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Se c'è un'immagine che racconta questi tempi è quella di Lorenza Roiati, panettiera di Ascoli Piceno, che il 25 aprile appende un lenzuolo alla facciata del suo forno: “Buono come il pane, bello come l'antifascismo”. Due agenti si presentano per identificarla. Un atto di ordinaria amministrazione, spiegano. Ma l'ordinario non è mai neutro. Non è ordinario dover giustificare una scritta antifascista nel giorno in cui l'Italia celebra la Liberazione dal fascismo. Non è ordinario che chi espone un messaggio di libertà debba mostrare i documenti due volte, mentre gli striscioni intimidatori appesi da ignoti vengano lasciati lì, puzzolenti come la vigliaccheria di chi li firma nell'ombra. Uno di questi recita: “Dal quel forno un tale fetore, che diventa simpatico anche il questore”. Il fetore, in realtà, è quello di una stagione che torna. Il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, Fratelli d'Italia, non ha dubbi: le vere vittime sarebbero i poliziotti “aggrediti” sui social. La panettiera? Strumentalizzata, dice. I fascisti che minacciano? Invisibili. Chi difende Lorenza è accusato di interrompere il lutto nazionale per il papa defunto. Mescolare il lutto religioso con il diritto a celebrare la Resistenza è un'operazione così oscena che nemmeno i peggiori governatori degli anni Venti avevano osato. L'antifascismo diventa uno sgarbo, un fastidio, un peccato. Intanto la politica si spacca. Matteo Ricci e Giuseppe Buondonno raccolgono solidarietà attorno a Lorenza. Elly Schlein, per una volta, trova le parole: “Quegli striscioni fascisti sono un insulto alla Costituzione”. Ma il problema è più profondo: un pezzo d'Italia ha smesso di vergognarsi del fascismo. E le istituzioni, quando non si girano dall'altra parte, danno una mano. Resta il lenzuolo bianco, appeso tra la paura e il coraggio. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
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Attraverso la sua musica Corally ci ricorda la fragile interdipendenza tra l'uomo e il mondo naturale. Le sue canzoni diventano manifesti per la difesa del nostro ambiente, un atto d'amore verso il mare e le sue creature. Il suo mondo musicale è un vibrante mix di pop melodico e rock, una sinfonia dolce e grintosa per dar voce a megattere, delfini, balene e capodogli, creature straordinarie che abitano i nostri mari e gli Oceani. Quegli specchi d'acqua sfruttati senza tregua ma fondamentali per la vita. Collaborazioni illustri come quella con il leggendario Lindsay Kemp, coach di David Bowie, hanno arricchito il percorso artistico di Corally portandola sui palchi italiani e internazionali con una missione chiara, trasformare la sua musica in un invito a proteggere il nostro Pianeta.In questi giorni è uscito il suo nuovo Pescecani (Extinction), brano potente e toccante che affronta il tema della violenza. La produzione artistica, l'arrangiamento e la chitarra portano la firma di Andrea Rigonat, fuoriclasse della scena musicale italiana già produttore per Elisa, Ultimo, Alessandra Amoroso, e chitarrista per Elisa e Giorgia. Il brano fa riferimento alla crudele pratica del finning, in cui lo squalo è vittima di un bracconiere che gli taglia le pinne, ed è allo stesso tempo una metafora della violenza di genere. La donna protagonista del brano guarda il suo carnefice negli occhi con la stessa impotenza dello squalo di fronte al suo. Ispirato da un vissuto personale dell'artista, Pescecani è un invito a prendere posizione contro qualsiasi tipo di abuso, verso la natura o verso gli esseri umani. Corally ci invita a non distogliere lo sguardo, a riconoscere la sofferenza e a combattere per un mondo più giusto e rispettoso, per noi e per le future generazioni. Ne parliamo in questo incontro, con una sorpresa: una speciale esclusiva versione unplugged di Pescecani assieme ad Andrea Rigonat, realizzata per noi.I proventi delle sue canzoni sono devoluti a favore di campagne per la protezione degli oceani dallo sfruttamento illegale, dal bracconaggio e dalla distruzione ambientale.undefinedundefinedCorally Canale youtube
VIDEO: VIDEO: Le atrocità islamiche del 7 ottobre ➜ https://www.informazionecorretta.com/video/urlaepoiilsilenzio.mp4TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7943VOGLIAMO APRIRE GLI OCCHI SU QUELLO CHE I MUSULMANI STANNO FACENDO A ISRAELE? di Stefano MagniQuante dimostrazioni e prove servono prima di "aprire gli occhi" sul Medio Oriente? Il 7 ottobre di un anno fa è uno di quegli eventi che gli inglesi definiscono con un'espressione che in italiano non può essere tradotta mantenendo la stessa sintetica efficacia: eye opener (che permette di aprire gli occhi). Nonostante tutto, siamo ancora qui ad assistere ad un mondo di opinionisti e di influencer che pretenderebbero di farci aprire gli occhi su un "genocidio" che non c'è: quello dei palestinesi a Gaza. La moda-tormentone del "All eyes on Rafah" (tutti gli occhi siano puntati su Rafah) ne è l'esempio più lampante.Su cosa avremmo dovuto aprire gli occhi il 7 ottobre? Sugli obiettivi dichiarati e in parte anche realizzati di Hamas e sul ruolo di complice sia dell'Iran che dell'Autorità Palestinese. Il 7 ottobre, Hamas ha dimostrato che il suo reale obiettivo è solo quello di assassinare ebrei. Lo sfondamento della barriera di confine e la temporanea sconfitta delle guarnigioni di confine erano solo strumentali, un mezzo per raggiungere il fine. Il fine è stata l'uccisione indiscriminata di civili ebrei.Una volta che è stata colta di sorpresa l'IDF, la forza di difesa israeliana, Hamas non ha sfruttato il suo temporaneo successo per conseguire obiettivi militari o politici. Non sono state attaccate basi militari, né obiettivi economici. Non sono stati assassinati politici, né comandanti militari. L'unica cosa a cui i terroristi di Hamas miravano erano i civili. E li hanno uccisi in gran numero, almeno 1.200 secondo le stime più aggiornate. Li hanno assassinati ovunque si trovassero: in auto lungo le strade, nelle loro case, nei loro letti, o quando erano intenti a ballare in un rave party, il luogo in cui, essendo più concentrati, sono stati uccisi più in gran numero in una sola volta.Hamas non si è limitato ad uccidere. Ha voluto far soffrire le sue vittime nel peggiore dei modi. Vedere i video delle torture e delle uccisioni dei civili israeliani può causare un disturbo post traumatico allo spettatore non preparato alla violenza estrema. Quegli israeliani che sono stati uccisi con un