sposi non si impegnano soltanto l'uno verso l'altro, ma anche l'uno e l'altro verso una realtà di cui fanno parte e che li supera: la famiglia innanzi tutto, di cui sono la sorgente e il sostegno, e in seguito la Nazione e la Chiesa, corpi viventi di cui le famiglie sono le cellule». Ecco perché un'istituzione così importante come il matrimonio ha bisogno d'essere protetta contro le mille vicissitudini dell'istinto e dell'interesse personale, perché proprio il matrimonio costituisce il fondamento della comunità umana; se quello si spezza, questa si sfascia.Ha proprio ragione Thibon: oggi noi assistiamo al sorgere, per reazione, di una specie di mistica del matrimonio, che si preoccupa più della qualità del vincolo personale tra gli sposi che delle sue conseguenze sociali. Viviamo in un'epoca in cui pare dilagare e dominare una sorta d‘iperestesia dell'io e di ugualitarismo grossolano, che considera la felicità dell'individuo un diritto «assoluto». Ma non è così. Se uno nella vita fa una scelta sbagliata sulla persona che ha deciso di sposare, non può presentare il conto alla collettività. Paga privatamente. Come paga privatamente l'imprenditore che fallisce. Tra il sacrificio individuale per un'errata decisione della sfera privata e l'interesse collettivo della società alla sua tenuta complessiva, è quest'ultimo che deve prevalere. Una persona adulta si assume la responsabilità delle proprie azioni e se sbaglia ne deve accettare le conseguenze. Una scelta, del resto, è davvero libera solo quando è responsabile.GLI UTILI IDIOTINon vale neppure l'obiezione che l'indissolubilità del matrimonio si opponga all'amore. Anzi, è vero il contrario. Lo spiega bene lo stesso Thibon distinguendo la fase antecedente e quella successiva del matrimonio. Prima di sposarsi, infatti, l'individuo consapevole dell'irrevocabilità del matrimonio è «indotto a non avventurarsi alla leggera in quel vicolo cieco che ha il muro di chiusura alle spalle; come il conquistatore che brucia i suoi vascelli per togliersi prima della battaglia ogni possibilità di ritirata, i fidanzati che acconsentono a legarsi l'uno all'altro fino alla morte attingono a questa "idea-forza" una garanzia preliminare contro tutti gli eventi del destino che minacceranno il loro amore». Al contrario, «la sola idea del divorzio possibile prende dimora tacitamente nel profondo dell'anima, come un verme deposto da una mosca in un frutto in formazione e che ne divorerà un giorno la sostanza».L'esperienza ha più volte dimostrato, infatti, che in alcune circostanze, specie quando si tratta di grandi prove, è sufficiente considerare una cosa come possibile perché essa divenga necessaria. Si tratta di un dato psicologico elementare che da solo basta a sfatare, tra l'altro, il mito del cosiddetto "matrimonio di prova". Dopo il matrimonio vero, invece, «il patto nuziale, situando una volta per sempre la sostanza dell'amore al di là delle contingenze, contribuisce necessariamente a decantare, a purificare l'amore; così come una diga non solo contiene il corso del fiume, ma rende le sue acque più limpide e più profonde; la necessità di subire e di superare la prova del tempo agisce sull'affetto degli sposi come vaglio che separa la pula dal chicco del frumento; essa lo spoglia a poco a poco dei suoi elementi accidentali e illusori e ne conserva solo il nocciolo incorruttibile, trasformando la passione in vero amore».In questa triste ricorrenza del cinquantesimo anniversario dall'approvazione della legge sul divorzio, appaiono ancor più vere le parole del grande scrittore cattolico Igino Giordani: «Salvare la famiglia è salvare la civiltà. Lo Stato è fatto di famiglie; se queste decadono, anche quello vacilla».Se lo ricordino bene i politici che si definiscono "cattolici", e che magari si sentono pure "adulti". La Storia ci ha mostrato, infatti, i danni che costoro sanno infliggere ad una nazione: fu proprio il governo guidato dal cattolico Emilio Colombo che introdusse in Italia il divorzio (1970), il governo del cattolico Giulio Andreotti che promulgò l'aborto (1978), e il governo del cattolico Matteo Renzi che approvò le unioni civili omosessuali (2016). [...]Non c'è nulla da fare, servono sempre gli "utili idioti" per realizzare la rivoluzione antropologica della sinistra radicale e anticristiana.Nota di BastaBugie: l'on. Carlo Giovanardi ha contestato l'espressione "utili idioti" usata nel precedente articolo per riferirsi ai leader DC che firmarono le leggi su divorzio e aborto. Gli risponde per le rime il direttore della Bussola, Riccardo Cascioli, facendo notare che l'ex democristiano dimentica che quella battaglia non fu veramente combattuta fino in fondo.Ecco il botta e risposta pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22-12-2020:Caro direttore,mi dispiace dover contraddire Gianfranco Amato ma l'aver definito i Democratici Cristiani "utili idioti" (clicca qui), in quanto supposti responsabili dell'introduzione nel nostro ordinamento di divorzio e aborto, è un falso politico, storico e culturale.In Parlamento infatti la DC fu compatta nel contrastare la legge Fortuna Baslini, non contando nelle sue file neppure un dissidente, finendo poi per soccombere nel 1970 di strettissima misura (52,7% contro 47,7%).Al referendum del 1974 quel 47,7% di no al divorzio si ridusse nel paese al 40.7% grazie anche alla massiccia mobilitazione dei cosidetti "cattolici per il no", in prima linea nel contestare la generosa campagna per l'abrogazione della legge da parte dell'allora Segretario della Dc Amintore Fanfani, che lo stesso Amato non può non riconoscere.Lo stesso copione si è ripetuto per l'aborto che venne approvato alla Camera nel 1978 con il 51,1% dei voti favorevoli ed il 48,9% contrari, trasformatisi poi nel successivo referendum popolare in un umiliante 67,9% a favore della legge contro uno striminzito 32,1% contrario.
