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Missione compiuta per l'ItalSpalletti. Bisognava battere Israele per ipotecare i quarti di finale di Nations League e così è stato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7832L'IMPORTANZA DELL'INGINOCCHIARSI NELLA PREGHIERA di Andrea ZambranoIl primo segnale fu la sostituzione dei vecchi banchi con nuove panche sprovviste di inginocchiatoio. Bisognava capirlo fin da subito che l'arredamento liturgico era una spia che qualcosa stava cambiando. E fu così che tante chiese, dopo la riforma liturgica, si adeguarono al nuovo corso: per pregare basta stare in piedi, via con queste anticaglie preconciliari! E fu così che, lentamente, lo stare in ginocchio come atto di adorazione di fronte a Dio è stato sostituito dal più comodo e pratico stare in piedi. "Da risorti", si tende a dire, perché questo è l'atteggiamento che si deve tenere a Messa: semmai è una comoda scusa.Oggi sempre meno fedeli pregano stando in ginocchio durante i momenti salienti della Preghiera eucaristica e sempre meno, quasi nessuno, si inginocchia per ricevere la Santa Comunione. Fedeli tutti affetti da gonalgia? E che dire dei sacerdoti che non si inginocchiano durante la consacrazione? Anche per loro un improvviso dolore alle gambe, da curare stando in piedi? O forse non è piuttosto che nel tempo si è persa la funzione principale dell'inginocchiarsi di fronte a Dio: quella dell'adorazione, che gli antichi chiamavano "proskynesis" e che stava a simboleggiare l'atto di sottomissione di fronte a Dio e poi al sovrano. La parola deriva dal greco "proskyneo" che significa sì sottomettersi, ma anche adorare. Dunque, inginocchiarsi significa adorare. Non farlo suscita il terribile sospetto che non ci sia più la consapevolezza di questa adorazione dovuta a Dio.Pigrizia? Perdita di conoscenza? O non è forse piuttosto un atto di totale rifiuto del sacro dell'Eucarestia come presenza reale di Dio?Eppure, tanto la Scrittura quanto la vita dei santi raccomandano di stare in ginocchio quando si prega.L'ESEMPIO DI GESÙA cominciare proprio da Gesù, sommo exemplum non solo con le sue parole, ma anche con i suoi gesti, che nell'Orto degli Ulivi, ossia nel momento della sua vita terrena in cui la preghiera al Padre si concretizzava nell'offerta del suo corpo e del suo sangue, pregava in ginocchio. «Ed egli (Gesù) si staccò da loro circa un tiro di sasso; e postosi in ginocchio pregava» (Lc 22,41). Il testo greco non lascia spazio ad ambiguità. «Thèis tà gònata», letteralmente «si poneva sulle ginocchia».Nell'antica Grecia, soprattutto in Omero, i verbi di posizione associati agli dei e alle ginocchia esprimono il significato figurato di stare sulle ginocchia degli dei, ossia nel volere degli dei. Ne consegue che la preghiera in ginocchio non esprime soltanto il senso di adorazione, ma anche quello di mettersi sulle ginocchia di Dio, proprio come un bambino, che sulle ginocchia del babbo, è protetto e consolato.Non che Gesù abbia inventato alcunché. La Scrittura è piena zeppa di personaggi che pregano in questo modo. Elia e Daniele servono Dio pregando in ginocchio: «...Gettatosi a terra, si mise la faccia tra le ginocchia» (1 Re 18,42) e «...Daniele (...) tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchi, pregava e rendeva grazie al suo Dio» (Dan 6,10). Uomini del tempo che furono, si dirà, che ancora avevano ben impresso nella memoria il comando che Dio stesso diede tramite Isaia: «Ogni ginocchio si piegherà davanti a me», da cui poi San Paolo dirà «affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra» (Fil 2,10). Infatti, quella di stare in ginocchio era una pratica che i primi cristiani adottarono subito senza grossi problemi, e con cotanti "maestri" non era difficile. A cominciare da Stefano che nel momento del martirio si mise in ginocchio (At 7,60). E come lui anche Pietro (At 9,40) e Paolo (At 20,36).DA PAPA BENEDETTO XVI AL CARDINAL SARAHInsomma, siamo arrivati a oggi rifiutando lo stare alla presenza di Dio? Eppure, di consigli ne abbiamo avuti. Da Benedetto XVI, ad esempio, che riprese a comunicare personalmente e pubblicamente i fedeli in ginocchio durante le Messe papali a partire dalla solennità del Corpus Domini del 2008, quando ricordò "quasi scandalosamente" che «inginocchiarsi davanti all'Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento». Basterebbe questo. Ma se non bastasse potrebbe venire in soccorso anche il magistero.L'esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, al numero 65, ricorda che una manifestazione di riverenza verso l'Eucaristia è «l'inginocchiarsi durante i momenti salienti della preghiera eucaristica», mentre l'istruzione Redemptionis Sacramentum ricorda - e ribadisce, visti i tempi - che «i fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi» salvo poi che «quando però si comunicano in piedi, si raccomanda che facciano la debita riverenza». E, quasi precorrendo i tempi e certi plateali rifiuti che oggi umiliano molti fedeli «non è lecito negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione che egli vuole ricevere l'Eucaristia in ginocchio».Del resto, pochi cardinali come Robert Sarah hanno insistito più volte nella loro predicazione pubblica proprio su questi aspetti. E lo hanno fatto ponendo come esempio grandi santi contemporanei, proprio per mostrare l'attualità necessaria di questa postura. «L'intera vita di Karol Wojtyła - dice Sarah nella prefazione al libro di don Federico Bortoli La distribuzione della Comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali (Cantagalli, Siena 2018) - è stata segnata da un profondo rispetto per la Santa Eucaristia. Malgrado fosse estenuato e senza forze si è sempre imposto di inginocchiarsi davanti al Santissimo».E che dire di Santa Madre Teresa di Calcutta? «Si asteneva dal toccare il Corpo transustanziato del Cristo; piuttosto ella lo adorava e lo contemplava, rimaneva per lungo tempo in ginocchio, prostrata davanti a Gesù Eucaristia». E ancora: «Riceveva la Comunione nella sua bocca, come un piccolo bambino che si lasciava umilmente nutrire dal suo Dio».
Parole di Storie - Storie di Paura, dal classico alla notte di Halloween
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino [...] Bisognava dunque ora procurarsi l'antidoto per l'incantesimo. E tornò indietro. Ma sbagliò strada. Quando s'accorse d'essersi smarrito e non trovava più la via del ritorno, pensò di salire in cima a un albero per passarvi la notte: era quasi notte e le belve feroci lo avrebbero assalito e divorato. Ed ecco, a mezzanotte, un rumore assordante per tutto il bosco. Era un Orco che tornava a casa coi suoi cento cani mastini, che gli latravano dietro. - Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! L'Orco si fermò ai piedi dell'albero, e cominciò ad annusare l'aria proprio come fanno le belve: Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! [...]
Pier Luigi Bassignana"Torino in carrozza"Storia del trasporto pubblico dal tramway alla metropolitanaCentocinquant'anni di trasporto pubblico a TorinoEdizioni del Capricornowww.edizionidelcapricorno.itNel 1835 un certo signor Adrien Toaran di Lione fece istanza al Comune di Torino per ottenere la concessione per l'esercizio di una linea di vetture omnibus. L'istanza venne respinta. Bisognava attendere dieci anni quando il signor Giovanni Rissone, che già svolgeva analogo servizio fra Torino e Moncalieri, ruscì a ottenere la concessione di due linee: una sul tragitto via della Rocca - piazza Emanuele Filiberto; l'altra da Porta Susa a Porta di Po. Il prezzo della singola corsa era di 10 centesimi.Il libro di Pier Luigi Bassignana, con un ricco apparato iconografico e fotografie storiche inedite, ci racconta la storia di Torino attraverso quella della rete dei trasporti pubblici che, fin dalla seconda metà dell'Ottocento, ha dato modo a cittadini e ai lavoratori, ai turisti e ai viaggiatori, ad adulti e bambini, di attraversarla e di viverla.Dai primi collegamenti cittadini negli anni ‘40 dell'Ottocento alla nascita del trasporto cittadino su rotaia, che fu avviato alcuni anni dopo l'Unità d'Italia, fino alla Tav. Le vetture omnibus trainate da cavalli con guida di rotaia, che dominarono per quasi 50 anni il trasporto pubblico urbano di Torino; i primi tram elettrici (1898); la funicolare di Superga e quella per il Monte dei Cappuccini, che nei mesi invernali quando nevicava diventava una sorta di impianto di risalita trasformando il Monte dei Cappuccini in una Bardonecchia urbana; il trenino Torino-Rivoli; il traforo del Frejus; i treni popolari degli anni Trenta del Novecento e i viaggi organizzati da La Stampa come la “Giornata della neve” a Bardonecchia il 5 febbraio del 1934; la monorotaia di Italia '61, la metropolitana “leggera” e quella sotterranea. Pier Luigi Bassignana stato funzionario e dirigente di organizzazioni imprenditoriali, assistente alla presidenza della Federmeccanica e della Confindustria. Ha organizzato l'Archivio Storico dell'Associazione industriali metalmeccanici torinesi, allo scopo di costituire un centro permanente di documentazione di cui continua a essere curatore. Direttore della rivista “Le culture della tecnica”, svolge un'intensa attività pubblicistica e editoriale. Per Edizioni del Capricorno ha pubblicato i sette volumi della collana Torino Novecento (2021).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
Il Messaggio di Oggi: "ERANO ACQUE CHE BISOGNAVA ATTRAVERSARE A NUOTO" • Salmo 150 • Ezechiele 47: 5 • Ezechiele 47: 1 (2-12) • Giovanni 1: 12 • Ezechiele 47: 3-4 • Isaia 28: 17 • Matteo 7: 24 • Romani 8: 4 • Galati 5: 22 • Atti 2: 4 • Marco 16: 16 • Matteo 28: 19 • Ezechiele 47: 5 • Salmo 37 :3-4 • Salmo 1: 3 • Colossesi 2 :7 • Giovanni 15 :1 • Salmo 1: 2 • Ezechiele 47 :5 • Ezechiele 47: 9-10 • Ezechiele 47: 3 (4-5) • Salmo 1: 2-3 --Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio
La storia della nostra chiesa è fatta di nascita, crescita, frutti, gioie, dolori... vissuti assieme per 26 anni. A conclusione di questa lunga avventura, cosa si può dire? E' stato solo un sogno? Se lo è stato, lo abbiamo fatto assieme... Ed era un sogno che bisognava sognare.---Predicatore: Marco Delle Monache CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 12 minutiTempo di ascolto audio: 25 minutiE così siamo giunti all'ultimo messaggio. Solo che stavolta non è l'ultimo messaggio di una serie di predicazioni. Ma è davvero l'ultimo messaggio il messaggio terminale, finale di questa nostra chiesa.Pur non essendo non essendone più pastore da circa dieci mesi, pur non essendo chi la conduce, permettetemi comunque come pastore emerito di questa chiesa e come uno dei fondatori della Chiesa della Vera Vite di dire alcune parole a conclusione di una storia che è proseguita in interrottamente per 26 lunghi anni.Era il gennaio del 1997 (siamo nell'altro millennio) quando iniziammo a fare studi biblici nelle case in quattro persone tra Montefiascone e Tuscania, per poi iniziare con i culti in casa, nelle case delle delle persone che allora frequentavano; e poi la prima sala a via della Croce qua a Montefiascone, e poi questa sala da dove vi parlo ora e che, come sentite, in questo momento è vuota.Ma attenzione: non vi inganni ciò che vedete con gli occhi o che sentite con le vostre orecchie, ma dovete imaginare dietro le mie spalle, qui dove sta quel crocifisso che ha simboleggiato per tanti anni la nostra identità, una folla di oltre 200 persone che negli anni hanno frequentato questa chiesa, di cui 130 l'hanno frequentata assiduamente, e di questi oltre 40 membri di chiesa che che sono stati attivi servitori che si sono alternati nelle varie attività di questa chiesa e di questa meravigliosa avventura.E oltre questi, tutte le persone che hanno letto, ascoltato, o visto gli oltre 4.000 messaggi che abbiamo pubblicato sul sito in 20 anni per quasi 2.000 ore di predicazione, ovvero più di 83 giorni ininterrotti di predicazione... E sono tutte là, e rimarranno come storia.Dietro di me ci sono sono anche gli oltre 200 pastori e responsabili di chiesa che hanno partecipato negli anni ai nostri seminari sulla chiesa e i quasi 400 studenti dei corsi estivi di inglese (vi ricordate gli English Camp?) Ma ci sono anche gli i più di 30 migranti che abbiamo accudito, nutrito, sostenuto e aiutato durante un periodo molto importante della nostra chiesa, quando qua a Montefiascone c'era un centro di prima accoglienza. E anche i sordomuti che sono stati presenti in questa sala e hanno ricevuto le traduzioni LIS, o quelli che hanno ascoltato tramite i gesti che faceva la nostra traduttrice nella lingua dei segni.La storia di questa chiesa non è iniziata a caso ma per volontà del Signore; non è stato né Marco né Bernardino né Michele a fondare questa chiesa, ma è stato il Signore che l'ha piantata, nutrita e fatta crescere in un paese, in una zona dove non c'era mai stata nessuna chiesa evangelica prima.Non siamo stati bravi noi a sognare questa chiesa, ma è stato il Signore a mettere in noi quel sogno, Perché questa era la necessità perché c'era bisogno di sognarlo quel sogno di una chiesa che si chiamava Chiesa della Vera Vite. Perché serviva a testimoniare di lui in questo luogo dove nessun altro aveva mai parlato, e nei vari paesi da cui noi proveniamo.Questo abbiamo fatto per 26 lunghi anni; fedelmente, non scendendo a compromessi che forse avrebbero fatto crescere di più la nostra comunità e più in fretta, ma siamo rimasti fedeli alla sua Parola e al progetto di creare una comunità dove tutti potessero ascoltare la parola del Signore almeno una volta nella propria vita. Dove potessero sentirsi a casa, dove potessero sentirsi amati, accolti, e dove potessero avere una possibilità di partecipare, non soltanto di ascoltare la Parola del Signore.Ci siamo riusciti? Talvolta sì, talvolta no. E ora il Signore ci sta chiedendo di voltare pagina Attenzione, non è un fallimento! Non è un fallimento; le chiese nascono, crescono, si consolidano e muoiono... Pensate una cosa: nel Nuovo Testamento ci sono tante chiese. Tante chiese, ma nessuna delle chiese che leggiamo nel Nuovo Testamento è sopravvissuta; e si trattava di chiese enormi. Non Roma, non Corinto, non Galazia, non Filippi, nemmeno Tessalonica e nemmeno Efeso ci sono più; queste chiese sono scomparse.Ecco prendete ad esempio Efeso. Efeso era una città straordinaria; era un porto di mare sulla costa dell'odierna Turchia, conteneva monumenti di straordinaria importanza, imponenti, come il tempio di Artemide (che sarebbe Diana per i Romani) che era forse il più grande edificio al mondo presente all'epoca, una delle sette meraviglie del mondo si diceva.Era la capitale della provincia importante Romana dell'Asia Minore e aveva ha dentro di sé 200.000 abitanti; pensate quant'era grande! Era la terza città più potente del mondo dopo Roma e Alessandria