I pungenti commenti del giornalista Antonio Socci stimolano ad avere uno sguardo critico sulla realtà
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7155COSA RENDE I NOSTRI GIOVANI COSI FRAGILI? di Antonio SocciHanno fatto un deserto e lo hanno chiamato Modernità e Libertà. Ma è spesso un deserto inospitale dove soffia un vento di infelicità e di morte.Lo attestano anche le drammatiche statistiche sui suicidi dell'Osservatorio suicidi della Fondazione Brf (Istituto per la ricerca in Psichiatria e Neuroscienze).Da gennaio ad agosto di quest'anno ci sono stati 351 suicidi e 391 tentativi: un suicidio ogni 16 ore e un tentativo di suicidio ogni 14. Particolarmente grave l'aumento dei casi fra i giovani (in modo speciale nel biennio della pandemia).Queste tragedie sono la punta dell'iceberg di una condizione di disagio, di solitudine, di ansia o depressione che fra i giovani è molto ampia e sta crescendo. Naturalmente ognuno è una storia a sé, ognuno ha i suoi problemi e ognuno è un mistero unico. Ma tutti insieme delineano un dramma sociale - o spirituale - che riguarda il nostro tempo.Ciò che accomuna tutti noi è il desiderio di felicità o il voler sfuggire all'infelicità.Scriveva Pascal: "Tutti gli uomini cercano di essere felici, compresi quelli che stanno per impiccarsi".Felicità e infelicità sono sentieri che conducono in una terra misteriosa, quella della nostra anima, che non si esplora con la sociologia.Quando si parla di disagio esistenziale ogni volta si tentano spiegazioni sociologiche che però spesso si contraddicono o illuminano solo un pezzo di realtà, ma non vanno alle radici del problema.Sono spiegazioni che lasciano insoddisfatti.LE GENERAZIONI PRECEDENTIPerché le condizioni materiali di vita pesano, ma non sono l'aspetto determinante. Altrimenti non si spiegherebbe perché i nostri genitori - giovani durante la guerra e il dopoguerra - affrontarono la miseria, la fame, i bombardamenti, il durissimo lavoro della ricostruzione, con una forza morale travolgente (che fra l'altro produsse il "miracolo economico" e il "baby boom"), mentre i nostri figli - che hanno una vita enormemente facile - sono così smarriti e fragili.Cos'è andato perduto rispetto alle generazioni precedenti che - senza alcun dubbio - sopportavano condizioni di vita molto più dure? Possiamo dire che erano spiritualmente più forti anzitutto per l'atmosfera cristiana in cui erano nate e cresciute?Affrontavano le tragedie con maggior resilienza (come si dice oggi).C'è una commovente intervista alla poetessa Alda Merini, dopo il terremoto in Abruzzo del 5 aprile 2009, che la televisione trasmise il 9 aprile.La Merini, nata nel 1931, si definiva "abbastanza" credente e in quell'occasione disse: "Anch'io sono stata 'terremotata' da un manicomio all'altro.Ognuno di noi ha avuto le sue scosse, però è nel momento del dolore che bisogna stringere i denti. Noi adesso partecipiamo a questa tragedia italiana, però non fermiamoci al dolore. Stringiamo i denti e andiamo avanti. Dio guarda tutti, ci vede, guarda i terremotati, vede gli infelici e non abbandona il mondo. Io sono sicura. E uno dei mezzi perché Dio ci ascolti è proprio la poesia, la preghiera, il canto".Questo era l'animo delle generazioni che ci hanno preceduto. Le società del passato non erano migliori di oggi. Erano più ingiuste e la vita molto più dura. Ma anche questo dimostra che i nostri vecchi - pur con le loro fragilità e miserie - avevano una solidità ammirabile.CLIMA SPIRITUALE CRISTIANONon perché tutti fossero dei devoti. Ma tutti respiravano quel clima spirituale che aveva permeato i secoli in Italia e toccava anche agnostici e atei. Non a caso il padre della cultura laica italiana, Benedetto Croce, scrisse nel 1942 "Perché non possiamo non dirci "cristiani", spiegando che tale qualifica "è semplice osservanza della verità".Il laico Federico Chabod concordava e aggiungeva: "Anche i cosiddetti 'liberi pensatori', anche gli 'anticlericali' non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo".Negli ultimi anni questo interrotto fiume spirituale si è come disseccato. Si è prodotta una rottura che non è solo culturale, ma anche esistenziale. I giovani - che nei prossimi giorni torneranno a scuola, con i loro problemi, i loro sogni e il loro disagio - sono sostanzialmente ignari del passato, soli di fronte al mistero della loro vita e al futuro.La scuola (ma dovremmo parlare anche della Chiesa e delle nostre famiglie) non sa trasmettere come un'eredità viva ciò che le generazioni precedenti hanno creato, amato, professato, sofferto e vissuto.Inostri ragazzi sembrano sospesi fra la realtà virtuale dei social e una scuola o una società ossessionate soprattutto dai comportamenti, dal politicamente corretto, dalle ideologie oggi dominanti (come l'ecologia: è l'epoca di Greta Thunberg).Si prescrive "come" comportarsi, ma nessuno comunica nulla sul "perché" vivere.Tanto meno si fa "parlare" su questo la cultura e l'arte del nostro passato.La realtà non virtuale che i ragazzi conoscono è quella dei coetanei, sono rapporti talora violenti e in genere superficiali o poveri. Ne scaturisce una fragilità emotiva spaventosa, una solitudine che raramente incontra un abbraccio di comprensione o compassione.A volte però basta un incontro vero (un maestro, un amico, un genitore) per far scoprire la bellezza del presente, la ricchezza del passato e la promessa custodita dal futuro. Ma resta l'enorme problema educativo di un Paese smarrito.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7000LA METAMORFOSI DELLA SINISTRA ITALIANA: DALL'UNIONE SOVIETICA... ALLA NATO di Antonio SocciLe Metamorfosi di Ovidio? Nulla rispetto alle metamorfosi dei comunisti italici, comprese le più recenti con le quali sono diventati "pasdaran" dell'ortodossia atlantica, severi censori del pacifismo e predicatori umanitari.E questo senza mai riconoscere l'errore di essere stati comunisti al tempo dell'Urss di Breznev e Andropov. Anzi ritengono di avere tutti i titoli per dare lezioni oggi di atlantismo e umanitarismo.Prendiamo l'editoriale (sul "Corriere della sera" di venerdì) di Walter Veltroni, il quale è una persona gentile, intelligente e piacevole, ma in quel pezzo ha cucinato un confuso minestrone in cui riesce a cantare le lodi del Nord Vietnam comunista che combatteva contro "l'invasione straniera" degli Usa e - al tempo stesso - le lodi dei soldati Usa che sbarcarono in Italia e in Normandia per combattere contro il nazifascismo (non furono due "invasioni" per la libertà?).Un inno combattente in cui Veltroni rinfaccia (senza nominarli) a Santoro e compagni il passato, ma dimenticando il suo. E il suo non è il passato di uno qualsiasi: Veltroni - iscrittosi alla Fgci nel 1970 - è stato poi uno dei dirigenti nazionali del Partito Comunista Italiano quando ancora c'era l'Urss e il blocco comunista (la vicenda degli euromissili e di Comiso è degli anni '80 e Veltroni c'era).Il Pci era un "partito fratello" di quel Pcus da cui vengono Putin e la classe dirigente russa di oggi. Quel Pcus a cui obbediva il Pci togliattiano, a lungo finanziato da Mosca (per capire quando finirono i finanziamenti bisogna leggere "Oro da Mosca" di Valerio Riva e non solo "L'oro di Mosca" di Gianni Cervetti).Da chi è stato parte della storia comunista ci si aspetta una riflessione vera sulla classe dirigente post-comunista che oggi governa a Mosca e sulle macerie lasciate dal comunismo.IL PCI E GLI ORRORI DELL'URSSPrima di tuonare per tutto un editoriale contro la presunta "indifferenza" che Veltroni imputa a chi non condivide le sue attuali idee "atlantiste" sull'Ucraina, dovrebbe spiegarci quanto fu "indifferente" il suo Pci nei confronti degli orrori dell'Urss e regimi compagni.Negli anni Settanta, quando lui era un militante comunista, già sapevamo tutto, già era uscito "Arcipelago Gulag" e sull'Unità e poi su Rinascita, nel febbraio ‘74, Giorgio Napolitano, a nome del Pci, scriveva che l'espulsione del dissidente Solzenicyn era "la soluzione migliore "perché lo scrittore aveva "finito per assumere un atteggiamento di ‘sfida' allo Stato sovietico e alle sue leggi" e "non c'è dubbio che questo atteggiamento - al di là delle stesse tesi ideologiche e dei già aberranti giudizi politici di Solzenicyn - avesse suscitato larghissima riprovazione nell'URSS".Napolitano, che allora si scagliava contro "l'antisovietismo", è il simbolo autorevole del passaggio dal Pci filosovietico (lui fu dirigente del Pci al tempo di Togliatti) all'atlantismo più zelante.Ma senza mai fare autocritiche. Nella sua "autobiografia politica" del 2005 intitolata "Dal Pci al socialismo europeo" neanche cita mai Solzenicyn.Carlo Ripa di Meana, nel 2008, alla morte dello scrittore russo, su "Critica sociale", in un articolo intitolato "Solzenicyn e il silenzio del Quirinale", scriveva:"Avevo sommessamente suggerito, qualche mese fa, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel 1974, allora responsabile della cultura del PCI, su l'Unità, aveva rumorosamente applaudito all'esilio comminato a Solzenicyn che, va ricordato, aveva già passato otto anni nel Gulag nell'immediato dopoguerra, che in una prossima occasione, o in forma privata o nel corso di una visita di Stato, chiedesse un incontro a Solzenicyn, ormai molto in là con gli anni e malato, per chiudere una pagina nera. Così non è stato. In questi ultimi giorni, mentre in tutto il mondo si sono ascoltate voci di statisti, di rimpianto e di riconoscenza per la grandezza di quest'uomo e della sua vita, da Roma-Quirinale è venuto un silenzio arido, privo di umanità".WALTER VELTRONIVeltroni nel 2008 era il segretario del Pd: si espresse mai sulla vicenda? È sicuro che la storia dei post-comunisti - di cui è parte - oggi legittimi i suoi moniti umanitari sulla presunta "indifferenza" altrui?Oltretutto è un'accusa inaccettabile perché chi si oppone all'invio di armi, come i cattolici, lo fa perché vuole la pace per gli ucraini e lo fa dando loro ogni possibile aiuto umanitario (del resto bisogna anche non essere indifferenti ai costi pesantissimi che i bellicisti vorrebbero imporre agli italiani).Quando si ha un tale passato comunista certamente si può evolvere e cambiare, ma bisognerebbe almeno evitare di andare a fare prediche agli altri sull'indifferenza, l'Occidente e la libertà.Il "Corriere della sera", che oggi è guidato da giornalisti che vengono dall'"Unità", a cominciare dal direttore, si distingue per fanatismo occidentalista. Talleyrand - che di cambi di casacca era esperto - consigliava: "Surtout pas trop de zèle".Anche perché si rischia il cortocircuito. Un intellettuale progressista francese, Robert Redeker, di recente ha osservato:"La simpatia degli europei è legittimamente attratta dall'Ucraina e dalla sua resistenza all'invasione, mentre questa resistenza esprime tutto ciò che gli europei hanno rifiutato negli ultimi decenni, quella cultura alla moda ridicolizzata e che l'istruzione scolastica ha cercato di distruggere: il sentimento della nazione, l'amore per la patria, della terra, il senso del sacrificio militare, la difesa dei confini, la sovranità e la libertà".È questa anche la contraddizione dei post-comunisti italici. Sono passati dall'apologia del cosmopolitismo apolide all'esaltazione del nazionalismo ucraino. Ma il nazionalismo non è lo spirito nazionale, come la polmonite non è il polmone. Il nazionalista impone la sua patria sulle altre. Il patriota ama tutte le patrie.È legittimo e nobile che gli ucraini si difendano dall'invasore. Ma non si può esaltare quel nazionalismo ucraino che dal 2014 ha combattuto le regioni russofone. Somiglia al nazionalismo russo che oggi nega l'Ucraina. Patrie, non nazionalismi.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6992IL TURISMO PUO' SALVARE IL BEL PAESE di Antonio SocciDopo due anni di pandemia, due anni da incubo, l'Italia del turismo sta ripartendo. Per il 2022 infatti le stime parlano di più di 92 milioni di arrivi e circa 343 milioni di presenze fra stranieri e italiani (un aumento - rispettivamente - del 43 per cento e del 35 per cento rispetto all'anno scorso).Non siamo ancora tornati ai dati del 2019, ma la ripresa è forte. Sperando che i venti di guerra che soffiano impetuosi non gelino questa fioritura...Con l'inizio di maggio sciameranno verso la Penisola milioni di persone che cercano nella nostra terra una Bellezza sognata e ignota, che tante volte hanno sentito raccontare o che hanno già assaporato e vogliono tornare a gustare.La bellezza è - fin dall'antichità - il principale connotato dell'identità italiana. Già Marco Terenzio Varrone (116 a.C. - 27 a.C.), nella più antica delle 'laudes Italiae' che conosciamo, il 'De re rustica', del 37 a.C., celebra l'Italia come il giardino del mondo: "Voi che avete peregrinato per molte e diverse terre, ne avete vista una più coltivata dell'Italia? Io, per conto mio, non credo che ce ne sia".Anche la nostra letteratura, ai suoi esordi, canterà questa caratteristica della Penisola. L'Italia è in Dante il "bel paese là dove 'l sì suona" o "l giardin de lo 'mperio". In Petrarca è "il bel paese / ch'Appennin parte, e 'l mar circonda et l'Alpe".In una enciclopedia medievale l'Italia è la "terra pulcherrima, soli fertilitate pabulique ubertati gratissima", la bellissima terra, piacevole per la fertilità del suolo e l'ubertosità dei suoi pascoli.BELLEZZA NATURALISTICA E PAESAGGISTICAInsomma da secoli dire Italia significa dire bellezza naturalistica e paesaggistica. La quale è sì dovuta - anzitutto - a una fortunata collocazione geografica e a una felice situazione climatica, ma i tanti doni del Creatore si sono combinati con la straordinaria opera degli uominiche fin dall'antichità hanno arricchito la natura con il lavoro e l'ingegno.Infatti è grazie agli agricoltori romani che furono introdotte da noi tantissime delle piante che oggi vediamo e coltiviamo e che provengono da altre aree del mondo. Così oggi l'Italia è un paradiso di biodiversità e questo è anche alla base della ricchezza della nostra alimentazione e della nostra cucina, parte non secondaria dell'attrattiva turistica.Del resto non c'è solo la bellezza naturale. Il patrimonio culturale italiano non ha eguali nel mondo: più di 4 mila musei, 6 mila aree archeologiche, 85 mila chiese soggette a tutela e 40 mila dimore storiche censite.Ma qui cominciano anche le dolenti note: l'incuria, gli scempi, gli abusi sono storia nota. Leonardo Sciascia scriveva nel lontano 1969: "L'Italia è il paese dell'arte ma le opere d'arte che vadano in malora".Lo stesso assalto turistico a questo patrimonio e alle città d'arte se - per un verso - è positivo, per altro verso ha qualcosa di angosciante, pare un consumo "mordi e fuggi" che di quella bellezza non comprende nulla, scivola sulla superficie alla velocità di un selfie. E lascia una distesa di cartacce e lattine.D'altronde l'Italia è un'unica, immensa, opera d'arte plasmata insieme dalla natura e da generazioni e generazioni di italiani, che sono stati il grande artista collettivo.MILLENARIA BELLEZZASe i più geniali figli del nostro popolo - come Michelangelo - seppero dare forma prodigiosa al marmo o alle basiliche, i nostri umili contadini - imparando inizialmente dai monaci medievali che dissodarono un'Italia distrutta dalle invasioni barbariche - hanno dato forma al nostro paesaggio esprimendo in esso il loro sentimento della vita, la spiritualità che come popolo vivevano.Franco Rodano, nelle sue "Lettere dalla Valnerina", descriveva incantato la bellezza che vedeva "in questa mia valle [dell'Umbria] e nei suoi poveri campi ancora amorosamente coltivati [...] nella netta geometria di questi poderi, che sono prodotto antico, di una lunghissima storia, di una millenaria capacità contadina (conservata dalla Controriforma) di vivere il lavoro non solo come duro travaglio disseminato di 'spine e triboli', ma anche come accurata e paziente ricerca, al tempo stesso, e del necessario e del bello".Noi, italiani del XXI secolo, sembriamo perlopiù estranei a questa storia, viviamo immersi nella nostra millenaria bellezza con una distrazione che ferisce.Possediamo un patrimonio ereditato, senza meriti, ma non sembriamo consapevoli della fortuna che abbiamo avuto, né delle nostre responsabilità.Albert Einstein, che con l'Italia ebbe un legame profondo (ci visse per anni e anche una parte importante della sua famiglia ci ha abitato a lungo) un giorno disse: "Se io potessi liberamente scegliere il mio domicilio a libero piacere, vorrei vivere in Italia per il resto della mia vita".Essere nati in un Paese così è una fortuna e un privilegio. Dovremmo avvertire il dovere di custodire, valorizzare e proteggere questa immensa opera d'arte per tutta l'umanità. In fondo la bellezza italiana è per tutti. Perché, come diceva Sviatoslav Richter, "ogni persona al mondo ha due patrie: la propria e l'Italia".
VIDEO IRONICO: Una guerra promessa ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Lwl_sZZ2q6w&list=PLolpIV2TSebVSarVSJS-Gy5hJo3_40bhITESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6973SIA L'UCRAINA CHE LA RUSSIA HANNO FATTO CLAMOROSI ERRORI DI VALUTAZIONE di Antonio SocciDavanti all'atroce spettacolo quotidiano di morti e distruzioni, tutti - a cominciare dal presidente ucraino Zelensky - dovremmo chiederci: era evitabile questa catastrofe?L'interesse supremo dell'Ucraina era quello di scongiurare in tutti i modi una guerra sul suo territorio con una superpotenza nucleare come la Russia. Il fatto che il regime di Putin sia regredito a un brutale dispotismo aggressivo doveva indurre Zelensky a considerare l'invasione come il male peggiore. Doveva far di tutto per evitarla, avendo una grande inferiorità militare.Nel Vangelo c'è un insegnamento di grande realismo per chi governa: "quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace" (Lc 14, 31-32).Zelenskij poteva evitare così questa tragedia al suo Paese? Forse sì. Sappiamo infatti, dal Wall Street journal, che il 19 febbraio scorso (quando già le truppe russe erano ammassate ai confini), il cancelliere tedesco Scholz ha proposto a Zelensky la possibilità di una de-escalation: la condizione era "rinunciare all'adesione alla Nato" e "dichiarare la neutralità come parte di un più ampio accordo europeo di sicurezza tra l'Occidente e la Russia".In pratica un'Ucraina neutrale come l'Austria. L'accordo proposto da Scholz "sarebbe stato siglato da Putin e Biden che insieme avrebbero garantito la sicurezza dell'Ucraina". Ebbene, Zelensky ha risposto no. Pur avendo ai confini l'esercito russo.Dopo che è iniziata l'invasione, col suo corteo di morte, il presidente ucraino ha dichiarato (il 15 marzo) che era tramontata l'adesione alla Nato e (il 27 marzo) che si poteva ragionare sulla neutralità e pure sul Donbass. Ma ormai era tardi.Probabilmente quando la trattativa vera inizierà l'Ucraina dovrà concedere molto più di quanto sarebbe bastato il 19 febbraio. E sarà un Paese devastato, con migliaia di morti. Mi pare un fallimento immane. La vittoria era scongiurare la guerra.Oltretutto Zelensky era stato eletto per cercare un accordo con la Russia. Questo volevano gli ucraini.Per esempio, la guerriglia in Donbass da anni provocava tanti morti. Perché Zelensky non ha pacificato quella regione imitando ciò che l'Italia ha fatto con l'Alto Adige? Eppure sapeva che da lì poteva partire l'incendio.Il presidente ucraino deve chiedersi se le sue scelte sono state buone per il suo Paese o disastrose. Secondo Jean Paul Sartre "si è sempre responsabili di quello che non si è saputo evitare".Ieri Moni Ovadia, intervistato dalla "Stampa", ha detto: "Zelensky non ha reso un buon servizio agli ucraini. Se hai vicino a te un colosso ringhioso, non fargli i dispetti. A meno che lui sia asservito agli Usa, cosa di cui sono convinto".Oggi Biden punta sulla prosecuzione del conflitto per abbattere Putin. Come ha detto l'ex ambasciatore Usa Chas Freeman, gli Stati Uniti "hanno scelto di combattere fino all'ultimo ucraino".Non credo che gli ucraini possano gioirne. Ma anche nell'establishment Usa importanti personalità si oppongono a questa strategia di Biden che rischia di creare un asse fra Russia, Cina e India. È disastrosa anche per gli Usa.Nel frattempo il conflitto devasta l'economia degli stati europei e può diventare una guerra mondiale con il rischio dell'apocalisse atomica.Da Washington ora si illude Zelensky col miraggio di una vittoria. Ma Sun Tzu, grande stratega militare, diceva: "nell'operazione militare vittoriosa, prima ci si assicura la vittoria e poi si dà battaglia. Nell'operazione militare destinata alla sconfitta, prima si dà battaglia e poi si cerca la vittoria".Tentare l'azzardo di una vittoria pressoché impossibile rischia di far annientare l'Ucraina e di portarci tutti nel baratro.Zelensky in queste settimane ha mostrato un coraggio fisico eroico, gli va riconosciuto. Ma forse oggi deve trovare il coraggio di sottrarre se stesso alle pressioni e sottrarre il suo popolo alla guerra delle due grandi potenze.Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Cosa c'è dietro la pessima performance militare dei russi in Ucraina" spiega perché in Italia si fa fatica a parlare degli insuccessi militari russi e a riconoscerne le cause.Ecco l'articolo completo pubblicato su Atlantico il 1° aprile 2022:C'è una differenza fondamentale fra le analisi della guerra in Ucraina formulate dagli esperti italiani e quelle che vengono pubblicate nel resto del mondo occidentale, negli Usa e nel Regno Unito in particolare.Le relazioni dell'intelligence statunitense o gli studi dell'autorevole Rusi di Londra (il centro studi fondato da Wellington), pur con grande prudenza e con un differente grado di ottimismo, constatano che l'esercito russo non sia all'altezza delle aspettative. Nella difficoltà a rifornire le truppe, così come nell'incapacità di proteggere i propri generali (ben sette uccisi dall'inizio della guerra) e nell'insufficienza dell'aviazione che non è ancora riuscita a conquistare il pieno dominio dell'aria, gli analisti occidentali notano che vi siano delle carenze strutturali nell'Armata, non solo degli errori commessi in questa campagna. Il generale David Petraeus, che vinse l'ultima fase della guerra di contro-insurrezione in Iraq, pur con mille prudenze, parla addirittura della possibilità che il Davide ucraino possa battere sul campo il Golia russo. Prima di lui lo aveva detto il generale McMaster, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump.Quando si torna alla lingua italiana, invece, si entra di nuovo in un altro mondo. Un mondo in cui l'Armata russa è un lento rullo compressore che schiaccia quel che vuole. E se non schiaccia qualcosa, è solo perché non ha voglia di farlo. Putin non ha sbagliato nulla, insomma, non ha mai fallito il blitz iniziale per decapitare il governo ucraino perché non era mai stata sua intenzione. Le difficoltà logistiche, evidenti sin dalle prime fasi? Sciocchezze, siamo noi che non abbiamo capito come i russi combattono. E allora perché la guerra sta andando così male?... I russi stanno già prendendo tutto quel che volevano. A produrre queste analisi, oltre a docenti che a stento riescono a nascondere la loro simpatia per Vladimir Putin, sono anche generali, esperti, tecnici super-partes.Eppure nessuno di loro riesce a spiegare perché un esercito che si presenta come il secondo del mondo, con il più grande parco di carri armati e automezzi, che vanta di essere all'avanguardia della guerra corazzata, si trovi a combattere in un terreno pianeggiante (l'ideale per ogni comandante di divisioni corazzate), con la piena superiorità aerea, una netta superiorità di uomini e mezzi, contro una nazione che è fra le due più povere d'Europa... e in più di un mese non riesce nemmeno a sfondare le linee. Si sente ripetere che, presto o tardi, l'Armata sfonderà e dilagherà. Non ne dubitiamo, vista la disparità di forze in campo. Ma la guerra, così come il mondo intero l'ha vista finora, è già una macchia indelebile sulla reputazione dell'Armata. Sulla carta, la Russia doveva essere in grado di reggere il confronto con la Nato in uno scontro in Europa centrale. Nella realtà, è impantanata da un mese abbondante a causa della resistenza di un esercito a cui la Nato sta solo dando armi leggere e informazioni di intelligence.Resta da capire come mai in Italia vi sia così tanta difficoltà a prendere atto della figuraccia militare russa. A che pro? La risposta non deve seguire il solito semplicistico e marxisteggiante argomento "follow the money". Qui i soldi non c'entrano nulla. Il problema vero è culturale. In battaglia si svela in modo inequivocabile se un sistema politico, in questo caso addirittura un'intera cultura, è sana o malata. Come scriveva lo storico miliare Victor Davis Hanson in "Massacri e cultura":"La storia militare non deve mai prescindere dal suo tragico evento clou, l'uccisione di esseri umani, che trova la sua piena realizzazione solo nella battaglia. A determinare se dopo l'ora fatale del combattimento migliaia di giovani, in gran parte innocenti, saranno vivi o a brandelli, è la cultura entro la quale si muovono gli eserciti".In che cultura si muove un esercito che manda colonne di carri armati, manovrati da ragazzi di leva, a finire nelle imboscate della fanteria ucraina? Che cultura ispira piloti che sganciano bombe su coordinate dettate dal comando, senza neppure sapere cosa stanno colpendo (scoperta fatta grazie a piloti abbattuti e fatti prigionieri)? Che cultura ispira comandanti di unità corazzate che eseguono ordini rigidi scritti su carta? Che cultura è quella di un corpo ufficiali che non svela ai propri soldati la natura della missione, così che quando vengono catturati o uccisi in Ucraina non sapevano di essere in guerra? E in casa loro non sanno neppure dove siano finiti, considerando che è persino proibito parlare di "guerra"?La cultura che sta producendo questa vergognosa performance è il prodotto di un regime autoritario che non si fida dei propri sudditi e che si nutre di menzogne, oltre a diffonderle a piene mani. Nessuno può esprimere dubbi a Putin, perché tutti sono terrorizzati: basti vedere come è stato trattato il direttore dei servizi segreti esteri, in una video pubblicato online, poco prima della guerra. E chissà cosa succede, a tutti i livelli, lontano dalle telecamere. Nessuno può mettere in discussione gli ordini.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6963IL PIU' GROSSO PROBLEMA PER L'UCRAINA NON E' PUTIN, MA BIDEN di Antonio SocciÈ pressoché impossibile trovare qualche statista che abbia collezionato una serie di gaffe come l'attuale presidente americano Joe Biden.Gli infortuni sono cominciati fin all'inizio del suo mandato e talvolta hanno avuto aspetti comici (e umanamente comprensibili) come la flatulenza sfuggita - secondo il Daily Mail - davanti al principe Carlo e a Camilla alla Cop26 di Glasgow (dove si discuteva di emissioni nocive nell'atmosfera).O come quando - durante un discorso in cui fissava palesemente il gobbo - ha letto pure le parole tra parentesi che non doveva leggere. O quando ha detto che "Putin potrà anche circondare Kiev, ma non potrà mai conquistare i cuori e le anime del popolo iraniano".Ma con la guerra Russia/Ucraina la questione si è fatta drammatica. Ora ogni volta che Biden apre bocca ci avvicina alla terza guerra mondiale. Mentre tutti cercano di spegnere l'incendio, Biden, parlando a Varsavia, sabato, ha visto bene di alimentarlo con una cascata di benzina definendo Putin "un macellaio" (dopo averlo chiamato "assassino" e "criminale di guerra").BIDEN IMBARAZZANTEQuesto linguaggio incendiario, del tutto fuori dai canoni, rende molto arduo qualsiasi tentativo di dialogo e trattativa con Mosca. Ma come se non bastasse Biden ha pure aggiunto che Putin "non può rimanere al potere".Immediatamente è arrivata una correzione da un funzionario della Casa Bianca il quale ha precisato che il presidente "non stava parlando" di un "cambio di governo" in Russia. Una smentita clamorosa da cui si ricava la convinzione che a Washington non siano in grado di controllare la situazione, oltretutto in un momento così drammatico.È la classica toppa peggiore del buco. Del resto Biden ha dichiarato apertis verbis quello che era già chiaro dai comportamenti, ovvero che gli americani non lavorano per la pace in Ucraina, ma soffiano sul fuoco e spediscono armi perché vogliono che la guerra prosegua e la Russia si impantani: cioè usano l'Ucraina per abbattere Putin (a spese degli ucraini e degli europei le cui economie saranno devastate).L'autogol è doppio perché Biden ha apertamente confessato che vuole fare a Mosca esattamente quello che Putin voleva fare a Kiev: rovesciare il governo. E gli Stati Uniti hanno una certa esperienza nell'andare a rovesciare governi a loro sgraditi (come pure nel bombardare altri paesi).La sortita di Biden - che voleva resuscitare il disastroso fantasma dello "scontro di civiltà" con cui gli americani hanno portato guerre e devastazioni in tante zone del mondo - ha sconcertato molte cancellerie e ha costretto un membro della Nato come la Turchia (importantissimo in quella regione) a prendere le distanze.Il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha dichiarato ieri: "Se tutti bruciano i ponti con la Russia chi parlerà con loro alla fine della giornata?". In pratica ha spiegato che con il metodo Biden si perde ogni speranza di negoziato che metta fine alla guerra.UNA PROSPETTIVA AGGHIACCIANTEGià prima era stato il presidente francese a prendere le distanze. Macron ha detto che non userebbe il linguaggio di Biden e ha aggiunto che, se si vuole raggiungere un cessate il fuoco, non si deve alimentare "una escalation né di parole né di azioni".Che è esattamente quello che Biden sta facendo. Del resto - secondo il Wall Street Journal - fonti interne dell'amministrazione Usa sostengono che, nel contesto della guerra in Ucraina, la Casa Bianca adesso prevede addirittura il "first nuclear strike", cioè "l'attacco nucleare preventivo" in "circostanze estreme".Una prospettiva agghiacciante che Biden, in campagna elettorale, aveva sempre rifiutato.Peraltro questo atteggiamento incendiario contraddice le considerazioni del Pentagono sul conflitto in corso. Newsweek ha rivelato che, secondo gli analisti del governo Usa, in realtà Putin sta facendo una guerra a bassa intensità: "la quasi totalità dei missili lanciati dalla Russia hanno colpito obiettivi militari" scrive il generale Fabio Mini. Inoltre "nei primi 24 giorni di conflitto" aggiunge Mini "la Russia ha effettuato 1400 sortite di attacco aereo e lanciato quasi 1000 missili (meno di quanto gli Usa abbiano fatto in un solo giorno durante la guerra del 2003 in Iraq)".Dunque, per quanto crudele e orribile come ogni guerra, potrebbe essere molto peggiore. Si è capito che la Russia non punta alla distruzione dell'Ucraina. Questo dovrebbe indurre a ricercare spazi di negoziato. Ma Biden non l'ha mai fatto.C'è chi ritiene che stia cavalcando questo conflitto a fini interni, in vista delle elezioni di metà mandato. Ma se è così il risultato è disastroso perché da gennaio a marzo gli americani che lo approvano sono passati dal 43 al 40%, mentre quelli che lo bocciano dal 53 al 55%.E soprattutto sette su dieci hanno scarsa fiducia sulla sua capacità di gestire la crisi ucraina e otto su dieci ritengono che questa guerra provocherà l'aumento della benzina e potrebbe portare a un conflitto nucleare.D'altronde gli errori di Biden - finora subiti passivamente dalla Ue - rischiano di far nascere un asse Russia-Cina-India che a breve potrebbe pure diventare egemone nel mondo.Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Come la guerra in Ucraina agita le acque in Asia" spiega perché si sono create le condizioni per lo scoppio di nuovi conflitti. Compreso la recrudescenza di alcuni dei conflitti più duraturi.