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In questa puntata di "Storia d'Italia extra" facciamo un enorme salto avanti nella storia, per immergerci nella storia della Prima Repubblica, anzi della parte più violenta e complessa della storia del Secondo dopoguerra: gli anni di piombo, gli anni '70. Lo facciamo però da un punto di vista particolare, quello di un banchiere: Roberto Calvi, il (secondo) banchiere di Dio. ---Per ascoltare il podcast di Niccolò:Il banchiere di Dio: https://open.spotify.com/show/4MC8oK3Zd5h3gYRGd5blok?si=5b7d2b75a130421dGod's banker: https://open.spotify.com/show/4ZAjTjfntQp40Zvi3G02h8?si=64c9f79242f84bc7---Tutti i link di "Storia d'Italia": sito, libri, guerre incivili, patreon, tipeee...https://linktr.ee/italiastoria---Per comprare "Quando Venezia distrusse l'Impero romano":Amazon libro: https://amzn.to/4gR4tzGAmazon ebook: https://amzn.to/4hWFn36Altre opere letterarie:Per comprare "Ammiano": acquista fumettoPer comprare "Per un pugno di barbari":https://amzn.to/3rniBwdPer comprare "Il miglior nemico di Roma": https://amzn.to/3Zgzy8w---Per supportarmi:www.patreon.com/italiastoriahttps://it.tipeee.com/italiastoria Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
Pier Ferdinando Casini, Pensione: Ecco Quanto Percepisce Il Senatore!Pierferdinando Casini è un celebre senatore della Prima Repubblica. Ecco quanto percepisce di pensione!#breakingnews #ultimenotizie #notiziedelgiorno #notizie #cronaca #camera #deputati #italia #patrimonio #pensione #percepisce #pierferdinandocasini #politica #prende #quanto #senato #senatore #vitaprivata
#iran #conversazioniran #storia Genesi e sviluppi istituzionali (1979-89). Filippo Benedetti Milincovich presenta il suo libro (Marcianum Press).
Acquista i libri di Francesco Dei dal suo sito internet www.francescodei.com, Amazon o nelle principali librerie sparse sul territorio.Questa è la seconda parte della chiacchierata fatta con Francesco Dei, autore di libri storici sul Giappone e non solo. Mentre nella prima parte Francesco ci ha narrato la battaglia di Sekigahara, in questa seconda parte scopriremo come il risultato di quello scontro abbia plasmato i successivi 270 anni della storia giapponese, dall'ascesa alla carica di Shogun del clan Tokugawa, fino alla creazione della Repubblica di Ezo, breve esperimento repubblicano giapponese.Data la quantità di argomenti trattati, questa seconda parte risulterà meno lineare della precedente, ma assumerà i tratti di una vera chiacchierata, a cui spero vivamente vogliate partecipare nei commenti.La trascrizione è disponibile sul sito:https://www.podcastdelloshogun.itCerca il podcast sui social!https://www.facebook.com/podcastdelloshogunhttps://www.instagram.com/podcastdelloshogun/https://www.tiktok.com/@podcastdelloshogun---Mi trovi anche su Spotify:https://open.spotify.com/show/18pSpwnHNWevxRPaFpXh26Su Apple Podcast:https://podcasts.apple.com/us/podcast/podcast-dello-shogun/id1649546421Su Youtube:https://www.youtube.com/@PodcastDelloShogunSu Spreaker:https://www.spreaker.com/show/podcast-dello-shogun---Se desideri sostenere il podcast, puoi farlo in due modi:- Tramite ko-fi: https://ko-fi.com/podcastdelloshogun- Tramite Paypal: https://paypal.me/podcastdelloshogunFonti:SAMURAI - LA GUERRA DELL'ANNO DEL DRAGO, LA CADUTA DELLO SHOGUNATO E LA RESTAURAZIONE MEIJIpodcastdelloshogun.itfrancescodei.comImmagine:La battaglia di Ueno#podcast #podcastitalia #francescodei #samurai #shogun #japanese #giappone #giapponese #japan #storia #history #storiagiappone #storiagiapponese #guerra #culturagiapponese #giapponefeudale #culturaorientale #letteratura #letteraturagiapponese #shinobi #shinobinomono #sengokujidai #sengoku #tokugawa #toyotomi #oda #ninja #podshogun
L'offerta pubblica di scambio, attraverso la quale l'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, intende rilevare il Gruppo Banco Popolare di Milano - al di là di quelle che possano risultare le maggiori convenienze per i due singoli Istituti e, più in generale, per il panorama bancario nostrano considerato nel suo complesso - ha sicuramente posto in evidenza (e in aperta contrapposizione tra loro) due visioni profondamente distanti nel concepire il funzionamento dei mercati finanziari. Da un lato del tavolo da poker si collocano, infatti, i giocatori che fanno le loro puntate seguendo le regole (magari anche aride e spietate) dei numeri e dei rapporti di forza oggettivi, pensando – proprio come afferma Orcel – che l'Europa abbia bisogno di banche più forti e più grandi, che le consentano di “competere contro gli altri principali blocchi economici”; sulla sponda opposta siedono, invece, i nostalgici di quella che, durante la Prima Repubblica, veniva chiamata “la foresta pietrificata”, intendendo con questa definizione lo scenario immutabile che si presentava agli occhi degli osservatori internazionali, quando i nostri istituti di credito erano stabilmente in mano allo Stato e ai partiti, a prescindere da quelli che potessero essere i loro risultati di bilancio. E nel caso oggi in questione è forse bene precisare - quale elemento fondamentale - che lo Stato italiano non risulta possedere azioni di nessuna delle due banche in discussione. A che cosa è dovuta, quindi, la reazione di chiaro disappunto – degna di un fatto di “lesa maestà” – da parte del ministro Giorgetti che ha persino fatto balenare il ricorso alla cosiddetta “golden power”, quasi Unicredit fosse un gruppo straniero calato in Italia per minacciare la sicurezza economica e industriale del Paese? Ufficialmente perché – come dichiarato dallo stesso Giorgetti - l'operazione è stata “comunicata ma non concordata col governo”, anche se poi il vice premier Salvini, più apertamente, si è invece spinto fino ad avanzare l'ipotesi che “qualcuno volesse fermare l'accordo BPM – Monte Paschi di Siena per fare un favore ad altri”. E qui veniamo al “punctum dolens” perché, effettivamente, il passaggio del Banco Popolare di Milano nelle mani di Unicredit andrebbe a complicare non poco quei piani di accorpamento finanziario che, sulla linea Milano – Siena, potrebbero portare alla costituzione di un terzo polo bancario nazionale che, per affinità politiche, sarebbe piuttosto gradito al centrodestra. Ma qui torneremmo, appunto, ai tempi e ai modi della “foresta pietrificata”. Certamente, qualunque iniziativa economica è destinata a procedere più agevolmente se gode dei favori di un esecutivo in carica, tuttavia ci pare che – a parte una golden power di dubbia efficacia in questa vicenda – le carte in mano di cui dispone la politica in questo frangente, sappiano più di bluff, che di scala reale...Se mai, le vere difficoltà per Andrea Orcel arriveranno dagli azionisti di BPM che, non a caso, hanno già subito cominciato col respingere l'offerta giudicandola troppo bassa e che, magari, si stanno adesso mettendo anche alla ricerca di alleanze strategiche alternative. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
L'offerta pubblica di scambio, attraverso la quale l'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, intende rilevare il Gruppo Banco Popolare di Milano - al di là di quelle che possano risultare le maggiori convenienze per i due singoli Istituti e, più in generale, per il panorama bancario nostrano considerato nel suo complesso - ha sicuramente posto in evidenza (e in aperta contrapposizione tra loro) due visioni profondamente distanti nel concepire il funzionamento dei mercati finanziari. Da un lato del tavolo da poker si collocano, infatti, i giocatori che fanno le loro puntate seguendo le regole (magari anche aride e spietate) dei numeri e dei rapporti di forza oggettivi, pensando – proprio come afferma Orcel – che l'Europa abbia bisogno di banche più forti e più grandi, che le consentano di “competere contro gli altri principali blocchi economici”; sulla sponda opposta siedono, invece, i nostalgici di quella che, durante la Prima Repubblica, veniva chiamata “la foresta pietrificata”, intendendo con questa definizione lo scenario immutabile che si presentava agli occhi degli osservatori internazionali, quando i nostri istituti di credito erano stabilmente in mano allo Stato e ai partiti, a prescindere da quelli che potessero essere i loro risultati di bilancio. E nel caso oggi in questione è forse bene precisare - quale elemento fondamentale - che lo Stato italiano non risulta possedere azioni di nessuna delle due banche in discussione. A che cosa è dovuta, quindi, la reazione di chiaro disappunto – degna di un fatto di “lesa maestà” – da parte del ministro Giorgetti che ha persino fatto balenare il ricorso alla cosiddetta “golden power”, quasi Unicredit fosse un gruppo straniero calato in Italia per minacciare la sicurezza economica e industriale del Paese? Ufficialmente perché – come dichiarato dallo stesso Giorgetti - l'operazione è stata “comunicata ma non concordata col governo”, anche se poi il vice premier Salvini, più apertamente, si è invece spinto fino ad avanzare l'ipotesi che “qualcuno volesse fermare l'accordo BPM – Monte Paschi di Siena per fare un favore ad altri”. E qui veniamo al “punctum dolens” perché, effettivamente, il passaggio del Banco Popolare di Milano nelle mani di Unicredit andrebbe a complicare non poco quei piani di accorpamento finanziario che, sulla linea Milano – Siena, potrebbero portare alla costituzione di un terzo polo bancario nazionale che, per affinità politiche, sarebbe piuttosto gradito al centrodestra. Ma qui torneremmo, appunto, ai tempi e ai modi della “foresta pietrificata”. Certamente, qualunque iniziativa economica è destinata a procedere più agevolmente se gode dei favori di un esecutivo in carica, tuttavia ci pare che – a parte una golden power di dubbia efficacia in questa vicenda – le carte in mano di cui dispone la politica in questo frangente, sappiano più di bluff, che di scala reale...Se mai, le vere difficoltà per Andrea Orcel arriveranno dagli azionisti di BPM che, non a caso, hanno già subito cominciato col respingere l'offerta giudicandola troppo bassa e che, magari, si stanno adesso mettendo anche alla ricerca di alleanze strategiche alternative. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Tra il 1992 e il 1994 uno scandalo di corruzione porta l'Italia a cambiare quasi completamente la classe politica. Cade la Prima Repubblica, che aveva governato l'Italia dal secondo dopoguerra. Vi raccontiamo la storia di Tangentopoli e del pool di Mani Pulite. L'episodio è consigliato per un livello intermedio