d'Egitto e proprio lì, in questa città enorme, in questa città potente nacque una chiesa famosa, grande davanti agli occhi del Signore, così importante da diventare sede di uno dei più importanti concili ecumenici, quello del 43, uno dei primi concili della Chiesa Cristiana, e ad avere un libro intero intitolato a lei nel Nuovo Testamento, la Lettera agli Efesini.Pensate quanto era importante questa chiesa; cosa potete pensare si immaginassero gli Efesini della propria chiesa? “Ah una chiesa del genere, questa chiesa sarà non sarà mai smossa. Questa chiesa continuerà per sempre, per sempre frutterà persone, ci saranno persone che verranno...” Ma poi, il mare si ritirò, il porto di Efeso divenne una distesa di sabbia lontana dal mare e le persone cominciarono ad andarsene. E così, come se ne andarono le persone normali dei 200.000, anche le persone di chiesa cominciarono ad andarsene; non perché non l' amassero più, non perché non avessero più progetti per il Signore, ma semplicemente perché la loro vita non era più lì, non era più in quel luogo.Dove andarono? Questo non lo sappiamo, non è scritto nella Parola; probabilmente si disperso nelle chiese lì a fianco, lì vicino, a gruppetti, a singoli, là dove andarono ciascuno a vivere; e sono sicuro che continuarono a parlare alla gente di Cristo.La loro missione continuò tra le altre persone, continuarono a benedire le comunità dove erano andati parlando del Signore attraverso i doni che avevano loro.A Montefiascone non c'è mai stato un mare che si è ritirato, ma molti hanno traslocato e molti continuano a farlo seguendo il mare della vita, il futuro familiare diverso, il lavoro e gran parte di quelle 200 persone di cui parlavo all'inizio che hanno frequentato la nostra chiesa in questi 26 anni anni ora sono altrove, non sono più qua, ma continuano a parlare di Cristo, continuano a benedire gli altri, continuano ad esercitare i loro doni in altre strutture, in altre comunità. Non farò elenchi perché potrei rischiare di scordare qualcuno o qualcuna, ma voi avete ben chiaro di chi parlo, vero?Ma la vita è così; le chiese nascono, le chiese crescono, le chiese invecchiano, le chiese muoiono... Ed è quello che è successo alla nostra. Vedete, per me che sono stato usato dal Signore per piantare la prima chiesa evangelica di sempre in questa città, nella mia città, che ho predicato il primo messaggio di chiesa, credetemi, predicare l'ultimo messaggio in una sala vuota è come perdere un figlio amato.E devo stare attento; devo stare molto attento a non commettere tre errori, che corrispondono a tre peccati. E vorrei che nessuno di voi che mi ascolta in questo momento cadesse in questa trappola, che è una trappola del maligno.Per cui per prima cosa:1) Rifiutate di essere amareggiati per ciò che è accadutoPotremmo essere amari... e forse un po' lo siamo. Ma se ci aggrappiamo all'amarezza facciamo solo male a noi stessi. L'amarezza prolunga il dolore, non lo affievolisce o lo dimezza. C'è stato un tempo per seminare, c'è stato un tempo per raccogliere... e ora è il tempo di cambiare terreno.Seconda cosa:2) Rifiutate di incolpare qualcuno Così come nessuno, neppure io, posso prendermi il merito della nascita di questa chiesa, di aver piantato la Chiesa della Vera Vite, allo stesso modo nessuno è la causa del suo scioglimento. Vedete, la tranquillità con cui abbiamo accettato e deciso tra responsabili che era ora di sciogliere la chiesa è un gran conforto. Credetemi è un gran conforto che mi indica che non siamo noi a decidere di sciogliere questa chiesa, ma chi l'aveva piantata. Ci sta chiedendo di porre le nostre radici altrove.E, terza cosa:3) Rifiutatevi di spettegolare e di giudicareLa Bibbia dice più e più volte che una delle cose che Dio odia in maniera totale nella vita sono i pettegolezzi. Non siete voi, non sono io, non siamo noi il giudice; non dobbiamo dire in giro “Ah, la mia chiesa si è chiusa a causa di...”. Non siate amareggiati, non date la colpa a nessuno e non giudicate nessuno.Non fate tutto ciò: rifiutate di essere amareggiati, rifiutate di incolpare qualcheduno e rifiutatevi di spettegolare o di giudicare. Non fate tutto ciò; neppure io debbo farlo!Quello che invece vorrei fare io e che desidero voi facciate assieme a me, sono tre azioni che invece di essere tre peccati corrispondono a tre virtù cristiane.La prima:1) Mostrate grazia ai vostri leader Sto parlando non di un leader, non di quello che sta parlando in questo momento, ma di quelli che abbiamo avuto per questi lunghi 26 anni qua in sala... E anche qui non farò nomi, ma li conoscete bene; persone che gratuitamente si sono messe al nostro e al vostro servizio, che hanno faticato, hanno pianto, si sono disperate, che nella loro imperfezione e nei loro errori (e io sono il primo, il capostipite della serie degli errori) hanno fatto sì che Dio li usasse per portare grazia agli altri e per far vivere e prosperare questa nostra chiesa.Persone che hanno predicato, persone che hanno insegnato, organizzato eventi, realizzato gruppi giovanili, cantato, suonato, tradotto, pianificato, retto le finanze, pulito la sala...Lo hanno fatto per voi, lo hanno fatto per noi... Lo hanno fatto gratis, togliendo ore alla famiglia e al sonno!Per cui, secondo punto:2) Siate loro grati Seconda virtù: siate loro grati. Dobbiamo essere grati per tutti i modi in cui Dio ha usato la Chiesa della Vera Vite in tutti i modi. Siate grati per tutti i modi in cui Dio ha usato anziani, pastori, diaconi, diaconesse, adoratori e semplici membri di chiesa nel corso degli anni per proclamare la Parola del Signore in questo luogo.Se vorrete un giorno scrivere a queste persone un biglietto, un WhatsApp, una mail di ringraziamento a coloro che hanno fatto crescere (e sto dicendo di tutte le persone indistintamente che hanno servito in questi 26 anni di chiesa anche quelli che ormai sono all'estero o che sono lontani da questa nostra chiesa), sono sicuro che loro apprezzeranno. Perché l'emozione più sana della vita è l'atteggiamento di gratitudine.E infine, terza cosa, e questa è la più importante fratelli e sorelle, la più importante, la fondamentale, la cosa più importante di tutta questo gran discorso in conclusione, ed è assolutamente vitale per te e per me:3) Rimanete concentrati sul piano di Dio Non sul nostro dolore, non sull'amarezza, non sui problemi del passato, ma sul vincitore di tutti i problemi, su Cristo. Rimaniamo focalizzati su di lui. Facciamo che le nostre vite si nutrano di lui, anche se non sarà in questa sala.E' così che Gesù ha sopportato il dolore della croce; e noi siamo invitati dalla scrittura a fare la stessa cosa, a essere suoi seguaci, a seguire il suo esempio. Nel dodicesimo capitolo di Ebrei ci è detto di tenere gli occhi su Gesù, nostro leader e nostro istruttore, di tenere gli occhi su colui che non ci deluderà mai.Pensate, Gesù egli era disposto a morire in un modo vergognoso, la croce, per la gioia che aveva davanti, perché sapeva che gli sarebbe stata data gloria in seguito; cercò la gioia che gli era posta davanti, non quella che aveva in quel momento.Allo stesso modo noi non guardiamo al nostro dolore attuale, per comprendere che tutto ciò che abbiamo fatto assieme potrebbe essere sembrato solo un sogno, ma che era un sogno che andava sognato In conclusione vorrei ringraziare tutti, ma proprio tutti, davvero tutti. Tutti quelli che sono stati al mio fianco, che sono stati al nostro fianco, che hanno aiutato in qualche modo da vicino o da lontano la Chiesa della Vera Vite a nascere, a crescere, a consolidarsi e a prosperare per 26 lunghi anni.Ma credetemi, ringrazio davvero tutti, anche quelli che sono arrivati in chiesa avendo una propria agenda personale, che sono rimasti con noi solo perché volevano trasformarla; trasformare la nostra comunità in qualcosa che avevano loro in mente che a loro sembrava migliore di quello che facevamo, e che poi se ne sono andati , magari in silenzio, magari consegnando soltanto le chiavi, magari sbattendo la porta e magari qualcuno spettegolando...Ma ringrazio anche quelli. Anche quelli ringrazio, perché sono convinto che non l'hanno mai fatto con malizia; lo facevano forse in buona fede, magari sbagliando, ma non l'hanno fatto mai con malizia. Ma soprattutto perché hanno permesso al Signore di dimostrare, ancora una volta, che ciò che lui aveva piantato sarebbe continuato a vivere e a crescere, come in effetti è accaduto.Tutte le gravi crisi, le grosse crisi della nostra chiesa, si sono risolte con una maggiore unità e un maggiore impegno di chi rimaneva. E hanno dimostrato, in quel in quel momento, che l'unione che ci legava era un'unione superiore a quella soltanto di un club di persone un pochino strane che avevano aperto una chiesa evangelica. In quei momenti noi ci siamo amati davvero di più l'uno l'altro.Tempo di terminare questo messaggio, questo ultimo messaggio, e vorrei concludere con le parole di Salomone dall'Ecclesiaste dai versetti 1 a 8 del capitolo t3:"Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato, un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare cordoglio e un tempo per ballare, un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via, un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare; un tempo per odiare e un tempo per amare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.” (Ecclesiaste 3:1-8)C'è stato un tempo in cui il Signore ha piantato la sua chiesa e ora è il tempo in cui ci chiede umiltà, e ci chiede di sciogliere questa chiesa . Abbiamo sognato assieme, abbiamo piantato assieme, abbiamo atteso assieme, abbiamo lavorato assieme, abbiamo sognato assieme una comunità unita che crescesse e portasse frutto.Abbiamo sognato per 26 anni questo... E non era un nostro sogno, ma quello che il Signore ci aveva messo nel cuore: era un sogno che bisognava sognare.---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
Perchè rispondere semplicemente con un 'sì, va bene' quando puoi dire che la formula proposta contiene gli elementi per esserlo? E poi si parla ancora di semplificazione del linguaggio burocratico. TRASCRIZIONE [ENG translation below]Io ci ho questa cosa qua che sono refrattaria alla burocrazia e certe cose proprio non riesco a capirle. Allora, oggi ho fatto, ho finito un audio, non lo chiamo podcast, comunque una creazione audio che ho mandato a una specie di concorso, una specie di cosa in Italia. È importante dire in Italia perché io partecipo spesso a queste cose qua di solito tu fai la tua cosa audio, poi c'è un portale, una pagina web, qualsiasi cosa, tu carichi il tuo prodotto, metti nome cognome, il nome del file, poche altre cose, boom, spedisci e vai.Ecco, questa cosa qua in Italia, per spiegare la procedura c'è un libretto in pdf di 12 pagine, ed è una cosa complicatissima dove bisogna spedire email pec, da un'email pec devi spedire un email pec all'indirizzo che poi ti dà un codice, questo codice si usa per aprire una cosa in un sito e il sito poi ti fa entrare in un portale. Una cosa super complicata, eppure io che sono una persona avvezza alla tecnologia e che ci bazzico da un sacco di tempo, insomma, non è la prima volta che mi interfaccio con un portale per caricare qualcosa, beh, vi assicuro che ho dovuto mandare tre email per chiedere di volta in volta spiegazione perché in quell'opuscolo di 12 pagine c'erano le spiegazioni, ma le spiegazioni erano altrettanto difficili da capire. Bisognava specificare che il copyright come era per renderle in un certo modo e c'era l'esempio ma l'esempio non ti diceva cosa dovevi scrivere, per cui va bene se... ecco adesso vi dico, adesso vi leggo un pezzettino di un email, una delle tre, quattro email che ho scritto che appunto... la cerco, eccola qua, dicevo "scusate non sono sicura cosa scrivere per l'attribuzione, va bene Copyright Maria Cristina Marras 2023? Grazie" e questa è la risposta ve la leggo tutta quanta, quindi io chiedevo posso fare l'attribuzione così? E mi rispondono - preparatevi alla risposta - allora la risposta è: "È bene che l'attribuzione sia identificativa. La formula proposta contiene gli elementi per esserlo."Ma porca miseria, ma voi siete dei poeti? Ma veramente quando mi puoi semplicemente dire sì, va bene, "La formula proposta contiene gli elementi per esserlo". Io sono... niente 5 a 0, vincete voi, non c'è niente da fare. Poi non si capisce perché la burocrazia impedisce alla gente di vivere o almeno di sopravvivere. Ah, la poesia della burocrazia.TRANSLATIONI have this thing here that I am refractory to bureaucracy and some things I just can't understand. So today I made, I finished an audio, I won't call it a podcast, anyway an audio creation that I sent to a sort of contest, some kind of thing in Italy. It's important to say in Italy because I often participate in these things here, usually you finalise your audio, then there's a portal, a web page, whatever, you upload your work, you put first name last name, file name, few other things, boom, up you send it.Here, this thing here in Italy, to explain the procedure there's a 12-page pdf booklet, and it's a very complicated thing in which you have to send certified emails, from a certified email address you have to send a certified email to the address that then gives you a code, this code you use to open a thing in a website and the website then gets you into a portal. A super complicated thing, and yet I who am a person who is accustomed to technology and who has been using it for a long time, I mean, it's not the first time I've interfaced with a portal to upload something, well, I assure you I had to send three emails to ask for explanation from time to time because in that 12-page booklet there were the explanations but the explanations were just as difficult to understand.So, you had to specify what kind of copyright and you had to put it in a certain way and there was an example but the example didn't tell you what you had to write, so it's okay if ... here I tell you now, now I'm going to read you a passage from an email, one of the three, four emails that I wrote that just... I look it up, here it is, I wrote "sorry I'm not sure what to write for attribution, is it okay if I say Copyright Maria Cristina Marras 2023? Thank you" and this is the answer, I'll read it to you as it is, so I was asking can I write the attribution like this? And they answer me - get ready for the answer - then the answer is, "It is desiderable that the attribution be identifying. The proposed formula contains the elements to be so."For crying out loud, are you people poets? But really? You could have just tell me yes, that's fine, "The proposed formula contains the elements to be."I am ... no 5-0, you win, there is nothing I can do. This in case it weren't clear why bureaucracy prevents people from living or at least surviving. Ah, the poetry of bureaucracy!
