Podcasts about hispavox

Major Spanish record label owned by Hispavox, S.A.

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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#132- I palos del flamenco: la Petenera (terza parte) - Flamenco Chiavi in Mano

Flamenco Chiavi in Mano podcast

Play Episode Listen Later Jan 15, 2025 34:12


Prima di ascoltare questo podcast ti consiglio di andare ad ascoltare i due precedenti, in cui ho parlato delle origini e dell'evoluzione della Petenera in tempi più antichi.Questo podcast parla di come la Petenera si è evoluta fino ai nostri giorni.Ascoltiamo diversi esempi, partendo dalla petenera più antica mai incisa, del Mochuelo, edita da Gramophone nel 1899. La registrazione viene dall'archivio della Sociedad Pizarras, che fa un lavoro incredibile di recupero dei dischi antichi che vengono messi on line a disposiizone di tutti su youtube invece che buttati in discarica. Fra l'altro io sono socia, e tu puoi associarti, o per lo meno sostenere la Sociedad seguendo il canale youtube.Ascoltare dischi antichi pieni di click e fruscii non è facile ma sono dei gioielli incredibili, ed è molto prezioso ascoltarli.La petenera più antica era quella di Medina el Viejo, che però non ha inciso nulla ma possiamo ascoltare una registrazione fatta da suo figlio, El Nino Medina, accompagnato dal chitarrista Ramon Montoya, un mito della storia del flamenco.Ascoltiamo anche un esempio della bellissima voce di Juan Breva, che aveva imparato a cantare la petenera dal Nino Medina, collega di spettacolo nei locali. Juan Breva, classe 1844 o forse 1846, era bravissimo e molto famoso, nacque a Velez Malaga, ed ebbe grande successo a Malaga e poi a Madrid. Personalizzò il cante di Medina el Viejo, e probabilmente fu lui a rendere famosa questa melodia, La seconda strofa cantata dal Mochuelo nella registrazione del 1899 è proprio la petenera di Juan Breva, in una versione più rapida e leggera, "commerciale". Come mai ci fu questa evoluzione da allora ad oggi? La petenera di quell'epoca a cavallo fra 800 e 900 era molto diversa. Grande responsabilità fu quella di Pastora Pavon la Nina de los Peines, che imparò il cante por petenera di Medina attraverso el Nino Medina, grazie a suo fratello, Arturo Pavon, che non divenne un cantaor famoso perché non amava esibirsi in pubblico. Tutto ciò che Pastora cantava diventava meravigliosamente flamenco e molto artitico e profondo. Petenera inclusa! Ascoltiamo un esempio di una letra dello stile che viene attribuio proprio a lei. Il suo cante era molto più lento e molto meno ritmico. Anche Antonio Chacon fece molto per la storia della petenera. Cantava due letras di petenera di Medina el Viejo e una di propria creazione (qualche flamencologo dice che non fu lui a creare questa forma specifica, ma fatto sta che la cantava lui). Non possiamo ascoltare Chacon che canta Petenera perché purtroppo non ci sono registrazioni sue, ma possiamo ascoltare il suo stile cantato da Alfredo Arrebola. Per fortuna il flamenco cita spesso se stesso!Il modo di cantare di Chacon è stato tramandato tantissimo non solo da Chacon stesso ma dal suo chitarrista, Perico el Del Lunar, che fra l'altro ha gestito la famosissima antologia del Cante Flamenco edita da Hispavox negli anni 50 che è stata una pietra miliare del cante flamenco, punto di riferimento per tutti i cantaores a venire. Ascoltiamo anche Rafael Romero El Gallina accompagnato da Perico, che canta allo stile di Chacon. El Gallina ha educato altri cantaores a cantare allo stile di Chacon, come Bernardo de los Lobitos, Pericon de Cadiz o Pepe de la Matrona.Ci sono anche creazioni personali di Petenera, interessanti. C'è quella suonata da Federico Garcia Lorca al piano e cantata da la Argentinita, ripresa da Carmen Linares. TI faccio ascoltare entrambe le versioni, ma prima di quella di Carmen Linares nel disco "Canciones populares antiguas", ti faccio ascoltare la stessa Carmen che canta El Pano Moruno, che molti vedono come un predecessore della petenera. Sentirai gli elementi in comune.La stessa Carmen Linares ci regala un'altra strofa incredibile di petenera, bellissima, nel Cd La Luna y el Rio. La letra parla di tema ebraico. Spendiamo due parole per la salida del cante. Anticamente si faceva, ed era molto breve (forse perché il tempo a disposizione per le registrazioni era cortissimo), soltanto prendere la nota. Oggi in pratica non si fa più. Altra cosa su cui riflettere è il fatto che la petenera ha fama di portare sfortuna. Questa superstizione nacque probabilmente a metà del 900, quando nell'opera teatrale La Cabalgata durante la tournee a Londra dello spettacolo, mentre veniva cantata la Petenera, la ballerina Mari Paz doveva interpretare una donna di nome petenera, morta e in corteo funebre, ma la ballerina morì davvero e lo spettacolo venne interrotto. Forse i cantaores hanno questa superstizione a causa del legame fra questo cante e la tradizione ebraica, per pregiudizio.In realtà i  cantaores gitani, che sono anche superstiziosi, l'hanno cantata, come la Nina de los peines o lo stesso Camaron de la Isla.Probabilmente la questione è che il cante por petenera è molto difficile sia emozionalmente che tecnicamente E non tutti riescono a cantarlo!Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985 e dal 1990 insegno a Milano baile flamenco e Lyrical Arab Dance, un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo.Insegnando amo tantissimo montare beiles por petenera e anche usare questo palo per fare esercizi. Per un bailaor, è di grande ispirazione per lavorare sulla danza in modo espressivo. Consiglio assolutamente di ascoltare il meraviglioso lavoro di Carmen de la Jara, che forse è l'unica cantaora che nel suo repertorio oggi conserva tutte le melodie della storia della petenera.

Julia en la onda
Territorio comanche: El Nueva York de Vampire Weekend y Paul Auster

Julia en la onda

Play Episode Listen Later May 3, 2024 86:03


Cada viernes, en Territorio comanche, cerramos la semana de Julia en la Onda con la mejor banda sonora con Máximo Pradera, Santiago Segurola, Miqui Otero y Nuria Torreblanca. Hablamos del Nueva York de Vampire Weekend y Paul Auster; de Henry Mancini, de la historia de Hispavox, de Duane Eddy y de películas de amor torcido con el director Daniel Monzón. 

Radio Madrid
Karina - Hispavox

Radio Madrid

Play Episode Listen Later Jan 16, 2024 2:14


hispavox
El Faro
Gatopard@ | Karina: "Yo era Cenicienta e Hispavox fue mi malvada madrastra"

El Faro

Play Episode Listen Later Dec 13, 2023 28:21


Karina visita El Faro para repasar su trayectoria incluido el momento en el que Hispavox decidió no renovar su contrato porque no querían "hoteritas". La artista ha estado hablando con Mara Torres de cómo vivió Eurovisión o su reciente paso por Gran Hermano VIP que tanto ha revolucionado a la audiencia, tanto por su entrada como por su abandono del reality show de Telecinco. En enero estrena 'Yo Soy Karina', el espectáculo que repasa su carrera en el Teatro Bellas Artes el 15, 22 y 29 de enero y 12 y 26 de febrero de 2024.

GATOPARD@
Gatopard@ | Karina: "Yo era Cenicienta e Hispavox fue mi malvada madrastra"

GATOPARD@

Play Episode Listen Later Dec 13, 2023 28:21


Karina visita El Faro para repasar su trayectoria incluido el momento en el que Hispavox decidió no renovar su contrato porque no querían "hoteritas". La artista ha estado hablando con Mara Torres de cómo vivió Eurovisión o su reciente paso por Gran Hermano VIP que tanto ha revolucionado a la audiencia, tanto por su entrada como por su abandono del reality show de Telecinco. En enero estrena 'Yo Soy Karina', el espectáculo que repasa su carrera en el Teatro Bellas Artes el 15, 22 y 29 de enero y 12 y 26 de febrero de 2024.

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#96 L'influenza delle Antologie del cante sullo sviluppo del flamenco - Flamenco Chiavi in Mano

Flamenco Chiavi in Mano podcast

Play Episode Listen Later Jul 24, 2023 24:43


Negli anni 50 e ancora fino agli anni 80 sono state pubblicate parecchie antologie dedicate al cante flamenco. In particolare è interessante quella edita da Hispavox nel 1954, diretto dal chitarrista Jerezano Perico el del Lunar, una personalità importante nel flamenco, un chitarrista che accompagnò tantissime figure fondamentali del cante. Questa antologia fu la prima. Molte di queste pubblicazioni consistevano anche in vari dischi, e spesso venivano accompagnate da libretti, scritti da studiosi che cominciavano ad occuparsi del flamenco da un punto di vista teorico. Questa prima antologia ebbe successo, e la Hispavox fece uscire una seconda antologia, questa volta totalmente cantata da Manolo Caracol, ed accompagnata da un libro esplicativo del cante, scritto dal titolare della cattedra di folklore del Conservatorio di Madrid, Manuel Garcia Matos. E' stato il primo caso nella storia!Altre case discografiche fecero la stessa cosa. In che senso le antologie hanno interferito nella storia del flamenco? Tutti gli studiosi del flamenco hanno poi fatto riferimento alle antologie, che sono diventate una base per creare una classificazione del flamenco, una "tassonomia", come si direbbe nelle scienze naturali. FIno ad allora non si pensava di classificare il falmenco!Una casa discografica non ha scopi benefici e culturali, ma è una società commerciale,che come tale deve funzionare. Hispavox scelse Manolo Caracol perché era un bravissimo cantaor, come tanti altri dell'epoca, ma era senza dubbio famoso e aveva olto seguito, quindi la sua opera poteva vendere. Conservatori, scuole di flamenco, cantaores che studiano per perfezionarsi nel cante, tutti studiano su queste antologie e i brani che esse contengono sono diventati dei canoni. Una antologia sembra qualcosa di neutro, non qualcosa che parte da un giudizio di qualcun altro. Siamo portati a pensare che queste antologie contengano tutta la storia del flamenco e che ci possiamo appoggiare su di essere per capire l'intero corpus del flamenco. Ma ci dobbiamo ricordare che diventa storia solo ciò che è contenuto al loro interno, e ciò che lo è corrisponde ad esigenze commerciali dell'epoca e gusti dei direttori che hanno scelto proprio quei brani. Altri palos che non sono stati inseriti nelle antologie a volte si sono evoluti in altro modo, schiacciandosi magari sul modello di qualche cante più noto. La tradizione orale fa in modo che chi canta o suona ripeta ciò che ha sentito, facendosi sempre influenzare dal proprio gusto e dalle proprie esperienze di ascolto. L'identità di qualche palo sicuramente è stata perduta, e altri palos si sono forgiati sui brani registrati sulle antologie. Il repertorio in musica è il campo di studio con cui confrontarsi. Le opere hanno una indubbia qualità artistica e vengono scelte per questo. Divengono quindi la somma di ciò che "occorre conoscere ed apprezzare". E i brani diventano canoni. Un canone è una norma, una regola, un punto di riferimento preciso, in musica: un esempio di perfezione al quale chiunque deve fare riferimento per valutare brani prodotti successivamente, l'operato di un musicista, la validità di uno stile, di un modo di cantare o suonare. Il punto di riferimento è precisissimo, e si sceglie nel suo valore intrinseco. "Un pezzo imprescindibile" che rappresenta appunto l'autorità. A questo punto stabilire se un artisti, un brano, uno stile, sono "ok", dipende dal loro confronto con il canone. Nella storia della musica se un brano diventa un canone non viene poi sostituito, e rimane immutabile. Le Antologie hanno creato punti di riferimento così stabili che forzano lo studioso, musicologo o musicista, a mettere in ordine le priorità della loro conoscenza basandosi non sulla esperienza personale, i gusti della zona e quelli personali, ma a seconda di quanto inserito nell'antologia stessa, in modo astratto. La tradizione orale è contraria a questo concetto! Le antologie rendono i brani-canone immutabili, come se fossero scritti. DIventano un filtro pre-confezionato, che fra l'altro è lo stesso per tutti gli studiosi del flamenco a livello globale!La storia ha fatto questo, quidni non voglio stabilire se sia giusto o sbagliato, ma solo verificare che questo fenomeno ha deviato il corso della storia.Fra l'altro la tecnologia digitale ha permesso oggi di ripulire le registrazioni molto antiche, fatte con i primi cilindri di cera o i dischi di pizarra, di ardesia. E questo ci permette di ascoltare le linee di evoluzione dei vari palos in questi unltimi 100 anni!Un'altra cosa molto interessante è chi, come Jeromo Segura, fa ricerche su cantes antichi mai registrati prima, che proprio per non essere mai stati incisi potevano perdersi. Le antologie prodotte da Jeromo su questo schema sono due: "La voz de la mina. Antologia de cantes mineros de La Union" (2014) dedicato ai canti della zona mineraria di La Union, nella regione di Murcia. Del 2016 è l'Antologia "Romances del Alosno", dedicata ai cantes tradizionali della regione di Huelva. Non mi vengono in mente altri tipi di antologie, ma non ritengo di conoscere tutto lo scibile universale del flamenco. Se le tue competenze sono ancora abbastanza poche, una antologia ti può aiutare a selezionare una modalità di aesploraizone del flamenco. Le antologie solitamente contengono ottimo materiale. Attenzione però a quelle che sono soltanto operazioni commerciali, come le collezioni di Flamenco chillout!Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e musiche e danze del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Anch'io utilizzo le antologie degli anni fra il 5 e l'80 per insegnare, per mostrare agli allievi l'identità di un genere musicale, perché vi si trovano spunti di riflessione ed esempi chiari, senza disperdersi in tanti ascolti di tanti cantaores che magari ne hanno fatto interpretazioni molto personali. Il nostro cervello ha sempre bisogno di classificare e creare canoni di qppurendimento. Ma fermarsi lì non va bene: occorre ascoltare il più possibile. On line si trova di tutto, soprattutto su youtube, e anche chi come noi vive lontano dall'Andalusia, può creare un gusto personale. Possiamo sostituire con la tecnologia l'esperienza personale che nella storia del flamenco era ascoltare nel quotidiano l'essenza del flamenco. Il flamenco si evolve e oggi usa le tecnologie, e ci consente di avere accesso a ciò che se non fosse stato registrato si sarebbe perso. Le Antologie non comprendono tutto, ad esempio Policana o Tango-Guajira non vi si trovano... E allora conviene ascoltare tanti concerti, magari filmati dal vivo e pubblicati su youtube!Non si può pensare che l'unica interpretazoine possibile di uno stile sia quella che è stata registrata... il flamenco è basato sull'interpretazione di chi lo produce e in definitiva anche sul cuore di chi lo riceve!

CRÓNICAS APASIONADAS
CRÓNICAS APASIONADAS T04C018 El Sonido Torrelaguna de Rafael Trabucchelli 1ª parte (06/11/2022)

CRÓNICAS APASIONADAS

Play Episode Listen Later Nov 6, 2022 53:47


Rafael Trabucchelli, productor, ayudado por Waldo de los Ríos y compositores como Manuel Alejandro fue el responsable del Sonido Torrelaguna, que tantos éxitos dio en los 60´s y 70´s a Hispavox.

Biblioteca Del Metal
Banzai - (Duros Y Potentes / Leyendas Del Rock) - Especial Fans - Episodio exclusivo para mecenas

Biblioteca Del Metal

Play Episode Listen Later Jul 13, 2022 66:08


Agradece a este podcast tantas horas de entretenimiento y disfruta de episodios exclusivos como éste. ¡Apóyale en iVoox! Colabora Con Biblioteca Del Metal: En Twitter - https://twitter.com/Anarkometal72 Y Donanos Unas Propinas En BAT. Para Seguir Con El Proyecto De la Biblioteca Mas Grande Del Metal. Muchisimas Gracias. La Tienda De Biblioteca Del Metal: Encontraras, Ropa, Accesorios,Decoracion, Ect... Todo Relacionado Al Podcats Biblioteca Del Metal Y Al Mundo Del Heavy Metal. Descubrela!!!!!! Ideal Para Llevarte O Regalar Productos Del Podcats De Ivoox. (Por Tiempo Limitado) https://teespring.com/es/stores/biblioteca-del-metal-1 Banzai es una banda de hard rock española, cuyo periodo principal de actividad se desarrolló entre los años 1982 y 1985. Banzai fue fundada en 1982 en Madrid por el guitarrista Salvador Domínguez. Tras su paso por grupos como Los Canarios y Los Pekenikes, editar un par de álbumes en solitario a finales de los 70, y colaborar con Miguel Ríos, a principios de los 80, Salvador se decide a crear su propia banda, y la bautiza con el nombre de uno de los temas que compuso con el propio Miguel Ríos en 1982, Banzai. La primera formación estuvo compuesta por Jimmy Reitz a las voces, Juan Carlos Redondo Snoopy a los teclados, José al bajo, Enrique Ballesteros a la batería y, como no podía ser de otra forma, Salvador a la guitarra solista. Estuvieron a punto de ser contratados por la compañía CBS, pero finalmente el contrato no se realizó. En 1983 se produjeron los primeros cambios en la banda, saliendo Jimmy, Enrique y José y entrando a sustituirles Valentín del Moral Chino, Larry Martín (ex-Miguel Ríos) y Carlos Vázquez Tibu respectivamente. Esta nueva formación consiguió ser contratada por Hispavox, cuyo fruto fue el LP Banzai. La composición de las letras fue llevada a cabo por Salva y el poeta contracultural Jaime Noguerol. Como sencillo se publicó la canción "Voy a tu ciudad". El disco contó con un éxito notable, llevando a la banda a dar conciertos por toda la Península. De nuevo se producen salidas y entradas en el grupo, marchándose Chino y Larry. Tras muchas conversaciones telefónicas Salvador logra reclutar a José Antonio Manzano y David Biosca, músicos experimentados que desarrollaban su carrera por el noreste del país. La nueva formación se presentó oficialmente en el festival "Mazarock" de 1983. Tras una nueva serie de conciertos Snoopy abandona el grupo, no teniendo un reemplazo inmediato puesto que se encontraban enfrascados en la grabación de la maqueta de su próximo LP. Entretanto reciben una oferta de la multinacional WEA, siendo aceptada y conllevando la rescisión del contrato con Hispavox. Para la grabación del disco se les unió el experimentado teclista argentino Danny Peyronel (ex UFO), lo que conllevó un considerable salto de calidad. Finalmente el álbum Duro y potente fue editado en 1984, poniendo de nuevo al grupo en el escaparate del rock español y consiguiendo otro puñado de conciertos a lo largo y ancho de la geografía española, repitiendo en el festival Mazarock de aquel año entre otros. Después de esto el grupo sufrió la crisis del rock español, que provocó un bajón de contrataciones, lo cual unido al hecho de que la mitad de los miembros residían en Madrid y la otra mitad en Barcelona, desembocó en la decisión de disolver la banda. Los residentes en Madrid, Salvador y Peyronel, formaron el grupo Tarzen, que fue contratado por Atlantic Records. Por el otro lado Manzano pasó por los grupos Zero y Niágara, hasta que fundó su propia banda Manzano. Su despedida oficial fue en un concierto en 1985 en el Pabellón del Real Madrid. En 1987 se realizó la primera reunión, en la que sólo dieron un concierto en la "Sala Canciller" de Madrid. En 1988, ya con la banda disuelta, el sello discográfico Claxon editó el disco Alive N' Screaming, el cual se nutría básicamente de temas del Duro y potente con la salvedad de la inclusión de cuatro temas en inglés (Red Light, Vengeance, A Time of Darkness y Don't Want to Wait), para los cuales Manzano tomó unas clases intensivas del idioma de Shakespeare. Durante años se ha rumoreado una y otra vez acerca de la reunión de Banzai, pero no se formalizó hasta el año 2011. En un principio el primer concierto, tras 24 años sin tocar juntos, iba a tener lugar durante el festival "Tiburock", organizado por el bajista Tibu. La formación iba a estar compuesta por Manzano a las voces, Salva a la guitarra solista, Tibu al bajo, Biosca a la batería y un nuevo integrante recomendado por Manzano y Biosca, Fredy Fresquet, a la guitarra rítmica y los teclados. Finalmente el festival fue cancelado sin más explicaciones. El resto de miembros de la banda se mostró indignado al enterarse por la prensa y no volver a tener noticias de su bajista. Tras tres meses de espera Nico Martínez, se unió a la banda y regresan a los escenarios el 4 de junio de 2011, durante un concierto ante 22.000 personas en el Nuevo Auditorio del Parque Aluche, en Madrid. En el año 2012 es editado un disco en directo, que testimonia el regreso de Banzai a los escenarios: En vivo y potente, lanzado por el sello Leyenda Records, y compuesto de 16 canciones, el cual fue acompañado de un DVD. El día 1 de abril de 2019 se hace publica por prensa y redes sociales la noticia del fallecimiento de José Antonio Manzano tras una larga lucha contra un cáncer de colon.Escucha este episodio completo y accede a todo el contenido exclusivo de Biblioteca Del Metal - (Recopilation). Descubre antes que nadie los nuevos episodios, y participa en la comunidad exclusiva de oyentes en https://go.ivoox.com/sq/308558

Cuentos Infantiles de los años 50, 60 y 70.
Micky Mouse, El sastrecillo valiente. 1972

Cuentos Infantiles de los años 50, 60 y 70.