Sara Durantini"Pampaluna"Dalia Edizioniwww.daliaedizioni.it“Per molto tempo, sono stata un corpo senza storia. Dimenticata. Esclusa.”La protagonista di Pampaluna, una bambina in cerca della sua voce negata, scopre la potenza della scrittura per affrancarsi da un mondo permeato dalle leggi del patriarcato, dai codici della tradizione e dell'educazione di classe, verso la conquista della propria libertà.Sono gli anni della caduta del muro di Berlino, in televisione c'è Lady Oscar, alla radio passa Like a prayer.Nuove narrazioni si intrecciano alle vecchie cambiando il profilo delle cose.Alla radio Gianni Morandi canta Bella signora, in Italia c'è il Governo Andreotti e in Germania cade il Muro di Berlino; siamo nella campagna padana, sul finire della Prima Repubblica, e qui inizia la storia della protagonista di questo romanzo.In un giorno di fine estate, a causa di un incidente, una bambina prende coscienza di un grave disturbo del linguaggio che la rende diversa da tutti gli altri. Al complesso di inadeguatezza e inferiorità che la nuova consapevolezza porta con sé, si unisce l'angoscia di un ambiente familiare che si disgrega.Tutto il suo disagio infantile ha un bisogno disperato d'espressione ma la voce non c'è e lei è chiusa in una bolla di sofferenza, almeno fino a quando non scopre la parola scritta: prima rifugio, quindi possibilità di salvezza.Attraverso le storie e i pensieri che segretamente scrive nel diario, imparerà a usare un potere in grado di affrancarla da un mondo a cui non vuole appartenere, permeato dalle leggi del patriarcato, dai codici della tradizione e dell'educazione di classe; aprirà la strada verso la conquista di sé stessa e della propria libertà.Sara Durantini, nata a San Martino dall'Argine (MN) nel 1984, consegue la laurea magistrale in lettere moderne presso l'Università di Parma; vincitrice dell'edizione 2005-2006 del Premio Tondelli per la sezione inediti con il lungo racconto L'odore del fieno, nel 2007 pubblica il primo romanzo, Nel nome del padre, con la casa editrice Fernandel. Nel 2008 pubblica un racconto inserito nell'antologia Quello che c'è tra di noi, a cura di Sergio Rotino (Manni Editore), nel 2009 partecipa al Dizionario affettivo della lingua italiana, a cura di Matteo B. Bianchi e Giorgio Vasta (Fandango Libri), nel 2011 pubblica un racconto inserito nell'antologia Orbite vuote (Intermezzi Editore). Nel 2019 partecipa all'edizione aggiornata del Nuovo dizionario affettivo della lingua italiana (Fandango Libri) e nello stesso anno partecipa al volume L'unica via è il pensiero (Intermedia Edizioni) a cura del professore Hervé A. Cavallera. Nel 2021 pubblica L'evento della scrittura. Sull'autobiografia in Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux per la casa editrice milanese 13lab. Nel 2022 pubblica Annie Ernaux. Ritratto di una vita per la casa editrice deiMerangoli. Si tratta della prima biografia italiana dedicata alla scrittrice francese Premio Nobel per la Letteratura 2022. Nel 2023, per Dalia, cura il romanzo corale La terra inesplorata delle donne. IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Ricevi dove e quando vuoi tutti gli ingredienti freschi e già dosati per cucinare ricette nuove e sempre diverse. L'ispirazione per le tue cene è in una box per cucinare! Solo con l'offerta esclusiva di HELLO FRESH! https://bit.ly/3oFAh5d Codice SCONTO: CHEFIT99Il nostro canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCwSostieni DENTRO LA STORIA su Patreon: https://www.patreon.com/dentrolastoriaAbbonati al canale: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw/joinCon la scomparsa di Arnaldo Forlani si chiude, probabilmente in maniera definitiva, la stagione della Prima Repubblica Italiana. Dai primi passi in politica al fianco di Amintore Fanfani, alla presidenza del consiglio nel complesso e turbolento periodo di inizio anni 80, fino al triumvirato con Craxi ed Andreotti che segno' la seconda meta' degli anni 80. Una carriera politica terminata con la mancata elezione a Presidente Della Repubblica e con la condanna nel processo per la maxi tangente Enimont.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7456LA PARABOLA DI BERLUSCONI: LA CONTRO-RIVOLUZIONE MANCATA di Julio LoredoSilvio Berlusconi se n'è andato. Diverse testate hanno parlato addirittura di "fine di un'era". Pur con un tocco di enfasi giornalistica, non si può negare che egli sia stato un protagonista della vita politica italiana degli ultimi decenni. Non trovo migliore immagine per descrivere questo protagonismo che quella della parabola: dapprima ascendente fino a raggiungere un apice, salvo poi entrare in declino (e non parlo della sua salute), fino all'esito finale. Ciò, a mio avviso, racchiude un'importante lezione per il prossimo futuro sul modo di interpretare certi movimenti nell'opinione pubblica italiana.Io sono arrivato in Italia nel febbraio 1994, poco dopo l'ormai storica "discesa in campo" di Berlusconi, e in piena campagna elettorale per le politiche. Dicono che la prima impressione rimane per sempre. Ebbene, la mia prima impressione della politica italiana fu proprio questo ciclone berlusconiano che avanzava impetuoso, e che portò il Polo della Libertà da lui guidato al brillante trionfo nelle elezioni generali del 27 marzo. Per la prima volta nella storia italiana si insediava a Palazzo Chigi un governo che non aveva remore di definirsi di centro-destra, con una forte componente di destra tout court, rappresentata soprattutto da Alleanza Nazionale-MSI, che da sola ottenne il 13,47% de suffragi.Ricordo che regnava un clima di grande speranza. Dopo decenni di politiche centriste ispirate dalla Democrazia Cristiana - che poi finivano sempre per scivolare verso sinistra - si poteva cominciare a parlare di reazione conservatrice, o perfino tradizionalista. La nomina a Presidente della Camera della giovane Irene Pivetti, che allora si mostrava cattolica tradizionalista, rinforzò questa impressione.INTERCETTANDO LA REAZIONECrepitavano ancora i fuochi inquisitori dell'inchiesta giudiziaria nota come "Mani pulite", che spazzò via i partiti moderati della Prima repubblica, lasciando in campo soltanto il Partito Democratico della Sinistra (cioè il vecchio Pci), Rifondazione comunista, e i loro alleati, mai toccati dalle indagini del "pool" di Milano. Si trattò chiaramente di un'inchiesta condotta a senso unico. Il che, a mio avviso, permette di sollevare legittimi dubbi sul suo vero scopo. Comunque sia, col campo ormai sgombro da possibili concorrenti, la sinistra italiana accarezzava il sogno di arrivare al potere. Tutto portava a credere che così sarebbe stato, non fosse stato per la discesa in campo del Cavaliere, che scombussolò tutte le previsioni. E questo è un suo innegabile merito storico. Senza il suo intervento, l'Italia sarebbe irrimediabilmente scivolata a sinistra.Le sue analisi dell'opinione pubblica italiana, basate su rigorosi sondaggi, avevano, infatti, individuato una fortissima reazione conservatrice e anticomunista, che non trovava sbocco politico. Fu proprio per intercettare questa reazione che egli fondò il movimento Forza Italia! Associazione per il buon governo, che il 26 gennaio 1994 si presentò alle elezioni politiche, insieme ad Alleanza Nazionale-MSI di Gianfranco Fini e alla Lega Nord di Umberto Bossi. La sua visione si dimostrò vincente. Il 27 marzo 1994, il Polo della Libertà vinse col 42,87% dei suffragi, lasciando l'Alleanza dei Progressisti al 34,34%. Se prendiamo in considerazione che i moderati del Patto per l'Italia ottennero il 15,75%, possiamo affermare che c'era nel Paese una evidente maggioranza conservatrice. Era la fine della Prima Repubblica. Dopo mezzo secolo di palude democristiana, iniziava l'era del bipolarismo.L'ANALISI DELLA PARABOLA BERLUSCONIANAEd è proprio da questa reazione che bisogna iniziare l'analisi della parabola berlusconiana.Per un osservatore attento (ricordo commenti di Plinio Corrêa de Oliveira in questo senso), dietro un'apparente sonnolenza ottimista, si poteva intravedere nell'opinione pubblica italiana la formazione di due blocchi, separati da fessure molto più accentuate in profondità di ciò che sembravano in superficie. Col passare del tempo, queste fessure erano destinate a dilatarsi fino a diventare incolmabili.Da una parte, una sinistra militante che, alle vecchie cause comuniste aggiungeva quelle della rivoluzione culturale: aborto, droghe, omosessualismo, eutanasia, immigrazione, agenda lgbt e via discorrendo.Dall'altra parte, un pubblico che, forse per la prima volta nella storia recente, iniziava a capire che le cose erano andate troppo lontano e che bisognava reagire. Era formato da quelli che, per tradizione o convinzione, si opponevano agli eccessi rivoluzionari, e si stavano man mano risvegliando, fino a comporre un blocco in fase di consolidamento e di crescita. Non erano, o almeno non ancora, propriamente dei contro-rivoluzionari, cioè persone che reagiscono contro la Rivoluzione in modo integrale aspirando il suo contrario. Per lo più erano persone che, accorgendosi che il treno della Rivoluzione stava andando troppo veloce e verso indirizzi inquietanti, scesero alla prima stazione, domandandosi se era il caso di continuare il viaggio. Badate bene: non prendevano (per adesso) un treno di ritorno, ma non erano più sul Freccia Rossa della Rivoluzione.In mezzo c'era il solito blocco degli indifferenti, degli inerti, delle persone senza convinzioni definite. Si trattava però di un blocco destinato a essere progressivamente corroso dai due schieramenti opposti nella misura della loro rispettiva forza d'impatto.UNA CONTRO-RIVOLUZIONE MANCATA?Fino a dove sarebbe arrivata la reazione? Quali indirizzi avrebbe preso? Chi ne avrebbe approfittato? Quali erano i suoi connotati? Ecco alcune domande che si facevano gli strateghi del centro-destra, ormai al potere. Essi avevano davanti una scelta che avrebbe condizionato la storia del nostro Paese per anni. Il centro-destra sarebbe andato oltre le bagatelle della micro politica, capendo che gli italiani avevano loro affidato non solo il compito di governare ma, più profondamente, la missione storica di mettere un freno alla Rivoluzione? Avrebbe saputo implementare un programma di governo che davvero traducesse gli aneliti di questa crescente fascia reattiva dell'opinione pubblica?Non mancavano personaggi che si atteggiavano a guida della reazione. Mi viene in mente la giovane presidente della Camera, Irene Pivetti, qualificata dalla stampa "la Santa Giovanna d'Arco italiana". Don Gianni Baget Bozzo parlò del "ciclone Pivetti" che, all'insegna del tradizionalismo cattolico, soffiava sul Paese. Uno dei suoi primi atti fu di organizzare a Montecitorio la celebrazione quotidiana della Santa Messa in rito romano antico, alla quale assisteva indossando la mantiglia.Lo stesso Berlusconi non mancò di compiere diversi passi nella giusta direzione. Sdoganò una retorica anticomunista da tempo in disuso, difese la proprietà privata e la libera impresa, fomentò la nascita di una cultura alternativa alla sinistra, tutelò alcune tradizioni cattoliche del Paese, per esempio opponendosi al tentativo dell'Unione Europea di proibire il Crocifisso in luoghi pubblici, e altri atti di governo che sicuramente gli fanno onore. Che egli fosse un bastone fra le ruote della Rivoluzione si può cogliere, per esempio, dai feroci attacchi dei settori progressisti nei suoi confronti, che trovarono lo strumento perfetto nella pioggia di processi giudiziari scatenati da varie Procure, specialmente quella di Milano. Processi, va detto, dai quali ne uscì indenne.IL RIMBAMBIMENTO FINALECol passare del tempo, però, il berlusconismo iniziò a mostrare le sue inadeguatezze.Una prima inadeguatezza, in realtà essenziale, era la sua ispirazione liberale. Berlusconi mai portò la reazione, che egli in principio rappresentava, fino alle sue conseguenze logiche, fondandola sui principi inviolabili della Legge divina e naturale. Mai, per esempio, fece una vera battaglia in difesa della vita o della famiglia. Mai intraprese un'iniziativa per la rigenerazione morale e culturale dell'Italia. Anzi, le sue reti televisive erano fra le più trasgressive. Egli si comportò sempre da liberale. Qualcosa di molto diverso da quanto il pubblico reattivo si aspettava.Una seconda inadeguatezza, conseguenza della prima, era la sua vita personale, a dir poco sregolata. Anche qui, qualcosa di molto diverso da quanto il pubblico reattivo si aspettava. Le cose precipitarono quando, abbandonando la sua seconda consorte, iniziò un rapporto con la giovanissima Francesca Pascale, partigiana dell'agenda lgbt. Bisogna vivere come si pensa, altrimenti, prima o poi, si finisce col pensare come si è vissuto. Il vecchio Berlusconi iniziò quindi a guardare con occhio benevolo cause che fino al giorno prima avversava.Forse pensava che il suo personale carisma gli avrebbe spianato tutte le strade. Ora, il carisma di un leader va e viene qual piuma al vento. Ciò che restano sono le idee e i valori. E in questo campo, il Cavaliere si dimostrò totalmente inadeguato. Non seppe capire né guidare la reazione che lo aveva portato al potere. Iniziò quindi a crollare nei sondaggi, fino a perdere la guida del centro-destra, che passò nelle mani di Matteo Salvini.