La terza domenica di quaresima c'invita a camminare, a recarci al pozzo di Sicar, a contemplare e ascoltare: Gesù e la Samaritana. Il cammino di Gesù da Gerusalemme alla Galilea è allontanarsi dalla fama, dal successo, dalla ricerca... Cammino che conduce al pozzo. E, accadde di nuovo al pozzo che si dice di Giacobbe. La routine quotidiana portava la donna al pozzo, per attingere acqua. "Bisognava passare per la Samaria" (4,5). No, non era necessario! I giudei non passavano per la Samaria, preferivano allungare il cammino, ma non passare per la Samaria. Gesù doveva passare, aveva un debito da pagare. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/saveriane/message
NOOOO LO SAPEVO, NON BISOGNAVA PARLAREEEE
Nella mattinata di venerdì 18 novembre, ai microfoni dei Degiornalist con Fabiana e Claudio Chiari, è stato ospite il campione del mondo della nazionale italiana del 1982 Fulvio Collovati, per commentare i prossimi Mondiali di calcio. «Li guardo e commenterò anche, per cui è un dispiacere che non ci sia la nazionale italiana - commenta Fulvio Collovati -. Ci sono squadre che calcisticamente non sono molto forti, come Iran o Qatar, perché non abbiamo investito sulle squadre giovanili. Li commenterò perché è il mio lavoro, ma ho un profondo disinteresse e stima». L'ex campione del mondo ha rivelato che ogni mondiale ha una cassa di risonanza, che sicuramente faranno eventi e manifestazioni, ma che il problema è a monte: «Bisognava intervenire 15/20 anni fa quando erano stati assegnati, invece sono stati assegnati per interesse non certamente perché è un paese ospitante».
PENDENTE: Rubrica su Cinema, letteratura, fumetto ed esperienze culturali
Preparetevi ad entrare in un mondo fatto di orrori. Creature che vivono nelle tenebre, fantasmi schiavi dei loro tormenti, mostri incompresi e pieni di rabbia ma soprattutto tutti abitanti di un mondo ricco di misteri e sofferenza. Preparatevi ad un'antologia dell'orrore ideata da Ryan Murphy e Brad Falchuk. Uno show televisivo inquietante ed imprevedibile che omaggia il cinema (e non solo) horror aggiornandolo e ricordandoci il sentimento più primordiale dell'esistenza umana: la paura. Buon Halloween! La serie cominciava a perdere per strada troppi spettatori. Bisognava fare qualcosa. Ed ecco quindi la stagione crossover! Riprendendo tra le mani i contesti e i personaggi di "Murder House" e "Coven", Murphy e Falchuk tentano una strada rischiosa e il risultato è probabilmente un prodotto stuzzicante per i fan più fedeli della serie...ma qualcosa che forse non è più "American Horror Story".
Perugia, 2 giugno 1998. Processo Pecorelli. Depone il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca.Il nostro sito internet: https://spazio70.com/Donazioni tramite il sistema Paypal: https://www.paypal.me/Spazio70La nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/gliannisettantaIl nostro account Instagram: https://www.instagram.com/spazio.70/Twitter: https://twitter.com/Nazionalpop70Il nostro gruppo Telegram (molto importante): https://t.me/spazio_70Audio Radio Radicalehttps://creativecommons.org/licenses/...Sigla: Home Base Groove di Kevin MacLeod è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (https://creativecommons.org/licenses/...)Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-...Artista: http://incompetech.com/
Come si facevano le foto itineranti nel 19 esimo secolo? Bisognava portarsi tutto dietro, anche la camera oscura. E come era possibile farlo sul Monte Bianco? Scopriamolo nella puntata di oggi
#Resilienza, o la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Si parla tanto di resilienza, è una di quelle parole che vanno di moda. "Bisognava essere resilienti per resistere ai lockdown, zone rosse, ecc". Ma cosa vuol dire essere capaci di assorbire un urto senza rompersi? Ed è bene non rompersi mai, oppure è proprio in quella frattura, che si cambia?
Concetto Vecchio"L'ultimo compagno"Emanuele Macaluso e il romanzo di una vitaChiareletterehttp://chiarelettere.it/Una biografia non solo politica, ma anche umana e sentimentale, dove pubblico e privato s'intrecciano. La storia di un comunista che disubbidiva. L'avventura di una vita fuori dal comune.«Bisognava ribaltare il mondo» ricorda Macaluso evocando la sua iniziazione alla politica. Per oltre un anno e fino a pochi giorni prima della morte, Concetto Vecchio lo ha incontrato nella sua casa romana, nello storico quartiere di Testaccio, per comporre un ritratto a figura intera («più Emanuele e meno comunismo»). Una biografia non solo politica, ma anche umana e sentimentale, dove pubblico e privato s'intrecciano. Sul filo della memoria scorrono le pagine di questo libro che si legge come un romanzo del Novecento. L'infanzia nella Sicilia poverissima, dove i bambini lavoravano piegati tutto il giorno nelle miniere di zolfo. La tubercolosi contratta appena adolescente («ero certo che sarei morto giovane»). L'impegno nel Pci clandestino negli anni del fascismo, quando era ancora un ragazzo ma già ricopriva ruoli di rilievo. I maestri e gli amici di una vita (Luziu Boccadutri, Girolamo Momo Li Causi, Pio La Torre, Leonardo Sciascia, ragazzi fatti col filo e col ferro). Le lotte politiche ma anche le storie d'amore («quando gli alleati bombardarono Caltanissetta, io mi trovavo nel letto di Lina»: per quella relazione con una donna sposata, di cui per la prima volta vengono a galla i documenti giudiziari e le lettere, Macaluso finirà in carcere per il reato di adulterio nel 1944, «colpevoli soltanto di amarci, questa era l'Italia miserabile di allora»). L'impegno antimafia, il Sessantotto, il terrorismo, gli anni Ottanta alla direzione de l'Unità (sua la prima pagina il giorno dei funerali di Enrico Berlinguer: «TUTTI»), fino agli ultimi giorni, quando ormai era diventato un'icona della sinistra italiana. La storia di un comunista che disubbidiva. L'avventura di una vita fuori dal comune.Concetto Vecchio, è giornalista alla redazione politica de «La Repubblica». Vive a Roma. È autore di Vietato obbedire (Bur Rizzoli 2005) sul '68 alla facoltà di sociologia di Trento e Ali di piombo (Bur Rizzoli 2007) sul movimento del 1977 e il delitto Casalegno. Ha vinto i premi Capalbio e Pannunzio. Nel 2009 ha pubblicato per Chiarelettere il libro "Giovani e belli".IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Bisognava prima o poi fare un tutorial alla Salvatore Aranzulla no? Ebbene, eccolo qui! Ma... tutto in salsa Pistone Podcast! Per questo episodio dobbiamo fare qualche doverosa premessa: abbiamo voluto trattare i fatti riportati senza pietà alcuna su tutti e tutto, perché è effettivamente la realtà. Noi appassionati, auto e moto, troviamo sempre tante difficoltà che ci complicano la vita inutilmente e nel modo meno sensato possibile. Oltretutto in moto si aggiunge un fattore non meno importante, ovvero quello della pericolosità del mezzo e della strada. E allora uno cosa diamine prende una moto a fare?! Una parola sola: PASSIONE E se anche voi volete diventare motociclisti beh, questo episodio fa per voi! Abbiamo cercato però di riportare i fatti nel modo più schietto e reale possibile, il tutto fatto con un leggero sfondo polemico e di protesta nei confronti di chi decide queste cose ma non le vive. Vi aspettiamo sul nostro Instagram @pistone.podcast per discuterne assieme! Buon Ascolto!
Storie di chi ci è rimasto sotto, emotivamente e fisicamente. Iniziamo dalla storia di Paolo, innamorato della Giorgy e mai ricambiato: lei non lo ama, ma approfitta della disponibilità dell'amico fino a quando Paolo non riuscirà a staccarsi da lei definitivamente. La seconda storia si colloca nel dicembre del 1999, a fine millennio. Così inizia il racconto che Margherita ha fatto nel 2019 in una serata di "Mio cugino", lo spettacolo di Mauro Pescio dove si raccontano storie di vita molto particolari: "in quel periodo sono affetta da una forma di depressione molto grave e mia madre riesce a trascinarmi per i capelli dalla psichiatra, cosa che io non volevo, che mi somministra un cocktail di psicofarmaci il cui esito però sarebbe stato incerto. Bisognava aspettare tre mesi. Nel frattempo, una mia carissima amica, che all'epoca viveva in Marocco, decide di preparare per un gruppo di amici che sarebbero arrivati da tutto il mondo il passaggio fatidico dal ventesimo al ventunesimo secolo nel deserto. Io non potevo mancare". Durante quel viaggio Margherita farà un'esperienza incredibile. Playlist Photograph - Ringo StarrBreathe - Midge UreLasciarsi un Giorno a Roma - Niccolò FabiStrade Dell'Est - Franco BattiatoDance the Night - The CultUnder My Thumb - The Rolling Stones
storiainpodcast.focus.it - Canale Guerre e conflittiQuella che avvenne tra il 27 maggio e il 4 giugno 1940 a Dunkerque fu un'operazione di evacuazione navale senza precedenti, che ebbe quasi del miracoloso. Oltre 300mila soldati inglesi, francesi e belgi erano stati circondati dalle unità corazzate tedesche sulle coste della Manica, senza alcuna via di fuga, con davanti il nemico e dietro solo il mare. Bisognava portarli via da lì. Era l'epilogo della battaglia di Dunkerque, porto nel nord della Francia, che si era combattuta nei pressi del confine tra Francia e Belgio. Siamo all'inizio della Seconda guerra mondiale, nel pieno della grande offensiva in Occidente sferrata dalle truppe tedesche della Wehrmacht a partire dal 10 maggio. Winston Churchill, Primo Ministro britannico, coniò la frase, “spirito di Dunkerque”, da allora utilizzata nel Regno Unito per descrivere la forza necessaria a superare i momenti di avversità.Storiainpodcast racconta la leggendaria impresa con Vittorio Sabadin, editorialista de La Stampa, già Vice Direttore del quotidiano piemontese.A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.------------Storia in podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify (http://bit.ly/VoceDellaStoria) ed Apple Podcasts (https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427).Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- Youtube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
[...] E la giustizia, con tutto quell'apparato solenne di scanni maestosi, di tocchi, di toghe e di pennacchi, era per Tararà come quel nuovo grande molino a vapore, che s'era inaugurato con gran festa l'anno avanti. Visitandone con tanti altri curiosi il macchinario, tutto quell'ingranaggio di ruote, quel congegno indiavolato di stantuffi e di pulegge, Tararà, l'anno avanti, s'era sentita sorgere dentro e a mano a mano ingrandire, con lo stupore, la diffidenza. Ciascuno avrebbe portato il suo grano a quel molino; ma chi avrebbe poi assicurato agli avventori che la farina sarebbe stata quella stessa del grano versato? Bisognava che ciascuno chiudesse gli occhi e accettasse con rassegnazione la farina che gli davano. [...]
[...] E la giustizia, con tutto quell'apparato solenne di scanni maestosi, di tocchi, di toghe e di pennacchi, era per Tararà come quel nuovo grande molino a vapore, che s'era inaugurato con gran festa l'anno avanti. Visitandone con tanti altri curiosi il macchinario, tutto quell'ingranaggio di ruote, quel congegno indiavolato di stantuffi e di pulegge, Tararà, l'anno avanti, s'era sentita sorgere dentro e a mano a mano ingrandire, con lo stupore, la diffidenza. Ciascuno avrebbe portato il suo grano a quel molino; ma chi avrebbe poi assicurato agli avventori che la farina sarebbe stata quella stessa del grano versato? Bisognava che ciascuno chiudesse gli occhi e accettasse con rassegnazione la farina che gli davano. [...]