Play Episode Listen Later Jul 3, 2022 4:16


Micky Mouse , El sastrecillo valiente. Narradora: Coralito. Dirección y producción: Edmundo Santos. Single 45 rpm. Disneyland Records a través de Hispavox 1972

single direcci valiente micky mouse hispavox disneyland records
Simpatía por la Industria Musical
Simpatía por la industria musical #116: Chencho Ros

Simpatía por la Industria Musical

Play Episode Listen Later Mar 22, 2022 56:01


CHENCHO ROS visita SIMPATÍA POR LA INDUSTRIA MUSICAL para desgranar más de 30 años en el sector.Cartagenero de nacimiento, Chencho es un apasionado del flamenco que empezó haciendo promoción de radio de WARNER, en 1991, para luego iniciar un periplo que le llevó a HISPAVOX, donde llegó a ejercer de director artístico, para después pasar por V2, montar CHITÓN, su propia empresa, y muchas más cosas que desgrana en un interesante conversación.

On Air Ediciones ( oAe )
Juan Claudio Cifuentes - Cifu - Jazz entre amigos. Luchamos por su legado.

On Air Ediciones ( oAe )

Play Episode Listen Later Feb 8, 2022 41:43


Entrevista a su hija, Laura, de Juan Claudio Cifuentes, el mítico periodista que abrió campo para el Jazz en la España renacida. www.cifujazz.org Para ver y escuchar, Jazz entre amigos https://www.esferajazz.com/cat/pagina-web/cifujazz/ Para escuchar, Jazz porque sí https://www.rtve.es/play/audios/jazz-porque-si/ Para seguir escuchando, A todo Jazz https://www.rtve.es/play/audios/a-todo-jazz/ Colabora a sostener la asociación que lucha por su legado. Biografía. Nacido el 20 de abril de 1941 en París, de padres españoles, su abuelo materno fue el eminente profesor de Derecho Mercantil Lorenzo de Benito y Endara. Instalado en España desde 1961, su ingreso en la universidad, (donde el único grupo musical allí existente es la Tuna...) y otras circunstancias le hacen ver claramente que no va a poder seguir con sus aficiones percusivas. Para consolarse iniciará aquel mismo año una larga colaboración, escribiendo artículos en la hoy legendaria (y difunta) revista Aria Jazz, que durará los ocho años en los que se mantuvo en activo dicha publicación. Pronto va a transformarse en coleccionista y a especializarse en Historia del Jazz, comenzando a dar charlas y conferencias con audiciones musicales para divulgar el jazz en centro educativos por todo el país. A mediados de la década de 1960, entra a trabajar en la industria discográfica donde permanecerá diecinueve años, prestando sus servicios en diversas compañías nacionales como Hispavox, Acción, Movieplay y Fonomusic, siendo director internacional en las tres últimas. Durante ese tiempo será responsable de numerosos lanzamientos de discos de jazz en el mercado español, firmando asimismo muchos textos de contraportada. Más en Cifujazz.org --- Send in a voice message: https://anchor.fm/on-air-ediciones/message

Simpatía por la Industria Musical
Simpatía por la industria musical #95: Carmen López

Simpatía por la Industria Musical

Play Episode Listen Later Oct 26, 2021 67:43


CARMEN LÓPEZ es la invitada a esta nueva entrega de SIMPATÍA POR LA INDUSTRIA MUSICAL en SUBTERFUGE RADIO.Comenzó en el departamento comercial de RCA en 1962 para en 1969, pasar la editorial del mismo grupo, dónde encontró su auténtica vía de desarrollo profesional.La que para muchos es a día de hoy, la gran editora de este país, continuó su carrera incorporándose en 1979 como directora de la editorial de HISPAVOX, participando en su fusión con EMI, de donde en 1987 marcha a dirigir el departamento de publishing, en la BMG del mítico edificio de la Avenida de los Madroños.En 2007 UNIVERSAL adquiere el catálogo de BMG, y con ello a Carmen, que culmina allí su carrera.El testimonio vital, pleno de experiencia y sabiduría, de una mujer que se merece el respeto y la admiración, de todos los que trabajamos en esto. Un lujo.

Simpatía por la Industria Musical
Simpatía por la industria musical #87: Alicia Arauzo

Simpatía por la Industria Musical

Play Episode Listen Later Jul 27, 2021 59:02


ALICIA ARAUZO protagoniza la última entrega de esta segunda temporada de SIMPATÍA POR LA INDUSTRIA MUSICAL en SUBTERFUGE RADIO.Una dilatada carrera profesional, donde ha destacado de manera sobresaliente, por su tesón, constancia y una apuesta clara por el trabajo en equipo.HISPAVOX, RCA o MCA, fueron su casa, hasta que en 1998, por avatares del negocio, llega a UNIVERSAL, donde continúa, a día de hoy, como directora general del departamento de discos.Un placer de los buenos, recibir su palabra y el testimonio de una más que valiosa experiencia en el sector y que ahora comparte con todos.

EL GUATEQUE
EL GUATEQUE T07C031 Con independencia de los caprichos del azar, Serrat sigue jugando en la playa. (25/07/2021)

EL GUATEQUE

Play Episode Listen Later Jul 24, 2021 53:53


Ya estamos encauzados hacia las vacaciones y vamos a salir todas huyendo de nuestras grises ciudades en busca de las excelsas playas de nuestro litoral. Después de un año de arduo trabajo y pandemia , lo mejor es encasquetarse el tanga o el biquini "arrepretao" y rebozarse en la arena gracias a nuestro protector solar 500, porque el sol pica de narices y como nos descuidemos, vamos a parecer todos como si nos hubiera parido una gamba. El turismo es un gran invento. Uno de los mejores comienzos que ha dado el cine español gracias a la canción Me gusta hacer turismo del gran Antón García Abril, creador de muchas bandas sonoras míticas de nuestro cine. "Me gusta hacer turismo, es algo estimulante, es una emocionante manera de aprendeeeerrrrr. La música jacobea encontró también su espacio en la música pop. Un tema emblemático fue “A Santiago voy” de Los Tamara, agrupación gallega que alcanzó una gran popularidad en la década de los 60 y los 70. Otro autor que cantó en gallego fue Andrés Do Barro. Una de las mejores composiciones de Andrés fue “Corpiño xeitoso”. “Estoy de Rodríguez” de Los De La Torre narra la historia de un marido que ha mandado a la parienta y prole de vacaciones. En fin, lo que se llamó un Rodríguez. Pero junto a bodrios tuvieron el acierto de impulsar en España, el nuevo ritmo jamaicano del que pronto se convirtieron en maestros. Rita Pavone , la diva piamontesa es de las más grandes artistas femeninas italianas sólo igualada por Mina o la Carrà, capaz de ser estrellas en la canción, en la televisión y en el cine. Hermanas Benitez fue un pizpireto grupo surgido en la incipiente Cuba castrista, emulando a las dentudas Supremes. Ornella Vanoni, la “señora de la canción italiana” mantuvo un romance en los años sesenta con el gran cantautor y compositor genovés Gino Paoli. Puede que Senza fine sea la canción de amor más bonita del mundo. Las Chic fueron el primer conjunto femenino de nuestro país, de muy breve duración , que nació gracias a la apuesta que la casa Hispavox hizo por ellas en un intento de frenar la invasión en el mercado discográfico hispano de la música nacida de los abundantes conjuntos femeninos sudamericanos. Hay canciones, momentos, imágenes que se nos quedan clavadas en el alma por más tiempo que transcurra, por más que nuestra vida haya cambiado tanto que apenas si nos reconocemos en el blanco y negro de viejas fotografías. Con independencia de los caprichos del azar, Serrat sigue jugando en la playa. Yo canto a la vida, yo canto a la gente, yo canto al amor…yo canto al recuerdo de un tiempo que ya no volvió. Con un comienzo mozartiano arrancaba el primer disco de estudio del cantante de canción ligera Julio Iglesias. Los Gritos grabaron una Cara B con una cumbia playera: “Estoy de vacaciones” de rimas facilonas envueltas en arreglos de percusión e incursiones de flauta y metales de lo más rutinario. Inevitable pensar en Los 3 Sudamericanos y otros artistas de la casposa Belter siempre dispuestos a cantar las bondades del desarrollo turístico español. Aquarius grabaron una versión curiosa del " Hot love " de Tyranosaurus Rex. La ye ye italiana Rita Monico interpreta a Bacharach en nna estupenda versión del tema popularizado por Dionne Warwick, What the World Needs Now.

Discópolis
Discópolis 11.334 - Blues & Rock III - Liberty Rock & Roll - 01/06/21

Discópolis

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 61:32


Terminamos el repaso del fabuloso elepé doble recopilatorio que lleva ocupándonos unos días V.A. – BLUES & ROCK Decca – DCS 15020/21 España 1972 Lista de canciones pendientes D1 Frijid Pink– Sing A Song For Freedom 3:00 D2 Amen Corner– Good Times 2:52 D3 Warren Philips & The Rockets– Be-Bop-A-Lula 2:18 D4 The Keef Hartley Band– The Time Is Near 7:45 Luego cumplimos una promesa que en su momento no pude complacer. Me rompí una pierna con Filomena y durante unos cuantos meses he tenido impedida la movilidad, hasta el punto de no poder acceder a un tocadiscos para transcribir y poneros un extraordinario vinilo de 1968 que no tiene equivalente en el mercado internacional, publicado en España en 1968. Casi todas las canciones están en antologías digitales, pero no todas. Además con su programación quiero destacar cómo conocimos el rock and roll en España, que por supuesto nos llegó, pero nunca en una antología tan buena, completa y tan bien elegida. Os pongo la edición única española en mono y sin retocar, tal como la leyó el tocadiscos analógico. V.A. ¡ESTO ES ROCK AND ROLL! Liberty, Hispavox, España 1968 Listado de canciones A1.- LARRY WILLIAMS Bonnie Moronie A2.- JERRY LEE LEWIS Great Balls of Fire A3.- BILL JUSTIS Raunchy A4.- FATS DOMINO Ain't that a Shame A5.- JOHNNY RIVERS Memphis A6.- BILLY WARD & THE DOMINOES Stardust A7.- EDDIE COCHRAN Long Tall Sally B1.- THE TRASHMEN Surfin' bird B2.- LARRY WILLIAMS Short Fat Fannie B3.- BILL BLACK COMBO Hearts of Stone B4.- FATS DOMINO Blueberry Hill B5.- BUDDY KNOX Party Doll B6.- JOHNNY & THE HURRICANES Red River Rock (Valle del Jarama) B7.- EDDIE COCHRAN Summertime Blues Bonus: MUDDY WATERS The Blues Had a Baby and They Named it Rock and Roll Escuchar audio

Discópolis
Discópolis 11.334 - Blues & Rock III - Liberty Rock & Roll - 01/06/21

Discópolis

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 61:32


Terminamos el repaso del fabuloso elepé doble recopilatorio que lleva ocupándonos unos días V.A. – BLUES & ROCK Decca – DCS 15020/21 España 1972 Lista de canciones pendientes D1 Frijid Pink– Sing A Song For Freedom 3:00 D2 Amen Corner– Good Times 2:52 D3 Warren Philips & The Rockets– Be-Bop-A-Lula 2:18 D4 The Keef Hartley Band– The Time Is Near 7:45 Luego cumplimos una promesa que en su momento no pude complacer. Me rompí una pierna con Filomena y durante unos cuantos meses he tenido impedida la movilidad, hasta el punto de no poder acceder a un tocadiscos para transcribir y poneros un extraordinario vinilo de 1968 que no tiene equivalente en el mercado internacional, publicado en España en 1968. Casi todas las canciones están en antologías digitales, pero no todas. Además con su programación quiero destacar cómo conocimos el rock and roll en España, que por supuesto nos llegó, pero nunca en una antología tan buena, completa y tan bien elegida. Os pongo la edición única española en mono y sin retocar, tal como la leyó el tocadiscos analógico. V.A. ¡ESTO ES ROCK AND ROLL! Liberty, Hispavox, España 1968 Listado de canciones A1.- LARRY WILLIAMS Bonnie Moronie A2.- JERRY LEE LEWIS Great Balls of Fire A3.- BILL JUSTIS Raunchy A4.- FATS DOMINO Ain't that a Shame A5.- JOHNNY RIVERS Memphis A6.- BILLY WARD & THE DOMINOES Stardust A7.- EDDIE COCHRAN Long Tall Sally B1.- THE TRASHMEN Surfin' bird B2.- LARRY WILLIAMS Short Fat Fannie B3.- BILL BLACK COMBO Hearts of Stone B4.- FATS DOMINO Blueberry Hill B5.- BUDDY KNOX Party Doll B6.- JOHNNY & THE HURRICANES Red River Rock (Valle del Jarama) B7.- EDDIE COCHRAN Summertime Blues Bonus: MUDDY WATERS The Blues Had a Baby and They Named it Rock and Roll Escuchar audio

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Discópolis 11.330 - El Blues en el Jazz Moderno 1961 - 28/05/21

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Play Episode Listen Later May 28, 2021 58:54


Discópolis se convierte hoy en Discópolis jazz para ver cómo influyó el blues en el jazz moderno. Rescatamos un vinilo del sello Atlantic de 1961, que ha recibido numerosas reediciones. Se publicó en mono, se reconvirtió al estéreo seis años después, nos llegó a España en 1967, pasó sin pena ni gloria, pero en 1969 se relanzó en Europa y aquí volvimos a editarlo manteniendo el anterior número del Depósito Legal (M.5334-1967). El disco es más que sobresaliente, por eso lo pongo. En todas las ediciones se mantuvieron las notas de carpeta escritas por Gunther Schuller y la portada de Picasso. Sin embargo, los créditos detallados nunca se dieron a conocer en España. Aquí los tenéis en inglés. V.A. – The Blues in Modern Jazz: El Blues en el Jazz Moderno. Atlantic – HAT 421-03, Hispavox. España 1967. Portada de Pablo Picasso. Lista de Títulos: A1 Dizzy Gillespie– Just Blues Bass – Joe Benjamin Drums – Bill Clark Piano – Art Simmons Tenor Saxophone – Don Byas Written-By, Trumpet – Dizzy Gillespie Bass – Joe Benjamin Drums – Bill Clark Piano – Art Simmons Tenor Saxophone – Don Byas Written-By, Trumpet – Dizzy Gillespie 2:56 A2 Art Blakey's Jazz Messengers With Thelonious Monk– Blue Monk Bass – Spanky DeBrest Drums – Art Blakey Tenor Saxophone – Johnny Griffin Trumpet – Bill Hardman Written-By, Piano – Thelonious Monk Bass – Spanky DeBrest Drums – Art Blakey Tenor Saxophone – Johnny Griffin Trumpet – Bill Hardman Written-By, Piano – Thelonious Monk 7:49 A3 Lennie Tristano– Requiem Written-By, Piano – Lennie Tristano Written-By, Piano – Lennie Tristano 4:51 A4 Charles Mingus– Haitian Fight Song Alto Saxophone, Tenor Saxophone – Curtis Porter Drums – Dannie Richmond Piano – Wade Legge Trombone – Jimmy Knepper Written-By, Bass – Charles Mingus Alto Saxophone, Tenor Saxophone – Curtis Porter Drums – Dannie Richmond Piano – Wade Legge Trombone – Jimmy Knepper Written-By, Bass – Charles Mingus 7:09 B1 Milt Jackson– Blues At Twilight Bass – Oscar Pettiford Drums – Connie Kay Piano – Horace Silver Tenor Saxophone – Lucky Thompson Trumpet – Joe Newman Vibraphone [Vibraharp] – Milt Jackson Written-By – Quincy Jones Bass – Oscar Pettiford Drums – Connie Kay Piano – Horace Silver Tenor Saxophone – Lucky Thompson Trumpet – Joe Newman Vibraphone [Vibraharp] – Milt Jackson Written-By – Quincy Jones 6:46 B2 Ray Charles– Sweet Sixteen Bars Bass – Roosevelt Sheffield Drums – William Peeples Written-By, Piano – Ray Charles Bass – Roosevelt Sheffield Drums – William Peeples Written-By, Piano – Ray Charles 4:04 B3 Jimmy Giuffre– Two Kinds Of Blues Bass – Ralph Pena Guitar – Jim Hall Written-By, Clarinet – Jimmy Giuffre Bass – Ralph Pena Guitar – Jim Hall Written-By, Clarinet – Jimmy Giuffre 5:10 B4 The Modern Jazz Quartet– Bluesology Bass – Percy Heath Drums – Connie Kay Piano – John Lewis Written-By, Vibraphone [Vibraharp] – Milt Jackson. 5:04 Bonus, no incluidos en aquel elepé: Mongo Santamaria: Watermelon Man Miguel Rios: Blues de la soledad. Escuchar audio

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Discópolis 11.330 - El Blues en el Jazz Moderno 1961 - 28/05/21

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Play Episode Listen Later May 28, 2021 58:54


Discópolis se convierte hoy en Discópolis jazz para ver cómo influyó el blues en el jazz moderno. Rescatamos un vinilo del sello Atlantic de 1961, que ha recibido numerosas reediciones. Se publicó en mono, se reconvirtió al estéreo seis años después, nos llegó a España en 1967, pasó sin pena ni gloria, pero en 1969 se relanzó en Europa y aquí volvimos a editarlo manteniendo el anterior número del Depósito Legal (M.5334-1967). El disco es más que sobresaliente, por eso lo pongo. En todas las ediciones se mantuvieron las notas de carpeta escritas por Gunther Schuller y la portada de Picasso. Sin embargo, los créditos detallados nunca se dieron a conocer en España. Aquí los tenéis en inglés. V.A. – The Blues in Modern Jazz: El Blues en el Jazz Moderno. Atlantic – HAT 421-03, Hispavox. España 1967. Portada de Pablo Picasso. Lista de Títulos: A1 Dizzy Gillespie– Just Blues Bass – Joe Benjamin Drums – Bill Clark Piano – Art Simmons Tenor Saxophone – Don Byas Written-By, Trumpet – Dizzy Gillespie Bass – Joe Benjamin Drums – Bill Clark Piano – Art Simmons Tenor Saxophone – Don Byas Written-By, Trumpet – Dizzy Gillespie 2:56 A2 Art Blakey's Jazz Messengers With Thelonious Monk– Blue Monk Bass – Spanky DeBrest Drums – Art Blakey Tenor Saxophone – Johnny Griffin Trumpet – Bill Hardman Written-By, Piano – Thelonious Monk Bass – Spanky DeBrest Drums – Art Blakey Tenor Saxophone – Johnny Griffin Trumpet – Bill Hardman Written-By, Piano – Thelonious Monk 7:49 A3 Lennie Tristano– Requiem Written-By, Piano – Lennie Tristano Written-By, Piano – Lennie Tristano 4:51 A4 Charles Mingus– Haitian Fight Song Alto Saxophone, Tenor Saxophone – Curtis Porter Drums – Dannie Richmond Piano – Wade Legge Trombone – Jimmy Knepper Written-By, Bass – Charles Mingus Alto Saxophone, Tenor Saxophone – Curtis Porter Drums – Dannie Richmond Piano – Wade Legge Trombone – Jimmy Knepper Written-By, Bass – Charles Mingus 7:09 B1 Milt Jackson– Blues At Twilight Bass – Oscar Pettiford Drums – Connie Kay Piano – Horace Silver Tenor Saxophone – Lucky Thompson Trumpet – Joe Newman Vibraphone [Vibraharp] – Milt Jackson Written-By – Quincy Jones Bass – Oscar Pettiford Drums – Connie Kay Piano – Horace Silver Tenor Saxophone – Lucky Thompson Trumpet – Joe Newman Vibraphone [Vibraharp] – Milt Jackson Written-By – Quincy Jones 6:46 B2 Ray Charles– Sweet Sixteen Bars Bass – Roosevelt Sheffield Drums – William Peeples Written-By, Piano – Ray Charles Bass – Roosevelt Sheffield Drums – William Peeples Written-By, Piano – Ray Charles 4:04 B3 Jimmy Giuffre– Two Kinds Of Blues Bass – Ralph Pena Guitar – Jim Hall Written-By, Clarinet – Jimmy Giuffre Bass – Ralph Pena Guitar – Jim Hall Written-By, Clarinet – Jimmy Giuffre 5:10 B4 The Modern Jazz Quartet– Bluesology Bass – Percy Heath Drums – Connie Kay Piano – John Lewis Written-By, Vibraphone [Vibraharp] – Milt Jackson. 5:04 Bonus, no incluidos en aquel elepé: Mongo Santamaria: Watermelon Man Miguel Rios: Blues de la soledad. Escuchar audio