colpo di fucile sono stati i più fortunati. Gli altri hanno subito dei supplizi che parevano seppelliti nella memoria delle invasioni degli unni o dei tartari, nelle guerre di religione di quattro secoli fa o nelle peggiori barbarie commesse durante la Seconda Guerra Mondiale. Non stiamo a descriverle, ma chi volesse approfondire l'argomento può leggere o (se ha il coraggio) guardare molto materiale che è stato raccolto il 7 ottobre. Nulla è mai stato nascosto.L'OSTENTAZIONE DELL'ORRORE E LA PARTECIPAZIONE DEI CIVILIE questa è, appunto, la terza lezione che avremmo dovuto apprendere dal 7 ottobre: il pogrom scatenato da Hamas è stato ampiamente documentato dai terroristi stessi che lo hanno commesso. Ognuno di loro aveva la sua body cam con cui riprendeva in tempo reale quel che stava facendo. Anche le torture più crudeli e fantasiose sono state filmate in tempo reale.Poi tutti questi "snuff movies" sono stati mandati subito sul web, affinché la gente sapesse subito tutto quel che era stato fatto. Da questo punto di vista, Hamas si è dimostrato molto diverso dai precedenti persecutori degli ebrei, soprattutto dai nazisti, che facevano di tutto per nascondere i loro crimini.L'altra scena che avrebbe dovuto aprirci gli occhi è stata la parata dei "vincitori" di ritorno a Gaza. Portavano con sé i prigionieri, ridotti in schiavitù, come da tradizione di tutti gli eserciti antichi. Gli ostaggi catturati erano ben 251, un bottino incredibilmente ricco per un gruppo terrorista che ha visto quanto sia disposta a pagare Israele per ogni singolo cittadino o soldato catturato. Il solo caporale Gilad Shalit era stato scambiato con mille prigionieri palestinesi, fra cui lo stesso Yahya Sinwar, capo di Hamas a Gaza, mente del 7 ottobre.Gli ostaggi liberati narrano di altre scene da film dell'orrore, sevizie, torture fisiche e psicologiche, isolamento, fame, peggio che in un lager. Basta vedere dove erano tenuti i sei sfortunati ostaggi che sono stati assassinati in settembre, poco prime che l'IDF arrivasse a liberarli: un tunnel scavato in profondità, basso tanto da non poter neppure rimanere in piedi, buio, senza alcun tipo di igiene (feci nel secchio, urina in bottiglia). Per undici lunghi mesi, fino a un'esecuzione capitale finale: questa è stata la vita dei sei ostaggi assassinati.Non vengono risparmiate sofferenze neppure ai prigionieri musulmani. Kaid Farhan Elkadi, beduino, liberato in un raid dell'esercito israeliano, è stato ferito, operato senza anestesia, nutrito a pane e acqua. Ed ha dovuto assistere all'omicidio di un altro prigioniero.In tutto questo, che ruolo ha avuto la popolazione di Gaza? Dovrebbero esserci rimaste impresse le immagini, appunto, del ritorno dei "vincitori" del 7 ottobre. Un trionfo. La gente festeggiava per strada, mentre i pick up dei terroristi tornavano trasportando gli ostaggi, o i cadaveri orrendamente mutilati degli israeliani che avevano appena ucciso. "Papà, ne ho uccisi con le mie mani!" urlava al telefono un terrorista al padre. E quello: "Che Dio ti protegga! Allah Akhbar!".Questo è l'atteggiamento medio: piena partecipazione, oltre la normale complicità. In giugno, un sondaggio ha rilevato che i due terzi dei palestinesi approvano il pogrom. E le teste mozzate degli israeliani sono state vendute all'asta. Ai confini del cannibalismo.Significativa anche la reazione dell'Autorità Palestinese: nessuna. Quella che viene ormai riconosciuta come la prima pietra del futuro Stato palestinese non ha neppure lamentato il comportamento dei terroristi di Hamas, neppure ha avuto l'ipocrisia di definirli "compagni che sbagliano". Dalle massime cariche palestinesi è giunta solo una tacita approvazione, quando non un'approvazione esplicita. Al massimo Abu Mazen, presidente (ormai eterno) dell'Ap, è giunto a dire che Hamas, così facendo "ha fornito un pretesto" a Israele per attaccare Gaza.IL SOSTEGNO IRANIANO E LA VERA NATURA DEL CONFLITTOIl 7 ottobre dovrebbe anche aprire definitivamente gli occhi anche sull'Iran, che dal giorno uno, ha fornito pieno sostegno politico, propagandistico e militare alla causa di Hamas. L'8 ottobre, a cadaveri ancora caldi, Hezbollah (emanazione del regime di Teheran in Libano) iniziava il suo lancio di razzi contro il nord di Israele. Una settimana dopo, gli Houthi (emanazione del regime di Teheran nello Yemen) davano inizio ad una guerra di pirateria contro le navi che attraversavano il Mar Rosso, per implementare un rudimentale blocco navale contro Israele.L'Iran è direttamente coinvolto nel 7 ottobre, informato dei fatti quasi in tempo reale, come dimostrano le riunioni (per la prima volta documentate anche con foto) a Beirut fra i vertici di Hamas, Hezbollah e della Guardia Rivoluzionaria iraniana. Per non parlare di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, che in Iran era letteralmente di casa. I servizi israeliani lo hanno ucciso... a Teheran.Il 7 ottobre avrebbe dovuto aprirci gli occhi sulla natura del conflitto mediorientale: una guerra combattuta da Israele per la sua sopravvivenza, contro un nemico che vuole gli israeliani morti. Nonostante tutto, a giudicare dai discorsi dei governi occidentali e da quel che leggiamo ogni giorno nelle pagine dei commenti delle maggiori testate europee e nord americane, si parla ancora del vecchio progetto (datato 1947) dei "due popoli in due Stati", spacciato come soluzione magica della guerra.Quale convivenza può essere possibile e quale confine si può tracciare se c'è un popolo che ne vuole annientare un altro? Si parla della questione mediorientale, come se fosse solo mediorientale. Ma l'Iran è coinvolto sin dall'inizio. Soprattutto, si fa pressione su Israele (e solo su Israele) perché accetti una pace di compromesso, pur sapendo ormai che combatte contro nemici che non accetterebbero mai compromessi fino all'annientamento fisico totale del popolo ebraico in Israele.Pur avendo visto di che pasta sono fatti i terroristi di Hamas (dai loro stessi video) diamo ancora per buona la loro versione dei fatti. Sentiamo descrivere la guerra a Gaza come un "genocidio israeliano", abbiamo rilanciato la notizia di carestie che non c'erano, di assedio per fame quando i camion portavano aiuti alimentari, di decine di migliaia di bambini morti che nessuno (se non Hamas e i suoi complici) ha mai potuto contare.Le parole hanno conseguenze e il loro effetto è un progressivo isolamento di Israele, della parte aggredita, della nazione che lotta per la sopravvivenza. Come se il 7 ottobre non fosse mai esistito.
