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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8168PUTIN RESTAURA IL CULTO STALINIANOdi Stefano Magni La parata del 9 maggio a Mosca ha avuto due significati precisi: uno politico e l'altro storico.Il significato politico è sempre stato nella scelta polemica della data del 9 maggio, per celebrare la vittoria della guerra in Europa, da parte dell'Unione Sovietica prima e della Russia post-sovietica poi. Gli Alleati che batterono i nazisti festeggiano l'8 maggio. I sovietici no: il 9 maggio, perché per motivi di fuso orario, a Mosca era già il 9 quando la Germania si arrese. Dal 1965 (ventennale della vittoria) il 9 maggio era diventata festa nazionale in Unione Sovietica e di conseguenza anche in tutti i regimi comunisti satelliti.Cosa significa celebrare un giorno dopo rispetto agli Alleati? Marcare la differenza. E sottolineare la superiorità della causa sovietica. Per la storiografia ufficiale comunista, infatti, la guerra contro il nazismo è stata vinta soprattutto dall'Urss, con l'appoggio solo secondario degli Alleati. Questi ultimi, i nuovi nemici, erano dipinti come partner infidi che si preparavano, già allora, a combattere la guerra contro la patria socialista al fianco dei nuovi "nazisti" tedeschi.Tutta la retorica sovietica, fino alla metà degli anni'80, non faceva che ripetere e replicare all'infinito la paura di una nuova invasione da Occidente. O peggio ancora: un attacco nucleare a sorpresa, una "Barbarossa atomica" a cui Mosca preparava continuamente la popolazione, anche con sistemi di bunker ed esercitazioni di difesa civile che non avevano eguali nei Paesi occidentali. Quindi c'era la paura costante di un nuovo attacco e il momento catartico in cui celebrare la vittoria, senza alleati, solo alla presenza dei comunisti.Il 9 maggio è stato mantenuto come tradizione anche nella Russia post-sovietica, ma caricandolo meno di significati retorici e senza troppa ideologia di mezzo. Con Putin è pian piano tornato alla sua simbologia originaria. Una vittoria ottenuta in solitaria e con grande sofferenza contro il nemico nazista invasore, un nemico "che c'è ancora" anche se prende altre forme. E che, per il Cremlino, risiede sempre in Occidente. Questa è la piega che la grande parata sta prendendo almeno dal 2014, il primo anno di guerra in Ucraina, il primo di netta cesura della Russia con l'Occidente.IL NUOVO BLOCCO ORIENTALEGli ospiti di ieri erano i rappresentanti del nuovo blocco orientale: Xi Jinping, il dittatore cinese, aveva l'onore di sedere al fianco di Putin e di un veterano 99enne della Seconda Guerra Mondiale, Jevgenij Znamenskij. Erano rappresentate nazioni dell'ex Unione Sovietica che, negli anni della Guerra Patriottica, combattevano nell'Armata Rossa ed oggi restano fedeli alleati o almeno partner di Putin: Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan.E poi altre dittature afro-asiatiche, quali Egitto, Laos, Mongolia, Myanmar e Vietnam. Oltre, ovviamente, alla Cina che è attualmente l'alleato della Russia più importante. Fra i leader ospiti c'erano anche gli europei Vucic (Serbia) e Fico (Slovacchia), una specie di mini-Patto di Varsavia in embrione (benché la Slovacchia faccia ancora parte della Nato).Cambia di poco la geografia delle alleanze rispetto agli anni di Breznev, ma a sfilare il 9 maggio è sempre il blocco orientale che si contrappone a quello occidentale. Da quando Putin ha invaso l'Ucraina, la retorica sul nazismo è stata rispolverata e tirata a lucido. E così gli ucraini sono tutti "nazisti". L'Europa è "nazista" e Ursula von der Leyen viene rappresentata nelle vignette di regime a forma di svastica, come ai tempi dell'Urss era rappresentata la Germania.L'America viene risparmiata da questa retorica solo da quando c'è Trump, che promette la distensione con la Russia. Ma la distensione non viene vista da Mosca come una premessa per una pace duratura, bensì come uno strumento per vincere la guerra. La retorica di Putin, il 9 maggio, più che di pace (in Ucraina) parla di vittoria: "L'intero Paese, la società, il popolo sostengono i partecipanti all'operazione militare speciale. Siamo orgogliosi del loro coraggio e della loro determinazione, della forza d'animo che ci ha sempre portato solo la vittoria".LA RIVALUTAZIONE DI STALINDa un punto di vista storico, l'enfasi della Grande Guerra Patriottica contro il nazismo, porta ovviamente anche alla rivalutazione di Stalin. Nemesi storica: da Chrushev in poi, dalla destalinizzazione fino alla caduta dell'Urss, il dittatore sovietico era stato relegato nell'oblio, una parentesi imbarazzante e sanguinosa.La glasnost di Gorbaciov aveva fatto il resto, rimuovendo i segreti di Stato sugli immensi crimini di Stalin e soprattutto riscoprendo quello che, nella storia ufficiale sovietica, era un "buco nero" vero e proprio: cosa era successo dal 1939 (anno di inizio della Seconda Guerra Mondiale) al 1941 (anno dell'invasione tedesca dell'Urss). I libri di testo, pur non potendo tacerlo del tutto, sorvolavano sul fatto che in quei due anni Hitler e Stalin erano alleati. Fu Hitler a tradire e dare inizio alla guerra fra i due totalitarismi, ma ancora il 1 maggio 1941 i soldati della Germania nazista partecipavano alla grande parata di Mosca, per la Festa dei Lavoratori.La caduta dell'Urss aveva permesso agli storici, così come ai comuni cittadini degli ex regimi comunisti, di studiare liberamente i crimini di Stalin, le sue ambiguità e il suo cinismo, la sua incapacità di combattere la guerra senza perdere masse immense di uomini, il cinismo con cui aveva usato le alleanze (prima con Hitler, poi con Churchill e Roosevelt) per espandere il territorio sovietico.Almeno da vent'anni a questa parte, questa finestra di opportunità di studio e revisione storica si è serrata. Non è un caso che appena due mesi prima dell'invasione dell'Ucraina, il regime russo abbia chiuso Memorial, l'organizzazione che studiava i crimini del comunismo. Putin ha restaurato il culto staliniano: sono tornate le statue, sono tornate addirittura le sue icone e i libri di storia sono stati riscritti di nuovo.Contrariamente all'Urss di Chrushev, Breznev e Gorbaciov, che avevano il culto di Lenin ma cercavano di far dimenticare Stalin, Putin cerca di dimenticare Lenin (uomo di rivoluzione e sconfitta) e riabilitare il culto di Stalin perché è il leader del Cremlino che (pur non essendo russo, ma georgiano) ha portato l'imperialismo di Mosca alla sua massima espansione.Il 9 maggio, a Mosca, è il trionfo del nuovo stalinismo di Stato, non più comunista ma puramente imperiale. Ed è questo il nuovo nemico totalitario che ci troviamo di fronte, impossibile da sottovalutare.