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 marzo 2022:L'invasione russa dell'Ucraina agita le acque internazionali e rischia di creare le condizioni per lo scoppio di nuovi conflitti. In quest'ultimo "tranquillo weekend di paura", l'Asia, dal Mar Rosso al Mar Giallo, ha assistito alla recrudescenza di alcuni dei conflitti più duraturi della storia contemporanea: Yemen, Nagorno-Karabakh e Corea. In tutti i casi, si tratta di tensioni che scoppiano direttamente o indirettamente a causa del conflitto ucraino.La Corea del Nord, il 24 marzo, ha lanciato un missile balistico intercontinentale per la prima volta dal 2017. L'ordigno, che secondo fonti sudcoreane è un Hwasong-17, ha compiuto un volo di un migliaio di chilometri, innalzandosi di 6mila chilometri e andandosi a inabissare nelle acque di zona economica esclusiva del Giappone. Secondo i calcoli, dovrebbe essere in grado di raggiungere il territorio statunitense. Dopo i tre lanci (di cui due riusciti) di fine febbraio e inizio marzo, sia Tokyo che Seul hanno avuto la conferma di quel che temevano: si trattava di preparativi per il lancio di un missile balistico intercontinentale. Cinque anni fa, Kim Jong-un, dopo i colloqui diretti con l'allora presidente Donald Trump avevano proclamato una moratoria sui test missilistici a lungo raggio e finora l'avevano rispettata. Ora gli esperti si dividono sui motivi di un gesto di sfida così esplicito. Potrebbe essere un messaggio lanciato al nuovo presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, un conservatore che promette una politica più dura nei confronti del regime del Nord.Nel Caucaso meridionale, il 25 marzo si è di nuovo verificato uno scontro fra truppe armene del Nagorno-Karabakh e truppe azere. Gli azeri sono entrati nell'area controllata dalle forze di interposizione russe ed hanno aperto il fuoco contro gli armeni, uccidendone 3 e ferendone 14. I peace-keepers russi presidiano i nuovi confini (ridotti, dopo la guerra del 2020) e il corridoio di terra che unisce l'Armenia al Nagorno-Karabakh, regione a maggioranza armena incastonata nel mezzo dell'Azerbaigian, teatro di uno scontro armato che dura dal 1988, da prima ancora dell'indipendenza delle due nazioni caucasiche. Ora i russi sono accusati dal governo armeno di non aver fatto abbastanza per prevenire lo scontro a fuoco. Il premier armeno Nikol Pashinian, è volato a Mosca per consultarsi con Vladimir Putin, per "discutere della situazione creata dall'invasione, da parte di truppe azere, della zona di responsabilità delle forze di pace russe nel Nagorno-Karabakh". Le autorità del Nagorno-Karabakh, fra l'altro, denunciano un embargo sul gas imposto loro dall'Azerbaigian. Embargo che il governo di Baku nega, la cui versione ufficiale parla di lavori di riparazione ai gasdotti.Il 26 marzo le milizie sciite Houthi, armate dall'Iran, impegnate dal 2014 contro il governo dello Yemen e la coalizione di Paesi sunniti (a guida saudita) che lo sostengono, hanno lanciato missili contro un deposito petrolifero a Jeddah, in Arabia Saudita. Alte colonne di fumo nero si sono levate in cielo, proprio mentre la città portuale del Mar Rosso si preparava ad accogliere il Gran Premio di Formula 1. La competizione si è tenuta regolarmente, ma la paura era tanta. La rappresaglia saudita, tardi, ma è arrivata: ieri, l'aviazione del regno arabo ha colpito alcuni bersagli di Sanaa, la capitale dello Yemen, sotto il controllo degli Houthi.Tutte queste tensioni sono legate, direttamente o indirettamente, alla guerra in Ucraina. Gli Houthi filo-iraniani sono entrati in azione, in modo spettacolare e in una città che, per il Gran Premio era sotto gli occhi di tutto il mondo, per almeno due motivi: il primo è il vertice del Negev, che si è tenuto ieri, fra Israele e i Paesi arabi sunniti del Golfo, dunque gli Houthi, che fanno parte dello schieramento opposto, hanno voluto lanciare un segnale forte. Il secondo è l'Iran, che sta continuando a negoziare per un nuovo accordo sul suo programma nucleare e vuole alzare la posta in gioco. Ma lo fa sapendo, soprattutto, che gli Usa sono distratti dalla guerra in Ucraina, dalla tensione con la Russia (alleata e protettrice dell'Iran) e quindi dagli occidentali si possono estorcere condizioni molto migliori. Perché, mai in questo periodo, gli Usa sono stati così disposti a fare concessioni al di fuori del teatro di crisi europeo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6928LO ''STRANO'' FANATISMO BELLICO DEL CORRIERE DELLA SERA NELLA GUERRA IN UCRAINA di Antonio SocciCome ha scritto Tomaso Montanari, un intellettuale di sinistra, è tragicomico vedere "ex comunisti, operaisti, esponenti di Lotta Continua" che, per far dimenticare il loro passato, oggi sull'Ucraina sono "passati all'occidentalismo fanatico". Sembrano Luttwak.La devozione alla Casa Bianca, per alcuni ex, è granitica come ieri quella del Pci verso il Cremlino rosso.Non pensano all'interesse degli europei (italiani compresi) i quali non vogliono sprofondare in un guerra duratura e nella catastrofe economica. Loro sognano di abbattere Putin (come vorrebbe Biden).Un esempio? Il Corriere della sera. Da un po' è diventato "l'Unità del terzo millennio": vengono infatti dall'Unità sia il direttore, sia i principali editorialisti come Walter Veltroni e Antonio Polito (Paolo Mieli viene addirittura da "Potere operaio"…).L'editoriale di ieri, firmato da Polito, aveva un titolo militaresco: "Il fronte interno". Calzato gagliardamente l'elmetto degli artiglieri da salotto, Polito inizia stentoreo: "Il 'partito della resa' ha gettato la maschera. È ancora minoritario, ma punta ormai al bersaglio grosso: portare l'Italia nel campo di Mosca, confermando così l'antico pregiudizio per cui non finiamo mai una guerra dalla parte in cui l'abbiamo cominciata".Qualcuno dovrebbe informare Polito che l'Italia non è entrata in guerra (un piccolo dettaglio). Ma il virile richiamo politesco fa ricordare un triste passato (che speriamo non torni).Era il giugno 1940 e la prima pagina del "Corriere della sera" quel giorno tuonava: "Popolo italiano corri alle armi! Folgorante annunzio del Duce: la guerra alla Gran Bretagna e alla Francia. Dalle Alpi all'Oceano Indiano un solo grido di fede e di passione: Duce! Vinceremo!".Fu una catastrofe. Si dirà che c'era il fascismo e i giornali dovevano allinearsi. Certo, ma è un'aggravante: quando si beneficia dell'eredità di un'antica testata bisogna anche ricordarne la storia e i drammi (onori e oneri).MANDARE ARMI PER FERMARE ARMI NON HA SENSOE bisogna pensarci quattro volte, oggi che siamo liberi, prima di carezzare di nuovo l'idea della guerra con leggerezza, gettando benzina sulla follia incendiaria di Putin. Invece il Corriere se la prende con i panciafichisti.È grottesco che uno che viene dall'Unità, su un giornale diretto da un collega che viene anch'egli dall'Unità, accusi chi invita Zelensky a trattare e cedere qualcosa, per mettere fine alla strage, di voler "portare l'Italia nel campo di Mosca".Siccome Vittorio Feltri è stato il primo a prospettare (su queste colonne) tale idea, ne deriva che Feltri sarebbe uno che vuol "portare l'Italia nel campo di Mosca".Il concetto fa già ridere così. Ma appare surreale se si pensa che è espresso da un collega che viene dall'Unità, giornale che, per la morte di Stalin, aveva titolato: "Stalin è morto. Gloria eterna all'uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell'umanità".Forse un minimo senso del ridicolo e del tragico aiuterebbe Polito e i colleghi del Corriere a ritrovare quella saggia moderazione che si addice a un giornale liberale e borghese.Ieri anche il premier israeliano Bennet, a quanto pare, ha suggerito al leader ucraino ciò che Feltri ha scritto giorni fa: trattare e cedere qualcosa per salvare la vita della sua gente e risparmiare loro tante sofferenze. Anche il suo è da ritenere un "sostegno esplicito al tiranno"?Sempre sul Corriere della sera, Paolo Mieli se l'è presa con chi dice che non bisogna prolungare la carneficina mandando armi all'Ucraina, ma sarebbe meglio trattare con Putin. Per lui questo è "pacifismo cinico". Però anche una testimone della Shoah come Edith Bruck ha detto: "Mandare armi per fermare armi non ha senso".Mieli e compagni propongono di mandare armi pure in decine di conflitti che ci sono nel mondo? O quei morti valgono meno? Certi bollori umanitari (a intermittenza) indicano nobiltà o fanatismo guerrafondaio? Perché sono cinici quelli che vorrebbero trattare salvando vite?NON È MORALE IL MORALISMO DELL'AVVENTURAC'è una famosa pagina di Joseph Ratzinger che dice il contrario facendo proprio l'elogio del compromesso: "essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l'impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo, limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra il pragmatismo dei meschini. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell'umanità dell'uomo. Non è morale il moralismo dell'avventura… Non l'assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell'attività politica".Gesù stesso nel Vangelo fa un esempio: "quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace" (Lc 14, 31-32).Se il leader ucraino avesse fatto subito così avrebbe scongiurato una tragedia. Ora più passano i giorni (più sono i morti) e più dovrà concedere. Il suo imperativo dovrebbe essere anzitutto salvare vite di ucraini, evitare ulteriori distruzioni e risparmiare sofferenze ad altri popoli, come il nostro. Le ricadute economiche di questo conflitto infatti sono già disastrose e in seguito saranno addirittura catastrofiche.Ma ovviamente colpiscono soprattutto la gente comune già provata da due anni di pandemia. Assai meno gli editorialisti del Corriere che infatti giudicano meschini i media che si concentrano "sulla benzina piuttosto che sull'Ucraina".Loro hanno sublimi ideali. Delle bollette o del prezzo dei generi alimentari che raddoppia se ne fregano e dicono agli italiani, già provatissimi, che devono sacrificarsi ancora di più. Per l'Ucraina.Ma dovrebbero dire: per le idee dei governanti ucraini. Perché l'interesse del popolo ucraino in realtà coincide con quello degli italiani: è far cessare la guerra.Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Le figuracce di Salvini? C'è ben di peggio" commenta la figuraccia rimediata da Salvini in Polonia, ma facendo notare che questo è solo l'ultimo episodio di una perdita totale di credibilità dell'Italia all'estero. Sull'Ucraina Draghi e Di Maio hanno subito di peggio.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 marzo 2022:La pessima figura di Matteo Salvini in Polonia è solo l'ultimo episodio di una saga in cui l'Italia, fuori e dentro i confini nazionali, prende schiaffi da chiunque. Salvini è stato umiliato dal sindaco di una piccola città polacca, ai confini con l'Ucraina, che ha rifiutato di riceverlo sventolandogli sotto il naso la t-shirt con l'immagine di Putin che il leader della Lega aveva indossato un tempo. Certamente quel sindaco sarà stato imbeccato dal solito giornalista o fotografo italiano militante, secondo la squallida tradizione italiana per cui si va all'estero per combattere le battaglia politiche e personali nostrane. Ma ciò non toglie la sprovvedutezza con cui un leader della maggioranza di governo prepara una missione all'estero (anche la scelta di uno staff evidentemente incapace è sua responsabilità), pensando soprattutto alla sua immagine in patria e finendo per danneggiarla insieme a quella dell'Italia tutta.Ma quello di Salvini, come dicevamo, è solo un episodio e certamente non il più grave, visto che la crisi in Ucraina ha fatto emergere con chiarezza lo stato comatoso della nostra credibilità politica all'estero. Ha cominciato colui che da noi è venerato come il Salvatore della Patria, il presidente del Consiglio Mario Draghi, sbertucciato prima da Mosca e poi da Kiev. Il 17 febbraio era stata annunciata con enfasi la sua missione a Mosca per favorire un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente americano Joe Biden; Putin gli aveva fatto credere di essere disposto a riceverlo ma prima che Draghi potesse salire su un aereo alla volta di Mosca, le truppe russe erano già entrate in Ucraina il 24 febbraio. Ma non bastava l'umiliazione subita da Putin, Draghi se l'è cercata poche ore dopo anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: nel suo commosso discorso alla Camera per riferire dell'invasione dell'Ucraina, il presidente del Consiglio ha concluso dicendo che aveva un appuntamento telefonico con Zelensky alle 9.30 ma lui «non era più disponibile»: una frase infelice che sembrava suggerire una mancanza o uno sgarbo del presidente ucraino. Che infatti si è subito reso disponibile su twitter: «Oggi alle 10:30 agli ingressi di Chernihiv, Hostomel e Melitopol ci sono stati pesanti combattimenti. Le persone sono morte. La prossima volta cercherò di spostare l'agenda di guerra per parlare con Mario Draghi ad un'ora precisa».E se Draghi, che pure un curriculum internazionale ce l'ha, viene trattato così, figuriamoci il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che nel suo curriculum può vantare al massimo le trasferte al seguito del Napoli. E infatti si è preso uno schiaffo pubblico dal ministro degli esteri russo Sergej Lavrov. Dopo che, poche ore prima dell'invasione, Di Maio ha avuto la brillante idea di dichiarare che non ci sarebbero stati nuovi incontri con i vertici russi se prima non si fosse abbassata la tensione, Lavrov ha avuto buon gioco a dichiarare che quella di Di Maio è «una strana idea di diplomazia», che «è stata creata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi a vuoto in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala»
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6906L'EROISMO DEI SACERDOTI DI IERI E DI OGGI di Antonio SocciIl sacerdozio cattolico è sotto attacco: per gli scandali e certe campagne mediatiche, ma anche per le pressioni del Sinodo tedesco e per la crisi delle vocazioni. [...]Fra l'altro è il centenario della nascita di un grande sacerdote, don Luigi Giussani, che proprio negli anni rivoluzionari del '68, in cui la Chiesa sembrava alla fine, ha fatto innamorare di Gesù migliaia di giovani, sottraendoli all'inganno delle ideologie e incidendo sulla storia del nostro Paese e nella storia della Chiesa. [...]Ci siamo abituati alla presenza dei preti, sappiamo che a loro tutti possono ricorrere per trovare misericordia, ascolto e aiuto. Ma anche per trovare ragioni di vita, sapienza e luce. Lo diamo per scontato, senza nessuna gratitudine. Come se fosse normale che ci sia chi rinuncia alla propria vita per gli altri.EROISMO SCONOSCIUTO, EPPURE STRAORDINARIOA volte il loro è un eroismo che resta sconosciuto, perfino quando è straordinario. Chi ricorda, per esempio, don Giuseppe Diana?Tutti conoscono Roberto Saviano per il suo "Gomorra". Ma pochi hanno compreso che il vero eroe di quel libro è un sacerdote cattolico: don Giuseppe Diana. Perfino il titolo viene da lui, come ha raccontato lo scrittore: "Don Giuseppe Diana in un'omelia disse: 'non rendiamo questa terra la Gomorra del Paese'. Avevo sedici anni. Il sacerdote fu ucciso dai Casalesi, io fui ispirato per scrivere il libro".Don Diana non era un politico o uno scrittore o un personaggio pubblico, non cercava notorietà personale. Era semplicemente un sacerdote cattolico che cercava di amare il suo popolo come lo amava Gesù e si comportava da sacerdote: per questo fu ucciso nel 1994. Giovanni Paolo II ne parlò all'Angelus con parole toccanti.Così per il palermitano don Pino Puglisi, riconosciuto beato e martire dalla Chiesa. [...]Per tanti sacerdoti l'eroismo è la dimensione della vita, ma ci sono tanti eroismi. Spesso silenziosi e invisibili o non riconosciuti. La dedizione alla propria missione, che induce a rinunciare a tutto per amore di Cristo e dei fratelli, è eroismo anche quando non c'è il martirio.Ma in fondo oggi è eroica la stessa scelta del sacerdozio. Un giovane, in genere laureato, che rinuncia ad avere una sua famiglia, una carriera professionale, una propria vita, per servire gli altri, per servire una comunità, per amore di Cristo, fa una scelta eroica.Ancora di più oggi che il prete non è - come nel passato - una figura socialmente rispettata, ma spesso è una categoria irrisa. Perfino disprezzata.LA SUSCETTIBILITÀ UNIVERSALEEppure viviamo nel tempo della suscettibilità universale. "Basta un niente: una canzone di cinquant'anni fa, un film ambientato a metà dell'Ottocento, una battuta di oggi - eccola che arriva, l'indignazione di giornata, passatempo mondiale, monopolizzatrice delle conversazioni e degli umori".Guia Soncini, nel suo libro "L'era della suscettibilità" fotografa bene il momento attuale, in cui domina per tutti il diritto di offendersi e il dovere di indignarsi. Basta sbagliare anche solo un pronome e si finisce alla gogna. "Nessun misgendering (chiamare qualcuno con pronomi che non sono quelli che si è scelto) resterà impunito", scrive sarcasticamente l'autrice parlando dell'ideologia woke.Ma c'è almeno una categoria umana che sembra si possa bersagliare liberamente, quantomeno con l'ironia e le malignità, senza che nessuno si indigni e senza che neppure i bersagliati si difendano: i preti.Non lo si nota perché nessuno se ne lamenta, sebbene per loro sia doloroso: nella Chiesa non è praticato il vittimismo (non lo si pratica nemmeno per i tanti casi di persecuzione e martirio - documentati nel mondo - che fanno dei cristiani probabilmente il gruppo umano più perseguitato). Specialità della casa, casomai, è il "mea culpa" non il vittimismo.Ma chi osserva con attenzione i media e la rete se ne rende conto. In genere (e da tempo) i cattolici e la Chiesa, nel loro insieme, sono bersaglio di irrisione o di "provocazioni culturali", che naturalmente non si fanno nei confronti di altre religioni.Ma in particolare per la categoria dei preti ultimamente prevale una certa durezza e un'ingiusta generalizzazione per gli scandali relativi alla pedofilia. Come se questa terribile piaga riguardasse in modo specifico i sacerdoti cattolici. [...]Al di là della cronaca allora bisognerebbe comprendere cos'è il sacerdozio nella vita degli uomini e nella storia del mondo.Giorni fa mi trovavo nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi. Era deserta. Guardavo gli stupendi capolavori dipinti sulle pareti e d'improvviso mi accorsi che qualcuno c'era: una luce accesa in un confessionale e un frate in attesa.Ecco la Chiesa: è il "Padre misericordioso" della parabola evangelica che sta sulla soglia e freme in attesa di poter perdonare il figlio perduto, qualunque cosa abbia fatto. Un immenso abbraccio di tutte le miserie umane. E' un mare di misericordia per tutti.Lì vicino è esposto il saio di frate Francesco. Da mendicante. Francesco era diacono (il primo grado del sacramento dell'ordine) e baciava le mani di qualunque prete, per quanto sgangherato, perché quelle mani - diceva - consacrano il Corpo e sangue di Cristo. Poveri uomini che salvano il mondo.Del resto portava il saio francescano anche il primo sacerdote stigmatizzato come lui, un grande santo del Novecento: padre Pio da Pietrelcina.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6857IL CRISTIANESIMO E' IL VACCINO CONTRO OGNI IDOLATRIA di Antonio SocciPiergiorgio Odifreddi ama la battuta ad effetto e il paradosso. Repubblica (22/12) riferisce queste sue parole: "Quasi tutti siamo atei nei confronti di quasi tutte le fedi. Chi si definisce credente è ateo in tutte le religioni tranne la sua".In effetti la frase ha una sua divertente logica. Potremmo aggiungere scherzosamente che - allo stesso modo - nessun matematico crede veramente ai numeri perché ritiene che due più due faccia solo quattro ed esclude tutti gli altri numeri.Del resto Odifreddi non è originale perché i cristiani del I e del II secolo effettivamente furono proprio accusati di ateismo (subendo persecuzioni) in quanto non riconoscevano gli dèi pagani e la divinità dell'imperatore.È questo loro atteggiamento - che peraltro andava di pari passo con il rispetto delle autorità civili e dello Stato - che, pian piano, portò alla progressiva de-sacralizzazione del potere imperiale.Con buona pace dei laicisti come Odifreddi, la tanto celebrata "laicità" è stata introdotta nel mondo proprio da quel Gesù Cristo che insegnò a distinguere ciò che è dovuto a Dio da ciò che è dovuto a Cesare e che proclamò: "il mio Regno non è di questo mondo" (Gv 18,36).Non solo. Israele ricevette anticamente la rivelazione dell'assoluta trascendenza di Dio. Dunque, in base al racconto biblico della creazione, tramandato nella Genesi, in cui Dio dà all'uomo il dominio del creato, il cristianesimo si diffonde sulla terra de-sacralizzando anche il cosmo, a cominciare dal sole, dalla luna e dagli astri e così apre la strada alla conoscenza razionale del mondo e quindi alla scienza.Lo ha spiegato benissimo Joseph Ratzinger in un piccolo libro di molti anni fa: "Creazione e peccato" (Edizioni paoline). Dove scrive: "Agli uomini di allora doveva apparire un'enorme empietà dichiarare le grandi divinità del sole e della luna due lampade per misurare il tempo. È questo l'ardimento, il realismo della fede, che in polemica con i miti pagani fa brillare la luce della verità, mostrando che il mondo non è l'arena dei demoni, bensì proviene dalla ragione, dalla ragione di Dio, e poggia sulla parola di Dio. In tal modo il racconto della creazione si rivela come l''illuminismo' decisivo della storia, l'esodo dalle paure che avevano attanagliato l'uomo. Significa la consegna del mondo alla ragione, il riconoscimento della sua razionalità e libertà. Dimostra di essere il vero illuminismo anche per il fatto che àncora la ragione umana al fondamento originario della ragione creatrice di Dio, per mantenerla così nella verità e nell'amore, senza i quali l'illuminismo diventa sregolato e alla fine stolto".Il cristianesimo è storicamente il vaccino contro ogni idolatria: del potere o del mondo.A tal proposito, il '900 ha dimostrato che proprio i totalitarismi che fanno professione di ateismo sono i più idolatri. Strappano agli uomini l'unico Padre e impongono loro dei padroni come dèi.Nel regime più ateo del pianeta, quello comunista nord-coreano, Kim Il-sung, dittatore dal 1948 alla morte, nel 1994, è stato proclamato nella Costituzione "presidente eterno".Nel 1994 prese il potere il figlio Kim Jong-il che lo detenne fino alla morte, il 17 dicembre 2011. Oggi è al potere suo figlio Kim Jong-un e, in questi giorni, ricorrendo il decennale del decesso del padre, ha imposto 11 giorni di lutto nazionale durante i quali sarà proibito ridere. E pure piangere. Anche se muore un familiare non è consentito né piangere né tumularlo. Chi trasgredisce finisce male.Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Kim Jong-un, 10 anni di dittatura. Vietato festeggiare" parla di quello che accade in Corea del Nord sotto la dittatura comunista. E per il popolo nordcoreano c'è veramente poco da festeggiare.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18-12-2021:Dieci di anni di Kim Jong-un e in Corea del Nord è vietato ridere, o anche solo sorridere in pubblico. Il 17 dicembre, ieri, per chi legge, era l'anniversario della morte di Kim Jong-il, padre dell'attuale dittatore nordcoreano. È anche un periodo di "festa" teoricamente, visto che alla morte del padre è seguita la successione di Kim Jong-un, ma il tetro protocollo cerimoniale del regime comunista preferisce il lutto. Per 11 giorni filati, dieci anni dopo quel fatidico 2011, la lista dei divieti è lunghissima. Oltre che vietato sorridere o ridere in pubblico, saranno vietati i matrimoni, i funerali, i compleanni, non si potranno bere alcolici nei locali. La pena è l'arresto e si può arrivare fino alla pena di morte.C'è obiettivamente qualcosa da festeggiare in questi dieci anni di dittatura? Kim Jong-un ha inaugurato il suo "regno" con un'ondata di epurazioni che hanno colpito anche suoi parenti prossimi. E per lanciare segnali di sfida all'estero, ha ripreso ben presto sia i test nucleari che gli esperimenti di missili balistici intercontinentali, entrambi sotto sanzioni Onu. Nonostante tutto, ha anche cercato di mostrarsi come un leader moderno e più rispettoso dei diritti umani rispetto ai suoi predecessori. In dieci anni si sono registrate "solo" 27 esecuzioni in pubblico. L'elenco dei reati per cui quelle persone sono state fucilate include anche la visione e la distribuzione clandestina di video sudcoreani, come è avvenuto in almeno sette casi. Il carattere bagatellare di questi reati capitali induce a sospettare che le esecuzioni capitali siano state molte di più, anche se celate agli occhi del pubblico.Quel che la Corea del Nord continua a negare è l'esistenza dei campi di concentramento, mai chiusi sin dai tempi di Stalin. L'arcipelago Gulag nordcoreano è stato documentato sia da foto satellitari che da testimonianze in presa diretta, sia di ex guardie che di ex prigionieri, raccolte dall'Ufficio dell'Onu per i Diritti Umani. I racconti riguardano anche il periodo che va dal 2012 al 2019, dunque l'era di Kim Jong-un. Lo scenario è simile a quello raccontato da Solzhenitsin sulla sua esperienza nel Gulag staliniano. I prigionieri sono costretti a lavorare in condizioni disumane, in alcuni racconti sono direttamente impiegati al posto delle bestie da soma per trainare carri e aratri. La mortalità è elevatissima, anche perché le punizioni fisiche sono frequenti e provocano lesioni gravi, mutilazioni e spesso anche la morte dei prigionieri.Kim Jong-un, che ha studiato all'estero (in Svizzera) ha promosso di sé l'immagine di un leader moderno intento a riformare economicamente il Paese. Ma dieci anni dopo, la situazione è precipitata e lo stesso dittatore ha dovuto ammettere, la primavera scorsa, che il Paese sta attraversando un nuovo "arduo marzo", il termine con cui è popolarmente conosciuta la grande carestia degli anni 90. La nuova crisi è stata innescata soprattutto dalla chiusura di tutte le frontiere, compresa quella con la Cina, per evitare l'arrivo del Covid-19. Dopo aver fermato tutte le importazioni, la popolazione fa la fame. Testimonianze raccolte da Open Doors, riferiscono di catasti del cibo e fabbriche alimentari circondate da filo spinato e presidiate da guardie armate, per impedire furti di cibo. La gente se la cava come può, anche mangiando erbe selvatiche. Se è vero che la situazione è precipitata a causa della chiusura delle frontiere, oltre che di una serie di tempeste e altri fattori naturali, l'agricoltura nordcoreana dà ancora una pessima prova di sé, dimostrando di essere ancora in balìa degli eventi naturali. Non è cambiato, poi, il criterio di distribuzione del cibo: prima i militari, poi il resto della popolazione. E nonostante ciò, il militare che nel 2017 riuscì a defezionare in Corea del Sud, ferito dai suoi ex commilitoni durante la fuga, venne trovato dai medici sudcoreani così malnutrito e infestato da parassiti da diventare un caso studio.Sempre secondo Open Doors, la Corea del Nord è, per il ventesimo anno di fila, il Paese al mondo in cui i cristiani patiscono la persecuzione più estrema. «Essere individuati come cristiani è una sentenza di morte in Corea del Nord. Se non si viene uccisi all'istante, si viene deportati in un campo di lavoro per crimini politici. Queste prigioni disumane impongono condizioni orribili e si pensa che pochi fedeli ne escano vivi», recita l'inizio del rapporto sulla persecuzione dei cristiani nel 2021. Ufficialmente la religione è libera e, oltre a numerosi templi buddisti, a Pyongyang si possono trovare anche cinque chiese cristiane, tre protestanti, una ortodossa e una cattolica (la cattedrale di Changchung). Eppure i cristiani nordcoreani, stimati in circa 400mila, devono vivere nell'ombra, non possono praticare il culto né in pubblico, né in privato. Dai 50mila ai 70mila cristiani sono attualmente internati nei campi di concentramento. La Corea del Nord, sin dai tempi di Stalin, che insediò al potere Kim Il Sung (nonno di Kim Jong-un) nel 1948, è uno Stato ufficialmente ateo. O meglio: neopagano, perché i suoi leader, ormai una dinastia intera, sono venerati come se fossero dei. E per questo è vietato anche solo sorridere nei giorni in cui cade l'anniversario della morte dell'ultimo di questi dei.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6784LE FROTTOLE DI ROMANO PRODI SULL'EUROPA di Antonio Socci"Le immagini raccontano l'Europa" è un libro di Romano Prodi in cui le foto illustrano la storia dal 1945 ad oggi."Repubblica" (9/11) anticipa il testo dell'ex presidente della Commissione europea. La sua narrazione ovviamente gronda retorica e confonde indebitamente la UE con l'Europa.Inoltre l'autore rivendica "le nostre radici" che "si fondano prima nel mondo greco-romano e, successivamente, nel cristianesimo". Secondo Prodi furono "queste nostre radici" a permettere "la nascita delle grandi università" che hanno prodotto "un primato intellettuale e scientifico" da cui "nello stesso tempo" è germogliata "un'identità che possiamo davvero chiamare europea".Viene da chiedersi perché si possa orgogliosamente rivendicare un'"identità europea", mentre sembra disdicevole parlare - per esempio - di identità italiana (è ritenuto "sovranismo").W LA PACEProdi torna poi a ripetere il ritornello propagandistico della UE: "solo l'unità politica poteva garantirci la pace permettendoci di conservare le nostre radici".Ma è così? Intanto la UE - che non comprende tutti gli stati e i popoli europei - nasce negli anni Novanta e ha come connotato proprio lo strappo da quelle radici cristiane esaltate da Prodi: fu evidente nella discussione sulla Costituzione europea e ancor più lo si vede nell'orientamento ideologico delle sue scelte, sempre "politically correct".Quanto al "primo obiettivo", cioè la pace, secondo Prodi "è stato pienamente raggiunto: da oltre 75 anni nessun conflitto armato ha insanguinato il suolo di alcuno fra i Paesi europei che cercavano fra di loro un accordo"."Da 75 anni" significa dal 1945-46. È inspiegabile come si possa ripetere per propaganda un argomento così infondato: è noto infatti che l'Unione Europea è nata con il Trattato di Maastricht del 1992.Ma soprattutto va detto che, dal 1945 fino al crollo del Muro di Berlino (1989), la "pace" in Europa fu dovuta a Yalta, alla "guerra fredda" ovvero all'equilibrio del terrore fra Usa e Urss.Nel 1957 fu firmato il Trattato di Roma che istituì, su spinta americana, la "Comunità economica europea" fra sei stati dell'Europa occidentale, per "la scelta statunitense" scrive Limes "di non evacuare la porzione di Europa controllata al termine della seconda guerra mondiale per impedire che venisse assoggettata da Mosca: Stalin è all'origine di Nato e Comunità europee (poi Ue) quanto Truman, con i ‘padri fondatori' europei in veste ancillare".IL RUOLO DELLA GERMANIALa pace mantenuta da Usa e Urss si fondava proprio sulla sottomissione la spartizione dell'Europa in due sfere d'influenza: in particolare sulla divisione in due della Germania che era stata all'origine della tragedia bellica mondiale.Crollata l'Urss cambia la scena geopolitica e la UE nasce nel 1992 proprio in seguito all'unificazione tedesca.Da allora però si ripropone l'allarme preventivo lanciato da Arnold Toynbee nel suo "Civilization on trial" del 1949: se "la Germania fosse inclusa in una Unione Europea" senza Usa e Urss "diverrebbe, a lungo andare, la padrona" e tale Unione sarebbe "sotto il predominio germanico". Un grave pericolo per gli europei, secondo Toynbee.Pure Benedetto Croce, c'informa Repubblica (10/11), scriveva su "Risorgimento liberale", addirittura nel 1944, un articolo in cui metteva in guardia dalla Germania che "in previsione della sconfitta militare" già "prepara la terza guerra mondiale".C'è stata questa guerra? Dicono i grandi strateghi che "l'eccellenza suprema" consiste nel vincere una guerra senza l'uso della forza militare.