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2990COSA RESTA DI BERLUSCONI? di Massimo IntrovigneGli editoriali che si susseguono su diversi quotidiani nazionali hanno un punto in comune. Manifestano, oppure criticano, l'incapacità della sinistra italiana di capire il berlusconismo, e la fretta di ridurlo - come già avvenne per il fascismo - a una semplice «parentesi» nella storia d'Italia. Questo atteggiamento non è casuale. Deriva da un errore sociologico che risale a Friedrich Engels (1820-1895) e alla prima Scuola di Francoforte, attiva in Germania fra le due guerre mondiali e che cercava di mettere insieme marxismo e psicanalisi.Secondo la visione della storia di Karl Marx (1818-1883) e di Engels, il cammino storico è sì accidentato ma si muove in una direzione precisa: quella del «progresso», che culminerà nella società socialista e nel comunismo. La necessità di questo esito può essere provata scientificamente ricorrendo all'economia, che per Marx è la scienza delle scienze. Questa scienza proverebbe che i «lavoratori» - in particolare, ma non solo, gli operai - sono destinati ad acquisire sempre maggior peso sociale. E, siccome questi lavoratori sono per definizione progressisti - ancorché abbiamo bisogno del Partito Comunista per rendersene conto - ecco che la direzione progressista della storia è ineluttabile.La Scuola di Francoforte si trovò di fronte al dramma dell'ascesa del fascismo in Italia e del nazionalsocialismo in Germania. I suoi esponenti dovettero ammettere negli anni 1930 che il fascismo e il nazismo erano genuinamente popolari, e che fra i loro sostenitori non c'erano solo «ricchi» ma anche milioni di «lavoratori», il che metteva in crisi la teoria marxista. I «lavoratori», che avrebbero dovuto essere antifascisti, invece erano in buona parte fascisti.Questo problema - si resero conto i teorici di Francoforte - non era nuovo. Engels se l'era già posto a proposito di movimenti ancora più reazionari, secondo lui, della destra politica: le grandi religioni. Anche queste erano cresciute grazie al sostegno di milioni di poveri, non solo dei ricchi. Com'era stato possibile?Una prima spiegazione - che Engels usava per Muhammad (570-632), il fondatore dell'islam, ma non è che Gesù Cristo gli fosse tanto più simpatico - era che i leader religiosi fossero affetti da patologie - erano schizofrenici o epilettici - o presentassero quelle deformazioni della psiche che la scienza dell'Ottocento attribuiva ai grandi criminali: e che questa follia o depravazione li rendesse in qualche modo affascinanti. La Scuola di Francoforte applicò la stessa interpretazione ad Adolf Hitler (1889-1945) o Benito Mussolini (1883-1945), riducendoli a casi da manicomio criminale.Ma la spiegazione non convinceva. Ammettendo anche che Muhammad, o Mussolini, fossero pazzi, non si spiegava perché alcuni pazzi «perdono» e finiscono all'ospedale psichiatrico e altri «vincono» e radunano milioni di seguaci. Quando nella sua totalità la Scuola di Francoforte scappò dalla Germania nazista e si trasferì negli Stati Uniti, l'analisi si fece più sofisticata. Si sostenne che i folli criminali che hanno successo nella storia si distinguono per la loro sagacia nell'uso della propaganda. Theodor Adorno (1903-1969) e Max Horkheimer (1895-1973) diedero persino la colpa ai fumetti, che avrebbero veicolato ideologie «di destra», così sottilmente imposte dalle «destre» ai «lavoratori», incorrendo nei giustificati lazzi di Umberto Eco, uomo di sinistra ma grande estimatore dei fumetti.La sinistra italiana si è trovata di fronte allo stesso problema con Berlusconi. Finita la Prima Repubblica, la direzione della storia e del «progresso» era chiara: i «lavoratori» avevano vinto - con un piccolo aiuto dei magistrati - e la sinistra sarebbe andata al potere. Invece, nel 1994, vinse Berlusconi, con numeri che dimostravano come non avessero votato per lui solo i «ricchi». La sinistra italiana - rimasta più marxista di quelle di altri Paesi - applicò gli schemi di Engels e della Scuola di Francoforte. Cominciò a sostenere che Berlusconi era un «gangster» - nelle ultime settimane Eugenio Scalfari ha rivendicato più volte di essere stato il primo a usare questa espressione per il Cavaliere, prima ancora che entrasse in Parlamento - affetto da vere patologie psicologiche se non psichiatriche. E continuò con la seconda spiegazione: il gangster malato vinceva grazie alla sua abilità nell'uso dei mezzi di propaganda - stavolta (il progresso vale anche per i cattivi) non i fumetti ma la televisione. La sinistra ha continuato per vent'anni a spiegare il berlusconismo con queste categorie. E ha continuato a perdere.Giunge ora come un soffio di aria fresca il libro di uno storico accademico, Giovanni Orsina, «Il berlusconismo nella storia d'Italia» (Marsilio, Venezia 2013), che fa piazza pulita di queste idee davvero stantie. Orsina è molto attento a non offendere i suoi colleghi legati alla vulgata marxista, e a chiarire che neppure a lui è troppo simpatico Berlusconi - a sostenere il contrario si rischia di perdere la cattedra o peggio - ma rovescia completamente l'interpretazione corrente.Se Berlusconi sia o meno affetto da turbe psico-patologiche o sia un delinquente nato è cosa, suggerisce Orsina, che interessa abbastanza poco allo storico o al politologo - meno ancora al sociologo, aggiungo io - dal momento che la vera domanda è perché il suo messaggio abbia avuto successo. Né tutto si può spiegare con la televisione e il denaro. La potenza di fuoco mediatica della sinistra non è mai stata veramente inferiore a quella del Cavaliere. Si tratta dunque finalmente di spostarsi dal mezzo al messaggio, cercando di capire perché i contenuti di Berlusconi abbiano sedotto tanti italiani. Qui sta il centro del libro di Orsina, la cui argomentazione riposa su un'intuizione che mi sembra brillante e corretta.Per capire Berlusconi, sostiene Orsina, dobbiamo tornare al Risorgimento, quando l'Italia fu fatta contro la maggioranza degli italiani. La classe dirigente politica e culturale del Risorgimento voleva rifare gli italiani. Si riempiva la bocca con l'elogio degli italiani ideali, ma degli italiani reali aveva «ribrezzo». Di qui una robusta politica che Orsina definisce non solo pedagogica ma «ortopedica»: gli italiani andavano rieducati e rifatti, se del caso ingessandoli e intervenendo chirurgicamente. Da questo punto di vista, insiste Orsina, nonostante le evidenti differenze, il fascismo e la Prima Repubblica non furono poi tanto diversi dall'Italia del Risorgimento. Anche il fascismo - e perfino la Prima Repubblica, dal momento che i suoi leader erano cattolici liberali e progressisti che accettavano nella sostanza la narrativa risorgimentale - erano «ortopedici» e volevano rifare gli italiani, considerati intrinsecamente disordinati, lavativi, evasori fiscali, ribelli allo Stato e alle sue leggi.Rispetto a questa lunghissima storia, Berlusconi rappresentò una vera rivoluzione copernicana. Scese in campo affermando «L'Italia è il Paese che amo» e dichiarando che prima che gli italiani rispettassero le leggi occorreva sincerarsi che le leggi rispettassero gli italiani. Per la prima volta - non in assoluto, ma nell'ambito di forze politiche in grado di vincere le elezioni e andare al governo - qualcuno rovesciava l'ideologia risorgimentale: gli italiani - affermava Berlusconi - sono già fatti, vanno benissimo così o quasi, si tratta semmai di rifare l'Italia, cioè lo Stato e la politica che per decenni si sono costruiti contro il Paese reale.Miscela di populismo e di liberalismo economico, il berlusconismo - ci spiega Orsina - ebbe enorme successo proprio per questo rovesciamento. Il Cavaliere capì che in Italia c'erano milioni di elettori «di destra» che si turavano il naso e votavano DC ma in realtà non condividevano neppure il dossettismo filo-risorgimentale della classe dirigente democristiana.Tuttavia - è la seconda parte del libro di Orsina - il berlusconismo è fallito. Non perché alla fine il Cavaliere abbia dovuto soccombere ai giudici - in una loro parte di rilievo, espressione eccellente di quella mentalità «ortopedica» e anti-italiana - ma perché, sottovalutando forse quanto gli «ortopedici» avessero occupato tutti i gangli vitali e culturali della società italiana, non riuscì mai veramente a rovesciarne i metodi e i programmi.Qui, però, mi separo in parte da Orsina. La rivoluzione di Berlusconi - che ha certo avuto qualche risultato parziale positivo - è fallita non solo per le ragioni indicate dallo storico, ma - o così penso io - perché il Cavaliere non ha mai chiarito, a se stesso e a chi lo ascoltava, che cosa esattamente amasse dell'Italia. Si è limitato per lo più a dire che l'Italia com'era - quella disprezzata dagli «ortopedici» a partire dal Risorgimento - gli piaceva perché era fantasiosa, creativa, intelligente,
Iscriviti al canale Telegram di Will(00:00) Il Governo non ha la maggioranza assoluta sul DEF(02:45) Le reazioni dell'opposione(04:58) Si torna a parlare di trattativa Stato-Mafia(07:35) 30 anni fa morì la Prima Repubblica(08:34) Il processo a un rapper dei Fugees