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Discópolis 11.316 - Éxitos RCA 1967 - 14/05/21

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Play Episode Listen Later May 14, 2021 60:00


La Emi española publicó cinco volúmenes originales "Made in Spain" del Auténtico Sonido de Liverpool. Tuvieron su reflejo en la colección anual, que a partir de 1965, publicó su filial española con Los Grandes Conjuntos Españoles. Hemos hecho tres programas de cada colección. ¿Qué hacían las otras compañías discográficas? ¿Cómo seguían los sonidos juveniles del momento? Ayer repasamos una antología de 1969, del sello autóctono Vergara con cuatro conjuntos de Barcelona. El sello español más poderoso de la década fue Hispavox, pero ¿y las multinacionales? Después de la Emi, la más potente era RCA, de capital norteamericano, que en Europa trabajaba el material italiano del festival de San Remo junto a una diversa paleta de estilos procedentes de Francia, México, Argentina, Estados Unidos, Inglaterra, en menor medida e incluso con estupendas grabaciones de artistas españoles (Aute, Mari Trini o Valen). Hoy repasamos su primer disco antológico de música joven hecho en España. V.A. Éxitos 1967 RCA Victor – LPM-10356. España:1967 Lista de Títulos A1 The Mamas & The Papas– 12:30 (Twelve Thirty) (Young Girls Are Coming To The Canyon) 3:20 A2 Nilsson*– Sin Ella (Without Her) 2:17 A3 Gianni Morandi– Israel 2:47 A4 Maurice Chevalier– El Sena (La Seine) 3:35 A5 Valen– El Humo De Las Fábricas 3:12 A6 The Spectrum– Samantha (Samantha's Mine) 2:20 A7 Luis Eduardo Aute– Hasta Mañana 2:17 B1 Sylvie Vartan– Por Una Mujer (Per Una Donna) 3:30 B2 Jimmy Fontana– Un Poco De Ternura (Un Peu De Tendresse) 2:17 B3 Los Diapasons– Hago Música Rock And Roll (I Dig Rock And Roll Music) 2:19 B4 Mari Trini– Guitarra 3:18 B5 Emmanuel – Ama 3:15 B6 Armando Manzanero– Esta Tarde Vi Llover 2:32 B7 Palito Ortega– Que Pasará 3:10 Escuchar audio

Simpatía por la Industria Musical
Simpatía por la industria musical #75: Domingo García

Simpatía por la Industria Musical

Play Episode Listen Later May 4, 2021 69:19


DOMINGO GARCIA nos visita en esta nueva entrega de SIMPATÍA POR LA INDUSTRIA MUSICAL.Toda una vida dedicada a la promoción, comunicacion y el marketing musical, le avalan como uno de los principales players de la industria de este país de los últimos 40 años.Corporativo como pocos, nos ofrece un interesante punto de vista, altas dosis de un optimismo deslumbrante, y una pasión desbocada por lo que hace.Su paso por compañías como RCA, HISPAVOX, MUXXIC, VALE o UNIVERSAL, o su relación con artistas como RAPHAEL o MARÍA JIMÉNEZ, trufan una más que interesante conversación.

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Discópolis 11.267 - Rescátame - Chess-Movieplay - 25/03/21

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Play Episode Listen Later Mar 25, 2021 60:05


Tenemos otro capítulo de Soul - Stax. Podría ser la segunda parte del que vió la luz en 1967 en Hispavox. Se publicó en 1971 a través de Movieplay. Es puro Rhythm & Blues bastante variado VARIOS – ¡RESCÁTAME! Chess ‎– S-21386, Movieplay ‎– 1971 A1 – Fontella Bass - Rescue Me 2:48 A2 – Fontella Bass - A Woman 2:29 A3 – Billy Stewart - Summertime 2:39 A4 – Etta James - Money 3:10 A5 – Etta James - Security 2:27 A6 – Ramsey Lewis - Respect 3:00 B1 – Ramsey Lewis - Back In The USSR 2:59 B2 – Muddy Waters - Let's Spend The Night Together 3:00 B3 – Muddy Waters - She's Alright 6:32 B4 – The Dells - Show Me 2:30 Como fin de fiesta hacemos una pequeña Sesión de baile Non-Stop. C1 - The Larks - The Jerk C2 - The Dixie Cups - Iko Iko C3 - Jackie Lee - The Duck C4 - Ramsey Lewis Trio - In Crowd Escuchar audio

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Discópolis - 11.261: Soul - Stax, Atlantic via Hispavox (IV) - 19/03/21

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Play Episode Listen Later Mar 19, 2021 59:49


Cuarto programa y último de esta serie dedicado al Soul de Stax (Memphis) y Atlantic (Nueva York) que nos llegó vía Hispavox (Madrid) Las grabaciones pertenecen a dos elepés dobles que se ensamblaron en España y se publicaron en una 'serie 500', que significaba dos discos al precio de uno: 500 pesetas. Fué un considerable éxito de ventas. Ponemos los discos españoles originales, analógicos, sin remasterizar. VARIOS – LO MEJOR DEL SOUL 2. Atlantic – 500-97 5. Hispavox 1974 C3 Clarence Carter– Patches 3:10 C4 King Curtis– Last Night 2:23 C5 Otis Redding– Fa Fa Fa (Sad Song) 2:37 C6 Spinners– I'll Be Around 3:10 D1 Wilson Pickett– Hey Jude 4:02 D2 Sam & Dave– Soul Sister, Brown Sugar 2:27 D3 Arthur Conley– People Sure Act Funny 2:10 D4 Otis Redding– Respect 3:00 D5 Percy Sledge– Warm And Tender Love 3:17 D6 Ray Charles– What I Say 5:04 Completamos el programa con el volumen 5 de la serie "Hits & Soul" que comenzó a editarse en 1965 y llegó a diez volúmenes. VARIOS – HITS & SOUL VOL 5, 1968 Atlantic – HAT 421-22, Hispavox A2 Clarence Carter– Huye = Slip Away 2:40 A3 Sam & Dave– No Puedes Encontrar Otra Manera (de Hacerlo) = Can't You Find Another Way (Of Doing It) 2:23 A4 The Sweet Inspirations– Desencadenando Melodias 3:15 A6 Otis Redding– Tengo Sueños Para Recordar = I've Got Dreams To Remember 3:10 B5 Betty Wright– La Chicas No Pueden Hacer Lo Que Hacen Los Chicos = Girls Can't Do What The Guys Do 2:07 B4 Solomon Burke– Salvalo = Save It 2:12 Nota.- en 1968 era obligatorio por ley traducir los títulos de las canciones. Si sois investigadores teneis que buscarlas así ya que a menudo no figuraba el titulo inglés original. Escuchar audio

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Discópolis - 11.260: Soul - Stax, Atlantic (III) - 18/03/21

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Play Episode Listen Later Mar 18, 2021 59:31


Tercer programa, de cuatro, dedicado al Soul de Stax (Memphis) y Atlantic (Nueva York) que nos llegó vía Hispavox (Madrid) Las grabaciones pertenecen a dos elepés dobles que se ensamblaron en España y se publicaron en una 'serie 500', que significaba dos discos al precio de uno: 500 pesetas. Fué un considerable éxito de ventas. Ponemos los discos españoles originales, analógicos, sin remasterizar. VARIOS – LO MEJOR DEL SOUL 2. Atlantic – 500-97 5. Hispavox 1974 B3 Leslie Uggams– River Deep Mountain High 2:46 A4 Spinners– Ghetto Child 3:47 A5 R.B. Greaves– Take A Letter Maria 2:44 A6 Joe Tex– Green Grass Of Home 3:13 B1 Wilson Pickett– Get Me Back On Time, Engine N°9 6:23 B2 Sam & Dave– Hold On I'm Comin' 2:30 B3 Leslie Uggams– River Deep Mountain High 2:46 B4 Arthur Conley– Ah ! Ah ! Ah ! 2:20 B5 Clarence Carter– Light My Fire 2:50 B6 Roberta Flack– The First Time I Ever Saw Your Face 5:21 C1 Donny Hathaway– Come Little Children 4:31 C2 Aretha Franklin– I Say A Little Prayer 2:41 Escuchar audio

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Discópolis - 11.259: Soul - Stax, Atlantic (II) - 17/03/21

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Play Episode Listen Later Mar 17, 2021 59:46


Segundo programa de cuatro dedicado al Soul de Stax (Memphis) y Atlantic (Nueva York) que nos llegó vía Hispavox (Madrid) Las grabaciones pertenecen a dos elepés dobles que se ensamblaron en España y se publicaron en una serie 500, que significaba dos discos al precio de uno: 500 pesetas. Fué un considerable éxito de ventas. Ponemos los discos españoles originales, analógicos, sin remasterizar. VARIOS – LO MEJOR DEL SOUL 1. Atlantic – 500-48 Hispavox 1974 C5 Rufus Thomas– The Memphis Train = El Tren De Memphis 2:30 C4 King Curtis– Memphis Soul Stew 2:55 C6 Wilson Pickett– In The Midnight Hour = A La Media Noche 2:29 D1 Clarence Carter– Funky Fever 2:45 D2 The Mar-Keys– Philly Dog 2:14 D3 Otis Redding– Sittin On The Dock Of The Bay = Sentado En El Muelle De La Bahía 2:38 D4 Joe Tex– Show Me = Enseñame 2:53 D5 Otis Redding, Carla Thomas– Tramp = Vagabundo 3:00 D6 Percy Sledge– When A Man Loves A Woman 2:55 VARIOS – LO MEJOR DEL SOUL 2. Atlantic – 500-97 5 Hispavox 1974 A1 Aretha Franklin– Spanish Harlem 3:30 A2 Rascals– People Got To Be Free 2:57 A3 Roberta Flack & Donny Hathaway– Where Is The Love 2:43 B3 Leslie Uggams– River Deep Mountain High 2:46 Escuchar audio

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Discópolis - 11.258: Soul - Stax, Atlantic (I) - 16/03/21

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Play Episode Listen Later Mar 16, 2021 59:23


Iniciamos una serie de cuatro programas dedicados a los mayores éxitos del Soul en España. Oímos vinilos analógicos sin masterizar tal y como los conocimos y los bailamos. Me fijo en dos elepés dobles de la serie 500 de Hispavox (dos al precio de uno). Previamente esos discos ya se habían publicado pero ahora se acoplaban buscando un público masivo. Varios – Lo Mejor Del Soul. 1 Atlantic – 500-47, Atlantic – 500-48 Hispavox 1974 A1 Otis Redding– Shake 2:33 A2 Booker T & The MG's– Green Onions = Cebollas Verdes 2:45 A3 The Capitols– Soul Brothers, Soul Sister 2:54 A4 Sam & Dave– Soul Man 2:36 A5 Carla Thomas– B-A-B-Y 2:49 A6 Percy Sledge– Love Me Tender = Amame Tiernamente 3:00 B1 Aretha Franklin– Chain Of Fools = Cadena De Locos 2:45 B2 Wilson Pickett– Land Of Thousand Dances = La Tierra De Las Mil Danzas 2:23 B3 Bar-Kays– Soul Finger 2:18 B4 Ben E. King– What Is Soul 2:20 B5 Eddie Floyd– Knock On Wood = Tocar Madera 2:55 B6 Arthur Conley– Sweet Soul Music 2:20 C2 Arthur Conley– Funky Street 2:25C1 Sam & Dave– I Thank You = Te Doy Las Gracias 2:40 C3 Aretha Franklin– Respect = Respeto 2:26 Escuchar audio

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Discópolis - 10.257: Belter - Atlantic R&B 1963 - 15/03/21

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Play Episode Listen Later Mar 15, 2021 59:41


En el año 1963 Belter tenía la distribución del sello Atlantic en España, antes de que lo hiciera Hispavox. Publicaba epés con el nombre de "Ases del rock and roll" pero en realidad lo que contenian eran Rhythm & Blues. En 1963 editaron dos elepés de título espantoso: "MUSIC FOR TEENAGERS" (VARIOS INTERPRETES) BELTER 12042 y el que repasamos hoy. Son artistas de R&B no de R&R pero entonces no sabíamos muy bien lo que era cada cosa. Es cierto que ya se estaban celebrando las matinales del Price donde había rock and roll y que en 1958 Marietta dió a conocer el primer tema español del género. Los que pitaban entonces eran Los Teen Tops (ya sin Enrique Guzman) y Los Llopis. No busqueis los discos en Discogs porque no están, eran producción española de Belter. En la epoca se despreciaban (y luego también). Os pongo un vinilo español original, de la época, sin masterizar, en mono. Suena muy bien. Tiene fritaje en algunos momentos, pero así es como lo conocimos. El segundo elepé es el que repasamos hoy. Fue: 13 FAMOSOS PARA 16 EXITOS (VARIOS INTÉRPRETES) BELTER 12044 (1963) (Corte.- Titulo INTÉRPRETE) A1.- Irresistible You BOBBY DARIN A2.- Voodoo Voodoo LA VERN BAKER A3.- Mary Ann RAY CHARLES A4.- Besame Mucho KING CURTIS A5.- The Beginning Of The Time BEN E KING A6.- Lucky Lips RUTH BROWN A7.- Que Sera, Sera THE HIGH KEYES A8.- The Shake KING CURTIS B1.- Stand By Me BEN E KING B2.- Moanin' ADA LEE B3.- Beachcomber BOBBY DARIN B4.- For You CARLA THOMAS B5.- Hallelujah I Love Her So RAY CHARLES B6.- On Broadway THE DRIFTERS B7.- Baby Weemus APRIL STEVENS & NINO TEMPO B8.- Hello Stranger BARBARA LEWIS El resto de la semana tendremos cuatro dias de Soul con Atlantic-Stax-Hispavox. Escuchar audio

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Discópolis 11.243 - Soul 1967 (Chess Records) - 01/03/21

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Play Episode Listen Later Mar 1, 2021 60:02


Aunque en 1965 comenzó la publicación de la serie "Hits and Soul", que llegó hasta los diez, Hispavox publicó dos años después un enorme disco que llamó "Lo Mejor Del Soul Music", sin referencia internacional. (Hispavox ‎– HX 001-08 España 1967). La confusión estaba servida porque la colección usaba material de Atlantic y el suelto usaba temas de Chess, de Chicago. Ambos sellos tenían una estética musical muy diferente, aunque en España en aquellos momentos no lo supimos distinguir. Con el paso del tiempo el término Soul se identifica con Atlantic, Tamla Motown o Stax, mientras que al estilo de Chess le calificamos como Rhythm & Blues. Os pongo un vinilo original, analógico, de "Lo mejor del Soul" de 1967. Suena extraordinario. El prensaje español también lo es. Lista de Títulos A1 –Etta James: Something’s Got A Hold On Me 2:41 A2 –Bo Diddley: You Can’t Judge A Book By Looking At The Cover 3:06 A3 –Little Walter: My Babe 2:36 A4 –Billy Stewart: I Do Love You 3:00 A5 –Muddy Waters: Hoochie Coochie 2:50 A6 –Flamingos: I’ll Be Home 2:50 A7 –Little Milton: We’re Gonna Make It 2:35 B1 –Bo Diddley:Hey! Bo Diddley 2:07 B2 –Fontella Bass: Rescue Me 2:50 B3 –Chuck Berry: Nadine 2:37 B4 –Muddy Waters: I Just Want To Make 2:48 B5 –Etta James: All I Could Do Was Cry 2:49 B6 –Howlin' Wolf: Howlin’ For My Baby 2:30 B7 –Johnnie & Joe: Over The Mountains, Across The Sea 2:07 Escuchar audio

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Discópolis 11.231 - This Is How It All Began (III), R & R - 17/02/21

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Play Episode Listen Later Feb 17, 2021 59:03


Terminamos el recorrido del Gospel al Rock and Roll a traves de la Historia informal del sello Specialty. THIS IS HOW IT ALL BEGUN Vol 2 Specialty Story, Cuarta parte: ROCK AND ROLL Little Richard: Keep-A-Knockin' Sam Cooke: I'll Come Running Back To You Art Neville: Cha Dooky-Doo Don & Dewey: Koko Joe Jerry Byrne: Lights Out Una vez concluida la escucha de "This is How It All Began" os hablo de un disco hecho en España "Esto es Rock and Roll" publicado por Hispavox en 1968 con licencia Liberty. No os lo puedo poner porque no tengo ahora acceso a un tocadiscos y no puedo transcribirlo. Queda la promesa de que cuando pueda lo haré. No está en nuestro Archivo y es original español. En desagravio os pongo unos cuantos artistas e himnos de rock and roll; ¡a bailar! Chuck berry: Rock and Roll Music (Versiones de Mercury, diferentes a las de Chess) Chuck Berry: Roll Over Beethoven Chuck Berry: Sweet Little Sixteen Chuck Berry: Johnny B. Goode Little Richard: Long Tall Sally Little Richard: Lucille Little Richard: Good Golly Miss Molly Bill Halley: Rock Around the Clock Bill Halley: See You Later Alligator Elvis Presley: Heartbreak Hotel Elvis Presley: Love me Tender Elvis Presley: Jailhouse Rock Jerry Lee Lewis: Great Balls of Fire Jerry Lee Lewis: Whole Lotta Shaking Goin' On Escuchar audio

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Discópolis 11.223 - Muestra Folk Toledo 1985 (VI) Enrique Morente - 09/02/21

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Play Episode Listen Later Feb 9, 2021 59:04


En 1982, tras cinco elepés en Hispavox y un breve paso por la CBS, Enrique Morente fichó por Zafiro para hacer dos discos. El segundo se llamó "Cruz y luna". Se publicó en 1983 y fue magnífico. Se abrió con la adaptación del poema "Aunque es de noche" de San Juan de la Cruz. Enrique estuvo con dos guitarristas, su tocayo Enrique de Melchor y Paco Cortés. Con ellos fue a Toledo. El artista no dio listado de canciones por lo que el que proponemos es mejorable. ENRIQUE MORENTE: MUESTRA NACIONAL DE MÚSICA FOLK Y CANCIÓN POPULAR PARA JÓVENES INTÉRPRETES. I. 1985. TOLEDO Plaza Del Ayuntamiento (Toledo) 20 abril 1985 Fin de fiesta 01.- Toná (4:35) 04.- Granadinas (6:58) 05.- Solea (10:00) 06.- (3:33) 07.- Aunque es de noche (4:33) 08.- Homenaje A García Lorca (7:30) 09.- No te pude ver cuando eras soltera (5:30) Enrique Morente, voz con Enrique de Melchor y Paco Cortés Escuchar audio

Simpatía por la Industria Musical
Simpatía por la industria musical #63: Josema G Martín de la Plaza

Simpatía por la Industria Musical

Play Episode Listen Later Feb 9, 2021 71:48


JOSEMA G MARTIN DE LA PLAZA nos visita en SIMPATÍA POR LA INDUSTRIA MUSICAL, para diseccionar sus casi 40 años de experiencia activa en el plano laboral en esta, y su incansable implicación a día de hoy, compartiendo sabiduría en charlas, redes sociales y escritos plasmados en los libros que ha publicado. Un increíble repertorio de datos concretos, que le erigen como uno de los grandes eruditos del sector, que pide a gritos su plasmación en un libro que se nos antoja necesario.Conocedor como pocos de la historia de compañías como HISPAVOX, este encuentro supone una gozada de charla alrededor del mundo del negocio musical patrio, que te deja con ganas de más. Un auténtico privilegio para este podcast, e imprescindible para los que queremos conocer más.