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6780COSA C'E' DIETRO IL SORPRENDENTE SUCCESSO PLANETARIO DEI MANESKIN di Antonio SocciMassimo Gramellini sul Corriere della sera (29/10) definisce "felice mistero" il fulmineo successo mondiale dei Maneskin.Ci sono infatti decine di cantanti italiani che hanno scritto e cantato pezzi bellissimi, che restano nella memoria di tutti. Ma perfino Vasco Rossi, ricorda Gramellini, "ha sempre fatto fatica a essere ascoltato oltre Chiasso".Poi arrivano i Maneskin, la cui produzione artistica non è neanche paragonabile, per qualità e quantità, al repertorio di tanti nostri autori, e diventano di colpo star internazionali: addirittura sono stati scelti per aprire il concerto dei Rolling Stones a Las Vegas."Che cosa possiedono dunque di così speciale?". A questa domanda nessuno riesce rispondere che ciò accade per le loro canzoni. Oltretutto sono appena arrivati. E allora come nasce questo successo mondiale?Gramellini stesso fornisce una risposta: "Per usare una parola alla moda, sono fluidi. Damiano, il cantante, è un maschio che si trucca senza perdere virilità. Victoria, la bassista, è una donna che fa la dura senza perdere femminilità. Tutti e quattro appaiono sfuggenti, nitidi eppure sfocati, non incastrabili in una definizione".Secondo Gramellini, che sottolinea la coincidenza fra la loro "consacrazione planetaria" e la caduta del Ddl Zan nel "retrogrado" parlamento italiano, rappresentano "la normalità per i ragazzi di oggi". O quantomeno la norma che si vuole a loro insegnare.Dunque, stando a quanto si legge sulla prima pagina del "Corriere", il successo dei Maneskin non è dovuto alle canzoni, ma all'ideologia che essi incarnano e interpretano, alla loro capacità (maggiore degli altri cantanti) di esprimere fisicamente, teatralmente, la nuova normalità, il nuovo canone della "fluidità" a cui bisogna omologarsi.Da questo punto di vista, il loro, nel 2021, non è certo un messaggio rivoluzionario, di ribellione e disobbedienza al sistema. Ma l'esatto contrario.Non a caso il loro trionfo è decretato da quella potente industria dello spettacolo che da anni è la chiassosa paladina planetaria di quell'ideologia, sponsorizzata dalla classe dominante.Pier Paolo Pasolini già nel 1975 affermava che "i diritti civili hanno assunto una colorazione classista" e che su di essi si stava costruendo, un nuovo conformismo, anzi: "la certezza del conformismo".In effetti quella è oggi l'ideologia dell'élite (la deregulation antropologica è l'altra faccia della deregulation economica).Però non è ancora diventata senso comune maggioritario fra la gente che ha piuttosto i problemi del lavoro, dello stipendio, del progressivo impoverimento e della perdita dei "diritti sociali".Eppure è martellante la propaganda - anche nella pubblicità - di quell'ideologia che Marco Rizzo definisce "un'arma di distrazione di massa della macchina capitalista".Si vuole che le masse interiorizzino il codice "politicamente corretto" che non si accontenta di avere quasi il monopolio della scena, ma ormai detta legge. Non tollera dissenso manifesto. Di fronte ad esso bisogna stare tutti "zitti e buoni".A sottolineare il clima che si è creato è stato addirittura Benedetto XVI che, in un'intervista concessa prima del 2020 a Peter Seewald per la sua biografia ("Benedetto XVI", Garzanti), alludendo all'uragano "politically correct" che sta stravolgendo l'Occidente, ha usato parole drammatiche: ha parlato addirittura di "dittatura universale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddire le quali comporta l'esclusione dal consenso di base della società".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6735I SOTTOMARINI NUCLEARI AMERICANI IN AUSTRALIA FANNO INFURIARE LA FRANCIA E LA CINA: DA CHE PARTE STARE? di Antonio SocciSolitamente "Repubblica" è un giornale impegnato a dare le pagelle di fedeltà agli Stati Uniti, alla Nato e all'Occidente in generale.Per questo stupisce ciò che ieri, su Cina e USA, ha scritto Michele Serra, una delle firme più rappresentative del quotidiano scalfariano, uno che spesso alza il ditino moralista per impartire lezioni a chi non è di sinistra.Dunque nella sua rubrica, nella pagina dei commenti, ieri, si è occupato della controversia fra la Francia (da una parte) e (dall'altra) l'Australia e gli Stati Uniti per la storia dei sottomarini nucleari.Al di là della lite commerciale, Serra coglie il problema così: "pare che la flottiglia di sottomarini destinata all'Australia sia in funzione anticinese".L'editorialista, che evita di spiegare quanto è preoccupante l'egemonia (anche militare) della Cina sul Pacifico, fa questo ragionamento geopolitico: "la Cina, almeno per il momento, più che a fare la guerra sembra interessata a comperarsi, pezzetto dopo pezzetto, tre quarti del pianeta".Mentre "l'egemonia americana si è retta molto sulla supremazia militare, quella cinese punta tutto sul potere economico".Per trarre le conclusioni, Serra non si avvale di qualche studioso di geopolitica, ma - letteralmente - di un amico del bar: "Nel caso l'egemonia mondiale dovesse passare ai cinesi, vale l'ottima battuta (da bar: del resto è proprio al bar che l'ha detta) del mio amico Umberto: ‘Tu preferiresti essere bombardato o comperato?'".Dunque, se la Cina fa acquisti e gli Stati Uniti bombardano, dovremmo preferire la Cina. Se l'alternativa fosse davvero questa si dovrebbe optare per Pechino, perché chiunque preferisce lo shopping a un bombardamento. Ma è davvero quella l'alternativa? Il titolo che "Repubblica" ha fatto alla rubrica di Serra dice di sì: "Bombardare o comperare?".LE DIFFERENZE TRA STATI UNITI E CINAOvviamente non è così. È perfino banale sottolineare che in realtà l'egemonia americana è politica ed economica. Va ricordato inoltre a Serra che gli americani bombardarono sì l'Italia, circa 80 anni fa, ma per liberarla dagli invasori nazisti e per stabilirvi la democrazia, che infatti finanziarono lautamente con il "Piano Marshall", portandola al miracolo economico (i cimiteri dei soldati americani sono ancora fra noi).È chiaro che l'Italia sta nella sfera d'influenza americana, perché è quella che ci ha evitato di finire schiacciati sotto i carri armati sovietici, è quella che ci ha dato la libertà e il benessere.Mentre l'idea idilliaca che Serra sembra avere della Cina - come un paese laborioso, pacifico e dedito al commercio - non corrisponde alla realtà: il regime comunista cinese si è instaurato nel sangue e, dal 1949, si è consolidato con il massacro di milioni e milioni di persone.Ogni sussulto di libertà viene represso ferocemente come dimostra il massacro di piazza Tienanmen del 1989. Tuttora il comunismo cinese ha il suo Gulag, dove rinchiude qualsiasi dissidente. Quanto al "pacifismo" cinese Serra può chiedere informazione ai tibetani invasi e schiacciati da Pechino o, caso più recente, agli abitanti di Hong Kong.Il disegno imperiale della Cina comunista - che è una potenza nucleare - ha oggi come pilastro l'egemonia sull'Oceano Pacifico, dove ormai ha una flotta militare superiore a quella degli Stati Uniti.Questa è la nuova linea strategica di Xi Jinping, il quale ritiene che la Cina, storicamente, abbia fatto l'errore strategico di concepirsi, per secoli, solo come potenza di terra, senza prevedere i pericoli che sarebbero arrivati dal mare e senza capire le potenzialità di un'egemonia sui mari.È una novità geopolitica enorme che gli Usa hanno capito in tutta la sua portata, perché gli Stati Uniti non hanno frontiere di terra pericolose: solo dai due oceani, Atlantico e Pacifico, possono presentarsi rischi. Un'egemonia cinese sul Pacifico, quindi, li riguarda direttamente perché loro "confinano" con quell'Oceano.LE PAURE DI INDIA, GIAPPONE, TAIWAN E COREA DEL SUDDel resto ad essere allarmati per questa situazione non sono solo Stati Uniti e Australia, ma tutti i paesi asiatici a cominciare da India e Giappone (oltre a Taiwan e Corea del Sud).A differenza di quanto crede l'editorialista di "Repubblica", dunque, la potenza cinese non è solo economica (cosa che già di per sé è inquietante, infatti punta al sorpasso sugli Usa), ma è anche militare.Com'è possibile che a Serra sfugga il pericolo planetario rappresentato dalla Cina? Il fatto che egli venga dall'Unità e da quella storia lì non dovrebbe impedirgli oggi, nel 2021, di riconoscere la realtà. In fondo i post-comunisti fanno da tempo professione di atlantismo.È mai possibile che a sinistra ci sia ancora qualche nostalgia inconscia verso il rosso antico che induce all'indulgenza verso i regimi comunisti?Sì, è possibile. Lo fa pensare anche l'intervista di Massimo D'Alema, il politico più rappresentativo del vecchio Pci, a "New China Tv", rilasciata nel giugno scorso, nell'ambito dei festeggiamenti per i cento anni dalla fondazione del Partito comunista cinese.In quell'intervista, rilanciata su Twitter dalla portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, D'Alema sottolinea la necessità di "riprendere la via di una forte collaborazione" con la Cina. Concetto opposto alla linea emersa nel G7 di quei giorni, ma che D'Alema aveva già espresso nel suo ultimo libro e in altri interventi.Inoltre l'ex premier ha energicamente lodato lo "straordinario salto verso la modernità e il progresso" realizzato dalla Cina, che, dice D'Alema, "è il grande merito storico del Partito comunista cinese".Dopo il naufragio del comunismo sovietico, che costrinse i compagni italiani a cambiar nome, il fatto che emerga, in Asia, un comunismo vincente, sembra avere per alcuni il sapore di una rivincita storica.Non è chiaro se si va verso una nuova "guerra fredda" fra Occidente e Cina, ma deve essere chiaro, anche in Italia, da che parte si sta.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6655GLI EUROPEI DI CALCIO CI HANNO RICORDATO COS'E' L'EUROPA di Antonio SocciBisognerebbe tenere a mente certe nozioni di storia e di geografia nel dibattito pubblico e non sempre accade. Per esempio, consideriamo la differenza fra l'Europa e l'Unione Europea.L'Europa è un continente che va dall'Atlantico agli Urali, come ricordava Giovanni Paolo II sottolineando la sua identità giudaico-cristiana e la sua eredità greco-romana. Comprende 43 Stati più alcuni transcontinentali.Invece l'Unione Europea comprende 27 Stati che, da qualche decennio, hanno sottoscritto un trattato internazionale.Molti Paesi non hanno sottoscritto tale Trattato e non sono nella UE, ma fanno parte dell'Europa, da sempre: per esempio Svizzera, Russia, Gran Bretagna (uscita di recente dalla UE), Islanda, Norvegia, Ucraina, Albania, Serbia eccetera.Ebbene, questa distinzione (fondamentale) talora si perde forse per l'abitudine erronea di chiamare "Europa" quella che invece dovrebbe essere chiamata "Unione Europea" (c'è anche, in tale brutta consuetudine, una certa arroganza politica).Questo ha finito per dare origine a equivoci ed errori stupefacenti. Lo si è visto in certe cronache del Campionato europeo di calcio 2020, che è la sedicesima edizione del torneo organizzato dall'Uefa e disputato nel 2021 a causa del Covid.Tale campionato non riguarda i paesi dell'Unione Europea, ma i Paesi dell'intera Europa affiliati alla Uefa, infatti - come ricordiamo - hanno partecipato le Nazionali di Svizzera, Russia, Turchia e Ucraina che non fanno parte della Ue.La loro stessa presenza avrebbe dovuto far ricordare a tutti la distinzione fra le due diverse entità: l'Europa (il grande continente dalla storia antica) e l'Unione Europea (la piccola e arrogante organizzazione internazionale istituita con un recente Trattato). Invece no. SOVRANISMO?Per esempio, sulla "Stampa" (7/7) un articolo di Gabriele Romagnoli è uscito con questo sottotitolo: "Con tutte le tentazioni sovraniste e le recriminazioni anti-comunitarie incredibilmente andiamo a rappresentare in finale lo sfinito continente".Cosa c'entrano il sovranismo e le "recriminazioni anti-comunitarie" con il calcio non si sa. Ma soprattutto cosa c'entrano con un campionato che non riguarda la UE, ma l'Uefa e il continente (europeo)?Speravo in una forzatura del titolista e invece è proprio farina del sacco di Romagnoli che così inizia il suo pezzo: "Incredibilmente l'Europa siamo noi. Con tutte le tentazioni sovraniste e le recriminazioni anti-comunitarie va l'Italia a rappresentare lo sfinito continente, forse proprio contro chi ha preferito uscire dalla sua storia se non dalla sua geografia".Allude alla Gran Bretagna (confusa con la sola Inghilterra).BREXITMaurizio Crosetti che sulla prima pagina di "Repubblica" (4/7) esordisce così: "Gli inglesi non sono mai stati più dentro l'Europa da quando hanno deciso di chiamarsene fuori".Allude al fatto che la Gran Bretagna (non la sola Inghilterra) è uscita dalla UE: secondo lui è uscita dall'Europa.Poi prosegue: "Gli manchiamo da morire e ce lo fanno sapere su un campo di calcio... L'Europa che disprezzano ora la rivogliono tutta". Secondo Crosetti "gli inglesi... giocano una partita mascherata... solo perché la vecchia, gloriosa, amata Europa li riprenda indietro".Titolo dell'articolo in prima: "L'Inghilterra ora rivuole l'Europa". E all'interno: "Nostalgia dell'Europa".P.S. La Gran Bretagna non solo ha deciso la Brexit con un referendum, ma l'ha confermata dando il trionfo a Johnson alle elezioni politiche. Fuori dalla UE, non dall'Europa.Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Il tifo per gli Azzurri, l'unico nazionalismo accettato" spiega perché i festeggiamenti per le vittorie della nazionale italiana sono le uniche forma socialmente accettate di nazionalismo, sovranismo, orgoglio nazionale. Per capire questo bisogna ricordare che la nazione non è lo Stato (che, anzi, tende a soffocarla).Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'11 luglio 2021:Domandiamoci: cosa è stata questa nazionale in questo Europeo per i nostri concittadini, almeno per quelli in cui batte un cuore azzurro?Di certo una boccata di ossigeno, una di quelle senza mascherina, per intenderci. Sarà un luogo comune, anzi affollato quello di dire che la nazionale ha restituito un po' di serenità al popolo italico dopo un anno e passa di pandemia, ma nel fondo di ogni luogo comune spesso c'è un pizzico di verità. Vederli giocare in modo convincente e poi vincere ha compensato un poco le scelte vessatorie di chi fa il Commissario tecnico dell'Italia, ma che non siede in panchina, bensì al governo e in parlamento. Ad un gol di Chiesa il ricordo dei plurimi lockdown si faceva un poco più appannato, ad uno di Locatelli l'autocertificazione pareva solo un brutto sogno, ad uno di Immobile il coprifuoco sembrava un termine che si potesse applicare solo ai tempi di guerra. L'Italia divisa in zone rosse, arancioni, gialle e bianche, grazie a Mancini è diventata tutta azzurra.Sarà solo retorica questa - qualcuno penserà - ma è quella buona che nasce dai sentimenti, costumi e tradizioni condivise. Ossia nasce dal sentimento patrio che è vero che riemerge solo quando undici giocatori in maglia azzurra scendono in campo, ma almeno riemerge e questo è più importante di quello che sembri. Infatti l'euforia collettiva e clacsonara che inebria molti è prova provata che esiste la Patria, realtà di diritto naturale incisa a lettere di fuoco nell'anima di tutti e quindi nell'anima di un intero popolo. La differenza tra il tifo per un club di calcio e il tifo per una nazionale sta proprio qui: nel primo caso esprime una fede calcistica per una squadra che può anche rappresentare sul campo l'identità di una città, ma non sempre accade. Oppure, insieme a questa prima eventualità, esprime l'appartenenza ad una storia di un team che ha un suo profilo, un suo carattere con cui ci sentiamo legati. La nazionale invece rappresenta, banale a dirsi, un'intera nazione che è concetto ben diverso da quello di Stato. Con il primo termine si intende l'insieme di tradizioni, costumi, norme non scritte, sensibilità, etc. che innervano un intero popolo, che gli dà forma. Il secondo indica quell'ente che racchiude in sé una serie di apparati per la gestione del res publica su un dato territorio. La nazione è l'anima di un popolo, lo Stato spesso soffoca quest'anima. Di più: nessuno andrebbe a fare caroselli per lo Stato italiano perché, almeno il nostro, è una istituzione senz'anima.Dunque la Patria e la Nazione esistono e il nostro entusiasmo per ogni pallone buttato in rete dai scarpini azzurri lo testimonia. Allora la nazionale, per paradosso, è diventato l'ultimo baluardo di un sovranismo e di un nazionalismo ancora accettati. Una sorta di riserva indiana in cui ancora è permesso esibire l'orgoglio italico, esultare perché si è migliori di altri almeno a calcio (la più grande bestemmia esistente contro la divinità del politicamente corretto è affermare che qualcuno o qualcosa è migliore di qualcun altro o di qualcos'altro), indulgere in sfottò ai danni di cittadini extraitalici. Un'enclave dove essere fieri di essere italiani, dove si custodisce, seppur sotto le semplici sembianze sportive, la nostra identità, ma non quella artefatta e adulterata fatta inclusività arcobaleno, Ddl Zan, reality Tv, desertificazione nelle chiese e nelle culle, vite da influencer e marce contro il surriscaldamento globale, ma quella autentica e solo apparentemente retorica cesellata lungo i secoli dai nostri poeti, dai nostri pittori, dai nostri musicisti e dai nostri santi. E cosi quando [...] esulteremo questa sera dal divano di casa insieme ad amici o parenti, noi in modo indiretto e del tutto inconsapevole daremo gloria a Dante, a Michelangelo e a San Francesco. [...]
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6450LA TIRANNIA DEL CONFORMISTAIl conformista è la canzone di Giorgio Gaber sul pensiero uniforme e preconfezionato che diventa violento e intollerante contro chi la pensa diversamente (VIDEO: Il conformista di Giorgio Gaber)di Antonio SocciIn questi tempi di pensiero uniforme e preconfezionato, sui media e nella rete, quindi nelle relazioni sociali, sembra tornata di grande attualità la canzone di Giorgio Gaber, "Il conformista".È la perfetta rappresentazione del mondo dei semicolti e dei cosiddetti intellettuali di oggi, seguiti e imitati pedissequamente da greggi che pascolano sui social e nei media:"Il conformista è uno che di solito sta sempre dalla parte giustaha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa è un concentrato di opinioniE quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire forse da buon opportunista si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso".Ovviamente "il conformista" che un tempo fu "fascista" poi è diventato "marxista-leninista/ e dopo un po' non so perché mi son trovato Americanista" (il testo dice: cattocomunista, ma lui cantando dice "americanista").Ma soprattutto - dice Gaber, facendo una carrellata degli ultimi decenni - è stato "un po' sessantottista", da qualche tempo "è ambientalista", per un po' è stato "come un po' tutti socialista", ma in sintesi oggi è "progressista, / al tempo stesso liberista antirazzista" e pure "animalista" (non più "assistenzialista"). E naturalmente è "ottimista europeista", "femminista" e "pacifista".Il genio popolare di Gaber - oltre alle trasformazioni delle idee - coglie la psicologia di questo diffusissimo tipo umano. Il conformista è uno "senza consistenza" che "s'allena a scivolare dentro il mare della maggioranza" e "vive di parole da conversazione... galleggiando", come un pallone "gonfiato dall'informazione", un tipo umano "che vola sempre a bassa quota in superficie / poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato".La satira di Gaber si ferma qui. Si potrebbe aggiungere che "il conformista" è uno che non si fa domande che possano destabilizzarlo e quindi si scandalizza quando trova chi semina dubbi e pone interrogativi scomodi che mettono in discussione i suoi preconcetti, le sue idee convenzionali.L'ALTRO LATO DELLA MEDAGLIAE qui spunta l'altro lato della medaglia del pensare conformista che è la scomunica collettiva verso il pensiero dissidente, il disprezzo verso l'eretico, l'ostilità di branco contro i non allineati (con relativa gragnuola di insulti), la demonizzazione dell'avversario trasformato in Nemico (talvolta addirittura nemico dell'umanità) e poi - spalmato dappertutto - l'odio, distillato di odio, ma ovviamente mascherato come il suo contrario, cioè come lotta contro "l'odio" che si attribuisce al Nemico.Ci sono i "catechismi civili" da ossequiare, con i loro luoghi comuni e ci sono ormai addirittura i "dizionari politicamente corretti", con le parole e i pensieri permessi e vietati, per convenzione sociale, per regolamento e presto perfino per legge. Oggi siamo arrivati molto in là nel regno del luogocomunismo.All'origine però c'è sempre una sottomissione accettata, spesso per quieto vivere. La libertà comincia a morire a volte in modo impercettibile. All'inizio magari per un clima pedagogico, che diventa sottilmente intimidatorio, a cui ci si arrende, prima individualmente e poi collettivamente.Questo ci dice un breve racconto di Dino Buzzati intitolato "La parola proibita", che fa parte del volume "Sessanta racconti", pubblicato da Mondadori, e che dovrebbe trovare cittadinanza nelle antologie scolastiche.Buzzati - che è vissuto nel mondo dei giornali ed è morto nel 1972 - descrive benissimo il meccanismo che induce all'autocensura e poi alla sottomissione all'ideologia dominante.Il protagonista del breve racconto (surreale e distopico) esordisce dicendo che "da velati accenni, scherzi allusivi, prudenti circonlocuzioni, vaghi sussurri, mi sono fatto finalmente l'idea che in questa città, dove mi sono trasferito da tre mesi, ci sia il divieto di usare una parola".LA PAROLA PROIBITAIncuriosito va ad interrogare un amico, Geronimo, e quello conferma, ma gli spiega che non se la sente di dirgli che parola è: "io vivo in questa città da oltre vent'anni, essa mi ha accolto, mi ha dato lavoro, mi permette una vita decorosa, non dimentichiamolo. E io? Da parte mia ne ho accettate le leggi lealmente, belle o brutte che siano. Chi mi impediva di andarmene? Tuttavia sono rimasto. Non voglio darmi le arie da filosofo, non voglio certo scimmiottare Socrate quando gli proposero la fuga di prigione, ma veramente mi ripugna contravvenire alla norma della città che mi considera suo figlio... sia pure in una minuzia simile. Dio sa, poi, se è davvero una minuzia..."Non per paura di una punizione, no, dice Geronimo: "anche se non è accompagnato da sanzione, il precetto può assurgere a tutto il suo massimo valore; siamo evoluti, noi."Neanche per dovere di coscienza, che ormai - spiega Geronimo - non è più intransigente come prima e si è addomesticata in "qualcosa di più tranquillo. Volgarmente lo si chiama conformismo. È la pace di colui che si sente in armonia con la massa che lo attornia. Oppure è l'inquietudine, il disagio, lo smarrimento di chi si allontana dalla norma". E "questo basta. È una forza tremenda, più potente dell'atomica".Certamente esiste, aggiunge, "una geografia del conformismo. Nei paesi arretrati è ancora in fasce, in embrione, o si esplica disordinatamente, a suo capriccio, senza direttive. La moda ne è un tipico esempio. Nei paesi più moderni, invece, questa forza si è ormai estesa a tutti i campi della vita, si è completamente rassodata, è sospesa si può dire nell'atmosfera stessa: ed è nelle mani del potere".NON SI DEVE MAI ESSERE CONNIVENTI CON LA MENZOGNACome se il potere si fosse interiorizzato nelle anime. Quella "parola proibita" non è un'espressione sporca o delittuosa: "Tutt'altro. È una parola pulita, onesta e tranquillissima. E proprio qui si è dimostrata la finezza del legislatore".Il dialogo è fine e geniale, tutto da leggere. In breve, s'intuisce che la "parola proibita" del racconto - senza che mai venga espressa (rimane come spazio bianco) - è "libertà". E si capisce che, con la parola, Buzzati intende dirci che è proibita soprattutto l'idea di libertà, la sua dimensione vissuta.Nella "geografia del conformismo" rammentata da Buzzati, oggi, bisogna dire che perdura tuttora quello soffocante dei regimi totalitari, come la Cina comunista, ma, con il conformismo e la censura dei media e dei giganti del web (non solo nel clamoroso caso di Trump: la punta dell'iceberg), anche in Occidente si respira la pesante atmosfera illiberale di un "pensiero unico" obbligato.Così tornano d'attualità le letture giovanili degli spiriti liberi, quando, negli anni Settanta - gli anni del dissenso eroico di Solzenicyn in Urss e gli anni della cappa ideologica marxista imposta qua da noi - si leggeva "Vivere senza menzogna" del grande scrittore russo e "Il potere dei senza potere" di Vaclav Havel, l'allora sconosciuto drammaturgo cecoslovacco che entrava e usciva dal carcere comunista e che divenne poi il primo presidente della Cecoslovacchia libera.In entrambi questi libri risuonava lo stesso messaggio: mai essere conniventi con la menzogna per quieto vivere o per paura. Il dispotismo è un gigante dai piedi d'argilla che crolla di fronte all'inerme verità, pronunciata dagli uomini liberi.Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 5 minuti) si può ascoltare Giorgio Gaber che canta "Il conformista".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6332COME FIDARSI DI UN GOVERNO CHE DA' LA CACCIA AI SANI INVECE DI CURARE I MALATI? di Antonio Socci"Non si capisce dove stiamo andando", ha dichiarato ieri Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, dopo l'ennesimo Dpcm di Conte. È l'impressione generale. E i costi di questa deriva sono altissimi. Le sole cose certe, concrete e utili che si dovrebbero fare, non si fanno. Sono in particolare due.Primo: curare subito a casa (invece di abbandonarli alla sorte) coloro che hanno primi sintomi non gravi di Covid con i farmaci efficaci (che ci sono) sulla base di un protocollo nazionale: queste cure precoci - dicono gli specialisti - scongiurerebbero aggravamenti, ricoveri, collasso di ospedali e pure morti.Secondo: predisporre un numero di letti adeguato nelle terapie intensive e nuove strutture con nuovo personale (cosa che non è stata fatta in cinque mesi: se ne parla ora).Sul primo punto, in queste ore, è stato il governatore veneto Zaia a intervenire decisamente: "chiedo che a livello nazionale si stabiliscano protocolli di cura efficienti per la terapia domiciliare nei primi giorni perché sono quelli che ci evitano i ricoveri. E non parlo solo di cortisone" ha aggiunto "ma di altri principi attivi che hanno funzionato e che sono stati messi in discussione".Anche l'on. Armando Siri (Lega) ha chiesto "urgentemente" al governo di "premere su Aifa per sbloccare i protocolli di cura domiciliare per il Covid" invece di "dare il colpo di grazia all'economia italiana con l'ennesimo Dpcm" che insiste con "misure liberticide e catastrofiche per il lavoro".IL GOVERNO A CACCIA DEI SANIPer tutti questi mesi il governo, invece di occuparsi di come curare i malati, è andato a caccia di ristoranti, bar, discoteche e falò sulla spiaggia, dopo essersi dedicato a monopattini e banchi a rotelle. Cioè ha inseguito il nulla.Anziché occuparsi dei malati, ha concentrato tutte le attenzioni sulla ricerca dei cosiddetti "positivi", ma "il 95% dei positivi", com'è stato autorevolmente spiegato dal professor Giorgio Palù, "non ha sintomi e quindi non si può definire malato". Inoltre "è certo che queste persone sono state 'contagiate', cioè sono venuti a contatto con il virus, ma non è detto che siano 'contagiose', cioè che possano trasmettere il virus ad altri...".Oltretutto il test non dà un verdetto sicuro e ci sono pure i casi di persone con sintomi (anche gravi come la polmonite interstiziale) che non sono positivi.Addirittura c'è chi si domanda se sia stata dimostrata la relazione di causalità fra il nuovo virus e la malattia, dal momento che, a quanto pare, il famigerato agente patogeno, a tutt'oggi, non è stato isolato, come invece si sarebbe dovuto fare subito.Gli specialisti spiegano che alla base di ogni strategia contro un'epidemia c'è l'isolamento del nuovo virus, la purificazione da altro materiale biologico e lo studio che dimostri la correlazione di esso con la malattia. Ma tutto questo non c'è stato se non in modo parziale.Così i test cercano qualcosa che non ha volto, non si sa cos'è, com'è fatto e come si comporta. Per questo i test non possono dare risultati certi. Anche per questo la sola, ossessiva, corsa ai positivi (per di più sempre in ritardo) non è risolutiva.Oltretutto questo virus ha un comportamento anomalo. Una pandemia dovrebbe comportarsi allo stesso modo nelle zone omogenee e dovrebbe avere alta letalità. Invece non c'è l'alta letalità e il suo comportamento è imprevedibile.TRE ESEMPINessuno ha ancora spiegato cosa sia successo in Cina. Sembra che là tutto sia improvvisamente e totalmente passato. Arrivano immagini e reportage da Wuhan che oggi mostrano vie e locali pieni di gente senza mascherine. Il Covid sembra scomparso anche secondo i dati ufficiali. Perché? Possibile che nessuno se lo chieda e nessuno dia spiegazioni?Altro caso: il Giappone. È a due passi dalla Cina, ha 126 milioni di abitanti(il doppio dell'Italia), ha un'età media della popolazione molto alta, non ha adottato un duro lockdown e ha avuto solo 1700 morti (contro i nostri 36 mila).E' vero che in Giappone è attivo un sistema di cure a domicilio per i "poco sintomatici" (quello che avrebbe dovuto fare da tempo l'Italia e non fa). Tuttavia c'è molto di strano e incomprensibile nei suoi dati epidemici.Ancora più strano è il caso del continente africano che è l'opposto del Giappone come organizzazione, mezzi e ordine sociale. L'Oms lì aveva previsto una vera catastrofe umanitaria, ma dopo otto mesi risulta il continente meno colpito del pianeta: su 1 miliardo e 300 milioni di abitanti in Africa le vittime per Covid sono 28.800 (meno della sola Italia che ne ha 36.000), sebbene i governi abbiano potuto fare ben poco (e di certo mascherine, gel igienizzanti e distanziamenti non sono molto abituali in quelle megalopoli).L'Oms applaude quegli stati, ma non è merito di nessuno. Si dovrebbero piuttosto cercare le ragioni di queste anomalie del Covid. Troppi sono i punti oscuri e i dati dubbi o ignoti (anzitutto quelli dei morti per solo Covid).Intanto da noi si mette in ginocchio un'intera economia senza fondamenti scientifici certi e non si fanno le sole cose concrete che sono indispensabili per i malati.Nota di BastaBugie: Silvana De Mari nell'articolo seguente dal titolo "Covid 19, come non ammalarsi e come guarire, perché sia Covid 19, non Covid 1984" impartisce buoni consigli per evitare e curare le epidemie in generale.Ecco l'articolo completo pubblicato sul blog di Silvana De Mari l'11 ottobre 2020:Buoni consigli per evitare epidemie: arriva l'autunno e con l'approssimarsi dell'inverno, come tutti gli anni, arriveranno i virus parainfluenzali (come i Coronavirus 19-20-21...) ed influenzali.Con essi arriveranno raffreddori, tracheiti, tracheobronchiiti, broncopolmoniti e purtroppo anche polmoniti interstiziali, tipiche dei virus da sempre, e spesso misconosciute.Le seguenti raccomandazioni per evitare aggravamenti inutili ed errori come lo scorso inverno:1) se febbre, mantenere inferiore ai 38,5 gradi C, con FANS che vuol dire antinfiammatori (e non con tachipirina che non ha azione antinfiammatoria, perché il covid uccide con l'infiammazione!) per 3 giorni consecutivi in modo da bloccare l'infiammazione (opzioni alternative: cebion, okitask 40 mg 2/3 volte al giorno; Brufen 600 mg/die, Dicloreum 150 mg/die, Moment 100 mg 2 volte/die, Momendol 220 Mg 3 volte al giorno, Aulin 100 mg 1/2 volte die...) NECESSARIO UN GASTROPROTETTORE2) se tosse secca, Fluifort sciroppo 2 cucchiai al giorno e finire il flacone3) se febbre persistente, aggiungere antibiotico per ridurre sovrainfezioni batteriche, soprattutto in soggetti a maggior rischio, l'azitromicina ha specifica azione anti covid (Zitromax 500 mg 1 cp/die per tre gg)4) associare aerosol 2 volte/die con: clenilA 1 cc + Atem 10 gtt + Bronchovaleas 5 gtt per 5 gg. vitamina C 2 grammi al giorno o anche 3, una bustina di lattoferrina da 200 mg.5) valutare con il medico di base: Plaquenil 1 cp/die per 5 gg: c'è una particolare anomalia dell'elettrocardiogramma che deve essere esclusa prima di dare questo farmaco.6) "tre L" della nonna: Letto, Lana, Latte (con un cucchiaio di miele)P.S. Se l'infiammazione viene correttamente controllata da subito non ci sarà alcun bisogno di Eparina, perché sarà controllata la cascata citochinica legata alla flogosi stessa.Quindi evitiamo di andare ad intasare gli ospedali e curiamoci correttamente a casa senza prendere freddo fuori.Con tanto riposo.Niente mascherine, in modo da eliminare i germi che il riflesso fisiologico della tosse vorrebbe eliminare.L'opzione migliore resta non ammalarsi.PREVENZIONE:- Vit A vit D Omega 3,( un cucchiaino al giorno di olio di fegato di merluzzo)- Vit C 2 grammi al giorno (cebion 1 gr x 2)- Multicentrum 1 cp Due volte la settimana- Almeno un'ora al giorno di movimento all'aria aperta- Lattoferrina una bustina al giornoNON VI AMMALERETE Titolo originale: I misteri del virus (ancora da isolare) e i misteri del governo (che dà la caccia ai sani invece di curare i malati)Fonte: Libero, 26 ottobre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 688