Pierluigi VaccaneoPavese FestivalPremio Cesare PaveseTorna l'appuntamento con le due manifestazioni che celebrano Cesare Pavese nel suo paese natale: il Pavese Festival, in programma da lunedì 2 a lunedì 9 settembre, e il Premio Pavese, in un nuovo format serale domenica 8 e venerdì 13 settembre. A queste date si aggiunge un fitto programma di appuntamenti off che porterà il festival sul territorio e nel resto d'Italia con eventi già in programma a Firenze con il Gabinetto Vieusseux, a Brancaleone con il Festival Paesi Tuoi e a Maratea con Associazione Lu.Pa. e Verbania con Banca d'Alba. Tema di questa edizione è Vivere senza scrivere non vivo, frase - tratta da una lettera di Cesare Pavese del 16 giugno 1950 ad Aldo Camerino - che offre la duplice occasione di riflettere sull'indissolubile rapporto tra scrittura e vita che ha caratterizzato da sempre il percorso umano e professionale di Cesare Pavese, oltre che sulle lettere come mezzo espressivo e testimonianza preziosa di un vissuto personale ma anche di un'epoca e di un ambiente.Lettere che saranno protagoniste della nuova mostra allestita nella chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo, Quegli antichi ragazzi, e di un nuovo libro curato dalla Fondazione Cesare Pavese per Rizzoli, Caratteri mobili. Le lettere degli scrittori a Lorenzo Mondo."Con il Festival di quest'anno vogliamo entrare in uno spazio più intimo e privato dello scrittore — spiega Pierluigi Vaccaneo, direttore della Fondazione Cesare Pavese. — Dalla seconda stagione del podcast Era sempre festa con nuovi grandi interpreti alla serata dedicata a Fuoco grande, romanzo scritto a quattro mani con Bianca Garufi - siciliana come Isabella Ragonese che con Rodrigo d'Erasmo interpreterà il rapporto tra il piemontese Pavese e la mediterraneità di Maratea, dove il romanzo è ambientato - avremo l'occasione di conoscere Pavese tra le righe delle sue opere più intime e autobiografiche. E con poi gli inediti al Gabinetto Vieusseux di Firenze, il Festival Paesi tuoi a Brancaleone e l'appuntamento a Maratea, il Festival continua a favorire il coinvolgimento dei paesi di Pavese oltre le colline delle Langhe. Interessante novità di quest'anno sarà la festa dell'editoria indipendente che porterà a Santo Stefano Belbo 10 piccoli editori con presentazioni degli autori nei cortili, nei bar, in un campo da tennis, a dimostrazione di quanto la cittadinanza sia sempre più attiva e partecipe nella progettazione culturale". L'immagine guida del Pavese Festival 2024 è realizzata dal grafico e illustratore torinese Francesco Lopomo in continuità con lo scorso anno e mostra un Pavese ormai adulto, rivolto verso la collina di Moncucco. "Ho pensato che sarebbe stato bello immaginare non più il bambino, ma lui cresciuto che guarda sempre l'orizzonte — spiega Lopomo — La situazione però è mutata: ora è nella casa estiva a Santo Stefano e guarda fuori, e oltre i tetti delle case reincontra le colline, che sono divenute adesso il luogo del Mito e il suo rovello letterario. Si può immaginare si sia alzato un attimo dallo scrittoio - “vivere senza scrivere non vivo” - e stia pensando proprio a quel ragazzo del campo di granturco di cui scriverà".Anche quest'anno il Pavese Festival si distingue per la varietà delle proposte, spaziando dalle presentazioni di libri alla musica ai film, dai laboratori per bambini e ragazzi ai workshop per gli adulti, con una forte componente legata al mondo del podcasting e dell'innovazione culturale. Tra gli appuntamenti di questa edizione, la nuova stagione del podcast Era sempre festa con Chora Media cui sarà dedicato anche uno spettacolo di Neri Marcorè e Pacifico e una Podcast Academy con CRC Innova; il reading musicale su Fuoco grande di Isabella Ragonese e Rodrigo D'Erasmo ideato appositamente per il festival; gli incontri con Vera Gheno, Stefano Nazzi e Pablo Trincia, oltre a due workshop su intelligenza artificiale e comunicazione dell'arte contemporanea.L'OMAGGIO A LORENZO MONDOContinua l'opera di valorizzazione della collezione permanente della Fondazione Cesare Pavese, quest'anno con un duplice omaggio al giornalista e critico letterario Lorenzo Mondo, la cui biblioteca personale - 5.000 volumi con lettere e dediche degli autori - ha recentemente trovato casa alla Fondazione Cesare Pavese grazie alla donazione della famiglia.Attorno a queste lettere che testimoniano gli scambi tra Mondo e i grandi nomi del ‘900 letterario italiano è costruita la mostra Quegli antichi ragazzi che inaugura con il Pavese Festival nella chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo mercoledì 4 settembre alle 18.30, in dialogo con la mostra Meneghello incontra Pavese - Presenza dell'assenza di Simone Meneghello. E a questa fitta corrispondenza è dedicato il libro Caratteri mobili. Le lettere degli scrittori a Lorenzo Mondo, curato dalla Fondazione Cesare Pavese per Rizzoli, che verrà presentato in questa occasione. Quegli antichi ragazzi consente di ripercorrere il rapporto tra Lorenzo Mondo e i grandi autori del ‘900, in particolare Cesare Pavese, con un titolo che vuole essere un omaggio alla biografia che il critico gli dedicò. La mostra costruisce un percorso fatto di continui rimandi tra le lettere ricevute negli anni da Mondo - e ora custodite dalla Fondazione - e i libri in edizione originale cui fanno riferimento, provenienti in parte dalla biblioteca personale di Lorenzo Mondo e in parte dalla collezione privata dell'”archeologo dell'editoria” Claudio Pavese, che ne ha curato una sezione. L'altra sezione - a cura di Silvia Boggian e Daniela Bussi della Fondazione Cesare Pavese - fa invece da contraltare espositivo al libro Caratteri mobili, di cui ripropone in originale una selezione di scritti. Nella stessa serata alle 21.00, Giulio Graglia - direttore artistico del Festival Nazionale Luigi Pirandello e del ‘900 - ricorderà Lorenzo Mondo in un talk con il giornalista Bruno Quaranta e il direttore della Fondazione Cesare Pavese Pierluigi Vaccaneo, accompagnato dalle letture di Vincenzo Santagata e degli allievi dell'Accademia di Mario Brusa.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