Ti è mai capitato di sentire di essere davanti ad una svolta nella tua vita e di non sapere da dove iniziare?Tutta la nostra vita è, in fondo, la narrazione che ci raccontiamo giorno dopo giorno. Viviamo immersi in una trama che dà senso agli eventi e alle scelte che compiamo. Ma da dove nasce questa narrazione universale?Joseph Campbell, con il suo lavoro sul "Viaggio dell'Eroe", ha scoperto che esiste una struttura narrativa comune a tutte le culture. Una sorta di mappa interiore che riflette le dinamiche fondamentali del nostro mondo interno.Questa struttura si articola in otto tappe fondamentali, che ognuno di noi, consapevolmente o meno, attraversa nel corso della propria vita.La Vita Ordinaria: è il punto di partenza: ciò che conosciamo, la nostra zona di comfort. Una realtà che offre sicurezza e stabilità, ma che allo stesso tempo può diventare limitante. Dentro di noi convivono due forze opposte: da un lato, il desiderio di restare dove tutto è noto e prevedibile, legato al bisogno di sicurezza. Dall'altro, una spinta inquieta verso il cambiamento, alimentata da un senso di insoddisfazione o da una domanda profonda: "È tutto qui?" Questa tensione segna il preludio alla fase successiva.La Chiamata all'Avventura: qualcosa rompe l'equilibrio della vita ordinaria: può essere una crisi, una perdita, un'intuizione improvvisa, o anche solo una stanchezza sottile ma persistente. Non è solo un cambiamento esterno: è una parte di noi che vuole nascere. Un impulso interno che ci spinge oltre i confini conosciuti.Il Rifiuto della Chiamata: la prima reazione, spesso, è la paura. L'attaccamento a ciò che conosciamo ci trattiene: temiamo di perdere ciò che abbiamo. L'esitazione prende il sopravvento: molti restano fermi per anni, sostenuti da scuse razionali come "Non ho tempo". Ma la chiamata persiste. A volte cambia forma, ma continua a bussare.L'Incontro con il Mentore: a un certo punto, arriva un aiuto. Qualcuno o qualcosa che ci offre una nuova prospettiva. Il mentore non sempre è una persona: può essere un libro, un'intuizione, un sogno, un segno. Il suo ruolo non è darci risposte, ma accendere una luce, mostrarci che un altro cammino è possibile.L'Attraversamento della Soglia: è il momento in cui diciamo sì alla chiamata. Accettiamo la sfida, riconosciamo le nostre paure e lasciamo il vecchio mondo alle spalle. Con questo passo, la nostra energia e vitalità aumentano: inizia davvero il viaggio.Prove, Alleati e Nemici: nel nuovo mondo incontriamo ostacoli, ma anche compagni di viaggio. Le prove che affrontiamo sono lezioni: ci insegnano, ci modellano, ci rafforzano. Accanto a noi ci sono alleati — amici, guide, persone che ci sostengono — e nemici, che spesso rappresentano le nostre resistenze interne. Con ogni sfida, cresciamo.Avvicinamento alla Caverna Più Profonda: è il punto centrale del viaggio. Qui risiedono sia il nostro più grande potere, sia le nostre paure più profonde. Entrare in questa caverna significa affrontare ferite antiche, verità nascoste, parti di noi che abbiamo evitato. Solo affrontando ciò che temiamo possiamo trasformarci davvero. La trasformazione avviene dentro, e richiede il coraggio di guardare in profondità.La Ricompensa e il Ritorno: dopo aver affrontato la caverna, ne usciamo con un dono. È una nuova comprensione di noi stessi, un senso di pace, una nuova identità. Siamo trasformati. Quello che abbiamo imparato non è solo per noi: è un dono che possiamo condividere con gli altri. Il ritorno segna un nuovo inizio, ma anche la consapevolezza che ci saranno altre chiamate, altri viaggi, altri cicli. Ogni ricompensa porta con sé la responsabilità di usarla al servizio del mondo.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
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Un team di ricercatori dell'Università Fudan di Shanghai ha lanciato una nuova sfida alle convinzioni tradizionali sulla prevenzione cardiovascolare: bere bollicine e vino bianco con moderazione potrebbe ridurre il rischio di arresto cardiaco improvviso (SCA). Lo studio, pubblicato il 28 aprile sul Canadian Journal of Cardiology, si basa sull'analisi dei dati della UK Biobank, un vasto archivio biomedico che ha seguito oltre 500.000 individui per più di un decennio.Il gruppo di scienziati guidato dal dott. Huihuan Luo ha preso in esame 56 fattori di rischio potenzialmente legati alla SCA, un evento cardiaco spesso fatale e improvviso.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8175GUERRA DEL VIETNAM: NEL 50° ANNIVERSARIO SFATIAMO 4 FALSI MITI di Stefano Magni Chi controlla il passato controlla il presente, chi controlla il presente controlla il futuro. Così scriveva George Orwell nel suo famigerato romanzo di fanta-politica "1984". E a giudicare da come viene raccontata la guerra del Vietnam, i marxisti controllano il passato.Un'opera di riscrittura della storia ha avuto pienamente successo ed oggi, 30 aprile, giorno del 50esimo anniversario della caduta di Saigon, noi "sappiamo", o almeno crediamo di sapere, nozioni come: "gli americani hanno invaso il Vietnam", "i vietnamiti si sono liberati con una guerra di popolo", "gli americani hanno combattuto una sporca guerra" e "l'esercito americano ha perso contro gli insorti vietnamiti".Prima di tutto, gli americani non hanno mai invaso il Vietnam. Dopo la cacciata dei francesi, nel 1954, il Vietnam, esattamente come la Corea, venne diviso in due. Una zona Nord, comunista, una zona Sud nazionalista. Il 17mo parallelo divenne un "confine", o meglio una linea di demarcazione temporanea, protetta da una fascia demilitarizzata (Dmz).L'EPURAZIONEIl Nord era dominato dai comunisti di Ho Chi Minh, il Sud dai nazionalisti di Cao Bai, a cui ben presto subentrò il dittatore Ngo Dinh Diem. In teoria si sarebbero dovute tenere elezioni comuni per riunificare il Paese sotto un unico governo democraticamente eletto, ma il Sud rifiutò. Al Nord, infatti, i comunisti avevano fatto subito piazza pulita, non solo dei partiti non comunisti, ma anche dei comunisti non sufficientemente allineati, dei contadini "ricchi", dei contadini "medi", dei collaboratori o di chiunque fosse stato accusato di collaborazione dei francesi e dei loro parenti.Una mattanza, in perfetto stile staliniano che, dal 1954 al 1959, costò al popolo nordvietnamita centinaia di migliaia di morti, soprattutto durante la campagna di collettivizzazione forzata delle terre. Un milione di nordvietnamiti approfittò del breve periodo concordato di apertura della Dmz per scappare al Sud. Al Nord invece non ci volle andare nessuno, se non circa diecimila guerriglieri comunisti (Viet Cong) che rischiavano l'arresto. In quelle condizioni era chiaro che non si potessero tenere libere elezioni comuni nel Nord e nel Sud.RIUNIFICAZIONE CON LA FORZAFinché il Vietnam del Nord non decise di riunificare il Paese con la forza. La guerra americana iniziò nel 1964 con la Risoluzione del Tonkino, ma la guerra in Vietnam incominciò più di cinque anni prima, precisamente nel gennaio 1959, quando il XV Congresso del Comitato Centrale del partito comunista nordvietnamita decise di "porre fine" al regime del Sud.Non con un'invasione convenzionale, come aveva fatto la Corea del Nord, ma con una lenta e costante infiltrazione di soldati regolari e di guerriglieri nel Sud. La guerra incominciò con una serie di attentati terroristici, soprattutto ai danni di giudici, ufficiali di polizia, capi villaggio, leader partitici e sindacali anticomunisti.Poi si passò alla guerriglia vera e propria, con la conquista dei villaggi e delle zone rurali. Per trasferire in sicurezza uomini, armi ed equipaggiamenti, il Vietnam del Nord violò la neutralità di Laos e Cambogia, costituendo nei loro territori basi ("santuari" dove non potevano essere attaccati dai sudvietnamiti) e pezzi della "pista di Ho Chi Minh", una serie di strade mimetizzate nella giungla.Il generale Vo Nguyen Giap, che aveva battuto i francesi nella guerra di indipendenza, pian pianino erose anche tutto il Vietnam del Sud. Giunti al 1964, 41 province su 44 erano nelle mani dei comunisti, al regime del Sud rimaneva soltanto la capitale Saigon e poco altro.Gli americani, in tutto questo periodo, avevano limitato il loro intervento all'invio di armi e consiglieri militari. L'azione politica più eclatante l'aveva condotta il presidente Kennedy, ma a Saigon: appoggiando il golpe contro Diem, un regime change per instaurare la democrazia nel Sud.L'INTERVENTO USAL'amministrazione Johnson, in un anno elettorale, intervenne direttamente dopo che il Sud era quasi del tutto nelle mani dei comunisti. Intervenne all'ultimo minuto per salvare un alleato dal precipizio. Le navi americane, che assistevano il Sud, erano sottoposte a uno stillicidio di agguati da parte dei nordvietnamiti.Uno di questi attacchi, il lancio di un siluro contro un caccia nel Golfo del Tonkino (un evento su cui sussistono tuttora dubbi), diede a Johnson la possibilità di portare la questione vietnamita in Congresso e ottenere l'autorizzazione