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6322IL PCI COMPIE CENTO ANNI ED E' AL POTERE IN ITALIA (SOTTO ALTRO NOME) di Antonio SocciCent'anni fa, fra l'estate 1920 e il gennaio 1921, nasceva il Partito Comunista Italiano. Non è storia passata. Perché proprio dopo il crollo del Muro di Berlino (1989) e il cambio del nome del partito (1991), la sua classe dirigente è arrivata al potere in Italia e ci resta da anni sebbene minoranza nel Paese e sconfitta alle elezioni.Al centenario del Pci hanno dedicato un libro Mario Pendinelli e Marcello Sorgi, "Quando c'erano i comunisti" (Marsilio). Stenio Solinas, sul "Giornale", si è chiesto "come è possibile che, tranne qualche frangia lunatica e qualche intellettuale freak, nessun politico oggi ex o post comunista parli più del come e del perché lo fu convintamente fino a ieri, uno ieri che arriva sino al 1989".L'ARROGANZA IDEOLOGICAÈ stato il più grosso Pc d'occidente, ma sembra che in Italia nessuno sia stato comunista. Non è stata fatta nessuna seria revisione autocritica. Quella classe dirigente non si è ritirata e non ha mai riconosciuto il marxismo-leninismo come un'ideologia malefica, né ha ammesso la vergogna di aver appoggiato totalitarismi orribili. Nessuno ha chiesto scusa.A tutto quel popolo semplice che li aveva seguiti, che si era abbeverato all'Unità, ai milioni di compagni che avevano davvero creduto nei "paradisi" comunisti, nessuno ha dato spiegazioni serie. Nessuno ha detto loro: noi sapevamo, ma non vi abbiamo detto la verità. Nessuno ha riconosciuto, davanti a milioni di lavoratori, che era tutto una menzogna, che il comunismo è stato dovunque un orrore. Nessuno ha chiesto scusa alla propria gente a cui, un tempo, avevano fatto inneggiare perfino a Stalin. Nessuno ha riconosciuto che avevano ragione "gli altri", gli anticomunisti. Perché?Di fatto la classe dirigente del Pci si è velocemente autoassolta, ha accantonato la bandiera comunista e l'ideologia marxista, ma non:1) l'arroganza ideologica,2) la pretesa superiorità morale,3) la propensione alla demonizzazione degli avversari.Con il 1989 i comunisti cambiarono nome e in breve passarono dall'allineamento a Mosca all'allineamento a Bruxelles/Berlino e ai Dem americani (Clinton, Obama eccetera). Dal mito del Socialismo a quello del Mercato. Come se fosse ovvio e naturale.Così - anche per far dimenticare il passato comunista - sono diventati i più affidabili per Bruxelles e Berlino e anche per la Casa Bianca dei Dem. Dunque i (post) comunisti in Italia sono arrivati ai vertici del governo - già con D'Alema nel 1998 - e pure ai vertici dello Stato con Napolitano nel 2006. Ma i conti con la storia non si sono fatti nemmeno dopo il 2000.SOLZENICYN E IL SILENZIO DEL QUIRINALECarlo Ripa di Meana (il coraggioso promotore della craxiana Biennale del dissenso del 1977) alla morte di Aleksandr Solzenicyn, nel 2008, su "Critica sociale", firmò un articolo intitolato "Solzenicyn e il silenzio del Quirinale", dove scriveva: "Avevo sommessamente suggerito, qualche mese fa, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel 1974, allora responsabile della cultura del PCI, su Rinascita prima e poi sull'Unità, aveva rumorosamente applaudito all'esilio comminato a Solzenicyn che, va ricordato, aveva già passato otto anni nel Gulag nell'immediato dopoguerra, che in una prossima occasione, o in forma privata o nel corso di una visita di Stato, chiedesse un incontro a Solzenicyn, ormai molto in là con gli anni e malato, per chiudere una pagina nera. Così non è stato. In questi ultimi giorni, mentre in tutto il mondo si sono ascoltate voci di statisti, di rimpianto e di riconoscenza per la grandezza di quest'uomo e della sua vita, da Roma-Quirinale è venuto un silenzio arido, privo di umanità. Fausto Carioti di Libero lo ha giustamente segnalato il 5 agosto sul suo giornale".Del resto nell' "autobiografia politica" di Napolitano, intitolata "Dal Pci al socialismo europeo", uscita nel 2005, non veniva neanche menzionato quel Solzenicyn che Raymond Aron aveva giudicato "l'homme du siècle".E gli altri? Da parte sua Nicola Zingaretti ha iniziato la sua segreteria nel Pd con il libro "Piazza grande" dove sostiene che l'esistenza dell'Urss "aveva costituito un oggettivo deterrente a costruire un mondo unidimensionale e senza difese rispetto alle forme più estreme di sfruttamento".E "probabilmente nel dopoguerra, non ci fosse stata l'Unione Sovietica (...) non sarebbero state possibili le lotte dei partiti di sinistra e democratici né il compromesso sociale che oggi in Europa è un esempio per tutto il mondo civilizzato".Espressioni che fecero insorgere pure Claudio Petruccioli: "Zingaretti riporta l'orologio al 1945".D'altra parte D'Alema, nel libro uscito quest'anno, "Grande è la confusione sotto il cielo", elogia il sistema cinese (e asiatico in generale) che "ha saputo fronteggiare questa prova (il Covid) in modo più efficace rispetto a noi". In quanto "ha fatto la differenza un grado minore di individualismo, una maggior coesione sociale e l'esistenza di reti comunitarie". E in una recente conferenza ha messo in guardia dal "partito anti-cinese" che "è all'opera anche in Europa, in un clima di nuova guerra fredda".I partiti di Zingaretti e D'Alema sono oggi al governo in Italia e non sembra davvero che il Pci sia morto.Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Stasi di Speranza" svela le quattro verità sui comunisti oggi al potere.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 ottobre 2020:L'agghiacciante intervista di Fabio Fazio al ministro della Salute Speranza ("stop alle feste nelle case, confidiamo nelle segnalazioni e interverremo con le forze dell'ordine") svela quattro verità. 1) COMUNISTILa prima è che non importa se ti chiami Speranza o Roberto o come vuoi e nemmeno se fai parte di un partito di fantasmi chiamato Liberi e uguali che oggi è già sparito dal radar politico anche se occupa ancora degli scranni in parlamento. Se vuoi controllare i cittadini fin nella camera da letto sei un comunista. E comunista della peggior specie. E se sei un comunista sei un pericolo. Almeno un pericolo per me. Puoi anche essere fascista per quanto mi riguarda, ma se ti ispiri ai colori di bandiera dell'internazionale sei un comunista.2) ODIOLa seconda è che introdurre la delazione tipica dei regimi sovietici non farà altro che mettere i cittadini gli uni contro gli altri attraverso il meccanismo dell'homo homini lupus. La guerra di stato alle feste ci proietterà nei "due minuti d'odio" di 1984. Vi parteciperemo e dovremo stare attenti a urlare bene i nostri strali per essere convincenti perché ci sarà sempre qualcuno che userà il termometro del nostro odio. 3) STATO ETICOLa terza è che, stando alle parole di Speranza, sarà competenza del ministro pro tempore, quindi dello Stato, decidere che cosa sia "fondamentale" e che cosa non sia fondamentale per i cittadini. La scuola è fondamentale - dice lui - le feste di compleanno, di prima Comunione, di Battesimo, di anniversari di matrimonio, di addio al celibato, di laurea non sono fondamentali. Lo stato etico è già qui, non serve essere complottisti, basta mettere in fila gli eventi e conservarsi liberi da interessi, paure e convenienze. 4) SERVILa quarta e ultima è che lo Stato etico affida ai genitori il compito di vigilare sulla loro stessa osservanza, senza un criterio oggettivo, ma invitando con paternalistica compiacenza i cittadini a essere responsabili (ci aveva già provato Conte l'altro giorno nel consigliare la mascherina in casa). Così le famiglie perdono definitivamente la loro libertà educativa per diventare servitù di uno stato totalitario che li userà come automi gendarmi. In caso contrario "manderemo" i carabinieri (ha detto così) a casa. In 1984 erano i figli a fare le spie contro i genitori.Di fronte a questo popo di minacce, nessuno si indigna, nessuno alza un grido. Abbiamo già tutti la pancia così piena da non capire che nella nostra opulenta comodità si sta consumando un liberticidio? Titolo originale: Il Pci compie cento anni ed è al potere in Italia (sotto altro nome). Ecco come è stato possibile...Fonte: Libero, 12 ottobre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 686
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6313SULL'IMMIGRAZIONE SCONTRO (APPARENTE) NEL PD TRA GOVERNATORE DELLA CAMPANIA E ZINGARETTI di Antonio Socci"Abbiamo interi territori nei quali la presenza di extracomunitari che vanno avanti a ruota libera sta cambiando il modo di vivere delle nostre famiglie. Abbiamo pezzi di città che sono occupati quasi militarmente da extracomunitari. Abbiamo gente che continua a fare accattonaggio molesto davanti ai supermercati, davanti alle farmacie, davanti alle chiese, davanti ai distributori del biglietto per il parcheggio. Abbiamo bande organizzate che spacciano droga la mattina nei nostri quartieri o davanti alle scuole. Abbiamo il litorale Domizio che è rovinato, abbiamo il quartiere Vasto intorno alla stazione centrale di Napoli che è occupato e governato insieme da camorra e nigeriani... Beh, questo problema il Partito Democratico lo vede sì o no? E vuole dire qualcosa ai cittadini che hanno paura sì o no?".Chi può aver fatto un'intemerata simile? Un leader del centrodestra? Di sicuro se fosse stato un leader del centrodestra sarebbe stato bombardato, per questo, da un'artiglieria di accuse e condanne.In realtà le parole che ho citato fra virgolette sono state pronunciate - e con molta enfasi ed energia - dal governatore Dem della Campania, Vincenzo De Luca, nel comizio di chiusura della Festa dell'Unità di Telese, nel settembre 2018.Il video impazza oggi nella rete perché De Luca - che ha queste idee e le esprime nei comizi - è stato ricandidato dal Pd alla guida della regione Campania e ha appena vinto "a furor di popolo" le elezioni. Non ha vinto dunque il Pd. Ha vinto De Luca nonostante il Pd. Ha vinto con idee che - almeno su questi temi - sono lontane anni luce dal Pd e casomai potrebbero dirsi di centrodestra.LA SICUREZZA DEI MIEI FIGLIDopo questa filippica il comizio di De Luca proseguiva così: "Noi siamo arrivati al punto da colpevolizzare un padre di famiglia solo perché chiede di essere lasciato in pace. L'ho detto a Roma e lo ridico qua: se io devo scegliere fra la sicurezza dei miei figli e la bandiera di partito io scelgo i miei figli e vi mando a quel paese. E' chiaro? (applausi dalla platea). Nella mia città abbiamo un centro di accoglienza in un quartiere periferico. Ho raccontato questo episodio e me lo hanno detto i cittadini di quel quartiere: venerdì sera, sabato sera, tornano queste bande, ubriachi, drogati... le nostre ragazze cominciano ad essere infastidite. Un padre di famiglia si deve mettere sul balcone fino alla due di notte in attesa che arrivi la figlia per stare tranquillo. Ohh! Uhééé! Qui la solidarietà non c'entra più niente... Allora io non voglio esagerare e generalizzare nulla. Voglio soltanto che noi guardiamo in faccia la realtà per quella che è. La sicurezza urbana è diventata un problema chiave per la gente di oggi. E sto spiegando al Partito Democratico, ma ancora oggi sono totalmente sordi, che ci sono due valori da difendere se vogliamo riprendere il cammino: il lavoro e la sicurezza. E incredibilmente non dicono una parola né sul lavoro né sulla sicurezza. Ma quale rilancio del partito vogliamo avere in queste condizioni".Con idee di questo genere De Luca ha vinto trionfalmente le elezioni, salvando la segreteria a Zingaretti (perché il Pd sarebbe stato terremotato da una sconfitta in Campania). Il quale Zingaretti però ha idee opposte.SPAZZARE VIA I DECRETI SICUREZZAInfatti subito dopo le elezioni Zingaretti ha detto finalmente "una parola" sulla sicurezza, ma non "quella" invocata da De Luca, bensì una parola opposta: vuole spazzare via i "decreti sicurezza" che furono varati da Salvini proprio per affrontare tutti quei problemi che De Luca aveva dettagliatamente descritto.Il governatore, vincendo in Campania, ha salvato la segreteria di Zingaretti (e forse anche il governo), anche con quelle sue idee contro l'immigrazione incontrollata e contro il degrado delle nostre città in mano allo spaccio e alla delinquenza. Ma ora Zingaretti e il Pd, incassato il voto e la vittoria, vanno nella direzione diametralmente opposta.Sembra la conferma delle parole di De Luca che accusava il Pd di infischiarsene del bisogno di sicurezza dei cittadini. Ma un problema si pone anche per chi, come il governatore campano, lancia invettive come quelle e poi accetta che il suo partito vada nella direzione contraria.Del resto lui, in quel discorso, aveva già fatto la sua diagnosi sul Pd. Dopo averlo strapazzato ("ci sono nel nostro partito delle autentiche nullità, che non rappresentano neanche la propria ombra"), essendo all'indomani della sconfitta del 4 marzo 2018 - le elezioni politiche che avevano visto il Pd crollare al minimo storico - De Luca aveva tuonato: "Il Pd continua a non capire quello che deve fare".Si chiedeva: "perché Il Pd il 4 marzo (2018) ha perso la metà del suo elettorato? Qualcuno del gruppo dirigente nazionale vi ha spiegato per quali motivi razionali un partito passa dal 41 per cento al 18 per cento in tre anni? Non c'è nessuno nella dirigenza nazionale che abbia approfondito le ragioni per cui abbiamo perso sei milioni di voti. Io credo che in queste condizioni il Pd non andrà molto avanti".La riflessione sul crollo del 2018 il Pd non l'ha fatta, ma in compenso è riuscito a tornare al governo (nonostante la sconfitta alle politiche). E al governo ora, anche grazie alla vittoria di De Luca, si prepara a rifare gli stessi errori sulla sicurezza e sull'immigrazione contro cui De Luca aveva tuonato. L'ideologia continua a prevalere sulla realtà. Titolo originale: Lo strano caso De Luca/Zingaretti e i decreti sicurezzaFonte: Libero, 4 ottobre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 685
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6279SALVINI FASCISTA... OPPURE LA SOLITA BECERA DEMONIZZAZIONE DELL'AVVERSARIO?di Antonio SocciFare gli antifascisti di professione nel 2020, in assenza di regime fascista, non è facile. E' un duro lavoro che richiede impegno diuturno e spesso una fervida fantasia. Infatti bisogna anche saper vedere quello che non c'è e magari avere una propensione al sospetto che finisce nel romanzesco (o nella barzelletta).Un esempio di questo tipo di "vigilanza antifascista" ce lo fornisce il collega Sandro Ruotolo, una colonna storica delle trasmissioni di Michele Santoro. Sebbene sia da poco diventato senatore della repubblica, Ruotolo continua la sua missione salvifica e in questi giorni ha fatto un clamoroso scoop antifascista, riuscendo a individuare un pericolosissimo "micro segnale per fascisti" nascosto diabolicamente in un manifesto della Lega che pubblicizza un comizio del segretario Salvini a Napoli.Il vigilante Ruotolo ha lanciato (o rilanciato, non si capisce bene) questo messaggio tweet: "Piazza della Posta non esiste a Napoli. A meno che tu non abbia cento anni. Si chiama piazza Giacomo Matteotti ucciso dai fascisti. Sono micro segnali per fascisti. Ma noi li notiamo e siamo qui, pronti a svelarli e non lasciarli senza spiegazione. Ciro Pellegrino (giornalista)".In pratica Ruotolo accusa il manifesto leghista di localizzare il comizio di Salvini in Piazza della posta, cancellando il nome moderno della piazza intitolata a Matteotti, il politico socialdemocratico che fu ucciso dai fascisti.Ma non è affatto così. Infatti nel manifesto sta scritto, a caratteri cubitali, proprio "Piazza Matteotti" (sotto, in piccolo, fra parentesi, si legge anche Piazza della posta perché così è popolarmente conosciuta dai napoletani).Qualcuno su twitter glielo fa notare: "Ma avete problemi di vista?". Però Ruotolo non sente ragioni. Per l'antifascista di professione, evidentemente, non conta quello che c'è scritto, ma quello che ci vede lui. E anche molti suoi seguaci sono d'accordo. Infatti, ieri, il tweet aveva 5900 "mi piace" e 1500 rilanci.I LEONI DA TASTIERAI commenti poi sarebbero da studiare in un corso universitario che analizza le conseguenze dell'ideologia: "Salvini non perde occasione per strizzare l'occhio ai fasci", "si rivolge ai suoi camerati", "Altro che 'microsegnali'... Sono anni che questo losco figuro parla in codice a beneficio dei camerati", "Chiaviche legaiole", "Il capitone è un grandissimo stronzo", "sono infami anche nei cartelli pubblicitari. Non sono micro segnali, sono atti concreti di demolizione della memoria democratica", "fanno schifo", "Prendetelo a pomodori marci in faccia", "Uno così non dovrebbe proprio mettere piede in Campania", "Questa lega è una vergogna", "Salvini è davvero una vergogna", "Non ha più scusanti......... basta", "esseri ignobili", "fascisti di m....", "Bravo Sandro!", "spudorati", "I fascisti perseverano nella loro dichiarazione di disumanità".Tutto questo sotto il manifesto della Lega, riprodotto da Ruotolo stesso, che porta scritto, in grande: "Piazza Matteotti".A dire il vero è intervenuto anche qualche napoletano che, con buon senso, ha fatto notare che questa polemica è "una cazzata" perché "quella è conosciuta come la piazza delle Poste Centrali... brutta bestia l'ignoranza". Poi ha precisato: "A proposito io sono antifascista...". Anche altri napoletani commentano: "Ma noi Napoletani la indichiamo come: piazza della Posta centrale".Un altro fa vari esempi di questa toponomastica di uso comune che raddoppia i nomi di piazze e vie: "Piazza Bovio che diventa piazza Borsa o semplicemente Università, Corso Umberto che diventa il Rettifilo, Nicola Amore diventa i 4 Palazzi... suvvia, ja. Che poi il nome della piazza ci sta, quella tra parentesi è solo un'indicazione... Pure io dico 'piazza delle poste centrali'". Un altro scrive: "anche Piazza Cosimo Fanzago per la gran parte dei napoletani, soprattutto vomeresi, è e sarà sempre Piazza Bernini".Perfino qualche fan di Ruotolo obietta: "Secondo me è una polemica inutile. Sandro Ruotolo, che stimo, essendo napoletano come me, sa bene che a Napoli quella piazza è per gran parte dei napoletani 'Piazza della Posta' ma non per offendere la memoria di un martire del fascismo né perché i napoletani siano fascisti". E altri ancora: "Sono d'accordo. Sempre chiamata la Posta", "Io fino a una certa età non sapevo manco qual era piazza Matteotti (niente fascisti in casa mia)".LA MINACCIA ALLA DEMOCRAZIAAnche a Siena, città per settant'anni rossa, c'è Piazza Matteotti che è più conosciuta, nel gergo popolare, come Piazza della Posta e, per decenni, a nessun compagno che ha detto "Piazza della Posta" è mai venuto in mente di ammiccare al fascismo.Tuttavia al tweet di Ruotolo si è aggiunto pure il commento arguto dell'intellettuale che ieri sul "Foglio", pur scrivendo che in effetti nel manifesto di Salvini c'è scritto "Piazza Matteotti", rileva che "è accompagnato da una parentesi, apparentemente innocua (Piazza della Posta)". Per i comuni mortali è "innocua", ma a questo giornalista (come a Ruotolo) non la si fa. Lui spiega che "in realtà si tratta di uno sberleffo cifrato e di una strizzatina d'occhio al mondo dell'estrema destra".Poi aggiunge che "rifiutare la toponomastica è una strategia elementare per rifiutare la storia. Una strategia che dimostra quanto nella destra, a venticinque anni da Fiuggi, sia ancora viva la simpatia per il fascismo e il rifiuto della Repubblica".Ogni commento è inutile. In realtà, per chi ha davvero a cuore la democrazia, i pericoli da combattere attualmente non stanno nella toponomastica, ma sono il progressivo restringimento delle libertà personali, la crescente intolleranza, l'umiliazione del Parlamento per lo strapotere dell'esecutivo.La minaccia attuale alla democrazia è quella indicata da Pierluigi Battista in un recente commento: "Oggi, al posto del dibattito, dello 'spazio di discussione pubblica', c'è l'apologia del bavaglio, la cultura del sospetto, il processo alle intenzioni, l'ipersemplificazione demonizzante, la caricaturizzazione delle tesi diverse...".Sembra la perfetta descrizione dell'episodio del manifesto di Napoli. Purtroppo però questi sono i vizi della Sinistra.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Antonio Socci, nella sua newsletter commenta ulteriormente la notizia.Ecco cosa ha scritto:Dopo la pubblicazione di questo articolo su Libero ho scoperto che perfino nell'account twitter dei "Deputati Pd" è stato fatto lo stesso attacco a Matteo Salvini. Ecco il tweet dei Deputati Pd: "Nessuno scrupolo, nessuna correzione. Per Salvini piazza Matteotti non esiste, la chiama ancora con la terminologia del Ventennio. Quell'ideologia fascista che uccise Matteotti. Un insulto a Napoli, alla sua storia. Combatteremo ogni rigurgito guidati dai valori dell'antifascismo". Come si può vedere nel tweet sono state fatte tre frecce proprio sulla scritta "Piazza Matteotti"... Sopra i "Deputati Pd" scrivono "Per Salvini Piazza Matteotti non esiste". Evidentemente il pregiudizio somiglia a due grosse fette di prosciutto sugli occhi... Ma che politica è quella che arriva a questi livelli grotteschi? Che politica è quella che ha una tale ossessione dell'avversario, quella che vive di pregiudizio, demonizzazione, odio ideologico? Titolo originale: Piccola esilarante storia di cecità selettiva indotta da ideologiaFonte: Libero, 11 settembre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 682
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6243ECCO PERCHE' SIAMO IN UN REGIME (ANCHE SE IN POCHI SE NE ACCORGONO)di Antonio SocciSe qualcuno in futuro scriverà la storia del giornalismo italiano attorno al 2000, certe prime pagine dei quotidiani di ieri meriteranno una menzione nella categoria "stravaganze surreali" (o forse "Socialismo surreale").Infatti giovedì è uscita una notizia non proprio irrilevante. Palazzo Chigi ha comunicato: "Il Presidente del Consiglio Conte e i Ministri Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza hanno ricevuto una notifica riguardante un avviso ex art. 6, comma 2, legge cost. n. 1/1989 da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. L'avviso riguarda la trasmissione al Collegio (...) degli atti di un procedimento penale iscritto per i delitti di cui agli artt. 110, 438, 452 e 589, 323, 283, 294 c.p., che origina da varie denunce da parte di soggetti terzi provenienti da varie parti d'Italia".Cioè la procura della Repubblica di Roma ha trasmesso al Tribunale dei ministri denunce a carico del premier e di sei ministri per ipotesi di reato che vanno dall'epidemia colposa ai delitti contro la salute pubblica, dall'abuso d'ufficio all'attentato contro la Costituzione e ai delitti contro i diritti politici dei cittadini.Ovviamente ieri "Libero", come pochissime testate non allineate, ha aperto la prima pagina su questo. Se avessimo un governo di centrodestra tutti i quotidiani lo avrebbero fatto con grande clamore, anche perché, comunque la si giudichi nel merito, è una notizia importante.Ma i maggiori giornaloni ieri sulle loro prime pagine - che sono la vetrina di ogni quotidiano - a questa notizia non hanno voluto dedicare il titolo d'apertura e neanche un titolo secondario (solo qualche minuscolo e invisibile occhiello).QUAL È LA SPIEGAZIONE DI UN COSÌ SINGOLARE FENOMENO?Com'è che tutto quello che può essere usato contro il centrodestra, e i suoi leader, diventa un titolone di prima pagina, anche quando è una fesseria o comunque una cosa da poco, mentre ciò che può essere scomodo o imbarazzante per l'attuale governo e per i partiti di sinistra evapora e diventa minuscolo su quelle pagine?Evidentemente ritengono che la sinistra debba essere trattata con i guanti bianchi. E in particolare, umanitari come sono, quei giornali non avranno voluto dare un dolore a Giuseppi e ai suoi ministri.Probabilmente - a richiesta - risponderebbero che hanno escluso questa "trascurabile" notizia dalle prime pagine perché altre e più importanti notizie premevano. Vediamo.Il "Corriere" ieri lanciava in prima pagina una fondamentale intervista al vicesindaco di Roma, tal Bergamo, che ha detto la sua sulla ricandidatura della Raggi. Cose grosse."Repubblica" aveva in prima - per dire - un pezzo intitolato: "Se tramonta la stagione d'oro degli chef". Sarà stato un articolo di enorme importanza per le sorti dell'umanità, ma era fondamentale pubblicarlo (e in prima) proprio ieri? Di fatto non hanno trovato spazio sulla prima per un titolo sulla notizia riguardante il premier e sei ministri.UN'INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO"La Stampa" è il caso più singolare perché ha aperto la prima pagina addirittura con un'intervista al presidente del Consiglio. Un'occasione d'oro, proprio nel giorno in cui è uscita quella notizia, per porgli una domanda (una!) in merito. Ma purtroppo in un'intera pagina di intervista al premier quella domanda non ha trovato spazio.Certo, Conte nell'intervista ci rassicura - a proposito del crollo del ponte Morandi - che "i colpevoli saranno puniti" e questa ci sembra di averla già sentita. Ma di sentire un suo commento sui documenti inviati al tribunale dei ministri su di lui, proprio ieri, non c'è stato modo. Chissà perché.I maligni ricorderanno che proprio su questi giornali da anni ci tocca leggere predicozzi e supercazzole contro le fake news che ovviamente sono sempre addebitate ad altri. Ma la sparizione dalle prime pagine di una tale notizia sul premier e i sei ministri come si potrebbe definire?Naturalmente la notizia non poteva essere totalmente ignorata e i giornali l'hanno data nelle pagine (molto) interne in questi termini: "Conte e sei ministri indagati per il Covid. I pm: archiviare tutto" (Repubblica, p. 8). "Avviso di garanzia a Conte e a sei ministri. I pm: accuse infondate" (Corriere della sera p. 5). "Avviso di garanzia per Conte. I pm: Accuse da archiviare" (La Stampa, p. 7).A leggere questi titoli verrebbe da dire: altro che giustizia lenta, è velocissima: la trasmissione degli atti al tribunale dei ministri arriva insieme alla richiesta di archiviazione e quasi si crede che sia già tutto archiviato. Il governo sembra voler far credere questo.Ma le cose non stanno così. Come ha spiegato ieri Pietro Senaldi su queste colonne, se è vero che la procura ha proposto l'archiviazione, la decisione spetta al tribunale dei ministri (anche per Salvini il pm di Catania aveva chiesto l'archiviazione e poi le cose sono andate diversamente).Di sicuro questa vicenda appare alquanto confusa, ma è tuttora aperta e non è una quisquilia: riguarda i drammi vissuti da milioni di italiani e potrebbe anche terremotare il governo. Titolo originale: Stampa e regimeFonte: Libero, 15 agosto 2020Pubblicato su BastaBugie n. 678
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6213LE SETTE FASI DELLA ''TEORIA DELLA DITTATURA'' DI GEORGE ORWELL di Antonio SocciI 20 anni di "Libero" - che nasce come giornale controcorrente e proclama questa ambizione fin dal nome della testata - cadono in un momento in cui la discussione sulla libertà d'opinione e l'informazione è spesso incandescente. Non solo in Italia.Perfino negli Stati Uniti: basta leggere il manifesto di alcuni intellettuali (assai impauriti) contro la nuova Inquisizione politically correct, che ormai incombe perfino sul presidente Trump.Stiamo andando verso una forma di libertà "controllata" e fortemente limitata? C'è addirittura chi sostiene che siamo ormai nella società del Grande Fratello di Orwell. A scriverlo - con dovizia di argomenti - non è proprio l'ultimo arrivato, né un bigotto conservatore, ma è un intellettuale che per anni è stato uno degli astri della "gauche" francese, coccolato anche sui giornali progressisti italiani: Michel Onfray.Da libero pensatore, Onfray sta ribaltando tanti dogmi progressisti del "politically correct", la nuova religione dominante che si pretende indiscutibile e spesso emette anatemi e scomuniche. Lo fa con una controversa rivista, "Front Populaire", che raccoglie tutti i non allineati - da destra a sinistra - e lo fa con libri come quello appena uscito, "Teoria della dittatura" (Ponte alle Grazie, pp. 220, euro 16,50).Dove esordisce così: "Considero il pensiero politico di George Orwell come uno dei più grandi, al pari di quello consegnato da Machiavelli nel Principe". La tesi di Onfray è semplice e provocatoria: "Il romanzo 1984 rimanda spesso al totalitarismo marxista-leninista" e "richiama altrettanto spesso anche il totalitarismo nazionalsocialista".Tuttavia quest'opera oltrepassa "l'orizzonte di questi stessi totalitarismi" e fa "pensare direttamente alla nostra epoca" in cui si affaccia "un tipo nuovo di totalitarismo". Può sembrare eccessivo perché noi in fondo ci riteniamo liberi, ma quello che abbiamo vissuto nei due mesi del lockdown a molti ha dato la sensazione di una distopia orwelliana.È uno "stato d'eccezione" che non si ripeterà? O - come ritengono alcuni - è solo la "prova generale" in cui è stata misurata la "disponibilità" collettiva a lasciarsi privare della libertà?La cosa più ragionevole è considerare criticamente la normalità che viviamo fuori dallo stato d'eccezione. È quello che fa Onfray.Della "Teoria della dittatura" contenuta in "1984" coglie "sette fasi principali" che vede molto attuali: "distruggere la libertà; impoverire la lingua; abolire la verità; sopprimere la storia; negare la natura; propagare l'odio; aspirare all'Impero". Sono - a suo avviso - elementi che possiamo già ritrovare anche nel nostro presente.1° fase: DISTRUGGERE LA LIBERTÀCome "prima tesi" spiega: "la libertà si rimpicciolisce come una pelle di zigrino. Siamo una società sottoposta a controlli di ogni tipo, una società in cui la parola, la presenza, l'espressione, il pensiero, le idee e gli spostamenti sono completamente tracciati e tracciabili. Le informazioni recuperate potranno essere tutte usate per istruire le pratiche destinate al tribunale del pensiero".In effetti è vero. Molti aggiungono alla lista anche il totale controllo del nostro conto corrente fino al tentativo di abolizione del contante e - in Italia - addirittura l'ipotesi di leggi che colpiscono la libertà d'opinione.2° fase: IMPOVERIRE LA LINGUAOnfray prosegue: "Seconda tesi: l'attacco alla lingua". La politicizzazione della lingua arriva perfino a prescrivere proibizioni sul maschile e il femminile. Ci sono poi vademecum da rispettare perfino per i giornali. Ma soprattutto impoverire la lingua con stereotipi, conformismi e slogan è la tomba del pensiero.3° fase: ABOLIRE LA VERITÀOvvero "si stabilisce come nuova e insormontabile verità il fatto che non esistono più verità ma solo prospettive. E guai a chi rifiuta la nuova verità sull'inesistenza delle verità!... Questo nichilismo della verità consente di fare tabula rasa di qualsiasi certezza... Se non esiste più una verità ma soltanto delle prospettive, allora tutto diventa possibile... la menzogna ha a propria disposizione un viale intero".4° fase: SOPPRIMERE LA STORIALa "Quarta tesi" di Onfray/Orwell è "la strumentalizzazione della storia".In questo caso gli esempi si sprecano.5° fase: NEGARE LA NATURA"Quinta tesi: la cancellazione della natura", per esempio con quella "teoria dei generi" che "postula che noi non nasciamo né di sesso maschile né di sesso femminile, ma neutri e che diventiamo ragazzi o ragazze solo per questioni di cultura, di civiltà, di società e d'indottrinamento, attraverso stereotipi che andrebbero decostruiti fin dalla scuola".6° fase: PROPAGARE L'ODIOLa "Sesta tesi" che Onfray trae da Orwell è "l'incoraggiamento dell'odio". E spiega: "Nell'ambito della cultura postmoderna, l'odio viene riservato a chi non si inginocchia davanti alle verità rivelate della religione che si autoproclama progressista".Nell'attuale tempesta di odio - osserva Onfray - "è meglio trovarsi sotto il vento cosiddetto progressista per poterne beneficiare, piuttosto che sotto quello del sovranismo - questo, tanto per prendere un esempio in cui l'odio si manifesta senza ritegno".7° fase: ASPIRARE ALL'IMPEROLa "Settima tesi" è la seguente: "l'Impero è in marcia. Ma quale Impero?" si chiede Onfray: "La fine delle nazioni" risponde "è stata voluta dagli attori dell'Europa di Maastricht. La scomparsa di quello che resta della sovranità nazionale francese è addirittura stata rivendicata da un deputato della maggioranza presidenziale come l'orizzonte politico del macronismo".Per l'Italia questo è ancora più vero. La caratteristica di tutti questi dogmi è appunto quella di imporsi come indiscutibili. Il fatto stesso di analizzarli criticamente ti pone fuori dal consorzio civile. Il coro uniforme dei media lo dimostra."In un mondo in cui i progressisti hanno cancellato la verità" scrive Onfray "il progresso significa sostenere il catechismo dei dominatori e ingoiare tutti i princìpi della loro ideologia, significa non rimettere mai niente in questione e prendere per oro colato tutte le cose che si raccontano a scuola, sui giornali, in televisione o su Internet".CONCLUSIONEPuò sembrare esagerato paragonare la distopia totalitaria di "1984" alla nostra situazione in cui il potere non sembra usare la coercizione. Ma - secondo alcuni - un eventuale totalitarismo non ha sempre bisogno della violenza per affermarsi e sostenersi. Soprattutto nel XXI secolo.