La cultura si crea su fattori storici, sociali, religiosi, antropologici, linguistici, artistici, persino culinari e gastronomici, che riflettono e costituiscono l'identità di una comunità.E' saggio approfittare dell'ottima rete stradale andalusa, fra l'altro quasi completamente gratuita, e conviene affittare una macchina per esplorare il territorio e raggiungere anche paesini minori. Nei paesini non arrivi con il treno, magari, e siccome non li incontri non ti ci fermi neanche per un caffè.Girando nei paesini si vedono subito i resti dell'eredità araba e mediterranea in generale, e soprattutto si incontra la gente, spontanea e socievole, accogliente e curiosa. Apri loro un po' il cuore e ti accoglieranno a braccia aperte.In Andalusia si può entrare in un bar con l'intenzione di prendere un caffé alle 5 del pomeriggio e uscirne alle 2 di notte, con 10 nuovi amici. Oppure isolarsi e non comunicare con nessuno e credere che gli andalusi siano persone che stanno solo fra di loro e che non sono interessati a nulla altro,magari soltanto perché io non parlo spagnolo e loro non parlano altre lingue che non sia la loro!Il flamenco in tutto ciò è dietro ad ogni comportamento, ad ogni parola. E' vero che molti andalusi non sono neanche lontanamente interessati a quest'arte (anche se tutti poi pensano di saperne più di te che sei straniero!). Essere andalusi non implica necessariamente amare il flamenco e ancor meno conoscerlo profondamente, non fare questo errore. Ma è anche vero che questa situazione geografica e culturale lo ha generato, e quindi il flamenco non può prescindere dalla terra che lo ha visto nascere e che lo nutre quotidianamente.Viaggiare nei paesini ci permette di incontrare gli anziani, che sono i portatori di una tradizione veramente andalusa, non globalizzata, che sa ancora di vino fino anziché di gin tonic, di gazpacho e tortilla de patatas anziché di sushi e hot dog.Paesini fuori dalle rotte turistiche, dove l'attrazione principale sono magari i prodotti della terra e della gastronomia, e non monumenti che richiamino l'attenzione di tanti viaggiatori e di conseguenza l'esigenza di vendere prodotti e servizi “globalizzati”. Gli anziani della Peña di Santaella in provincia di Cordoba sono probabilmente uguali ancora oggi ai loro bisnonni in termini di visione del mondo, di modalità di vita e di abitudini. Parlare con loro può essere interessantisismo, magari trovando argomenti di conversazione legati alla loro cultura. Capire cosa sia il flamenco per loro ci aiuta a capire cosa sia il flamenco nella sua storia. Un modo di riconoscersi parte di una comunità, un legante che accomuna e rende partecipi di una cosa condivisa. Andare a Madrid e studiare baile o a Siviglia e studiare le migliori falsetas di chitarra non significa capire e sentire la culla che ha dato i natali al flamenco. Le sue radici non sono nel grande teatro di Siviglia o di Malaga o Madrid se non Londra o New York. Quegli spettacoli non sono le radici del flamenco ma frutti artistici di una elaborazione. Il flamenco ha avuto le sue origini nelle taverne, nella quotidianità di persone “normali” nella vita “normale”, ed è nato come forma spontanea di espressione artistica. Oggi si espande anche attraverso l'attività dei circoli flamenchi, le peñas, e le serate dei festival estivi, polo di attrazione sociale che vede il flamenco al centro della manifestazione con concerti all'aperto, ai quali spesso la gente partecipa più per convivialità che per passione dell'arte, condividendo cibo e bevande con familiari ed amici. E' lì che occorre cercare le sue radici, ancora oggi, nella spontaneità, nel modo di fare e di parlare degli andalusi, nella loro ironia e nella loro saggezza popolare. Ci sono luoghi in Andalusia in cui il flamenco fa parte del quotidiano, mentre in molti altri posti il flamenco è solo una delle mille musiche che si possono ascoltare alla radio, in tv o ad un concerto dal vivo in un locale.E non è che se sono nato a Cadice in automatico ho una cultura radicata nella tradizione del flamenco, ma l'ambiente sonoro circostante, il sentire, l'emozionalità e l'abitudine a certe sonorità e ritmi saranno elementi che aiutano nella costruzione della mia formazione flamenca.Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985, e dal 1990 insegno baile flamenco a Milano al Mosaico Danza, e un lavoro bellissimo che si chiama Lyrical Arab Dance, l'espressione delle emozioni tramite la danza del mondo arabo.Solitamente noi stranieri al flamenco ci arriviamo tardi nella vita, da adulti, e ci pare che il punto di riferimento debba essere soltanto il flamenco professionale di grandi artisti, in grandi teatri e della discografia edita dalle etichette discografiche.Anche soltanto vedere paesini in cui sono nati e vissuti artisti importanti della storia del flamenco ci aiuterà ad ascoltarli con orecchie più attente e rispettose della loro produzione artistica.Dopo anni di amicizia con un ceramista cordobese, abbiamo scoperto che era amico intimo del presidente della peña flamenca del suo paese, La Rambla, e che con facilità ci poteva far visitare la peña, anche in periodo di chiusura estiva. O andare a pranzo in un ristorante e scoprire che nella bodega sul retro c'è in atto una riunione di aficionados al flamenco, che non comprenderebbe evidentemente, nessun ospite straniero, e alla quale invece vieni invitato se ti metti a chiacchierare con il cameriere e cerchi di conoscerlo, di capire i suoi interessi e che persona sia al di là del suo ruolo lavorativo. L'apertura alla comunicazione è sempre il modo migliore per conoscere.