Racconto di FEDERICO BETTUZZIEra la sera del 20 marzo 1979 a Roma, un uomo stava entrando nella sua auto quando due uomini si avvicinano e gli sparano il primo colpo in bocca ed altri tre alle spalle. Finisce in quel modo la vita di CARMINE PECORELLI detto MINO, direttore e fondatore di un giornale l'Osservatore Politico, che entrava nei meandri piu' nascosti e sporchi della politica italiana. Un delitto che si collega a quello di TONY CHICHIARELLI, falsario legato alla BANDA DELLA MAGLIANA, che coinvolge GIULIO ANDREOTTI, il VATICANO, il CASO MORO, la LOGGIA P2 ed i servizi segreti. Il DELITTO PECORELLI, ad oggi non ha ancora trovato alcuna soluzione.Guarda Il Video Su Youtube: https://youtu.be/UGA9EP51udQIl Blog di Federico Bettuzzi: https://raccontidistoria.blogspot.com/Sostieni Noir Italiano su Patreon: https://www.patreon.com/noiritalianoDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
Perugia, 5 ottobre 1998. Il senatore Giulio Andreotti depone nel corso di un'udienza del processo Pecorelli.Il nostro sito internet: https://spazio70.com/Donazioni tramite il sistema Paypal: https://www.paypal.me/Spazio70La nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/gliannisettantaIl nostro account Instagram: https://www.instagram.com/spazio.70/Twitter: https://twitter.com/Nazionalpop70Il nostro gruppo Telegram (molto importante): https://t.me/spazio_70Audio Radio Radicalehttps://creativecommons.org/licenses/by/2.5/it/legalcodeCool Intro - Stings di Kevin MacLeod è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100504Artista: http://incompetech.com/
Nel 1971 Aldo Moro è la figura più in vista della scena politica italiana ed è anche il favorito per la presidenza della Repubblica. Lo ferma un colpo di palazzo organizzato dal suo amico di partito Giulio Andreotti. Contro Moro si muove anche la loggia P2 che sta cominciando a infiltrare i livelli più alti dello Stato. Sette anni più tardi, alle presidenziali del 1978, la strada del Colle sembra spianata per il presidente della Democrazia cristiana. Sembra davvero la volta buona. Ma la mattina del 16 marzo '78, in via Fani, a Roma, Moro viene rapito da un commando delle Brigate rosse. Verrà ucciso dopo cinquantacinque giorni di prigionia.Episodio 5: 9 dicembre
Palermo, 18 febbraio 1997. Alberto Franceschini depone in qualità di testimone nel corso di un'udienza del processo a Giulio Andreotti per associazione a delinquere di stampo mafioso.Il nostro sito internet: https://spazio70.com/Donazioni tramite il sistema Paypal: https://www.paypal.me/Spazio70La nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/gliannisettantaIl nostro account Instagram: https://www.instagram.com/spazio.70/Twitter: https://twitter.com/Nazionalpop70Il nostro gruppo Telegram (molto importante): https://t.me/spazio_70Audio Radio Radicalehttps://creativecommons.org/licenses/...Cool Intro - Stings di Kevin MacLeod è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (https://creativecommons.org/licenses/...)Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-...Artista: http://incompetech.com/
Racconto di FEDERICO BETTUZZIL'organizzazione Gladio era un'organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale Stay-behind («restare indietro»), che in Italia prende il nome di Gladio. Promossa dalla Central Intelligence Agency nell'ambito dell'operazione Gladio, organizzata per contrastare una possibile invasione nell'Europa occidentale da parte dell'Unione Sovietica e dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia, ma in particolare della non-allineata Jugoslavia titina, attraverso atti di sabotaggio, guerra psicologica e guerriglia dietro le linee nemiche, con la collaborazione dei servizi segreti e di altre strutture.L'esistenza di Gladio, sospettata fin dalle rivelazioni rese nel 1984 dall'ex membro del gruppo neofascista Ordine Nuovo Vincenzo Vinciguerra durante il suo processo, fu riconosciuta dal Presidente del Consiglio italiano Giulio Andreotti il 24 ottobre 1990, che parlò di una «struttura di informazione, risposta e salvaguardia»Guarda Il Video Su Youtube: https://youtu.be/kZLRBkQcvnQIl Blog di Federico Bettuzzi: https://raccontidistoria.blogspot.com/Sostieni Noir Italiano su Patreon: https://www.patreon.com/noiritaliano--- This episode is sponsored by · Anchor: The easiest way to make a podcast. https://anchor.fm/appDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