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VIDEO: Craxi interrogato da Di Pietro ➜ https://www.youtube.com/watch?v=9pcwbm2gL6k&list=PLolpIV2TSebURQLIBppY4bAc0bO7DbkRTTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7374TANGENTOPOLI FU UN COLPO DI STATO DELLA SINISTRA di Ruben RazzanteDopo più di trent'anni dallo scoppio di Tangentopoli, che ha segnato il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, si continua ancora a parlare della sua genesi. Gli interrogativi insoluti riguardano tanti aspetti dell'inchiesta di Mani Pulite, a cominciare dall'effettiva imparzialità di chi l'ha condotta. Fu davvero una libera iniziativa della Procura di Milano, senza pressioni dall'estero o dalla politica nazionale? I giudici del pool milanese erano animati da sincero senso del dovere o cavalcarono l'onda giustizialista per manie di protagonismo e ambizioni personali?Forse è ancora presto per attendersi risposte. Ci vorranno magari ancora alcuni decenni prima che la verità possa emergere. La storia si incarica nel tempo di sciogliere nodi insoluti e chiarire aspetti controversi, ma quando ci sono di mezzo i burrascosi rapporti tra giustizia, politica e informazione diventa ancora più difficile smascherare le possibili trame occulte tra poteri.A proposito di Tangentopoli, però, qualcosa sembra muoversi. Nei giorni scorsi uno dei giornali più garantisti del panorama editoriale italiano, Il Riformista, ha aperto con un titolo a effetto: "Nel '92 fu colpo di Stato. Le clamorose rivelazioni dell'ex pm Colombo". Occhiello: "La Procura propose la resa alla classe politica (alla Dc?) offrendo impunità in cambio di dimissioni".Lo spunto per quel titolo arriva dal libro L'ultima Repubblica, opera postuma di memorie di Enzo Carra, l'ex portavoce del dc Arnaldo Forlani morto il 2 febbraio scorso, e divenuto noto ai più per l'immagine che lo ritrae con gli schiavettoni ai polsi durante il suo arresto a Milano nel febbraio del 1993. Quella foto è una delle immagini simbolo di Tangentopoli, l'emblema della gogna giustizialista ai danni di politici che in moltissimi casi erano colpevoli di aver intascato tangenti in cambio di favori, ma in tante altre situazioni venivano coperti di fango mediatico solo perché ricoprivano dei ruoli di responsabilità nei partiti della Prima Repubblica.MANI PULITEMa la notizia eclatante non è tanto il libro di Carra, di cui si sapeva. A fare molto rumore sono le parole di una delle figure di punta di Mani Pulite, Gherardo Colombo, autore dell'introduzione a quel volume. Colombo è stato l'unico degli appartenenti al pool di magistrati milanesi di quella stagione ad aver rivisto le sue posizioni. «Eppure - scrive Colombo - non una persona sarebbe andata in carcere se, come suggerito nel luglio 1992, ben prima (data la rapidità dell'evolversi di quegli eventi) della nomina di Martinazzoli, la politica avesse scelto di seguire la strada dello scambio tra ricostruzione dei fatti ed estromissione dal processo. Chi avesse raccontato, restituito e temporaneamente abdicato alla vita pubblica non avrebbe più avuto a che fare con la giustizia penale».In altri termini, quelle inchieste si alimentarono sulla base di un ricatto bello e buono: ai politici che accettavano di confessare i propri delitti e che promettevano di sparire dalla circolazione veniva garantita l'impunità. Una sorta di trattativa segreta Stato-Tangentopoli, «ovviamente del tutto illegale», precisa l'ormai ex direttore del Riformista, Piero Sansonetti. Che fosse quello il modus operandi della Procura di Milano non v'erano, in realtà, dubbi, neppure all'epoca. Che la custodia cautelare venisse utilizzata sistematicamente come strumento per estorcere confessioni era noto: chi non parlava restava in carcere. I magistrati con queste forzature erano i primi a non rispettare la legge, ma la gente in piazza li incoraggiava ad andare avanti nel perseguimento dei reati della classe politica. Un moto di ribellione popolare che si traduceva in striscioni come quello con sopra scritto: "Di Pietro arrestali tutti".Gli avvisi di garanzia venivano comunicati in anticipo ai giornalisti, che li sparavano in prima pagina a caratteri cubitali. Gli indagati a tarda sera facevano la fila alle edicole per comprare una copia del quotidiano del giorno dopo e verificare che non fossero in arrivo altri avvisi di garanzia. Un paradosso tutto italiano che servì a qualificare la nostra Repubblica come giustizialista.IL RAPPORTO PERVERSO TRA GIUSTIZIA, POLITICA E INFORMAZIONEI clamorosi retroscena raccontati dall'ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo nel libro di Carra sono la riprova di quanto fosse perverso il rapporto tra giustizia, politica e informazione in quegli anni. Che ci fosse un meccanismo collaudato di finanziamenti occulti alla politica non v'è dubbio, ma è altrettanto innegabile che ci furono molti abusi nella gestione delle inchieste e che la sinistra fu in molti casi graziata, mentre la persecuzione giudiziaria riguardò soprattutto Democrazia cristiana e Partito socialista. Ma la questione della trattativa andata a monte la dice lunga sulle ragioni ispiratrici delle inchieste. Se i politici del vecchio pentapartito si fossero fatti da parte dopo le prime accuse del pool, non ci sarebbero state manette, processi, condanne e si sarebbe realizzato un ricambio politico con l'avvento della sinistra al potere. La trattativa fallì solo perché i politici non cedettero e resistettero asserragliati nei Palazzi, fino a quando comunque capitolarono perché gran parte di essi finirono nel tritacarne mediatico-giudiziario. Tornano alla mente le parole scritte da Sergio Moroni all'allora presidente della Camera, Giorgio Napolitano, prima di spararsi: "Non mi è estranea la convinzione che forze oscure coltivino disegni che nulla hanno a che fare con il rinnovamento e la pulizia".Dunque la furia giacobina di quelle toghe ha distrutto la Prima Repubblica con l'intento di costruirne un'altra governata da altre forze politiche. Un golpe mediatico-giudiziario che avrebbe meritato ben altro esito e che, in ogni caso, non è riuscito ad abbattere chi, come Silvio Berlusconi, si oppose fin da subito a quelle logiche. Se però a dire queste cose oggi è addirittura uno dei carnefici dell'epoca significa davvero che la verità su Tangentopoli non era quella raccontata in quegli anni dai media.
A cura di Ferruccio Bovio Tra le tutte le notizie che ci sono arrivate in questo fine settimana, a lasciarci più perplessi è stata, certamente, quella riguardante l'allegro quadro canoro/danzante che ha corredato i festeggiamenti per il primo mezzo secolo del vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, al quale – di già che ci siamo – inviamo anche i nostri tardivi auguri. Sinceramente, abbiamo pochi dubbi sul fatto che ostentare, senza alcun ritegno, tanta beata spensieratezza proprio nelle giornate in cui si contano ancora le vittime di un drammatico naufragio, costituisca, da parte dei vertici della coalizione di Governo (Meloni compresa), un assist all'opposizione politica e mediatica che neanche il Gianni Rivera dei tempi migliori sarebbe riuscito a confezionare... Il fatto che l'inquilina di Palazzo Chigi - come ha rivelato nella sua conferenza stampa romana il premier israeliano Netanyhau - avesse fretta di prendere l'aereo per raggiungere nel Comasco i suoi due principali (e spesso riottosi) sodali di governo (solo perché c'era una bella serata in programma), ha finito per aprire – come era facilmente prevedibile - una lunghissima autostrada: e non solo alle critiche di chi fa l'indignato di professione, ma anche a quelle di chi solitamente cerca di non farsi prendere la mano da sentenze e giudizi troppo affrettati. E non stiamo parlando soltanto delle inevitabili (e, comunque, ci pare ampiamente giustificate) accuse di cinismo che sono piovute sulla gioiosa compagnia canterina, ma anche e soprattutto della sorpresa che ha destato, in molti di noi, l'irresponsabile leggerezza con la quale simili personaggi pubblici - non certo ignari di vivere sotto il controllo di una attentissima lente di ingrandimento - non abbiano minimamente compreso la sciocchezza che stavano commettendo, facendosi filmare mentre festeggiavano sulle note di una canzone di Fabrizio De Andrè. Canzone che tra l'altro – clamoroso autogoal che segue l'assist di cui dicevamo prima – racconta proprio di una donna sciaguratamente morta annegata. Non pretendiamo di essere governati da una classe politica che sia composta esclusivamente da persone sensibili e di buon cuore: il cinismo che imperversava negli anni della Prima Repubblica non ha, infatti, certo impedito ai partiti ed ai governi che c'erano allora di ricostruire, con grandi capacità e tensioni ideali, un Paese che la Guerra aveva lasciato nella miseria più nera...Vorremmo però che, oggi, a pilotare la nave Italia ci fosse almeno gente fornita di un normale buon senso...Almeno quello...Invece, l'arroganza e la totale mancanza di rispetto non solo per chi ha perso la vita in mare, ma anche per il comune sentire di tanti Italiani (tra i quali ci sono senz'altro anche molti elettori di Destra), ci inducono a porci un'unica e desolata domanda: in che mani siamo?
A cura di Ferruccio Bovio Tra le tutte le notizie che ci sono arrivate in questo fine settimana, a lasciarci più perplessi è stata, certamente, quella riguardante l'allegro quadro canoro/danzante che ha corredato i festeggiamenti per il primo mezzo secolo del vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, al quale – di già che ci siamo – inviamo anche i nostri tardivi auguri. Sinceramente, abbiamo pochi dubbi sul fatto che ostentare, senza alcun ritegno, tanta beata spensieratezza proprio nelle giornate in cui si contano ancora le vittime di un drammatico naufragio, costituisca, da parte dei vertici della coalizione di Governo (Meloni compresa), un assist all'opposizione politica e mediatica che neanche il Gianni Rivera dei tempi migliori sarebbe riuscito a confezionare... Il fatto che l'inquilina di Palazzo Chigi - come ha rivelato nella sua conferenza stampa romana il premier israeliano Netanyhau - avesse fretta di prendere l'aereo per raggiungere nel Comasco i suoi due principali (e spesso riottosi) sodali di governo (solo perché c'era una bella serata in programma), ha finito per aprire – come era facilmente prevedibile - una lunghissima autostrada: e non solo alle critiche di chi fa l'indignato di professione, ma anche a quelle di chi solitamente cerca di non farsi prendere la mano da sentenze e giudizi troppo affrettati. E non stiamo parlando soltanto delle inevitabili (e, comunque, ci pare ampiamente giustificate) accuse di cinismo che sono piovute sulla gioiosa compagnia canterina, ma anche e soprattutto della sorpresa che ha destato, in molti di noi, l'irresponsabile leggerezza con la quale simili personaggi pubblici - non certo ignari di vivere sotto il controllo di una attentissima lente di ingrandimento - non abbiano minimamente compreso la sciocchezza che stavano commettendo, facendosi filmare mentre festeggiavano sulle note di una canzone di Fabrizio De Andrè. Canzone che tra l'altro – clamoroso autogoal che segue l'assist di cui dicevamo prima – racconta proprio di una donna sciaguratamente morta annegata. Non pretendiamo di essere governati da una classe politica che sia composta esclusivamente da persone sensibili e di buon cuore: il cinismo che imperversava negli anni della Prima Repubblica non ha, infatti, certo impedito ai partiti ed ai governi che c'erano allora di ricostruire, con grandi capacità e tensioni ideali, un Paese che la Guerra aveva lasciato nella miseria più nera...Vorremmo però che, oggi, a pilotare la nave Italia ci fosse almeno gente fornita di un normale buon senso...Almeno quello...Invece, l'arroganza e la totale mancanza di rispetto non solo per chi ha perso la vita in mare, ma anche per il comune sentire di tanti Italiani (tra i quali ci sono senz'altro anche molti elettori di Destra), ci inducono a porci un'unica e desolata domanda: in che mani siamo?
Anthony Vescio, 22enne fresco di laurea alla Melbourne University, ha la storia e la politica della Prima Repubblica nel sangue; per questo ha deciso di dedicare la sua tesi ad Aldo Moro.