Benvenuti ai 4 Vangeli-letture in 1 anno 5 gg a settimanaOggi: "beati gli occhi che vedono cio' che voi vedete"21 In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è piaciuto! 22 Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre, né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo». 23 E, rivolgendosi ai discepoli, disse loro privatamente: «Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete! 24 Perché vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere quello che voi vedete, e non l'hanno visto; e udire quello che voi udite, e non l'hanno udito».Il buon Samaritano25 Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» 26 Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» 27 Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». 28 Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo e vivrai». 29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» 30 Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e s'imbatté nei briganti, che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, passò oltre dal lato opposto. 32 Così pure un Levita, quando giunse in quel luogo e lo vide, passò oltre dal lato opposto. 33 Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; 34 avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo [, prima di partire], presi due denari, li diede all'oste e [gli] disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”. 36 Quale [dunque] di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?» 37 Quegli [quindi] rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa».Support the Show.lascia un commentoSupport the Show.
Un gelato ad alta tensione
Se un trentunenne di Milano, magari del centro, o del quartiere Monti a Roma fosse stato scaricato dal suo datore di lavoro davanti a casa con un braccio tranciato riposto in una cassetta e la moglie al suo fianco avremmo un quintale di trasmissioni in prima serata pronte a tuffarsi nella pornografia della violenza. Avremmo avuto, sicuro, qualche decina di approfondimenti sui sogni del ragazzo violentato dal suo capo che l'ha reso mutilato oltre che schiavo, avremmo interviste lacrimevole ai parenti, agli amici. Qualche presunto giornalista d'inchiesta sarebbe da giorni al citofono del titolare della sua azienda per strappare una parola dal giro dei carnefici. Satnam Singh invece ha un cognome cacofonico, si trascinava per qualche spiccio nelle meno interessanti campagne di Latina, nido di braccianti trattati con la disgustata indifferenza che si riserva ai materiali di risulta ai bordi di un cantiere, prima che vengano buttati via. Satnam ha la sventura di abitare il mondo di quegli altri, fuori da noi. Qualsiasi cosa gli sia successa non tocca l'etica della Patria. La morale nazionale non viene intaccata da ciò che gli italiani fanno agli stranieri. Fosse accaduto il contrario perfino i fascisti sarebbero in piazza. Ieri Satnam è morto, due giorni dopo il suo braccio. La ministra del Lavoro Marina Calderone ha assicurato ancora più incisività al “contrasto al sommerso nella promozione di una cultura del lavoro” mentre il presidente della commissione Lavoro della Regione Lazio, Angelo Tripodi di Forza Italia dice che il caporalato è “una piaga che dobbiamo combattere tutti insieme, senza distinzioni politiche e ideologiche”. Niente speciali in prima serata, però. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
(00:00) Sigla iniziale(01:04) La Bce taglia ma il percorso resta accidentato(19:52) La fuffosa questione sanitaria(39:44) Boom di entrate fiscali, tra ripresa e fiscal drag(44:56) Quegli italiani dei britannici(01:06:31) Fate i verdi se poteteI fatti più interessanti della settimana, secondo il vostro Titolare.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/phastidio-podcast--4672101/support.
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e làvati!. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane».
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L'altro ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ospite al Tg2 Post su Rai due, ha detto che grazie al Superbonus 110 per cento sono stati ristrutturati sei castelli “per un costo totale di un miliardo”. di euro. Travolta dalla foga di opporsi all'opposizione - che è l'unica forma di governo che conosce - Meloni ha ribadito per due volte il concetto aggiungendo che un miliardo di euro “è tutto quello” che è stato stanziato dal governo nell'ultima legge di Bilancio per “aiutare le mamme" e le famiglie, e per “incentivare la nascita dei figli”. Quegli antipatici di Pagella politica che hanno il brutto vizio di verificare i dati che i politici usano come roncole nell'arena politica Ono andati a recuperare la tabella dell'Enea (l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) che riportano effettivamente i lavori di efficientamento energetico di quei castelli. Peccato che il costo complessivo dei lavori ammonti un milione di euro totale per gli investimenti ammessi a detrazione. L'idea del castello è ottima per raccontare una favola nera ma stiamo parlando di un costo non dissimile a quello di molti palazzi sparsi in Italia. A colpire della fallacia della presidente del Consiglio è l'enorme differenza di cifre: si parla di tre zeri in meno, Meloni ha compiuto un errore moltiplicato per mille. Il che dice molto di come la presidente del Consiglio memorizzi i concetti utili per la propaganda senza avere nessuna contezza delle proporzioni, delle spese e dei bilanci dello Stato. Meloni si atteggia da statista ma comprereste mai anche solo una bicicletta usata da una così? #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Scopri la Bibbia un versetto per volta con semplici commenti dell'insegnante Egidio Annunziata.LETTURA DELLA SACRA BIBBIAGenesi 19 - https://www.bible.com/it/bible...1 I due angeli giunsero a Sodoma verso sera. Lot stava seduto alla porta di Sodoma; come li vide, si alzò per andare loro incontro, si prostrò con la faccia a terra,2 e disse: «Signori miei, vi prego, venite in casa del vostro servo, fermatevi questa notte e lavatevi i piedi; poi domattina vi alzerete per tempo e continuerete il vostro cammino». Essi risposero: «No, passeremo la notte sulla piazza».3 Ma egli fece loro tanta premura che andarono da lui ed entrarono in casa sua. Egli preparò per loro un rinfresco, fece cuocere dei pani senza lievito ed essi mangiarono.4 Ma prima che si fossero coricati, gli uomini della città, i Sodomiti, circondarono la casa: giovani e vecchi, la popolazione intera venuta da ogni lato. Chiamarono Lot e gli dissero:5 «Dove sono quegli uomini che sono venuti da te questa notte? Falli uscire, perché vogliamo abusare di loro».6 Lot uscì verso di loro sull'ingresso della casa, si chiuse dietro la porta, e disse:7 «Vi prego, fratelli miei, non fate questo male!8 Ecco, ho due figlie che non hanno conosciuto uomo: lasciate che io ve le conduca fuori e voi farete di loro quel che vi piacerà; ma non fate nulla a questi uomini, perché sono venuti all'ombra del mio tetto».9 Essi però gli dissero: «Togliti di mezzo!» E ancora: «Quest'individuo è venuto qua come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a quelli!» E, premendo Lot con violenza, s'avvicinarono per sfondare la porta.10 Ma quegli uomini stesero la mano, tirarono Lot in casa con loro e chiusero la porta.11 Colpirono di cecità la gente che era alla