Giulio Andreotti era a capo dell'Anello (Noto Servizio)? E' quello che sembra da questa deposizione.L'Anello sarebbe un occulto organismo di spionaggio militare.https://www.italiamistero.it/l-anello-noto-servizio/#italimistero #andreotti #notoservizio
Racconto di Federico BettuzziGiulio Andreotti (Roma, 14 gennaio 1919 – Roma, 6 maggio 2013) è stato un politico, scrittore e giornalista italiano. È stato tra i principali esponenti della Democrazia Cristiana, partito protagonista della vita politica italiana per gran parte della seconda metà del XX secolo. Ha partecipato a dieci elezioni politiche nazionali: è stato il candidato con il maggior numero di preferenze in Italia in quattro occasioni (nel 1958, nel 1972, nel 1979 e nel 1987) e il secondo nelle altre sei (nel 1948 e nel 1953, dietro Alcide De Gasperi; nel 1963 e nel 1968, dietro Aldo Moro; nel 1976 e nel 1983, dietro Enrico Berlinguer). Infine, nel 1991 è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Dal 1945 al 2013 fu quindi sempre presente nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta nazionale all'Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita.Guarda Il Video Su Youtube: https://youtu.be/2D12CCkuY7UIl Blog di Federico Bettuzzi: https://raccontidistoria.blogspot.com/Sostieni Noir Italiano su Patreon: https://www.patreon.com/noiritalianoDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
Il 29 luglio 1976 il presidente del consiglio Giulio Andreotti nomina come ministro del Lavoro Tina Anselmi, prima donna al governo in Italia - con Umberto Gentiloni
Roma, 17 dicembre 1997. Angelo Siino testimonia nel corso di un'udienza del processo a Giulio Andreotti.Il nostro sito internet: https://spazio70.com/ Donazioni tramite il sistema Paypal: https://www.paypal.me/Spazio70 La nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/gliannisettanta Il nostro account Instagram: https://www.instagram.com/spazio.70/ Twitter: https://twitter.com/Nazionalpop70 Il nostro gruppo Telegram (molto importante): https://t.me/spazio_70 Audio Radio Radicale https://creativecommons.org/licenses/... Cool Intro - Stings di Kevin MacLeod è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (https://creativecommons.org/licenses/...) Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-... Artista: http://incompetech.com/
Bielorrusia secuestra un avión en el aire para apresar a un opositor: 1:24 - Noticias geopolíticas de la semana. 17:20 - China quiere desembarcar en Centroamérica. 25:00 - Marruecos y su geopolítica hacia el África occidental. El Golpe de estado en Malí. 36:39 - Giulio Andreotti es nuestro Sátrapa favorito de la semana. 56:02 - El libro de la semana: LA VENGANZA DE LA GEOGRAFÍA. Robert D. Kaplan. Enlace afiliado: https://amzn.to/3p16iAt
La mattina del 16 marzo 1978, giorno in cui il nuovo Governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia, l'auto che trasportava Aldo Moro dalla sua abitazione alla Camera dei deputati, fu intercettata e bloccata in via Mario Fani a Roma da un nucleo armato delle Brigate Rosse. In pochi secondi, sparando con armi automatiche, i brigatisti rossi uccisero i due carabinieri a bordo dell'auto di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci), i tre poliziotti che viaggiavano sull'auto di scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.
Giulio Andreotti era a capo dell'Anello (Noto Servizio)? E' quello che sembra da questa deposizione.L'Anello sarebbe un occulto organismo di spionaggio militare.https://www.italiamistero.it/l-anello-noto-servizio/#italimistero #andreotti #notoservizio
Skill On Air presenta: Skill Tales - “Il palazzo velato”. Episodio 3: "Giulio Andreotti, la salamandra del potere. Un fenomeno, un enigma", a cura di Mario Nanni
In questo nono episodio di Improvvisianesimo: i nostri eroi dell'infanzia, le amicizie altolocate, le notti brave, Giulio Andreotti, e anche nulla di tutto ciò. IMPROVVISIANESIMO: Un podcast completamente improvvisato a metà tra la Jam session e il flusso di coscienza. Un caleidoscopio sull'attualità, pubblicità improbabili, futuri proverbi e sano cazzeggio.
La legge fu approvata dal Parlamento italiano grazie a una maggioranza di comunisti, socialisti e liberali, ma il governo era quello di centro-sinistra presieduto dal democristiano Emilio Colombo, che non si dimise, né minacciò le dimissioni se fosse passata la legge, ma assunse una posizione di neutralità e la firmò, così come un altro presidente del consiglio democristiano, Giulio Andreotti, avrebbe firmato, otto anni dopo, la legge sull'aborto.