Incontro con Marzio Breda. Presenta Gian Mario Villalta Quando il modello della democrazia rappresentativa entra in crisi, con la fine della Prima Repubblica e il tramonto dei partiti che ne hanno animato la scena, per rispondere al vuoto istituzionale, l'azione della più alta carica dello Stato cambia di passo. Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella si sono ritrovati a vestire i panni di “soggetti governanti” e usare, magari con riluttanza, poteri di direzione politica intensi. Spesso soli e sotto assedio diventano di fatto dei «capi senza Stato». Edizione 2022 www.pordenonelegge.it
Storia di un amore finitoFonti: video “Il modello europeo e la politica economica comunitaria -- Romano Prodi” pubblicato sul canale Youtube di Eduflix Italia l'11 settembre 2013; estratto della conferenza stampa del 10 ottobre 1990 pubblicato su Youtube dall'Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico il 9 maggio 2019; estratto da "REPUBBLICA: ATTO II" di Enzo Biagi del 1993 pubblicato sul canale Youtube di ACCASFILM il 7 febbraio 2011; video pubblicato sul canale Youtube di Forza Italia il 18 settembre 2013; video “Q&A con Matteo Renzi: Non dovevi lasciare la politica?” pubblicato sul canale Youtube di Matteo Renzi il 9 settembre 2022; video dell'intervento di Matteo Salvini del 13 settembre 2022, pubblicato sul suo canale Youtube; video dell'intervento di Giorgia Meloni al TG La7 del 14 settembre 2022, pubblicato sul canale Youtube di Giorgia Meloni il 15 settembre 2022; estratto del TG2 Post del 25 agosto 2022, pubblicato su Youtube dal M5sParlamento; estratto della Puntata di "Stampa e regime - Rassegna stampa in video di Massimo Bordin" di venerdì 9 gennaio 2015 , condotta da Massimo Bordin e disponible sul sito di Radio Radicale; estratto del TG1 del 28 giugno 1981 pubblicato sul canale Youtube di Prima Repubblica il 24 aprile 2020; video “Marco Pannella regala hashish ad Alda D'Eusanio (1995)” pubblicato sul profilo Facebook Radicali il 20 aprile 2020; video della discesa in campo di Silvio Berlusconi del 26 gennaio del 1994 disponibile sul canale Youtube di La Repubblica; video “Il discorso di chiusura del Presidente Matteo Renzi a Leopolda 6” pubblicato sul canale Youtube di Matteo Renzi il 13 dicembre 2015; video dell saluto del Presidente Gentiloni ai dipendenti e ai collaboratori di Palazzo Chigi del 25 maggio 2018, disponibile sul canale Youtube di Palazzo Chigi; video “#vaffaday 10 anni dopo - Te c'hanno mai mannato…” pubblicato sul canale Youtube di La7 il 7 settembre 2017; video pubblicato da Carlo Calenda sul suo profilo Twitter il 14 aprile 2022; video “Il ministro De Michelis balla in discoteca” pubblicato sul canale Youtube repertivhs il 2 luglio 2012; video “Luigi Di Maio in versione Dirty Dancing” pubblicato sul canale Youtube del Corriere della Sera il 14 settembre 2022.
Il nostro canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCwSostieni DENTRO LA STORIA su Patreon: https://www.patreon.com/dentrolastoriaAbbonati al canale: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw/joinNegli anni della Guerra fredda il rapporto tra l'Italia e gli Stati Uniti assume una valenza decisiva, su ogni altra considerazione prevale l'interesse degli americani per la stabilità di un Paese alleato che riveste una funzione strategica nel quadro degli equilibri geopolitici internazionali. Poi, dopo l'Ottantanove l'approccio degli Usa si modifica, e con le prime avvisaglie di Mani pulite matura il convincimento che vada esaurendosi la spinta propulsiva delle forze politiche tradizionali. La «Repubblica dei partiti» sprofonda nel discredito, la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato sembrano guardare con «favorevole predisposizione» alle inchieste dei giudici milanesi, ma cresce al contempo il bisogno di decifrare gli scenari futuri. Si intensifica allora il flusso comunicativo lungo i canali riservati, attraverso il potenziamento delle dinamiche di raccolta e scambio delle informazioni: l'attivismo crescente dei diplomatici e degli agenti della Cia incrocia le varie tappe della «rivoluzione» italiana, dagli avvisi di garanzia che piovono sul capo del vecchio ceto politico fino alla vittoria elettorale del centrodestra berlusconiano, passando at- traverso l'attacco della mafia al cuore dello Stato, con le stragi di Capaci e via D'Amelio. Sulla scorta del materiale inedito proveniente dagli Archivi di Washington, questo libro ricostruisce il biennio 1992-94, aggiungendo un tassello fondamentale al mosaico interpretativo sulla fine della «prima Repubblica».Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
Le reazioni dei partiti, il campo largo di Letta già morto e i giochini da Prima Repubblica dinanzi alla crisi. Questo e altro nella #zuppadiporro del 14 luglio 2022
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Mauro Orletti"Un metro lungo due metri"Exòrma Edizionihttp://www.exormaedizioni.com/Il giorno in cui si riordina la soffitta della memoria saltano fuori dalla scatola dei ricordi anche frasi che hanno significato qualcosa. E supponiamo che la frase di tale professoressa Rapposelli “supponiamo di supporre un metro lungo due metri”, suggerisca che certi fatti non funzionino con il sistema bianco/nero o vero/falso. La realtà difficilmente si presta a letture unilaterali e il giudizio, di conseguenza, si fa incerto.Supponiamo che Mauro Orletti decida che sia conveniente adottare la logica di “un metro lungo due metri” per affacciarsi in modo eccentrico sulle vicende personali e nell'intimità domestica di un notabile di stazza della Prima Repubblica, personaggio buffo e antipatico, innocuo e autoritario, senza cercare di dirimerne le ambiguità. Sembrerebbe poi che la stessa logica sfocata, svincolata dal criterio giusto/sbagliato, pigiama/non pigiama caratterizzi anche le scelte del nostro uomo. E in questo girare attorno alla vita di Remo Gaspari, sconosciuto ai più ma sedici volte ministro, protagonista assoluto nella gestione dell'alluvione in Valtellina, emerge un passato recente, in parte già finito nel dimenticatoio.Dai fatti tragici dell'alluvione in Valtellina del 18 luglio 1987, emerge la figura di un potente della politica, un notabile democristiano della Prima Repubblica. Ma la Valtellina e Remo Gaspari, con le sue luci e soprattutto le sue ombre, sono anche un pretesto per evocare gli anni '40, la Democrazia Cristiana, i dorotei, le Brigate Rosse, De Mita e il “rinnovamendo”, gli anni '80, il rampantismo socialista, Craxi, Lupo Alberto, l'amaro Ramazzotti e Maurizio Cattelan.Mauro Orletti in questa biografia eccentrica, ma documentata a fondo, gira attorno alla vita di un uomo oggi sconosciuto ai più, definito “ministro dell'asfalto e del cemento” (Antonio Cederna), tra i maggiori simboli della decrepitezza civile e morale di un sistema di potere (Michele Serra), notabile di grande stazza la cui unica competenza conosciuta è quella in clientele (Giorgio Bocca).Ma la realtà difficilmente si presta a letture unilaterali, specie quando subentrano le vicende personali, e il giudizio, di conseguenza, si fa incerto. La vita privata di Gaspari e l'intimità domestica condivisa con la moglie e il figlio, gettano una luce diversa sul personaggio pubblico. E in questo girare attorno alla vita di Gaspari il racconto si abbandona a una forza centrifuga che spinge verso altre vicende e altre figure, anche minime. I fili della narrazione sono innumerevoli, dipanati e intrecciati a seconda dei casi, talora sovrapposti. Entrano in gioco questioni che coinvolgono l'autore a tal punto da indurlo a mettere in pagina perfino stralci autobiografici, in rapporto più o meno diretto con la figura di Gaspari, abruzzese come lui.Mauro Orletti è nato a Chieti nel 1977. Si è laureato in Giurisprudenza a Bologna, dove vive e lavora.Ha collaborato con la rivista “L'Accalappiacani. Settemestrale di letteratura comparata al nulla” (Deriveapprodi). Nel 2014 ha pubblicato con Quodlibet, nella collana “Compagnia Extra”, Piccola storia delle eresie. Per “La Vita scolastica” (Giunti scuola) ha scritto la favola A testa in giù. Il suo ultimo libro, Guida alle reliquie miracolose d'Italia, è uscito nel 2018 per Quodlibet.È presente in varie antologie fra cui “Almanacco Festivaletteratura”. Ha collaborato alla serie di Sky Arte “Sacra Bellezza”, sei episodi ai quali ha partecipato come ospite fisso.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Lo scorso primo aprile, Stroncature ha ospitato la presentazione di “È inutile avere ragione. La cultura ‘antitotalitaria' nell'Italia della prima Repubblica” di Roberto Pertici (Viella, 2021). Con l'autore dialogano Giovanni Orsina e Silvio Pons.
Giallo Criminale #74 Ep. | Le ombre della Prima Repubblica► Giallo Criminale: https://www.radiocaffecriminale.it/programmi/giallo-criminale/
- Suisse Secrets esplora i paradisi fiscali del mondo - La fine della Prima Repubblica - Supermercati e lavoro informale - Dalle onde del mare alle note di un'orchestra - L'eredità di Antonio Canova
Nella Milano degli anni 90, Giuliano Pisapia è un giovane avvocato con idee politiche ben precise. È di sinistra, ma questo non gli impedisce di avere uno sguardo aperto ad altre posizioni. L'incontro con Don Giussani e i testi di Don Milani hanno formato il suo pensiero critico. Quando scoppia Mani Pulite, lui è l'avvocato di due imputati eccellenti in un'indagine che ha segnato la fine della Prima Repubblica.
Il 17 febbraio del 1992, Mario Chiesa, un politico socialista, viene colto in flagrante mentre riceve una tangente. La corruzione è ovunque e nessuno pensa che le cose possano cambiare, tranne un pool di magistrati milanesi. Quel “mariuolo”, come Craxi definì Mario Chiesa, diventa la prima tessera di un domino che farà crollare la Prima Repubblica.
IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – MAURIZIO TORTORELLA – 05/11/2021 Dalle 15.10 con MAURIZIO TORTORELLA (Panorama), a quasi trent'anni da Mani Pulite (tutto iniziò il 17 febbraio 1992 con l'arresto del “mariuolo” Mario Chiesa) è ormai chiaro ai più che il bersaglio del pool di Milano non era Tangentopoli ma la Prima Repubblica (a meno che qualcuno sostenga che la corruzione in italia si sia estinta). Il caso Palamara in fin dei conti non rivela nulla di nuovo, oggi come trent'anni fa un vero e proprio triangolo delle Bermude annienta chiunque non sia allineato con magistratura, giornali ufficio stampa delle toghe, partiti di sinistra
IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN - MAURIZIO TORTORELLA - 05/11/2021 Dalle 15.10 con MAURIZIO TORTORELLA (Panorama), a quasi trent'anni da Mani Pulite (tutto iniziò il 17 febbraio 1992 con l'arresto del “mariuolo” Mario Chiesa) è ormai chiaro ai più che il bersaglio del pool di Milano non era Tangentopoli ma la Prima Repubblica (a meno che qualcuno sostenga che la corruzione in italia si sia estinta). Il caso Palamara in fin dei conti non rivela nulla di nuovo, oggi come trent'anni fa un vero e proprio triangolo delle Bermude annienta chiunque non sia allineato con magistratura, giornali ufficio stampa delle toghe, partiti di sinistra
IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN - MAURIZIO TORTORELLA - 05/11/2021 Dalle 15.10 con MAURIZIO TORTORELLA (Panorama), a quasi trent'anni da Mani Pulite (tutto iniziò il 17 febbraio 1992 con l'arresto del “mariuolo” Mario Chiesa) è ormai chiaro ai più che il bersaglio del pool di Milano non era Tangentopoli ma la Prima Repubblica (a meno che qualcuno sostenga che la corruzione in italia si sia estinta). Il caso Palamara in fin dei conti non rivela nulla di nuovo, oggi come trent'anni fa un vero e proprio triangolo delle Bermude annienta chiunque non sia allineato con magistratura, giornali ufficio stampa delle toghe, partiti di sinistra
Racconto di Federico BettuzziFrancesco Cossiga è ampiamente considerato uno dei politici più importanti e influenti della cosiddetta Prima Repubblica. È stato spesso descritto come un uomo forte e accusato di essere un "ministro di ferro", che ha represso brutalmente le proteste pubbliche da Ministro Degli Interni. Arrivato al Quirinale come Presidente Della Repubblica ha cambiato lo stile della comunicazione, disconstandosi di molto dal predecessore Sandro Pertini. Il suo settennnato, terminato in anticipo con le dimissioni, ha affrontato temi scottanti come la fine della guerra fredda e la questione arabo-palestinese. Una lunga storia di politica che inizia nell'immediato dopoguerra e che si conclude con la sua scomparsa nel 2010.Guarda Il Video Su Youtube: https://youtu.be/elaeA1euHucIl Blog di Federico Bettuzzi: https://raccontidistoria.blogspot.com/--- This episode is sponsored by · Anchor: The easiest way to make a podcast. https://anchor.fm/appDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
Prima Repubblica parte 2: dagli anni 70 all'ascesa di Berlusconi. Sono anni terribili, sono anni di piombo quelli che raccontiamo in questo episodio, sono gli anni del terrorismo e della morte di Aldo Moro, sono anni di "Mani pulite" sporcate dalla corruzione e dalle tangenti che segnano la fine di un'intera classe politica.