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Discópolis 11.142 - Babia - Atrium Musicae - 20/11/20

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Play Episode Listen Later Nov 20, 2020 59:03


Seguimos la saga de Gregorio Paniagua. En 1995 publicó un disco con Rita Marley y Nacho Scola titulado "Spectacles for Tribufalos". De él se extrajo el temna "Navigation" en una remezcla espectacular con Las Hijas del Sol y decenas de invitados más. Volvemos a Atrium Musicae en su primer disco lejos de Hispavox "La Folia de la Spagna" de 1982 donde debuta un joven portento, Andreas Prittwitz. Oimos la cara b completa. Ese mismo año Andreas, Luis y Eduardo Paniagua se unen a Luis Delgado y Jesús Greus para crear el grupo Babia, cuyo único elepé "Oriente - Occidente" marca el inicio en España de una nueva línea expresiva precursora de los ritmos étnicos. Oimos cuatro canciones del mismo. Para el final, un fragmento de "Neptuno" de Luis Paniagua, grabado para el sello El Cometa de Madrid, del que hablaremos más el próximo lunes.  Este finde Discopolis jazz a la misma hora. Mañana José Antonio Galicia y el domingo jazz japonés contemporáneo.  Escuchar audio

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Discópolis 11.141 - Gregorio Paniagua, Atrium Musicae - 19/11/20

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Play Episode Listen Later Nov 19, 2020 59:59


Durante cuatro décadas el elepé "Batiscafo" de Gregorio Paniagua ha sido codiciada pieza de coleccionista. Lo publicó Hispavox en 1980, y, al no confiar en él, lo descatalogó inmediatamente. Ahora Munster lo rescata. Es una obra heterodoxa de uno de los grandes músicos españoles. Gregorio toca todos los instrumentos. Tardó un mes en conformarlo. Gregorio nació en Madrid en 1944. Creó Atrium Musicae con sus hermanos Eduardo, Carlos y Luis, Pablo Cano, Beatriz Amo y Cristina Úbeda. "Batiscafo" es de 1980 y sucede a dos elepés maravillosos de Atrium Musicae, "Codex Gluteo" y "Música Iocunda". Oímos gran parte de "Batiscafo" y una selección de "Codex Gluteo", disco desmitificador de la erudición existente entonces en torno a la música medieval. Quisieron divertirse y han quedado como referentes del tema. (Piensese en L'arpeggiata de Christina Pluhar) Si os gusta otro día os pongo más. Escuchar audio

NADA MÁS QUE MÚSICA
Nada más que música - Pedro Iturralde

NADA MÁS QUE MÚSICA

Play Episode Listen Later Nov 5, 2020 30:37


Pedro Iturralde Ochoa, un músico con mayúsculas, saxofonista, clarinetista, pianista, compositor y catedrático profesor del Real Conservatorio Superior de Música de Madrid donde ha estado enseñando saxofón desde 1978 hasta su jubilación en 1994. Pedro Iturralde falleció el pasado domingo a los 91 años de edad. Había nacido en Falces, Navarra, el 13 de julio de 1929 y ha sido, al día de hoy, el mejor músico de jazz español de la historia, de la mano, por supuesto, del maestro Tete Montoliu. Pedro Iturralde es un fenómeno. Debutó como saxofonista con solo 9 años; a los trece ya era músico profesional, a los dieciséis, un contrato en un café de Logroño le permitió ampliar sus estudios de violín y piano para, un año más tarde, girar por toda España en la orquesta del pianista Francisco Manuel Allo. En fin, un niño prodigio. Hoy vamos a escuchar una grabación del concierto que tuvo lugar el 18 de noviembre de 1987 en el Teatro Albéniz de Madrid con su formación favorita, el Pedro Iturralde Quartet, en el que militaban el pianista argentino Horacio Icasto, desgraciadamente también ya fallecido, con el también argentino Horacio Fumero al contrabajo y con el alemán Peer Wyboris a la batería. El concierto se inicia con un tema contundente: “Whole-Tone 12”, una de sus composiciones más arriesgadas cuyo tema principal e improvisaciones sobrevuelan en todo momento la estructura del blues. “Old Friends” nos lleva a la década de los sesenta, cuando Pedro Iturralde la escribió para la película “Nuevas amistades”, de Ramón Comas. Es una melodía alegre y dinámica, pero me gustaría que os fijarais en el “diálogo” improvisado del saxofón con el bajo y la batería. Cada uno improvisa cuatro compases que se hilvanan con un resultado magistral. Los tanteos de Iturralde con la música flamenca, y andaluza en general, datan de su juventud en Logroño, cuando realizaba interpretaciones de Falla, Turina, Albéniz o Granados, y cuando más tarde comenzó a improvisar sobre estilos andaluces con gran éxito. Estas composiciones se empiezan a escuchar en el Whiskey Jazz y en el programa “Club de Jazz” de Radio Nacional En 1966, el Festival de Jazz de Berlín le reclamó para una actuación, sugiriéndole la incorporación a su, entonces quinteto, de una guitarra flamenca. En este festival actuó junto a los grupos de Miles Davis, Thelonious Monk y Baden Powell, entre otros. A partir de esta fusión de estilos surge la posibilidad de realizar grabaciones, para las que se incorpora primero Paco de Antequera, al que luego sustituye Paco de Lucía, que firma con el pseudónimo de Paco de Algeciras. De estas sesiones, grabadas en Alemania en 1967 y 1968, se editan varios discos que publican primero Hispavox y luego Blue Note, bajo el título de "Jazz Flamenco". En España no se editarían hasta 1974. Y esta, es una de esas grabaciones: Pedro Iturralde, Paco de Lucia y Bulerias. Pedro Iturralde había trabajado exhaustivamente el repertorio clásico español y, fruto de ese trabajo, es esta personal y soberbia versión del clásico “Orgia”, de Joaquín Turina. Esta conocida pieza del gran compositor sevillano se convierte, de pronto, en una explosiva interpretación, en una “orgía” jazzística rebosante de swing. Recordando a Turina. Pedro Iturralde Quartet. Y cerramos este concierto y nuestro programa de hoy con el único tema que no ha escrito nuestro protagonista, una extraordinaria versión del clásico “Oleo”, de Sonny Rollins. La clase, el gusto y la técnica que atesora el Sr. Iturralde la podemos apreciar en toda su amplitud en esta obra que pone el más brillante punto final a un concierto memorable. Por supuesto, nos sumamos a los aplausos del afortunado público que asistió en directo a este despliegue de virtuosismo y talento. Unos aplausos que serán eternos, como su música. Gracias Sr. Iturralde. Bueno amigos, hoy hemos conocido un poco más a un grande de la música española, desgraciadamente desaparecido. Un músico que, desde su cátedra virtual, seguirá dando clases al mejor presente y futuro de lo que son y serán los músicos del mañana, de ya. Gracias por vuestra atención, nos vemos la próxima semana en “Siéntelo con oído.caster.fm”, nuestro nuevo punto de encuentro. Hasta entonces… “Buenas Vibraciones”.

NADA MÁS QUE MÚSICA
Nada más que música - Pedro Iturralde

NADA MÁS QUE MÚSICA

Play Episode Listen Later Nov 5, 2020 30:37


Pedro Iturralde Ochoa, un músico con mayúsculas, saxofonista, clarinetista, pianista, compositor y catedrático profesor del Real Conservatorio Superior de Música de Madrid donde ha estado enseñando saxofón desde 1978 hasta su jubilación en 1994. Pedro Iturralde falleció el pasado domingo a los 91 años de edad. Había nacido en Falces, Navarra, el 13 de julio de 1929 y ha sido, al día de hoy, el mejor músico de jazz español de la historia, de la mano, por supuesto, del maestro Tete Montoliu. Pedro Iturralde es un fenómeno. Debutó como saxofonista con solo 9 años; a los trece ya era músico profesional, a los dieciséis, un contrato en un café de Logroño le permitió ampliar sus estudios de violín y piano para, un año más tarde, girar por toda España en la orquesta del pianista Francisco Manuel Allo. En fin, un niño prodigio. Hoy vamos a escuchar una grabación del concierto que tuvo lugar el 18 de noviembre de 1987 en el Teatro Albéniz de Madrid con su formación favorita, el Pedro Iturralde Quartet, en el que militaban el pianista argentino Horacio Icasto, desgraciadamente también ya fallecido, con el también argentino Horacio Fumero al contrabajo y con el alemán Peer Wyboris a la batería. El concierto se inicia con un tema contundente: “Whole-Tone 12”, una de sus composiciones más arriesgadas cuyo tema principal e improvisaciones sobrevuelan en todo momento la estructura del blues. “Old Friends” nos lleva a la década de los sesenta, cuando Pedro Iturralde la escribió para la película “Nuevas amistades”, de Ramón Comas. Es una melodía alegre y dinámica, pero me gustaría que os fijarais en el “diálogo” improvisado del saxofón con el bajo y la batería. Cada uno improvisa cuatro compases que se hilvanan con un resultado magistral. Los tanteos de Iturralde con la música flamenca, y andaluza en general, datan de su juventud en Logroño, cuando realizaba interpretaciones de Falla, Turina, Albéniz o Granados, y cuando más tarde comenzó a improvisar sobre estilos andaluces con gran éxito. Estas composiciones se empiezan a escuchar en el Whiskey Jazz y en el programa “Club de Jazz” de Radio Nacional En 1966, el Festival de Jazz de Berlín le reclamó para una actuación, sugiriéndole la incorporación a su, entonces quinteto, de una guitarra flamenca. En este festival actuó junto a los grupos de Miles Davis, Thelonious Monk y Baden Powell, entre otros. A partir de esta fusión de estilos surge la posibilidad de realizar grabaciones, para las que se incorpora primero Paco de Antequera, al que luego sustituye Paco de Lucía, que firma con el pseudónimo de Paco de Algeciras. De estas sesiones, grabadas en Alemania en 1967 y 1968, se editan varios discos que publican primero Hispavox y luego Blue Note, bajo el título de "Jazz Flamenco". En España no se editarían hasta 1974. Y esta, es una de esas grabaciones: Pedro Iturralde, Paco de Lucia y Bulerias. Pedro Iturralde había trabajado exhaustivamente el repertorio clásico español y, fruto de ese trabajo, es esta personal y soberbia versión del clásico “Orgia”, de Joaquín Turina. Esta conocida pieza del gran compositor sevillano se convierte, de pronto, en una explosiva interpretación, en una “orgía” jazzística rebosante de swing. Recordando a Turina. Pedro Iturralde Quartet. Y cerramos este concierto y nuestro programa de hoy con el único tema que no ha escrito nuestro protagonista, una extraordinaria versión del clásico “Oleo”, de Sonny Rollins. La clase, el gusto y la técnica que atesora el Sr. Iturralde la podemos apreciar en toda su amplitud en esta obra que pone el más brillante punto final a un concierto memorable. Por supuesto, nos sumamos a los aplausos del afortunado público que asistió en directo a este despliegue de virtuosismo y talento. Unos aplausos que serán eternos, como su música. Gracias Sr. Iturralde. Bueno amigos, hoy hemos conocido un poco más a un grande de la música española, desgraciadamente desaparecido. Un músico que, desde su cátedra virtual, seguirá dando clases al mejor presente y futuro de lo que son y serán los músicos del mañana, de ya. Gracias por vuestra atención, nos vemos la próxima semana en “Siéntelo con oído.caster.fm”, nuestro nuevo punto de encuentro. Hasta entonces… “Buenas Vibraciones”.

Discópolis
Discópolis 11.120 - Morrison Hotel, The Doors - 29/10/20

Discópolis

Play Episode Listen Later Oct 29, 2020 59:36


Hace 50 años, medio siglo, The Doors publicaron su quinto elepé, "Morrison Hotel". Para celebrarlo se publica una edición 50 aniversario en diversos formatos. Lo más significativo es que se ha masterizado de nuevo y en un segundo cedé han añadido un montón de tomas diferentes de algunas canciones. Mañana iremos con los extras, hoy escuchamos íntegro el viejo elepé remasterizado. Os cuento mis vivencias con ese disco que compré con 17 años y relato que barbaridad hizo la censura con "Peace Frog", que fue autorizada en la primera edición de CBS y cercenada en la segunda de Hispavox un año después. Como anticipo del programa de mañana escuchamos hoy una versión instrumental de "Queen of the Highway". El disco es obra maestra y cincuenta años después suena fresco y poderoso. En el perfil corporativo de Discópolis en fb tenéis cumplido detalle del caos discográfico de la edición española del grupo. https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4143195265691758&id=625659100778743 Escuchar audio

Simpatía por la Industria Musical
Simpatía Por la Industria Musical #35: Jose Luis Gil

Simpatía por la Industria Musical

Play Episode Listen Later Jul 7, 2020 99:39


Jose Luis Gil es el invitado a esta nueva entrega de SIMPATÍA POR LA INDUSTRIA MUSICAL. Estuvo al lado de Tomas Muñoz en la creación de CBS en España en 1970, después se marchó a Italia a coordinar la expansión internacional de Rafaela Carrá, para volver con poco más de 25 años para presidir HISPAVOX. Una carrera espectacular, repleta de éxitos e hitos impresionantes, componen este nuevo, e imprescindible, testimonio en SUBTERFUGE RADIO. De escucha necesaria.

Discópolis
Discópolis 11.002 - Sesiones Tesoro RNE 145: Mama-Trastos - 03/07/20

Discópolis

Play Episode Listen Later Jul 3, 2020 59:54


Triple Sesión Tesoro con Mamá 1982, Trastos 1983 y "Grupo RNE" 1981. Mamá en su tercera visita a los estudios de RNE nos dejaron ocho canciones. MAMA: CANCIONES EN DIRECTO. 1982. ESTUDIOS DE RNE (MÚSICA 2). Casa de la Radio, Prado del Rey 17 noviembre 1982 01.- No me queda tiempo para poderte asesinar 02.- Dejame jugar 03.- Radio medianoche 04.- Cubanai 05.- Al final de la noche 06.- Siguelo 07.- El tatamiento 08.- Me soporto. Trastos vinieron por segunda vez en 1983. TRASTOS: CANCIONES EN DIRECTO. 1982. ESTUDIOS DE RNE (MÚSICA 2). Casa de la Radio, Prado del Rey 2 agosto 1983 01.- Ya ya ya 02.- Deseo 03.- Sube la marea. Rodri es del equipo fundador de Radio 3. Tuvo programa diario, el verano de 1979, llamado "Discofrenia" junto a Carlos Tena y Gloria Berrocal. En 1986 fue nombrado Jefe de Programas, pero mucho antes fue bajista de Los Continentales. Pardo es un veterano radiofonista que además toca la guitarra. Siempre ha estado vinculado a RNE sin exclusividad. Sinisio y Christian eran comerciales del sello RTVE música y también sabían tocar. Un día,se juntaron y grabaron cinco piezas por pura diversión. GRUPO DE RNE: JOSE MANUEL RODRIGUEZ RODRI, JOSE RAMÓN PARDO, SINISIO VILLAREAL y CHRISTIAN AMICHATIS. Estudio Música 1. Casa de la Radio. Prado del Rey, 25 octubre 1981. 01.- Estremecete 02.- La bamba 03.- Jóvenes 04.- Popotitos 05.- Apache (versión aprobada) Las cuatro primeras se publicaron en un ep comercial con el sello Hispavox y el nombre artístico de Pardo, Rodriguez, Sisinio y Christian. Bonus track: Los Teleco: sesión de 20 Octubre 1982. 06.- Estremecete / Zapatos de ante azul. Escuchar audio

Love4musicals
POPularizando CLÁSICOS III

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Play Episode Listen Later Jun 9, 2020 124:36


Aquí estamos con esta tercera entrega de podcast dedicados a cómo la música popular ha sido utilizada por músicos o cantantes para quitarle la etiqueta de música seria para gente culta, tratando de acercarla al gran público de las más variadas formas. En este tercer capítulo vamos a centrarnos en el trabajo que hizo Waldo de los Rios, allá por los años 70, todo un pionero en abrir la ventana de la música clásica desde el más absoluto respeto a todo tipo de públicos, con el apoyo de Rafael Trabuchelli director musical y productor de Hispavox grabaron aquel “Himno a la alegría” que se hizo enormemente popular, pero aquello no fue más que el principio. Te invitamos a disfrutar de la música clásica desde ese punto alegre y de buen rollo que supo insuflarle Waldo de los Rios. Espero te guste 00h 00'00" Presentación 00h 02'13" LUDWING VAN BEETHOVEN 00h 03'20" Sinfonía núm 1 en Do mayor Op. 21 00h 07'07" Sinfonía núm 6 Pastoral 00h 11'34" Sinfonía núm 7 - 2º movimiento 00h 16'32" Sinfonía núm 9 - 4 Mov. Oda a la alegría 00h 21'14" Egmont - Obertura 00h 25'34" BERLIOZ, BRAHMS y DVORAK 00h 26'12" Sinfonía fantástica - Berlioz 00h 28'49" Sinfonía núm 1 en Do menor Op. 68 - Brahms 00h 34'40" Sinfonía núm 3 en Fa mayor - 3 mov - Brahms 00h 38'23" Sinfonía núm 9 Op. 95 del Nuevo Mundo - 4 mov - Dvorak 00h 45'33" HAYDN, LALO y MAHLER 00h 46'19" Sinfonía 101, del reloj - Haydn 00h 50'22" Sinfonía de los juguetes en Do mayor - 2 mov - Haydn 00h 54'16" Sinfonía española Op. 21- Lalo 00h 58'41" Quinta sinfonía - Adagieto - Mahler 01h 03'36" MENDELSSOHN 01h 04'16" Sinfonía núm 4 en La mayor, Italiana - 1 y 2 mov 01h 07'48" Sinfonía núm 5, de la reforma 01h 10'00" Sueño de una noche de verano Op. 21 - Obertura 01h 16'25” MOZART 01h 17'05" Broma musical - 4 mov 01h 19'32" Concierto para piano número 21 - 2 mov 01h 24'39" Serenata núm 13 - Allegro, Andante Romanza, Menuetto y Rondó 01h 36'10" Sinfonía número 40 en Sol menor K 550 - 1 mov 01h 40'33" SCHUBERT y TCHAIKOVSKY 01h 41'37" Sinfonía inacabada - Schubert 01h 47'01" Romeo y Julieta Obertura - Tchaikovsky 01h 53'00" Sinfonía núm 5 - Tchaikovsky 01h 59'11" Sinfonía núm 6, Patética - Tchaikovsky Y aquí dejamos momentáneamente este recorrido por el trabajo de Waldo de los Ríos con los clásicos, aunque avanzamos que ya estamos cocinando un segundo capítulo con las adaptaciones que hizo este gran músico de fragmentos de ópera y cantatas que subiremos el mes que viene. Como siempre recordarte que puedes SUSCRIBIRTE GRATUITAMENTE a nuestro canal de Love4musicals que encontrarás en ivoox, itunes y spotify, para que te avisen de cada vez que publicamos un nuevo capítulo.