porta della casa, dal più piccolo al più grande, così che si stancarono di cercare la porta.12 Quegli uomini dissero a Lot: «Chi hai ancora qui? Fa' uscire da questo luogo generi, figli, figlie e chiunque dei tuoi è in questa città,13 perché noi distruggeremo questo luogo. Infatti il grido contro i suoi abitanti è grande davanti al Signore, e il Signore ci ha mandati a distruggerlo».14 Allora Lot uscì, parlò ai suoi generi che avevano preso le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città». Ma ai suoi generi parve che volesse scherzare.15 Quando l'alba cominciò ad apparire, gli angeli sollecitarono Lot dicendo: «Àlzati, prendi tua moglie e le tue figlie che si trovano qui, perché tu non perisca nel castigo di questa città».16 Ma egli indugiava; e quegli uomini presero per la mano lui, sua moglie e le sue due figlie, perché il Signore lo voleva risparmiare. Lo portarono via e lo misero fuori dalla città.2 Pietro 2 - https://www.bible.com/it/bible...1 Giovanni 2 - https://www.bible.com/it/bible...Luca 17 - https://www.bible.com/it/bible...Matteo 11 - https://www.bible.com/it/bible...Episodio: Genesi 19Conduttore: Egidio AnnunziataLuogo: Nocera Inferiore, Salerno - ItalyEvento: Incontro domenicale della comunità Essere Un CristianoData: 30/04/2023Lingua: ItalianaProduzione: © Essere Un Cristiano 2023
Nuova puntata dell'appuntamento domenicale di «Corriere Daily»: le repliche dell'editorialista alle domande e osservazioni che avete mandato via WhatsApp al 345 6125226.Per altri approfondimenti:Giorno della memoria, il leader degli ebrei romani Fadlun: «Vedere le bandiere bruciate era davvero troppo»Arriva Lumiere, l'intelligenza artificiale di Google per generare video (partendo da testi e immagini)Cos'è l'intelligenza artificiale «generale» che vuole creare Zuckerberg
Scopri la Bibbia un versetto per volta con semplici commenti dell'insegnante Egidio Annunziata.LETTURA DELLA SACRA BIBBIAGenesi 18 - https://www.bible.com/it/bible...1 Il Signore apparve ad Abraamo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della sua tenda nell'ora più calda del giorno.2 Abraamo alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano davanti a lui. Come li ebbe visti, corse loro incontro dall'ingresso della tenda, si prostrò fino a terra e disse:3 «Ti prego, mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo!4 Lasciate che si porti un po' d'acqua, lavatevi i piedi e riposatevi sotto quest'albero.5 Io andrò a prendere del pane e vi ristorerete; poi continuerete il vostro cammino; poiché è per questo che siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto».6 Allora Abraamo andò in fretta nella tenda da Sara e le disse: «Prendi subito tre misure di fior di farina, impastala e fa' delle focacce».7 Poi Abraamo corse alla mandria, prese un vitello tenero e buono e lo diede a un suo servo, il quale si affrettò a prepararlo.8 Prese del burro, del latte e il vitello che era stato preparato, e li pose davanti a loro. Egli se ne stette in piedi presso di loro, sotto l'albero, e quelli mangiarono.9 Poi essi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?» Ed egli rispose: «È là nella tenda».10 E l'altro: «Tornerò certamente da te fra un anno; allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Sara intanto stava ad ascoltare all'ingresso della tenda, che era dietro di lui.11 Abraamo e Sara erano vecchi, ben avanti negli anni, e Sara non aveva più i corsi ordinari delle donne.12 Sara rise dentro di sé, dicendo: «Vecchia come sono, dovrei avere tali piaceri? Anche il mio signore è vecchio!»13 Il Signore disse ad Abraamo: «Perché mai ha riso Sara, dicendo: “Partorirei io per davvero, vecchia come sono?”14 Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il Signore? Al tempo fissato, l'anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio».15 Allora Sara negò, dicendo: «Non ho riso»; perché ebbe paura. Ma egli disse: «Invece hai riso!»16 Poi quegli uomini si alzarono e volsero gli sguardi verso Sodoma; e Abraamo andò con loro per congedarli.17 Il Signore disse: «Dovrei forse nascondere ad Abraamo quanto sto per fare,18 dato che Abraamo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra?19 Infatti, io l'ho prescelto perché ordini ai suoi figli, e alla sua casa dopo di lui, che seguano la via del Signore per praticare la giustizia e il diritto, affinché il Signore compia in favore di Abraamo quello che gli ha promesso».20 Il Signore disse: «Siccome il grido che sale da Sodoma e Gomorra è grande e siccome il loro peccato è molto grave,21 io scenderò e vedrò se hanno veramente agito secondo il grido che è giunto fino a me; e, se così non è, lo saprò».22 Quegli uomini partirono di là e si avviarono verso Sodoma; ma Abraamo rimase ancora davanti al Signore.Romani 3 - https://www.bible.com/it/bible...Episodio: Genesi 18Conduttore: Egidio AnnunziataLuogo: Nocera Inferiore, Salerno - ItalyEvento: Incontro domenicale della comunità Essere Un CristianoData: 23/04/2023Lingua: ItalianaProduzione: © Essere Un Cristiano 2023
Mercoledì sera pirotecnico in Champions, con harakiri stile Man Utd e grandi rimonte come quella dell'Inter a Lisbona. Il Napoli perde con onore al Bernabeu
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7609LA FESTA (DIMENTICATA) DELLA LIBERTA' DAI TOTALITARISMI di Valter LazzariLa legge sul 9 novembre è una delle più brevi del nostro ordinamento, un solo articolo. «Legge 15 aprile 2005, n. 61 Istituzione del "Giorno della libertà". 1° comma. La Repubblica italiana dichiara il 9 novembre "Giorno della libertà", quale ricorrenza dell'abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo. 2° comma. In occasione del "Giorno della libertà", di cui al comma 1, vengono annualmente organizzati cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà evidenziando obiettivamente gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti». Stop, finita. Breve ma da conoscere e far conoscere.Lo scorso anno è balzata alle cronache non già per essere stata onorata, ma per le proteste da parte di presidi, insegnanti, sindacati della Scuola, verso il ministro dell'Istruzione per il solo fatto che, essendo tale legge disattesa, egli esortava ad applicarla. Laddove invece si va diffondendo la pratica di celebrare a scuola una "giornata contro l'omo-bi-trans-eccetera-fobia" nonostante nessuna disposizione la prescriva. Eppure molto sarebbe il materiale, generalmente ignorato, che almeno in questo giorno si potrebbe portare alla discussione.IL TRENTENNALE DEL 1989Ricordiamo, quattro anni fa, come è stato celebrato il trentennale del 1989? Liquidato con qualche articolo il solo giorno del 9 novembre, mentre sarebbe stato notiziabile e commercialmente allettante scandire mese per mese tutto il 2019. Una Rai che, per esempio, aveva poco prima minuziosamente ripercorso e vivisezionato la Grande guerra (occasione per blandire pacifisti e nostalgici della rivoluzione d'ottobre), il 1989 lo ha trattato poco e male. Chiediamoci, è casuale questo obnubilamento del 9 novembre e dell'89? È una svista? O non è ancora una volta la manipolazione ideologica della Storia e della storiografia, l'annoso discorso dell'occupazione gramsciana di tutte le casematte culturali (università, editoria, letteratura (e premi letterari!), cinema, teatro, arti figurative, etc. etc.Il totalitarismo, ci ricorda Hannah Arendt nel suo celebre