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=3DON CAMILLO, UN PERSONAGGIO AMATO IERI COME OGGIQuando venne alla luce, il 28 dicembre di sessant'anni fa, don Camillo non immaginava certo che la sua sarebbe stata la generazione del sessantotto. Chissà quanti compagni di seminario ha visto trasformarsi in preti contestatori o, magari, solo in contestatori. E chissà quanto ci ha sofferto, lui che non ha mai smesso di portare la tonaca, di recitare il breviario e di obbedire al Papa.Se le cose sono andate così, lo deve a Giovannino Guareschi, il suo padre letterario. L'antivigilia di Natale del 1946, lo scrittore si trovava nella tipografia milanese della Rizzoli dove stava trafficando per chiudere Candido, il settimanale di cui era direttore. Bisognava tappare un buco in fretta se si voleva che il giornale fosse in edicola il giorno 28. E il destino volle che Guareschi facesse ciò che solo la rapidità del giornalista e il genio del narratore riescono a concepire in una tale circostanza: prese un racconto che aveva scritto per Oggi, il settimanale della Rizzoli con cui collaborava, lo cavò dalla pagina già composta e lo fece ricomporre in un corpo più grosso per il Candido, che così fu pronto per andare in stampa. A Oggi ci avrebbe pensato nella mezz'ora successiva.Il racconto si intitolava Don Camillo e cominciava così: «Don Camillo, l'arciprete di Ponteratto, era un gran brav'uomo...». Ora, con l'incipit leggermente modificato, apre la prima raccolta in volume di Mondo piccolo con il titolo «Peccato confessato». La storia è quella ormai celebre dell'assoluzione con annessa pedata nel sedere sparata da don Camillo a Peppone. Quando uscì il 28 dicembre, ebbe un tale successo che costrinse il suo autore a scriverne altri, fino arrivare alla bella cifra di 346: l'intera saga di Mondo piccolo, che, se Candido non fosse stato in affanno per la chiusura, probabilmente non avrebbe mai visto la luce.Scampato quel pericolo, oggi don Camillo continua ad avere un esercito di lettori. E non si tratta solo di vecchi arnesi affezionati alla propria giovinezza: ammesso e non concesso che questa possa essere considerata una categoria di ammiratori di cui vergognarsi. Ma si tratta anche di giovani che, attraverso le storie raccontate da Guareschi, scoprono un'Italia di cui nessuno ha mai parlato loro a scuola e, magari, neanche in chiesa o all'oratorio. E non basta. Questi nuovi lettori scoprono la bellezza di un mondo in cui, pur tra le difficoltà della vita, le cose vanno per il verso giusto perché quel luogo è fatto apposta per accogliere la Grazia. Per la prima volta, si trovano a passeggiare per le contrade di un universo capace di mostrare agli uomini quanto siano belli e quanto grande sia il loro destino: basta solo che abbiano l'umiltà di aprire la loro anima al soffio eterno del Creatore. Quel soffio che corre lungo il Grande Fiume e pulisce l'aria per riempirla di invenzioni impastate di terra e di cielo come raramente capita di trovarne nella letteratura contemporanea.Non è un caso se don Camillo, nei suoi sessant'anni di vita, dopo aver trovato milioni di lettori, incontra anche uomini che vorrebbero addirittura farsi suoi parrocchiani. Una decina d'anni fa, l'università di Padova commissionò un sondaggio sul sacerdote ideale e, naturalmente, stravinse il parroco guareschiano. Non ci fu uno straccio di prete progressista e contestatore capace di tenere il suo passo.Questo, del resto, lo aveva previsto il suo stesso inventore nel 1966. In quell'anno Guareschi scrisse per Oggi una storia intitolata Don Camillo e la ragazza yé-yé, poi uscita incompleta in volume con il titolo Don Camillo e i giovani d'oggi e, quindi, opportunamente reintegrata a cura di Alberto e Carlotta Guareschi in Don Camillo e don Chichì. Il filo conduttore della vicenda è il serrato confronto tra il vecchio pretone e il giovane don Chichì, arrivato in paese con il suo spiderino rosso per spiegare a don Camillo che, come stabilito dal Concilio Vaticano II, i tempi sono cambiati ed è venuto il momento di aggiornarsi.Sollecitato dai superiori, il vecchio prete lascia che il nuovo curato, leggendo i segni dei tempi, si dia da fare per ammodernare la parrocchia. Ma, a forza di demitizzare, di svecchiare, di cercare ciò che unisce e lasciare ciò che divide con l'illusione di conquistare i lontani, il poveretto finisce per rimanere da solo. I vecchi se ne vanno perché preferiscono farsi insultare da Peppone, che, almeno, è un comunista come si deve. I nuovi non si vedono perché diffidano delle imitazioni e, pure loro, preferiscono tenersi stretto Peppone.Il motivo del fallimento, spiega Guareschi, è molto semplice. Don Chichì, nella smania di buttare via l'acqua sporca, ammesso che lo fosse, ha gettato anche il Bambino: quello nato a Betlemme due millenni fa. Un prete senza Gesù Cristo non va da nessuna parte e don Camillo lo spiega in un dialogo drammatico al suo curato. «Reverendo - urla don Chichì - questa è l'ora della verità e bisogna dire pane al pane e vino al vino!». E il vecchio parroco risponde: «Pericoloso dire pane al pane e vino al vino là dove il pane e il vino sono la carne e il sangue di Gesù».Ma questo è un banale discorso da prete, da uomo che si è fatto sacerdote per vocazione. E don Chichì, purtroppo, ci tiene a far sapere che ha preso, si fa per dire, la tonaca per ben altri motivi: «Io - spiega - sono sacerdote non per ispirazione, ma per ragionata convinzione». Un fior di assistente sociale, insomma. Ma gente di sana e robusta costituzione spirituale come quella di Mondo piccolo non può prendere sul serio questo giovanotto che, avendo rinunciato a Cristo, può offrire al prossimo solo la propria disperazione e le proprie miserie.Fa ben sperare, pur nel desolante panorama di oggi, che don Camillo abbia tanti lettori. È segno che, nonostante il triste attivismo dei troppi don Chichì, uomini di sana e robusta costituzione spirituale ve ne sono ancora. Tutta gente che si fida dei vecchi parroci e la pensa proprio come Guareschi quando dice: «I vecchi parroci, anche quelli col cuore tenero, hanno le ossa dure e per questo la Chiesa di Cristo che grava principalmente sulle loro spalle resiste a tutte le bufere. Deo gratias».QUELL'UOMO LIBERO FINITO IN CARCERE PER LE SUE IDEEGiovannino Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, 1 maggio 1908 - Cervia, 22 luglio 1968) è stato giornalista e scrittore umorista. La sua creazione più famosa è Don Camillo, il parroco che parla col Cristo dell'altare maggiore e ha come antagonista il sindaco comunista del paese, Brescello, l'agguerrito Peppone. Corteggiato dalla politica, sia a destra che a sinistra, Guareschi è stato prima di tutto un uomo libero. Egli criticò e rese oggetto di satira i comunisti, che lui definiva trinariciuti (la terza narice serviva a far uscire il cervello e far entrare le direttive di partito), ma criticò, soprattutto dopo le elezioni del 1948, anche la Democrazia cristiana, che a suo parere non seguiva i principi cui si era ispirata. Nel 1954 Guareschi fu accusato di diffamazione per avere pubblicato sul Candido due lettere di De Gasperi (allora capo del governo) risalenti al 1944, nelle quali De Gasperi avrebbe chiesto agli Alleati di bombardare Roma. Fu condannato a 12 mesi di carcere in primo grado. Per coerenza si rifiutò di ricorrere in appello (fu incarcerato a Parma) e di chiedere la grazia.Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6246LA MORTE DI MARIA E L'ASSUNZIONE IN CIELO di San Giovanni Paolo IICirca la conclusione della vita terrena di Maria, il Concilio riprende i termini della Bolla di definizione del dogma dell'Assunzione ed afferma: "L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in corpo e anima" (Lumen Gentium, 59). Con questa formula la Costituzione dogmatica Lumen gentium, seguendo il mio Venerato Predecessore Pio XII, non si pronuncia sulla questione della morte di Maria. Pio XII tuttavia non intese negare il fatto della morte, ma soltanto non giudicò opportuno affermare solennemente, come verità che doveva essere ammessa da tutti i credenti, la morte della Madre di Dio.Alcuni teologi, in verità, hanno sostenuto l'esenzione della Vergine dalla morte e il suo passaggio diretto dalla vita terrena alla gloria celeste. Tuttavia questa opinione è sconosciuta fino al XVII secolo, mentre in realtà esiste una tradizione comune che vede nella morte di Maria la sua introduzione alla gloria celeste.È possibile che Maria di Nazaret abbia sperimentato nella sua carne il dramma della morte? Riflettendo sul destino di Maria e sul suo rapporto con il divin Figlio, sembra legittimo rispondere affermativamente: dal momento che Cristo è morto, sarebbe difficile sostenere il contrario per la Madre. I PADRI DELLA CHIESA NON HANNO AVUTO DUBBIIn questo senso hanno ragionato i Padri della Chiesa, che non hanno avuto dubbi al riguardo. Basti citare san Giacomo di Sarug (+ 521), secondo il quale "il coro dei dodici Apostoli" quando per Maria giunse "il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni", la via cioè della morte, si raccolse per seppellire "il corpo virgineo della Benedetta". San Modesto di Gerusalemme (+ 634), dopo aver ampiamente parlato della "beatissima dormizione della gloriosissima Genitrice di Dio", conclude il suo "encomio" esaltando l'intervento prodigioso di Cristo che "la risuscitò dal sepolcro" per assumerla con sé nella gloria. San Giovanni Damasceno (+ 704), per parte sua, si chiede: "Come mai colei che nel parto passò sopra tutti i limiti della natura, ora si piega alle sue leggi e il suo corpo immacolato viene sottoposto alla morte?". E risponde: "Bisognava certo che la parte mortale venisse deposta per rivestirsi di immortalità, poiché anche il padrone della natura non ha rifiutato l'esperienza della morte. Egli, infatti, muore secondo la carne e con la morte distrugge la morte, alla corruzione elargisce l'incorruttibilità e il morire lo fa sorgente di risurrezione".È vero che nella Rivelazione la morte è presentata come castigo del peccato. Tuttavia il fatto che la Chiesa proclami Maria liberata dal peccato originale per singolare privilegio divino non porta a concludere che Ella abbia ricevuto anche l'immortalità corporale. La Madre non è superiore al Figlio, che ha assunto la morte, dandole nuovo significato e trasformandola in strumento di salvezza. Coinvolta nell'opera redentrice e associata all'offerta salvatrice di Cristo, Maria ha potuto condividere la sofferenza e la morte in vista della redenzione dell'umanità. Anche per Lei vale quanto Severo d'Antiochia afferma a proposito di Cristo: "Senza una morte preliminare, come potrebbe aver luogo la risurrezione?". Per essere partecipe della risurrezione di Cristo, Maria doveva condividerne anzitutto la morte.LA MORTE DI MARIA COME UN TRASPORTO D'AMOREIl Nuovo Testamento non fornisce alcuna notizia sulle circostanze della morte di Maria. Questo silenzio induce a supporre che essa sia avvenuta normalmente, senza alcun particolare degno di menzione. Se così non fosse stato, come avrebbe potuto la notizia restare nascosta ai contemporanei e non giungere, in qualche modo, fino a noi?Quanto alle cause della morte di Maria, non sembrano fondate le opinioni che vorrebbero escludere per Lei cause naturali. Più importante è la ricerca dell'atteggiamento spirituale della Vergine al momento della sua dipartita da questo mondo. A tale proposito, san Francesco di Sales ritiene che la morte di Maria sia avvenuta come effetto di un trasporto d'amore. Egli parla di un morire "nell'amore, a causa dell'amore e per amore", giungendo perciò ad affermare che la Madre di Dio morì d'amore per suo figlio Gesù.Qualunque sia stato il fatto organico e biologico che causò, sotto l'aspetto fisico, la cessazione della vita del corpo, si può dire che il passaggio da questa all'altra vita fu per Maria una maturazione della grazia nella gloria, così che mai come in quel caso la morte poté essere concepita come una "dormizione". In alcuni Padri della Chiesa troviamo la descrizione di Gesù stesso che viene a prendere sua madre nel momento della morte, per introdurla nella gloria celeste. Essi presentano, così, la morte di Maria come un evento d'amore che l'ha condotta a raggiungere il suo divin Figlio per condividerne la vita immortale. Alla fine della sua esistenza terrena, Ella avrà sperimentato, come Paolo e più di lui, il desiderio di essere sciolta dal corpo per essere con Cristo per sempre (cfr Fil 1, 23).L'esperienza della morte ha arricchito la persona della Vergine: passando per la comune sorte degli uomini, Ella è in grado di esercitare con più efficacia la sua maternità spirituale verso coloro che giungono all'ora suprema della vita.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "La Dormizione della Beatissima Vergine Maria" si ricorda l'insegnamento di sant'Alfonso che spiega che Maria morì nella dolcezza e felicità in quanto non aveva nessuna delle tre cose rendono amara la morte a noi poveri peccatori.Ecco l'articolo pubblicato su Radio Roma Libera il 8 e 15 Agosto 2020:In questa meditazione vogliamo considerare il carattere della morte della Beatissima Vergine Maria. In virtù dell'eccellenza e dell'eccelsa santità della Beatissima Vergine Maria ella è morta come uno che si addormenta. Perciò la sua morte viene descritta più precisamente come 'dormizione'. Se si chiedesse perché non avrebbe potuto evitare completamente la morte, la risposta deve essere perché Iddio voleva la Madonna tutta simile a Gesù, essendo morto il Figlio, conveniva che ancor morisse la Madre. Ora questa morte fu caratterizzata da due tratti: dalla sua dolcezza e dalla sua felicità.A questo riguardo insegna sant'Alfonso che ci sono tre cose rendono amara la morte: "l'attaccamento alla terra, il rimorso dei peccati, l'incertezza della salute". Mentre la Beatissima Vergine "morì tutta distaccata, come sempre visse, dai beni mondani; morì con somma pace di coscienza; morì con certezza della gloria eterna".1. IL DISTACCO DALLE COSE DI QUESTA TERRA [...]La Madonna fu l'esemplare il più insigne di tutti di questo spirito di distacco. Sant'Alfonso scrive: "Sin dall'età di 3 anni lasciò i suoi parenti ed andò a rinserrarsi nel Tempio per attendere solamente a Dio, distaccato dalle robe, contentandosi di vivere sempre povera, sostentandosi colle fatiche delle mani, distaccata dagli onori, ed amando la vita umile ed abietta - benché le toccasse l'onor di regina per ragione della discendenza che traeva dai re d'Israele. Rivelò la stessa Vergine a sant' Elisabetta benedettina, che quando fu lasciata nel Tempio dai suoi parenti stabilì nel cuore di non aver altro padre, e non amar altro bene, che Dio". [...]In breve, la Madonna era distaccata dalle cose di questo mondo e quindi la sua morte era dolce.2. LA PACE DI COSCIENZAPer citare ancora sant'Alfonso: 'I peccati fatti nella vita sono quei vermi che maggiormente affligono e rodono il cuore dei poveri peccatori moribondi, i quali, dovendo allora tra breve presentarsi al divino tribunale, si vedono circondati in quel punto dai loro peccati che lo spaventano e lor gridano intorno al dir di san Bernardo: 'Siamo opera tua. Non ti abbandoniamo.' Si può aggiungere che questo vale soprattutto per i peccati non perdonati, ma anche per quelli perdonati, perché anche questi affliggono la coscienza col rimorso, col rimorso per tempo perso o persino per tutta una vita sprecata, per occasioni mancate per amare Dio e progredire nella santità. Tutti questi peccati divengono vermi, come anche la coscienza stessa diviene verme all'ora della morte, e per i dannati diviene il verme che non muore mai.La Santissima Vergine Maria invece non poteva essere afflitta da alcun rimorso di coscienza perché era completamente libera dal peccato: sia originale che attuale. [...]3. LA CERTEZZA DI ANDARE IN PARADISOI peccatori che muoiono con dubbio della loro salute temono con un grande spavento di passare ad una morte eterna, mentre i santi si rallegrano nella loro grande speranza di andare a possedere Iddio nel cielo. "San Lorenzo Giustiniani, stando vicino alla morte e sentendo i suoi famigliari che piangevano intorno disse: 'Andate altrove a piangere: se volete stare qui con me, avete da godere come godo io in vedermi aprire la porta del paradiso ed unirmi col mio Dio". Similmente san Luigi Gonzaga, quando ricevette le notizie della morte, esclamò: "Mi sono rallegrato quando mi hanno detto: andremo nella casa del Signore".Eppure gli altri santi non avevano la certezza della divina grazia, né della propria santità, come ne era la Madonna, che già dalla parola dell'Arcangelo Gabriele aveva somma certezza di essere l'oggetto del sommo favore di Dio. Quanta era la sua certezza della propria salvezza, tanta era la sua allegria alle notizie della morte, del suo transito imminente al possesso pieno e definitivo di Dio. [...] Titolo originale: La dormizione di Maria (San Giovanni Paolo II)Fonte: Sito del Vaticano, 25 giugno 1997Pubblicato su BastaBugie n. 678