per un intervento diretto. Ma non chiamatala "invasione": quando gli americani arrivarono a Saigon con le loro prime truppe, il Sud era già invaso dal Nord da cinque anni.GUERRA CONTRO IL POPOLOIl mito della guerra di popolo contro gli americani è un altro prodotto della costante riscrittura della storia. I comunisti, ovunque prendessero il controllo, imponevano il loro regno del terrore. Gli attentati proseguirono e iniziarono i massacri. I metodi erano quelli staliniani dello sterminio per quota: in ogni regione occupata, in ogni città, in ogni villaggio, i nordvietnamiti stabilivano una percentuale di popolazione da uccidere e la uccidevano.I Servizi di Sicurezza dei Vietcong stilavano liste nere che poi venivano regolarmente trovate nelle tasche dei soldati e degli ufficiali nordvietnamiti. Quando, nel 1968, i comunisti occuparono Hue, scatenarono uno dei più grandi massacri della guerra. Gli americani, quando riconquistarono la città, trovarono 19 fosse comuni piene di corpi: uccisi con un colpo di pistola, decapitati, torturati fino alla morte, o sepolti vivi.Nelle liste nere dei Viet Cong e dei nordvietnamiti entrava un po' di tutto: chi era nella polizia e nell'esercito del Sud, i loro parenti (un ottantenne fu sepolto vivo a Hue perché il nipote era nell'esercito), chiunque venisse accusato di aver collaborato con gli americani, gli attivisti non comunisti, i cattolici, i buddisti, i comunisti trotzkisti, i comunisti "recalcitranti".Oppure chiunque dovesse essere ucciso per fare numero, per rispettare le quote stabilite dal partito, sulla base di calcoli basati sulla lotta di classe (tot percentuale di borghesi, tot di contadini ricchi, ecc...). I nordvietnamiti non rispettarono neppure i campi profughi, né le colonne di profughi in fuga: anzi, li attaccavano deliberatamente per infondere terrore, per non fare sentire nessuno al sicuro. Minavano le strade e i campi, per impedire il movimento dei civili e dei militari.Non si facevano problemi a farsi scudo dei civili, quando dovevano presidiare un villaggio. Quella dei comunisti nordvietnamiti non fu una guerra "di popolo", ma contro il popolo. Lo dimostra la grande fuga dei sudvietnamiti, anche dopo la guerra: il popolo che fuggì via mare, con mezzi disperati, quello dei "boat people" in cerca di salvezza dall'inferno rosso che si era instaurato anche a Saigon.UNA SPORCA GUERRAEppure quella del Vietnam passa per essere la "sporca guerra" degli americani. Sì, gli americani commisero crimini di guerra: bombardarono a tappeto, uccisero prigionieri e compirono anche massacri deliberati di civili come nel celebre caso del villaggio di My Lai. C'è però una differenza fondamentale fra i crimini americani e nordvietnamiti, quantitativa e qualitativa.Quantitativa, prima di tutto: il grosso dei crimini commessi dagli Alleati fu ad opera dei sudvietnamiti (che combattevano con una logica da guerra civile) e da altri contingenti, soprattutto i sudcoreani. I crimini americani, in sé, provocarono un numero relativamente ridotto di vittime, stimato fra le 6 e le 10 mila (nella letteratura anti-Usa si legge spesso di un "genocidio" americano in Vietnam, con oltre un milione di vittime civili, ma è solo propaganda, perché un milione è il numero complessivo di vittime di tutta la guerra, da tutte le parti).I crimini nordvietnamiti provocarono un numero di vittime incommensurabilmente superiore: 216 mila vittime di cui 50 mila nelle purghe interne al Vietnam del Nord e 166 mila civili assassinati nel Sud (venne ucciso un sudvietnamita su cento, in rapporto alla popolazione totale), secondo i calcoli di Rummel.Fu anche una differenza qualitativa notevole. Gli americani colpirono civili durante le operazioni militari, soprattutto nei bombardamenti aerei... ma anche perché i nordvietnamiti combattevano deliberatamente in mezzo ai civili.I massacri di civili nei villaggi occupati o le uccisioni dei prigionieri, benché si tentasse di insabbiarle, erano comunque punite dalla legge americana. Chi commetteva quei crimini era consapevole di essere fuori legge. Al contrario, i crimini nordvietnamiti erano pianificati e ordinati dai vertici ed eseguiti dalle truppe. Le liste nere dei civili da assassinare erano parte degli ordini militari assegnati alle singole unità in guerra.SCONFITTA USA?Infine, c'è da chiedersi: davvero gli americani persero la guerra? Ogni singola battaglia venne vinta dalle forze americane e alleate. L'Offensiva del Tet, di inizio 1968, fu la più grande vittoria americana: in una sola campagna vennero inferti ai nordvietnamiti colpi senza precedenti: circa 45 mila morti, al prezzo di 1.500 caduti americani e quasi 3 mila sudvietnamiti.Eppure, passa alla storia come "punto di svolta" dopo il quale il presidente Johnson si arrese e decise di iniziare il disimpegno, poi proseguito e portato a termine dal successore repubblicano Richard Nixon. Il Vietnam fu la prima guerra vinta dai militari,
Storia e cronologia dello Sbarco in Sicilia degli alleati, date e protagonisti degli eventi più importanti dello sbarco alleato nel Sud d'Italia.
Il 6 giugno 1944, il D-Day segnò l'inizio della liberazione dell'Europa con lo sbarco in Normandia, un'operazione cruciale per la fine della guerra.
Seconda Guerra Mondiale: cronologia degli eventi, protagonisti e approfondimento su cause e conseguenze del conflitto iniziato nel 1939 e concluso nel 1945.
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Una tregua apparente scuote i mercati globali: Stati Uniti e Cina annunciano un accordo commerciale provvisorio, mentre Washington firma con Londra il primo patto post-Brexit. I mercati esultano, ma dietro l'euforia si celano tensioni irrisolte, squilibri evidenti e una strategia americana sempre più imprevedibile.In questo episodio analizziamo gli effetti delle ultime mosse geopolitiche sul commercio internazionale, il fragile equilibrio tra cooperazione e minaccia, e il nuovo ruolo degli Stati Uniti sulla scena globale. Un approfondimento lucido e indipendente per capire cosa si cela davvero dietro il rimbalzo dei mercati.Iscriviti a letterasettimanale.it
La possibile svolta dall'incontro tra Putin e Zelensky in Turchia. Ne discutiamo con Domenico Quirico, La Stampa.Perché De Maria era fuori dal carcere e ha potuto uccidere e uccidersi. Un commento da Daniele Tropea, legale di Emanuele De Maria, il detenuto suicida del carcere di Bollate che lavorava in permesso in un albergo di Milano dove ha accoltellato un collega e da dove è sparita una barista trovata poi morta.Dal Fentanyl in Usa al crack in ItaliaDi là dall'Oceano l'emergenza legata all'uso di Fentanyl, di qua il crack, la nuova eroina. Ne parliamo con Biagio Simonetta autore del podcast "Fentanyl: la molecola del diavolo" e con Ernesto de Bernardis farmacologo presso il Servizio Tossicodipendenze della ASP di Siracusa.
Il 25 aprile, Festa della Liberazione, rappresenta una pietra miliare fondamentale nella storia d'Italia. In questo giorno del 1945, le forze partigiane, affiancate dagli Alleati, liberarono le principali città italiane dall'occupazione nazifascista. Questa data segna la fine di un periodo oscuro di guerra, oppressione e totalitarismo, e sancisce la riconquista della libertà, della democrazia e della dignità per il nostro Paese.L'importanza del 25 aprile va ben oltre la semplice commemorazione di un evento storico. Essa incarna i valori fondanti della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza: l'antifascismo, la libertà, la giustizia sociale e la solidarietà. Celebrare la Liberazione significa onorare il sacrificio di coloro che lottarono per un'Italia libera e democratica, spesso a costo della propria vita. Significa ricordare le sofferenze patite durante la guerra e l'occupazione, affinché tali orrori non si ripetano mai più.Quest'anno, l'ottantesimo anniversario della Liberazione assume un significato ancora più profondo. Ottant'anni sono trascorsi da quel giorno cruciale, eppure i valori della Resistenza rimangono quanto mai attuali. In un contesto globale segnato da nuove tensioni, conflitti e tentativi di revisionismo storico, ricordare e comprendere appieno il significato del 25 aprile è essenziale per preservare la memoria, rafforzare la nostra democrazia e promuovere una cultura di pace e rispetto tra i popoli.Questo anniversario ci offre l'opportunità di riflettere sul cammino percorso, sulle conquiste ottenute grazie al sacrificio di chi ci ha preceduto, e sulle sfide che ancora ci attendono per costruire un futuro di libertà, giustizia e inclusione per tutti. È un momento per rinnovare il nostro impegno verso i valori della Costituzione, nata dalla Resistenza, e per tramandare alle nuove generazioni l'importanza di difendere sempre la libertà e la democrazia.Celebrare l'ottantesimo anniversario della Festa della Liberazione non è solo un atto di memoria, ma un imperativo civile per onorare il passato, comprendere il presente e costruire un futuro basato sui principi di libertà, democrazia e pace.