saggio, non pretende solo la subordinazione politica degli individui, ma invade e controlla anche la loro sfera privata. Questa, una delle principali differenze coi regimi autoritari. Da noi nel ventennio non succedeva che, col pretesto di insegnare norme igieniche, gruppi di "volontari" venissero a ingerire in casa per vedere quali libri, quali simboli religiosi appesi, come invece fanno i "Comités de Defensa de la Revoluciòn" nelle case dei cubani. Da noi non succedeva che a ridosso della Pasqua, si interrogassero capziosamente gli scolaretti delle elementari e dell'asilo, per farsi dire se in casa si dipingevano le uova per la festa. In Albania sì. E successivamente in quelle case faceva irruzione la polizia politica. In Albania per battezzare un bimbo si rischiava la vita: un sacerdote, don Stiefen Kurti, subì la fucilazione per aver battezzato un neonato (20 ottobre 1971). Quegli stessi anni '70 in cui un noto disegnatore satirico recentemente scomparso, in Albania ci passava le settimane estive di volontariato "per l'edificazione del Socialismo" (e non risulta che mai abbia pronunciato ravvedimento). Proprio gli anni in cui Italia e mondo democratico, inscenavano fluviali cortei per la pena capitale eseguita in Spagna su uomini i quali, a prescindere dai loro nobili (?) ideali avevano tuttavia compiuto sanguinari atti di terrorismo con corredo di vittime innocenti. La Spagna non era un regime totalitario, i Paesi del Patto di Varsavia lo erano.STUDIARE HAMAS E ISRAELEOnorando il dettato della legge sul 9 novembre si potrebbe studiare Hamas (anche a prescindere dal contegno che essa tiene verso Israele): spiegare nelle scuole (che paiono essere parecchio simpatizzanti, docenti compresi) come Hamas governa nel suo stesso territorio. Con quali strumenti giuridici ha potuto destinare incommensurabili risorse ricevute dagli Stati amici, o dalla Unione Europea stessa, per armamenti sofisticati, per una rete di cunicoli e una edilizia tutta offensiva, lasciando il suo popolo nella miseria. Uno Stato che opprime il suo popolo al punto da farsene scudo umano, che gli impedisce lo sfollamento in luoghi sicuri e installa il quartiere generale bellico sotto strutture ospedaliere, che elimina fisicamente gli oppositori parlamentari e permette lo stupro delle proprie cittadine se carcerate, che purifica il territorio dagli omosessuali spicciamente defenestrandoli dai grattacieli perché intanto per essi c'è la pena di morte. E se non bastano questi indicatori per configurare il totalitarismo, raccomandiamo ai docenti di esporre semplicemente agli studenti lo statuto di Hamas e le ripugnanti pagine dei manuali scolastici che coi nostri soldi UE hanno potuto editare.Si potrebbe altresì spiegare come funziona Israele, vero Stato di diritto, l'unica democrazia che si possa incontrare a partire dal mare dinnanzi alle Canarie fino all'India. E approfondire di come la minoranza araba è rappresentata in tutti i livelli della Pubblica Amministrazione, fino alla Magistratura e compresa la Corte Suprema. Conoscere della possibilità per la popolazione araba di accedere alle università come Medicina senza numero chiuso (ciò che invece vale per la popolazione ebraica) proprio per favorire l'integrazione e la partecipazione alla vita sociale dello Stato di Israele. Altro che apartheid! Magari pure accennando al Welfare e a una Sanità che cura indistintamente tutti.I sistemi totalitari, ci ricorda ancora la Arendt, perseguono sempre una politica estera bellicista e apertamente diretta al dominio mondiale. È dimostrata l'aspirazione alla pace e alla normalizzazione di Israele verso altri paesi arabi, percorso proficuamente iniziato con gli Accordi di Abramo che invece i regimi totalitari hanno voluto interrompere: perché la guerra è consustanziale al totalitarismo.Tutto questo, anche questo, la legge 61/2005, istitutiva del Giorno della Libertà ci permette di mettere a tema. Occorre solo volerla utilizzare. Coraggio prof!
Famigliari curanti: è a loro che vogliamo dedicare l'odierna puntata di Modem. Si stima che nel nostro Paese l'impegno volontario e informale di cura venga assunto da uno svizzero su 4 di fatto, gli ultimi dati in possesso dell'Ufficio di statistica rilevano per il Canton Ticino oltre 50'000 persone dedite alla cura di un famigliare, di un parente, di un genitore, di un figlio. Numeri che fanno una certa impressione, che dicono tanto anche dell'evoluzione demografica di un paese che invecchia e delle necessità di presa a carico di una parte della popolazione. Il 30 ottobre, vale a dire oggi, è una giornata che il Canton Ticino e altri 9 cantoni dedicano proprio a loro, ai Famigliari curanti. Una giornata istituita nel 2012, per dire grazie, ma anche per sostenere e accompagnare chi si prende cura dei propri cari, chi dedica e molto spesso sacrifica una parte della propria vita al lavoro di cura informale. Chi cura il curante dunque? Ne parliamo a Modem, proprio in occasione della giornata intercantonale con: Sara Duric, coordinatrice del programma cantonale del sostegno ai famigliari curanti del Dipartimento della Sanità e della Socialità del Canton Ticino;Rita Pezzati, psicologa e psicoterapeuta, professoressa presso la SUPSI;Alessandra Viganò, direttrice sanitaria Associazione Locarnese e Valmaggese di Assistenza e cura a Domicilio (ALVAD)Testimonianza registrata con Mirko Sartori, famigliare curante. Modem, dal lunedì al venerdì, su RSI, Rete Uno e LA1 alle 08:30, in replica su Rete Due alle 18:30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app RSI e RSIPlay
Benvenuti ai 4 Vangeli-letture in 1 anno 5 gg a settimanaOggi: "beati gli occhi che vedono cio' che voi vedete"21 In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò[i] e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è piaciuto! 22 Ogni cosa[j] mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre, né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo». 23 E, rivolgendosi ai discepoli, disse loro privatamente: «Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete! 24 Perché vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere quello che voi vedete, e non l'hanno visto; e udire quello che voi udite, e non l'hanno udito».Il buon Samaritano25 Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» 26 Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» 27 Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua[k], e il tuo prossimo come te stesso[l]». 28 Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo e vivrai». 29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» 30 Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e s'imbatté nei briganti, che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, passò oltre dal lato opposto. 32 Così pure un Levita, quando giunse in quel luogo e lo vide, passò oltre dal lato opposto. 33 Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; 34 avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo [, prima di partire], presi due denari, li diede all'oste e [gli] disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”. 36 Quale [dunque] di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?» 37 Quegli [quindi] rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa».Support the show
Conduce Orazio Leotta
Quegli strani tizi che escono di casa imbronciati e rientrano col sorriso.