Claudio Pasceri"Est Ovest Festival"Isole d'Istantida un'idea di Claudio Pasceri, un progetto EstOvest Festival in collaborazione con Area SismicaDa lunedì 15 giugno sui social di EstOvest Festival e Area Sismica, un episodio per ogni giorno della settimana.“Ho sentito, nelle settimane passate, l'esigenza di realizzare un progetto che racchiudesse sensazioni legate al periodo di clausura che tutti stavamo trascorrendo e che, poco a poco, va ora allentandosi, esaurendosi. Doveva essere un processo artistico completo, condiviso, che contemplasse una piccola comunità di musicisti. Bisognava che la parabola musicale si realizzasse interamente in questo periodo sospeso ed interlocutorio, che evocasse nei suoni la straordinarietà e l'unicità di un tempo più interiore che conclamato.”Claudio Pasceri, violoncellista e direttore artistico di EstOvest Festival, racconta con queste parole il senso di un progetto nato nei giorni del lockdown per racchiudere, in musica, i sentimenti e le sensazioni nati durante le lunghe settimane costretti in casa.Da lunedì 15 giugno, ogni giorno alle 19 sulle pagine social di EstOvest Festival (Facebook https://www.facebook.com/EstovestFestival/, Instagram https://www.instagram.com/estovestfestival/) e su quelle dell'Associazione Culturale Area Sismica di Forlì (Facebook https://www.facebook.com/areasismica/, Instagram https://www.instagram.com/areasismica/) in prima visione una tappa di un viaggio in sette tappe per testimoniare con composizione e esecuzioni originali uno dei momenti più straordinari vissuti da ognuno e dall'umanità nella sua interezza. Alle ore 12, nelle stesse giornate, un video di introduzione al brano di ciascun compositore.Sono stati coinvolti sette giovani compositori di grande talento perché scrivessero ciascuno un breve brano per violoncello, uno per ogni giorno della settimana, dal lunedì alla domenica. Si è costruito così, attraverso le sette nuove partiture scritte in clausura e eseguite dallo stesso Pasceri e dagli altri musicisti nella stessa situazione di isolamento e lontananza, un percorso, una passeggiata virtuale che diventa un appuntamento quotidiano virtuale e reale nello stesso tempo. Isole d'Istanti, il titolo scelto, per fermare in un solo istante, il proprio isolamento e nello stesso tempo trasformare questi momenti in un arcipelago di senso collettivo.Cos'ha significato questo isolamento per noi? Questa la prima domanda che Claudio Pasceri ha posto. Ognuno ha dato una risposta secondo la propria sensibilità, avendo percezioni molto diverse di questo periodo. Per molti il tempo a disposizione è stata una manna dal cielo, per altri un momento critico sul rapporto con la scrittura. Per tutti è stata un'occasione di riflessione sull'assenza, di ogni tipo: di stimoli, di relazioni, di suggestioni. La creatività di ognuno ha riempito diversamente questo vuoto. Nell'arco di alcune conversazioni on line è nata un'idea unitaria alle tante proposte personali, arrivando a definire alcune linee guida per la composizione. Sono nate così sette passeggiate virtuali in cui il richiamo al famoso lied Der Wanderer (Il Viandante) di Schubert diventa un espediente per le riflessioni in musica di ciascuno. Il violoncello è il viandante, che attraverso la raccolta diventa personificazione di un io immaginario e ogni giorno entra in relazione ad altro o altri da sé: un pensiero inaspettato, un luogo, un'altra persona, un suono. Dunque un altro violoncello, un clarinetto di bassetto, una marimba, un violino, un contrabbasso, una voce: sono i personaggi che mano a mano mutano l'individualità del violoncello in un percorso di formazione continua. La sfida è stata immaginare dei brani la cui esecuzione sarebbe avvenuta a distanza, ponendosi il problema che gli esecutori avrebbero dovuto registrare in autonomia la propria parte, senza prove d'assieme. Anche in questo la sensibilità di ciascuno ha inciso in maniera diversa, trovando soluzioni molto varie da forme di alea libera o più controllata, ad altre ancora che si affidano alla tecnologia, al metronomo, alla post-produzione. Sono brevi istantanee delle sensibilità di ciascuno circa la percezione del momento complesso e inaspettato che tutti stiamo vivendo. Grazie alla spinta di Pasceri ed alle lunghe conversazioni online, ognuno dei compositori e degli esecutori, abitante della propria isola, ha potuto sia viaggiare dentro se stesso sia approdare nei porti degli altri, in un progetto condiviso che sembrava impossibile.I creatori di musica grazie ai quali il progetto ha preso vita sono Edoardo Dadone, Livia Malossi Bottignole, Marco Pedrazzi, Riccardo Perugini, Alessio Romeo, Sara Stevanovic e Diego Tripodi. Al loro fianco, insieme allo stesso Pasceri, Ginterpreti di grande prestigio come Enrico Maria Baroni, Simone Beneventi, Giacomo Piermatti, Adrian Pinzaru, Maria Elena Romanazzi e Michele Marco Rossi. Sette compositori per sette interpreti.I brani:1) LunedìRe-pair – di Riccardo Peruginiper due violoncelli ed elettronicaClaudio Pasceri, violoncelloMichele Marco Rossi, violoncelloRe-pair, pezzi rotti di un brano da riparare.2) MartedìAd ogni passo – Marco Pedrazziper clarinetto di bassetto, violoncello ed elettronicaEnrico Maria Baroni, clarinetto di bassettoClaudio Pasceri, violoncelloÈ l'ennesima giornata spesa a lottare contro i soliti pensieri. Sono i ricordi di uno sguardo, di una parola donata in un momento inaspettato, di un abbraccio materno lontano. Sono i nomi di chi ti ha lasciato. Così il violoncello talvolta sussurra talvolta grida quei nomi, ci si aggrappa con tutta la forza che ha dalle prime ore del mattino fino a sera, e ciò riverbera con forza nei suoi pensieri assumendo la sonorità di un violoncello elettronico che riecheggia in profondità. In tutto questo, si insinua quella sensazione di pesantezza ed instabilità – sensazione tanto fisica quanto mentale – che ad ogni passo tormenta il protagonista: il registro scuro del clarinetto di bassetto. Sul finire della giornata, i ricordi tormentati sembrano cedere alla notte, interrotti da alcuni sospiri e singhiozzi. Tutto sembra placarsi, arrendersi al sonno… ma è davvero così? Ma oggi è già domani? E domani è uguale a ieri? Ad ogni passo, dedicato ai miei pensieri ricorrenti.3) MercoledìAcross the passing hours – Sara Stevanovicper violoncello ed elettronicaClaudio Pasceri, violoncelloSara Stevanovic, elaborazione elettronicaEstratto di un mercoledì pomeriggio: seduto su una stretta panca, un libro aperto sulle ginocchia, lo sguardo assente. Qualcosa si stava rompendo, qualcosa s'è rotto. Il susseguirsi delle ore, il susseguirsi dei giorni; è una parentesi felice, un vuoto pieno.4) GiovedìWie ein Nachtlied – Alessio Romeo per violoncello soloClaudio Pasceri, violoncelloUn cammino notturno alla luce di lampioni immersi nella quiete ombrosa di case, inferriate, macchine agli angoli delle strade, teatro di un dialogo muto con sé stessi in cui l'afasia si fa canto.5) VenerdìRecitativi da remoto – Edoardo Dadoneper marimba e violoncelloSimone Beneventi, marimbaClaudio Pasceri, violoncelloRecitativi da remoto è un piccolo tentativo di musica da camera praticabile a distanza. Nell'impossibilità di una concertazione reale, ho cercato di utilizzare gestualità così plateali da non richiedere agli esecutori alcun adattamento alle caratteristiche del proprio compagno, garantendo così piena autonomia nel gestire la ricercata esagerazione degli atteggiamenti strumentali. Il metronomo in cuffia costituisce l'ingombrante viatico di questo percorso, poiché ne frena le esuberanze e si pone, perentoriamente, come unico, reale e desolato interlocutore. 6) SabatoVirtual Landscape 001 – Livia Malossi Bottignoleper violino, violoncello e contrabbassoAdrian Pinzaru, violinoClaudio Pasceri, violoncelloGiacomo Piermatti, contrabbassoL'Uccellinità, archetipo classico che si perpetua attraverso i frammenti dell'eternità, può manifestarsi in un punto particolare del tempo con un particolare cinguettìo di un particolare uccellino. Ma se l'Uccellinità viene imprevedibilmente catturata dal microfono di un ragazzo annoiato alla finestra, cosa accade all'immagine deforme che viene moltiplicata negli specchi del tempo? 7) DomenicaSempredove – Diego Tripodiper voce e violoncelloMaria Elena Romanazzi, voceClaudio Pasceri, violoncelloOltre le chiuse stanze della nostra solitudine, c'è l'enigmatica diversità degli altri. Eppure, nonostante tutto ci parli di una reciprocità irraggiungibile, resta lo sforzo di un'intima volontà di comprensione. Nelle passeggiate errabonde del nostro Io, l'altro si configura come l'isola di Utòpia, la cui ricerca non conosce autunno: Sempredove. Nel brano voce e violoncello danno luogo ad una sensibilità di frammenti: i materiali, grezzi e in sé conclusi, circolano fra i due strumenti come un inseguimento desioso. Salvo scoprire che non vi è comunione se non nel gesto ineffabile di un respiro. (Testo di Daniela Brunelli e Leonardo De Santis)Fonici: Andrea Fumelli e Paolo PuglisiMontaggio video: Filippo PeruginiIL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
COME PAGARE LE TASSE GIUSTE?Partiamo dal presupposto che ognuno di noi ha un concetto di quante e quali sarebbero le tasse giuste.E’ oramai assodato che le persone sono un po’ egoiste e le tasse sono sempre alte a prescindere.Cosa voglio dire?Se si analizza la storia si nota che quando chi era a capo del governo o il regime di un qualsiasi stato applicava una nuova tassa per uno scopo il popolo protestava a prescindere e la riteneva ingiusta.Ovviamente sono anch’io d’accordo con te che il nostro paese sta esagerando con il continuo aumento della pressione fiscale.E’ anche vero che siamo un paese con tantissima burocrazia e varianti alle regole.Ecco perché ritengo che avere una conoscenza di base di quali sono le regole per un imprenditore e soprattutto per un impiantista ti possa dare un vantaggio per fare le giuste domande al tuo consulente.Non voglio dire che ti devi mettere a studiare economia e commercio ma conoscere i meccanismi ti permetterebbe in tantissimi casi di risparmiare il pagamento di tasse che non vorresti pagare con un notevole aumento della tua marginalità.Ricordati che i grandi imprenditori cercano di pagare meno tasse possibili sempre rimanendo nella legalità e rispettando le regole che impone il paese dove decidono di creare la propria impresa.Dopo queste mie affermazioni ovviamente potresti contestarmi il fatto che con il tuo lavoro non puoi andare all’estero oppure il mio commercialista ti ha detto che cambiare ragione sociale non ne vale la pena.Potrebbe essere vero oppure no.Dico solo che conoscere anche superficialmente la materia ti permetterebbe di fare le giuste valutazioni e le domande al tuo consulente.E adesso vorrai sapere come pagare le tasse giuste o comunque meno di quelle che paghi adesso.Purtroppo ogni caso è a se perché ci sono diversi fattori che possono permetterti di fare delle scelte societarie diverse da quelle che attualmente hai oppure capire se adotti tutte le possibilità che la legislazione permette di applicare.In un video generico come questo è impossibile analizzare tutti i possibili casi.Ma il consiglio che ti do è di rimanere informato sulle varie possibilità e fare delle valutazioni sulla tua situazione.Ovvio che se hai vuoi il mio parere sulla tua specifica situazione sono ben disponibile a dartela.Oppure dopo esserti preparato bene puoi andare dal tuo consulente e chiedere che consigli ha darti.Ti ho consigliato di preparati prima dell’appuntamento con il tuo consulente perché cosi potrai valutare il suo grado di preparazione alle soluzioni che ti propone per il tuo caso specifico.Come nella medicina non c’è una cura per tutto anche in questo caso non c’è una unica ricetta per pagare meno tasse possibili in modo assolutamente legale ma in base al tuo caso si deve trovare la giusta soluzione.Sicuramente io preferisco la società di capitali a qualsiasi altra forma di P.iva.In particolare per la realtà dell’Impiantista la forma S.R.L. è la più azzeccata e se la metto a confronto con le altre formule che sono possibili oggi è la miglior soluzione in tantissimi aspetti.E quando mi dicono che ha una gestione più onerosa la mia risposta è sempre quella.Bisognava sempre valutare i pro e i contro e soprattutto conoscere tutti i vantaggi che può darti.Con questa mio pensiero ti saluto e continua a seguirmi per i prossimi aggiornamenti.Vai nel sito www.impiantistaimprenditore.it e lascia la tua mail e guardati i video omaggio.CiaoA presto
Domestici, siate con ogni timore sottomessi ai vostri padroni; non solo ai buoni e ragionevoli, ma anche a quelli che sono difficili. Perché è una grazia se qualcuno sopporta, per motivo di coscienza dinanzi a Dio, sofferenze che si subiscono ingiustamente. Infatti, che vanto c'è se voi sopportate pazientemente quando siete malmenati per le vostre mancanze? Ma se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio. Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme. Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno. Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti. Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime. (1 Pietro 2:18-25- La Bibbia) Indice della serie sulle lettere di Pietro I cristiani sono chiamati a cambiare il mondo che li circonda attraverso una rivoluzione d'amore. Nel primo secolo molti cristiani vivevano in misere condizioni; molti appartenevano alle classi sociali meno agiate, tantissimi di loro erano servi nelle case di padroni benestanti. Come emerge anche in altri brani, gli scrittori del nuovo testamento, ispirati da Dio, non hanno mai incitato i servi alla rivolta, ma hanno puntato a cambiare sia il cuore dei servi che il cuore dei padroni per ottenere una società in cui non ci fossero più padroni e servi ma solo fratelli che avevano ruoli diversi. Lo si percepisce molto bene, ad esempio, leggendo la piccola lettera di Paolo a Filemone. Purtroppo non tutti i padroni erano buoni e ragionevoli, ma vi erano anche quelli che si comportavano da despoti e maltrattavano i loro servi anche con punizioni immeritate. Se poi un servo manifestava la fede cristiana, in una società che normalmente era idolatra, rischiava ancora di più di attirare su di sé la malevolenza del padrone. Cosa dovevano fare i servi cristiani in tal caso? La risposta di Pietro era chiara: rimanere sottomessi e soffrire a causa della propria fede, nonostante l'ingiustizia. Se ci riflettiamo bene, comprendiamo che non era una situazione facile da accettare. Molti, anche tra le classi sociali più deboli, si erano avvicinati alla fede cristiana attirati dalle meravigliose promesse che Gesù Cristo aveva fatto. Ma era davvero quello il costo da pagare? Bisognava subire anche dei maltrattamenti senza reagire? Come poteva Dio permettere una cosa simile? Alcuni potevano cominciare a vacillare chiedendosi se essere diventati cristiani fosse stata una buona idea... Era quella la grazia che Dio aveva fatto loro? Dov'era la libertà che era stata promessa loro? Come poteva essere una grazia soffrire in modo ingiusto per motivi di coscienza? Pietro, per incoraggiare i suoi fratelli a resistere, non poteva fare altro che ricordare loro il meraviglioso esempio di Gesù. Gesù aveva fatto proprio quell'esperienza, infatti Egli non aveva fatto nulla di male eppure aveva sofferto pazientemente, e lo aveva fatto fino alla morte proprio per amor loro, per salvarli e dare loro vita eterna. Gesù aveva quindi lasciato un esempio affinché i cristiani seguissero le sue orme. Pietro fa notare che le sofferenze che si subiscono perché ci si è comportati male, non sono certamente degne di lode. Al contrario soffrire con pazienza pur comportandosi bene, proprio a causa della propria fede, era una grazia davanti a Dio ovvero avrebbe incontrato il favore di Dio. Dio avrebbe infatti onorato coloro che avrebbero seguito le orme di Gesù, perché a questo essi erano chiamati. Essi non dovevano quindi vivere la persecuzione come se fosse una punizione da parte di Dio, ma dovevano viverla come un percorso necessario per la m...