È quanto affermava già un altro scrittore distopico, Aldous Huxley che nel "Ritorno al mondo nuovo" scrive: "la società descritta in 1984 è una società controllata quasi esclusivamente dal castigo e dal timore di esso. Nel mondo immaginario della mia favola il castigo è raro e di solito mite. Il governo realizza il suo controllo, quasi perfetto, inducendo sistematicamente la condotta desiderata, e per far questo ricorre a varie forme di manipolazione pressoché non violenta, fisica e psicologica".Poi Huxley aggiunge che - a differenza di 1984 - nel suo "Mondo nuovo" lo "stato mondiale" per impedire turbolenze ha molti strumenti a disposizione, ad esempio pure "una certa misura di libertà sessuale (possibile dopo l'abolizione della famiglia)" e "una grossa industria della comunicazione di massa che non dà al pubblico né il vero né il falso, ma semmai l'irreale", un "oppio del popolo", con un "flusso continuo delle distrazioni" per "far affogare in un oceano di fatuità" la razionalità, la libertà e le istituzioni democratiche.Non siamo già a questo scenario. Ma per evitarlo assume un'importanza enorme l'esistenza di un giornalismo "libero" e anticonformista.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6211CON IL CORONAVIRUS L'ITALIA HA FATTO DA CAVIA PER UN CLAMOROSO ESPERIMENTO SOCIALE di Antonio SocciÈ uscito il libro di Giorgio Agamben, "A che punto siamo?"(Quodlibet) dove il filosofo raccoglie i suoi interventi, così controversi, scritti durante e contro il lockdown, e dove aveva previsto che lo stato d'eccezione sarebbe stato prolungato.Agamben è uno dei filosofi italiani più tradotti e stimati all'estero. Infatti è stato intervistato da diversi giornali stranieri e (sebbene sia, da sempre, culturalmente "di sinistra") è stato ignorato dai nostri media che non sopportano pensieri difformi.Quello che vorrebbe farci vedere è "la trasformazione di cui siamo testimoni" nella vita politica e sociale, che "opera attraverso l'istaurazione di un puro e semplice terrore sanitario e di una sorta di religione della salute".Il pensatore denuncia la trasformazione dello stato d'eccezione in una prassi che diventerà sempre più normale, finendo per liquidare la democrazia borghese parlamentare così come l'abbiamo finora conosciuta, trasformandola in un'altra cosa che non è ancora definita.Certo, si può obiettare che la situazione per il Covid, a febbraio-marzo, era allarmante. Secondo i suoi critici, non si poteva fare diversamente: il filosofo dimentica il grave pericolo da cui eravamo minacciati. Ma la risposta di Agamben a questa obiezione, fa riflettere. Anzitutto - spiega - si è limitato senza motivo il primo dei diritti umani: "il diritto alla verità". Egli parla di "una gigantesca operazione di falsificazione della verità".Si può obiettare che forse è stata più superficialità e dilettantismo che falsificazione. O almeno si spera. Però quando Agamben scrive che "i dati sull'epidemia sono forniti in modo generico e senza alcun criterio di scientificità", che "dare una cifra di decessi senza metterla in relazione con la mortalità annua nello stesso periodo e senza specificare la causa effettiva della morte non ha alcun significato", bisogna riconoscere che solleva un problema vero.Dice: "non si tiene alcun conto del fatto, pur dichiarato, che viene contato come deceduto per Covid-19 anche il paziente positivo che è morto per infarto e per un'altra causa qualsiasi" (e non si ricordano mai le cifre annuali dei morti per le diverse cause e patologie, effettivamente superiori a quelle per Covid).Bisognerebbe aggiungere la mancanza di verità sulle origini del virus e sui tempi della sua diffusione (di cui ha colpa il regime cinese), poi le indicazioni delle autorità date e poi capovolte (per esempio sulle mascherine), infine il grande punto interrogativo sulle terapie e i farmaci. È mancata perfino la verità su ciò che ha portato ai tagli alla sanità degli anni scorsi.DIRE LA VERITA' Per decidere una così drastica sospensione dei diritti fondamentali - dice in sostanza Agamben - le autorità potevano e dovevano prima spiegare esattamente, con estrema precisione e accuratezza, tutti i termini del problema al popolo e ai suoi rappresentanti e solo valutando l'autentica realtà dei fatti si potevano poi assumere certe misure di protezione, con tempi e modalità democraticamente deliberate e controllate (magari anche informando giorno per giorno sull'efficacia delle diverse terapie in corso).In effetti così non è stato. E non si dica che non se n'è avuto il tempo, perché lo stato d'emergenza è stato decretato dal governo a fine gennaio e per più di un mese non è stato fatto praticamente nulla, passando da una sostanziale sottovalutazione a un improvviso allarme apocalittico.Nella genericità dell'allarme si è poi prodotto un panico collettivo che ha reso accettabile tutto ("la diffusione del terrore sanitario ha avuto bisogno di un apparato mediatico concorde e senza faglie").Così - spiega Agamben - si è potuto verificare che per la paura della morte "gli uomini sembrano disposti ad accettare limitazioni della libertà che non si erano mai sognati di poter tollerare, né durante le due guerre mondiali né sotto le dittature totalitarie".Questo stato di eccezione, secondo il filosofo, "sarà ricordato come la più lunga sospensione della legalità nella storia del Paese, attuata senza che né i cittadini né, soprattutto, le istituzioni deputate abbiano avuto nulla da obiettare".Agamben dà un giudizio durissimo su ciò che è accaduto (agli storici futuri "questo periodo apparirà come uno dei momenti più vergognosi della storia italiana") ed è ancora più duro su "coloro che lo hanno guidato e governato come degli irresponsabili privi di ogni scrupolo etico". Forse eccede, si può pensare che vi sia stata semmai improvvisazione e carenza di sensibilità democratica e di senso delle istituzioni, ma ai posteri l'ardua sentenza: l'aspetto più importante della riflessione di Agamben è un altro.Egli sostiene che "dopo l'esempio cinese, proprio l'Italia è stata per l'Occidente il laboratorio in cui la nuova tecnica di governo è stata sperimentata nella sua forma più estrema".LIQUIDAZIONE DELLA DEMOCRAZIAIl fatto stesso che un totalitarismo sia stato il modello è emblematico, secondo Agamben, che poi scrive: "Se i poteri che governano il mondo hanno deciso di cogliere il pretesto di una pandemia - a questo punto non importa se vera o simulata - per trasformare da cima a fondo i paradigmi del loro governo degli uomini e delle cose, ciò significa che quei modelli erano ai loro occhi in progressivo, inesorabile declino e non erano ormai più adeguati alle nuove esigenze".Possiamo dissentire, ma è chiaro da anni che il liberismo non è più sinonimo di liberaldemocrazia, che il mercatismo e il grande potere finanziario che domina sugli stati hanno devastato l'economia reale, il tessuto produttivo industriale dell'occidente e la borghesia, quel ceto medio che era sempre stato il pilastro delle democrazie.Ed è chiaro da anni che il mercatismo (propagandato da gran parte dei media in tutte le sue forme: non ultima quella dell'Europa maastrichtiana) ha sempre più in odio le democrazie, i parlamenti, le sovranità popolari e gli stati nazionali che rappresentano tanti ostacoli a un suo incontrastato dominio.In Italia è lampante da anni che il Parlamento e gli elettori contano sempre meno e sempre più si cerca di commissariarci, di comandarci per interposta persona e che in nome del vincolo esterno finiranno per governarci totalmente da Berlino e Bruxelles (o dalle Borse). C'è dunque di che riflettere.Infine si segnalano due pensieri di Agamben. Il primo: "la biosicurezza si è dimostrata capace di presentare l'assoluta cessazione di ogni attività politica e di ogni rapporto sociale come la massima forma di partecipazione civica. Si è così potuto assistere al paradosso di organizzazioni di sinistra, tradizionalmente abituate a rivendicare diritti e denunciare violazioni della costituzione, accettare senza riserve limitazioni delle libertà decise con decreti ministeriali privi di ogni legalità e che nemmeno il fascismo aveva mai sognato di poter imporre".Viene da chiedersi: che avrebbero fatto se a decidere quelle misure fosse stato il centrodestra?Il secondo pensiero: "La pandemia ha mostrato senza possibili dubbi che il cittadino si riduce alla sua nuda esistenza biologica. In questo modo egli si avvicina alla figura del rifugiato fin quasi a confondersi con essa".È stato chiesto al filosofo di sinistra se è imbarazzato dal fatto che sono stati leader di destra come Trump e Bolsonaro i più critici del lockdown alla maniera cinese.Risposta: "Anche in questo caso si può misurare il grado di confusione in cui la situazione di emergenza ha gettato le menti di coloro che dovrebbero restare lucidi, come anche a che punto l'opposizione fra destra e sinistra si sia completamente svuotata di ogni contenuto politico reale. Una verità resta tale sia che sia detta a sinistra che se viene enunciata a destra".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6210L'INCENDIO ALLA CATTEDRALE DI NANTES E L'ODIO CONTRO I CRISTIANI di Antonio SocciSecoli di fede, di storia e di arte che vanno in cenere: così va in cenere la nostra anima, la nostra identità. Stavolta il fuoco ha colpito la cattedrale gotica di Nantes. Dopo l'incendio che ha devastato Notre Dame a Parigi nell'aprile 2019 è un altro colpo durissimo alla millenaria cristianità francese. E se per Notre Dame si è escluso l'attentato (ma si aspettano altre convincenti spiegazioni), nel caso di Nantes si indaga sulla pista dolosa. Prima c'era già stato l'incendio nella famosa chiesa di Saint Sulpice, sempre a Parigi e di molte altre chiese cattoliche.Secondo i dati ufficiali del ministero dell'Interno, nel 2018 sono stati censiti 1.063 'fatti anticristiani' e nel 2017 erano stati 1.038. Si tratta di chiese bruciate, vandalizzate, saccheggiate o profanate in Francia. Un'enormità! Ma nessuno parla di cristianofobia e nessuno fa leggi per proteggere i cristiani.Eppure è evidente l'attacco alla Chiesa e la volontà di distruzione di ogni traccia della cristianità. È chiaro che il cattolicesimo è oggi bersaglio di un odio violento che porta a profanazioni, saccheggi, distruzioni di statue, devastazione di tabernacoli, dispersione di ostie e scritte tracciate con le feci.C'è addirittura un terrorismo che è arrivato a sgozzare un prete direttamente sull'altare: accadde al povero padre Jacques Hamel, a Saint-Étienne-du-Rouvray, il 26 luglio del 2016."Alla fine della Messa" ricorda Vatican News "padre Hamel, 85 anni, viene sgozzato da due estremisti che avevano giurato fedeltà allo Stato islamico. Prima di essere ucciso, il sacerdote viene costretto a inginocchiarsi. Le sue ultime parole sono state: 'Vattene, Satana!', 'lontano da me, Satana!'".Papa Bergoglio, in una messa di suffragio, volle ricordare proprio queste sue ultime parole e aggiunse: "Padre Jacques Hamel è stato sgozzato sulla Croce, proprio mentre celebrava il sacrificio della Croce di Cristo. Uomo buono, mite, di fratellanza, che sempre cercava di fare la pace, è stato assassinato come se fosse un criminale. Questo è il filo satanico della persecuzione".ODIO ANTICRISTIANOIn effetti è un odio anticristiano che si scatena oggi senza alcun motivo, perfino senza alcun pretesto.Quando, nel 2002, pubblicai il mio libro "I nuovi perseguitati", fui sconvolto dalle sconosciute dimensioni del martirio dei cristiani nel Novecento, iniziato con il genocidio degli Armeni e poi proseguito con il macello avvenuto sotto i totalitarismi, soprattutto sotto il comunismo che si protrae ancora.Ma ancor più mi colpirono le sconosciute dimensioni della persecuzione tuttora in atto in tutti quei regimi islamici o comunisti o comunque autoritari in cui i cristiani sono comunità inermi, spesso marginali e del tutto innocue, a cui nessuno poteva imputare nulla.Tutto questo, a quel tempo, nel 2002, non si leggeva sui giornali, ma anche oggi che il martirio dei cristiani - spesso orribile - riesce a far notizia, non si riconosce l'enormità della persecuzione e dell'odio verso di loro e si evita di riconoscerli come vittime e di trarne conseguenze civili e politiche.Oggi anche sul "Corriere della sera" (le pagine interne) si può trovare un titolo così: "Pakistan: cristiano muore arso vivo perché non si voleva convertire all'Islam". Sommario: "La moglie denuncia la violenza ai poliziotti che la stuprano davanti ai due figli di 7 e 12 anni".Ma da questi casi - per nulla isolati - non deriva qua da noi una più drammatica sensibilità sulla condizione dei cristiani. Eppure - ovviamente in forma pacifica, non violenta com'è nello stile cristiano - ci sarebbero tutti i motivi per veder nascere un movimento "Christian Lives Matter" (per riprendere una formula che oggi in voga).Purtroppo spesso sono le stesse le gerarchie cattoliche che evitano di parlare di persecuzioni e martiri e dialogano con regimi e ideologie avverse talvolta fino alla resa.Il fallimento di questa eccessiva arrendevolezza è evidente. Basti considerare la recrudescenza delle persecuzioni in Cina, dopo quella resa che è l'accordo segreto fra Vaticano e Pechino, oppure la recente trasformazione della basilica di Santa Sofia in moschea, dopo tutte le discusse aperture del papa al mondo islamico.L'IDEOLOGIA LAICISTAAnaloga accondiscendenza ecclesiastica c'è oggi verso l'ideologia laicista che ha cominciato a dilagare in Europa da 25 anni e che ha voluto la cancellazione delle "radici giudaico-cristiane" dal testo costituzionale.Fu proprio la Francia quella che più si oppose a quel richiamo alle radici cristiane e quando, per l'incendio di Notre Dame, un'ondata di commozione percorse quel Paese, si notò l'imbarazzo del presidente Macron nell'esprimere il dolore del suo popolo: avrebbe dovuto riconoscere che la cattedrale non era solo un "monumento nazionale", ma esprimeva l'anima cattolica della storia francese. E non lo fece.Anche nei confronti della cultura laicista che domina nelle élite europee, la mano tesa delle gerarchie vaticane non ha prodotto nessuna apertura, ma - anzi - serpeggia la tentazione di limitare e condizionare la libertà di insegnamento della Chiesa. Non basta dunque propagandare una Chiesa che "non vuole avere nemici", per non averne.Ma gli incendi di Nantes e di Notre Dame non riguardano solo i cattolici: è anche la Francia laica (con l'Europa laica) che deve decidere una buona volta cosa vuole fare della propria storia e della propria identità.Giustamente Marco Gervasoni ha ricordato che pure nei casi in cui le chiese crollano o bruciano per motivi accidentali lo si deve all'incuria dello Stato francese che ne ha l'esclusiva gestione: è dunque il segno di un disinteresse culturale e politico. Marcel Proust era innamorato delle cattedrali e come pochi ne ha difeso e ne ha celebrato l'importanza per noi. Ma oggi?Notre Dame è stata costruita in 300 anni e in poche ore è stata devastata. La cattedrale di Nantes pure. La grande battaglia attuale è - come diceva Charles Péguy, grande poeta della Francia cristiana - tra il "partito dell'aratro" e il "partito dell'acciarino".Tra il partito di chi lavora per mesi per far crescere un campo di grano e chi, con un accendino, lo brucia in un'ora.La Chiesa ci ha messo secoli per "civilizzare" i popoli europei e insegnare loro la dignità di ogni uomo, la libertà, il dovere della fraternità, l'amore, la sacralità della vita, l'aspirazione alla verità, alla bellezza, all'eterno. Vogliamo bruciare tutta questa eredità e sprofondare in un nichilismo senza radici, senza Dio, senza bellezza e senza patria?Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Ogni giorno chiese attaccate, ma nessun responsabile" spiega che l'incendio della cattedrale di Nantes è solo l'ultimo di una serie di attacchi contro le chiese e i simboli della cristianità in Francia e in Europa. La cosa su cui riflettere è che per centinaia di incendi appiccati, mai sono stati trovati i responsabili. Eppure è un fatto che avvengono prevalentemente in aree a forte densità islamica.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 luglio 2020:Notre Dame, Saint Denis, Rennes, Saint Sulpice a Parigi, Pontoise, Nancy, Nantes, sono solo alcune, le più note e più eclatanti, chiese incendiate in Francia. E poi la chiesa di Nostra Signora delle Grazie di Revel, la chiesa di Saint-Jean-du-Bruel di Rodez, la cattedrale di Saint Alain di Lavaur.Com'è possibile che quello dei luoghi sacri avvolti nei roghi che cancellano, distorcono i profili e sconvolgono il patrimonio culturale e religioso dell'Occidente sia diventato un fenomeno che non scandalizza? Com'è possibile che ad oggi non sia mai emerso un colpevole? Ma solo sospetti, allusioni, teorie?Oggi l'Europa vive come si fosse una autocombustione di chiese, cattedrali, basiliche. Con la Francia in testa.Le immagini provenienti da Nantes hanno ricordato al grande pubblico il 15 aprile 2019, il giorno in cui un incendio, le cui cause non sono mai state chiarite, ha cancellato Notre Dame di Parigi come tutti la conoscevamo. Ma in realtà nel frattempo gli episodi simili sono continuati.La cattedrale dei Santi Pietro e Paolo è solo l'ultima vittima di una lunga scia. La cui entità è ampiamente trascurata. Strani fenomeni, dall'innegabile dolosità, che non hanno fatto che aumentare dal 2011 ad oggi.Proprio in quell'anno con un comunicato dell'11 marzo della Federazione Nazionale della Grande Moschea di Parigi, del Consiglio dei musulmani democratici di Francia e di un gruppo di attivisti musulmani chiamato Collectif Banlieues Respect, la Chiesa cattolica si vedeva investita della richiesta di rendere le sue chiese vuote disponibili ai musulmani per le preghiere del venerdì.Pochi anni e le chiese cominciano ad andare in fiamme. Anche se bruciano quelle non esattamente vuote, ma simboli notissimi della cristianità.In Francia, due chiese vengono profanate, in media, ogni giorno. Secondo PI-News, un sito di informazione tedesco, nel 2018, sono stati registrati 1.063 attacchi ai danni delle chiese o dei simboli cristiani (crocifissi, icone, statue): statue in frantumi e decapitate, tabernacoli demoliti, muri imbrattati di feci.L'incendio di Notre-Dame è avvenuto meno di tre anni dopo che un "commando" di donne jihadiste, in seguito arrestate, aveva tentato di distruggere la cattedrale facendo esplodere delle bombole di gas. Tre giorni prima dell'incendio, il 12 aprile, Ines Madani, a capo del commando, giovane francese convertitasi all'islam, veniva condannata a otto anni di carcere per aver creato un gruppo terroristico affiliato allo Stato islamico. Ad ora si tratta dell'unica condanna, per un episodio che peraltro non ha prodotto danni.L'incendio di Notre-Dame si è verificato in un momento in cui gli attacchi contro le chiese in Francia e in Europa avvenivano in media una volta a settimana.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6217PER L'UNIONE EUROPEA L'ITALIA E' UNA MUCCA DA MUNGERE di Antonio SocciÈ umiliante che il governo faccia passare gli italiani in Europa per straccioni che vogliono campare sulle spalle degli altri, addirittura con l'Olanda che ci ordina di eliminare "quota 100" quando fra le Raccomandazioni del Consiglio dell'Ue alla stessa Olanda, nel 2019, c'è proprio una critica al suo sistema pensionistico ("vi sono ripercussioni negative sull'equità intergenerazionale, sulla trasparenza in materia di diritti pensionistici e sulla flessibilità").Dilaga la narrazione anti italiana, ma i veri dati dicono l'opposto.Anzitutto l'Italia è un contributore netto del budget comunitario: dal 2000 al 2017 ha "regalato" alla Ue 88,720 miliardi (fonte RGS: è la differenza fra i versamenti e gli accrediti). Inoltre ha contribuito per 58,200 miliardi (fonte Def 2019) ai fondi salva stati. In totale 146,920 miliardi di euro degli italiani "regalati" agli altri paesi europei.Una cifra enorme con cui avremmo potuto fare infrastrutture, drastici tagli di tasse e ospedali e invece sono altri paesi della Ue ad averlo fatto con i nostri soldi (magari gli stessi che poi ci dicono che dobbiamo tassarci e fare tagli).Che la Ue, per l'Italia, sia stata (e sia) un colossale costo e che l'Italia per la Ue, sia una mucca da mungere è la realtà incontestabile. Ma questo non ve lo dicono mai.Oggi si vuole continuare a "mungere" il contribuente italiano e non si vuole che l'Italia se ne vada sbattendo la porta perché gli altri perderebbero la mucca.PASSIAMO AI CONTI PUBBLICIItaliani spendaccioni? Al contrario, siamo fra i più virtuosi. Per esempio il professor Marco Fortis, sul "Sole 24 ore", scriveva: "l'Italia è uno dei paesi più disciplinati nel rispettare le regole europee di finanza pubblica... sin dal 1992 l'Italia è sempre stata in avanzo statale primario con la sola eccezione del 2009: un record assoluto a livello mondiale".Questi 28 anni di bilanci statali attivi ci sono costati lacrime e sangue (e hanno depresso il nostro sistema produttivo): vogliamo almeno rivendicare la nostra virtù e non farci sputare addosso?E' vero, poi ci fregano gli interessi sul debito pubblico, fra i 50 e i 70 miliardi l'anno. Secondo la vulgata - ripetuta dai media - quel debito pubblico è "la prova" dei nostri sprechi. Ma non è vero.Nel 1980 il nostro rapporto debito/Pil era virtuosissimo: al 56,8 per cento. Dal 1981 di colpo il debito è esploso e nel 1994 è arrivato al 121,8 per cento del Pil.Che è successo? Follia spendacciona? No. In quel fatale 1981 ci fu il"divorzio consensuale" fra Banca d'Italia e Tesoro (firmato dal ministro Nino Andreatta e dal governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi) cosicché lo Stato perse il controllo degli interessi sul debito e si espose alla speculazione.Quel "divorzio" era conseguenza dell'ingresso dell'Italia nel Sistema Monetario Europeo (Sme), primo passo verso la moneta unica. Quindi anche per il debito pubblico dobbiamo ringraziare l'Europa. Col debito – scrive Alberto Bagnai – crebbe anche la disoccupazione (fino a raddoppiare) e "si fermò il potere d'acquisto delle famiglie".Il nesso fra quel "divorzio" e l'esplosione del debito pubblico è stato spiegato da Bagnai nel "Tramonto dell'euro". Ma già il diretto interessato, il sen. Andreatta, in uno storico articolo sul "Sole 24 ore" del 26 luglio 1991, lo riconosceva lealmente: "Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l'escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale. Da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta più difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato".Si era infatti avviato un colossale trasferimento di sovranità dai popoli e dagli stati ai mercati.LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE CAUSA IMPOVERIMENTOTutto poi è stato confermato dall'allora governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che, rievocando nel 2011 quell'evento, riconobbe lealmente che "gli effetti del 'divorzio' sulla politica di bilancio non sono quelli sperati" e "il rapporto tra debito pubblico e prodotto supera il 120 per cento del prodotto nel 1994".Cioè era raddoppiato in 13 anni. Fra l'altro Draghi ricordò che gli oppositori dello Sme, nel 1981, erano "timorosi del rialzo dei tassi d'interesse reali" e agitarono "lo spettro della deindustrializzazione del Paese".Infatti siamo finiti nella deindustrializzazione. Certo, secondo Draghi quel "divorzio" quantomeno abbatté l'alta inflazione. Ma Bagnai ha mostrato (e non ho ancora trovato una confutazione convincente) che in realtà quell'inflazione fu provocata dall'esplosione del prezzo del greggio dovuta alle crisi petrolifere del 1973 e del 1979 e rientrò, negli anni Ottanta, quando la situazione mediorientale si normalizzò e il prezzo del petrolio crollò del 75 per cento.Un'ultima nota per confrontare l'Italia con l'Olanda e gli altri paesi. Secondo i dati sul debito aggregato dei Paesi, pubblicati nel 2019 dall'Istituto della finanza internazionale, molti Stati dell'eurozona ritenuti virtuosi per i loro debiti pubblici, in realtà hanno elevati debiti privati. L'Olanda è fra i paesi messi peggio. Mentre in Italia il debito pubblico è equilibrato da un forte risparmio privato che rende il sistema del tutto sostenibile. Siamo migliori degli olandesi.L'Italia è stata anche fra i paesi più virtuosi (cioè più fessi) della Ue nella riduzione del rapporto deficit/pil e proprio questa austerità germanica ha devastato la nostra economia.Il fatto stesso che ora per il Covid sia stato sospeso il "Patto di stabilità e crescita" della Ue per far ripartire la crescita dimostra che quel patto dà effetti opposti a quelli promessi. È un patto di stupidità e decrescita. Questa è la Ue.Nota di BastaBugie: invece di ricorrere alla Banca centrale (la Bce), come tutti gli altri paesi (dagli Usa alla Gran Bretagna al Giappone), per avere davvero soldi a fondo perduto, i capi di governo della Ue a Bruxelles hanno voluto stabilire un piano di sovvenzioni che grava sul bilancio della Ue. Così ora l'Italia avrà 127 miliardi di prestiti che sono DEBITO e andranno restituiti e avrà i cosiddetti "aiuti a fondo perduto" (63 miliardi, quando la Spagna, più piccola dell'Italia, ne ottiene 72) che in realtà andranno anch'essi restituiti con l'aumento delle nostre quote al bilancio della Ue (dove noi ci dobbiamo accollare pure gli sconti fatti ai paesi nordici). Con tutto ciò sono soldi che dobbiamo spendere come dicono gli altri paesi che certo non hanno interesse a un'Italia più concorrenziale. Era questa la strada giusta? (Antonio Socci)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6203IL DISCORSO DELLA MERKEL PER L'INIZIO DEL SEMESTRE TEDESCO ALL'UEIndro Montanelli aveva ragione quando diceva che con l'Europa unita, i francesi ci sarebbero stati da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei (VIDEO IRONICO: Renzietto, il principe dei mostri)di Antonio SocciIndro Montanelli diceva che, quando si sarebbe fatta l'Europa unita, i francesi ci sarebbero stati da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei.E' andata proprio così, infatti è stata per noi una colossale fregatura. Solo la nostra mediocre classe di governo sembra credere (ancora) alla retorica melensa dell'europeismo ed è pronta a ogni cessione di sovranità e ad ogni resa sulle questioni concrete, mentre tutti gli altri governi si battono per i loro interessi nazionali.L'euro è il simbolo perfetto di questo assurdo suicidio nazionale. Se vi chiedete perché in questi venti anni la nostra economia è andata in coma e quella tedesca ha volato, trovate qui la risposta.Solo da noi, in Italia, chi chiede di difendere il nostro interesse nazionale (ricordando che non dobbiamo prendere ordini dall'estero) viene guardato con orrore come se prospettasse qualcosa di deplorevole.Eppure il tanto bistrattato (da noi) "sovranismo" è semplicemente quello che sta scritto nella nostra Costituzione repubblicana, come ha spiegato l'insospettabile professor Carlo Galli nel suo libro "Sovranità".In pratica tutti i paesi della Ue e tutti i loro governi sono sovranisti, cioè sono europeisti solo in ciò che a loro conviene. Tutti meno noi. Noi ci facciamo comandare dall'estero e paghiamo per essere europeisti. Gli altri riscuotono per esserlo.I Paesi dell'Est per esempio hanno usufruito di cospicui fondi europei per lo sviluppo. Da dove venivano quei soldi? Venivano anche dall'Italia che da anni è un contribuente netto (cioè paga molto di più di quanto riceve): per quei paesi "l'europeismo" è sinonimo di "guadagno", mentre per noi è sinonimo di perdita. Quando l'europeismo confligge con il loro interesse (per esempio nella ricollocazione dei migranti) il loro sovranismo prevale sull'europeismo.Ancora di più questo vale per i paesi più forti della Ue, Francia e Germania, che non sono soltanto sovranisti, ma sono pure vigorosamente nazionalisti e talora con tentazioni egemoniche e imperialistiche. Per questo motivo la Gran Bretagna, non volendo prendere ordini da Berlino, se n'è andata.ADORABILI EUROPEISTI???Ma l'aspetto tragicomico di questa situazione è che, nella narrazione ufficiale dell'establishment politico italiano, ripetuto in coro dal sistema mediatico, tutti costoro vengono presentati come adorabili "europeisti" (in primis la Merkel e Macron), mentre l'opposizione italiana di centrodestra - che chiede di difendere i nostri interessi nazionali - viene squalificata come una retrograda banda di buzzurri sovranisti.In questi giorni va in scena la stessa commedia. La cancelliera tedesca Merkel il 1° luglio inizia la sua presidenza semestrale dell'Unione europea. Mentre un'altra tedesca, Ursula von der Leyen, è presidente della Commissione europea. Così il dominio tedesco sulla Ue è alla luce del sole (mentre di solito è esercitato per interposta persona).È ovvio ed evidente che questi mesi saranno usati dalla Merkel per spingere la Ue nella direzione che conviene alla Germania, soprattutto per affrontare la fortissima controversia commerciale e politica che contrappone Berlino e Washington (e in riferimento all'analogo conflitto Usa/Cina).Ma sui media italiani invece è tutto un osanna europeista. Le voci dell'europeismo italiano esultano: "una grande aspettativa si è creata su questa presidenza... Nel programma di presidenza semestrale, la cancelliera ha messo in gioco il peso del suo governo per promuovere alcune priorità dell'agenda strategica europea".Ma quale agenda europea? Verrebbe quasi da ridere. In realtà l'intervista programmatica della Merkel ha un ritornello fatto di due temi, le sole due cose che interessano a Berlino: "dobbiamo fare tutto il possibile per non cadere nel protezionismo" e bisogna consolidare ad ogni costo "un mercato unico europeo".È questo e solo questo che interessa alla Germania adesso che - con la guerra dei dazi scatenata da Trump contro Germania e Cina e con la vicenda Cina/Covid - l'Europa, da terzista della sua industria, torna ad essere un mercato di sbocco delle merci tedesche.Tutte le trovate di questi giorni (Mes, Recovery fund eccetera) sono strategie per tenere legati paesi come l'Italia e renderli funzionali a questi obiettivi: "È nell'interesse della Germania che il mercato unico sia forte e che l'Unione europea cresca insieme, anziché disgregarsi".EVVIVA LA SINCERITÀNel discorso della Merkel non c'è traccia della risibile melassa retorica europeista che da noi riempie le pagine dei giornali e i discorsi dell'establishment. Anzi, c'è un passaggio cruciale dell'intervista che - non a caso - i nostri media hanno snobbato e che - in buona sostanza - seppellisce proprio l'eurofanatismo sentimentale.Se qualcuno - come i nostri romantici - pensa ad avere "più Europa", a diventare tutti e solo europei, ad andare oltre i Trattati verso un assetto statuale della Ue, se lo scordi.In pratica la Merkel ribadisce che si resta dentro i Trattati di Maastricht e poi addirittura "sposa" la nota sentenza della Corte costituzionale tedesca contro la Bce arrivando a dire: "uno Stato nazionale sarà sempre in grado di rivendicare particolari competenze, a meno che tutti i poteri non siano trasferiti alle istituzioni europee, il che sicuramente non accadrà".Con tanti saluti ai nostri europeisti che da anni cantano il "requiem" allo stato nazionale. Se volevate un inno al sovranismo, eccovelo servito dalla Merkel.Del resto solo da noi è diventato egemone un pensiero secondo cui sarebbe esecrabile dirsi italiani perché oggi si dovrebbe dirsi solo e semplicemente "europei".La Germania, nella sua storia, ha talora manifestato la tentazione di sottomettere altri paesi, ma non si è ancora trovato qualcuno che abbia convinto i tedeschi a non essere più tedeschi. Giustamente si tengono stretta la Germania. Casomai imperiale, ma sempre Germania.Se volete una conferma storica e filosofica potete cercarla nella "Lettura", l'inserto culturale del "Corriere della sera", che, nell'ultimo numero, volendo celebrare i 250 anni dalla nascita di Hegel, ha intervistato lo studioso tedesco Sebastian Ostritsch.Hanno titolato questa intervista "Hegel l'europeo", ma in realtà quando hanno chiesto se a Hegel "sarebbe piaciuta l'Unione europea" si sono sentiti rispondere così: "Sì e no. Nella 'Filosofia del diritto' scrive che gli Stati europei potrebbero formare una famiglia per via dei loro legami spirituali. È convinto che abbiano una comprensione simile della libertà. In questo senso sarebbe stato assolutamente favorevole al progetto di un'Europa pacifica e cooperativa. Ma penso che avrebbe visto in modo molto critico l'ipotesi di un'Unione Europea nella quale gli Stati nazionali si dissolvano. In un altro punto della 'Filosofia del diritto' scrive che, per una comunità che si considera portatrice di un'identità politica, è irrazionale dissolversi in un gruppo più ampio. Coloro che richiedono una tale dissoluzione non comprendono nulla della consapevolezza di sé che un popolo libero raggiunge nel proprio Stato nazionale".Nota di BastaBugie: nel seguente video ironico di Fabio Lucentini (durata: 2 minuti) dal titolo "Renzietto, il principe dei mostri", parodiando la sigla di un famoso cartone animato anni '80, si mettono in luce le contraddizioni dell'attuale governo PD - Cinquestelle - Renzi.Per favore le persone molto serie e chi non ha senso ironico non guardi il video e soprattutto... non ci scrivano dicendo che non gli è piaciuto.