La morte di Papa Francesco - Il ponte sullo stretto opera militare? - Vertice di Roma con e i dubbi degli alleati UE
Il 14 aprile il parlamento ungherese ha approvato un emendamento costituzionale che vieta gli eventi pubblici organizzati dalla comunità lgbt e riconosce solo due generi. Con Yuri Guaiana, attivista.Il 14 aprile il presidente cinese Xi Jinping ha cominciato il suo tour del sudest asiatico per rafforzare i legami commerciali di Pechino con i paesi vicini. Con Junko Terao, editor di Asia di Internazionale. Oggi parliamo anche di:Africa • “Le false promesse delle gig economy" di Jennifer D. Danielhttps://www.internazionale.it/magazine/jennifer-d-daniel/2025/04/10/le-false-promesse-della-gig-economyMusica • That's the price of loving me di Dean WarehamCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Zelensky, Attacco A Sumy: Ucraina Punta Il Dito Contro Tutto L'Occidente!Dopo l'attacco a Sumy, Zelensky rompe gli indugi e lancia accuse precise agli alleati occidentali. Ecco che cosa è accaduto!#breakingnews #ultimenotizie #notiziedelgiorno #notizie #cronaca #zelensky #ucraina #attacco #sumy #alleati #occidente #occidentali #giorgiameloni #europa #unioneeuropea #statiuniti #donaldtrump #russia #putin
Parlando al Corriere della Sera del piano europeo Readiness 2030, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ribadisce: "L'Europa è sempre stata e sarà un progetto di pace. Ma bisogna essere forti per mantenere la pace".
La Seconda Guerra Mondiale presenta episodi a volte poco conosciuti, comprese alcune operazioni di commandos che mescolano spionaggio e sprezzo del pericolo. Il raid di Telemark, compiuto da militari norvegesi addestrati dal SOE: è un classico esempio: incaricati di colpire una centrale idroelettrica in cui si produceva acqua pesante, elemento fondamentale per la moderazione della fissione e per la realizzazione di reattori e armi nucleari, gli undici sabotatori riuscirono a compiere una incredibile impresa. Senza perdere nemmeno un uomo nella missione conclusiva, gli eroi di Telemark inflissero un danno decisivo al programma nucleare di Hitler e contribuirono a svoltare il corso del conflitto in favore degli Alleati. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Acquista il mio nuovo libro, “Anche Socrate qualche dubbio ce l'aveva”: https://amzn.to/3wPZfmCA maggio 1940 la Germania di Hitler fece partire la sua offensiva verso ovest, cogliendo impreparati gli Alleati.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/dentro-alla-storia--4778249/support.
Negli anni '90 gli albanesi erano considerati immigrati irregolari. Oggi l'Italia considera invece l'Albania un Paese strategico per il contrasto all'immigrazione. Nonostante non ci stia riuscendo. Con la giornalista dell'agenzia Nova Stela Mehmeti ripercorriamo come si sia rovesciato il rapporto tra i due paesi negli ultimi 35 anni. ... Qui il link per iscriversi al canale Whatsapp di Notizie a colazione: https://whatsapp.com/channel/0029Va7X7C4DjiOmdBGtOL3z Per iscriverti al canale Telegram: https://t.me/notizieacolazione ... Qui gli altri podcast di Class Editori: https://milanofinanza.it/podcast Musica https://www.bensound.com Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Ormai è chiaro che Trump e Putin si sono alleati contro l'Europa e le democrazie liberali. Il discorso del vice-presidente Vance alla Conferenza di Monaco è stata una dichiarazione di guerra ideologica all'Unione Europea e ai suoi valori. Riecheggia in maniera inquietante il discorso di Putin nel 2007 sempre alla Conferenza di Monaco. Fu l'inizio dello strappo fra Putin e l'Occidente. Un discorso sottovalutato. Nessuno capì davvero la portata di quelle parole, quando dichiarò che il collasso sovietico fu la più grande catastrofe geopolitica del secolo. Pensavano fosse una iperbole, invece era un manifesto.“Ogni azione successiva (l'invasione della Georgia, l'annessione della Crimea, l'abbattimento del volo MH17, l'avvelenamento di Skripal, l'uccisione di Navalny) non è stata un incidente isolato, ma una mossa a scacchi attentamente orchestrata. E ora ha vinto la partita lunga due decenni, realizzando ciò che generazioni di leader sovietici potevano solo sognare: Putin lo ha fatto non attraverso carri armati e missili, ma attraverso la pazienza strategica, la manipolazione delle istituzioni democratiche e una fede incrollabile nel destino geopolitico russo.Questo nuovo finale della Guerra Fredda non si conclude con il trionfo della democrazia liberale occidentale, ma con il suo sistematico smantellamento. L'impalcatura ideologica portante del Cremlino, in cui il potere è verità, i principi sono debolezza e il clientelismo è l'unica vera ideologia, ora definisce la Casa Bianca”. E questo non deve sorprendere. Trump e Putin sono ‘alleati' di lunga data, ancora prima del 2016, quando Trump vinse per la prima volta le elezioni americane. Le tracce di questa relazione pericolosa per l'America e per il resto del mondo risalgono a molto prima e si intrecciano con i movimenti estremisti di matrice cristiano-nazista e più recentemente con il progetto politico dei signori della Silicon Valley. Oggi gli Usa sono leader di un movimento fascista globale. (00:00:00) USA, Russia e l'imperialismo mafioso(03:30:21) La conferenza di Monaco è l'inizio di una nuova era(10:34:20) Trump-Putin “alleati” contro l'Europa e le democrazie liberaliRegia: VudioBrani musicali: Rage Against The Machine - Wake Up ; One Day (Vandaag) - Bakermat
Nel giorno in cui a Parigi si riuniscono capi di Stato e di governo di una ventina di nazioni, il Presidente americano Donald Trump attacca Zelensky, definendolo “comico mediocre e dittatore senza elezioni”. Il presidente ucraino ha replicato che Trump sta vivendo di “disinformazione russa”. Parliamo di tutto questo prima con Danilo Ceccarelli, collaboratore da Parigi e poi con Andrea Margelletti, presidente del Cesi, Centro studi internazionali. Proseguiamo la puntata parlando degli ultimi aggiornamenti sullo stato di salute di Papa Francesco. Sentiamo Carlo Marroni, giornalista de Il Sole 24 Ore.La Procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo per il titolare di un’azienda che aveva prodotto un insaccato che presentava livelli del batterio Listeria superiori ai limiti, e che aveva portato alla morte una donna di 61 anni. Ne parliamo con Marco Silano, Direttore Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrino-metaboliche ed Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità.Dopo la brutta serata per le italiane di ieri, tocca alla Juventus stasera cercare di raggiungere gli ottavi di Champions League. Ci aggiorna il nostro Dario Ricci.