[...] Bisognava dunque ora procurarsi l'antidoto per l'incantesimo. E tornò indietro. Ma sbagliò strada. Quando s'accorse d'essersi smarrito e non trovava più la via del ritorno, pensò di salire in cima a un albero per passarvi la notte: era quasi notte e le belve feroci lo avrebbero assalito e divorato. Ed ecco, a mezzanotte, un rumore assordante per tutto il bosco. Era un Orco che tornava a casa coi suoi cento cani mastini, che gli latravano dietro. - Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! L'Orco si fermò ai piedi dell'albero, e cominciò ad annusare l'aria proprio come fanno le belve: Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! [...] Continue reading
[...] Bisognava dunque ora procurarsi l'antidoto per l'incantesimo. E tornò indietro. Ma sbagliò strada. Quando s'accorse d'essersi smarrito e non trovava più la via del ritorno, pensò di salire in cima a un albero per passarvi la notte: era quasi notte e le belve feroci lo avrebbero assalito e divorato. Ed ecco, a mezzanotte, un rumore assordante per tutto il bosco. Era un Orco che tornava a casa coi suoi cento cani mastini, che gli latravano dietro. - Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! L'Orco si fermò ai piedi dell'albero, e cominciò ad annusare l'aria proprio come fanno le belve: Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! [...] Continue reading
[...] Bisognava dunque ora procurarsi l'antidoto per l'incantesimo. E tornò indietro. Ma sbagliò strada. Quando s'accorse d'essersi smarrito e non trovava più la via del ritorno, pensò di salire in cima a un albero per passarvi la notte: era quasi notte e le belve feroci lo avrebbero assalito e divorato. Ed ecco, a mezzanotte, un rumore assordante per tutto il bosco. Era un Orco che tornava a casa coi suoi cento cani mastini, che gli latravano dietro. - Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! L'Orco si fermò ai piedi dell'albero, e cominciò ad annusare l'aria proprio come fanno le belve: Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! [...] Continue reading
[...] Bisognava dunque ora procurarsi l’antidoto per l’incantesimo. E tornò indietro. Ma sbagliò strada. Quando s'accorse d'essersi smarrito e non trovava più la via del ritorno, pensò di salire in cima a un albero per passarvi la notte: era quasi notte e le belve feroci lo avrebbero assalito e divorato. Ed ecco, a mezzanotte, un rumore assordante per tutto il bosco. Era un Orco che tornava a casa coi suoi cento cani mastini, che gli latravano dietro. - Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! L'Orco si fermò ai piedi dell'albero, e cominciò ad annusare l'aria proprio come fanno le belve: Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! [...] Continue reading
Come stai aspettando di ricordare l'arrivo di Gesù a Natale? Con il cuore freddo di uno scienziato, con quello impaurito di colui che non lo segue... o con quello umile ed aperto di chi ha fede e spera? --- CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 12 min.Tempo di ascolto audio/visione video: 30 min. Abbiamo introdotto la scorsa settimana il tema dell'Avvento, ed abbiamo acceso la prima candela, quella che rappresenta la speranza. Cosa significa “sperare”? Il dizionario Devoto lo definisce cosi: “Attesa fiduciosa di un evento desiderato perché ritenuto gradito o vantaggioso” Secondo il dizionario le caratteristiche di chi spera sono: a) l'attesa; b) a fiducia; c) il desiderio. Non so se ci avete fatto caso, attesa, fiducia, desiderio, sono tutte cose che prevedono... che cosa? Stare ASSOLUTAMENTE FERMI! Sono azioni-non-azioni, dove l'importante è non muoversi. E per noi credenti? Abbiamo detto che l'Avvento parla della speranza. Valgono le stesse categorie quando parliamo di Gesù? Sappiamo che per noi l'attesa è terminata circa 2019 anni fa, anno più, anno meno, e che ogni anno in questo periodo festeggiamo appunto la fine dell'attesa. Ma invece cosa significava la parola speranza, per le persone di 2019 anni fa, in Israele? Leggiamo il Salmo 25: “Fammi conoscere le tue vie, Signore; insegnami il cammino da seguire. Guidami con la tua verità, istruiscimi:sei tu il Dio che mi salva, ogni giorno sei la mia speranza.” (Salmo 25:4-5 TILC) E poi nel Salmo 37: “Spera nel SIGNORE e segui la sua via.” (Salmo 37:34a) Per gli ebrei il concetto di speranza era spessissimo associato a quello di un cammino, una strada, una via da percorrere e che Dio ha già stabilito. Facciamo un gioco; fondiamo le due definizioni di speranza, quella del mondo e quella della Bibbia e vediamo cosa ne esce: “Attesa fiduciosa di percorrere un cammino desiderato che Dio ha stabilito.” Ora tu potresti giustamente chiedermi: “Ma Marco, che c'entra tutto questo con l'Avvento, col Natale, con la speranza, con l'attesa, e la fede?” Vorrei leggere assieme a voi un brano dal Vangelo di Matteo: "Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all'epoca del re Erode. Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo».Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere. Essi gli dissero: «In Betlemme di Giudea; poiché così è stato scritto per mezzo del profeta:"E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele"». Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparsa; e, mandandoli a Betlemme, disse loro: «Andate e chiedete informazioni precise sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io vada ad adorarlo».Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra. Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra. Poi, avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, tornarono al loro paese per un'altra via. "(Matteo 2:1-7, 9-11) I Magi , che in alcune versioni vengono chiamati “Uomini Sapienti”., erano una sorta di astronomi/astrologhi e provenivano probabilmente da Aleppo, in Siria, dove c'era una famosa scuola di astrologia. Al giorno d'oggi Aleppo dista circa 700 chilometri da Gerusalemme. Google Maps dice che una persona impiega a piedi 136 ore: calcolando di camminare 8 ore al giorno, attualmente, con le strade moderne, ci vogliono più di 17 giorni per arrivare... All'epoca non c'erano le strade che ci sono ora, né il Tom Tom o il Garmin. Bisognava attraversare più stati, e bisognava ottenere il passaggio dalle autorità e stare attenti dai predoni. Probabilmente ci volevano circa tre mesi per raggiungere Gerusalemme da Aleppo “in sicurezza”. (Ricordate che tipo di regali portavano e come erano vestiti! Non passavano di certo inosservati! Avrebbe fatto gola a chiunque assalirli e derubarli!) Ora … chi glie lo fa fare? Perché lo fanno? Se tu sei un astronomo, cosa fai la notte invece di dormire? Guardi il cielo! Immaginatevi ora di essere astronomi e di guardare il cielo in direzione di questa costellazione. Sapete di cosa si tratta vero? E' il Gran Carro, che si trova all'interno della Costellazione con l'Orsa Maggiore (poco più a destra in alto c'è la Stella Polare). Immaginatevi che i Magi, abituati a stare sempre con il naso all'insù una notte vedono questo: Molti di noi, ammesso che si sarebbero accorti, avrebbero detto: “E beh? Chissene...” I Magi invece erano “Uomini Sapienti” ovvero erano non solo astronomi ma erano anche studiosi. Di certo avevano letto la Torah (l'Antico Testamento) e queste profezie: “Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino: un astro sorge da Giacobbe, e uno scettro si eleva da Israele.” (Numeri 24:17a) I Magi non erano Ebrei, e non erano neppure credenti; erano scienziati (dell'epoca) che stavano aspettando un segno e che quando lo vedono, ragionano, agiscono, si muovono, cercano... sperano, in un certo senso, che il loro ragionamento sia giusto: “Questa è la profezia, adesso c'è una stella nuova... ecco il segno! Andiamo! Troviamolo!” «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo» (v.2) I Magi hanno aspettato il momento giusto per muoversi, hanno cercato, hanno sperato hanno trovato. E lo facevano con gioia “(la stella) giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra. Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia.” (v. 10) Ma, nello stesso momento dei Magi, c'erano altri che stavano cercando un segno, e non erano di certo gioiosi: “Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere.” (v. 3) Il versetto dice che Erode era turbato. Lui aveva tutto il diritto di esserlo: era un re fantoccio, messo lì dai Romani. Contava meno di niente... ma era re! Ma Erode non era il solo ad essere turbato. Guardate il versetto: dice che “tutta Gerusalemme” era turbata. Gerusalemme era la capitale della Giudea, dove viveva gran parte delle persone “importanti”: i ricchi, i sacerdoti, gli scribi e i farisei. Era governata dai Romani, che, da buoni politici, si erano ingraziati facendogli favori e dandogli cariche di prestigio agli occhi del popolo ma inutili politicamente ricchi, sacerdoti scribi e farisei. Capite bene che un “nuovo re” invece di Erode avrebbe potuto “cambiare le carte in tavola”... c'era troppo da perdere, bisognava mantenere lo “status quo”, la situazione così come era. Anche a Gerusalemme c'erano degli “scienziati”, degli studiosi, stavolta non del cielo, ma della Bibbia: erano i capi sacerdoti e gli scribi. Anche loro “cercano” e trovano le profezie che si legano a quella stella nel cielo... che loro non hanno visto, e neppure cercato... ma i Magi si: “Essi gli dissero: «In Betlemme di Giudea; poiché così è stato scritto per mezzo del profeta:"E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele"»” (vv. 5-6) Anche i sacerdoti e gli scribi hanno cercato, e hanno trovato... ma l'effetto non è stato “grandissima gioia”... ma piuttosto paura per il futuro. I Magi hanno fatto un lungo cammino... sacerdoti e farisei... nemmeno un passo. Ma quella stessa sera c'erano anche altre persone che stavano aspettando e cercando: leggiamo Luca 2: “In quella stessa regione c’erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. L’angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia”».... Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto sapere». Andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; … E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato loro annunciato.” (Luca 2:8-12, 14-16, 20) Essere pastore era il lavoro più comune per un ebreo, e se erano ebrei credevano in Dio e stavano aspettando il Messia che significa “l'Unto del Signore” colui che il Signore ha scelto. La parola “messia” in greco (la lingua in cui è scritto il vangelo di Luca) si traduce con “Cristo”. Gli angeli annunciano ai pastori ebrei che il Cristo, il Messia il re promesso, il Salvatore, è arrivato! Che non avevano sperato invano! Cosa fanno i pastori? Dicono “Eh beh... ciccia, noi dobbiamo badare alle pecore.”