Prima repubblica parte 1: dal referendum del 1946 fino alla strage di piazza Fontana a Milano. Più di 20 anni di storia italiana raccontata attraverso gli avvenimenti più importanti che hanno segnato quest'epoca.
Skill On Air presenta Skill TalesIl Quirinale velato - 2° EpisodioOscar Luigi Scalfaro - Il becchino della Prima RepubblicaA cura di Mario Nanni
Franceschini, ci sei o ci fai? Da mesi si cercava chi fosse nel Palazzo il vero nemico di ristoratori e baristi, chi nell’ombra avesse tramato per addossare a loro il falso ruolo di untori. Altro che inutili allarmismi dei virologi o il silenzio assordante del ministro della Salute Roberto Speranza o, peggio ancora, le bugie dell’ex premier Giuseppe Conte. Stavolta il ministro della Cultura ha finalmente gettato la maschera e ha svelato il suo vero volto: è lui il “killer” dei pubblici esercizi. Con abilità da politico della Prima Repubblica, Dario Franceschini era sempre riuscito a nascondere la mano dopo aver tirato il sasso. Né qualcuno avrebbe mai pensato di fare l’antica prova del guanto di paraffina al Ministro che quale titolare “anche” del Turismo avrebbe dovuto essere il difensore d’ufficio del mondo dell’accoglienza, e invece usava una P38 contro chi serve spritz o spaghetti al pomodoro. È bastato che nel nuovo Governo il Turismo prendesse una sua autonoma identità, con tanto di ministro ad hoc, perché Franceschini si liberasse del fardello che lo angustiava da sempre: per lui bar e ristoranti dovrebbero stare chiusi per sempre, o quasi, perché sarebbero luoghi pericolosi. E la confessione non l’ha fatta in Chiesa o in un gruppo ristretto di amici. L’ha dichiarato pubblicamente in un’intervista al Corriere della sera dove sembra che l’unica cosa che lo rassereni sia essersi liberato di questa zavorra che non avrebbe mai gradito: «In questi mesi - ha dichiarato - abbiamo capito che i luoghi più pericolosi sono quelli dove ti togli la mascherina: ristoranti, bar, case private». Questa la follia di un Ministro che senza una sola prova scientifica, anzi contro i pareri dello stesso Comitato tecnico scientifico, spara a zero nel mucchio senza che nessuno (Draghi dove sei?) lo richiami all’ordine. Una semplice riga in cui si mettono alla berlina le imprese che più di tutte hanno pagato prezzi altissimi e spesso senza ragione, nonostante le prove di serietà e sicurezza date in più occasioni. Un’operazione che sul piano sociale e culturale si può tranquillamente definire da criminalità politica. Ma perché queste idiozie non le ha dette quand’era anche ministro del Turismo? Quindi per Franceschini nelle zone gialle chi frequenta un pubblico esercizio è come se entrasse nella tana del mostro Covid... Peccato che non ci siano stati focolai accertati nei ristoranti, mentre episodi di contagi a catena ci sono stati in occasione di spettacoli, che pure per Franceschini sono invece “sicuri”. «Nei teatri e nei cinema - ha aggiunto nella sua delirante dichiarazione - già nella riapertura estiva, c’erano misure di sicurezza molto rigide che si sono rivelate efficienti: mascherina, distanziamento, igienizzazione delle mani, sanificazione dei locali». Ma il ministro della Cultura ha forse alzato il gomito? Non lo sa che i protocolli di sicurezza dei ristoranti prevedono le stesse cose (mascherina, distanziamento, igienizzazione delle mani, sanificazione dei locali) e anche di più? Se poi pensiamo che in un teatro o in cinema nessuno può controllare se per circa due ore al buio l’utente indossa o meno la mascherina, c’è da chiedersi come faccia a sedere al governo. In un altro Paese, dopo simili dichiarazioni ci sarebbero state sollevazioni di piazza e magari le dimissioni immediate dell’improvvido ministro. Ma siamo in Italia e concludiamo con l’amaro commento del direttore generale di Fipe, Robeto Calugi, secondo cui «lascia stupiti leggere queste dichiarazioni, in particolare da un Ministro della Repubblica. Se si applicano i protocolli previsti dal Comitato tecnico scientifico i ristoranti sono luoghi assolutamente sicuri. Basta ricordare che furono riaperti il 18 di maggio e non ci risulta che a giugno, a luglio o ad agosto ci furono impennate dell’epidemia. La ristorazione e i pubblici esercizi in generale meritano certamente maggior rispetto, dopo un anno drammatico come questo». E forse ha ragione Calugi, meglio fermarsi qui. Scrivere di più sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Il 9 maggio è l'anniversario della morte di Moro. Per Walter Veltroni, i colpi sparati dalle Br, quel giorno e il giorno del rapimento del leader Dc mandano in frantumi il più ambizioso progetto politico italiano dopo la Resistenza e la Liberazione. Protagonisti due uomini politici coraggiosi, Moro e Berlinguer, che riuscirono a vincere le diffidenze presenti in entrambi i partiti che guidavano. E restano aperti tutti i dubbi sul ruolo di Stati Uniti e Urss e sui poteri che guidarono o approfittarono dell'illusione brigatista, che per uccidere il compromesso storico partorì il pentapartito. Tutto questo anche nel libro di Veltroni, in libreria e in edicola con il Corriere della Sera: “Il caso Moro e la Prima Repubblica”. L'intervista di Giuliano Giubilei.
Decimo e ultimo appuntamento del II ciclo del Progetto 900 (Home edition)
Nono appuntamento delle #storiedellaprimarepubblica nell'ambito del Progetto 900.
Ottavo appuntamento del Progetto 900
Progetto 900 - Storie della Prima Repubblica - Anni di piombo: nel tempo del terrore e dei cattivi maestri (1963-82)
Appuntamento numero 6 del Progetto 900, #storiedellaprimarepubblica. Oggi parliamo dei problemi dell'Italia uscita dal baratro della seconda guerra mondiale: un paese ridotto in macerie, che si sforza di voltare pagina con un ottimismo apparentemente illusorio e infondato. La creatività e la vitalità di una generazione, insieme ad una concomitanza di fattori positivi di contesto, consentono al nostro paese di agganciare una crescita economica sbalorditiva, che impone l'Italia all'attenzione del mondo come grande potenza industriale, manifatturiera ed esportatrice. Il made in Italy si afferma come garanzia di alta qualità e bellezza di prodotti dal geniale design, frutto di una plurisecolare sapienza di un popolo di artisti. La società cambia tumultuosamente tra anelito alla modernità e contraddizioni di uno sviluppo senza controllo e senza direzione.
Puntata defatigante dedicata all'attualità: la debolezza dei 5 Stelle agita il governo Conte e genera appetiti di rimpasto in Italia Viva; intanto nelle piazze irrompe la protesta contro le misure di contenimento del Coronavirus e all'orizzonte si profila una nuova serrata generale, nella quasi completa incomprensione di quello che sta accadendo a livello mondiale. Ma dalle elezioni americane di marted' 3 novembre potrebbe arrivare una lieta notizia: l'epoca dei populisti che governano "allo sbaraglio" è finita, parola del prof Valbruzzi. E chi sono il Direttore Tagliati, il Luminoso segretario di Una foto diversa della Prima Repubblica. Ogni giorno e il Collega Longhi per contraddire una delle colonne portanti dell'Istituto Cattaneo?
Il Direttore Tagliati, il Luminoso segretario di Una foto diversa della Prima Repubblica. Ogni giorno, il professor Valbruzzi del Cattaneo e il Collega Longhi hanno ragionato del 1999, lo spettro che ogni lustro si aggira per i portici di Bologna: il crollo-fai-da-te della sinistra. Con illustri protagonisti: il professore Roberto Grandi, nei panni dell'ex assessore alla cultura; Walter Vitali, nei panni dell'ex sindaco silurato dal Partito; Pierferdinando Casini, nei panni del Parlamentare esperto della XVIII legislatura; Andrea De MAria, il grande tessitore o King maker.A tutto ciò si unisce il graditissimo ritorno di Max Collini, nei panni del non più militante comunista reggiano che ha visto arrivare le cavallette a Bologna e che ora sogna Prodi sindaco.
Dalla cameretta della figlia del Direttore Tagliati, il Luminoso segretario di Una foto diversa delle Prima Repubblica. Ogni giorno, il professor Marco Valbruzzi del Cattaneo, il modenese Lorenzo Longhi e il padrone di casa sono tornati a parlare del referendum costituzionale, Ospiti il deputato del Movimento 5 Stelle Davide Zanichelli e l'ex sindaco dem di Minerbio Lorenzo Minganti.