Oggi si è tenuto a Bruxelles la riunione dei ministri della Difesa della Nato. Sul tavolo inevitabilmente quanto annunciato ieri da Donal Trump in merito all'inizio delle trattative per una pace in Ucraina e la richiesta all'Europa, avanzata dal Segretario americano alla Difesa Pete Hegseth, di farsi carico della maggior parte dei finanziamenti all'Ucraina. Dai 31 membri della Nato Trump continua a pretendere un impegno finanziario maggiore del 2% del loro Pil, mentre complessivamente i Paesi Nato della Ue sono all 1,9%, con l Italia per esempio che non arriva all 1,6%. Nello specifico Cambio in un intervento all'incontro dello Ukraine Defence Contact Group, che riunisce più di 40 paesi alleati dell'Ucraina, tenutosi ieri a Bruxelles, il Segretario americano alla Difesa Pete Hegseth ha dichiarato che l'Europa dovrà fornire la maggior parte dei finanziamenti all'Ucraina, segnando un cambio di rotta nella politica di Washington. Se tutti i Paesi Ue fossero al 2% del Pil, così come chiede la Nato già ora, ci sarebbero 60 miliardi in più da spendere. I singoli Paesi europei in questi mesi dovranno decidere se mantenere l inefficiente frammentazione e rimpolpare i loro sistemi di difesa, pagando ognuno di tasca propria e portando acqua all industria militare Usa, o accordarsi per una Difesa comune europea. Per finanziarla, sempre nel quadro della Nato, è in discussione la possibilità di emettere debito comune. In questo caso gli scenari sono due: 1) acquisti centralizzati dai miglior offerenti per spendere meno; 2) concentrare le risorse sulla industria europea per uniformare le forniture. A margine della Ministeriale della Nato a Bruxelles si è espresso anche il ministro della Difesa Guido Crosetto: 'Su obiettivo oltre 3% concordi quasi tutti' L'impegno di spendere per la difesa una somma annua pari ad almeno il 2% del Pil "ormai è ampiamente superato". Il segretario alla Difesa degli Usa Pete Hegseth "ci ha ribadito che la richiesta di Donald Trump sarà al 5%. Noi abbiamo ribadito che per molti Paesi è impossibile pensare di raggiungere un obiettivo di questo tipo". "Probabilmente - ha aggiunto - a fine giugno, quando si riunirà la Nato, ci sarà un'ulteriore proposta" di obiettivo per la spesa per la difesa, "che non sarà più sicuramente il 2%, neanche il 2,5%. Si parla di oltre il 3%", obiettivo che, conclude, "trova concordi quasi tutti i Paesi". Ne parliamo con Adriana Cerretelli, editorialista Il Sole 24 Ore Bruxelles.La Lega insiste sulla pace fiscale ma Giorgetti non si sbilanciaL obiettivo per ora è soprattutto mediatico. Matteo Salvini ha riunito ieri alla Camera il Consiglio federale della Lega per rilanciare la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali che secondo il vicepremier del Carroccio potrebbe arrivare in primavera, anche con un decreto ad hoc. Toccherà ora a Giancarlo Giorgetti mettere in pratica l idea riuscendo a far quadrare i conti di quella che il segretario della Lega ha battezzato pace fiscale . E qui viene il difficile. Lo si capisce dalla risposta sibillina del ministro dell Economia. Ai giornalisti che gli chiedono se sia d accordo con questa nuova rottamazione risponde con un sibillino «non smentisco». A spanne il costo si aggirerebbe attorno ai 5 miliardi di euro. Tanto, troppo per un bilancio in sofferenza. Oggi il ministro dell Economia Giancarlo Giorgetti durante il question time al Senato ha spiegato che lavora sempre sulle coperture di ogni tipo perché purtroppo il lavoro il Mef è su tutte le coperture, rispondendo alla domanda se fosse in corso la ricerca di risorse per la rottamazione delle cartelle fiscali. Intanto ieri è arrivato ieri sera in extremis l emendamento fiscale al Milleproroghe che riapre i termini della rottamazone quater (domande entro il 30 aprile) e corregge la stretta sulle auto aziendali: i contratti firmati nel 2024 eviteranno l aumento di costi. Intanto la Lega insiste sulla sanatoria in 10 anni. Alleati freddi. Ne parliamo con Gianni Trovati, de Il Sole 24 OreTim, ok a Mef-Retelit su Sparkle La firma per il distacco di Sparkle da Telecom Italia è fissata per l 11 aprile, ma la vendita sarà completata «entro il primo trimestre del 2026», una volta ottenute le prescritte autorizzazioni antitrust e golden power. Il cda Tim ha approvato ieri l offerta Mef-Retelit. Della società dei cavi sottomarini il Mef rileverà il 70%, la controllata italiana del fondo Asterion il 30%, finanziando l operazione per circa la metà a debito, con il supporto di un pool di banche (Intesa, Ing, Bpm e Mps). L offerta, che valuta la società dei cavi sottomarini internazionali 700 milioni in termini di enterprise value, era diventata vincolante prima di Natale, ma il termine di validità, inizialmente fissato nel 27 gennaio, era poi slittato al 15 marzo. L offerta è passata al vaglio del Comitato parti correlate per la presenza nel capitale di Cdp (9,8%) e nel board del presidente della Cassa Giovanni Gorno Tempini. Ieri il board ha esaminato anche il preconsuntivo del 2024 che ha riportato risultati anche migliori degli obiettivi aziendali. La nota Tim sottolinea che «sono state centrate tutte le guidance per tre anni consecutivi». I ricavi consolidati sono cresciuti del 3,1% a 14,5 miliardi, con un miglioramento dell 1,5% a 10,2 miliardi sul mercato domestico e un progresso del 6,8% a 4,4 miliardi in Brasile. L Ebitda aumenta dell 8,3% a 4,3 miliardi, con contributo analogo e identica progressione dalle attività in Italia e nel Paese sudamericano. L Ebitda after lease sale del 10,1% a 3,7 miliardi (+8,5% sul mercato domestico a 2 miliardi e +11,9% in Brasile a 1,7 miliardi). Sul mercato domestico Tim consumer ha riportato ricavi per 6,1 miliardi (+0,6%) e Tim enterprise per 3,3 miliardi (+4,1%). Ne parliamo con Antonella Olivieri Il Sole24OreConfindustria: dai dazi effetti profondi sull ItaliaTrump firmerà presto un ordine per imporre dazi a tutti i Paesi che applicano dazi sulle importazioni statunitensi. Il presidente statunitense ha già annunciato dazi su acciaio e alluminio dal 12 marzo, scatenando reazioni negative da Canada, Ue e Messico.In questo contesto secondo il Centro Studi di Confindustria, che oggi ha pubblicato una nota, l export italiano è più esposto della media Ue al mercato Usa. Tra i settori maggiormente esposti: bevande (39%), autoveicoli e altri mezzi di trasporto (30,7% e 34%) e farmaceutica (30,7%). Nel 2024 le vendite di beni italiani negli Usa sono state pari a circa 65 miliardi di euro, generando un surplus vicino a 39 miliardi. "I lavori empirici basati sull esperienza della prima amministrazione Trump - si legge nella nota - mostrano che i dazi si sono scaricati interamente sui prezzi di acquisto, con un impatto finale di minori margini per le imprese e maggiori prezzi per i consumatori. Per Italia ed Europa si prefigurano considerevoli rischi, accanto ad alcune opportunità, in termini di quote di mercato potenzialmente contendibili nel mercato Usa liberate dal decoupling con la Cina". I dazi, spiega il Centro Studi, sono uno strumento "estremamente distorsivo" e nel caso dell'Italia " le connessioni economiche sono estremamente profonde". Il commento è di Alessandro Fontana, direttore del Centro studi di Confindustria.
I due aspetti della politica di Trump sui dazi, strumento di negoziato e strumento di reindustrializzazione. Con Canada e Messico abbiamo visto il primo, com la Cina vedremo il secondo. Nel frattempo la vera sorpresa, il taglio della spesa pubblica.
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Oggi con l'inviato Francesco Bechis andiamo in Lapponia dove Giorgia Meloni cerca di convincere gli alleati a spendere più soldi per gli armamenti e venire incontro alle richieste di Donald Trump, l'analisi di Lorenzo Vita spiega quanto questo podcast aveva temuto: l'annunciata tregua a Gaza è molto più fragile di quanto era stato annunciato, quindi la pagina dello spettacolo con Momenti di Gloria che oggi parla del film dedicato a Bob Dylan con il commento di Gloria Satta
In questo podcast, esploreremo con Valerio l'importanza delle alleanze con Dio, con un focus particolare sul sacramento e sulle ordinanze che ci avvicinano a Lui. Ascoltando, scoprirai come queste alleanze possono rafforzare la tua fede, perché Dio vuole che stringiamo questi patti con Lui, e troverai ottime domande su cui riflettere. Buon ascolto!
Galvanizzato dal successo ottenuto durante la battaglia della Marna, Joffre comanda una nuova offensiva nel settore del fiume Aisne, destinata però ad esaurirsi rapidamente a causa del logoramento degli Alleati e alla resistenza dell'esercito imperiale. Il nuovo capo di stato maggiore germanico, il generale Von Falkenhayn, si rende conto che dovendo combattere su due fronti, se vuole avere una qualche possibilità di successo, deve annientare una spina nel fianco dimenticata ad Anversa alcune settimane prima...Seguimi su Instagram: @laguerragrande_podcastSe vuoi contribuire con una donazione sul conto PayPal: podcastlaguerragrande@gmail.comScritto e condotto da Andrea BassoMontaggio e audio: Andrea BassoFonti dell'episodio:11248 Sächsisches Kriegsministerium, Nr. 8054 Christine M. Bolli, Fact and fiction: The explosion of Reims Cathedral during World War I, Smarthistory, 2020 Chemin Des Dames, Treccani Michael Duffy, Karl Von Einem, firstworlwar, 2009 J. E. Edmonds, Military Operations France and Belgium, 1914: Antwerp, La Bassée, Armentières, Messines and Ypres October–November 1914, History of the Great War Based on Official Documents by Direction of the Historical Section of the Committee of Imperial Defence, 1925 R. T. Foley, German Strategy and the Path to Verdun: Erich Von Falkenhayn and the Development of Attrition, 1870–1916, Cambridge University Press, 2007 Franck Hanot, Frédéric Simien, Regard géologique sur le Chemin des Dames, Chemins de Mémoire, Ministère des Armées Peter Hart, La grande storia della Prima Guerra Mondiale, Newton & Compton, 2013 M. O. Humphries, J. Maker, Der Weltkrieg: 1914 The Battle of the Frontiers and Pursuit to the Marne, Germany's Western Front: Translations from the German Official History of the Great War, Wilfrid Laurier University Press, 2013 Donald C. Richter, Chemical Soldiers: British Gas Warfare in World War I, University Press of Kansas, 1992 Hew Strachan, To Arms. The First World War, Oxford University Press, 2001 Hew Strachan, Shells Crisis of 1915, 1914-1918 Online, 2016 The Alaska Daily Empire, 26/09/1914 Thilo Vogelsang, Hausen, Max Freiherr von, Neue Deutsche Biographie, 1969 H. P. Willmott, La Prima Guerra Mondiale, DK, 2006In copertina: Illustrazione di Hilary Jane Morgan da un volume illustrato del 1915. La fanteria francese attraversa il fiume Aisne in equilibrio su l'unico binario sopravvissuto all'esplosione di un ponte ferroviario demolito dai Tedeschi, 13 settembre 1914.