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6204LA DITTATURA DEL RELATIVISMO SCATENA IL SUO ODIO SUI MASCHI EUROPEI BIANCHI di Antonio SocciIn un drammatico documento di Benedetto XVI si legge: "A volte si ha l'impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi (...) perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo".Il dibattito politico, la lettura dei giornali, i social confermano ogni giorno che ci sono persone contro cui ormai è tranquillamente ammesso esprimere disprezzo e odio, anzi è addirittura doveroso.Guardiamo il trattamento riservato a Matteo Salvini e Giorgia Meloni (che non scandalizza nessuno) o, oltreconfine, a Donald Trump, sommerso da un odio e disprezzo mai visti, tanto più sorprendenti se paragonati all'atteggiamento di riguardo che si riserva a certi tiranni, come il cinese Xi Jinping.Ma, oltre alle persone fisiche, ci sono intere categorie bersagliate dal disprezzo dell'ideologia dominante, dei media e di un sistema che unisce tutti coloro che hanno potere, dalle piazze dei dimostranti alle multinazionali.Prendiamo il caso più recente. Giuste sono le proteste pacifiche per la terribile uccisione del povero George Floyd (i responsabili devono risponderne). Ma poi ci sono state manifestazioni violente che hanno preso il caso a pretesto per mettere sul banco degli accusati l'uomo bianco e occidentale in quanto tale da sottoporre al rito espiatorio dell'inginocchiamento e dell'abbattimento delle statue, cioè la cancellazione della sua storia.Si è arrivati a considerare il "bianco" stesso come sinonimo di male, fino al ridicolo di mettere sotto accusa il gioco degli scacchi perché "il bianco muove per primo" (il gruppo L'Oreal ha addirittura cancellato le parole bianco/sbiancante e chiaro dalla descrizione dei suoi prodotti).ITALIANO, SOVRANISTA E CATTOLICOQuesto andazzo è cominciato nelle università americane negli anni '80, quando il marxismo, diventato impresentabile, si è riciclato nel "politicamente corretto" e i Multiculturalisti hanno conquistato l'egemonia contestando il Canone culturale dell'Occidente fatto perlopiù di "Maschi Europei Bianchi Defunti", pretendendo "un'adeguata rappresentazione di tutte le possibili minoranze: etniche, religiose e ovviamente di genere" (Andrea Cortellessa).A questa ideologia si ribellò un grande critico letterario, Harold Bloom, che scrisse la sua opera memorabile, "Il canone occidentale", appunto per difendere la "qualità" di Shakespeare, Dante, Omero e di tutti coloro che sono i pilastri della nostra civiltà. Scriveva desolatamente: "oggi mi ritrovo circondato da professori di hip hop, da cloni della teoria gallico-germanica, dagli ideologi del genere e di vari credi sessuali, da innumerevoli multiculturalisti, e mi rendo conto che la balcanizzazione degli studi letterari è irreversibile".Infatti è arrivata anche la balcanizzazione della politica e dei media, dilagata grazie a internet e ai social. Oggi è autorizzato il disprezzo verso il maschio, bianco, eterosessuale e in Europa aumenta se è "italiano". Ancora di più, da noi, se ha idee di centrodestra, se è contro l'Ue, l'euro e se avversa l'immigrazionismo. Allora non può stare neanche nel consorzio civile. Se poi esprime simpatia per Trump e critica il coro celebrativo verso Greta diventa addirittura un nemico dell'umanità. Se infine è pure cattolico (ortodosso e non progressista), si pensa perfino al bavaglio o alla "rieducazione". Il Ddl sull'omofobia (ora presentato in parlamento) viene percepito così.DITTATURA DEL RELATIVISMOIn un dibattito con il card. Camillo Ruini, il sen. Gaetano Quagliariello ha detto: "Non si ha il coraggio, da parte dello stesso estensore, di ammettere ciò che quel disegno di legge contiene. Non si tratta di colpire chi fa uso di violenza, sia pure violenza verbale. Quel disegno di legge prevede un reato di opinione. Determinate opinioni possono essere punite penalmente. Sotto questo aspetto alcuni contenuti di quel disegno di legge avrebbero potuto essere ospitate dal Codice Rocco, espressione di regimi autoritari, se non totalitari, passati ai raggi X del politicamente corretto. Ma sempre reati di opinione rimangono".Il senatore, dopo aver parlato di "sdegno", ha concluso: "Quello che è veramente grave è che chi esprime un'opinione senza usare violenza e offendere può essere incriminato. E avere anche in teoria una condanna a molti anni".Il card. Ruini ha aggiunto: "Questo è un tipico esempio di dittatura del relativismo. Cioè, in nome di alcune idee si ritiene non solo di poterle affermare, ma di criminalizzare idee diverse. E quindi un relativismo che diventa in realtà un assolutismo. E qui noi dobbiamo difendere la libertà di espressione, guai se cediamo su questo".Ruini ha aggiunto una critica ai "giornali cattolici" come Avvenire che "continuano a essere piuttosto ambigui... E non si dice invece che, se concediamo questa possibilità di censurare giuridicamente, penalmente non delle offese, non delle istigazioni a colpire, ma semplicemente delle valutazioni di ordine antropologico e morale, allora veramente la libertà è in pericolo... è ridicolo che la differenza fra uomo e donna possa venire alla fine criminalizzata".In effetti che si nasce maschi e femmine, che ognuno nasce dall'unione di un uomo e di una donna e che ha bisogno del padre e della madre sta diventando una verità proibita. Ma così si finisce col mettere al bando il buon senso (e gran parte del popolo italiano).Sempre Benedetto XVI, di recente, ha affermato: "la vera minaccia" (anche per la Chiesa) "risiede nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanitarie, opporsi alle quali significa l'esclusione dal consenso fondamentale".Ancora alcuni anni fa, prosegue Ratzinger, "chiunque avrebbe considerato assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi chi vi si oppone viene scomunicato socialmente. Lo stesso vale per l'aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna sta formulando un credo anticristico, opporsi al quale verrà punito con la scomunica sociale". Titolo originale: La macchina dell'odio scatenata sui non allineati dal (nuovo) comunismo dal volto umanitario, mentre dilaga quello vecchio (cinese)Fonte: Libero, 5 luglio 2020Pubblicato su BastaBugie n. 672
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6151ECCO COME CI INGANNA L'UNIONE EUROPEA di Antonio SocciÈ passato poco più di un anno, ma tutti fingono di aver dimenticato cosa accadde fra l'autunno 2018 e la primavera 2019. Ricordate?Il Giornale Unico del Partito Conformista Italiano (Pci), con l'establishment Ue, già dal settembre 2018 cominciò a sparare a zero perché il Def del governo gialloverde per il 2019 - su impulso della Lega - prevedeva un rapporto deficit/pil al 2,4%.Era giustificato quell'allarme apocalittico? No, era infondato. Infatti i precedenti governi Pd, con Padoan all'Economia, nei loro Def, avevano previsto il rapporto deficit/Pil all'1,4% nel 2016 e nella realtà si era poi attestato al 2,5. Lo avevano previsto all'1,8% nel 2017 e poi era andato al 2,3%.Dunque non c'era nulla di sconvolgente, ma fecero fuoco e fiamme e - con il diktat della Ue - riuscirono a imporre a quel governo di portare il deficit al 2,04. La Ue tedesca voleva piegare la Lega.Con quell'operazione l'obbediente Conte cominciò ad accreditarsi come l'uomo di fiducia delle cancellerie europee per "neutralizzare" la Lega, finché Salvini - l'estate scorsa - fu costretto a mandare tutto all'aria perché non era più possibile fare una politica economica di rilancio dell'Italia(Conte aveva ormai portato il M5S fra le braccia dell'establishment).Perché fu fatta dalla Ue (e dai suoi seguaci) quella battaglia apocalittica per uno 0,4% di deficit in più? Non c'era nessun motivo economico, erano quantità minime. Ma per una questione politica.L'EUROPA NON VUOLE TAGLIARE LE TASSEInfatti la Lega, con quel 2,4%, intendeva dimostrare (sia pure inizialmente) che dalla ventennale crescita zero dell'economia italiana non si usciva continuando con tagli, tasse e austerità (che ci avevano fatto precipitare in recessione e avevano aumentato il debito pubblico e la disoccupazione), ma si usciva con una politica espansiva (investimenti pubblici e abbassamento di tasse) per rimettere in moto l'economia e, crescendo il Pil, far diminuire l'incidenza del debito pubblico.Tutto questo però era visto come la peste dall'establishment, perché avrebbe dimostrato che la strada "tedesca" dell'austerità, che ci stava affondando da 20 anni, era stata del tutto sbagliata.I dogmi germanici, assoluti e indiscutibili, erano: il deficit - che occorreva ridurre perché altrimenti avrebbe fatto crescere il "mostruoso debito pubblico" italiano - e, appunto, il debito che - dicevano - era una voragine che stava per inghiottirci. A questa cupa divinità bisognava continuare a sacrificare lavoro, sanità, istruzione, opere pubbliche e - in sostanza - il benessere degli italiani.Ripeto: si parlava di un deficit previsto al 2,4% del pil (portato al 2,04 dal diktat della Ue) e di un debito pubblico che si aggirava attorno al 132% del pil. Questo era "il mostro".È passato poco più di un anno, è cambiato il governo, e ora nel Documento di Economia e Finanza 2020, varato dall'esecutivo giallorosso il 27 aprile 2020, si legge: "Il nuovo livello di indebitamento netto (deficit, ndr) delle amministrazioni pubbliche è quindi fissato al 10,4 per cento del PIL nel 2020... Quanto al livello del debito pubblico, lo stesso è previsto attestarsi al 155,7 per cento del PIL nel 2020".CLAMOROSOCapito? Dal 2,04 siamo schizzati al 10,4% di deficit e dal 132% di debito pubblico al 155,7%. E tutto con l'accordo dell'Ue, senza nessun allarme apocalittico. Venerdì scorso il governatore di Bankitalia Visco, nelle sue Considerazioni finali, ha affermato - riferisce il Corriere della sera - che "la sostenibilità del debito pubblico italiano 'non è in discussione', nonostante quest'ultimo, nell'anno in corso, sia previsto in aumento dal 135% al 156% del Pil".Ma allora il "debito mostro" al 132%? Quella divinità a cui abbiamo sacrificato 20 anni di economia e di benessere degli italiani? Non è più vero niente?Ora ci dicono che per combattere un crollo del Pil (causa Covid) del 13% occorre indebitarci e fare politiche espansive. Ma nei 20 anni precedenti avevamo lo stesso Pil in coma: perché ci hanno fatto fare la disastrosa strada tedesca del rigore e non una politica economica espansiva?E la Ue che adesso, per aiutare i suoi paesi in crisi, sospende addirittura il patto di stabilità e così contraddice se stessa? È la clamorosa ammissione di aver sbagliato strada.Certo, la Ue lo fa in modo controproducente: continuano a rifiutarsi di far fare alla Bce la Banca centrale (come chiedono "i sovranisti") e così escogitano le soluzioni sbagliate, quelle che creano più debito (anche a noi).Ma resta il fallimento. Dunque avevano ragione i cattivi leghisti (a cominciare dai terribili Borghi e Bagnai).Nota di BastaBugie: l'autore dell'articolo mette in luce il pessimo comportamento dell'Unione Europea nei confronti dell'Italia. Abbiamo rilanciato questo articolo per questo motivo, non per esaltare l'azione di governo della Lega o perché siamo d'accordo al 100% con ciò che dice Salvini. Scriviamo questa nota per evitare che chi legge l'articolo si senta in dovere di scriverci che Salvini non è un santo, né condivide le sue idee. Ognuno tragga le conclusioni che vuole. Semplicemente i numeri sono numeri e l'Unione Europea si beffa sempre di noi italiani. A noi interessa dire solo questo.I fan sfegatati di Salvini, invece, possono divertirsi con gli ironici video seguenti (speriamo di non dovere anche in questo caso specificare che per noi Salvini non è il Salvatore promesso all'umanità). Per favore chi non ha senso ironico non li guardi e soprattutto... non ci scriva che non gli sono piaciuti.https://www.youtube.com/watch?v=Jat4XZUnG8shttps://www.youtube.com/watch?v=GkUg4U4gfpw
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6072DIARIO DEL POPOLO ITALIANO RECLUSO IN CASA E RIDOTTO IN MISERIA di ANTONIO SOCCISiamo frastornati, annichiliti. A fatica riusciamo a renderci conto di come ci siamo ridotti. È accaduto tutto di colpo, così velocemente che neanche abbiamo avuto il tempo di capire, come se ci fosse venuto addosso un Tir. Ma se si riflette un attimo sull'incubo in cui siamo precipitati si resta increduli.Due mesi fa sarebbe sembrato impossibile. Oltretutto il governo aveva dato le informazioni sanitarie più tranquillizzanti: "non è affatto facile il contagio". Poi per settimane ci hanno messo in guardia dall'allarmismo di certi sovranisti, dal terrorismo psicologico e dal razzismo contro i cinesi. Questi erano i pericoli.Appena un mese fa tutto era normale. Poi, d'improvviso, il panico: tutto è stato chiuso, tutto sbarrato e ora ogni italiano si trova recluso in casa, agli arresti domiciliari, a tempo indefinito. Pure se abita in certi casermoni popolari, con figli piccoli, in poche stanze dalle cui finestre vede solo cemento. Guai se mette il naso fuori casa. Rischia di essere insultato come untore dalla gente (sobillata dai media e dal governo), oppure fermato da carabinieri o dai soldati e multato o segnalato.Di colpo il povero frastornato italiano si è trovato nel Paese più contagiato del mondo da un'epidemia che ogni giorno fa centinaia di morti, che ha trasformato i nostri ospedali in lazzaretti (un'epidemia che minaccia di accopparlo in pochi giorni), ma non capisce perché è ridotta così proprio l'Italia - che è tanto lontana dalla Cina - e non il Giappone o la Corea. E non capisce perché da noi ci sono così tanti morti. Infatti il capo del governo, che ama pavoneggiarsi come statista di continuo in tv, di spiegazioni non ne ha mai date.Di colpo all'italiano medio, l'italiano anonimo e dimenticato, viene ordinato di stare a distanza fisica perfino dai suoi familiari in casa e deve sempre indossare mascherine che però ormai da settimane sono diventate irreperibili, come pure amuchina, guanti, alcol. Perfino negli ospedali.Se nelle rare uscite di necessità vai al supermercato senza la mascherina, perché è introvabile, sei considerato un pericolo pubblico tu, non il governo che aveva il dovere (e aveva avuto anche il tempo) di procurarle come è accaduto altrove.IL GOVERNO ELOGIA SE STESSO E COLPEVOLIZZA I CITTADINIL'italiano è indotto a sentirsi lui in colpa mentre il governo - che è stato incapace di affrontare questo cataclisma e di preparare il Paese - elogia se stesso e ringrazia la Cina (per degli aiuti che già prima aveva ricevuto da noi), colpevolizzando continuamente il cittadino, come sospetto irresponsabile e indisciplinato.Lui è il colpevole additato sui social dalla folla inferocita come possibile untore. L'italiano. Non il regime cinese che, con la sua negligente ottusità, ha fatto infettare il mondo dal virus, non il governo che ha per giorni minimizzato e non sa procurare neanche mascherine, non i politici che per un decennio hanno tagliato la sanità e i posti letto e chiuso ospedali in omaggio ai parametri di Maastricht.Sei colpevolizzato tu, italiano, e oltretutto tu che hai pagato tutta la vita per finanziare il sistema sanitario potresti vederti negare un posto in terapia intensiva che ti può salvare la vita perché non ci sono più letti. E quand'anche tu fossi ammesso alle cure rischi di morire solo come un cane, senza neanche la vicinanza dei tuoi o i sacramenti (perfino senza più funerale: come i cani).Questo italiano, recluso, colpevolizzato e a rischio della vita, a cui sono negati pure i sacramenti perché la gerarchia ecclesiastica se l'è data a gambe, ha poi - in moltissimi casi - un altro problema: è praticamente rovinato. Dopo 20 anni di crescita zero questo è il colpo di grazia!D'improvviso la sua attività, commerciale o imprenditoriale, è stata chiusa e non si sa se e quando potrà riaprire, soprattutto non è detto che possa sopravvivere. Se è un dipendente forse ha perso il lavoro o rischia di perderlo. Ma tutti - datori di lavoro e dipendenti, partite Iva e famiglie - sono pressoché stati abbandonati dal governo che si rifiuta di prendere un vero impegno di copertura economica totale come hanno fatto gli altri governi (perché questo significherebbe smentire tutte le bufale che ci hanno propinato in questi anni sulla Ue e l'economia).In ogni caso anche chi non perderà il lavoro si troverà poi con un paese a pezzi, in una depressione economica epocale, da cui sarà difficile e faticosissimo riprendersi. Già quest'anno è certo il crollo verticale del pil e l'aumento massiccio della disoccupazione. Quindi le prospettive future dell'italiano recluso sono tragiche.UNA DITTATURA "SOFT"Come se non bastasse questo povero italiano, così malconcio, scopre pure di trovarsi adesso in una democratura, una democrazia che prende sempre più l'aspetto di una dittatura soft, un regimetto.Sapeva già di vivere in un Paese i cui governi avevano ceduto a entità straniere gran parte della nostra sovranità, sapeva di essere costretto a subire governi che lo tartassavano senza pietà dando servizi sempre peggiori, governi che non aveva votato o che - come l'attuale - è minoranza nel Paese ed è stato rabberciato con papocchi di Palazzo.Ma adesso si ritrova a vivere pure in un Paese in cui - col pretesto della guerra in corso (all'epidemia) - viene ritenuta deplorevole ogni critica (ti dicono sciacalli, avvoltoi) e gran parte dei media proclamano che non bisogna far polemiche e sono appiattiti sulla propaganda governativa, facendo da megafono al potere anziché alla gente (sollevare qualche dubbio significa esser tacciato di disfattismo o sabotaggio come nei regimi).Il premier è fisso in televisione a fare proclami retorici senza contraddittorio, editti che poi si rivelano disastrosi e confusi, decreti che limitano le libertà costituzionali aggirando sia le Camere che il consiglio dei ministri, senza ammettere domande dei giornalisti e senza andare in Parlamento a dare le ragioni dei suoi decreti e a spiegare quale strategia segue.La costituzionalista Ginevra Cerrina Feroni scrive che "siamo di fronte alla più grave rottura della Costituzione della storia della Repubblica" e perfino un analista di sinistra come Alessandro De Angelis, a proposito della penultima performance televisiva di Conte, scrive: "La più grande limitazione della libertà nella storia della Repubblica affidata a un videoannuncio notturno, senza provvedimento e senza passaggio parlamentare. C'è una rottura istituzionale sullo stato di eccezione per cui sta diventando tutto lecito in nome di un doppio standard".Come se non bastasse - e senza alcun mandato parlamentare - questo stesso governo di minoranza, ha preso la decisione (di soppiatto) di aprire una procedura in Europa (il Mes) che sarebbe letteralmente devastante per l'Italia. Ancora una volta senza alcun passaggio parlamentare.Con questo governo buono a nulla, ma capace di tutto, con il Parlamento in disarmo, la limitazione delle libertà costituzionali per vie assai discutibili, l'esercito nelle strade, i morti a centinaia ogni giorno (e il Quirinale che tace), nessuno ci ha spiegato veramente cosa e perché sta accadendo e il governo si sottrae a tutte le domande, sia della stampa che dell'opposizione.Stiamo vivendo una stagione all'inferno e non sappiamo se e quando finirà. Probabilmente non ritorneremo mai alla vita di prima. L'italiano medio per ora è sotto choc.Ma quando comincerà a rendersi conto di cosa è accaduto in questa "maledetta primavera", quanto si cominceranno a vedere le rovine, a contare i morti, le migliaia di attività economiche chiuse, i milioni di disoccupati, il crollo del pil, cosa accadrà?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5948LE DELIZIE DELLA CUCINA ITALIANA DERIVANO DAL CRISTIANESIMO di Antonio SocciFra i vari "comandi" lasciati da Gesù ai suoi fedeli, secondo un dotto frate domenicano di Bologna, "quello più trascurato è: 'Guardate'. La bontà dei sensi, che ci aprono al mondo creato da Dio, non è sempre stata compresa: il primo martire domenicano, fra Pietro, morì proprio per difendere la fede nel Dio buono, Creatore e Signore del cielo e della terra. Ambrogio, dal canto suo, ha scritto pagine memorabili che ci testimoniano il fatto che la bellezza della creazione e il saperla gustare sono vie di comunione con Dio".È il domenicano fra Stefano Prina a cominciare così, sul sito dei frati predicatori di Bologna, un articolo intitolato "Buon pastore buongustaio", dedicato al grande vescovo di Milano.Sant'Ambrogio infatti non fu solo una guida coraggiosa della sua città e una straordinaria mente teologica per la Chiesa, in lotta con le eresie e i poteri di questo mondo, ma anche - e le cose non sono affatto estranee - un palato raffinato che lodava Dio ricordando "le specie di tutti gli esseri che abitano le acque: seppie, polipi, ostriche, gamberi, granchi, e fra questi gli innumerevoli esemplari di ciascuna specie. La murena" aggiungeva "è un cibo squisito. La rana non manca d'una sua eleganza, e in bontà supera quasi tutti i cibi".Fra Stefano menziona anche altri singolari passi gastronomici ambrosiani: "il vino bevuto con sobrietà contribuisce alla salute e accresce il discernimento ", scriveva il vescovo di Milano. Che si rallegrava con un amico perché "mi hai mandato dei tartufi, e per giunta di grana enorme, così che le loro inusitate proporzioni lasciavano a bocca aperta".Il religioso domenicano arriva a scrivere che "il padre dell'ottimismo teologico, col suo virtuosismo retorico, ci inietta l'antidoto all'anticristo con l'ode a un buon secondo piatto: 'Nel mio elencare non lascerò senza lusinghiera menzione te, o trota Timo, cui ha imposto il nome un fiore. Cosa c'è di più soave del tuo sapore? Che cosa più fragrante del tuo profumo?".Con questo "gusto" delle cose create - spiega il domenicano - "il decano dei dottori della Chiesa" contesta lo "spiritualismo dei buoni pensieri", cantando "la sua spassionata lode al Dio della vita " e si oppone a quelle ricorrenti eresie gnostiche le quali considerano come Male il mondo creato.CANTICO DELLE CREATURE DI SAN FRANCESCO: UNA RISPOSTA AGLI ERETICI CATARILo stesso "Cantico delle creature" di san Francesco, - col suo "quadro luminoso e amoroso del creato" - da una parte segna, come ha spiegato Franco Cardini, "una sorta di atto di nascita della cultura e delle sensibilità umanistiche", dall'altro si può considerare "alla stregua d'un efficace, serrato e appassionato manifesto anticataro", in riferimento a quei Catari che "odiavano la natura" e la materia, la cui eresia "in quel momento minacciava l'integrità della Chiesa".Del resto - nella predicazione dei gesti tipica di san Francesco - andrebbe ricordato un commovente dettaglio alimentare delle sue ultime ore, quando scrive a madonna Jacopa de' Settesoli, a Roma, annunciandole che sta morendo e chiedendole di portargli "quei dolci che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma".Una richiesta sorprendente, soprattutto per un uomo abituato a durissimi digiuni, protratti per mesi, ma c'è - in quel gesto, fatto in punto di morte - un grande insegnamento: di umiltà (non voleva che i suoi lo idealizzassero oltremisura) e - ancora una volta - di lode a Dio per la sua bontà di creatore delle cose terrene.Il rapporto felicissimo del cristianesimo col cibo deriva anche dal fatto che è l'unica religione che non ha nessuna proibizione alimentare.Gesù nega qualunque contaminazione dell'anima dall'esterno, fa il suo primo miracolo a un pranzo di nozze, paragona il Paradiso a un immenso e festoso banchetto e vuole che addirittura la sua presenza sacramentalefino alla fine dei tempi sia legata al pane e al vino, consacrati durante una cena. Che diventa "il" rito dei cristiani.A questo proposito i famosi cesti di frutta di Caravaggio - secondo alcuni studiosi - andrebbero interpretati proprio all'interno della spiritualità di san Carlo Borromeo e del Concilio di Trento, come simbolo dei benefici del sacramento eucaristico, definiti nel Catechismo tridentino "admirabiles fructus".I MERITI DEI MONACI DI SAN BENEDETTOQuesto incrocio di cibo, spiritualità, arte e cultura del resto è tipico del grande monachesimo benedettino che ha letteralmente salvato l'agricoltura e la cultura (l'antica letteratura classica). Costruendo lefondamenta della civiltà europea.Si deve ai monaci l'allevamento del bestiame, "la fabbricazione della birra, l'apicoltura, la frutticoltura. Dovettero ai monaci la propria esistenza il commercio del grano in Svezia, la fabbricazione del formaggio a Parma, i vivai di salmone in Irlanda" (Thomas Woods) e tante altre cose. Come la produzione del vino e "la stessa scoperta dello champagne che si può far risalire a un monaco benedettino, Dom Perignon, dell'Abbazia di Saint Pierre a Hautvillers sulla Marna" (Woods).Cibo, arte e cultura sono soprattutto la caratteristica dell'Italia e continuano a rappresentare le sue ricchezze proprio perché l'Italia è il paese che ha avuto per duemila anni il rapporto più intenso con la Chiesa (essendone il centro planetario), il Paese che è stato plasmato dalla spiritualità cattolica.Accostiamo dunque due notizie recenti. La prima: "Il 2018 è stato l'anno record per il cibo italiano nel mondo. Raggiunta per la prima volta quota 42 miliardi di export".L' Ansa ci spiega ancora: "Mai cosi tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole mondiali con il record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2018 hanno raggiunto per la prima volta il valore di 42 miliardi di euro grazie all'aumento del 3%".Seconda notizia: una ricerca Ipsos per l'Enit, di qualche mese fa, rivelava che l'Italia è la meta più desiderata al mondo: il nostro Paese attrae per la sua arte, il suo cibo e le sue città. La nostra storia è il nostro tesoro.Dunque non solo per l'arte e il paesaggio, ma anche per la nostra civiltà alimentare, non possiamo non dirci cristiani.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5931BREXIT E SARDINE: PER LA SINISTRA, PIAZZE PIENE E URNE VUOTE di Antonio SocciSuscita molta ilarità la rilettura dei giornali italiani di questi mesi che inneggiavano alle manifestazioni londinesi contro la Brexit. Secondo la maggior parte dei nostri quotidiani e dei nostri politici di Sinistra, era evidente che i britannici non volevano (più) uscire dall'Unione europea.Il 23 marzo celebravano trionfalmente "un milione in piazza contro la Brexit" (titolo del Corriere della sera). La settimana dopo "Avvenire" titolava: "Inglesi sull'orlo di una crisi di Brexit: 'Restiamo nell'Ue e basta'".Ad agosto ancora mobilitazione contro la sospensione del Parlamento. "Il Sole 24 ore" parlava di "proteste in tutta la Gran Bretagna" e annunciava: "Brexit, manifestazioni in 30 città contro Johnson".Il 19 ottobre scorso ci risiamo. "Repubblica" proclamava: "Londra, un milione in corteo contro la Brexit: 'La Gran Bretagna ha cambiato idea, rifacciamo il referendum'".Secondo la narrazione dominante il popolo britannico non voleva più la Brexit, il voto al referendum era stato falsato dalle fake news e comunque era da ripetere o almeno era chiaro che i cittadini del Regno Unito si erano pentiti. La piazza piena di manifestanti europeisti - secondo loro - lo dimostrava.Poi è arrivato il 12 dicembre e il brusco risveglio: a valanga i britannici hanno urlato la loro decisa volontà di uscire dalla Ue. Hanno cantato, nelle urne, il loro "Bella ciao" a Bruxelles, senza se e senza ma. È stata la più clamorosa smentita a chi li rappresentava come pentiti del voto referendario.MAI UN'AUTOCRITICAPer i giornali italiani, per i commentatori e i politici di Sinistra è stato l'ennesimo choc. Non ne azzeccano una: era accaduto lo stesso con il referendum sulla Brexit e con le presidenziali americane vinte da Trump.Ma su quei giornali non si legge mai un'autocritica. Mai una volta che s'interroghino sul perché descrivono un mondo che poi si rivela del tutto diverso dalla realtà. Non si chiedono mai perché sono così disinteressati alla realtà vera.Il miraggio delle piazze poi è, per la Sinistra, una sorta di autoinganno volontario che produce la narrazione di un'Italia che non c'è, se non nella loro fervida fantasia. Nonostante il trascorrere degli anni sembra che la Sinistra faccia sempre il solito errore: credere alla propria propaganda.Pietro Nenni lo capì dopo il 18 aprile 1948, quando il Fronte popolare subì la sua colossale disfatta. L'amara diagnosi di Nenni fu: "Piazze piene ed urne vuote".Da allora tanto tempo è passato, ma la Sinistra, nei decenni, sembra sia rimasta quella della mobilitazione permanente, della lotta continua, della pantera, della società civile, del popolo dei fax, dei cortei viola, del popolo arancione, dei girotondi, degli adepti di Greta, delle sardine.Fuori dalla loro piazza - in cui si compiacciono di essere qualche migliaio (peraltro sembrano sempre gli stessi che girano tutte le piazze) - ci sono milioni di italiani, che lavorano, che faticano, che tirano avanti le loro famiglie e questo povero paese e che non credono ai mobilitati permanenti e non votano per loro (o non vogliono più votare per loro).Cosicché le urne sanciscono puntualmente la sconfitta della Sinistra che aveva riempito le piazze. In gran Bretagna come negli Stati Uniti come in Italia.COLPA DELLA DEMOCRAZIAA questo punto i "sinceri democratici" se la prendono pure col suffragio universale e arrivano a definire il voto che non gradiscono "un eccesso di democrazia".Il popolo che li ha bocciati diventa subito sospetto di populismo, xenofobia, fascismo o comunque - ai loro occhi - è un popolo che si è fatto abbindolare dai demogoghi, dalle fake news, dai russi e da chissà cos'altro.L'elettore medio è dipinto come incompetente. La gente comune viene guatata dall'alto in basso dagli "impegnati", e viene bollata come "indifferente": poco tempo fa i mobilitati permanenti andavano in estasi per l'invettiva di Gramsci "Odio gli indifferenti".Oggi continuano a nutrire gli stessi livori, ma la parola "odio" non è più pronunciabile perché hanno deciso di usarla come capo d'imputazione di Salvini e dei "sovranisti", e loro si rappresentano come pervasi di amore da capo a piedi.Specialmente le Sardine sono raffigurate dai media come tracimanti di buoni sentimenti. Perché la caratteristica di questo tipo di piazze è di vivere in simbiosi con i media e con il Palazzo, di alimentarsi a vicenda, di specchiarsi l'uno nell'altro. Infatti sono piazze applaudite dal potere e celebrate dai media dell'establishment.PIAZZE BUONE E PIAZZE CATTIVENon così - per esempio - i gilet gialli su cui i media italiani e i politici di area Pd sono molto duri. Ieri Diego Fusaro osservava: "mentre le giubbe gialle in Francia chiedono salari più alti e vengono manganellati senza pietà, Greta Thunberg, con le sue proteste amiche del Potere, è nominate 'Persona dell'Anno' da Time. C'è di che riflettere".Esistono infatti piazze buone e piazze cattive.Le "buone", sono quelle così propagandate dai media che quasi possiamo definirle "convocate" dai media stessi. Sono le piazze applaudite dal Palazzo, caldeggiatre e amate dall'élite.Le seconde piazze, quelle "cattive", esprimono un malessere di popolo, danno voce ai problemi della gente comune, sono piazze di opposizione e vengono perlopiù ignorate dai media o - se non possono ignorarle - comunque criticate.