Love4musicals
L4M - POPularizando CLÁSICOS III

Love4musicals

Play Episode Listen Later Jun 9, 2020 124:36


Aquí estamos con esta tercera entrega de podcast dedicados a cómo la música popular ha sido utilizada por músicos o cantantes para quitarle la etiqueta de música seria para gente culta, tratando de acercarla al gran público de las más variadas formas. En este tercer capítulo vamos a centrarnos en el trabajo que hizo Waldo de los Rios, allá por los años 70, todo un pionero en abrir la ventana de la música clásica desde el más absoluto respeto a todo tipo de públicos, con el apoyo de Rafael Trabuchelli director musical y productor de Hispavox grabaron aquel “Himno a la alegría” que se hizo enormemente popular, pero aquello no fue más que el principio. Te invitamos a disfrutar de la música clásica desde ese punto alegre y de buen rollo que supo insuflarle Waldo de los Rios. Espero te guste 00h 00'00" Presentación 00h 02'13" LUDWING VAN BEETHOVEN 00h 03'20" Sinfonía núm 1 en Do mayor Op. 21 00h 07'07" Sinfonía núm 6 Pastoral 00h 11'34" Sinfonía núm 7 - 2º movimiento 00h 16'32" Sinfonía núm 9 - 4 Mov. Oda a la alegría 00h 21'14" Egmont - Obertura 00h 25'34" BERLIOZ, BRAHMS y DVORAK 00h 26'12" Sinfonía fantástica - Berlioz 00h 28'49" Sinfonía núm 1 en Do menor Op. 68 - Brahms 00h 34'40" Sinfonía núm 3 en Fa mayor - 3 mov - Brahms 00h 38'23" Sinfonía núm 9 Op. 95 del Nuevo Mundo - 4 mov - Dvorak 00h 45'33" HAYDN, LALO y MAHLER 00h 46'19" Sinfonía 101, del reloj - Haydn 00h 50'22" Sinfonía de los juguetes en Do mayor - 2 mov - Haydn 00h 54'16" Sinfonía española Op. 21- Lalo 00h 58'41" Quinta sinfonía - Adagieto - Mahler 01h 03'36" MENDELSSOHN 01h 04'16" Sinfonía núm 4 en La mayor, Italiana - 1 y 2 mov 01h 07'48" Sinfonía núm 5, de la reforma 01h 10'00" Sueño de una noche de verano Op. 21 - Obertura 01h 16'25” MOZART 01h 17'05" Broma musical - 4 mov 01h 19'32" Concierto para piano número 21 - 2 mov 01h 24'39" Serenata núm 13 - Allegro, Andante Romanza, Menuetto y Rondó 01h 36'10" Sinfonía número 40 en Sol menor K 550 - 1 mov 01h 40'33" SCHUBERT y TCHAIKOVSKY 01h 41'37" Sinfonía inacabada - Schubert 01h 47'01" Romeo y Julieta Obertura - Tchaikovsky 01h 53'00" Sinfonía núm 5 - Tchaikovsky 01h 59'11" Sinfonía núm 6, Patética - Tchaikovsky Y aquí dejamos momentáneamente este recorrido por el trabajo de Waldo de los Ríos con los clásicos, aunque avanzamos que ya estamos cocinando un segundo capítulo con las adaptaciones que hizo este gran músico de fragmentos de ópera y cantatas que subiremos el mes que viene. Como siempre recordarte que puedes SUSCRIBIRTE GRATUITAMENTE a nuestro canal de Love4musicals que encontrarás en ivoox, itunes y spotify, para que te avisen de cada vez que publicamos un nuevo capítulo.

DJ90 Mix
DJ90 Mix #102

DJ90 Mix

Play Episode Listen Later May 8, 2020 60:45


El programa de hoy incluye la sesión tributo de un disco de 1991 que me encanta, se llama Éxtasis Total y fue una apuesta de Hispavox que se abrió hueco entre la dura competencia que existía en el mercado de música dance pensado para aquellas fiestas navideñas. Un repertorio muy variado, por momentos extraño, pero con grandes canciones. Además en esta entrega, como siempre, disfrutaremos de megamixes y temazos de los 90.

adem hispavox
DJ90 Mix
DJ90 Mix #102

DJ90 Mix

Play Episode Listen Later May 8, 2020 60:45


El programa de hoy incluye la sesión tributo de un disco de 1991 que me encanta, se llama Éxtasis Total y fue una apuesta de Hispavox que se abrió hueco entre la dura competencia que existía en el mercado de música dance pensado para aquellas fiestas navideñas. Un repertorio muy variado, por momentos extraño, pero con grandes canciones. Además en esta entrega, como siempre, disfrutaremos de megamixes y temazos de los 90.

adem hispavox
NADA MÁS QUE MÚSICA
Nada más que música - La movida madrileña - I

NADA MÁS QUE MÚSICA

Play Episode Listen Later Mar 13, 2020 29:17


En las primeras horas del año 1980, en una noche fría y con la euforia del año nuevo, a José Enrique Cano, alias “Canito”, se lo llevó por delante un vehículo que circulaba por la N-VI, en Madrid. Falleció a los pocos días cuando tenía 20 años. Canito era el batería de Tos, un grupo formado por tres de los hermanos Urquijo, Los secretos. La desaparición de este entrañable personaje dio pie a un homenaje que organizaron los componentes de su grupo y en el que participaron todos sus compañeros, músicos aficionados entonces: Nacha Pop, Mamá, Mermelada, Alaska y los Pegamoides, Paraíso, Los Solitarios, en fin, la flor y nata del momento. El concierto, musicalmente hablando, no fue nada del otro mundo, y, a parte del jolgorio del personal que, ese sí, fue apoteósico, del evento no quedó nada más que la retrasmisión que TVE hizo sin gran despliegue de medios. Pero… fue allí, en ese momento, donde nació lo que posteriormente dio en llamarse “La movida madrileña”. Si, efectivamente, el sonido es lamentable, pero creo que puede resultar interesante escuchar un directo que hizo historia. Bien, la movida madrileña fue un movimiento más o menos contracultural que surgió en Madrid durante los primeros años de la transición de la España posfranquista, y que se extendió a otras provincias con el nombre genérico de la Movida, y de las que hablaremos en otro momento. Fueron muchos los factores que empujaron el nacimiento de esta “movida”: emisoras de radio como Radio España con Jesús Ordovás, Radio El País con Moncho Alpuente, Radio Popular, con Julio Ruiz; Radio Juventud, con Paco Pérez Bryan y Sardinita, entre otras. También fueron determinantes los fanzines (sucedáneos de revistas que reflejaron el fenómeno), y que dieron cierta entidad literaria y catalogaron las estéticas y eventos de la Movida en Madrid. Destacaron Licantropía y Monster; La Pluma Eléctrica, 96 Lágrimas y Du Duá; en fin, un montón. Más tarde aparecieron las revistas impresas, mucho más profesionales: La Luna y Madrid Me Mata y otras publicaciones financiadas por el Ayuntamiento de Madrid, aspecto este muy controvertido en su momento, a la financiación me refiero. Pero lo que, creo yo, más hizo por la “Movida” fue la televisión. Precisamente, cuando solo disfrutábamos de dos canales, se produjeron los mejores programas de música en mucho, mucho tiempo. “Musical Express” con Ángel Casas, “Popgrama” con Diego Manrique y Carlos Tena, “La bola de cristal” dirigido por Lolo Rico, “Si yo fuera presidente” con el inimitable Fernando García Tola o “La Edad de Oro”, conducido por la inolvidable Paloma Chamorro. Pero todos estos factores no hubieran sido nada sin la materia prima: los grupos. Y los grupos fueron muchos, pero muchos. Algunos perduraron a lo largo del tiempo como Radio Futura o Gabinete Galigari y otros murieron con el movimiento, aunque hoy son considerados como grupos de culto. Vamos a ocuparnos de algunos de ellos, como por ejemplo Kaka de Luxe. Kaka de Luxe empezó siendo un grupo de dibujantes y gente de fanzine en 1977 pero más tarde se pensó en la idea de formar un grupo para conseguir dinero, un grupo de punk rock principalmente con Carlos Berlanga, Manolo Campoamor y Fernando Márquez El Zurdo. Más tarde su unieron Enrique Sierra, Alaska y Nacho Canut. Como veréis, algunos nombres los vamos a tener presentes a lo largo de toda la historia. Alaska y los Pegamoides se formó en 1979, tras la separación del grupo Kaka de Luxe, del que cuatro de sus componentes formaban parte, Alaska, Canut, Campoamor y Berlanga. Estos cuatro, se dieron cuenta de que la afinidad entre ellos era mayor y sus intereses comunes eran completamente diferentes a los del resto de componentes, por lo que decidieron comunicarles su decisión de seguir por caminos diferentes. Más tarde, se les unieron dos personas más, Ana Curra, a la que conocieron en el Pentagrama (un bar de Madrid, emblemático de la época), y Eduardo Benavente. Ya con esta formación, el grupo grabó su primer sencillo, «Horror en el hipermercado», producido por Julián Ruiz, en 1980. Esta canción se convirtió en un relativo éxito gracias a su emisión por radio, lo que facilitó la grabación de su segundo sencillo un año después y el inicio de una fructífera carrera. Radio Futura no solo fue el mejor de los grupos de la “movida”, también fue uno de los mejores de la historia de la música española. De su primer disco, Música Moderna, es el clásico “Enamorado de la moda juvenil” Herminio Molero, pintor, agitador cultural y pionero de la música con sintetizadores, decidió en 1979 dedicarse plenamente a su proyecto de montar una especie de "orquesta pop" con la referencia de Roxy Music. En esas estaba cuando entró en contacto con dos hermanos, Luis y Santiago Auserón, zaragozanos, por cierto. Santiago acababa de volver a España tras terminar sus estudios de Filosofía en París. Los hermanos recibieron una oferta de Molero para formar parte del proyecto y el resto de componentes de lo que se acabaría llamando Orquesta Futurama fueron María José Serrano (componente de Las Chinas), Javier Pérez Grueso (alias Javier Furia, voz y percusión electrónica), Manolo Campoamor (cantante, ex miembro de Kaka de Luxe), Alberto Iturrioz (guitarra), Francisco Pastor (excomponente de Fórmula V, guitarra) y el propio Molero. En total, un grupo con diez componentes, de efímera vida y que desaparecería ese mismo año sin grabación alguna. Del segundo disco de Radio Futura escuchamos el corte Divina. De aquel experimento acabaría surgiendo Radio Futura. El grupo tomó su nombre del de una emisora de radio libre italiana (Radio Ciudad Futura). Fue Campoamor, el viejo Pegamoides, el que bautizó al grupo. A principios de verano apareció la nueva banda. En su primera formación ya estaban los hermanos Auserón, que serían guitarra y voz (Santiago) y bajo (Luis, animado por el propio Santiago y Enrique, ya que no sabía tocar el instrumento). Enrique Sierra, guitarra solista, Molero, con los sintetizadores y Pérez Grueso completaban la formación. Carlos Solrac (excomponente de Nada) se incorporaría pronto a la batería. Durante esta primera época fueron surgiendo las diferencias que, junto al enfrentamiento con Hispavox, llevarían a la reestructuración del grupo. El éxito les obligó a la profesionalización y a definir estilos y actitudes. Las diferencias llegaron a un punto de no retorno: poco a poco, sus componentes fueron dejando el grupo hasta que solo quedaron Santiago, Luis y Enrique, apuntando hacia un estilo marcado por el reggae (como en The Clash) o el refinamiento melódico de The Cure. El asunto de la ruptura acabó llegando a los tribunales por la propiedad del nombre del grupo, que Molero había registrado a su nombre. Sin embargo, el juez falló en su contra. El quinteto pasó finalmente a cuarteto, con la incorporación de Carlos Velázquez. En 1982 salió al mercado un nuevo single «La estatua del jardín botánico». Este sencillo supuso el relanzamiento de Radio Futura, así como, según algunos críticos, la mejor definición del ocaso de la Nueva Ola y el advenimiento de La Movida”. «La estatua...» se convertiría pronto y de forma duradera en un himno de aquellos años y en 2006 fue elegida por la revista Rolling Stone en el puesto 21º de las 200 mejores canciones del pop-rock español. Santiago Auserón dijo que la canción se le ocurrió mientras leía la Monadología, del filósofo alemán Leibniz. ”Ese librito tiene unas imágenes muy misteriosas que hablan de que dentro de cada estanque hay nuevos estanques y nuevos jardines, en el que siempre encontraremos nuevos peces y nuevas plantas. Esa imagen de mundos dentro de mundos me impresionó mucho. La canción fue un chispazo de inspiración, no creo que jamás me vuelva a ocurrir, ni que haga otra canción igual". En otoño de 1983 editaron su segundo álbum, La ley del desierto / La ley del mar, una autoproducción. El LP se dividía en dos partes. La primera, La ley del desierto, de un carácter más punk y metálico, seco y duro; la segunda, La ley del mar, con sonidos más acuosos, inició la senda "latina" de Radio Futura. En los textos incluidos en la carpeta del disco Santiago reflexionaba: “La ley del desierto es el agua. Pero ¿la ley del mar? No es la tierra ni el barco, sino el metal, una temible vibración del espíritu: la voluntad del capitán Ahab, tendida como un arpón hacia delante, la luz del abismo que atrae a los cuerpos [...] Pero la ley del desierto es aún más implacable. Nadie puede hundirse de una vez por todas en su inmensidad, sino vagar alerta, a la espera de un ruido: la alegría del agua, en pequeñas dosis. Los desiertos son las playas del futuro.” Hay que ver, es tremendo este hombre, ¿verdad? En la primera parte, se encuentra «Escuela de calor». En esta canción quisieron, según sus propias palabras, meter el castellano en una rítmica afroamericana. Buen pues, el resultado fue este. Santiago compuso originalmente «Semilla negra» para Miguel Bosé que la descartó finalmente. De esta manera, la canción pasó al repertorio de Radio Futura. «Semilla negra» destacó especialmente en el álbum y se convirtió en la primera piedra en el camino hacia ese primer rock latino del que la banda sería pionera, y que acabaría influyendo apreciablemente en la producción de pop-rock en castellano en los siguientes años. Raimundo Amador participó en la remezcla de «Semilla negra». Esta dio lugar a un sencillo que unía las influencias afrocaribeñas con el flamenco de Amador. Como La ley del desierto / La ley del mar había sido un álbum con nada menos que tres años de preparación, el grupo se planteaba ahora la realización de un disco con mayor rapidez; viajaron a Londres con ocho temas de los que se extraerían seis. Allí se completó la grabación definitiva, con diez temas que, al contrario que hasta el momento, nunca habían tocado todos juntos. El resultado es De un país en llamas, álbum que acabó tendiendo al barroquismo porque se llenó de innovaciones tecnológicas (ecos, golpes metálicos, ruidos); en ocasiones se aprecia que la producción queda por encima del trabajo del grupo. Aun así, su sonido contundente y oscuro y la misteriosa atmósfera que crean sus letras crípticas dieron lugar a un puñado de temas que se encuentran entre los clásicos de la banda: «El tonto Simón» o «Han caído los dos»). Aunque el disco volvió a ser un éxito de ventas, la gira de ese año fue algo más corta y menos multitudinaria que la anterior. En mayo cerraron las fiestas de San Isidro en Madrid (el disco se editó ese mismo mes); para entonces ya eran, para la crítica, el grupo más notable del pop nacional. Curiosamente y de cara a dicho concierto se produjo una pequeña polémica con la organización: el Ayuntamiento de Madrid lo había presentado en su información oficial sobre las fiestas como la "presentación" en directo del nuevo álbum cosa que la banda desmintió categóricamente. Tensiones sobre la dirección artística que estaba tomando el grupo acabaron concluyendo en el abandono del batería, Solrac. Se nos ha acabado el tiempo, pero creo que nos queda mucho por decir y oír, así que… seguiremos informando. Amigos radioescuchas, me encanta esta palabra, nos emplazamos para la próxima semana en un capítulo más de “Nada más que música”. Hasta entonces… BUENAS VIBRACIONES.