? Assolutamente no: i pastori si muovono, agiscono, rispondono. Si incamminano, vanno, cercano... trovano. E quale è l'effetto del loro muoversi del loro cercare la stalla col bimbo? “E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto.” (v. 20) Non so se avete fatto caso: avevamo detto che la speranza per la Bibbia è un cammino con Dio che porta a lodare Dio. Cosa avevano fatto i Magi dopo aver cercato Gesù, dopo aver trovato Gesù? “(i Magi) Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono” (v. 11) Hanno adorato Gesù! Cosa hanno fatto i pastori, dopo aver cercato la stalla, dopo aver trovato Gesù? Hanno glorificato Dio! Cosa hanno fatto i sacerdoti e gli scribi dopo aver trovato il luogo dove sarebbe nato Gesù attraverso le profezie della Bibbia? Assolutamente nulla! Secondo voi, chi ha apprezzato di più Dio di queste tre categorie di persone? Forse chi si è prostrato e ha adorato Gesù? I Magi, gli “uomini sapienti” gli scienziati che, attraverso lo studio del cielo si erano mossi, avevano cercato, avevano trovato? Può essere... in fondo Dio in un certo senso li ha “usati”, si è servito di loro per rivelare suo figlio al mondo... ma... Oggi abbiamo acceso la seconda candela dell'Avvento, quella relativa alla fede. Perché si erano mossi? Cosa stavano aspettando davvero? Avevano realmente capito chi avevano trovato? C'era fede in quello che avevano fatto? Erano arrivati a Gesù attraverso l'intelligenza... ma questo non li aveva cambiati. Non erano divenuti credenti in Dio: infatti, se ne ritornano ad Aleppo in Siria e di loro non sapremo più nulla. Quanti, al giorno d'oggi, credono che Gesù è realmente esistito è realmente il Figlio di Dio è realmente risorto... ma questa rivelazione non fa alcuna differenza nella loro fede? Allora forse Dio ha gradito chi aveva capito studiando la Bibbia dove sarebbe nato Gesù, i sacerdoti e gli scribi? Avevano capito... ma non si erano mossi da Gerusalemme. Erano arrivati a capire che Gesù era nato attraverso la lettura della Parola... ma questo non li aveva cambiati, anzi; li aveva turbati, spaventati per quello che avrebbe significato per loro. Erano credenti, ma che razza di fede avevano? Ebrei dice: “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.” (Ebrei 11:1) Speranza e fede sono legate assieme, e la fede vera porta a sperare, non ad avere paura. Molti al giorno d'oggi vivono la stessa situazione. Sanno che Dio esiste, che Gesù è venuto ma vivono la loro fede non con speranza, ma con la paura. Temono il giudizio, e la punizione, perché la loro fede è solo nella conoscenza di Gesù, non nell'affidarsi a lui e seguirlo. Chi ha gradito Dio, allora? I pastori si erano mossi dalle proprie greggi per andare ad incontrarlo, seguendo la speranza nella promessa di Dio di mandargli il Messia, l'Unto, il Cristo. Non li aveva guidati la loro intelligenza e neppure la loro conoscenza della Bibbia ma la fiducia, la fede che se Dio promette qualcosa, quello avverrà. Dove sei tu, in questo Natale? Cosa stai aspettando? Stai aspettando di sapere tutto su Gesù sfrutti la tua intelligenza, la scienza., i libri ome hanno fatto i Magi (intendi, tutte cose più che lecite, anzi ottime) ma non sei disposto, non sei disposta a seguirlo... e te ne torni ad Aleppo... come i Magi? Oppure stai aspettando il Natale con paura, come i sacerdoti e gli scribi, perché sai che la conoscenza della Bibbia non ti mette al riparo dal giudizio, se la leggi e basta, e non la metti in pratica? Luca dice: “E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto.” (v. 20) Gli unici che stavano davvero aspettando, gli unici che avevano davvero sperato erano i più poveri, i più semplici, i più umili di tutti. Cosa stai aspettando a Natale? Sappi che Dio sta cercando cuori poveri cuori semplici cuori umili, a cui rivelarsi, e offrire “ un Salvatore, che è Cristo, il Signore” Gesù dice: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. ...Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo.” (Matteo 11:25, 28) Se lo hai già trovato, ritorna a lodare e glorificare Dio per tutto quello che hai visto e udito. Se non lo hai ancora trovato, cosa stai aspettando? Lui aspetta te, questo Natale.... e sempre! Preghiamo. GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIO --- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5913IL PIANO PASTORALE DI SAN CARLO BORROMEO di Dino FocentiIl convegno pastorale diocesano era terminato. Gran bella conferenza quella di monsignor ****. Bella, avvincente, erudita e piena di speranza. Il piano pastorale era chiaro: era stato nominato "Dalla sfida alla proposta" e questo titolo era tutto... un programma. Bisognava, cioè, superare lo scontro per accettare e adottare solo un metodo di proposta.Don Aldo era stato lì presente. Il vescovo si era raccomandato che ci fossero tutti i parroci della diocesi, e lui, che era solito ubbidire e non fare storie, non aveva voluto mancare. C'era rimasto un po' male, questo sì. Aveva comunicato al segretario del vescovo che la sua presenza avrebbe significato il non poter celebrare la Messa serale nella sua parrocchia di campagna. Ma il segretario aveva risposto: il vescovo desidera che si sia presenti al convegno, costi quel che costi.L'ESERCITO DELLE VECCHIETTENon per lui c'era rimasto male (la Messa l'aveva celebrata il mattino presto nella sua canonica) ma per quelle poche vecchiette che erano sempre lì, ogni sera, come fedelissime sentinelle, alla Messa serale. Don Aldo le ammirava. Certo, avevano i loro difetti, non raramente bisticciavano fra loro, erano piene di scrupoli e pronte ad importunarlo per un non nulla, ma erano lì, sempre presenti: non mancavano mai. Recitavano il Rosario e si ricordavano di tutti. Pregavano per il Papa, per la parrocchia, per le famiglie della parrocchia... e anche per il loro parroco. E don Aldo era convinto che quelle Ave andassero dritte-dritte al Cuore della Vergine, perché conosceva le singole storie di quelle povere donne: nelle frequenti confessioni le ripetevano per filo e per segno credendo di raccontarle per la prima volta. Chi aveva il marito alcolizzato, chi il figlio lontano e divorziato, chi il nipote con problemi di droga, chi una figlia a combattere una brutta malattia.Don Aldo pensava queste cose, quando, rientrato a sera nella sua canonica, si mise a rileggere gli appunti che aveva diligentemente preso durante il convegno e anche la fotocopia che era stata distribuita a tutti i presenti: sacerdoti, religiosi, religiose, operatori pastorali, diaconi permanenti, ministri straordinari, ecc... Si soffermò su queste parole: "... gli operatori pastorali agiranno conformemente alle direttive che sul piano metodologico l'Ufficio Pastorale Diocesano stilerà per l'anno ****. Si raccomanda la conoscenza del piano pastorale, di evitare qualsiasi improvvisazione, di curare il coordinamento con chi è chiamato a svolgere la stessa missione. Si raccomanda inoltre un'adeguata conoscenza sociologica del territorio in cui si dovrà agire e di fornirsi degli strumenti più moderni e creativi".CUI PRODEST?Don Aldo continuava a leggere, e mentre leggeva gli venivano spontaneamente delle riflessioni: "Ma a cosa sta servendo tutto questo? Nella mia parrocchia sono rimasto solo io e le mie vecchiette. I giovani sono andati via. Per chi frequenta la Messa domenicale il rispetto della Legge di Dio è ormai solo un dettaglio..." Don Aldo si rammaricava e leggendo sentiva dentro di sé che quelle parole erano vuote, che non centravano la questione, che continuando così - forse - si sarebbe perso molto... poi si rimproverò: non poteva mettere in discussione tutto, che in fin dei conti la Chiesa si reggeva su Qualcun altro. S'impose di non pensarci più.Quel giorno era il 4 novembre, la festa di san Carlo Borromeo, don Aldo si diresse verso la sua piccola e sgangherata libreria, prese un vecchio libro, era una vita del grande Vescovo di Milano. Aprì a caso, uscì tanta polvere, era da tempo che non sfogliava quel libricino. Risaltò una frase di san Carlo sottolineata a matita, forse l'aveva evidenziata quand'era giovane, chissà: forse quando era ancora seminarista: "Le anime si conquistano con le ginocchia".Don Aldo chiuse il vecchio libro. Sorrise, ma era un sorriso serio e concluse: "questo era il piano pastorale di san Carlo!"
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5756OMELIA XXIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C (Lc 15,1-32)Il brano del Vangelo di questa domenica ci presenta diverse parabole chiamate le "parabole della misericordia". Prima di tutto abbiamo ascoltato la parabola della pecorella smarrita e poi ricondotta all'ovile; subito dopo quella della moneta ritrovata; infine la stupenda parabola del figliol prodigo.Il più grande insegnamento di queste parabole riguarda l'infinita Misericordia di Dio. Se grande è il nostro peccato, ancor più grande è la Bontà di Dio. Egli costantemente cerca le pecorelle smarrite, fà di tutto per portarle alla conversione, suscitando salutari rimorsi di coscienza e permettendo a volte anche delle sofferenze affinché il peccatore rientri in se stesso e rifletta sulla sua infelice condizione. Proprio come si legge nella parabola del figliol prodigo: il figlio ritornò in se stesso solo quando si vide ridotto alla fame.L'inizio della conversione è questo rientrare in se stessi per riflettere. Giustamente sant'Alfonso diceva che meditazione e peccato non vanno mai insieme: se ci abituiamo a meditare ogni giorno, troveremo la determinazione di abbandonare il peccato. Un tempo si insisteva molto sulla meditazione dei cosiddetti "Novissimi", ovvero sulle ultime realtà, sulla morte, il Giudizio, l'inferno e il Paradiso. Ritorniamo a queste meditazioni, ci doneranno molta luce. Per meditare basta poco. Bisogna, innanzitutto, mettersi alla presenza di Dio, ovvero essere raccolti, e leggere con calma un libro spirituale. Quando si trova un brano che ci colpisce particolarmente, ci si ferma a riflettere e ci si domanda: "Cosa vuole dirmi Gesù con questa frase?". Si riflette e si conclude poi la meditazione con un proposito pratico di miglioramento. Come il figliol prodigo, anche noi sentiremo l'ispirazione a rialzarci, a tornare a Dio, a cambiare profondamente la nostra vita, e diremo: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: "Padre, ho peccato verso il cielo e verso di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio"» (Lc 15,18-19).Da tutte e tre queste parabole emerge, inoltre, la gioia che vi è in Cielo per ogni peccatore che si converte. Al termine del primo racconto Gesù dice: «Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7). Concludendo la seconda parabola Gesù afferma: «Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (Lc 15,10). Infine, la parabola del figliol prodigo si conclude con le parole del padre rivolte al figlio maggiore: «Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,32).Vogliamo anche noi dare questa gioia a Gesù. Rallegreremo il suo Sacratissimo Cuore convertendoci personalmente, lottando con tenacia contro i nostri difetti. Gli daremo una grande gioia, inoltre, adoperandoci per la conversione di tanti nostri fratelli che vivono lontani da Dio. Ci adopereremo alla loro conversione con la nostra preghiera, innanzitutto, sull'esempio di Mosè (cf Es 32,11), il quale, subito dopo il peccato degli israeliti, che si erano costruiti un vitello di metallo fuso, supplicò il Signore e ottenne per loro la Misericordia divina.Ci adopereremo per la conversione dei peccatori con l'offerta dei nostri sacrifici. Da soli non hanno valore, ma uniti al Sacrificio di Gesù diventeranno molto efficaci. La Madonna a Fatima insegnò ai tre Pastorelli ad offrire continuamente preghiere e sacrifici. In poche parole, questo è il grande insegnamento che ci viene dalle sei Apparizioni della Madonna a Fatima
La rimozione del doppiaggio di Evangelion è stata scelta pessima da parte di Netflix. Si è creato poi un precedente pericoloso con la massa, mancando di rispetto verso chi ci ha lavorato pur con risultati mediocri. Bisognava accorgersene PRIMA e posticiparne l’uscita, vi racconto cosa ne penso nel nuovo podcast, anche per altri episodi come la forma di Sonic o i volti di Project Avengers.