È stata impressionante ad esempio la campagna elettorale di Salvini in Umbria: in ogni paese o piccola città si è trovato attorno un mare di gente per ascoltarlo. Senza convocazione dei media e senza resoconti giornalistici successivi. Come si è visto dai risultati elettorali era una folla desiderosa di cambiare.Il Pd, Zingaretti e compagni non potevano sperare in nulla del genere, nemmeno in Emilia Romagna e così - dovendosi evitare il ripetersi del caso Umbria a Bologna - guarda caso è venuta fuori l'invenzione delle Sardine. Che permette al Pd di riprendersi la piazza senza apparire.La domanda che suscita la manifestazione di ieri delle sardine, a Roma, è la seguente: se contro Salvini e i sovranisti sono davvero così tanti, perché la Sinistra vuole impedire ad ogni costo le elezioni? Perché non vogliono far pronunciare gli italiani?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5875ELOGIO DELLA PLASTICA (NON DITELO A GRETA!) di Antonio SocciOggi non si crede più in Dio, però si crede ciecamente a Greta Thunberg. [...] Fra i nuovi dogmi della fede ecologista, c'è la demonizzazione della plastica. Non si crede più nell'esistenza del diavolo: il suo posto è stato preso dalla plastica, dalla CO2 e via demonizzando.Un'escatologia laica ha trasformato la plastica nel male metafisico ed esige da noi che la mettiamo al bando come il peccato più orrendo, minacciando - in caso contrario - un inferno di plastica, dove tutto è soffocato dall'odioso materiale (che subito il governo ha pensato di tassare).Ecco perché - dopo l'avvento messianico di Greta - si corre a bandire le bottigliette di plastica dell'acqua (sostituite con contenitori di vetro) o i sacchetti di plastica (sostituiti con quelli di carta o di cotone). Così si pensa di guadagnarsi il paradiso (ecologico).Ma siamo proprio sicuri che sia giusto questo manicheismo? Le cose stanno davvero come ripetono i media? Cosa dicono gli specialisti?LA PAROLA ALLA SCIENZASi può accedere alla divulgazione scientifica di buon livello anche su internet. Per esempio ascoltando i Ted Talks, un acronimo che significa Technology Entertainement Design: un marchio per conferenze gestite dall'organizzazione non-profit americana The Sapling Foundation.I Tedx sono eventi simili, ma organizzati in modo indipendente. Ed è appunto fra i Tedx che si può ascoltare un'interessante conferenza della professoressa Kim Ragaert dell'Università di Ghent che è intervenuta al TEDx della Vlerick Business School in Belgio.La professoressa Ragaert lavora in un team di ricercatori che si occupano di lavorazione dei polimeri e scienza dei materiali. È una specialista nel settore dell'"uso sostenibile e riciclaggio di polimeri e compositi".Nella sua conferenza non solo "difende" la plastica dalla sua inconsulta demonizzazione, ma, dati alla mano, dimostra che si tratta in molti casi del materiale più ecologicamente sostenibile.RISPARMIO DI CIBOEcco alcune informazioni che vi sorprenderanno. Gli imballaggi alimentari: sono davvero inutili? La professoressa Ragaert dimostra il contrario con qualche esempio: "occorrono meno di due grammi di plastica per confezionare un cetriolo. La confezione prolunga la durata di conservazione, ovvero il tempo per il quale si conserverà in frigorifero, di undici giorni. La durata di conservazione di una bistecca diventa di 26 giorni".Da questi due esempi si può calcolare quale montagna di cibo evitiamo di sprecare grazie alla plastica e quanta CO2 evitiamo di emettere, dal momento che "in media la quantità di CO2 emessa per produrre questo imballaggio di plastica è inferiore al 10% della quantità di CO2 già emessa per produrre quel cibo". Impedendo lo spreco di cibo, l'imballaggio evita anche emissioni di CO2 che sarebbero "cinque volte superiori a quella emessa per produrlo".La professoressa considera poi le alternative alla plastica. Gli scienziati fanno il confronto non solo considerando la quantità di materiali utilizzata, ma anche calcolando la quantità di suolo, acqua ed energia consumati per fabbricare il prodotto. Tutto questo si traduce in "un'impronta".Si possono infatti calcolare, per ogni prodotto, "le emissioni di CO2, le conseguenze sulla salute umana, sullo strato di ozono, sulla qualità della terra e dell'acqua".La plastica - ci dice la specialista - "è un materiale resistente e leggero. Ha metà della densità del vetro, più o meno la stessa densità della carta. Ma grazie alla sua resistenza possiamo fare imballaggi più sottili rispetto agli altri materiali. Nella quasi totalità dei casi l'imballaggio di plastica consumerà molto meno risorse e sarà molto più efficiente in termini di trasporto".BOTTIGLIE E SACCHETTIConsideriamo, ad esempio, le bottiglie: "usiamo circa 24 volte più vetro della plastica per confezionare la stessa quantità di liquidi. E poiché il vetro è più pesante spendiamo quasi il doppio per trasportarlo".Anche considerando il riuso, la convenienza della plastica è evidente. Infatti nell'ipotesi peggiore "usiamo sei volte più vetro che plastica".Il riutilizzo del vetro inoltre ci pone di fronte a una quantità enorme di materiale per cui occorre utilizzare energia, acqua ed emettere CO2: "il vetro fonde a 1500 gradi centigradi, mentre la plastica usata per le bottiglie fonde a 300. La quantità di energia necessaria per produrre bottiglie di vetro è sbalorditiva".Passiamo ai sacchetti di plastica per la spesa. In molte città sono ormai proibiti. Ma anche qui il confronto con gli altri materiali è sorprendente.Prendiamo lo scenario peggiore per la plastica: un sacchetto nuovo che poi gettiamo dopo un solo uso. Contrapponiamolo al migliore scenario della carta: un sacchetto fatto di carta riciclata che verrà nuovamente riciclato dopo l'uso."Il sacchetto di plastica" spiega la professoressa "pesa 20 grammi, quello di carta 50. La carta richiede molta più energia per essere prodotta e riciclata, inoltre consuma acqua, terra e alberi. Se calcoliamo l'impronta di quel minuscolo sacchetto di plastica che buttiamo via è così piccola che sarebbe necessario riutilizzare il sacchetto di carta ben 4 volte perché fosse ecologico come il sacchetto di plastica. E nessuno usa quattro volte lo stesso sacchetto di carta".E allora il robusto sacchetto di cotone? Anche in questo caso la professoressa fornisce dati stupefacenti: "la produzione di cotone richiede un utilizzo così intensivo di terreno e di acqua che sarebbe necessario riutilizzare quel sacchetto di cotone oltre 170 volte per giungere a un punto di pareggio ambientale. Oltre tre anni consecutivi di spesa".La scelta migliore è la borsa di plastica riutilizzabile: "quelle più robuste raggiungono il punto di pareggio ambientale dopo 20 utilizzi. Dopo i sei mesi tutto quello che segue è un guadagno per l'ambiente".BANDIRE LA PLASTICA?Tuttavia, si dirà, i rifiuti di plastica sulle spiagge e negli oceani fanno orrore. Vero. Ma la colpa è della plastica o degli uomini?Se cominciassimo a gettare in mare le vecchie auto, l'inquinamento che produrremmo dovrebbe indurci a smettere di fabbricare auto o a cambiare la pessima abitudine di gettarle in mare?La professoressa ci dà un'ultima informazione: "gli scienziati hanno calcolato che se dovessimo vietare tutti gli imballaggi di plastica e sostituirli con alternative di carta, vetro e alluminio, la quantità di materiali richiesti, la quantità di energia e le emissioni di CO2, sarebbero immense. Quindi vietare la plastica non è certamente la strada da seguire".Ma - si obietta - la plastica non si degrada. "E perché dovrebbe?" chiede la professoressa. "Neanche i metalli si degradano. La plastica è una risorsa funzionale e preziosa come i metalli. Si può riciclare e recuperare".Le vie del riuso sono infinite. Dunque si può smettere di odiare la plastica. Non va messa al bando la plastica, ma l'irragionevolezza.ORGOGLIO ITALIANOLa plastica è una straordinaria invenzione che ha migliorato la nostra qualità della vita e bisogna ringraziare di ciò specialmente un italiano, l'ingegnere chimico Giulio Natta, del Politecnico di Milano, che si guadagnò il premio Nobel nel 1963 proprio per i suoi studi nel campo della tecnologia dei polimeri.Aveva "scoperto il polipropilene", uno degli idrocarburi insaturi ricavabile dal petrolio. Natta è stato definito per questo "il papà della plastica" ed è l'unico italiano ad aver ricevuto il Nobel per la chimica. Dovremmo esserne orgogliosi.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5867L'INCREDIBILE PARADOSSO DELLA POLITICA ITALIANA di Antonio SocciTrent'anni fa, in questi giorni, crollava il comunismo dell'Est europeo. E - guardando alla storia successiva del nostro Paese - ci si chiede come sia stato possibile che, da allora, i (post) comunisti abbiano preso il potere in Italia.Infatti, in questi trent'anni, a fare il bello e il cattivo tempo e tuttora a comandare è proprio quella Sinistra politica e intellettuale sulla cui testa crollò il Muro di Berlino.Come e perché è potuto accadere? Oggi è un dato di fatto a cui siamo così assuefatti che neanche ci facciamo più domande. Ma se ci si riflette ciò che è avvenuto appare surreale. Dal "socialismo reale" al (post)socialismo surreale.Ci si sarebbe aspettati, infatti, dopo il 1989, che uscisse totalmente di scena quella Sinistra di obbedienza moscovita che aveva professato un'ideologia orribile e devastante, sostenendo dittature e tiranni stomachevoli, sistemi che avevano fatto fallimento dovunque in modo plateale.Era giusto sperare che calasse il sipario su quella Sinistra marxista che nel nostro Paese aveva fatto i suoi danni e che poi si era addirittura moltiplicata, nel '68, generando gruppuscoli ultracomunisti che hanno inflitto all'Italia anni orribili.O almeno ci si doveva aspettare che - per tornare ad avere una qualche presentabilità - quella Sinistra (non solo politica, ma anche intellettuale e mediatica) facesse un lungo esame di coscienza ideologico, un mea culpa pubblico, rinnegando radicalmente il comunismo, le sue leadership e tutta la sua storia.Forse dovevano anche chiedere scusa agli italiani tutti e a quei lavoratori che avevano creduto all'inganno ideologico. Era doverosa insomma una lunga traversata nel deserto alla fine della quale emergesse una ben diversa Sinistra e con leadership che niente avessero a che fare col passato.NULLA DI TUTTO QUESTO È ACCADUTOUn veloce e opportunistico cambio di casacca, una rapida autoassoluzione e subito sono saliti speditamente sul carro del nuovo potere "mercatista" ed "eurista", pronti per andare a comandare - come in effetti fanno da decenni - mantenendo, del vecchio Dna comunista, l'arroganza ideologica, il senso di superiorità antropologica, l'intolleranza, la demonizzazione dell'avversario, la propensione pedagogica (danno lezioni agli altri dopo aver sbagliato tutto) e il presentarsi come salvatori della democrazia dalle minacce oscure, puntualmente impersonate dai loro avversari politici.Hanno anche aggiunto, a questi vecchi "pregi" della Ditta, quelli nuovissimi della "dittatura politically correct" e del conformismo eurista, per finire col malcelato disprezzo per l'italiano medio e per la sovranità popolare.Perché loro - ritenendosi la salvezza dell'Italia - sono persuasi di dover sempre e comunque stare al potere - facendo mille capriole tattiche - anche quando gli elettori li bocciano nelle urne o li fanno precipitare ai minimi storici. Si sentono e sono i fiduciari dei governi europei e tanto a loro basta.Com'è stato possibile? Il Pci aveva mostrato la sua profonda natura comunista facendosi trovare del tutto impreparato all'evento storico del 1989.Basti ricordare che Achille Occhetto, da Segretario del Pci, nel marzo 1989 - ovvero otto mesi prima del crollo del Muro di Berlino - apriva il Congresso del partito rispondendo duramente a Craxi che gli aveva chiesto di cancellare il nome "comunista".Occhetto, fra applausi scoscianti, tuonò: "Non si comprende perché dovremmo cambiar nome. Il nostro è stato ed è un nome glorioso che va rispettato".Otto mesi dopo, a novembre 1989, appena il Muro di Berlino viene preso a picconate, Occhetto si precipita a cambiare il "nome glorioso". Ma resta il partito di prima, lo stesso blocco di potere e lo stesso Segretario (infatti sotto il simbolo della Quercia del Pds era riprodotto quello del Pci con falce e martello). E' una delle più incredibili operazioni gattopardesche della storia politica italiana.AL CUOR NON SI COMANDATanto che l'insospettabile Arturo Parisi, pur essendo stato uno degli inventori dell'Ulivo e uno dei fondatori del Pd, già Sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Romano Prodi (colui che portò al potere i post-comunisti), questa estate, ha scritto due tweet molti significativi.Il 21 agosto, riportando la notizia del "Corriere della sera" sull'omaggio della Segreteria Pd a Togliatti ("Orlando e Sposetti al Verano sulla tomba di Togliatti prima della direzione Pd"), Parisi commentava: "Come ogni anno la Segreteria del Pd ricorda col vicesegretario vicario la morte di Togliatti. Come meravigliarsi che invece di un partito nuovo il Partito sia vissuto nel solco di Pci/Pds/Ds/Pd?".E dopo questo tweet - che di fatto dava ragione a Berlusconi - Parisi, pochi giorni dopo, ne faceva un altro: "8 settembre 2019. Trent'anni dopo il Muro di Berlino alla Festa dell'Unità, ripeto Festa dell'Unità, Zingaretti è accolto al canto di Bandiera Rossa. Io non mi sorprendo. Al cuor non si comanda. È forse il Pd un partito nuovo?"Eppure questo è da anni il partito egemone in Italia. Il culmine del potere post-comunista è stata la conquista del Quirinale, nel 2006, da parte di Giorgio Napolitano, uno che per anni aveva ricoperto incarichi di vertice nel Pci, fin dai tempi di Togliatti.Cosa sia oggi il Pd non è chiaro neanche ai suoi stessi dirigenti. Ma è chiaro che vuole restare al potere e la sua storia è quella descritta da Parisi ("nel solco di Pci/Pds/Ds/Pd"). Come conferma - del resto - la gaffe di Zingaretti sull'Urss, l'estate scorsa.Quando il comunismo è stato sconfitto dalla storia, i (post)comunisti hanno preso il potere in Italia. E lo tengono stretto malgrado gli italiani.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5833SCIOPERO PER IL CLIMA: GLI STUDENTI PROTESTANO CONTRO I PADRONI DEL PENSIERO... CHE LI IMBOCCANO CON GLI SLOGAN DA RIPETERE di Antonio SocciEnnio Flaiano diceva che "i giovani hanno quasi tutti il coraggio delle opinioni altrui". Parole che tornano alla mente vedendo le immagini di migliaia di ragazzi - per così dire - "chiamati alle armi" venerdì ed incensati dagli adulti, dai padroni del vapore e del pensiero, da tutto il sistema scolastico e mediatico (compresi giornali di proprietà "automobilistiche" che hanno appena finito di esultare per la doppietta della Ferrari in Formula 1).Scesi in piazza a far finta di protestare contro quegli stessi adulti che li hanno "convocati", contro i padroni del vapore, contro il sistema che li celebra e li esalta.E per una questione su cui nessuno di loro saprebbe fornire un argomento scientifico, dal momento che uno scienziato del clima come Franco Prodi afferma che le circolanti "previsioni allarmistiche non sono credibili" (cita autorevoli documenti scientifici dove si conclude che "la natura, non l'attività dell'uomo, governa il clima").Questi ragazzi che avrebbero bisogno di padri trovano invece tanti padroni del pensiero che li "imboccano" con la tiritera da ripetere.È stato rubato loro il futuro? Sì. Ma non dalla CO2 a torto confusa con l'inquinamento e con la plastica (per avere "emissioni zero" di CO2 peraltro bisognerebbe non respirare più).A rubare loro il futuro è stata - almeno in Europa e specialmente in Italia - la fallimentare via imboccata quasi 30 fa con Maastricht e tutto il resto, per cui abbiamo accantonato la centralità del lavoro prescritta dalla nostra Costituzione e abbiamo adottato la devastante dottrina renana incentrata sulla lotta all'inflazione e sul rigore dei bilanci.Non solo hanno sottratto la sovranità ai popoli (togliendo agli Stati una delle loro principali prerogative: la sovranità monetaria), ma hanno privato questa generazione di giovani della possibilità di trovare un lavoro subito dopo gli studi e di farsi una famiglia e una vita.È una generazione sacrificata sull'altare dell'euro e dei parametri di Maastricht, con un livello di disoccupazione mai vista e una precarietà sottopagata che prosegue oltre i trent'anni, quando tutte le altre generazioni (a partire dalla mia) avevano già costruito le loro carriere professionali e le loro famiglie.SCIOPERANO CONTRO SE STESSINon sanno, questi sfortunati ragazzi, che il loro "sciopero" servirà solo a imporci delle tasse sedicenti verdi e a far fare un po' di affari a quelle multinazionali che investiranno nel green.Del resto se fossero realizzate le idee anti sviluppo dei catastrofisti del clima avremmo il collasso dell'economia cosicché il loro futuro lavorativo davvero sparirebbe del tutto. Quindi scioperano contro se stessi.Oltretutto si sostiene pure che per "salvare il pianeta" bisogna fare meno figli. Così si suggerisce a questi ragazzi pure di negare a se stessi il futuro più naturale, quello dei figli. Peraltro in un'Italia e in un'Europa che sono già in crollo demografico e che hanno imboccato la via dell'estinzione.Gli adulti che li hanno "convocati" in piazza o che li applaudono freneticamente appartengono in buona parte a quella generazione che - alla loro età - ha creduto fanaticamente nelle più sanguinarie utopie rivoluzionarie e ha inneggiato a tirannie orrende.Nonostante un tale abbaglio lorsignori hanno continuato tranquillamente a sdottoreggiare: si sono sistemati al potere, senza mai fare vera autocritica su quella loro stagione di cui hanno conservato l'arroganza, l'intolleranza e la propensione a indottrinare. Soprattutto i giovani.Con disinvoltura hanno fatto e fanno le più clamorose capriole ideologiche. Spesso dal comunismo più truce sono passati, anni dopo, ad adorare la nuova divinità planetaria, quella dei Mercati (e l'Europa dei parametri di Maastricht) al cui verdetto sottopongono i governi e i popoli.E dopo aver professato nella loro vita adulta il credo alquanto fanatico della modernità, abbracciano senza problemi un ecologismo catastrofista che di per sé, preso in parola, rappresenterebbe la condanna a morte dello sviluppo e del progresso che finora ci hanno decantato.LA NUOVA RELIGIONEAlcuni vivono queste metamorfosi con opportunistico disincanto o con furbizia da paraculi, altri continuando a secernere odio ideologico che tracima per chiunque osi contraddirli (magari accusando di odio l'avversario). Si ricorre perfino alla "reductio ad Hitlerum" per criminalizzare chi ha idee diverse.Basta imporre a tutti la nuova religione a cui oggi dobbiamo inchinarci: quella del "politically correct", che comprende in sé il particolare fanatismo ecologista.I nostri poveri figli non meritano questi padroni del pensiero. Avrebbero diritto semmai ad avere padri, a scoprire perché sono al mondo prima di aver la pretesa di salvare il mondo.Avrebbero diritto - secondo me - di conoscere il Padre che rende liberi. Sono degli Amleto a cui è stato "tolto" anzitutto il padre, cioè la storia, che ti propone e ti fa scoprire il senso della vita.Uno che anni fa è stato un vero padre per migliaia di giovani, don Luigi Giussani, diceva a una precedente generazione: "se voglio tagliare il rapporto con Dio rimane qualcosa di più grande di me che è solo il potere nel senso materiale del termine. E se aboliamo il rapporto con Cristo ci rendiamo schiavi dell'intellettuale di turno che è servo del potere e a cui il potere dà fama e in base ai cui dettati crea la mentalità della gente, con tutti gli strumenti che ha in mano. Così viviamo in una grande era di schiavi, di alienati mentali. È per questo che la caratteristica della gioventù di questi ultimissimi anni è quella di adottare facilmente, come unico sistema di vita, l'adesione alla propria istintività, la posizione radicale, il suo istinto, la propria reattività".Unica compagna di viaggio: la solitudine. Se il suicidio è la seconda causa di morte - dopo gli incidenti stradali - fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, significa che prima di salvare la terra (con teorie e mezzi dubbi) dovremmo salvare i nostri figli.Nota di BastaBugie: il neonatologo Carlo Bellieni nella sua pagina Facebook riflette sul fenomeno Greta, una ragazzetta che minaccia politici, lancia anatemi dai pulpiti più importanti del mondo. Finge di essere controcorrente, parlando all'Onu, con il Papa, i presidenti della Repubblica, nei parlamenti... Quando mai si è vista una persona davvero controcorrente, esaltata da tutti i poteri, politici e mediatici?Ecco ciò che ha pubblicato il prof. Bellieni nella sua pagina Facebook:E io che pensavo che le tragedie fossero i bambini-soldato, le donne fatte prostituire a forza, lo sfruttamento dell'Africa, la corruzione in Sudamerica... ma questi sono problemi dei poveri! I problemi di Greta e de suoi sponsor sono quelli dei ricchiE si consideri bene:1) questa ragazzina viene attribuito il titolo di "attivista", quando non pare abbia mai rischiato nulla per far valere un qualche diritto (ha sempre papà e le istituzioni forti e fortissime che la sponsorizzano moralmente).2) Non ha mai detto alcunché che non sia stato detto già da altri.3) Non ha un movimento creato da lei, ma solo la forza del potere dei mass-media.4) Comodo "scioperare" senza rischiare niente!5) Quando si mettono in secondo piano le tragedie dei poveri per esaltare le tragedie "chic" dei ricchi (tutte da dimostrare) qualcosa dovrebbe scattare dentro di voi!6) Cui prodest?7) Ha una macchina di propaganda dietro che solo un ingenuo o uno in malafede può pensare che se la sia costruita lei o che sia nata spontaneamente per adesione a lei.8) L'ecologismo che io riconosco è dei veri studiosi. [...]9) L'ecologismo vero non è quello che ti mette paura perché le risorse finiscono (questo è puerile e populista), ma è quello che ti dice che tutto ha un valore, che tutto è nobile, che niente è uno scarto, che "omnia munda", e per questo non sprechi e non butti niente, non perché le risorse finiscono (paura dei ricchi!).
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5828L'ESECUZIONE DELLA GIUSTIZIA: UN ROMANZO BELLO, APPASSIONANTE E COMMOVENTE di Antonio SocciÈ il romanzo più bello, appassionante e commovente che abbia letto da molti anni a questa parte. Una vera sorpresa: cattura il lettore fin dalle prime pagine.Si tratta di un romanzo storico, di agile lettura, ambientato nella Londra dell'anno 1605, fra i vicoli, le taverne, i palazzi, le botteghe e i teatri sulle rive del Tamigi.C'immerge così bene in quell'epoca e in quella Londra che si desidera non finire mai la lettura di quella storia (anche d'amore) piena di intrighi, eroici martiri, trame, vili tradimenti, spie e lotte di potere.Vicende storiche le cui conseguenze, del resto, sono state colossali per l'Europa e per il mondo intero. Si può dire che non si capisce la storia moderna, sia europea che americana (e anche italiana), se non si conoscono quelle vicende inglesi.Il titolo - per la verità - può apparire respingente: "L'esecuzione della giustizia" (D'Ettoris Editori). Sembrerebbe più adatto ad un trattato di procedura penale. Ma in realtà, andando avanti nella lettura del romanzo, si scopre la sua "drammatica" origine.L'autrice, Elisabetta Sala, docente di storia della letteratura inglese, rivela doti narrative assolutamente straordinarie.In questo nostro panorama letterario abbastanza mediocre c'è da augurarsi che il suo talento si cimenti presto con altri romanzi e che venga sempre più conosciuto (dai lettori) e riconosciuto (dalla critica).ELISABETTA LA SANGUINARIAFinora la Sala era nota come valentissima studiosa della tragica epoca di Enrico VIII e di Elisabetta, quella in cui viene consumato lo "stupro" del popolo inglese, ovvero lo strappo violento - decretato dalla corona - di tutto un popolo dalla Chiesa Cattolica, con la fondazione della confessione anglicana alle dirette dipendenze della corona.Sotto Elisabetta, in realtà, è lei stessa la "divinità" che esige adorazione e sottomissione assoluta della vita pubblica e privata degli individui, lei stessa che ha potere indiscutibile di vita e di morte su tutti.Instaura un regime del Terrore che rappresenta probabilmente l'anticipazione seicentesca del totalitarismo moderno. È l'esatto opposto della rappresentazione ufficiale e celebrativa della cosiddetta "epoca elisabettiana".Per l'Inghilterra, le cui radici cattoliche sono antiche e molto profonde, è una catastrofe spirituale e umana (con la spoliazione di conventi e monasteri diventa anche una batosta economica).È lo sradicamento violento di un popolo dalla sua storia. Perpetrato con un macello orrido di preti e di cattolici inglesi, un massacro fatto di supplizi orribili, che è oggi praticamente sconosciuto e che la Sala ha ricostruito in due formidabili libri: "L'ira del re è morte"(Ares) ed "Elisabetta la sanguinaria"(Ares).UNA STORIA AVVINCENTEIl romanzo della Sala ha come protagonista un adolescente, Jack Digby, figlio di un nobile inglese di grande coraggio, che il 5 novembre 1605 si trova fra la folla ad assistere appunto, in una piazza, alla macellazione orribile del padre come traditore e cospiratore, sotto Giacomo I Stuart.Da lì si dipana una storia davvero avvincente, piena di colpi di scena, che porta il protagonista a conoscere quel drammaturgo che nei teatri londinesi del tempo ha una così vasta ammirazione popolare: William Shakespeare.È infatti l'epoca di Shakespeare e il giovane Digby - nella sua affannosa vicenda - si troverà proprio a scoprire il segreto del grande Bardo, che poi è la chiave di interpretazione dei suoi capolavori.Il romanzo rivela infatti la motivazione storica dei tanti misteri che avvolgono la vita di Shakespeare e illumina quegli enigmi delle sue opere apparsi finora insolubili, dovuti presumibilmente al clima di terrore in cui doveva lavorare, che rendeva necessario - al drammaturgo - raccontare al popolo usando allusioni, esempi storici lontani, metafore e giochi di parole. Raccontava quella che era in realtà la tragedia degli avvenimenti in corso in Inghilterra.Elisabetta Sala, grande esperta di Shakespeare e di quel periodo storico, ha dedicato al mistero del Bardo un altro, ampio volume, L'enigma Shakespeare (Ares), in cui si avvale anche dei più recenti studi inglesi che, negli ultimi anni, stanno scoprendo in modo sempre più documentato il cattolicesimo di Shakespeare il quale ben conobbe il martirio dei cattolici avendo avuto parenti e amici martiri.Lui dette espressione artistica altissima a questo popolo che tentò di non farsi strappare l'anima dal tiranno.È paradossale che colui il quale viene celebrato come il faro dell'epoca elisabettiana, il poeta nazionale, simbolo della cultura britannica nel mondo, sia stato in realtà, non il cantore della dittatura, ma la voce formidabile della resistenza popolare e cattolica al despota.ENIGMA DI SHAKESPEARENell' "Enigma di Shakespeare", la Sala ripercorre passo dopo passo le vicende biografiche del drammaturgo, i suoi legami (anche familiari) con la dissidenza cattolica e colloca ogni sua opera nel preciso contesto storico in cui fu concepita, illuminando così una straordinaria ricchezza di significati e di allusioni, che il popolo coglieva e amava.Allusioni a volte fin troppo ardite ed esplicite che probabilmente costrinsero il drammaturgo, nell'ultima parte della sua vita, al silenzio e al ritiro a Stratford upon Avon.La critica in genere non coglie la ricchezza di riferimenti storici delle opere di Shakespeare e preferisce l'analisi letteraria astratta. Cionondimeno ne ha colto bene la potenza.Harold Bloom nel suo "Canone occidentale" scrive che "Shakespeare e Dante sono il centro del Canone perché superano tutti gli altri scrittori occidentali in termini di acume cognitivo, energia linguistica e capacità inventive".Infatti - scrive ancora Bloom - "Shakespeare continuerà a spiegarci, in parte perché ci ha inventati lui... Shakespeare superò tutti i suoi predecessori e inventò l'umano come lo conosciamo tuttora ".Anche George Steiner fa un'osservazione analoga: "Ne incontriamo la voce in ogni angolo della nostra sensibilità. Anche il nostro pianto e il nostro riso sono nostri solo parzialmente; li troviamo dove lui li ha lasciati, e recano il suo stampo. Cerchiamo la misura di Shakespeare e ci manca il respiro. [...] Shakespeare e Dante si dividono la letteratura occidentale. Un terzo non c'è".Bloom arriva a dire: "Il suo [di Shakespeare] effetto sulla cultura mondiale è incalcolabile. Dopo Gesù, Amleto è la figura più citata nella coscienza occidentale; nessuno lo prega, ma nessuno riesce a evitarlo a lungo".Ma quell'Amleto rappresenta proprio il dramma di un popolo cattolico a cui è stato strappato Dio dall'anima.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5821IL GOVERNO CONTE BIS E IL VIZIO DEI POLITICI ITALIANI DI ALLEARSI CON GLI STRANIERI CHE UMILIANO IL NOSTRO PAESE di Antonio Socci"Sono acerbe parole queste ch'io scrivo, lo so. Ma anche so che per un popolo che ha nome dell'Italia non è vita (...) non avere né un'idea né un valore politico, non rappresentare nulla, non contar nulla, essere in Europa quello che è il matto nel gioco de' tarocchi: peggio (...), essere un cameriere che chiede la mancia a quelli che si levano satolli dal famoso banchetto delle nazioni, e quasi sempre, con la scusa del mal garbo, la mancia gli è scontata in ischiaffi".Fa impressione rileggere queste righe che Giosuè Carducci scrisse nel 1882, nella prefazione a "Giambi ed Epodi".Perché sembra la tristissima cronaca dei nostri giorni, quella che si ripresenta adesso con la nuova legge di bilancio (con l'Italia in cerca di mance per il deficit), quella che ha sempre caratterizzato l'Italia a guida Pd, sottomessa al "partito straniero" e trattata come un cameriere che chiede mance e si prende schiaffi.Quella che esulta perché hanno assegnato un importante posto di commissario europeo a Gentiloni senza avvedersi che non ci è stato regalato nulla (essendo nostro diritto) e soprattutto senza capire che Ursula von der Leyen, ha "commissariato" il commissario con il vicepresidente all'economia, il falco Dombrovskis. Il quale rappresenta un Paese, la Lettonia, che è l'ultimo arrivato e che ha meno abitanti della Calabria.Cionondimeno sarà Dombrovskis che darà gli ordini e Gentiloni ubbidirà. Loro lo sanno quanto è "europeista" (cioè ubbidiente) Gentiloni. Per questo lo hanno voluto.UN PAESE SOTTOMESSOSolo un Paese sottomesso come l'Italia a guida Pd poteva avere un premier - appunto Gentiloni - che il 7 febbraio 2018 arrivò a Berlino per un incontro bilaterale con la Merkel e fu lasciato fuori dalla porta dalla cancelliera tedesca che poi gli farà sapere di tornare dopo una settimana perché ha da fare.