NADA MÁS QUE MÚSICA
Nada más que música - La movida madrileña - I

NADA MÁS QUE MÚSICA

Play Episode Listen Later Mar 12, 2020 29:17


En las primeras horas del año 1980, en una noche fría y con la euforia del año nuevo, a José Enrique Cano, alias “Canito”, se lo llevó por delante un vehículo que circulaba por la N-VI, en Madrid. Falleció a los pocos días cuando tenía 20 años. Canito era el batería de Tos, un grupo formado por tres de los hermanos Urquijo, Los secretos. La desaparición de este entrañable personaje dio pie a un homenaje que organizaron los componentes de su grupo y en el que participaron todos sus compañeros, músicos aficionados entonces: Nacha Pop, Mamá, Mermelada, Alaska y los Pegamoides, Paraíso, Los Solitarios, en fin, la flor y nata del momento. El concierto, musicalmente hablando, no fue nada del otro mundo, y, a parte del jolgorio del personal que, ese sí, fue apoteósico, del evento no quedó nada más que la retrasmisión que TVE hizo sin gran despliegue de medios. Pero… fue allí, en ese momento, donde nació lo que posteriormente dio en llamarse “La movida madrileña”. Si, efectivamente, el sonido es lamentable, pero creo que puede resultar interesante escuchar un directo que hizo historia. Bien, la movida madrileña fue un movimiento más o menos contracultural que surgió en Madrid durante los primeros años de la transición de la España posfranquista, y que se extendió a otras provincias con el nombre genérico de la Movida, y de las que hablaremos en otro momento. Fueron muchos los factores que empujaron el nacimiento de esta “movida”: emisoras de radio como Radio España con Jesús Ordovás, Radio El País con Moncho Alpuente, Radio Popular, con Julio Ruiz; Radio Juventud, con Paco Pérez Bryan y Sardinita, entre otras. También fueron determinantes los fanzines (sucedáneos de revistas que reflejaron el fenómeno), y que dieron cierta entidad literaria y catalogaron las estéticas y eventos de la Movida en Madrid. Destacaron Licantropía y Monster; La Pluma Eléctrica, 96 Lágrimas y Du Duá; en fin, un montón. Más tarde aparecieron las revistas impresas, mucho más profesionales: La Luna y Madrid Me Mata y otras publicaciones financiadas por el Ayuntamiento de Madrid, aspecto este muy controvertido en su momento, a la financiación me refiero. Pero lo que, creo yo, más hizo por la “Movida” fue la televisión. Precisamente, cuando solo disfrutábamos de dos canales, se produjeron los mejores programas de música en mucho, mucho tiempo. “Musical Express” con Ángel Casas, “Popgrama” con Diego Manrique y Carlos Tena, “La bola de cristal” dirigido por Lolo Rico, “Si yo fuera presidente” con el inimitable Fernando García Tola o “La Edad de Oro”, conducido por la inolvidable Paloma Chamorro. Pero todos estos factores no hubieran sido nada sin la materia prima: los grupos. Y los grupos fueron muchos, pero muchos. Algunos perduraron a lo largo del tiempo como Radio Futura o Gabinete Galigari y otros murieron con el movimiento, aunque hoy son considerados como grupos de culto. Vamos a ocuparnos de algunos de ellos, como por ejemplo Kaka de Luxe. Kaka de Luxe empezó siendo un grupo de dibujantes y gente de fanzine en 1977 pero más tarde se pensó en la idea de formar un grupo para conseguir dinero, un grupo de punk rock principalmente con Carlos Berlanga, Manolo Campoamor y Fernando Márquez El Zurdo. Más tarde su unieron Enrique Sierra, Alaska y Nacho Canut. Como veréis, algunos nombres los vamos a tener presentes a lo largo de toda la historia. Alaska y los Pegamoides se formó en 1979, tras la separación del grupo Kaka de Luxe, del que cuatro de sus componentes formaban parte, Alaska, Canut, Campoamor y Berlanga. Estos cuatro, se dieron cuenta de que la afinidad entre ellos era mayor y sus intereses comunes eran completamente diferentes a los del resto de componentes, por lo que decidieron comunicarles su decisión de seguir por caminos diferentes. Más tarde, se les unieron dos personas más, Ana Curra, a la que conocieron en el Pentagrama (un bar de Madrid, emblemático de la época), y Eduardo Benavente. Ya con esta formación, el grupo grabó su primer sencillo, «Horror en el hipermercado», producido por Julián Ruiz, en 1980. Esta canción se convirtió en un relativo éxito gracias a su emisión por radio, lo que facilitó la grabación de su segundo sencillo un año después y el inicio de una fructífera carrera. Radio Futura no solo fue el mejor de los grupos de la “movida”, también fue uno de los mejores de la historia de la música española. De su primer disco, Música Moderna, es el clásico “Enamorado de la moda juvenil” Herminio Molero, pintor, agitador cultural y pionero de la música con sintetizadores, decidió en 1979 dedicarse plenamente a su proyecto de montar una especie de "orquesta pop" con la referencia de Roxy Music. En esas estaba cuando entró en contacto con dos hermanos, Luis y Santiago Auserón, zaragozanos, por cierto. Santiago acababa de volver a España tras terminar sus estudios de Filosofía en París. Los hermanos recibieron una oferta de Molero para formar parte del proyecto y el resto de componentes de lo que se acabaría llamando Orquesta Futurama fueron María José Serrano (componente de Las Chinas), Javier Pérez Grueso (alias Javier Furia, voz y percusión electrónica), Manolo Campoamor (cantante, ex miembro de Kaka de Luxe), Alberto Iturrioz (guitarra), Francisco Pastor (excomponente de Fórmula V, guitarra) y el propio Molero. En total, un grupo con diez componentes, de efímera vida y que desaparecería ese mismo año sin grabación alguna. Del segundo disco de Radio Futura escuchamos el corte Divina. De aquel experimento acabaría surgiendo Radio Futura. El grupo tomó su nombre del de una emisora de radio libre italiana (Radio Ciudad Futura). Fue Campoamor, el viejo Pegamoides, el que bautizó al grupo. A principios de verano apareció la nueva banda. En su primera formación ya estaban los hermanos Auserón, que serían guitarra y voz (Santiago) y bajo (Luis, animado por el propio Santiago y Enrique, ya que no sabía tocar el instrumento). Enrique Sierra, guitarra solista, Molero, con los sintetizadores y Pérez Grueso completaban la formación. Carlos Solrac (excomponente de Nada) se incorporaría pronto a la batería. Durante esta primera época fueron surgiendo las diferencias que, junto al enfrentamiento con Hispavox, llevarían a la reestructuración del grupo. El éxito les obligó a la profesionalización y a definir estilos y actitudes. Las diferencias llegaron a un punto de no retorno: poco a poco, sus componentes fueron dejando el grupo hasta que solo quedaron Santiago, Luis y Enrique, apuntando hacia un estilo marcado por el reggae (como en The Clash) o el refinamiento melódico de The Cure. El asunto de la ruptura acabó llegando a los tribunales por la propiedad del nombre del grupo, que Molero había registrado a su nombre. Sin embargo, el juez falló en su contra. El quinteto pasó finalmente a cuarteto, con la incorporación de Carlos Velázquez. En 1982 salió al mercado un nuevo single «La estatua del jardín botánico». Este sencillo supuso el relanzamiento de Radio Futura, así como, según algunos críticos, la mejor definición del ocaso de la Nueva Ola y el advenimiento de La Movida”. «La estatua...» se convertiría pronto y de forma duradera en un himno de aquellos años y en 2006 fue elegida por la revista Rolling Stone en el puesto 21º de las 200 mejores canciones del pop-rock español. Santiago Auserón dijo que la canción se le ocurrió mientras leía la Monadología, del filósofo alemán Leibniz. ”Ese librito tiene unas imágenes muy misteriosas que hablan de que dentro de cada estanque hay nuevos estanques y nuevos jardines, en el que siempre encontraremos nuevos peces y nuevas plantas. Esa imagen de mundos dentro de mundos me impresionó mucho. La canción fue un chispazo de inspiración, no creo que jamás me vuelva a ocurrir, ni que haga otra canción igual". En otoño de 1983 editaron su segundo álbum, La ley del desierto / La ley del mar, una autoproducción. El LP se dividía en dos partes. La primera, La ley del desierto, de un carácter más punk y metálico, seco y duro; la segunda, La ley del mar, con sonidos más acuosos, inició la senda "latina" de Radio Futura. En los textos incluidos en la carpeta del disco Santiago reflexionaba: “La ley del desierto es el agua. Pero ¿la ley del mar? No es la tierra ni el barco, sino el metal, una temible vibración del espíritu: la voluntad del capitán Ahab, tendida como un arpón hacia delante, la luz del abismo que atrae a los cuerpos [...] Pero la ley del desierto es aún más implacable. Nadie puede hundirse de una vez por todas en su inmensidad, sino vagar alerta, a la espera de un ruido: la alegría del agua, en pequeñas dosis. Los desiertos son las playas del futuro.” Hay que ver, es tremendo este hombre, ¿verdad? En la primera parte, se encuentra «Escuela de calor». En esta canción quisieron, según sus propias palabras, meter el castellano en una rítmica afroamericana. Buen pues, el resultado fue este. Santiago compuso originalmente «Semilla negra» para Miguel Bosé que la descartó finalmente. De esta manera, la canción pasó al repertorio de Radio Futura. «Semilla negra» destacó especialmente en el álbum y se convirtió en la primera piedra en el camino hacia ese primer rock latino del que la banda sería pionera, y que acabaría influyendo apreciablemente en la producción de pop-rock en castellano en los siguientes años. Raimundo Amador participó en la remezcla de «Semilla negra». Esta dio lugar a un sencillo que unía las influencias afrocaribeñas con el flamenco de Amador. Como La ley del desierto / La ley del mar había sido un álbum con nada menos que tres años de preparación, el grupo se planteaba ahora la realización de un disco con mayor rapidez; viajaron a Londres con ocho temas de los que se extraerían seis. Allí se completó la grabación definitiva, con diez temas que, al contrario que hasta el momento, nunca habían tocado todos juntos. El resultado es De un país en llamas, álbum que acabó tendiendo al barroquismo porque se llenó de innovaciones tecnológicas (ecos, golpes metálicos, ruidos); en ocasiones se aprecia que la producción queda por encima del trabajo del grupo. Aun así, su sonido contundente y oscuro y la misteriosa atmósfera que crean sus letras crípticas dieron lugar a un puñado de temas que se encuentran entre los clásicos de la banda: «El tonto Simón» o «Han caído los dos»). Aunque el disco volvió a ser un éxito de ventas, la gira de ese año fue algo más corta y menos multitudinaria que la anterior. En mayo cerraron las fiestas de San Isidro en Madrid (el disco se editó ese mismo mes); para entonces ya eran, para la crítica, el grupo más notable del pop nacional. Curiosamente y de cara a dicho concierto se produjo una pequeña polémica con la organización: el Ayuntamiento de Madrid lo había presentado en su información oficial sobre las fiestas como la "presentación" en directo del nuevo álbum cosa que la banda desmintió categóricamente. Tensiones sobre la dirección artística que estaba tomando el grupo acabaron concluyendo en el abandono del batería, Solrac. Se nos ha acabado el tiempo, pero creo que nos queda mucho por decir y oír, así que… seguiremos informando. Amigos radioescuchas, me encanta esta palabra, nos emplazamos para la próxima semana en un capítulo más de “Nada más que música”. Hasta entonces… BUENAS VIBRACIONES.

Disques de légende
Isaac Albeniz : Iberia, par Alicia de Larrocha

Disques de légende

Play Episode Listen Later Jan 20, 2020 14:05


durée : 00:14:05 - Disques de légende du lundi 20 janvier 2020 - En 1958, la grande pianiste espagnole Alicia de Larrocha enregistre l'intégrale de la suite pour piano 'Iberia' d'Isaac Albeniz pour le label Hispavox. Une première au disque !

iberia disques albeniz larrocha isaac albeniz hispavox
NADA MÁS QUE MÚSICA
Nada más que música - Miguel Ríos

NADA MÁS QUE MÚSICA

Play Episode Listen Later Nov 15, 2019 29:41


Bueno, ya sabéis que de vez en cuando, repasamos la vida y milagros de grandes artistas de forma monográfica, viendo su trayectoria personal y artística, pero hasta ahora todos han sido extranjeros. Bien, pues hoy vamos a conocer un poco más de cerca a una estrella nacional e internacional: Miguel Ríos, un señor que lleva ya más de 50 años de carrera, que ha sido la punta de lanza del panorama musical en muchos aspectos, que ha sabido adaptarse a cada tiempo y a cada circunstancia con inteligencia y sin perder nunca la curiosidad, la inquietud y las ganas de aprender, siendo él a su vez maestro para muchos... A mi modesto entender, el más absoluto representante del rock español. Pues vamos a conocerlo. Si Señor!!! Bienvenidos los hijos del rock’n’roll!!! Miguel Ríos Campaña, nacido el 7 de junio de 1944, es, como todo el mundo sabe, natural de Granada, y se crió en el seno de una familia humilde en el barrio de La Cartuja. Merece la pena incidir en esto de su origen familiar porque aquí los inicios del rock fueron, casi siempre, cosa de gente con posibles; aquellos que, en una época de economía no muy boyante y en plena dictadura, podían pagarse los instrumentos necesarios y, a su vez, acceder a la música que llegaba del extranjero a pesar de los controles de la censura. Miguel consiguió saltar esta barrera gracias a que pasó una temporada trabajando en la sección de discos de unos grandes almacenes. Fue allí donde empezó a escuchar a aquellos artistas que le crearían afición, destacando especialmente Elvis Presley. Empezó a cantar en su tiempo libre y ganó un concurso de la radio local que le abrió las puertas a su carrera como artista musical y en seguida puso rumbo a Madrid. Durante esta primera época pasó por numerosas vicisitudes, y desde luego no todas buenas, hasta que con la ayuda de su amigo Fernando Arbex, ya sabéis, el batería y cerebro de Los Brincos, Miguel Ríos empieza a trabajar en nuevas canciones y las presenta a Hispavox, el gran sello nacional de aquellos años. Les encanta y deciden ficharle, iniciando así sus espléndidos trabajos junto al glorioso tándem de la compañía, el productor Rafael Trabuchelli y el arreglista argentino Waldo de los Ríos. El primero de estos trabajos, “Mira Hacia Ti” (Hispavox, 1969), contiene ya algunos de los temas más significativos de su carrera, como “El río” … … o el no menos famoso “Vuelvo a Granada”. Muchas de estas canciones fueron editadas en sencillos y situaron a Miguel Ríos en un lugar preferente dentro del panorama musical nacional, alcanzando incluso el nº 1 en las listas. Pero ese mismo año, y de nuevo con arreglos de Waldo de los Ríos, llega uno de los momentos cumbre de su carrera, el archiconocido “Himno a la alegría”. Arrollador éxito internacional en su versión en inglés, “Song of joy”, el sencillo vendió más de siete millones de copias (vamos a pensar cuantos artistas españoles han alcanzado esta cifra), se situó en las listas de éxitos de medio mundo, incluyendo Estados Unidos, país donde fue disco de oro y llegó al nº 2; para darnos idea del nivel de éxito que obtuvo, esta canción permaneció en el top ten alemán de julio de 1970 a marzo de 1971. Una barbaridad tan grande, que muchos ya tuvieron suficiente Miguel Ríos para toda la vida. Miguel siguió con su trabajo y tras unos álbumes en estudio llega “Conciertos de Rock y Amor” (Hispavox, 1972), disco que recoge la grabación de la primera gira programada (es decir, una gira tal como la entendemos hoy día) que daba un artista español y que contenía un importante aspecto visual (proyecciones de diapositivas, luces), algo tremendamente innovador. Es, a su vez, uno de los primeros discos en directo que se editaron aquí. Los conciertos de rock y amor, que promocionaban la imagen hippie y pacifista del artista en el ocaso de la dictadura de Franco, sirvieron, además de para extender su popularidad a cada pequeño rincón del país, y también para ponerle en el centro de mira de aquellos que pensaban que ya era hora de dar un escarmiento a tanto jovenzuelo “drogadicto”. En fin, bueno, al final consiguieron pillarle algo de María y le mandaron una temporada a Carabanchel. Vamos a escuchar, de este disco y en honor a su temporada de vacaciones “todo incluido”, el Rock de la cárcel. Miguel Rios En 1974, y dando un giro en su carrera, edita “Memorias de un ser Humano”, un álbum de contenido más social que le introduce en terrenos progresivos y que no agrada a la compañía de discos, que estaba loca por tener un nuevo “Himno a la alegría”. La compañía, tras un tira y afloja, le otorga la carta de libertad para marcharse. De este disco es la canción, casi desconocida, “El juglar”. Miguel continúa con su etapa más experimental con álbumes conceptuales como “La Huerta Atómica”, editada ya por Polydor, en 1976 y “Al-Andalus”, en la misma compañía en 1977, y eso si, en ambos casos, con escasas ventas. El primero es una suerte de reivindicación anti-nuclear y ecologista. Pero un aclaración, esto era en 1976, época en la que era un “poquito” más difícil cualquier reivindicación, del tipo que fuera. Y el segundo se mete hasta las cachas en el mestizaje del rock con el flamenco y con sonidos de ascendencia árabe; en ese sentido merece la pena mencionar la gira que al año siguiente y bajo el nombre de La Noche Roja, producto del patrocinio de una marca de ropa vaquera, organizó junto a Triana, principal exponente del género. También participaron, entre otros, Guadalquivir, un grupo formado por músicos que ya habían tocado con él en "Al-Andalus” o Iceberg, un grupo catalán entre los que se encontraban gente como Max Sunyer (guitarra), Josep Mas, Kitflus, (piano eléctrico y sintetizadores), Ángel Riba (voz, saxo y guitarra). Buena gente. Esto es Al-Andalus. La etapa más significativa del artista se inicia con “Los Viejos Rockeros Nunca Mueren” (Polydor, 1979). En esta etapa se decanta por un rock claro y sencillo, que por momentos reivindica sus inicios pero también le pone de actualidad con grandes éxitos de masas. Los mayores de ellos, sin duda, “Santa Lucía”, que aparecía en el álbum “Rocanrol Bumerang” (Polydor, 1980) y “Bienvenidos”, tema dedicado “a los hijos de rock 'n’'roll” y que abre el doble directo “Rock & Ríos” (Polydor, 1982), uno de los grandes eventos de la historia del rock en España e inicio en el rock con mayúsculas para casi toda una generación. Ya hemos escuchado Bienvenidos, repasaremos ahora la canción que da título al disco: Rocanrol Bumerang. Superándose en cada una de sus giras, llega “El Rock de una Noche de Verano” (Polydor, 1983), con Luz Casal y Leño nada menos que de teloneros; una gira de macroconciertos que llenó varios estadios de fútbol y en el que el artista hacía gala de su militancia política y antinuclear. El gran colega, le llamaron. No corrió la misma suerte la gira “Rock en el Ruedo” de 1985, de la que finalmente se editaría sin embargo un disco recopilatorio sin demasiada repercusión. A pesar de esto, Miguel Ríos está en el cénit de su popularidad musical en España y se embarca en proyectos televisivos, como ¡Qué Noche la de Aquel Año!, programa ideado y presentado por él y con guión de Diego Manrique, en el que repasa la historia del rock español desde 1962 hasta ese mismo año a lo largo de veintisiete programas repletos de invitados, actuaciones y colaboraciones que se vieron publicados en dos dobles álbumes. Tanto el programa como los discos tuvieron un notable éxito y por ello fue galardonado Miguel con un Premio Ondas. Ese año de 1987 debió de ser intenso para Miguel Ríos, pues junto al programa y a los discos entra en contacto con la música rock de Latinoamérica y empieza a gestar otro de sus significativos giros. También celebra un multitudinario concierto en la plaza de toros de Ciudad de México, siendo el primer artista que logra el lleno absoluto en dicho recinto. Y finalmente, su querida Granada le otorga la Medalla de Oro de la ciudad. De su disco “El rock de una noche de verano”, entresacamos este precioso tema: “No estás sola” A esto le sigue una etapa relativamente discreta del artista y empiezan a aparecer antologías de su extensa carrera y los reconocimientos en forma de premios (Medalla de Oro al Mérito en las Bellas Artes, entre otros), homenajes, etc. Pero Miguel Ríos no se duerme en los laureles; la música es su pasión y continúa con una nueva etapa en la que se inclina por el rock latino y más adelante por el swing y el blues. Más que discos sobrios, como se les suele calificar, los trabajos son elegantes, con dos temas de interés, como este: “Directo al corazón” del álbum del mismo título de 1991, último con Polydor y al que siguió un largo período sin publicar nada. O este otro, “No voy en tren”, del disco “Como si Fuera la Primera Vez”, editado por Virgin en 1996, por cierto, el único que editó con esta compañía. Bueno, pues a los que nos ha pillado el tren ha sido a nosotros, como siempre en guerra con el reloj. Dejamos aquí a nuestro amigo Miguel, volveremos con él en una segunda entrega, y os emplazo para la próxima semana para otro recorrido por el proceloso mundo de la música. Ya sabéis, habrá más historias, más músicos y más música. Hasta entonces… Buenas vibraciones.