https://odioh.wordpress.com/2020/11/03/alberto-bagnai-riprende-la-citazione-di-giulio-andreotti-diretta-3-novembre-2020/
Prosecutor Gian Carlo Caselli explains how leading Italian politician Giulio Andreotti was put on trial in Sicily in September 1995, accused of collusion with the Mafia. Andreotti had been prime minister seven times and journalists dubbed it the trial of the century. Bob Howard has been hearing from Gian Carlo Caselli about compelling evidence that Andreotti had met the Mafia kingpin Stefano Bontade and even knew in advance of the planned assassination of the president of the Sicilian regional government, Piersanti Matarella. Photo: Giulio Andreotti in 1983. Credit: Mondadori Portfolio/Getty Images
Il rapporto tra la mafia e il mondo politico si concretizzò all'indomani del secondo conflitto mondiale, con l'infiltrazione di rappresentanti delle cosche mafiose nel potere locale e in seguito anche nazionale. In quegli anni la mafia visse un'ulteriore trasformazione, diventando un'organizzazione ramificata ed efficiente: oltre a controllare un ampio serbatoio elettorale, utilizzato per ottenere dai politici locali e nazionali attenzioni e favori, estese la propria sfera d'influenza ad altre attività, come appalti e concessioni edilizie, usura, mercato di manodopera, consorzi, dopo che in tempo di guerra aveva monopolizzato il contrabbando e la gestione delle forniture militari. Un intreccio, quello tra mafia e politica italiana, che si allenta e si stringe a seconda della convenienza e del momento storico, cambia forma, a volte più evidente a un occhio attento, a volte sommerso e difficile da dimostrare, ma che attraversa il tempo, oltrepassa i decenni. Un intreccio che muta, si indebolisce per poi rinvigorirsi, si nasconde, ma non si scioglie. Ci sono tanti nomi che tornano in questo lungo percorso: uno è quello del giudice Carnevale: assolto in primo grado, condannato in appello, scagionato dalle Sezioni Unite della Cassazione, era accusato di aver “aggiustato” le sentenze di condanna dei mafiosi. Un altro è quello di Giulio Andreotti, prescritto e non assolto dall’accusa di aver avuto rapporti con la mafia fino al 1980. E, ancora, c’è il nome di Marcello Dell’Utri, senatore di Forza Italia, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, uscito dal carcere da qualche mese perché ha finito di scontare la pena. Uno stralcio di sentenza spiega quello che sarebbe successo tra il 1993 e il 1994: “In concomitanza con la nascita del partito politico di Forza Italia, voluto da Silvio Berlusconi e creato con il determinante contributo organizzativo di Marcello Dell’Utri, all’interno di Cosa nostra maturò la decisione di votare per la nuova formazione, così come confermato da tutti i collaboratori di giustizia esaminati al riguardo”. C’è un prima e un dopo nella storia della lotta alla mafia in Italia. Il punto di cesura è il 1992, l’anno del “duplice attacco al cuore della democrazia”, dell’omicidio di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino e delle loro scorte; fu chiaro fin da subito (in un caso e nell’altro) che la ferocia criminale rispondeva anche a un disegno politico di Cosa Nostra. Disegno che trovò ancora più evidente realizzazione con le stragi che seguirono nel 1993 a Firenze, Milano e Roma. Quello che successe subito dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino è storia: la rabbia dell’opinione pubblica, la risposta dello Stato, l’applicazione del 41 bis ai mafiosi e, ancora, l’arresto di Totò Riina, l’aumento dei collaboratori di giustizia, uomini che accettavano di allontanarsi dalla mafia e di raccontarne i segreti allo Stato. Ma per i magistrati non fu tutto in discesa. Al contrario: Caselli e Lo Forte raccontano bene gli anni dei tentativi, plateali, di legittimazione dei magistrati antimafia. Operazioni, anche mediatiche, che hanno reso più difficile il loro lavoro. A quasi 30 anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, la mafia è mutata, ha cambiato volto. È diventata “liquida”: salvo che in poche zone d’Italia, ha rinunciato alla violenza, ha imbracciato l’arma della finanza, del business, dei traffici illeciti e su larga scala. C’è una frase intercettata in uno scambio tra due malavitosi che rende l’idea di quella che sia la mafia dei giorni nostri: “Non mi interessano quelli che fanno bambam per le strade, ma quelli che fanno pin pin sulla tastiera”. L’anatomia della mafia 3.0 è tutta qui. E da questa consapevolezza bisogna partire partire per combatterla. A tutti i livelli. Non solo in Italia.
La Happy Family Biocycling è una famiglia, composta da quattro persone, che girano continuamente il mondo. Dopo cinque anni, hanno deciso di tornare in Italia. Ci facciamo raccontare questa incredibile esperienza da Sebastien Bellet, papà della Happy Family Biocycling. Non è mai facile, per molti, affrontare il passato e riscoprire a fondo le proprie radici. Il regista Andrea Segre lo ha fatto nel suo ultimo film documentario “Molecole”, nel quale racconta Venezia e la figura di suo padre. Giulio Andreotti è stato uno dei politici più longevi della storia italiana. Questi giorni è stato pubblicato il suo libro “Diari segreti”, curato dai figli Serena e Stefano. Lo stesso Stefano Andreotti ci racconta la figura di suo padre e i passaggi significativi del libro pubblicato. Infine presentiamo la rubrica “Padri e treni”: per alcune puntate daremo consigli ai padri sui luoghi culturali da visitare coi propri figli in Italia. Questa settimana partiamo dal Museo Marconi a Sasso Marconi, in provincia di Bologna. Ne parliamo con Barbara Valotti, direttrice del museo.
La Happy Family Biocycling è una famiglia, composta da quattro persone, che girano continuamente il mondo. Dopo cinque anni, hanno deciso di tornare in Italia. Ci facciamo raccontare questa incredibile esperienza da Sebastien Bellet, papà della Happy Family Biocycling. Non è mai facile, per molti, affrontare il passato e riscoprire a fondo le proprie radici. Il regista Andrea Segre lo ha fatto nel suo ultimo film documentario “Molecole”, nel quale racconta Venezia e la figura di suo padre. Giulio Andreotti è stato uno dei politici più longevi della storia italiana. Questi giorni è stato pubblicato il suo libro “Diari segreti”, curato dai figli Serena e Stefano. Lo stesso Stefano Andreotti ci racconta la figura di suo padre e i passaggi significativi del libro pubblicato. Infine presentiamo la rubrica “Padri e treni”: per alcune puntate daremo consigli ai padri sui luoghi culturali da visitare coi propri figli in Italia. Questa settimana partiamo dal Museo Marconi a Sasso Marconi, in provincia di Bologna. Ne parliamo con Barbara Valotti, direttrice del museo.