È la stessa Merkel che si è permessa di telefonare al Pd - durante la crisi di governo - per dire che doveva essere fatto ad ogni costo il Conte Bis con il M5S (del resto pesante è stata anche l'intromissione di Trump, di Macron e perfino del Vaticano).Quale Paese che ha un minimo di dignità e di indipendenza può permettere che siano gli stranieri a determinare il suo governo per impedire agli italiani di votare? E quale sistema mediatico esulta di fronte a una così chiara ingerenza straniera acclamando questa "Europa che ha steso una cortina di ferro contro la destra sovranista"?Chi non ricorda, d'altronde, l'umiliazione inflitta al nostro Paese da Sarkozy e dalla Merkel nel 2011 al tempo del governo Berlusconi (dopo la quale arrivò Monti)?Per non dire dell'umiliazione alla nostra dignità nazionale inflitta da Giuseppe Conte quando, premier di un governo fra Lega e M5S, durante un vertice internazionale, s'intratteneva servilmente a colloquio (in anglo pugliese) con la Merkel per sottolineare la propria affidabilità ("Angela non ti preoccupare, sono molto determinato"), per screditare Salvini ("è contro tutti", intendendo Francia e Germania) e chiedere consiglio e aiuto contro di lui, cioè contro quella Lega i cui voti permettevano a lui - non votato da nessuno - di recarsi a quei vertici internazionali.Dove, per mandato del governo gialloverde, avrebbe dovuto fare l'esatto contrario, ovvero, difendere energicamente e con dignità i nostri interessi nazionali. Ed è lo stesso Conte che in Senato ha pomposamente preteso di impartire lezioni professorali di lealtà e di serietà istituzionale.Fra l'altro chiedere l'aiuto straniero contro i propri nemici interni (e Salvini non sapeva che Conte, che a lui doveva Palazzo Chigi, lo considerasse nemico) è storicamente la tragedia italiana. Da secoli.LA STORIA CHE SI RIPETECominciò, com'è noto, Ludovico il Moro, signore di Milano, che per contrastare le mire di Ferrante, re di Napoli, chiamò in Italia, in suo aiuto, il re di Francia Carlo VIII.Quello invase la penisola col suo esercito nel 1494 e aprì la strada a tutti gli altri eserciti stranieri (l'Europa sì, cioè i barbari invasori) che approfittarono delle divisioni fra i regni italiani per saccheggiare lo splendido Belpaese.Il Sismondi, nella sua "Storia delle repubbliche italiane", scrive: "Alla fine del secolo XV i signori delle nazioni francese, tedesca e spagnola furono tentati dall'opulenza meravigliosa dell'Italia, dove il saccheggio di una sola città prometteva loro a volte più ricchezze di quante ne potessero strappare a milioni di sudditi. Con i più vani pretesti essi invasero l'Italia che, per quaranta anni di guerra, fu di volta in volta devastata da tutti i popoli che poterono penetrarvi. Le esazioni di questi nuovi barbari fecero infine scomparire l'opulenza che li aveva tentati".Gli italiani essendo governati da regnanti mediocri e divisi risposero col genio e inventarono il Rinascimento, il Barocco e il Classicismo, diventando la capitale culturale e spirituale del mondo in quei tre secoli in cui venivano sottomessi e invasi.E anche quando si arrivò finalmente a concepire l'unità d'Italia, nell'Ottocento, quei regnanti non si misero d'accordo per costruire una confederazione italiana (la cosa più ovvia e suggerita da grandi menti), ma uno dichiarò guerra agli altri e li conquistò militarmente ancora una volta grazie all'aiuto straniero.Così le potenze straniere diventarono decisive e condizionarono pesantemente il Regno d'Italia determinando la sua tragica entrata in guerra nel primo conflitto ("un'inutile strage") e quindi il fascismo che prima ci tolse la libertà e poi ci asservì ai tedeschi che tornarono ad invaderci.Nel dopoguerra, pur a sovranità limitata per aver perso la guerra e con il più grosso Pc d'occidente agli ordini di Mosca, la classe dirigente, da De Gasperi a Mattei e Moro, riuscì a dare all'Italia margini di indipendenza che poi non ha più avuto.Il grande errore fu la rinuncia alla piena sovranità monetaria, che è "uno dei poteri fondamentali di uno Stato" (Luciano Gallino), il primo dei "beni pubblici".Anzitutto col "divorzio" fra Bankitalia e Tesoro del 1981, dopo il quale "decollarono il debito pubblico e la disoccupazione e si fermò il potere d'acquisto delle famiglie" (Alberto Bagnai, "Il tramonto dell'euro").Poi con l'adesione a Maastricht e all'euro con cui ci asservimmo del tutto a quell'Unione Europea che era diventata una "grande Germania". Così abbiamo smantellato la nostra economia, il nostro benessere e la nostra piena sovranità politica.Il resto è cronaca. E al di là dell'avvilente trasformismo di queste settimane (fenomeno vecchio delle élite italiche su cui sempre Carducci scrisse parole di fuoco) la grande questione di oggi e del futuro prossimo è la seguente: il conflitto fra "partito straniero" e "partito italiano".È possibile per l'Italia avere una classe di governo che finalmente si batta per i nostri interessi nazionali, per la nostra indipendenza, il nostro benessere e la nostra libertà?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5735I TIFOSI DEL BOLOGNA PREGANO PER L'ALLENATORE di Antonio SocciLa malattia è sempre un brusco risveglio dal sonno delle illusioni mondane in cui tutti viviamo. Ci mette davanti la nostra finitezza di uomini, la miseria della nostra condizione mortale. A volte ci precipita nella disperazione.Ma spesso la nostra gente, ancora intrisa di sensibilità cristiana, in queste circostanze sfugge alla disperazione guardando in alto e ricordandosi di avere una Madre premurosa e buona.A Bologna guardando in alto si vede il Santuario della Madonna di san Luca che è da sempre meta di una grande devozione popolare. Si dice scherzosamente - alla Guareschi - che anche i bolognesi atei credono alla Madonna di san Luca.Così alcuni tifosi del "Bologna calcio", saputo della malattia del loro popolare allenatore, Sinisa Mihajlovic, hanno lanciato un'iniziativa: "Amici e tifosi rossoblu, dobbiamo aiutare il nostro comandante Sinisa Mihajlovic e tutti i sofferenti a guarire dalla malattia... Non bastano - pur importantissimi - i nostri 'Forza Sinisa' o 'Vincerai anche questa battaglia'. Per chi crede, la vittoria viene da Dio. Domenica 21 luglio faremo un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di San Luca, Madre dei bolognesi e Madre del Bologna. Reciteremo il rosario e, per chi può, parteciperemo alla S. Messa che sarà celebrata per Sinisa e per quanti - familiari e amici - sono nella prova. Siete tutti invitati. Forza Sinisa e forza Bologna".SONO ARRIVATI IN MIGLIAIACosì ieri - a sorpresa - sono arrivati in migliaia. Don Massimo Vacchetti, responsabile della diocesi per la pastorale dello Sport, a cui i tifosi hanno affidato la guida del pellegrinaggio, iniziando il rosario e il cammino verso il Santuario, ha ricordato - insieme a quello di Sinisa - anche i nomi di alcune persone comuni che, come lui, stanno lottando con la malattia. Poi, nella commozione generale, ha lasciato alcuni secondi perché ognuno ricordasse un nome che ha nel cuore, un amico che è nella sofferenza. C'era un silenzio incredibile.Era presente anche la moglie di Sinisa. Anni fa Mihajlovic andò a Medjugorje con l'amico Paolo Brosio e incontrò una delle veggenti, Mirjana.Dopo raccontò: "Io mi reputo un tipo duro, è difficile che pianga, ma là ho pianto più volte, non so perché. Quando sono uscito mi sono sentito tutto libero, una sensazione strana... Di solito io prego quando ho bisogno e questo non va bene".Era andato per sostenere un'iniziativa di solidarietà di Brosio con gli orfani di quella terra devastata dalla guerra. Brosio, nei giorni scorsi, saputo della malattia, gli ha scritto su facebook: "Caro Sinisa, ti voglio bene, non perché sei un campione e sei famoso, ma perché tu nel 2009, in quel 12 maggio del 2009, sei stato fra i primi a credere nella mia conversione e ad aiutare gli orfani e gli anziani abbandonati di Suor Kornelija. Con te, Roberto Mancini, il presidente Percassi e tanti, tanti pellegrini e molti altri personaggi dello sport e dello spettacolo, abbiamo portato a termine due case grandi realizzate con il cuore di tante persone. Diciotto anziani e ventidue orfani hanno oggi le loro case. Pregherò la Madonna che stenda il Suo Mantello Celeste su di te e la tua famiglia. Ti voglio bene caro Sinisa e presto ci riabbracceremo a Bologna".SIAMO NATI E NON MORIREMO MAI PIÙLa sensibilità di Mihajlovic al dolore degli altri è segno di una bella umanità e anche questo spiega perché tanti oggi sono solidali con lui. E hanno affidato alla Madonna lui e altre persone care."Il santuario della Madonna di san Luca" spiega don Massimo "per i bolognesi è il luogo, la casa, dove portare le fatiche, le sofferenze, le prove e le nostre speranze. Quindi i bolognesi vogliono portare su da lei il nostro allenatore, ma anche le tante persone che combattono quotidianamente la stessa battaglia, perché sono ammalate, persone che magari - non avendo la stessa notorietà di Sinisa - sono meno abbracciate da un affetto corale, a parte i familiari. Vogliamo portare tutti dalla Madonna perché lei li guardi".La Regina del cielo fa molte grazie, dona il conforto, dà la forza di lottare e anche la guarigione. Ma la grazia più grande che la Madonna fa a tutti, se si sta nel suo abbraccio, è questa: scoprire che - qualunque esito abbia la malattia - la vita non finisce affatto, non finisce mai, perché è vero ciò che diceva la splendida Chiara Corbella: "Siamo nati e non moriremo mai più".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5718L'ITALIA E' IL PAESE PIU' TARTASSATO DALL'UNIONE EUROPEA: LA PROCEDURA DI INFRAZIONE FATELA A VOSTRA MAMMA di Antonio SocciTutti parlano della "procedura d'infrazione" - ossia della punizione, con tanto di multa - che la UE intenderebbe infliggere all'Italia per "deficit eccessivo". Ma nessuno spiega se è giusto, chi sono i "punitori" e cosa li muove.Il professor Luca Ricolfi (area centrosinistra) ha osservato sul "Messaggero" che le cosiddette "regole" vengono fatte valere dalla Commissione europea con una "fortissima discrezionalità", cosicché "sono state tranquillamente ignorate quando a violarle erano Paesi come la Francia o la Germania". Mentre per l'Italia si decide in base al governo.Così è accaduto "che al governo italiano fosse concessa ogni sorta di sforamento e dilazione negli anni di Renzi e Gentiloni... e, simmetricamente, ora accade che... al governo italiano venga assai più perentoriamente richiesto di obbedire alle regole". In sostanza vogliono mettere in riga l'Italia che ha la colpa di aver votato Lega.Le regole europee sono usate dalla Commissione per costringere l'Italia a sottomettersi e per imporre le sue politiche economiche che si sono rivelate fallimentari (hanno infatti portato povertà, recessione e disoccupazione).La cosa che sconcerta è l'assurdità dei pretesti che accampano per colpirci: in questo caso l'irrilevante esiguità della variazione del deficit, che è ben inferiore al deficit della Francia.Ma nella narrazione corrente sembra che l'Italia meriti di essere punita perché sarebbe spendacciona e danneggerebbe gli altri partner europei i quali sarebbero stanchi di "pagare" i suoi vizi.Anzitutto va detto che l'Italia è fra i paesi più rigorosi e disciplinati perché da quasi trent'anni è in avanzo statale primario (un economista l'ha definito: "un record assoluto a livello mondiale").MA C'È DI PIÙIeri Matteo Salvini ha dichiarato: "All'Unione europea gli italiani stanno regalando decine di miliardi (e sangue) da anni, adesso basta".È vero? Sì. È esattamente così. Come ha fatto notare Fabio Dragoni, dal 2000 al 2017 noi abbiamo versato alla UE molto più di quanto abbiamo ricevuto: precisamente 88,720 miliardi in più che, evidentemente, sono andati a beneficio degli altri partner della UE. Inoltre abbiamo contribuito al Fondo Salva Stati con 58,200 miliardi (Fonte DEF 2019).In totale fanno 146,920 miliardi di cui hanno beneficiato gli altri paesi europei che poi oggi - incredibilmente - vogliono la procedura contro l'Italia per uno scostamento minimo del nostro deficit previsto.È grottesco e ingiusto: con tutti quei soldi avremmo addirittura abbattuto il debito (oltreché il deficit) e rilanciato la nostra economia (con forti investimenti in opere pubbliche).È assurdo che l'opposizione non faccia fronte comune col governo contro questa palese iniquità. È anche avvilente che sui media sia l'Italia ad apparire in colpa. Eppure noi non siamo debitori della Ue, bensì creditori. Perché non rivendicarlo tutti uniti?Forse qualcuno in Italia tifa per la procedura d'infrazione per dare un colpo ai "sovranisti"? Qualcuno in Italia pensa di avvantaggiarsi se la UE ci impone di dare un nuovo colpo a sanità e pensioni, se ci costringe a una nuova stangata fiscale e a una nuova recessione? C'è chi si aspetta un aiuto straniero contro Salvini? Spero di no.LA CAUSA DELLE SCIAGURE ITALIANELa "chiamata dello straniero" è sempre stata la causa di tutte le sciagure italiane. La storia insegna che le invasioni, le devastazioni e i saccheggi degli eserciti europei nel nostro Paese sono stati possibili per le divisioni fra gli italiani e perché qualcuno di loro chiamava quell'"aiuto" contro altri italiani.Esemplare il caso dell'Italia rinascimentale che era il faro mondiale della civiltà (nelle corti europee si imparava l'italiano come oggi si studia l'inglese).Essendo purtroppo divisa in tante fazioni contrapposte fu un boccone ghiotto per gli eserciti "europei" che non trovavano mai una resistenza concorde.Lo ha raccontato nella sua "Storia delle repubbliche italiane" lo storico ed economista ginevrino Sismondo de Sismondi: "Alla fine del secolo XV i signori delle nazioni francese, tedesca e spagnola furono tentati dall'opulenza meravigliosa dell'Italia, dove il saccheggio di una sola città prometteva loro a volte più ricchezze di quante ne potessero strappare a milioni di sudditi. Con i più vani pretesti essi invasero l'Italia che, per quaranta anni di guerra, fu di volta in volta devastata da tutti i popoli che poterono penetrarvi. Le esazioni di questi nuovi barbari fecero infine scomparire l'opulenza che li aveva tentati".Vogliamo imparare dalla storia?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5670LA NUOVA IDEOLOGIA APOCALITTICA di Antonio SocciPiù che una campagna elettorale, quella delle europee, è stata una campagna militare. Che, come nel 2018, ha visto il monopolio mediatico del partito del "politicamente corretto" (Ppc), il quale è più vasto del centrosinistra, perché va dai tecnocrati euristi ai centri sociali, comprendendo gran parte dei media e del ceto intellettuale (e pure l'attuale gerarchia vaticana).È la nuova religione laica degli "apocalittici e integrati" (per dirla con Eco). Infatti consiste anzitutto in allarmi apocalittici i quali - con il bau bau mediatico - danno ai seguaci la sensazione di essere i salvatori del mondo o almeno danno loro la possibilità di gridare col cuore in fiamme e atteggiarsi come gli unici che hanno una moralità e un pensiero, mentre gli altri (scettici o dissidenti che siano) vengono considerati degli infedeli eretici o nemici dell'umanità.L'allarme apocalittico ha pure la caratteristica - per la sua apodittica drammaticità - di indurre al fanatismo ed escludere l'analisi razionale, lo spirito critico e la verifica dei fatti. Non ammette mezze misure o chiaroscuri: conosce solo l'asserzione assoluta. E' un aut aut morale. Da una parte il Bene, dall'altra il Male. E impone di schierarsi. Basta avanzare un semplice dubbio e si è già catalogati tra le forze delle tenebre.AMBIENTALISMO, MIGRANTI, RAZZISMO, ECC.Ecco allora l'apocalisse climatica imminente che - come la fine del mondo di certe sette millenariste - viene però sempre spostata a data da destinarsi.Ecco l'apocalittico allarme sui migranti e sulle stragi per naufragio in mare (paragonate addirittura alla shoah) da cui consegue l'imperativo di spalancare le frontiere. Non importa se proprio fermando le partenze sono quasi sparite le morti in mare, non importa se i paesi di provenienza - con i vescovi africani - ripetono che questo traffico di esseri umani dissangua i loro paesi e provoca tragedie, destabilizzando i paesi di arrivo. Gli umanitari non sembrano interessati alla realtà.Ecco poi l'allarme apocalittico sul razzismo dilagante e - connesso - il terribile allarme sull'onda nera del fascismo montante (che fa solo pubblicità a certi minuscoli gruppetti di nostalgici, del tutto marginali).Ultimamente - non ritenendo bastante l'allarme sulla "marea fascista" - si è voluto addirittura farla diventare nazifascista o nazista "tout court", evocando la Germania degli anni Trenta.C'è poi la mitologia della UE "che ci ha regalato 70 anni di pace" (pur essendo nata solo 27 anni fa, anni in cui sono tornate le guerre proprio in Europa).Mitologia connessa con l'allarme sovranismo che sarebbe come un flagello biblico capace di sprofondarci (chissà perché) nelle tenebre di un'Europa senza Erasmus o addirittura in una nuova guerra (mondiale o nucleare forse).Fra gli allarmi apocalittici di questi anni c'è quello sulla Brexit. Sembrava che, se i britannici avessero votato per l'uscita dalla UE, l'isola sarebbe sprofondata. Invece è sprofondata solo una classe politica antibrexit che non è stata capace per ora di gestire l'uscita.Il titolo più emblematico è quello recente del "Corriere della sera" che rilanciava il solito studio catastrofista: "Con la Brexit verdura e frutta troppo care: previsti oltre 12 mila infarti in più in dieci anni".Chissà come ha fatto il popolo britannico a sopravvivere fino al 1992 e come ha fatto a mangiare frutta e verdura per secoli senza la UE.Apocalittico fu anche l'allarme per la possibile vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. Poi il "mostro" è arrivato alla Casa Bianca e - chissà perché - gli Stati Uniti, invece dichiarare bancarotta, hanno messo il turbo e hanno oggi l'economia che corre di più in Occidente.UN CATALOGO AMPIOIl catalogo degli allarmi apocalittici è ampio. C'è l'allarme spread con il quale si possono abbattere i governi e tassare i popoli tenendoli sul ciglio del burrone (salvo scoprire che la Bce può spazzarlo via con una semplice dichiarazione del governatore).Poi c'è l'allarme fake news, magari prodotto dall'altro mostro apocalittico, la Russia di Putin, che - a sentire i media - con qualche decina di account su twitter e facebook determinerebbe le elezioni in America e in Europa (e chissà perché i partiti, invece di spendere tanto per le campagne elettorali, non vincono con quella semplice trovata).Il senso del ridicolo è sparito in questa apocalittica che non permette una discussione laica e razionale. Però - fra tante apocalissi annunciate per il prossimo futuro - non si vedono i fatti, quelli sì, veramente drammatici del presente e del passato recente.Avete mai sentito, nel mare di retorica europeista di questi giorni, rammentare la tragedia della Grecia?E fra tanti allarmi umanitari, chi lotta per i cristiani che in mezzo mondo continuano a subire macelli e persecuzioni nell'indifferenza generale? E chi riflette sullo scarso valore della vita umana nelle legislazioni moderne?Infine è curioso che proprio gli "apocalittici" accusino i loro avversari di alimentare la tensione e il clima di paura. Del resto proprio chi agita i fantasmi del fascismo (o del nazismo) ha la propensione alla demonizzazione dell'avversario e la conseguente tentazione di censurare o zittire o scomunicare le idee difformi.Come ha scritto Eugenio Capozzi: "la retorica politicamente corretta - con la sua impostazione di 'catechismo civile' e la sua strutturale tendenza alla censura - non è una degenerazione del linguaggio, un tic del discorso pubblico contemporaneo o una moda delle classi colte. Rappresenta invece l'espressione di un'ideologia, impostasi nelle società occidentali nell'ultimo mezzo secolo, paradossalmente mentre il luogo comune dominante sosteneva la morte delle ideologie".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5637IL PD DI ZINGARETTI PROMETTE L'IMPOSSIBILE: ZERO EMISSIONI DI COBALTO (O ANIDRIDE CARBONICA?) di Antonio SocciC'è un'esilarante battuta nell'antologia delle "Formiche". Un tizio, preoccupato per le sorti dell'umanità, dice: "Pensa, ogni volta che respiro muore un uomo". E l'altro: "Hai provato a fare qualcosa per l'alito?".Torna d'attualità a proposito del recente manifesto del PD che ha fatto scompisciare dal ridere l'Italia perché i famosi "competenti" del partito di Zingaretti hanno confuso l'anidride carbonica (CO) con il cobalto (Co) scrivendo: "Zero emissioni di Co2 entro il 2050".Infatti in questo slogan - perfetto emblema di un partito di grandi intellettuali che è passato dal pensiero di Marx a quello di Greta - è contenuta una "rivelazione" ancora più grossa di quella sul cobalto, in quanto "zero emissioni" di anidride carbonica "entro il 2050" significa che entro quell'anno il PD ha intenzione di convincere sette miliardi di esseri umani, che oggi popolano il mondo, a smettere del tutto di respirare dal momento che ad ogni respiro - maledetti devastatori - consumano ossigeno ed emettono anidride carbonica.Si dovrà provvedere anche a convincere tutti gli alberi del pianeta a suicidarsi in quanto finora, per vivere, si sono nutriti assorbendo enormi quantità di anidride carbonica...ZERO EMISSIONI DI ANIDRIDE CARBONICA ENTRO IL 2050Adesso si spiega anche il senso dell'altro manifesto programmatico del Pd che sobriamente proclama il proposito di salvare la terra. Il partito di Zingaretti - che, com'è noto, ha già salvato l'Italia - ora dichiara l'intenzione di salvare il pianeta appunto con "zero emissioni" di anidride carbonica "entro il 2050".Per raggiungere tale modesto obiettivo - dopo aver convinto tutti gli esseri umani a non respirare e aver spazzato via tutte le piante dalla terra - il problema sarà persuadere i vulcani a non emettere più CO2, dal momento che questi screanzati, incuranti di Zingaretti, continuano a rilasciare ogni anno in atmosfera dai 130 ai 250 milioni di tonnellate di CO2 (e - detto per inciso - è proprio grazie a queste emissioni dei vulcani che sulla Terra poté svilupparsi la vita).Inoltre, dopo aver fatto spegnere i vulcani o aver provveduto a tapparli con una colata di cemento armato, Zingaretti e compagni dovranno provvedere a convincere pure gli animali a non respirare.Anche loro infatti hanno l'infame vizio di emettere anidride carbonica e non va bene, perché così facendo distruggono il pianeta e sabotano il programma del partito (emissioni zero "entro il 2050").Il Pd - per conseguire il suo obiettivo - potrebbe varare un nuovo manifesto diretto a tutti i viventi (uomini, piante e animali) con questo slogan: "Non fate piangere Zingaretti (e Greta): smettete di respirare". Quanti viventi vorranno dare un dispiacere al Pd e a Greta? Vedremo.MA NON BASTAPer salvare il pianeta il Pd dovrà anche applicarsi al grave problema delle flatulenze bovine oltreché al meteorismo delle vacche.In sostanza il PD dovrà convincere questi quadrupedi, e tutti gli altri che alleviamo in grande quantità, a non ruttare e a non emettere altri tipi di gas (come il metano, che aumenta l'effetto serra) dalla parte del corpo opposta alla bocca.Com'è noto, infatti, molti e autorevoli studi e ricerche hanno dimostrato che "i gas ad effetto serra emessi dal bestiame" sono "responsabili di circa il 10% delle emissioni ad effetto serra globali".Inoltre "hanno stimato" scriveva l'Ansa, che "le emissioni di gas serra dovute a 11 tipi di bestiame, relative a 237 nazioni e rilasciate nell'ultima metà del secolo... globalmente dal 1961 al 2010... sono aumentate del 51%.Il 74% delle emissioni mondiali è causato dai bovini".Il Pd potrebbe forse proporre di collocare una marmitta catalitica al deretano di ogni vacca, ma sono milioni di capi.Anche alla defecazione i bovini non sembrano disposti a rinunciare, a meno che Zingaretti e compagni non intendano otturare il loro posteriore con tappi di sughero o altro materiale.In effetti il Pd dovrà impegnarsi molto su questo problema perché - come scriveva "Il Sole 24 ore", riportando una ricerca dell'Università di Boulder, nel Colorado - "gli escrementi delle mucche, e non solo, potrebbero essere responsabili del peggioramento della qualità dell'aria attraverso queste sostanze (ammoniaca e altri composti dell'azoto) quanto le automobili, se non addirittura di più, come scrive il sito di 'Science', riprendendo i dati pubblicati da 'Geophisical Research Letters' ".Riusciranno i nostri Supereroi - Zingaretti e compagni - a salvare il pianeta? Riusciranno a salvare l'umanità?Per il momento sembra che l'obiettivo in cui sono più strenuamente impegnati sia la salvezza del loro stesso partito che ha perso disastrosamente tutte le elezioni regionali di questi mesi e - stando ai sondaggi - è messo molto male.I bovini, per ora, possono tirare un respiro di sollievo (ma solo un respiro, mi raccomando).
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5608DESTRA E SINISTRA SONO TORNATE... LO PROCLAMA L'ESPRESSO di Antonio SocciTornano Destra e Sinistra? Lo proclama la copertina dell'Espresso: "Chi si rivede: Destra e Sinistra. Da una parte i nazionalisti, i sovranisti, i nostalgici. Dall'altra le donne, i ragazzi, gli ambientalisti".Tutto chiaro dunque. Da una parte brutti, sporchi, cattivi e ottusi. Dall'altra belli, puliti, buoni e intelligenti. Da una parte il Male, dall'altra il Bene, da una parte il torto, dall'altra la ragione. Questa è l'autorappresentazione della Sinistra. Tutto chiaro, semplice e rassicurante. Permette di sentirsi i migliori, superiori ai "nemici". Solo che poi la realtà non sta nei suoi schemi: per esempio, l'Espresso dove metterebbe Berlusconi, oggi?Cosa è di Sinistra e cosa è di Destra è l'assillo di sempre dei compagni che devono incasellare tutto nei loro schemi manichei in bianco e nero.Ricordano il vecchio film "Maledetti vi amerò" , dove il protagonista, il sessantottino Svitol , tornato in Italia alla fine degli anni Settanta, cercava di ritrovare le coordinate: "Il tè è di sinistra, come il riso integrale e la cucina macrobiotica. Il caffè invece è di destra, anche il bagno con la vasca è di destra. La doccia, invece, è di sinistra. L'erotismo è di sinistra, la pornografia è di destra. L'eterosessualità è di destra, l'omosessualità, invece, ha un profondo valore trasgressivo, quindi è di sinistra. In quanto a Nietzsche è stato rivalutato, cioè adesso è di sinistra... compagni, non facciamo casino, ah! Bisaglia è di destra, Basaglia è di sinistra. Cosa vuol dire una vocale...".E oggi? Su Twitter un certo Matteo Brandi ha ironicamente rappresentato così la Sinistra del 2019: "Viva i Rom, ma non nel mio quartiere. Viva il libero mercato, ma non per la mia radio. Viva le culture del mondo, ma non la mia. Viva l'austerity, ma non con i miei soldi. Viva il precariato, ma non per mio figlio. Viva la democrazia, ma non contro le mie idee".Si potrebbe continuare. Viva le tasse, ma non per me. Viva la libertà di parola, ma non per chi esprime idee che io avverso. Viva il suffragio universale, ma solo se decreta la vittoria della mia parte.Viva gli altri popoli europei, ma non quando votano per la Brexit o manifestano coi gilet gialli contro Macron o scelgono i sovranisti. Viva gli Stati Uniti, ma solo se non votano Trump.Viva i migranti, ma in periferia, non nel mio luogo di vacanza o nel mio condominio. Viva l'Umanità dall'altra parte del mare. Se invece è dall'altra parte del muro - sotto forma di vicino rumoroso - è insopportabile.E poi: viva la lotta al riscaldamento globale, ma non chiedete a me di rinunciare alla macchina o ai miei consumi e al mio benessere.Viva il Tricolore, ma solo finché c'era la polemizzare con la Lega bossiana. Oggi va assolutamente sostituito con la bandiera della UE.Viva la bandiera della pace (da appendere ai balconi), ma solo per la guerra all'Iraq, non per quella alla Serbia o alla Libia.Viva la sovranità nazionale, ma solo finché - in anni lontani - si manifestava contro la Nato e contro gli Stati Uniti. Oggi è un'espressione detestabile. Viva il Mercato, ma solo oggi, perché fino a ieri era il demonio.In effetti l'uomo di Sinistra deve fare attenzione con le cose da avversare. Dimenticati gli slogan rivoluzionari di ieri, oggi si proclama contro le parole di odio, ma solo quelle degli altri. È contro l'intolleranza, ma non la sua.Contro i "privilegi", ma quelli altrui (per i propri ha una certa benevolenza). Contro l'omofobia e la discriminazione delle donne, ma facendo spallucce e fischiettando se parliamo di certi paesi islamici.Contro la Chiesa, ma non i preti progressisti che stanno con la Sinistra. Contro Berlusconi, ma non ora che avversa il governo.Contro il M5S, ma solo finché è alleato della Lega. Se volesse graziosamente coalizzarsi con il PD diventerebbe un'apprezzabile "costola della Sinistra".Contro la piazza, ma solo se ha idee "populiste", in caso contrario va esaltata la magnifica manifestazione democratica.Contro il muro col Messico di Trump (che non è ancora stato innalzato), ma senza dire parola contro il muro col Messico già costruito da Bill Clinton. [...]E ancora: contro le frontiere chiuse di Salvini, ma non contro quelle di Minniti. Contro l'attacco alle pensioni (usare l'espressione "massacro sociale"), ma non quando a "riformarle" è un governo "progressista".La conclusione potremmo affidarla a Nicolas Gomez Davila: "L'uomo di sinistra si crede generoso perché le sue mete sono confuse".Oppure - fate voi - a Oriana Fallaci: "Per tenersi a galla oggi bisogna stare a sinistra". Non solo perché conviene, ma anche perché "ti garantisce il potere" ed "è di moda. Sissignori... È un conformismo, una convenzione. Soprattutto per i banchieri e i magnati e i presunti intellettuali... Per i giornalisti e le giornaliste... Per gli stilisti... Per la Confindustria che fa lingua in bocca con la Cgil, insomma per quella che in America si chiama 'the Caviar Left'. La Sinistra al Caviale". Il caviale del tramonto.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5603LA BELLA ITALIA CHE I MEDIA NON RACCONTANO di Antonio SocciQuella che, alle porte di Milano, la settimana scorsa, poteva essere una strage di bambini e (grazie a Dio) è stata scongiurata dal pronto intervento dei Carabinieri, sui media è stata trasformata nell'occasione per far propaganda allo "Ius soli". Paradossale - visto che l'autista era un senegalese diventato cittadino italiano - ma è così.Per questo i media hanno trasformato in un eroe il giovane Ramy, in quanto egiziano, mentre sono spariti dalle cronache tutti quei ragazzi i quali - essendo appunto italiani - non servivano alla causa. Un titolo per tutti, quello del "Corriere della sera": "Ramy, il ragazzino eroe: 'Sogno la cittadinanza'".Tutti i riflettori sono stati per lui. Non si è più visto il bambino (credo si chiami Riccardo) che ha preso per primo il telefonino per cercare aiuto. Dall'unica, iniziale, intervista che gli è stata fatta appare come un ragazzino italiano, biondo, con un piccolo crocifisso al collo, quindi non serviva per la narrazione migrazionista.LA CELEBRAZIONE MEDIATICA SOLO SE SEI STRANIEROCosì come non si è saputo nulla del ragazzo, veramente eroico, che - quando l'autista ha preteso uno che andasse lì vicino a lui, da tenere a portata di mano - si è offerto come volontario("altrimenti minacciava di far saltare in aria il bus..."). Un vero eroe. Ma solo i ragazzi stranieri hanno avuto la celebrazione mediatica.L'unico italiano a cui i media hanno dedicato qualche attenzione è colui che - mentre correva via dal pullman con i suoi amici - ha gridato due volte "ti amo" . L'episodio corrispondeva alla sensibilità oggi dominante che cucina "l'amore" in tutte le salse e in tutti i modi possibili. Così ha suscitato palpiti di commozione e interesse.A lui infatti sono state dedicate le considerazioni di Massimo Gramellini sulla prima pagina del "Corriere" , che ha scritto: "Sono affascinato dal ragazzino che urla 'ti amo... io ti amo', mentre scappa con i compagni dallo scuolabus in fiamme, ma anche seriamente preoccupato per lui".E la preoccupazione - spiega sarcasticamente Gramellini - sta nella "possibilità che, in mezzo a tutto quel frastuono, la destinataria del suo 'Ti amo' non si sia accorta di nulla. O, peggio, che se ne sia accorta e gli abbia risposto: 'Ti voglio bene anch'io, ma più come amico' ".Noi adulti siamo scafati e sappiamo come vanno queste faccende di cuore. Guardiamo con tenerezza, ma anche con una certa disincantata ironia i ragazzi che a 12 anni non hanno ancora capito che l'amore espone ad amare delusioni.DIO TI AMO!Anche "Le iene" hanno acceso un faro su questo ragazzo e sono andate a cercarlo. Ma - una volta trovatolo - ecco la sorpresa che ha spiazzato l'intervistatrice.Guglielmo - questo è il nome di quel dodicenne - ha una faccetta simpatica e una felpa gialla. Appare un po' intimidito dalle telecamere.Dopo aver detto che ora sta bene ("mi sono ripreso dallo spavento"), alla giornalista che gli chiedeva a chi erano rivolte le parole 'ti amo', ha spiegato: "Erano rivolte al Signore, perché sul pullman eravamo tutti disperati e anche io ho voluto fare una mia preghiera. E quando siamo riusciti a salvarci mi è sembrato che si fosse avverata e quindi ho voluto ringraziare".La giornalista, stupita (e spiazzata) chiede: "E hai urlato...?": E lui : "(Ho urlato) Dio ti amo!". Ecco svelato il mistero. Non "io ti amo!", ma "Dio, ti amo!". Così, in questi strani giorni, in un momento storico che affonda nel cinismo, ci è arrivata una lezione da un bambino che spalanca un orizzonte dimenticato.È sembrato avverarsi quanto proclama il Salmo 8:"Con la bocca dei bimbi e dei lattantiaffermi la tua potenza contro i tuoi avversari,per ridurre al silenzio nemici e ribelli".Quei ragazzi, nel momento del terrore, si sono raccomandati a Dio e, una volta liberati dal pericolo, scappando verso la libertà, Guglielmo - per tutti gli amici - con quel grido ("Dio ti amo!") ha ringraziato il Padre che tutti abbiamo nei Cieli.Dietro il bel volto luminoso di Guglielmo c'è quell'Italia umile, fatta di famiglie, parrocchie e oratori che è e resta ancora l'Italia che dà speranza. Ed è la bella Italia che sui media non sembra degna di essere raccontata.