Il Gran Premio lo avete visto: Bagnaia ha fatto una gara bellissima rintuzzando gli attacchi di Marquez (che poi è scivolato) e finendo davanti a Martin in una corsa resa insidiosa dalla pioggia. Cinonostante ora, con uno svantaggio ridotto a 17 punti il pilota del team Lenovo non può essere tranquillo perché nei restanti due Gran Premi, Jorge potrebbe sempre arrivare secondo e vincere il titolo anche se Pecco vincesse tutte le gare.Ovviamente non andrà sempre così, ecco che sia dall'una che dall'altra parte si cercheranno alleati.Ah: c'è anche il duello per il terzo posto fra Marquez e Bastianini: non si tireranno indietro.Ne parlano Paolo, Carlo e Matteo da Buriram.
In questo episodio seguiremo lo sviluppo di due campagne militari molto poco conosciute, condotte dagli Alleati contro le colonie germaniche del Togo e del Camerun. La prima si risolse in appena venti giorni, mentre la seconda ebbe una durata più lunga, a causa dell'inaspettata resistenza delle forze tedesche.Seguimi su Instagram: @laguerragrande_podcastSe vuoi contribuire con una donazione sul conto PayPal: podcastlaguerragrande@gmail.comScritto e condotto da Andrea BassoMontaggio e audio: Andrea BassoFonti dell'episodio:J. E. M. Atwell, The battle of Sandfontein, Imperial Research, 2006 Boeri, Treccani Jurgens Johannes Britz, Genl S G (Manie) Maritz se aandeel aan die rebellie van 1914 – 1915, University of Pretoria, 1979 John Buchan, A History of the Great War, Houghton Mifflin, 1922 B. Bunting, The Rise of the South African Reich. London, Penguin, 1964 Camerun, Treccani Convenzione dell'Aia del 1899, Dichiarazione III M. Chappell, Seizing the German Empire. The British Army in World War I: The Eastern Fronts, Osprey, 2005 Fritz Damis, Auf Dem Moraberge – Erinnerungen an Die Kämpfe Der 3. Kompagnie Der Ehemaligen Kaiserlichen Schutztruppe Für Kamerun, 1929 Hennie de la Rey, Lappe Laubscher, Die ware generaal Koos de la Rey, Protea Boekhuis, 1998 Der Raubzug Gegen Unsere Kolonien, Der Täglichen Rundschau, 1915 Golf Dornseif, Kameruner Endkampf Um Die Festung Moraberg, 2010 Harry Fecitte, Lake Chad Area: 1914, The Soldier's Burden Michael Friedewaldurl, Funkentelegrafie und deutsche Kolonien. Technik als Mittel imperialistischer Politik, Vortrag auf der Jahrestagung der Georg-Agricola-Gesellschaft in München, 2001 Helga Bender Henry, Cameroon on a Clear Day, William Carey Library, 1999 Judicial Commission of Inquiry into the circumstances leading up to and attending upon the deaths of Senator General the Honourable J.H. de la Rey and Dr. G. Grace: report of the commissioner, the Hon. Mr. Justice Gregorowski, 1914 D. Killingray, Companion to World War I, Blackwell, 2012 Evert Kleynhans, South African invasion of German South West Africa (Union of South Africa), 1914-1918 Online, 2015 Hans Lenssen, Chronik von Deutsch-Südwestafrika 1883 – 1915, Namibia Wissenschaftliche Gesellschaft, 2002 Louis Botha, Encyclopedia Britannica Manie Maritz, My lewe en strewe, 1939 F. J. Moberly, Military Operations Togoland and the Cameroons 1914–1916, History of the Great War Based on Official Documents by Direction of the Historical Section of the Committee of Imperial Defence, Imperial War Museum and Battery Press, 1995 T. Morlang, Askari und Fitafita: "farbige" Söldner in den deutschen Kolonien, Links, 2008 V. J. Ngoh, Cameroon (Kamerun): Colonial Period: German Rule, Encyclopedia of African History, Fitzroy Dearborn, 2005 George Ndakwena Njung, Soldiers of their own. Honor, violence, resistance and conscription in colonial Cameroon during the First World War, University of Michigan, 2016 George Ndakwena Njung, West Africa, 1914-1918 Online, 2024 J. G. Orford, The verdict of history – Reflections on the possible influence of Siener van Rensburg's visions on General J. H. "Koos" de la Rey and some of the results, Military History Journal 2, Military History Society, 1971 Deneys Reitz, J.C. Smuts, Commando: A Boer Journal of the Boer War, Kessinger Publishing, 2005 Francis Reynolds, Allen Churchill, Francis Miller, The Cameroons, The Story of the Great War, 1916. P. Schreckenbach, Die deutschen Kolonien vom Anfang des Krieges bis Ende des Jahres 1917, Weber, 1920 Timothy J. Stapleton, Union of South Africa, 1914-1918 Online, 2016 Hew Strachan, The First World War in Africa, Oxford University Press, 2004 Ian Van Der Waag, Battle of Sandfontein, First World War Studies 4, 2013 André Wessels, Afrikaner (Boer) Rebellion (Union of South Africa), 1914-1918 Online, 2015 H. P. Willmott, La Prima Guerra Mondiale, DK, 2006In copertina: soldati ghanesi del Reggimento della Costa d'Oro, fotografati nel corso della campagna del Togo, agosto 1914.
Dopo aver attirato l'attenzione dell'amministratore del sistema la situazione si fa molto delicata nel mondo in cui le nostre entità si sono rifugiate e come se non bastasse ogni comunicazione interna è interrotta per cui ritrovare il Professor Ethan non sarà molto facile per il resto della compagnia.Giocatori: Alessandro, Apple.j, Nonno Nerd, Uddina, XenoNarratore: StefanoMontaggio: Stefano, AlessandroMusiche:Kevin Mc Leod, Dark Fantasy Studio, Holznac00Remote è il podcast di Fumblecast nato dalla community per giocare di ruolo anche da remoto.Tutti i nostri contenuti sono gratuiti e disponibili pubblicamente, rilasciati sotto licenza Creative Commons BY-NC-SA 4.0: puoi distribuirli, manipolarli, copiarli quanto vuoi, e se hai dubbi su quali siano i limiti entro cui farlo puoi scriverci su Discord, dove saremo felice di risponderti.Un'ultima cosa: Quello che noi mettiamo in scena non è scriptato e giochiamo live, così come ci viene. Questo non vuol dire che sia l'unico modo o il modo giusto di giocare: se giochi in maniera diversa non è un problema!Remote fa parte di Fumblecast, un network indipendente di podcast che parlano di giochi. Puoi scoprire di più sul nostro sito https://podcast.fumblegdr.it/#remote #fumblecast #fallout #gdr #rpg #ttrpg #actualplay #ai
Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha presentato al Consiglio europeo il suo “piano per la vittoria”, una serie di richieste strategiche rivolte ai suoi alleati per arrivare alla pace con la Russia entro il 2025. Con Davide Maria De Luca, giornalistaIl 16 ottobre il senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge presentato da Fratelli d'Italia per rendere la gestazione per altri o gpa un “reato universale”. Con Chiara Lalli, giornalista e bioeticistaOggi parliamo anche di:Film • Megalopolis di Francis Ford CoppolaCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
ROMA (ITALPRESS) - Gli animali da compagnia non sono solo amici fedeli, ma autentici alleati del benessere psicofisico, specialmente per le persone più fragili. E' quanto emerge dalla ricerca condotta da AISA - Federchimica, l'Associazione Nazionale Imprese Salute Animale, in collaborazione con l'Istituto di Ricerca SWG sul rapporto dei cittadini italiani con gli animali da compagnia. Dallo studio viene fuori che l'88% degli intervistati ritiene che avere cura di un animale domestico contribuisca in modo significativo alla salute psicofisica delle persone più fragili, come gli anziani.mgg/gsl/gtr
ROMA (ITALPRESS) - Gli animali da compagnia non sono solo amici fedeli, ma autentici alleati del benessere psicofisico, specialmente per le persone più fragili. E' quanto emerge dalla ricerca condotta da AISA - Federchimica, l'Associazione Nazionale Imprese Salute Animale, in collaborazione con l'Istituto di Ricerca SWG sul rapporto dei cittadini italiani con gli animali da compagnia. Dallo studio viene fuori che l'88% degli intervistati ritiene che avere cura di un animale domestico contribuisca in modo significativo alla salute psicofisica delle persone più fragili, come gli anziani.mgg/gsl/gtr
Ansa - di Laurence Figà-Talamanca.Feriti due caschi blu indonesiani. Protestano Roma e gli alleati.