NADA MÁS QUE MÚSICA
Nada más que música - Miguel Ríos

NADA MÁS QUE MÚSICA

Play Episode Listen Later Nov 14, 2019 29:41


Bueno, ya sabéis que de vez en cuando, repasamos la vida y milagros de grandes artistas de forma monográfica, viendo su trayectoria personal y artística, pero hasta ahora todos han sido extranjeros. Bien, pues hoy vamos a conocer un poco más de cerca a una estrella nacional e internacional: Miguel Ríos, un señor que lleva ya más de 50 años de carrera, que ha sido la punta de lanza del panorama musical en muchos aspectos, que ha sabido adaptarse a cada tiempo y a cada circunstancia con inteligencia y sin perder nunca la curiosidad, la inquietud y las ganas de aprender, siendo él a su vez maestro para muchos... A mi modesto entender, el más absoluto representante del rock español. Pues vamos a conocerlo. Si Señor!!! Bienvenidos los hijos del rock’n’roll!!! Miguel Ríos Campaña, nacido el 7 de junio de 1944, es, como todo el mundo sabe, natural de Granada, y se crió en el seno de una familia humilde en el barrio de La Cartuja. Merece la pena incidir en esto de su origen familiar porque aquí los inicios del rock fueron, casi siempre, cosa de gente con posibles; aquellos que, en una época de economía no muy boyante y en plena dictadura, podían pagarse los instrumentos necesarios y, a su vez, acceder a la música que llegaba del extranjero a pesar de los controles de la censura. Miguel consiguió saltar esta barrera gracias a que pasó una temporada trabajando en la sección de discos de unos grandes almacenes. Fue allí donde empezó a escuchar a aquellos artistas que le crearían afición, destacando especialmente Elvis Presley. Empezó a cantar en su tiempo libre y ganó un concurso de la radio local que le abrió las puertas a su carrera como artista musical y en seguida puso rumbo a Madrid. Durante esta primera época pasó por numerosas vicisitudes, y desde luego no todas buenas, hasta que con la ayuda de su amigo Fernando Arbex, ya sabéis, el batería y cerebro de Los Brincos, Miguel Ríos empieza a trabajar en nuevas canciones y las presenta a Hispavox, el gran sello nacional de aquellos años. Les encanta y deciden ficharle, iniciando así sus espléndidos trabajos junto al glorioso tándem de la compañía, el productor Rafael Trabuchelli y el arreglista argentino Waldo de los Ríos. El primero de estos trabajos, “Mira Hacia Ti” (Hispavox, 1969), contiene ya algunos de los temas más significativos de su carrera, como “El río” … … o el no menos famoso “Vuelvo a Granada”. Muchas de estas canciones fueron editadas en sencillos y situaron a Miguel Ríos en un lugar preferente dentro del panorama musical nacional, alcanzando incluso el nº 1 en las listas. Pero ese mismo año, y de nuevo con arreglos de Waldo de los Ríos, llega uno de los momentos cumbre de su carrera, el archiconocido “Himno a la alegría”. Arrollador éxito internacional en su versión en inglés, “Song of joy”, el sencillo vendió más de siete millones de copias (vamos a pensar cuantos artistas españoles han alcanzado esta cifra), se situó en las listas de éxitos de medio mundo, incluyendo Estados Unidos, país donde fue disco de oro y llegó al nº 2; para darnos idea del nivel de éxito que obtuvo, esta canción permaneció en el top ten alemán de julio de 1970 a marzo de 1971. Una barbaridad tan grande, que muchos ya tuvieron suficiente Miguel Ríos para toda la vida. Miguel siguió con su trabajo y tras unos álbumes en estudio llega “Conciertos de Rock y Amor” (Hispavox, 1972), disco que recoge la grabación de la primera gira programada (es decir, una gira tal como la entendemos hoy día) que daba un artista español y que contenía un importante aspecto visual (proyecciones de diapositivas, luces), algo tremendamente innovador. Es, a su vez, uno de los primeros discos en directo que se editaron aquí. Los conciertos de rock y amor, que promocionaban la imagen hippie y pacifista del artista en el ocaso de la dictadura de Franco, sirvieron, además de para extender su popularidad a cada pequeño rincón del país, y también para ponerle en el centro de mira de aquellos que pensaban que ya era hora de dar un escarmiento a tanto jovenzuelo “drogadicto”. En fin, bueno, al final consiguieron pillarle algo de María y le mandaron una temporada a Carabanchel. Vamos a escuchar, de este disco y en honor a su temporada de vacaciones “todo incluido”, el Rock de la cárcel. Miguel Rios En 1974, y dando un giro en su carrera, edita “Memorias de un ser Humano”, un álbum de contenido más social que le introduce en terrenos progresivos y que no agrada a la compañía de discos, que estaba loca por tener un nuevo “Himno a la alegría”. La compañía, tras un tira y afloja, le otorga la carta de libertad para marcharse. De este disco es la canción, casi desconocida, “El juglar”. Miguel continúa con su etapa más experimental con álbumes conceptuales como “La Huerta Atómica”, editada ya por Polydor, en 1976 y “Al-Andalus”, en la misma compañía en 1977, y eso si, en ambos casos, con escasas ventas. El primero es una suerte de reivindicación anti-nuclear y ecologista. Pero un aclaración, esto era en 1976, época en la que era un “poquito” más difícil cualquier reivindicación, del tipo que fuera. Y el segundo se mete hasta las cachas en el mestizaje del rock con el flamenco y con sonidos de ascendencia árabe; en ese sentido merece la pena mencionar la gira que al año siguiente y bajo el nombre de La Noche Roja, producto del patrocinio de una marca de ropa vaquera, organizó junto a Triana, principal exponente del género. También participaron, entre otros, Guadalquivir, un grupo formado por músicos que ya habían tocado con él en "Al-Andalus” o Iceberg, un grupo catalán entre los que se encontraban gente como Max Sunyer (guitarra), Josep Mas, Kitflus, (piano eléctrico y sintetizadores), Ángel Riba (voz, saxo y guitarra). Buena gente. Esto es Al-Andalus. La etapa más significativa del artista se inicia con “Los Viejos Rockeros Nunca Mueren” (Polydor, 1979). En esta etapa se decanta por un rock claro y sencillo, que por momentos reivindica sus inicios pero también le pone de actualidad con grandes éxitos de masas. Los mayores de ellos, sin duda, “Santa Lucía”, que aparecía en el álbum “Rocanrol Bumerang” (Polydor, 1980) y “Bienvenidos”, tema dedicado “a los hijos de rock 'n’'roll” y que abre el doble directo “Rock & Ríos” (Polydor, 1982), uno de los grandes eventos de la historia del rock en España e inicio en el rock con mayúsculas para casi toda una generación. Ya hemos escuchado Bienvenidos, repasaremos ahora la canción que da título al disco: Rocanrol Bumerang. Superándose en cada una de sus giras, llega “El Rock de una Noche de Verano” (Polydor, 1983), con Luz Casal y Leño nada menos que de teloneros; una gira de macroconciertos que llenó varios estadios de fútbol y en el que el artista hacía gala de su militancia política y antinuclear. El gran colega, le llamaron. No corrió la misma suerte la gira “Rock en el Ruedo” de 1985, de la que finalmente se editaría sin embargo un disco recopilatorio sin demasiada repercusión. A pesar de esto, Miguel Ríos está en el cénit de su popularidad musical en España y se embarca en proyectos televisivos, como ¡Qué Noche la de Aquel Año!, programa ideado y presentado por él y con guión de Diego Manrique, en el que repasa la historia del rock español desde 1962 hasta ese mismo año a lo largo de veintisiete programas repletos de invitados, actuaciones y colaboraciones que se vieron publicados en dos dobles álbumes. Tanto el programa como los discos tuvieron un notable éxito y por ello fue galardonado Miguel con un Premio Ondas. Ese año de 1987 debió de ser intenso para Miguel Ríos, pues junto al programa y a los discos entra en contacto con la música rock de Latinoamérica y empieza a gestar otro de sus significativos giros. También celebra un multitudinario concierto en la plaza de toros de Ciudad de México, siendo el primer artista que logra el lleno absoluto en dicho recinto. Y finalmente, su querida Granada le otorga la Medalla de Oro de la ciudad. De su disco “El rock de una noche de verano”, entresacamos este precioso tema: “No estás sola” A esto le sigue una etapa relativamente discreta del artista y empiezan a aparecer antologías de su extensa carrera y los reconocimientos en forma de premios (Medalla de Oro al Mérito en las Bellas Artes, entre otros), homenajes, etc. Pero Miguel Ríos no se duerme en los laureles; la música es su pasión y continúa con una nueva etapa en la que se inclina por el rock latino y más adelante por el swing y el blues. Más que discos sobrios, como se les suele calificar, los trabajos son elegantes, con dos temas de interés, como este: “Directo al corazón” del álbum del mismo título de 1991, último con Polydor y al que siguió un largo período sin publicar nada. O este otro, “No voy en tren”, del disco “Como si Fuera la Primera Vez”, editado por Virgin en 1996, por cierto, el único que editó con esta compañía. Bueno, pues a los que nos ha pillado el tren ha sido a nosotros, como siempre en guerra con el reloj. Dejamos aquí a nuestro amigo Miguel, volveremos con él en una segunda entrega, y os emplazo para la próxima semana para otro recorrido por el proceloso mundo de la música. Ya sabéis, habrá más historias, más músicos y más música. Hasta entonces… Buenas vibraciones.

NADA MÁS QUE MÚSICA
Nada más que música - Pop español - III

NADA MÁS QUE MÚSICA

Play Episode Listen Later Oct 26, 2018 42:55


Dejamos, el último día que tratamos la historia del Pop Español, la puerta abierta a uno de los grupos más interesantes de aquella época, Los Ángeles. Los Ángeles Azules, que así se llamaron en sus primeros años, comenzaron su trayectoria en 1963, alcanzaron sus mayores éxitos comerciales entre 1967 y 1971 con canciones como 98.6, Mañana, mañana, Créeme, Momentos, Mónica o Abre tu ventana. La formación más estable estuvo integrada por Alfonso González Poncho, Carlos Álvarez, Agustín Rodríguez y Paco Quero. Su primer éxito fue la adaptación del tema 98.6 del músico estadounidense Keith y que acabamos de escuchar. En aquellos años, lograron su mayor repercusión gracias a Mañana, mañana y versiones de éxitos internacionales como, 'Dime, dime', basada en la interpretación de American Breed, o 'El silencio es oro ' (Silence is Golden) de The Tremeloes y, como era costumbre en la época, también hicieron su incursión en el mundo del cine quedando inmortalizados en los largometrajes Un, dos, tres al escondite inglés de Iván Zulueta y A 45 Revoluciones por Minuto de Pedro Lazaga. La fama de su coro a cuatro voces les dio un sitio propio en el repertorio de la época. De su colaboración con Trabuchelli surgieron decenas de producciones. De entre todas ellas, Momentos y Mónica, conseguirían hacerles imprescindibles en el mercado hispanoamericano. Durante 1968, Agustín, Carlos y Paco tuvieron que abandonar su militancia roquera por la mili, si, si, queridos niños, la mili. ¡Que cosas! Carlos se aprovechó de una serie de permisos ganados por la admiración que le profesaba un mando del cuartel, y continuó participando de la gira musical. Pero sus dos compañeros no disfrutaron de ese privilegio. Sus puestos fueron ocupados aquellos meses por los guitarristas/bajistas Santiago Martínez Villa-Señor y Pepe Robles. Este último firmaría algunas de las mejores piezas del grupo, como Créeme, considerada "una de las joyas ocultas del pop español", según escribió Salvador Domínguez en su compendio de la música pop española Bienvenido Mr. Rock, Los primeros grupos hispanos 1957-1975 . En 1976, Poncho y José Luis fallecieron en un accidente de circulación que acabó, además, con la existencia del grupo. A mediados de los años noventa, Agustín y Carlos decidieron unirse a Popi González, hijo del desaparecido Poncho, para recuperar al antiguo grupo, en homenaje permanente a un repertorio que recuerdan varias generaciones. Pero la vida sigue y, el citado Robles, tras su paso por Los Ángeles, formaría otra de las bandas emblemáticas de esa etapa, Módulos. Como habéis podido comprobar, Módulos fue un grupo español de rock progresivo y sinfónico. Formado en Madrid en 1969, sus componentes originales eran Pepe Robles (guitarra y voz), Tomás Bohórquez (órgano hammond y piano), Juan Antonio García Reyzábal (batería) y Emilio Bueno (bajo). Robles, metido en el ambiente musical de la época conoció al grupo Los Ángeles, en esos momentos uno de los más famosos, y logró hacerse con el puesto de bajista en sustitución de Agustín Rodríguez. Tanto su líder, Poncho, como Rafael Trabucchelli (que como veis estaba en todas las salsas) fueron tomando conciencia del talento que aquel joven atesoraba. Robles, muy pendiente de lo que sucedía fuera con los grandes grupos del momento y otros menos conocidos, decidió alejarse de las corrientes musicales más extendidas en España, abandona Los Angeles y forma un nuevo grupo, Módulos, junto a Tomás Bohórquez, Emilio Bueno y J. A. García Reyzábal. Era el año 1969, un año destacado dentro del rock internacional. Desde un primer momento, Módulos quiso perfilarse como un grupo diferente, algo que se vio reflejado en la búsqueda de profesionalidad. El secreto: ensayar 8 horas al día. Buscaron rápidamente un buen representante (Tony Caravaca), y crearon en Madrid una oficina como centro de operaciones para tenerlo todo bajo control. También supieron aprovechar la onda del pop de la época. Además de The Beatles, su gran referencia, se fijaron también en la música estadounidense, especialmente en The Young Rascals y los psicodélicos Vanilla Fudge. Realidad, su primer álbum, contiene una de las baladas más destacadas del rock español, el número uno «Todo tiene su fin», que acabó con la norma de que las canciones comerciales tenían que rondar los tres minutos de duración. El álbum destaca por sus pasajes románticos y melancólicos, su cadencia, sus cambios de ritmo, la interacción de todos los instrumentos, los escalofríos que producen algunas notas del Hammond de Bohórquez y, en general, por esa sensación de que Módulos habían conseguido construir una contundente "muralla de sonido". Aunque el éxito comercial de su canción estrella no volvió a repetirse a ese mismo nivel, Módulos se mantuvieron dentro de los grupos más destacados de la escena española, editando un álbum por año. En 1971 fue el turno de su segundo álbum, Variaciones, en el que mantenían su estilo, aunque sin la tensión del álbum anterior. «Adiós al ayer», «Sólo tú» o «Quisiera conseguir» son algunas de sus canciones más destacadas. Un año después aparece, como anticipo del álbum ”Plenitud”, el sencillo No quiero pensar en ese amor. Plenitud abandona la frescura de los dos anteriores trabajos, adentrándose cada vez más en el campo del rock sinfónico. En 1973, Robles sufrió un accidente de coche que casi le cuesta la vida. Módulos siguieron funcionando con otros sustitutos, hasta recuperar a su cantante-guitarrista y grabar Módulos al año siguiente. Éste es un álbum que busca más la comercialidad que la experimentación. Su sencillo «Sólo palabras» recuerda a una mezcla del «Hey Jude» de The Beatles con «The boxer» de Simon and Garfunkel, pero se aleja definitivamente del tratamiento que acostumbraban a dar a sus temas. Así las cosas, Reyzábal deja el grupo quizá por diferencias con Robles que ya provenían de cuando grabaron «Todo tiene su fin». Con Cánovas, acordaros de este nombre, a la batería, firman varias actuaciones en directo, todos ellos vistiendo como lo harían los miembros de Yes o Deep Purple, con túnicas y oropeles. En 1978, graban para la modesta compañía Discos Mercurio un álbum homónimo, con mayor libertad compositiva, con nueva temática en las letras y algunos pasajes ciertamente experimentales. Tras algunas galas actuando con el nombre de TAO, Módulos comprobaron que su carrera no tendría ya mucha continuidad y se deshicieron en 1979. Nos despedimos de los Modulos con adiós: Adiós al ayer Y ahora volvemos sobre el señor que hemos señalado hace unos momentos: Juan Robles CANOVAS, batería en su momento del grupo de éxito Los Módulos. Bien pues este señor formó parte del grupo de culto por excelencia del pop español: Cánovas, Rodrigo, Adolfo y Guzmán, alias CRAG que nunca llegaron a dar un concierto de forma oficial, pero que “Señora azul”, su disco de debut de 1974, fue votado -en una encuesta de la revista Efe Eme- como la segunda mejor obra en la historia del pop nacional, sólo por debajo del mitificado primer LP de Veneno. Cánovas, Rodrigo, Adolfo y Guzmán, también conocidos por sus siglas, CRAG, es un cuarteto español de música pop, intermitentemente en activo desde los años 1970, formado por los músicos Juan Robles Cánovas, Rodrigo García, Adolfo Rodríguez y José María Guzmán. Los cuatro juntos han publicado solamente tres elepés y, aunque en su momento no tuvieron prácticamente éxito, ni de público ni de crítica, con el tiempo han sido reivindicados por su música, sus letras y sus armonías vocales y han sido comparados con la banda estadounidense Crosby, Still, Nash and Young. “Solo pienso en ti”, una bellísima canción. Los cuatro componentes del grupo se unieron en 1974 provenientes de otras bandas que ya habían tenido éxito: Cánovas, como ya sabemos, había sido el batería de la banda de rock progresivo Módulos y del grupo Franklin; Rodrigo provenía de Los Pekenikes; Adolfo había sido vocalista y guitarrista de Los Íberos; y Guzmán, junto con Rodrigo y los hermanos José y Manuel Martín, habían pertenecido al grupo Solera, que el año anterior había grabado su único disco, llamado como el grupo, y del que luego hablaremos. Pero ahora nos vamos a detener en una canción de este disco que en su momento causó un significativo revuelo por tratar, aunque de forma poética y con gran sensibilidad, el amor entre dos mujeres, algo que hoy nos puede parecer normal pero que en la época, irritaba las conciencias bienpensantes del régimen. Cosas que pasaban hace tiempo pero que no debemos olvidar, para que no se repitan. Señora azul, que se ha convertido en el tema más conocido de CRAG, ha tenido varias interpretaciones. Según algunos era una crítica contra el franquismo y, más concretamente, contra la censura imperante en aquellos años, aunque los integrantes del grupo desmintieron este punto y señalaron que el tema estaba dedicado a los críticos musicales. El disco apenas tuvo éxito en su época pero su influencia no ha hecho sino crecer con los años. La revista especializada Rockdelux lo situó en 2004 en el puesto número 11 entre «Los mejores 100 discos españoles del siglo XX». Tras el fracaso comercial de su primer disco, los cuatro músicos trabajaron como banda de acompañamiento para la cantante Karina (amigos… hay que pagar las facturas) y sólo volvieron a grabar una década después, publicando en 1984 el álbum Queridos compañeros y, al año siguiente, CRAG 1985. Dentro de escasísimas ocasiones en las que se les vio en directo, cabe destacar las actuaciones que los días 13 y 14 de diciembre de este año 1985 dieron en el Teatro del Mercado de Zaragoza y en el Teatro del Matadero de Huesca. La precuela de este grupo debemos buscarla en otro de iguales características y, casi, componentes. Hablamos de Solera. Solera, grupo exquisito de mediados de los setenta, tuvo una vida efímera pero dejó un ramillete de temas que se cuentan entre lo más florido del pop español puro. Solo cuentan con un álbum y una de las canciones más destacadas es Linda prima, típica historia de enamorada que desoye su corazón y cae en los brazos del interés y la posición social de un burgués entrado en años dejando a su amante presa de un cruel resentimiento, de una pertinaz incomprensión. Otra importante canción de este grupo es “Calles del viejo París”, una canción en la que se refleja la nostalgia por el tiempo pasado en el que, a lo peor, fuimos felices. La música de Solera se caracteriza por unas armonías vocales muy cuidadas y de muy buen gusto, una base de folk y pop acústico realmente cálida y una excelente orquestación, obra del productor Rafael Trabucchelli, (otra vez) con el sello del llamado Sonido Torrelaguna, que era la calle de Madrid donde estaban los estudios de grabación del sello Hispavox. A pesar de su calidad, el disco tuvo escaso éxito comercial lo que, unido a fuertes discrepancias musicales en el seno de la banda, provocó su disolución. Afortunadamente, las cuatro fantásticas voces de Cánovas, Rodrigo, Adolfo y Guzmán aún brindaron algunos momentos musicales realmente inolvidables