Lavorare meno, per liberare tempo, per vivere di più. E' la proposta, "pacatamente riformista", di Giorgio Maran, autore di "Il tempo non è denaro". Ne parlano con l'autore il Luminoso segretario di Una foto diversa della Prima Repubblica. Ogni giorno, il politologo Marco Valbruzzi, il massmediologo Roberto Grandi e il Direttore Riccardo Tagliati
Il Luminoso Segretario di Una foto diversa della Prima Repubblica. Ogni giorno, il professor Roberto Grandi, il professor Marco Valbruzzi e il Direttore Riccardo Tagliati, ragionano di anniversari (quello della vittoria di Berlusconi nel 2001), di giornalismo, di Covid19 e dell'estate, di musei aperti e cervelli chiusi, di giovani cooperanti liberate e di come l'odio e l'ignoranza alberghino anche in Parlamento
Ventunesima puntata della stagione 2019-2020 di Border Nights – La notte ai confini in diretta dalle 22 su Web Radio Network e poi in podcast su Spreaker, YouTube, Spotify, Itunes. Ospiti della puntata Mauro Biglino per tornare a parlare delle sue ricerche sulla Bibbia e Falco Accame su Craxi, Gladio, uranio impoverito. Ad aprire la puntata la consueta copertina di Pietro Ratto.IL RITORNO DI BIGLINOPrimo ospite della puntata sarà Mauro Biglino, per un graditissimo ritorno. Studioso ed esperto di storia delle religioni. E’ stato traduttore di ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo, collaborazione che si è conclusa una volta iniziata la carriera di scrittore in cui porta alla luce le sorprendenti scoperte fatte in 30 anni di analisi dei cosiddetti testi sacri che da sempre sono state omesse. Da oltre 10 anni si occupa inoltre di Massoneria in quanto riconosciuta come organizzazione iniziatica e simbolica che ha avuto notevole influenza nella storia dell’occidente. Dopo anni di traduzioni professionali ha iniziato a narrare in modo autonomo quanto trovato nei testi ebraici da cui derivano le bibbie che sono in uso per i fedeli. Il metodo adottato consiste nel considerare valido ciò che trova letteralmente scritto senza procedere con interpretazioni o con l’utilizzo di categorie esegetiche particolari. Ne emerge un quadro coerente e chiaro che narra una storia concreta del rapporto tra un popolo e un individuo di nome Yahweh che aveva ricevuto l’incarico di occuparsene. Tra gli ultimi libri usciti “Gli dei baltici della Bibbia” scritto con Cinzia Mele. “La presente ricerca è scaturita dall’individuazione, in territorio finlandese, delle località denominate Sodoma e Gomorra, omonime delle città citate nell’Antico Testamento. I successivi approfondimenti ci hanno consentito di individuare, sia in Finlandia che nella limitrofa area baltica, ulteriori numerose località omonime o fortemente assonanti con quelle citate nell’Antico Testamento, spesso corrispondenti alla dettagliata descrizione che tale scritto ci fornisce su luoghi, situazioni e vicende (dall’esodo ai giganti, dall’eden alla discendenza di Noè e così via… ). I parallelismi geografici, confortati da convergenze etimologiche tra termini della lingua finlandese e quelli biblici, da reperti archeologici rinvenuti nell’area del nord Europa, da leggende popolari e dai racconti mitologici in quell’area radicati, delineano una sorta di “mondo nordico parallelo” i cui numerosi e coerenti punti di contatto con il contenuto del testo biblico.La ricerca, supportata da riferimenti provenienti da fonti verificabili, nonché da immagini tratte da Google Earth e dal sito di toponomastica finlandese Nimiarkisto, si chiude con riferimenti ancora più sorprendenti e straordinari alle stesse origini di Roma. Chi avrebbe mai immaginato di trovare nel nord dell’Europa l’antica Israele? Com’è possibile che le vicende bibliche si adattino perfettamente al territorio finlandese? Gli dèi baltici erano gli Elohim biblici e la nascita di Roma è potenzialmente legata a questi “nordici”?CRAXI, GLADIO, URANIO IMPOVERITO: FALCO ACCAMESecondo ospite della serata sarà Falco Accame, tra i protagonisti di alcune rilevanti pagine della cosiddetta Prima Repubblica. A 95 anni, con grande lucidità, ci racconta la sua visione critica sull’operato di Craxi, sulla grave vicenda dell’uranio impoverito, su Gladio e sul caso Cervia. Distintosi per le molte battaglie di denuncia dei retroscena affaristici e delle finalità antidemocratiche dell’organizzazione militare, Falco Accame è stato ufficiale superiore di marina e ha rappresentato l’Italia all’Unesco, al Congresso mondiale sulla percezione della minaccia del 1973. Nel luglio 1975 Accame si è dimesso dal comando della nave Indomito per protestare contro la gestione autoritaria del potere nelle Forze Armate.Eletto alla Camera dei deputati nel 1976, nelle liste del Partito socialista, è stato presidente e vicepresidente della Commissione Difesa nonchè membro della commissione parlamentare di inchiesta sulle commesse militari. Eletto anche come consigliere alla Regione Liguria e al Comune di Roma, è stato consigliere nazionale di Lega Ambiente.Come Presidente della Fondazione Internazionale per la Pace N. Pasti, ha rappresentato in Italia il “ Tribunale R. Clark per i crimini di guerra della NATO nella ex Jugoslavia”. Ha assunto l’incarico di presidente dell’Associazione nazionale familiari delle vittime delle Forze Armate (Anavafaf).LE RUBRICHE DI BORDER NIGHTSTorneranno anche le nostre rubriche: la ruota libera con Paolo Franceschetti, la campana dello zio Tom con Tom Bosco, la biblioteca di Barbara Marchand, la scheda del Maestro Di Dietrologia.
Ventunesima puntata della stagione 2019-2020 di Border Nights – La notte ai confini in diretta dalle 22 su Web Radio Network e poi in podcast su Spreaker, YouTube, Spotify, Itunes. Ospiti della puntata Mauro Biglino per tornare a parlare delle sue ricerche sulla Bibbia e Falco Accame su Craxi, Gladio, uranio impoverito. Ad aprire la puntata la consueta copertina di Pietro Ratto.IL RITORNO DI BIGLINOPrimo ospite della puntata sarà Mauro Biglino, per un graditissimo ritorno. Studioso ed esperto di storia delle religioni. E’ stato traduttore di ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo, collaborazione che si è conclusa una volta iniziata la carriera di scrittore in cui porta alla luce le sorprendenti scoperte fatte in 30 anni di analisi dei cosiddetti testi sacri che da sempre sono state omesse. Da oltre 10 anni si occupa inoltre di Massoneria in quanto riconosciuta come organizzazione iniziatica e simbolica che ha avuto notevole influenza nella storia dell’occidente. Dopo anni di traduzioni professionali ha iniziato a narrare in modo autonomo quanto trovato nei testi ebraici da cui derivano le bibbie che sono in uso per i fedeli. Il metodo adottato consiste nel considerare valido ciò che trova letteralmente scritto senza procedere con interpretazioni o con l’utilizzo di categorie esegetiche particolari. Ne emerge un quadro coerente e chiaro che narra una storia concreta del rapporto tra un popolo e un individuo di nome Yahweh che aveva ricevuto l’incarico di occuparsene. Tra gli ultimi libri usciti “Gli dei baltici della Bibbia” scritto con Cinzia Mele. “La presente ricerca è scaturita dall’individuazione, in territorio finlandese, delle località denominate Sodoma e Gomorra, omonime delle città citate nell’Antico Testamento. I successivi approfondimenti ci hanno consentito di individuare, sia in Finlandia che nella limitrofa area baltica, ulteriori numerose località omonime o fortemente assonanti con quelle citate nell’Antico Testamento, spesso corrispondenti alla dettagliata descrizione che tale scritto ci fornisce su luoghi, situazioni e vicende (dall’esodo ai giganti, dall’eden alla discendenza di Noè e così via… ). I parallelismi geografici, confortati da convergenze etimologiche tra termini della lingua finlandese e quelli biblici, da reperti archeologici rinvenuti nell’area del nord Europa, da leggende popolari e dai racconti mitologici in quell’area radicati, delineano una sorta di “mondo nordico parallelo” i cui numerosi e coerenti punti di contatto con il contenuto del testo biblico.La ricerca, supportata da riferimenti provenienti da fonti verificabili, nonché da immagini tratte da Google Earth e dal sito di toponomastica finlandese Nimiarkisto, si chiude con riferimenti ancora più sorprendenti e straordinari alle stesse origini di Roma. Chi avrebbe mai immaginato di trovare nel nord dell’Europa l’antica Israele? Com’è possibile che le vicende bibliche si adattino perfettamente al territorio finlandese? Gli dèi baltici erano gli Elohim biblici e la nascita di Roma è potenzialmente legata a questi “nordici”?CRAXI, GLADIO, URANIO IMPOVERITO: FALCO ACCAMESecondo ospite della serata sarà Falco Accame, tra i protagonisti di alcune rilevanti pagine della cosiddetta Prima Repubblica. A 95 anni, con grande lucidità, ci racconta la sua visione critica sull’operato di Craxi, sulla grave vicenda dell’uranio impoverito, su Gladio e sul caso Cervia. Distintosi per le molte battaglie di denuncia dei retroscena affaristici e delle finalità antidemocratiche dell’organizzazione militare, Falco Accame è stato ufficiale superiore di marina e ha rappresentato l’Italia all’Unesco, al Congresso mondiale sulla percezione della minaccia del 1973. Nel luglio 1975 Accame si è dimesso dal comando della nave Indomito per protestare contro la gestione autoritaria del potere nelle Forze Armate.Eletto alla Camera dei deputati nel 1976, nelle liste del Partito socialista, è stato presidente e vicepresidente della Commissione Difesa nonchè membro della commissione parlamentare di inchiesta sulle commesse militari. Eletto anche come consigliere alla Regione Liguria e al Comune di Roma, è stato consigliere nazionale di Lega Ambiente.Come Presidente della Fondazione Internazionale per la Pace N. Pasti, ha rappresentato in Italia il “ Tribunale R. Clark per i crimini di guerra della NATO nella ex Jugoslavia”. Ha assunto l’incarico di presidente dell’Associazione nazionale familiari delle vittime delle Forze Armate (Anavafaf).LE RUBRICHE DI BORDER NIGHTSTorneranno anche le nostre rubriche: la ruota libera con Paolo Franceschetti, la campana dello zio Tom con Tom Bosco, la biblioteca di Barbara Marchand, la scheda del Maestro Di Dietrologia.
Dal '46 a oggi l'Italia ha cambiato in media un governo l'anno. Ne analizziamo il motivo.
Mani pulite (anche detta “Tangentopoli”) fu una serie d'inchieste giudiziarie condotte nella prima metà degli anni novanta in Italia. Queste inchieste rivelarono un sistema fraudolento che coinvolgeva la politica e l'imprenditoria. L'impatto mediatico e il clima di sdegno dell'opinione pubblica che ne seguirono furono tali da decretare la fine della cosiddetta Prima Repubblica e l'inizio della Seconda Repubblica in quanto partiti storici della Repubblica Italiana come la DC e il PSI si sciolsero venendo sostituiti in parlamento, nelle successive elezioni, da partiti di nuova formazione o che prima erano sempre stati minoritari e comunque all'opposizione; anche senza un formale cambiamento di regime, si ebbe un profondo mutamento del sistema partitico e un ricambio di parte dei suoi esponenti nazionali.
Trilogia di miniserie prodotte da Sky e nate da un’idea di Stefano Accorsi. Seguiamo la vita di alcuni personaggi durante gli anni che hanno stravolto la politica e la società italiana ponendo fine alla Prima Repubblica. Le vite dei protagonisti verranno ad intrecciarsi in seguito all’inchiesta di Mani Pulite guidata dal magistrato Antonio di Pietro ... L'articolo 1992 – 1993 – 1994 proviene da RadioAnimati.
«Se non sono rapporti incestuosi poco ci manca. Il fatto è che Autostrade per l’Italia, sotto l’attento presidio dei Benetton, ha saputo coltivare davvero bene il rapporto con la politica e con il poliedrico mondo dei Boiardi di Stato. Un rapporto lubrificato in ogni ingranaggio, utilizzando sapientemente e costantemente l’olio delle nomine. Troppo importante, dal loro punto di vista, difendere in ogni modo un tesoro accumulato grazie ai pedaggi pagati dagli italiani». È quanto denunciato dal Movimento 5 Stelle in un post sul proprio blog. «Si tratta» spiegano i 5Stelle «di un modus operandi impressionante, che dura da anni e non accenna certo a finire. I nomi e gli esempi si sprecano. Si prenda la Tangenziale di Napoli, la concessionaria controllata da Autostrade che controlla l’omonima infrastruttura. Ebbene, alla presidenza ancora oggi troviamo un esponente di spicco della Prima Repubblica, Paolo Cirino Pomicino, già fedelissimo di Giulio Andreotti e ministro del Bilancio. Lo stesso Pomicino, la cui rete evidentemente ha ancora una certa capacità di incidere, è vicepresidente delle Autostrade Meridionali, altra controllata di Autostrade che gestisce l’A3 Napoli-Pompei-Salerno».