Il crepuscolo del nazismo nelle ultime settimane della seconda guerra mondiale vide la massiccia distruzione di strutture, infrastrutture e beni di valore, ordinata da Hitler il 19 marzo 1945 per lasciare terra bruciata agli Alleati. Anche per il più vasto deposito europeo di superlative opere d'arte saccheggiate, realizzato nella miniera di salgemma di Altaussee, nel cuore alpino dell'Austria, venne dato ordine di annientamento. Sullo sfondo delle iniziative per Bad Ischl-Salzkammergut Capitale Euopea della Cultura 2024, con l'aiuto di esperti e testimoni, fra cui le storiche dell'arte Elisabeth Novak-Thaller e Birgit Schwarz, Flavia Foradini ricostruisce quei momenti drammatici e i salvifici atti d'insubordinazione che hanno consentito di preservare per i posteri un inestimabile patrimonio artistico razziato dai nazisti in tutti i territori occupati.undefined
Kamala Harris accetta la nomination: “L'America non tornerà indietro”.
ANSA - di Luca Mirone.'Teheran faccia un passo indietro'. Rafforzata la presenza americana.
Scontro con Pechino nell'ultimo giorno del vertice Nato. Nella dichiarazione degli Alleati si sostiene infatti che il Paese guidato da Xi Jinping "deve interrompere qualsiasi forma si sostegno politico e materiale" alla Russia e si sottolinea inoltre che Pechino “costituisce un pericolo per l’Europa e la sicurezza”. Ne parliamo con Arturo Varvelli, direttore della sede romana dello European Council on Foreign Relations.
ANSA - di Benedetta Guerrera.Gli alleati avvertono la Cina: 'Fermi il sostegno a Mosca'.
I Carabinieri, gli Alleati e la vita quotidiana Con questo episodio vogliamo toccare un tema poco conosciuto o addirittura sconosciuto. Sappiamo che al seguito del contingente alleato, i Carabinieri furono tra i primissimi ad entrare nella Capitale allo scopo di ricostituire rapidissimamente i comandi dell'Arma che erano presenti a Roma sino al 7 ottobre 1943. Dunque un bisogno diffuso di pubblica sicurezza che i Carabinieri assolvevano con la soddisfazione dei comandi alleati preoccupati di non "perdere" militari nelle attività diverse da quelle di combattimento e di supporto al combattimento. L'ingresso a Roma fu anche l'opportunità per istituire nuovamente il Comando Generale (21 luglio 1944), ce lo ricorda il Notiziario Storico dell'Arma dei Carabinieri dell'anno 2016, n.3. Di conseguenza fu soppresso il Comando Carabinieri dell'Italia Liberata di cui il generale di divisione Giuseppe Piéche ne era stato comandante dal 19 novembre 1943 al 19 luglio 1944. L'allontanamento del Fronte dalla Capitale fu anche importante perché avviò una ricerca di ordine e di ritorno alla normalità per quanto possibile. A tale scopo proprio alla fine del 1944 fu tracciato un bilancio delle attività condotte sul territorio nazionale liberato a favore degli Alleati. Il documento reperito presso l'Archivio Storico dell'Arma dei Carabinieri testualmente riporta “Contributo dell'Arma e delle popolazioni alla causa degli alleati”. Dunque un testo che guardava molto al contributo militare e poco e nulla diceva sul servizio d'istituto. La narrazione non riporta naturalmente ciò che accadde ai Carabinieri in quei mesi, il ripristino delle Stazioni Carabinieri, le difficoltà logistiche, quelle alloggiative, la penuria di cibo, una criminalità spicciola e poi quella organizzata che approfittava di ogni occasione per commettere crimini di ogni tipo. Insomma, anche i Carabinieri Reali che ebbero a che fare con gli Alleati e con le loro Military Police si trovarono impegnati come raccontiamo in questo episodio. A voi buon ascolto! A noi un vostro voto (come le maestre della Primaria) sia su Apple Podcast (ratings&reviews) sia su altre piattaforme di ascolto che consentono di riportare un indice di gradimento!
Quando, tra l'aprile e il maggio del '45, si aprono i cancelli dei lager, gli IMI sono vittime di un altro paradosso: sono liberati ma non liberi, presi in consegna dagli Alleati. Inglesi, francesi, russi: fra biechi calcoli politici e scandalosa indifferenza, i prigionieri italiani sono trattenuti nei campi di raccolta per mesi e mesi. E neppure in patria ci si preoccupa di loro: un prolungamento di attesa e sofferenza scandaloso. Il ritorno a casa, poi, dovranno spesso farselo a piedi, dalla Germania o dalla Polonia, tra infinite traversie: per poi scoprire che i famigliari e gli amici magari li hanno dimenticati, si sono rifatti una vita, conciati come sono neppure la madre li riconosce, e nessuno ha voglia di sentirsi raccontare quel che hanno passato. Così, gli Imi finiscono per tacere e la loro storia non la racconta più nessuno. Tranne Guareschi, e pochi altri. Anche e voi, ora: se vorrete.Perché adesso avrete più chiaro che quel loro “NO” contiene un senso profondo e ci suggerisce che noi italiani siamo magari un po' meglio di come ci dipingono. E poi, ora sappiamo che non è vero che il non violento perde sempre e il violento vince: esistono vittorie senza violenza.
Quando, tra l'aprile e il maggio del '45, si aprono i cancelli dei lager, gli IMI sono vittime di un altro paradosso: sono liberati ma non liberi, presi in consegna dagli Alleati. Inglesi, francesi, russi: fra biechi calcoli politici e scandalosa indifferenza, i prigionieri italiani sono trattenuti nei campi di raccolta per mesi e mesi. E neppure in patria ci si preoccupa di loro: un prolungamento di attesa e sofferenza scandaloso. Il ritorno a casa, poi, dovranno spesso farselo a piedi, dalla Germania o dalla Polonia, tra infinite traversie: per poi scoprire che i famigliari e gli amici magari li hanno dimenticati, si sono rifatti una vita, conciati come sono neppure la madre li riconosce, e nessuno ha voglia di sentirsi raccontare quel che hanno passato. Così, gli Imi finiscono per tacere e la loro storia non la racconta più nessuno. Tranne Guareschi, e pochi altri. Anche e voi, ora: se vorrete.Perché adesso avrete più chiaro che quel loro “NO” contiene un senso profondo e ci suggerisce che noi italiani siamo magari un po' meglio di come ci dipingono. E poi, ora sappiamo che non è vero che il non violento perde sempre e il violento vince: esistono vittorie senza violenza. Testo: Paolo Colombo con Valentina VillaCura editoriale, musiche e sound design: Andrea Franceschi.Registrazione e editing: Giorgio BaùComunicazione e marketing: Arianna FainaDesign director: Laura CattaneoIllustrazione: Giorgio De MarinisProduzione: Il Sole 24 Ore
Continuiamo il racconto di alcune delle grandi operazioni militari della II Guerra Mondiale.
Al centro di questa puntata alcune delle grandi operazioni militari della II Guerra Mondiale, partendo, ovviamente, dallo Sbarco in Normandia.