NADA MÁS QUE MÚSICA
Nada más que música - Pop español - III

NADA MÁS QUE MÚSICA

Play Episode Listen Later Oct 26, 2018 42:55


Dejamos, el último día que tratamos la historia del Pop Español, la puerta abierta a uno de los grupos más interesantes de aquella época, Los Ángeles. Los Ángeles Azules, que así se llamaron en sus primeros años, comenzaron su trayectoria en 1963, alcanzaron sus mayores éxitos comerciales entre 1967 y 1971 con canciones como 98.6, Mañana, mañana, Créeme, Momentos, Mónica o Abre tu ventana. La formación más estable estuvo integrada por Alfonso González Poncho, Carlos Álvarez, Agustín Rodríguez y Paco Quero. Su primer éxito fue la adaptación del tema 98.6 del músico estadounidense Keith y que acabamos de escuchar. En aquellos años, lograron su mayor repercusión gracias a Mañana, mañana y versiones de éxitos internacionales como, 'Dime, dime', basada en la interpretación de American Breed, o 'El silencio es oro ' (Silence is Golden) de The Tremeloes y, como era costumbre en la época, también hicieron su incursión en el mundo del cine quedando inmortalizados en los largometrajes Un, dos, tres al escondite inglés de Iván Zulueta y A 45 Revoluciones por Minuto de Pedro Lazaga. La fama de su coro a cuatro voces les dio un sitio propio en el repertorio de la época. De su colaboración con Trabuchelli surgieron decenas de producciones. De entre todas ellas, Momentos y Mónica, conseguirían hacerles imprescindibles en el mercado hispanoamericano. Durante 1968, Agustín, Carlos y Paco tuvieron que abandonar su militancia roquera por la mili, si, si, queridos niños, la mili. ¡Que cosas! Carlos se aprovechó de una serie de permisos ganados por la admiración que le profesaba un mando del cuartel, y continuó participando de la gira musical. Pero sus dos compañeros no disfrutaron de ese privilegio. Sus puestos fueron ocupados aquellos meses por los guitarristas/bajistas Santiago Martínez Villa-Señor y Pepe Robles. Este último firmaría algunas de las mejores piezas del grupo, como Créeme, considerada "una de las joyas ocultas del pop español", según escribió Salvador Domínguez en su compendio de la música pop española Bienvenido Mr. Rock, Los primeros grupos hispanos 1957-1975 . En 1976, Poncho y José Luis fallecieron en un accidente de circulación que acabó, además, con la existencia del grupo. A mediados de los años noventa, Agustín y Carlos decidieron unirse a Popi González, hijo del desaparecido Poncho, para recuperar al antiguo grupo, en homenaje permanente a un repertorio que recuerdan varias generaciones. Pero la vida sigue y, el citado Robles, tras su paso por Los Ángeles, formaría otra de las bandas emblemáticas de esa etapa, Módulos. Como habéis podido comprobar, Módulos fue un grupo español de rock progresivo y sinfónico. Formado en Madrid en 1969, sus componentes originales eran Pepe Robles (guitarra y voz), Tomás Bohórquez (órgano hammond y piano), Juan Antonio García Reyzábal (batería) y Emilio Bueno (bajo). Robles, metido en el ambiente musical de la época conoció al grupo Los Ángeles, en esos momentos uno de los más famosos, y logró hacerse con el puesto de bajista en sustitución de Agustín Rodríguez. Tanto su líder, Poncho, como Rafael Trabucchelli (que como veis estaba en todas las salsas) fueron tomando conciencia del talento que aquel joven atesoraba. Robles, muy pendiente de lo que sucedía fuera con los grandes grupos del momento y otros menos conocidos, decidió alejarse de las corrientes musicales más extendidas en España, abandona Los Angeles y forma un nuevo grupo, Módulos, junto a Tomás Bohórquez, Emilio Bueno y J. A. García Reyzábal. Era el año 1969, un año destacado dentro del rock internacional. Desde un primer momento, Módulos quiso perfilarse como un grupo diferente, algo que se vio reflejado en la búsqueda de profesionalidad. El secreto: ensayar 8 horas al día. Buscaron rápidamente un buen representante (Tony Caravaca), y crearon en Madrid una oficina como centro de operaciones para tenerlo todo bajo control. También supieron aprovechar la onda del pop de la época. Además de The Beatles, su gran referencia, se fijaron también en la música estadounidense, especialmente en The Young Rascals y los psicodélicos Vanilla Fudge. Realidad, su primer álbum, contiene una de las baladas más destacadas del rock español, el número uno «Todo tiene su fin», que acabó con la norma de que las canciones comerciales tenían que rondar los tres minutos de duración. El álbum destaca por sus pasajes románticos y melancólicos, su cadencia, sus cambios de ritmo, la interacción de todos los instrumentos, los escalofríos que producen algunas notas del Hammond de Bohórquez y, en general, por esa sensación de que Módulos habían conseguido construir una contundente "muralla de sonido". Aunque el éxito comercial de su canción estrella no volvió a repetirse a ese mismo nivel, Módulos se mantuvieron dentro de los grupos más destacados de la escena española, editando un álbum por año. En 1971 fue el turno de su segundo álbum, Variaciones, en el que mantenían su estilo, aunque sin la tensión del álbum anterior. «Adiós al ayer», «Sólo tú» o «Quisiera conseguir» son algunas de sus canciones más destacadas. Un año después aparece, como anticipo del álbum ”Plenitud”, el sencillo No quiero pensar en ese amor. Plenitud abandona la frescura de los dos anteriores trabajos, adentrándose cada vez más en el campo del rock sinfónico. En 1973, Robles sufrió un accidente de coche que casi le cuesta la vida. Módulos siguieron funcionando con otros sustitutos, hasta recuperar a su cantante-guitarrista y grabar Módulos al año siguiente. Éste es un álbum que busca más la comercialidad que la experimentación. Su sencillo «Sólo palabras» recuerda a una mezcla del «Hey Jude» de The Beatles con «The boxer» de Simon and Garfunkel, pero se aleja definitivamente del tratamiento que acostumbraban a dar a sus temas. Así las cosas, Reyzábal deja el grupo quizá por diferencias con Robles que ya provenían de cuando grabaron «Todo tiene su fin». Con Cánovas, acordaros de este nombre, a la batería, firman varias actuaciones en directo, todos ellos vistiendo como lo harían los miembros de Yes o Deep Purple, con túnicas y oropeles. En 1978, graban para la modesta compañía Discos Mercurio un álbum homónimo, con mayor libertad compositiva, con nueva temática en las letras y algunos pasajes ciertamente experimentales. Tras algunas galas actuando con el nombre de TAO, Módulos comprobaron que su carrera no tendría ya mucha continuidad y se deshicieron en 1979. Nos despedimos de los Modulos con adiós: Adiós al ayer Y ahora volvemos sobre el señor que hemos señalado hace unos momentos: Juan Robles CANOVAS, batería en su momento del grupo de éxito Los Módulos. Bien pues este señor formó parte del grupo de culto por excelencia del pop español: Cánovas, Rodrigo, Adolfo y Guzmán, alias CRAG que nunca llegaron a dar un concierto de forma oficial, pero que “Señora azul”, su disco de debut de 1974, fue votado -en una encuesta de la revista Efe Eme- como la segunda mejor obra en la historia del pop nacional, sólo por debajo del mitificado primer LP de Veneno. Cánovas, Rodrigo, Adolfo y Guzmán, también conocidos por sus siglas, CRAG, es un cuarteto español de música pop, intermitentemente en activo desde los años 1970, formado por los músicos Juan Robles Cánovas, Rodrigo García, Adolfo Rodríguez y José María Guzmán. Los cuatro juntos han publicado solamente tres elepés y, aunque en su momento no tuvieron prácticamente éxito, ni de público ni de crítica, con el tiempo han sido reivindicados por su música, sus letras y sus armonías vocales y han sido comparados con la banda estadounidense Crosby, Still, Nash and Young. “Solo pienso en ti”, una bellísima canción. Los cuatro componentes del grupo se unieron en 1974 provenientes de otras bandas que ya habían tenido éxito: Cánovas, como ya sabemos, había sido el batería de la banda de rock progresivo Módulos y del grupo Franklin; Rodrigo provenía de Los Pekenikes; Adolfo había sido vocalista y guitarrista de Los Íberos; y Guzmán, junto con Rodrigo y los hermanos José y Manuel Martín, habían pertenecido al grupo Solera, que el año anterior había grabado su único disco, llamado como el grupo, y del que luego hablaremos. Pero ahora nos vamos a detener en una canción de este disco que en su momento causó un significativo revuelo por tratar, aunque de forma poética y con gran sensibilidad, el amor entre dos mujeres, algo que hoy nos puede parecer normal pero que en la época, irritaba las conciencias bienpensantes del régimen. Cosas que pasaban hace tiempo pero que no debemos olvidar, para que no se repitan. Señora azul, que se ha convertido en el tema más conocido de CRAG, ha tenido varias interpretaciones. Según algunos era una crítica contra el franquismo y, más concretamente, contra la censura imperante en aquellos años, aunque los integrantes del grupo desmintieron este punto y señalaron que el tema estaba dedicado a los críticos musicales. El disco apenas tuvo éxito en su época pero su influencia no ha hecho sino crecer con los años. La revista especializada Rockdelux lo situó en 2004 en el puesto número 11 entre «Los mejores 100 discos españoles del siglo XX». Tras el fracaso comercial de su primer disco, los cuatro músicos trabajaron como banda de acompañamiento para la cantante Karina (amigos… hay que pagar las facturas) y sólo volvieron a grabar una década después, publicando en 1984 el álbum Queridos compañeros y, al año siguiente, CRAG 1985. Dentro de escasísimas ocasiones en las que se les vio en directo, cabe destacar las actuaciones que los días 13 y 14 de diciembre de este año 1985 dieron en el Teatro del Mercado de Zaragoza y en el Teatro del Matadero de Huesca. La precuela de este grupo debemos buscarla en otro de iguales características y, casi, componentes. Hablamos de Solera. Solera, grupo exquisito de mediados de los setenta, tuvo una vida efímera pero dejó un ramillete de temas que se cuentan entre lo más florido del pop español puro. Solo cuentan con un álbum y una de las canciones más destacadas es Linda prima, típica historia de enamorada que desoye su corazón y cae en los brazos del interés y la posición social de un burgués entrado en años dejando a su amante presa de un cruel resentimiento, de una pertinaz incomprensión. Otra importante canción de este grupo es “Calles del viejo París”, una canción en la que se refleja la nostalgia por el tiempo pasado en el que, a lo peor, fuimos felices. La música de Solera se caracteriza por unas armonías vocales muy cuidadas y de muy buen gusto, una base de folk y pop acústico realmente cálida y una excelente orquestación, obra del productor Rafael Trabucchelli, (otra vez) con el sello del llamado Sonido Torrelaguna, que era la calle de Madrid donde estaban los estudios de grabación del sello Hispavox. A pesar de su calidad, el disco tuvo escaso éxito comercial lo que, unido a fuertes discrepancias musicales en el seno de la banda, provocó su disolución. Afortunadamente, las cuatro fantásticas voces de Cánovas, Rodrigo, Adolfo y Guzmán aún brindaron algunos momentos musicales realmente inolvidables

PodCastizo, el podcast de Madrid
PodCastizo nº81: Parque de El Capricho.

PodCastizo, el podcast de Madrid

Play Episode Listen Later Oct 15, 2018 54:52


En este podcast visitamos el Parque de "El Capricho", en la Alameda de Osuna. Se trata de un parque romántico construido en el s.XVIII por la Duquesa de Osuna, un capricho lleno de un sinfín de curiosidades muy del gusto del s.XVIII pero que siguen sorprendiendo a los paseantes del s.XXI. Un auténtica joya madrileña. En los jardines tenemos muchos rincones interesantes, como "El abejero", una construcción desde la que se podía observar el interior de multitud de panales de abejas instalados en las paredes de la construcción, una ermita que tuvo un ermitaño contratado para interpretar al personaje, o una casa habitada por autómatas. Toda una excentricidad dieciochesca llena de encanto. Además, en el parque se instaló el búnker del General Miaja, la llamada "Posición Jaca", para establecer el centro neurálgico del ejército republicano en la defensa de Madrid durante la guerra civil española. Hablamos de todo esto con Natalia Núñez y Laura de la Falla (@ParteDelArte), así como con Sergio (@madridnube). Presentan Sara Black (@smorenab) y el Prof. Valnadú (@Hispaniae). _____ GUÍA PARA LA ESCUCHA 0:00 Presentación 0:09 El Parque de El Capricho. Localización y acceso. 0:12 La duquesa de Osuna. 0:17 Origen del jardín. 0:19 Los caprichos o folies. 0:20 La casa de la vieja. 0:21 Visitas teatralizadas. 0:24 Las mujeres y la Ilustración. 0:26 Tipos de jardín en El Capricho. 0:27 El laberinto. 0:30 La ría, las falúas y el Casino. 0:31 La ermita y el ermitaño. 0:32 La fortificación militar. 0:32 El abejero. 0:33 El invernadero. 0:34 El palacio y el futuro museo. 0:35 Interludio musical: "La madrileña". 0:37 La reina y las duquesas. 0:41 Pedro de Alcántara y la bella Inés. 0:43 Abandono de la finca. 0:44 El búnker de El Capricho. 0:49 Despedida. _____ MÚSICA QUE PUEDE ESCUCHARSE EN ESTE PODCAST - Divertimento en Re mayor (K.136), de Wolfgang Amadeus Mozart (1772). Orquesta de Cámara del Palatinado, de Mannheim, dirigida por Florian Heyerick. - "La Madrileña" (popular), del disco Lucero Tena y la música popular en los tiempos de Goya. Orquesta de Conciertos de Madrid dirigida por José M. Franco Gil. Lucero Tena a las castañuelas. Hispavox 1986. - Minueto, del Quinteto para cuerda en Mi mayor de Luigi Boccherini. Orquesta filarmónica de Londres, dirigida por David Parry. ________ ¿Te ha gustado? ¿Nos ayudas a difundirlo? Recuerda darle a "Me gusta" y comentar en Ivoox y puntuarnos en iTunes. ¡Escríbenos! Puedes contactar con nosotros en: www.podcastizo.com Twitter: @PodCastizo Correo: oyentes@podcastizo.com También estamos en Facebook, Instagram y YouTube. ____________ Todos los audios de PodCastizo se distribuyen bajo licencia Creative Commons: Licencia Reconocimiento-NoComercial-SinObraDerivada 4.0 Internacional. Esta licencia está permanentemente ubicada en http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/. “PodCastizo” (R) Es una marca registrada. Todos los derechos reservados.

PodCastizo, el podcast de Madrid
PodCastizo nº81: Parque de El Capricho.

PodCastizo, el podcast de Madrid

Play Episode Listen Later Oct 15, 2018 54:52


En este podcast visitamos el Parque de "El Capricho", en la Alameda de Osuna. Se trata de un parque romántico construido en el s.XVIII por la Duquesa de Osuna, un capricho lleno de un sinfín de curiosidades muy del gusto del s.XVIII pero que siguen sorprendiendo a los paseantes del s.XXI. Un auténtica joya madrileña. En los jardines tenemos muchos rincones interesantes, como "El abejero", una construcción desde la que se podía observar el interior de multitud de panales de abejas instalados en las paredes de la construcción, una ermita que tuvo un ermitaño contratado para interpretar al personaje, o una casa habitada por autómatas. Toda una excentricidad dieciochesca llena de encanto. Además, en el parque se instaló el búnker del General Miaja, la llamada "Posición Jaca", para establecer el centro neurálgico del ejército republicano en la defensa de Madrid durante la guerra civil española. Hablamos de todo esto con Natalia Núñez y Laura de la Falla (@ParteDelArte), así como con Sergio (@madridnube). Presentan Sara Black (@smorenab) y el Prof. Valnadú (@Hispaniae). _____ GUÍA PARA LA ESCUCHA 0:00 Presentación 0:09 El Parque de El Capricho. Localización y acceso. 0:12 La duquesa de Osuna. 0:17 Origen del jardín. 0:19 Los caprichos o folies. 0:20 La casa de la vieja. 0:21 Visitas teatralizadas. 0:24 Las mujeres y la Ilustración. 0:26 Tipos de jardín en El Capricho. 0:27 El laberinto. 0:30 La ría, las falúas y el Casino. 0:31 La ermita y el ermitaño. 0:32 La fortificación militar. 0:32 El abejero. 0:33 El invernadero. 0:34 El palacio y el futuro museo. 0:35 Interludio musical: "La madrileña". 0:37 La reina y las duquesas. 0:41 Pedro de Alcántara y la bella Inés. 0:43 Abandono de la finca. 0:44 El búnker de El Capricho. 0:49 Despedida. _____ MÚSICA QUE PUEDE ESCUCHARSE EN ESTE PODCAST - Divertimento en Re mayor (K.136), de Wolfgang Amadeus Mozart (1772). Orquesta de Cámara del Palatinado, de Mannheim, dirigida por Florian Heyerick. - "La Madrileña" (popular), del disco Lucero Tena y la música popular en los tiempos de Goya. Orquesta de Conciertos de Madrid dirigida por José M. Franco Gil. Lucero Tena a las castañuelas. Hispavox 1986. - Minueto, del Quinteto para cuerda en Mi mayor de Luigi Boccherini. Orquesta filarmónica de Londres, dirigida por David Parry. ________ ¿Te ha gustado? ¿Nos ayudas a difundirlo? Recuerda darle a "Me gusta" y comentar en Ivoox y puntuarnos en iTunes. ¡Escríbenos! Puedes contactar con nosotros en: www.podcastizo.com Twitter: @PodCastizo Correo: oyentes@podcastizo.com También estamos en Facebook, Instagram y YouTube. ____________ Todos los audios de PodCastizo se distribuyen bajo licencia Creative Commons: Licencia Reconocimiento-NoComercial-SinObraDerivada 4.0 Internacional. Esta licencia está permanentemente ubicada en http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/. “PodCastizo” (R) Es una marca registrada. Todos los derechos reservados.

La Música de Nuestras Vidas
Elza Baeza | La Música de Nuestras Vidas

La Música de Nuestras Vidas

Play Episode Listen Later Sep 3, 2018 43:25


Elsa Baeza, quien nació en Bayamo, Cuba, el 2 de enero de 1947, es una cantante y actriz cubana radicada en España. Es hija del escritor y poeta chileno Alberto Baeza Flores, miembro de la Academia Chilena de la Lengua, quien pronto la interesó en la música folklórica de Hispanoamérica, y de su esposa cubana, Elsa Pacheco Reyes. A mediados de la década de 1960 llega a España con la esperanza de dar un futuro a su incipiente carrera artística. Hace su debut cinematográfico, en 1966 con la película Nueve cartas a Berta, bajo la dirección de Basilio Martín Patiño, que se inscribe en el nuevo cine español. Tras protagonizar la obra musical Los Fantástikos junto a Eusebio Poncela, en 1969 presentó el programa musical de televisión “Especial Pop”, dirigido por Valerio Lazarov, a quien se unió sentimentalmente durante varios años y con el que contrajo matrimonio en Miami el 15 de enero de 1970. A partir de 1975 graba melodías populares de Latinoamérica, sobre todo centroamericanas. Graba un álbum para el sello español Hispavox, pero sin éxito comercial. Algunas de sus canciones son El Cristo de Palacagüina, Credo, La Carmen aseada, Batelero, En el tronco de un árbol, Cuando ya no me quieras, entre otras. De este álbum, la versión para el Credo de Carlos Mejía Godoy obtiene popularidad en la radio en 1977.

Planeta Jondo
¡Heterodoxo!

Planeta Jondo

Play Episode Listen Later Mar 20, 2018 55:34


Foto: Cortesía de © Paco Manzano¡Mientras se boxea no se canta!Gritó José Luis Ortiz Nuevo (El poeta), árbitro del combate entre Israel “Zapatitos” Galván y el cantaor / boxeador Cristian Guerrero, en el espectáculo La lucha vuelve al Price (2010).Un amigo se ha llevado una indigestión flamenca por engullirse a varios heterodoxos en mal estado o mal precocinados. Vamos, que le han sentado mal; lo ha contado en el primer bar de urgencias y allí uno apoyado en la barra le dijo:-Un ...cólico. -¿Queeé? -Que sufre usted un flamencólico.Mi amigo tiene el cabreo por duplicado, el que llevaba puesto y el que se ha pillado en “urgencias”.Cuenta José Manuel Gamboa que la primera Antología flamenca (la de Hispavox) fue iniciativa de los franceses que la publicaron allá en 1954 y que no se editó en España hasta 1957 con la llegada del microsurco (el momento en el que se pasa de los discos de pizarra a los de vinilo) y lo cuenta en el esclarecedor libro “Rafael Romero… y el nacimiento del microsurco flamenco en España” (Flamenco vive). Y dice Gamboa que transformar la caña a pasodoble es el mayor atrevimiento discográfico grabado por Rafael Romero.Cuentan que toda la historia del flamenco no es sino la gran historia de la heterodoxia y escribe Pedro G que la ortodoxia no existe y dice Niño de Elche que es una utopía.Si Niño de Elche calca la interpretación de Rafael Romero eso ¿es, o no es, flamenco?¿Era flamenco lo de Rafael Romero?Nos gusta la vehemencia de Eugenio Noel y nos gusta en la voz del de Elche con los tacones de Israel Galván y nos gusta la versificación que ha hecho Pedro G. Nos gusta Rafael Riqueni y nos gusta Morente y los mensajes que nos deja. Nos gusta Soleá Morente y El Pollito de California y nos gusta Niño de Elche cantando un pasodoble cantado por Rafael Romero el Gallina y nos gusta que Gamboa le llame por su nombre y apellido. Punto.Y claro que nos gusta Rosario la Tremendita que ha hecho un disco no apto para todos los públicos.“En un cuartito los dos veneno que tú tomaras veneno tomara yo” (leído en el disco de Veneno, que sí, que no, que tampoco es flamenco).

Planeta Jondo
Flamenco Monumental con Juan Verdú

Planeta Jondo

Play Episode Listen Later Dec 2, 2015 55:34


Juan Verdú visita el programa con ocasión del festival Flamenco Monumental que se celebra en Madrid el día 12 de diciembre, con José Mercé, Carmen Linares, Gerardo Núñez y La Moneta y al día siguiente con Martirio, Raúl Rodríguez, Rocío Márquez, Juan Valderrama, Arcángel y el trío Benavent-Pardo-Digeraldo. Hablamos de su libro El jardín del flamenco y de Lou Reed y recordamos a Enrique Morente con sus grabaciones para Hispavox restauradas “...y al volver la vista atrás” y el fandango de las 200.000 pesetas conocido como el fandango más caro de la historia. Se asoma Diego Carrasco con su participación en la Zambomba Flamenca que tendrá lugar estas navidades en el Teatro de la Latina.