Il vicepresidente del Consiglio «ha un ruolo politico e non operativo» ma visto che il premier incaricato Giuseppe Conte ha annunciato che «il suo sarà un governo di novità, non credo che voglia avere la figura del vicepremier, perché sarebbe una riedizione dello schema del governo gialloverde. Se alla fine lo vorrà attribuire al Pd, sarà per compensare l'assenza che ha questo partito di presidenze di commissioni parlamentari. Ma allora sarebbe veramente un'operazione da Prima Repubblica in puro stile manuale Cencelli». Lo ha detto l'ex ministro leghista, Roberto Maroni, all'Adnkronos. «Quello di vicepremier era ed è un ruolo più propriamente politico, un modo per creare un equilibrio tra le forze politiche della maggioranza, per dire: caro presidente del Consiglio, devi condividere le tue decisioni con il resto dei partiti che ti sostengono,» ha spiegato Maroni.
«Niente di nuovo. Quando si tratta di tagliare i costi della politica, eliminare privilegi o aumentare i salari dei nostri ragazzi il Pd mostra il suo vero volto: un partito ancora fermo alla Prima Repubblica, che bada ai propri interessi e si dimentica per strada gli italiani. Il voto di oggi al Senato ne è l’ennesima dimostrazione. Noi approviamo il taglio di 345 parlamentari e restituiamo a scuole, trasporti e strade 500 milioni a legislatura. Parliamo di 300mila euro al giorno. Il Pd, invece, vota contro». È quanto si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook del Movimento 5 Stelle. «Lo sapevamo, non si fanno problemi a usare l’accetta per tagliare diritti e salari a colpi di Jobs Act, ma fanno le barricate per salvarsi il portafoglio. Si fosse trattato della loro vecchia proposta per aumentare gli stipendi degli onorevoli li avremmo trovati in Parlamento di domenica mattina! È l’ennesima vergogna targata Pd. A braccetto con gli amici di sempre, sono come il Gatto e la Volpe: Forza Italia infatti si è astenuta, figuriamoci. E il “Nazareno delle poltrone” è servito,» aggiungono i pentastellati.
L'ottava puntata della trasmissione nata dalla collaborazione con l'Istituto Cattaneo e con Una foto diversa della Prima Repubblica. Ogni giorno è dedicata ai risultati delle Europee 2019
La settimana puntata della trasmissione nata dalla collaborazione con l'Istituto Cattaneo e con Una foto diversa della Prima Repubblica. Ogni giorno è stata dedicata alle elezioni del 2009
La sesta puntata della trasmissione nata dalla collaborazione con l'Istituto Cattaneo e con Una foto diversa della Prima Repubblica. Ogni giorno è stata dedicata alle elezioni del 2004
PIL. Chi è costei ma soprattutto, come sta quello Italiano? Il premier Renzi continua a dare un'immagine falsata del paese, ma, per fortuna, molti non ci credono. Sembra che questa nuova politica sia ossessionata dal futuro, o comunque usi il concetto di 'quel che deve venire' per ammaliare il popolo, fumo negli occhi ed affabulazioni vere e proprie degne del miglior Berlusconi.Non solo questo però, v'è anche la crisi capitolina della giunta M5S, che evince i problemi che il movimento presenta, ovvero poca esperienza e leadership in parte discutibile. Spiace dirlo, ma siamo di fronte ad una crisi politico-parlamentare ed economica dell'Italia. Il che fa quasi rimpiangere la Prima Repubblica con fazioni politiche diverse ma dalle idee concrete. Ci vuole di nuovo una politica concreta e chiara, basta con gli affabulatori e le loro belle.Altro argomento trattato è la corsa alla Casa Bianca. Le difficoltà della Clinton a causa della sua salute sembrano aver un grande peso nel duello presidenziale e tutto ciò non può che rendere tutti noi ancor più tristi, poichè si deve constatare un pregiudizio dell'elettorato Americano nei confronti dei cagionevoli.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=324125 APRILE, LA FESTA PIU' INSENSATA E RIDICOLA di Massimo ViglioneÈ fin troppo facile far notare che il 25 aprile è la festa più insensata e ridicola che sia mai esistita nella storia, visto che di fatto si festeggia una sconfitta miliare di un popolo distrutto e caduto nella guerra civile e nell'odio ideologizzato. E che è ancora più insensata perché si continua a festeggiarla dopo settant'anni! Una tipica follia democratica.Naturalmente diciamo questo non certo per nostalgismo pro sconfitti, né perché riteniamo che qualora la guerra fosse stata vinta dal nazional-socialismo noi italiani ce la saremmo passata meglio. Forse nei primissimi anni della vittoria; ma, personalmente ritengo che, specie alla lunga – e questo al di là delle follie razziste dell'hitlerismo – sempre servi saremmo stati, e sempre del Paese che oggi domina l'Europa non con le armi e la Gestapo ma con la finanza e le banche.Occorre riflettere bene ormai, dopo settant'anni, sul perché di questa stupida festa nazionale. Se essa è stata inventata e continua ad essere imposta ogni anno, nonostante ormai da lungo tempo molti intellettuali – spesso ex-marxisti – stiano oggettivamente invitando all'eliminazione di questo solco di sangue che ancora bagna l'identità italiana – è perché essa è il marchio stesso della Repubblica Italiana. Ne è il sigillo nazionale. Un sigillo troppo pesante perché possa essere tolto e possa divenire pubblico ciò che nasconde.Per decenni si è taciuto sulle stragi comuniste dei titini in Istria e sulle stragi comuniste dei partigiani in Emilia Romagna e altrove. Per decenni il 25 aprile serviva a occultare nella festa "di tutti" (come Pertini, il presidente di tutti, ricordate?) il sangue innocente (donne, vecchi, seminaristi, sacerdoti, uomini che si erano arresi, ecc.) offerto in tributo all'altare del sol dell'avvenire che sembrava stesse per sorgere in quei tragici giorni.Soprattutto doveva però nascondere anche l'idea stessa che in Italia vi fosse stata una guerra civile. Tutti noi che siamo stati studenti nella Prima Repubblica, sappiamo bene che la guerra civile fra partigiani e fascisti non è mai esistita: è esistita invece la guerra di "liberazione" – termine che dimenticava, come se nulla fosse, il fatto che se dietro i fascisti vi era un invasore, dietro i partigiani ve ne erano due (o di più, forse). "Liberazione": ecco la parola magica inventata, mentre Mussolini pendeva a Piazzale Loreto e il sangue scorreva a litri nel triangolo rosso della morte e in Istria, per occultare sia la sconfitta militare che l'idea stessa di una guerra civile. Al punto tale che – e il cinema ha lavorato molto in tal senso – il "fascista" non era più neanche italiano, ma era il male in sé, inevitabilmente cattivo perché antitesi dell'inevitabilmente buono, ovvero dell'italiano partigiano.Ma perché occorreva – e occorre ancora dopo settant'anni – nascondere la sconfitta e la guerra civile? Su questo nodo focale ormai la letteratura è vasta (Galli della Loggia, Emilio Gentile, Paolo Mieli, Marcello Veneziani, solo per citare alcuni fra gli autori più noti): la ragione vera risiede nella storia precedente, vale a dire nel Risorgimento italiano.Il processo di unificazione nazionale è stato – al di là del mero risultato territoriale amministrativo – un assoluto fallimento. L'"italietta" nata dal blitz di Cavour e Garibaldi era più "espressione geografica" dell'Italia dei giorni di Metternich. Niente univa il siciliano e il piemontese, il salentino e il lombardo, il fiorentino e il calabrese. Economicamente era un disastro, più o meno come oggi. Moralmente screditati e corrotti. Militarmente ridicoli e incapaci (nemmeno gli africani ci rispettavano). Per non parlare della questione meridionale, della mafia, della corruzione, dell'emigrazione di milioni di uomini costretti a lasciare la loro Italia per non morire di fame.Essendo evidente a tutti il fallimento ideale, civile e culturale del Risorgimento, per forgiare gli italiani fu deciso prima di tentare la via coloniale e fu un disastro, come già accennato. Poi di entrare nella Prima Guerra Mondiale, pur sapendo perfettamente che se ne poteva stare tranquillamente fuori. Il prezzo è stato 600.000 morti e 1.500.000 mutilati e feriti, il tutto per la "vittoria mutilata" (anche la vittoria fu mutilata).Poi il biennio rosso – con il rischio bolscevico – e infine la dittatura fascista, che si assunse il compito di "fare gli italiani", ovvero di riuscire dove il risorgimento liberale aveva chiaramente fallito. Il fascismo divenne, come Mussolini stesso dichiarò più volte e Giovanni Gentile teorizzò filosoficamente – il compimento del Risorgimento. Il Secondo Risorgimento.Ma il fascismo – al di là di alcuni innegabili risultati positivi – ci ha condotto al secondo disastro mondiale e all'8 settembre, con la "morte della patria", lo Stato alla sfascio, una monarchia indecente che fugge, un esercito lasciato senza ordini e senza capi, all'invasione degli stranieri e alla guerra civile.Così, il mondo partigiano, almeno l'intelligenza di esso, comprese che occorreva risollevare ancora una volta, per la terza volta, dal baratro il mito fallimentare del Risorgimento. E lo fece facendo scomparire dall'idea italiana il fascismo, la sconfitta e la guerra civile, e presentando la nuova repubblica consociativa, liberal-democratica tendente a sinistra come il vero ultimo passaggio per la realizzazione del "nuovo italiano", quello appunto sognato dagli eroi risorgimentali. Nacque così il "terzo risorgimento", quello democristian-laico-comunista.Ecco la necessità di mantenere in vita la festa del 25 aprile. In fondo, abolirla, sarebbe come ammettere che pure il "terzo risorgimento" ha fallito nell'obbiettivo di fare gli italiani e di costruire un Italia unita e rispettabile nel consesso delle nazioni.Quanto l'Italia di oggi sia unita e rispettabile nel consesso delle nazioni è sotto gli occhi di tutti.È fallito il primo Risorgimento, quello condotto contro la Chiesa e l'identità cattolica italiana. È fallito il secondo Risorgimento, quello fascista. È fallito pure il terzo Risorgimento, quello del compromesso storico fra "cattolici" liberali, laici e comunisti, che ha prodotto l'obbrobrio in cui oggi viviamo.Oggi l'Italia neanche esiste più, essendo divenuta colonia sottomessa a un'entità astratta e al contempo famelica e contro-natura come la UE. Eppure noi continuiamo a festeggiare il 25 aprile.Come dire... sempre più stupidi, ogni anno che passa. Sempre meno italiani, ogni anno che passa.Perché il vero italiano era quello figlio di 26 secoli di storia. Quello che si trovò i piemontesi a casa. Quello era il vero italiano. E oggi, italiano vero, è colui che è in grado di capire e ha la forza di dirlo che questa Italia, questa Repubblica, non ha quasi nulla della vera Italia. E che finché non restaureremo la vera Italia, il nostro destino sarà quello di andare sempre più allo sfascio generale.Ma, per usare una loro espressione... "un'altra Italia è possibile". Non dimentichiamolo e lottiamo per questo.
La memoria pubblica è un "patto" in cui ci si accorda su cosa trattenere e cosa lasciar cadere degli eventi del nostro passato. Ma dopo il crollo della "Prima Repubblica" su cosa fonda questo "patto"? Un'intervista allo storico realizzata durante il Salone del Libro di Torino.