La Happy Family Biocycling è una famiglia, composta da quattro persone, che girano continuamente il mondo. Dopo cinque anni, hanno deciso di tornare in Italia. Ci facciamo raccontare questa incredibile esperienza da Sebastien Bellet, papà della Happy Family Biocycling. Non è mai facile, per molti, affrontare il passato e riscoprire a fondo le proprie radici. Il regista Andrea Segre lo ha fatto nel suo ultimo film documentario “Molecole”, nel quale racconta Venezia e la figura di suo padre. Giulio Andreotti è stato uno dei politici più longevi della storia italiana. Questi giorni è stato pubblicato il suo libro “Diari segreti”, curato dai figli Serena e Stefano. Lo stesso Stefano Andreotti ci racconta la figura di suo padre e i passaggi significativi del libro pubblicato. Infine presentiamo la rubrica “Padri e treni”: per alcune puntate daremo consigli ai padri sui luoghi culturali da visitare coi propri figli in Italia. Questa settimana partiamo dal Museo Marconi a Sasso Marconi, in provincia di Bologna. Ne parliamo con Barbara Valotti, direttrice del museo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6118DIECI CONSIGLI PER ESSERE MASCHI OGGI di Roberto MarchesiniLa cavalleria è morta, così si sente spesso dire. Oppure: la cavalleria è roba d'altri tempi! Medioevo, commenta qualcun altro, per indicare una cosa vecchia, morta e sepolta. È proprio così? La cavalleria è roba di un'altra epoca, improponibile all'uomo d'oggi, liquido e tecnologico? Io credo che la cavalleria non sia vecchia: credo che sia eterna. Lo dimostrano l'aner greco, al vir romano, fino al galantuomo (gentleman, all'inglese).A chi pensa che la cavalleria sia una cosa laica e che non riguardi i cattolici, ricordiamo che san Giovanni Bosco, educatore sommo proponeva ai suoi ragazzi (tra gli altri) uno slogan cavalleresco: piuttosto la morte, ma non il peccato. Don Bosco voleva che i suoi ragazzi fossero cavalieri e proponeva loro quel modello. Il fatto è che nasciamo (anzi: veniamo concepiti) maschi; e abbiamo il compito di diventare uomini. Uomini compiuti, cioè veri uomini: eroi, cavalieri. È come se, assegnandoci un sesso, ci venisse assegnato un compito, un destino da compiere, una vocazione. Non scegliamo chi diventare: scegliamo di aderire ad un progetto, oppure di rifiutarlo.Per realizzare questo progetto abbiamo bisogno di una guida, di una indicazione. Soprattutto nella società attuale, nella quale l'uomo appare sempre più spaesato, confuso, in balia delle mode e di ogni refolo di vento.DECALOGO PER IL CAVALIERE MODERNOEcco, dunque, un decalogo per il cavaliere moderno; un cavaliere, come si dice attualmente, 2.0.1) Il cavaliere vive in un mondo metafisico, non un mondo materiale. Sa che «ciò che facciamo in vita riecheggia per l'eternità» (cit. Il gladiatore). Cerca il bene e rifugge il male. Coltiva la propria spiritualità in modo virile e non se ne vergogna. Porta sempre con sé il santo rosario, segno visibile della propria servitù a Maria. Coltiva un rapporto personale con Dio; dedica la sua vita all'imitatio Christi. Poiché Cristo è «il paradigma e l'esemplaredegli uomini-maschi» (Mulieris dignitatem, § 25).2) Il cavaliere è forte e coraggioso (Giosuè 1). Ha, cioè, sviluppato la virtù della fortezza che consiste nella disponibilità a soffrire, a perdere qualcosa, pur di conseguire il bene. Non ha paura di pagare il fio per le sue azioni, di assumersene la responsabilità. Non gli importa di compromettere la carriera, l'amicizia o la reputazione, se questo e il prezzo della propria personale dignità.3) Il cavaliere rifugge la reputazione, il rispetto umano; non cerca la compiacenza. Non vuole piacere agli uomini, il cui giudizio è scritto sulla sabbia; bensì a Dio e alla propria coscienza (Galati 1, 10). Prende esempio da Cristo, del quale la gente diceva «è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori» (Matteo 11,19) e non se ne preoccupava minimamente.4) Il cavaliere onora la sua parola. Non se la rimangia quando, per rispettarla, deve pagare un prezzo (Salmo 15, 4). Ovviamente, questo vale anche (e soprattutto) per la solenne e pubblica promessa matrimoniale: «Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita». Ama la verità, cioè Cristo (Giovanni 14, 6); non pronuncia falsità. Se non può essere sincero, tace:; ma non mente.5) Il cavaliere, se non può parlare bene di qualcuno, non ne parla affatto (cit. Giulio Andreotti). Infatti parla molto poco; così facendo evita di dire continuamente stupidaggini. Non ama i social media, mezzo di maldicenza, mormorazione e derisione; se li usa, lo fa con circospezione e prudenza. Non parla mai degli assenti: se deve dire qualcosa, la dice apertamente, faccia a faccia. Non è volgare né sguaiato.6) Il cavaliere tratta gli altri secondo la «regola aurea»; come lui stesso vorrebbe essere trattato (Luca 6, 31). È capace di mettersi nei panni degli altri, cosa che è il fondamento della buona educazione. Non tollera prepotenze, ingiustizie e soprusi, soprattutto nei confronti dei più deboli.7) Il cavaliere rispetta la femminilità della donna, anche se essa stessa non lo fa. Mette la sua forza e le sue doti al di lei servizio, anche se lei non lo chiede e non lo desidera. Non lo deve a lei, ma a se stesso. Non usa le donne, non le seduce.8) Il cavaliere ama il lavoro. Non lo considera una fonte di soddisfazione e di realizzazione, come fa il borghese. Ma accetta con gioia la punizione divina (Genesi 3, 19) e l'ammonizione dell'apostolo (2 Tessalonicesi 3, 10). Ama la fatica, sa che essa paga sempre. Rifugge l'accidia, peccato mortale.9) Il cavaliere è povero, nel senso evangelico della parola (Matteo 6, 21). Non è attaccato ai beni materiali (automobili e cellulari compresi) né al denaro; li considera un mezzo (per il sostentamento proprio e della propria famiglia), non un fine. È generoso, fa la carità appena può, e ringrazia chi gliene dà la possibilità.10) Il cavaliere è casto. Ed è casto perché è libero. Se un uomo è schiavo delle proprie passioni, è semplicemente schiavo (Giovanni 8, 34). Troverà sempre qualcuno disponibile a tenerlo al guinzaglio.CONCLUSIONE: L'ESERCIZIO UMILE E QUOTIDIANO DELLE VIRTÙEcco, dunque, un decalogo per il cavaliere dei tempi moderni. [...] Lo scrivente non sta proponendo se stesso come modello di cavalleria compiuta, ma come confratello dell'ordine cavalleresco, compagno di viaggio. Siamo tutti in cammino, fino a quando Dio vuole.Come si vede, il codice qui proposto è composto da virtù (temperanza, giustizia, fortezza,..); e le virtù, essendo abiti (come i vizi) si acquisiscono esercitandole. Ogni giorno, nelle piccole cose quotidiane. È cosi che si conquistano le più alte vette morali: con pazienza e perseveranza (altre virtù). Non è l'exploit di una volta, che fa di noi dei cavalieri; piuttosto l'esercizio umile e quotidiano delle virtù.
Isacco e Daniel commentano le migliori frasi di Giulio Andreotti.
Annamaria e i consigli per annoiarsi come una ricca signora. Come la DC avrebbe gestito il coronavirus. I personaggi scoperti da Cecchetto. Frasi di Giulio Andreotti.
«Se non sono rapporti incestuosi poco ci manca. Il fatto è che Autostrade per l’Italia, sotto l’attento presidio dei Benetton, ha saputo coltivare davvero bene il rapporto con la politica e con il poliedrico mondo dei Boiardi di Stato. Un rapporto lubrificato in ogni ingranaggio, utilizzando sapientemente e costantemente l’olio delle nomine. Troppo importante, dal loro punto di vista, difendere in ogni modo un tesoro accumulato grazie ai pedaggi pagati dagli italiani». È quanto denunciato dal Movimento 5 Stelle in un post sul proprio blog. «Si tratta» spiegano i 5Stelle «di un modus operandi impressionante, che dura da anni e non accenna certo a finire. I nomi e gli esempi si sprecano. Si prenda la Tangenziale di Napoli, la concessionaria controllata da Autostrade che controlla l’omonima infrastruttura. Ebbene, alla presidenza ancora oggi troviamo un esponente di spicco della Prima Repubblica, Paolo Cirino Pomicino, già fedelissimo di Giulio Andreotti e ministro del Bilancio. Lo stesso Pomicino, la cui rete evidentemente ha ancora una certa capacità di incidere, è vicepresidente delle Autostrade Meridionali, altra controllata di Autostrade che gestisce l’A3 Napoli-Pompei-Salerno».
País Italia Dirección Paolo Sorrentino Guion Paolo Sorrentino Música Teho Teardo Fotografía Luca Bigazzi Reparto Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Piera Degli Esposti, Paolo Graziosi, Giulio Bosetti, Fanny Ardant, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli, Alberto Cracco, Lorenzo Gioielli, Gianfelice Imparato, Massimo Popolizio, Aldo Ralli, Giovanni Vettorazzo Sinopsis Film sobre uno de los personajes más controvertidos de la política italiana: Giulio Andreotti, que fue jefe del gobierno en siete ocasiones. Narra las presuntas relaciones de Andreotti con la mafia siciliana, los delitos por los que fue procesado en los años 90 y absuelto por falta de pruebas.
Este tercer capítulo recuerda el Plan Marshall, el programa de ayuda estadounidense que ayudó a poner a Europa Occidental de nuevo en pie después de la Segunda Guerra Mundial y ayudó a evitar la propagación del comunismo. Entrevistados: el ex primer ministro italiano Giulio Andreotti; el empresario italiano y dueño de FIAT Giovanni Agnelli.
Este tercer capítulo recuerda el Plan Marshall, el programa de ayuda estadounidense que ayudó a poner a Europa Occidental de nuevo en pie después de la Segunda Guerra Mundial y ayudó a evitar la propagación del comunismo. Entrevistados: el ex primer ministro italiano Giulio Andreotti; el empresario italiano y dueño de FIAT Giovanni Agnelli.