Ruggero Cappuccio"La principessa di Lampedusa"Feltrinelli Editorewww.feltrinellieditore.itEros, passione, misteri e segreti di famiglia fiammeggiano nella personalità di Beatrice Tasca Filangeri di Cutò, principessa di Lampedusa, che nel maggio del 1943 attraversa una Palermo deserta, tra le rovine provocate dai bombardamenti alleati.Beatrice riprende possesso del palazzo di famiglia: tra soffitti sfondati e librerie crollate, si riaccende il ricordo dei giorni in cui la città era meta di viaggiatori stranieri, un passato di grazia e splendore, sogni, fantasie e amori forse ancora possibili. Fuori dalle mura del palazzo, il presente si sgretola, l'Italia e l'Europa sono teatro di una guerra spaventosa, gli Alleati stanno per sbarcare in Sicilia. Il mondo sembra alla fine, ma Beatrice non si tira indietro: protegge, esorta, si espone.E il futuro? Il futuro ha gli occhi malinconici di suo figlio Giuseppe e la splendida vitalità di Eugenia, giovane appassionata di stelle e pianeti che osserva Beatrice dalla finestra di fronte. La ragazza è affascinata dalla libertà naturale e ostinata con cui la principessa si comporta; libertà che la sua famiglia invece le nega, avendola prima costretta a interrompere gli studi di Fisica e ora cercando di imporle un matrimonio combinato.Per la ragazza e per il figlio, la principessa ha in serbo progetti ambiziosi che sfidano il tempo. E mentre tesse le sue trame d'amore, con l'aiuto della gente del quartiere organizza un ricevimento al quale saranno invitati i più grandi nomi del bel mondo palermitano, dai Lanza di Trabia ai Florio, dai Valguarnera ai Moncada. Un invito spregiudicato per un ultimo ballo sotto le bombe.Beatrice Tasca Filangeri di Cutò, madre dell'autore del Gattopardo, e autrice a sua volta di un'opera di cui non si sono salvate che poche pagine, diventa protagonista di questo romanzo grazie a Ruggero Cappuccio, il solo scrittore che poteva – per cultura, sensibilità, storia personale – ridarle vita.“Quando capì di aver vinto il duello con se stessa?”“Non ho mai capito di averlo vinto. Ho capito soltanto che i duelli tra l'amore e il dolore finiscono sempre in parità.”Ruggero Cappuccio (Torre del Greco, 1964) è scrittore, drammaturgo e regista. Tra le sue opere: Delirio marginale (premio Idi 1993) e Il sorriso di San Giovanni (premio Ubu novità italiana 1997), di cui ha firmato la regia anche per il cinema. Ha lavorato con Luca Ronconi, Riccardo Muti, Rimas Tuminas e Jan Fabre. Per Rai International ha curato la regia di Lighea, tratto dall'omonimo racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il suo ultimo film è Shakespea Re di Napoli (2023). Con La notte dei due silenzi è stato finalista al premio Strega 2008. Gli altri suoi romanzi sono Fuoco su Napoli (Feltrinelli, 2010; premio Napoli e premio Vittorini, 2011), La prima luce di Neruda (Feltrinelli, 2016) e Capolavoro d'amore (Feltrinelli, 2021). Inoltre ha pubblicato Paolo Borsellino. Essendo Stato (Feltrinelli, 2019), diventato un docufilm che ha diretto per Rai 1 e Rai Storia.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Putin, Salvini e gli alleati sparsi tra Europa e AmericaAncora trattori all'assalto di Roma
Fiorenza Pistocchi"Il coraggio è una cosa semplice"Giovani vite nella ResistenzaNeos Edizioniwww.neosedizioni.comUn romanzo storico in cui la finzione si intreccia con la realtà della lotta di Liberazione a Savona Savona, 10 maggio del 1945. Nei vicoli della città vecchia tre spari uccidono un uomo soprannominato il “Biondo”. È una di quelle uccisioni denominate “pistola silenziosa”, esecuzioni sommarie di fascisti, collaborazionisti o spie avvenute mesi successivi alla fine della guerra. Così inizia il romanzo storico che Fiorenza Pistocchi ha ambientato negli anni della Resistenza a Savona. Anna, Beppe, Gigi, Carlo e Giorgio sono giovani ragazzi che giorno dopo giorno vedono la loro quotidianità e il futuro diventare ostaggio di una guerra sanguinosa e di un regime spietato. È tempo di fare qualcosa, la cosa giusta, e il coraggio per farla viene da solo. Così si occupano della diffusione di informazioni utili ai partigiani, di consegnare armi alle squadre nascoste in montagna e di spiare i movimenti dei nazifascisti, interrogandosi sull'efficacia, i limiti e la moralità di ciò che possono fare. Non sono incoscienti, hanno paura, vivono con ansia ogni decisione, però agiscono e coinvolgono le loro famiglie, pronte ad aiutarli nonostante i rischi. Nelle pagine del romanzo si alternano e si intrecciano parti romanzate (quelle al passato remoto) e cronache di fatti accaduti realmente a Savona (narrati al presente) tra l'8 settembre 1943 e l'insurrezione del 23 e 24 aprile del 1945 che porterà alla Liberazione della città, eventi che talvolta coinvolgeranno i protagonisti o avranno un risvolto sulle loro scelte.Gli scioperi del 1943 e del 1944 a Savona e Vado (alle fabbriche Scarpa, Magnano, Ilva, Servettaz-Basevi, Brown-Boveri); i 77 operai arrestati nel marzo del ‘44 e deportati (torneranno solo in otto); le fucilazioni di partigiani al forte della Madonna degli Angeli, alla fortezza Priamar e al campo sportivo di Savona; gli eccidi di Valloria e di Voze; i partigiani della Divisione Garibaldi e i giovani resistenti di estrazione cattolica (Sergio Alpron, Aldo Picco, Renato Vuillermin, Clelia Corradini, membro dei Gruppi di Difesa della Donna, fucilata a Vado nell'agosto del 1944); i bombardamenti Alleati che precedettero lo sbarco in Provenza… Fiorenza Pistocchi è nata a Savona e vive a Pioltello, nel milanese. Collabora con Neos edizioni fin dal suo primo libro Il destino disegna paesaggi di mare (2014), capofila di una fortunata serie di gialli ambientati a Noli, con protagonista Vincenzo Russo, giovane vigile urbano, poi detective di polizia, geniale quanto misterioso risolutore di casi criminosi: Appuntamento a San Paragorio (2015); Il tesoro del Transylvania (2016); Le perle portano lacrime (2017); La madre nell'ombra (2019); Ossa sotto il castello (2020). Una nuova serie gialla è ambientata nei quartieri est di Milano fra Lambrate e Ortica: Il tocco del piccolo angelo (2021) e Angeli su fondo nero (2022), dove il commissario Perego indaga aiutato dalle visioni della bella creola Linette. Nel 2018 è uscito il suo romanzo a sfondo storico Il cuore tenace della lavanda, ambientato a cavallo della prima guerra mondiale, seguito nel 2019 da I colori del buio, ambientato a Pioltello nel periodo della deportazione. Sempre per Neos edizioni è stata curatrice delle sei edizioni di Natale a Milano, a partire dal 2016, e di MILANOè. Libro Rosa (2023). IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Sono sempre di più i soldati e i civili che si ritrovano a soffrire di disturbi dell'udito: è un aspetto non secondario della sindrome post-traumatica da stress. A cercare di contenerla è un ingegnere biomedico italiano, che da mesi lavora per formare personale locale in grado di combattere questo fenomeno. Ma intanto, racconta Marta Serafini da Kiev, Zelensky deve affrontare ben altri guai in materia di assistenza sanitaria.Per altri approfondimenti:Alleati incerti, sondaggi giù, il volto oscuro: che cosa succede a Zelensky?Nebbie e teste di ponte, così Kiev avanza sulla riva Est del DniproLe mosse di Putin e l'ingiusta solitudine di Zelensky
Nei giorni scorsi, il generale ucraino Oleksandr Tarnavskiy ha confermato che l'esercito di Kiev è riuscito a sfondare la prima linea di difesa delle truppe russe vicino a Zaporizhya. Secondo alcuni osservatori, invece, la controffensiva procede a rilento. L'analisi di Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa di IAI, Istituto Affari Internazionali.Facciamo poi il punto sul Gruppo Wagner con Micol Flammini, giornalista della redazione Esteri del Foglio e autrice de “La Cortina di Vetro”.Infine, con Mario Del Pero di Science Po, analizziamo il significato della visita a Kiev del segretario di Stato Usa Antony Blinken.
A 11 mesi dalla richiesta di adesione, il Paese nordico è ufficialmente diventato il 31esimo componente dell'Alleanza atlantica. Un percorso che si completa pochi giorni dopo le elezioni che hanno sancito la sconfitta del governo presieduto dalla socialdemocratica Sanna Marin. A prenderne il posto sarà una coalizione conservatrice con venature sovraniste. Irene Soave e Giuseppe Sarcina analizzano le conseguenze (in primis sulla guerra) di questa doppia svolta.Per altri approfondimenti:I Paesi del Nord svoltano a destra: le conseguenze per l'Italia, l'Europa e la guerra in UcrainaPerché Sanna Marin ha perso le elezioniLa Finlandia nella Nato, ecco cosa porta agli Alleati: soldati, commesse e rotte nell'Artico