“Le persone, quando sono aggressive, di solito muovono da una grande paura” Giovanna del Giudice..Prima di entrare a Psicoradio, non immaginavo che una persona che sta male corre il rischio di essere legata”..“ Anche io. Pensavo che non si facesse più, come pensavo che non ci fosse più l'elettroshock ” “A me fa molto paura pensarci” Redattori di Psicoradio.. .. Quando il 22 giugno del 2006 Giuseppe Casu muore nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Cagliari, legato braccia e gambe al letto per sette giorni di seguito, Giovanna Del Giudice aveva appena preso servizio come direttrice del Dipartimento di salute mentale di Cagliari. ..La psichiatra decise immediatamente che quella morte non andava nascosta, silenziata o giustificata. Bisognava parlarne, invece. Era la prima volta che una morte di questo tipo veniva ammessa pubblicamente, e da lì, dalla Sardegna, è partito un movimento di denuncia che oggi diventa sempre più vasto. .. “E tu slegalo subito” è il titolo del libro che Del Giudice ha scritto nel 2015, ricordando le parole del suo primo direttore, Franco Basaglia, che dirigeva l'ospedale psichiatrico di Trieste dove nel 1971 la psichiatra aveva iniziato a lavorare. Oggi “E tu slegalo subito” si chiama la Campagna nazionale per l'abolizione della contenzione promossa dal Forum Salute Mentale...“ Oggi sono circa 30 su 300 i servizi psichiatrici ospedalieri che non ricorrono alla contenzione” ci dice Del Giudice – ma se anche sono pochi, sono molto importanti: ci dicono che è possibile affrontare situazioni difficili senza legare le persone...“Non c'è mai nessuna legge che “permette” la contenzione: E' una pratica da sempre legata alle persone con disturbo merntale, e da lì si è diffuso agli anziani, ai disabili… “ . Nel 1909 però una legge aveva previsto che venisse usata solo in casi estremi , con sanzioni molto dure per chi contravveniva. “Anche la Costituzione oggi ci dice che noi non possiamo limitare la libertà dell'altro se non su indicazione del magistrato ci ricorda Del Giudice - Anche la sentenza di cassazione del caso Mastrogiovanni scrive che l'atto della contenzione meccanica è illecito, anticostituzionale, antiterapeutico.”..Ma cosa si puo fare, di fronte ad una persona molto agitata, forse potenzialmente pericolosa? “Il problema è quale competenze hanno gli operatori sanitari per sciogliere le situazioni piu difficili – risponde la psichiatra Del Giudice - Dobbiamo innanzitutto ricordare che queste persone quando sono profondamente aggressive muovono paura, hanno vissuto esperienze estremamente dolorose. Sapendo che l'altro ha bisogno di aiuto, è aggressivo perché ha paura, perché non sa dove si trova”
“Le persone, quando sono aggressive, di solito muovono da una grande paura” Giovanna del Giudice..Prima di entrare a Psicoradio, non immaginavo che una persona che sta male corre il rischio di essere legata”..“ Anche io. Pensavo che non si facesse più, come pensavo che non ci fosse più l’elettroshock ” “A me fa molto paura pensarci” Redattori di Psicoradio.. .. Quando il 22 giugno del 2006 Giuseppe Casu muore nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Cagliari, legato braccia e gambe al letto per sette giorni di seguito, Giovanna Del Giudice aveva appena preso servizio come direttrice del Dipartimento di salute mentale di Cagliari. ..La psichiatra decise immediatamente che quella morte non andava nascosta, silenziata o giustificata. Bisognava parlarne, invece. Era la prima volta che una morte di questo tipo veniva ammessa pubblicamente, e da lì, dalla Sardegna, è partito un movimento di denuncia che oggi diventa sempre più vasto. .. “E tu slegalo subito” è il titolo del libro che Del Giudice ha scritto nel 2015, ricordando le parole del suo primo direttore, Franco Basaglia, che dirigeva l’ospedale psichiatrico di Trieste dove nel 1971 la psichiatra aveva iniziato a lavorare. Oggi “E tu slegalo subito” si chiama la Campagna nazionale per l’abolizione della contenzione promossa dal Forum Salute Mentale...“ Oggi sono circa 30 su 300 i servizi psichiatrici ospedalieri che non ricorrono alla contenzione” ci dice Del Giudice – ma se anche sono pochi, sono molto importanti: ci dicono che è possibile affrontare situazioni difficili senza legare le persone...“Non c’è mai nessuna legge che “permette” la contenzione: E’ una pratica da sempre legata alle persone con disturbo merntale, e da lì si è diffuso agli anziani, ai disabili… “ . Nel 1909 però una legge aveva previsto che venisse usata solo in casi estremi , con sanzioni molto dure per chi contravveniva. “Anche la Costituzione oggi ci dice che noi non possiamo limitare la libertà dell’altro se non su indicazione del magistrato ci ricorda Del Giudice - Anche la sentenza di cassazione del caso Mastrogiovanni scrive che l’atto della contenzione meccanica è illecito, anticostituzionale, antiterapeutico.”..Ma cosa si puo fare, di fronte ad una persona molto agitata, forse potenzialmente pericolosa? “Il problema è quale competenze hanno gli operatori sanitari per sciogliere le situazioni piu difficili – risponde la psichiatra Del Giudice - Dobbiamo innanzitutto ricordare che queste persone quando sono profondamente aggressive muovono paura, hanno vissuto esperienze estremamente dolorose. Sapendo che l’altro ha bisogno di aiuto, è aggressivo perché ha paura, perché non sa dove si trova”
“Le persone, quando sono aggressive, di solito muovono da una grande paura” Giovanna del Giudice..Prima di entrare a Psicoradio, non immaginavo che una persona che sta male corre il rischio di essere legata”..“ Anche io. Pensavo che non si facesse più, come pensavo che non ci fosse più l’elettroshock ” “A me fa molto paura pensarci” Redattori di Psicoradio.. .. Quando il 22 giugno del 2006 Giuseppe Casu muore nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Cagliari, legato braccia e gambe al letto per sette giorni di seguito, Giovanna Del Giudice aveva appena preso servizio come direttrice del Dipartimento di salute mentale di Cagliari. ..La psichiatra decise immediatamente che quella morte non andava nascosta, silenziata o giustificata. Bisognava parlarne, invece. Era la prima volta che una morte di questo tipo veniva ammessa pubblicamente, e da lì, dalla Sardegna, è partito un movimento di denuncia che oggi diventa sempre più vasto. .. “E tu slegalo subito” è il titolo del libro che Del Giudice ha scritto nel 2015, ricordando le parole del suo primo direttore, Franco Basaglia, che dirigeva l’ospedale psichiatrico di Trieste dove nel 1971 la psichiatra aveva iniziato a lavorare. Oggi “E tu slegalo subito” si chiama la Campagna nazionale per l’abolizione della contenzione promossa dal Forum Salute Mentale...“ Oggi sono circa 30 su 300 i servizi psichiatrici ospedalieri che non ricorrono alla contenzione” ci dice Del Giudice – ma se anche sono pochi, sono molto importanti: ci dicono che è possibile affrontare situazioni difficili senza legare le persone...“Non c’è mai nessuna legge che “permette” la contenzione: E’ una pratica da sempre legata alle persone con disturbo merntale, e da lì si è diffuso agli anziani, ai disabili… “ . Nel 1909 però una legge aveva previsto che venisse usata solo in casi estremi , con sanzioni molto dure per chi contravveniva. “Anche la Costituzione oggi ci dice che noi non possiamo limitare la libertà dell’altro se non su indicazione del magistrato ci ricorda Del Giudice - Anche la sentenza di cassazione del caso Mastrogiovanni scrive che l’atto della contenzione meccanica è illecito, anticostituzionale, antiterapeutico.”..Ma cosa si puo fare, di fronte ad una persona molto agitata, forse potenzialmente pericolosa? “Il problema è quale competenze hanno gli operatori sanitari per sciogliere le situazioni piu difficili – risponde la psichiatra Del Giudice - Dobbiamo innanzitutto ricordare che queste persone quando sono profondamente aggressive muovono paura, hanno vissuto esperienze estremamente dolorose. Sapendo che l’altro ha bisogno di aiuto, è aggressivo perché ha paura, perché non sa dove si trova”
Bisognava registrare una puntata a chiusura del 2018 per il SaggioPodcast e a farlo sono stati Maurizio ed Elio. Si è parlato di un paio di trend importanti per l'anno in corso e di qualche attesa per il prossimo, concludendo con qualche consiglio e...
Accogliete colui che è debole nella fede, ma non per sentenziare sui suoi scrupoli. Uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l'altro che è debole, mangia verdure. Colui che mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di tutto, perché Dio lo ha accolto. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piedi, perché il Signore è potente da farlo stare in piedi. Uno stima un giorno più di un altro; l'altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente. Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; e chi mangia di tutto, lo fa per il Signore, poiché ringrazia Dio; e chi non mangia di tutto fa così per il Signore, e ringrazia Dio. Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso; perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore. Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi. Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; infatti sta scritto: «Come è vero che vivo», dice il Signore, «ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio». Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio. (Romani 14:1-12 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Romani L'esperienza mi ha mostrato che spesso le più acerbe discussioni tra cristiani nascono su argomenti sui quali è possibile avere opinioni diverse senza che venga messa in dubbio la fedeltà a Dio dell'una o dell'altra parte. È su questo tipo di discussioni che l'apostolo Paolo attira l'attenzione dei suoi lettori in questa parte della lettera. Egli non si riferisce infatti a comportamenti che tutti potevano identificare come peccato sulla base delle scritture, ma ad argomenti circa i quali era possibile avere opinioni diverse a seconda del punto di vista da cui si guardavano le cose. Nell'affrontare questo brano, osserviamo che l'apostolo Paolo non è entrato in dettagli specifici circa le persone che avevano scelto di non mangiare carne o di avere un'attenzione particolare verso giorni specifici dell'anno, ma ha affrontato il tema in modo abbastanza generico per permettere ai suoi lettori di cogliere i principi a cui dovevano attenersi tutte le volte che ci si sarebbe trovati in situazioni analoghe. Occorre notare che le argomentazioni utilizzate da Paolo potevano essere valide sia per i Giudei che per gli stranieri all'interno della comunità di Roma. Potevano esserci dei gentili che, essendo usciti da un ambiente idolatra e non volendo avere più nulla a che fare con esso, potevano avere degli scrupoli di coscienza nel mangiare carne per la difficoltà di reperire nei mercati carne che non derivasse da sacrifici offerti a divinità pagane. Allo stesso modo potevano esserci dei Giudei che preferivano adottare una dieta vegetariana piuttosto che avvicinarsi a carne che non era stata trattata secondo le regole imposte dalla loro tradizione orale circa la produzione, la conservazione e la cottura dei cibi. Per quanto riguarda l'attenzione da dare a giorni specifici, chi proveniva dal Giudaismo era abituato alle discussioni interne tra varie fazioni che si rifacevano a tradizioni orali diverse riguardanti i tempi e i modi in cui dovevano essere rispettate certe festività e ricorrenze particolari. Ma anche chi proveniva dal paganesimo si confrontava con una società che aveva tradizioni e giorni festivi che per chi aveva creduto in Gesù Cristo non avevano più significato. Come comportarsi durante tali giorni anche con parenti e amici? Bisognava adottare un atteggiamento distintivo? Fino a che punto? C'erano quindi molte situazioni diverse a cui potevano applicarsi le indi...
Dal Vangelo secondo Matteo 6, 7-15In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così:Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà,come in cielo così in terra.Dacci oggi il nostro pane quotidiano,e rimetti a noi i nostri debiticome noi li rimettiamo ai nostri debitori,e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».------I FIGLI DI DIO NON SPRECANO PAROLE MA COME UNA PREGHIERA SI OFFRONO AL PADRE CHE HA SALVATO OGNI FRAMMENTO DELLA LORO VITA Un cristiano prega nell’intimità, ma mai da solo. Non è un ossimoro fratelli, perché Gesù non ha insegnato il “Padre mio” ma il “Padre nostro”; la preghiera dei figli di Dio, infatti, è la preghiera dei suoi fratelli redenti nel suo sangue. Per questo, anche quando si è da soli, preghiamo ben innestati nella comunità cristiana. Allora, dimmi come preghi e ti dirò chi sei, un figlio di Dio o un “pagano”. Chiediamoci oggi se viviamo da figli rinati con Cristo nostro primogenito, o come orfani vaganti nel mondo “compiacendosi” delle proprie parole il cui “pastore è la morte”, come recita il salmo. Per scoprirlo basta scrutare la nostra preghiera: quella piena di parole “sprecate” è tipica di chi si sente tradito, inutile, disprezzato, dimenticato ai bordi della storia che conta, delle scelte importanti, e tenta, con le parole, di farsi notare e di essere importante. Nel rapporto con Dio, come in quello con gli altri, il centro sono io. Le mie parole si infittiscono per affermarmi e piegare Dio perché faccia quello che gli chiedo. La Vergine Maria, invece, sempre silenziosa, prega con pochissime parole, che potrebbero essere la sintesi del Padre Nostro: "Eccomi, sono qui, avvenga in me secondo la tua Parola". Maria, infatti, crede che "Dio sa di che cosa ha bisogno", e in quel momento ha bisogno di essere Madre di Gesù perché tutti noi avevamo bisogno di Lui; era la sua missione, il motivo per cui era già Immacolata e piena di Grazia. Purtroppo, le nostre “tante parole” della preghiera segnano una vita in ginocchio davanti agli uomini e alle cose, perché prostrata dinanzi a sé stessi; “come i pagani”: molti dei, nessun Padre. Per questo, il Padre Nostro, è innanzitutto una Buona Notizia: non siamo orfani, siamo figli del Padre Nostro che è nei Cieli. E possiamo conoscerlo. Ecco perché nella Chiesa primitiva il Padre Nostro era un arcano svelato solo molto avanti nel percorso catecumenale. Bisognava aver fatto esperienza della paternità di Dio. Solo dopo averlo conosciuto la Chiesa “consegnava” questa preghiera come una perla preziosissima, perché attraverso di essa si chiede al Padre di farci vivere da figli che, come Gesù, entrano nella storia, perché essa non è più un campo di battaglia dove odiare i nemici per farci giustizia e saziarci dell’affetto che ci è stato tolto. Il Padre Nostro è la preghiera di chi ha sperimentato che la storia è un cammino di conversione e ritorno alla casa del Padre, e in filigrana vi scorgiamo i passi del figlio prodigo. Chi ha conosciuto il Padre sperimentando che Egli "sa di cosa ha bisogno ancor prima che glielo chieda" pregherà non più per ottenere qualcosa ma per accogliere tutto quello che Lui ha già pensato di donargli per il suo bene. Perché un figlio quando prega apre se stesso come un cucciolo apre la bocca per ricevere il cibo che da solo non può procurarsi. Per questo ci ha accolto una Madre che ci insegna la fede della Vergine Maria con la quale credere che "il Padre nostro sa che abbiamo bisogno" che sia vivo in noi suo Figlio, perché il mondo ha bisogno di vedere risplendere in noi suoi figli la sua immagine e il suo amore. E ciò avviene nel "segreto" della comunità, la “stanza più intima” dove il Padre "vede" il nostro cuore per espellere da esso i demoni che ci incatenano alla paura ed effondervi lo Spirito Santo che ci fa figli nel Figlio e che grida in noi "Abbà, Papà!". Abbiamo bisogno di una comunità cristiana concreta dove ascoltare la Parola di Dio e accostarci ai sacramenti per sperimentare di essere figli di Dio insieme a fratelli concreti. Come fu per Gesù nel Getsemani, infatti, l'Abbà che sgorga dal cuore attira a Dio, misteriosamente, schiere di uomini. Per questo il Padre Nostro è la prima missione che ci è affidata: avere nel cuore ogni figlio di nostro Padre, ogni nostro fratello, sino a quelli dispersi nelle menzogne del mondo. Per loro Gesù ha versato il suo sangue, per loro sono le parole della preghiera dei cristiani: esse invocano che il “Nome di Dio sia santificato” nelle nostre esistenze, perché si veda “il Cielo in terra” nelle opere che Dio compie in ciascuno perché lo conoscano e gli diano gloria sperando in Lui; implorano “l'avvento del Regno” nel quale vivere come figli del Re, regnando cioè sul denaro e sugli idoli mondani, per testimoniare a tutti che esiste la vita eterna; desiderano il “compimento della volontà di Dio” nella propria vita come accade nel Regno dei Cieli. Pregano cioè perché la Chiesa entri ogni giorno con tutti i suoi figli laddove il mondo non può, laggiù all’ultimo posto così vicino alla morte… Per questo quelle del Padre Nostro sono le parole di chi è affamato del “pane quotidiano”, l’unico “sostanziale”, capace cioè di alimentare la vita divina. Non c’è, infatti, per i cristiani, che “il cibo di cui si è alimentato Gesù”, compiere sulla Croce l’opera che è affidata loro, “perdonare” i debiti dei nemici per mostrare al mondo la misericordia del Padre. Per questo tremano di fronte alle “tentazioni” e pregano il Padre di avere pietà di loro e “non li induca in tentazione”, "ma" - è molto importante questo "ma" - che "li liberi dal male". Hanno, infatti, imparato a conoscersi accettando la propria debolezza, e sanno che non si può vivere come figli di Dio e combattere contro le tentazioni senza essere "liberi dal male” che il demonio non cessa di tramare contro di loro per rendere vana la salvezza.