Non so se avete mai ascoltato quel tratto di canzone di Antonello Venditti che tornando indietro al liceo fa: «Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene perché, ditemi, chi non si è mai innamorato di quella del primo banco, la più carina, la più cretina, cretino tu, che rideva sempre proprio quando il tuo amore aveva le stesse parole, gli stessi respiri del libro che leggevi di nascosto sotto il banco». Ora: Paolo e Francesca ce li ricordiamo bene tutti. Amanti che ardono nell’Inferno, nella Divina commedia di Dante: «Amor, ch’a nullo amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor non m'abbandona». Qui, oggi, una donna che quando imbraccia la chitarra non ce n’è per nessuno, ci porta con lei sui suoi, di banchi di scuola, e in quegli anni Settanta di piombo e terrorismo. Intorno ci sono le Brigate Rosse, Giulio Andreotti diventa per la prima volta presidente del Consiglio, nelle case va il tg con il caso Moro, in piazza San Pietro scroscia l’applauso per l’insediamento di papa Wojtyla in Vaticano: «Se mi sbaglio mi corriggerete».I Beatles sono al loro ultimo album insieme, “Let it be”, i Queen al loro primo, esce “The dark side of the moon” dei Pink Floyd, viene fondata la Apple, Mia Martini canta alla Bussola in Versilia, la gente tira l’alba nelle discoteche - è “La febbre del sabato sera” - e quando non balla inizia ad avere nelle cuffie quest’oggetto nuovo che si chiama walkman.Nata a Roma il 12 settembre 1964, papà supereroe di cui ricorda la mano che stringeva la sua, nell’attraversare la strada, e mamma che cantava Mina davanti a un jukebox, Gioca con noi a «Chiudi gli occhi, torna bambino», Paola Turci. Un programma di Lavinia Farnese.
Giulio Andreotti - prof. Luigi Gaudio
Paolo Sorrentino ha tornat a radiografiar un president itali
Daniela Ciancio è una delle più grandi costumiste italiane. Ha lavorato per il teatro, l'opera, il cinema e la televisione e ha ricevuto il David di Donatello per “Il resto di niente” nel 2005 e per “La grande bellezza” nel 2013. Tra aneddoti irresistibili e suggerimenti progettuali, Daniela ci parla del rapporto tra scenografia e costume, del suo incontro con Bruno Munari, dell’importanza del lavoro di bottega, della trasformazione di Toni Servillo in Giulio Andreotti, di come abbia aiutato Paolo Sorrentino a rendere memorabili i personaggi delle sue feste romane.
La fine di Campo Progressista. Il rischio di una nuova Intifada. Il romanzo inedito di Giulio Andreotti. Terre agricole per i giovani. "L'ora dei miraggi" dell'illustratore e fumettista Manuele Fior.
Ultima puntata della trilogia “La Psicanalisi del Divo Giulio”, lo psicologo Gianfranco Sensi in questa seduta cercherà di fare chiarezza sulla fumosa e ambigua distinzione tra bene e male, tra buoni e cattivi, tra vittime e mafiosi, tra innocenti e colpevoli che il senatore Giulio Andreotti incarna appieno… Note dell’episodio Testi di Michele Laserra. Giulio Andreotti è […]
“La Psicanalisi del Divo Giulio” parte seconda. Questa sera vi riapriamo le porte dello studio dello psicologo Gianfranco Sensi per la seconda seduta con il senatore Giulio Andreotti. Piano piano lo psicologo cercherà di vincere l’impenetrabilità della sfinge Andreottiana per fargli raccontare alcuni dei suoi lati più oscuri e tormentati. Note dell’episodio Testi di Michele Laserra. […]
Cosa accomuna Lebron James e Giulio Andreotti? Cosa manca al CV di Kyle Lowry? Parliamo di questo e anche di tanto basket giocato nell'episodio numero 20 di The ANDone Podcast!Attenzione: potrebbe contenere citazioni di diplomatici francesi
Psicologia dell'italiano medio: oggi è possibile delineare alcuni tratti comuni a tutta la popolazione, valutare come nel corso degli anni sono cambiati e ipotizzare come nel futuro i tratti psicologici degli italiani continueranno a cambiare.Ne parlo con Salvatore Parisi, direttore della Scuola Romana di Rorshach.Di seguito il minutaggio della chiacchierata:01:06 Differenze nei tratti psicologici degli italiani negli ultimi 80 anni.04:25 E’ possibile fare una proiezione futura? Il bisogno di analisi approfondite.05:39 Un esempio illustre: Il Rorschach di Giulio Andreotti.06:54 Il Rorschach di Norimberga.Contattami su http://www.lucamazzucchelli.comQuesto video è stato realizzato grazie alla sponsorizzazione del gruppo Giunti OS
Psicologia dell'italiano medio: oggi è possibile delineare alcuni tratti comuni a tutta la popolazione, valutare come nel corso degli anni sono cambiati e ipotizzare come nel futuro i tratti psicologici degli italiani continueranno a cambiare. Ne parlo con Salvatore Parisi, direttore della Scuola Romana di Rorshach. Di seguito il minutaggio della chiacchierata: 01:06 Differenze nei tratti psicologici degli italiani negli ultimi 80 anni. 04:25 E’ possibile fare una proiezione futura? Il bisogno di analisi approfondite. 05:39 Un esempio illustre: Il Rorschach di Giulio Andreotti. 06:54 Il Rorschach di Norimberga. Contattami su http://www.lucamazzucchelli.com Questo video è stato realizzato grazie alla sponsorizzazione del gruppo Giunti OS
Settimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Gian Carlo Caselli, il magistrato che ha lavorato ed è stato responsabile di alcune delle più importanti inchieste contro il terrorismo e la mafia, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare l'8 febbraio 2016. Titolo: “Le due guerre. Perché l'Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia”. Ascolta la sintesi della lezione.
Settimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Gian Carlo Caselli, magistrato in pensione dal 2013, che ha lavorato alle più importanti inchieste contro il terrorismo e la mafia in Italia. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare l'8 febbraio 2016. Titolo: “Le due guerre. Perché l'Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia”.
Settimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Gian Carlo Caselli, magistrato in pensione dal 2013, che ha lavorato alle più importanti inchieste contro il terrorismo e la mafia in Italia. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare l'8 febbraio 2016. Titolo: “Le due guerre. Perché l'Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia”.
Settimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” con la Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Gian Carlo Caselli, il magistrato che ha lavorato ed è stato responsabile di alcune delle più importanti inchieste contro il terrorismo e la mafia, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare l'8 febbraio 2016. Titolo: “Le due guerre. Perché l'Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia”. Ascolta la sintesi della lezione.
Roberto Scarpinato è il procuratore generale di Palermo. Si è occupato di alcuni dei più noti processi di mafia degli ultimi 25 anni: da quello a carico di Giulio Andreotti (l'Andreotti complice della mafia fino al 1980), a quelli per gli omicidi Lima, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa e poi le indagini sui progetti di eversione sottostanti alla stragi del '92/93. Scarpinato ha un'idea precisa della storia d'Italia: non la si può conoscere fino in fondo se non si conosce anche il suo lato “osceno”, fuori dalla scena, cioè la criminalità del potere. Il magistrato racconta in questa intervista a Memos le trasformazioni della mafia in questi anni, i suoi mutamenti attraverso il passaggio dalla prima alla seconda repubblica. Le mafie si sono trasformate anche a causa della crisi economica. Ma le mafie non si possono combattere fino in fondo se non si combatte la corruzione. «Assistiamo – racconta Scarpinato – ad una proliferazione di sistemi criminali che noi chiamiamo “mafio-corruzione”: l'incontro a mezza strada, nella “terra di mezzo”, tra colletti bianchi che appartengono al mondo politico-amministrativo, finanziario e aristocrazie mafiose che gestiscono gli affari utilizzando soprattutto lo strumento della corruzione, e la violenza solo come extrema ratio». Scarpinato denuncia le “gravissime ricadute sociali di una corruzione che comporta tagli allo stato sociale”. «E' inutile che ci giriamo attorno – dice il magistrato - con l'alto commissariato, con i piccoli aggiustamenti, qui ci vuole un intervento radicale», che significa far aumentare il rischio penale della corruzione: non basta alzare le pene, occorre aumentare il rischio di scontarle concretamente.
Roberto Scarpinato è il procuratore generale di Palermo. Si è occupato di alcuni dei più noti processi di mafia degli ultimi 25 anni: da quello a carico di Giulio Andreotti (l'Andreotti complice della mafia fino al 1980), a quelli per gli omicidi Lima, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa e poi le indagini sui progetti di eversione sottostanti alla stragi del '92/93. Scarpinato ha un'idea precisa della storia d'Italia: non la si può conoscere fino in fondo se non si conosce anche il suo lato “osceno”, fuori dalla scena, cioè la criminalità del potere. Il magistrato racconta in questa intervista a Memos le trasformazioni della mafia in questi anni, i suoi mutamenti attraverso il passaggio dalla prima alla seconda repubblica. Le mafie si sono trasformate anche a causa della crisi economica. Ma le mafie non si possono combattere fino in fondo se non si combatte la corruzione. «Assistiamo – racconta Scarpinato – ad una proliferazione di sistemi criminali che noi chiamiamo “mafio-corruzione”: l'incontro a mezza strada, nella “terra di mezzo”, tra colletti bianchi che appartengono al mondo politico-amministrativo, finanziario e aristocrazie mafiose che gestiscono gli affari utilizzando soprattutto lo strumento della corruzione, e la violenza solo come extrema ratio». Scarpinato denuncia le “gravissime ricadute sociali di una corruzione che comporta tagli allo stato sociale”. «E' inutile che ci giriamo attorno – dice il magistrato - con l'alto commissariato, con i piccoli aggiustamenti, qui ci vuole un intervento radicale», che significa far aumentare il rischio penale della corruzione: non basta alzare le pene, occorre aumentare il rischio di scontarle concretamente.
In su documentàriu “Giulio Andreotti, il cinema visto da vicino”, su senadore a bida benit intervistadu dae Tatti Sanguineti e Pier Luigi Raffaelli pro contare... More The post Daily – Giulio Andreotti, il cinema visto da vicino #Venezia71 appeared first on Fred Canale Sardu » FRED Podcast Sardu. Daily – Giulio Andreotti, il cinema visto da vicino #Venezia71 was first posted on settembre 8, 2014 at 5:47 pm.©2015 "Fred Canale Sardu". Use of this feed is for personal non-commercial use only. If you are not reading this article in your feed reader, then the site is guilty of copyright infringement. Please contact me at radio@fred.fm
Oggi per Hollywood Party è una giornata importante! La Mostra del cinema sta entrando nel vivo e la nostra trasmissione si tinge bianco rosso e verde! Il tricolore per annunciarvi il bel film di Francesco Munzi, Anime nere, presentato oggi e in Concorso, e poi una altro personaggio in verità molto più contraddittorio, Giulio Andreotti, raccontato da par suo dal "nostro" Tatti Sanguineti. Naturalmente, anche tante altre notizie e tutto quello che c'è da sapere sul Festival veneziano!
Shush.We're watching The Girl In The Fireplace. It's good, innit?Stuff we forgot this week: the name of the actor Bruce Spence; and that the title of the film about Giulio Andreotti is Il Divo. I should have been able to remember the second one because of the embarrassing incident at the ticket office when the person at the cinema thought it was a film about a boy band of opera singers or something.Our friend Mark, to whom we refer is @CWhoFan. He is a splendid fellow, and his blog Trap One https://trapone.wordpress.com is ace and always worth reading.
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