Conduce Orazio Leotta
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SEI UN GENITORE E OGNI GIORNO TI RIPROMETTI: "LA PROSSIMA VOLTA CHE MIO FIGLIO MI PIAGNUCOLA NELL'ORECCHIO NON SCATTERÒ" O "SE MIA FIGLIA SI RIFIUTA DI FARE I COMPITI STARÒ CALMO". EPPURE QUANDO ACCADONO QUESTE COSE... TI RITROVI ANCORA UNA VOLTA A URLARE O A DIRE COSE CHE NON VUOI DIRE?Cosa sta succedendo qui? Perché si attivano questi circuiti nei quali quando tuo figlio: PiagnucolaTi risponde male,Fa i capricciDice di noPicchia un fratelloNon ascoltaTu perdi completamente il controllo?Se queste parole ti risuonano, non sei solo/a. Non sei un cattivo genitore. In effetti, questa è una situazione comune al 100% dei genitori che incontro nel percorso “Dalle Urla Agli Abbracci”.Ecco la verità: questi circuiti non sono i tuoi nemici, anzi. In effetti, questi circuiti ti stanno raccontando storie importanti su di te. Quegli aspetti di tuo figlio che ti fanno scattare di più... Beh, probabilmente sono gli stessi aspetti di te che non hanno avuto spazio durante la tua infanzia. Cosa voglio dire con questo? Te lo spiego in questa puntata, al numero 150 di Crescere Con Tuo Figlio.---Vuoi entrare in contatto con me e iniziare a fare i primi passi con il mio metodo? Iscriviti al Villaggio, la community gratuita su Telegram: https://t.me/crescerecontuofiglio/ Puoi trovarmi anche sumio sito: https://giovanniarico.it ---Country Cue 1 di Audionautix è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ Artista: http://audionautix.com/
Conduce Orazio Leotta
Wanda si sente fuori posto anche se nel gruppo è tra le più forti.Lo è stata da subito, da quella prima volta che le ha segnato irrimediabilmente le unghie e logorato le mani.Calli da muratore e vesciche sui palmi le tolgono quella femminilità che - in fin dei conti - la contraddistingue.Questa immagine la fa vacillare.Chi ha deciso che le donne devono essere femminili?Chi è stato ad etichettare un genere?La battaglia che ha vissuto fin da piccola le torna in mente proprio in quel momento.Le invade la testa.Le sfonda i pensieri, come un ariete di ghisa contro una porta di compensato.La butta all'aria scardinando ogni stereotipo.Wanda si guarda attorno, ci sono solo uomini seduti accanto a lei.Anche i cani sono maschi, solo maschi in quella notte infernale.Poi c'è lei.Le altre donne sono giù, a valle, nei paesi illuminati dal temporale.Fisicamente al sicuro, psicologicamente ingabbiate da quegli stessi ruoli che vennero assegnati a lei fin dalla morte del fratello.Quegli oneri che non si era mai scelta e ai quali non avrebbe potuto rinunciare.Ora invece è lì, con una laurea in ingegneria elettronica in archivio, a far vedere a quei suoi amici l'eleganza delle donne in parete, a sbattergli in faccia il rispetto che va a prendersi salita dopo salita.Wanda è brava, dannatamente brava.Polivalente ed eccelsa, spavalda e coraggiosa, testarda e motivata a lottare contro il mondo.Un mondo dannatamente patriarcale.Contatto mail: andataeritorno.podcast@gmail.comMusic by Epidemic SoundNewsletter: https://andataeritornopodcast.substack.com/
Conduce Orazio Leotta
Conduce Orazio Leotta
“Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.” (Gv 9, 7) Mancano due settimane alla Pasqua, potremmo già sentire un po' il sapore della festa della Resurrezione…ma siamo chiamati ancora una volta a starci. Rimanere, perseverare, pazientare. È quel classico momento dove, vedendo la mèta, ci si rilassa e si molla la presa, finendo per perdere la terra promessa. È vero, questi 40 giorni sono davvero un deserto, come quello vissuto da Gesù…eppure, se guardiamo bene, un piccolo germoglio spunta, in un punto insolito, dove non ci scommetteresti per nulla. Proprio là dove hai patito, stai patendo ancora e sperimenti il tuo turbamento interiore…arriva l'angelo Gabriele… Ascoltaci! … Tutti i contenuti del percorso e della settima tappa https://uncorpomihaidato.com/tra-le-braccia/ https://uncorpomihaidato.com/il-germoglio-nel-deserto/ La settima tappa di “Àmati” e “Into the Womb” https://uncorpomihaidato.com/guarire-la-memoria-pag/ https://uncorpomihaidato.com/sono-affamato-sono-tentato-sono-salvato/ Da SCHIAVI a FIGLI https://uncorpomihaidato.com/da-schiavi-a-figli/ Sono cristiano o sono ANCHE cristiano? https://youtu.be/PsOvTGmuEKQ La vita nuova nello Spirito Santo https://youtu.be/OAyCRGaJxEQ … Musica del podcast "Mother of God", Debora Vezzani: https://youtu.be/g0aznkFu790 --------------------- "Un corpo mi hai dato" è un progetto di evangelizzazione nato per rispondere alla domanda "Come il corpo ti parla di Dio nella tua vita?".Corpo come casa che ogni giorno sei chiamato ad abitare in pienezza e nella tua unicità di figlio amato dal Padre. Corpo come pane spezzato per condividere l'Amore sperimentato con i fratelli in Gesù. Corpo come Corpo di Cristo, la Chiesa, come famiglia dove nutrirsi del Pane della Vita. Un corpo che nasce, cresce...e rinasce!Come? Cammina con noi per scoprirlo! ... Vuoi conoscerci meglio e andare dietro le quinte, per vedere come siamo arrivati fin qui oggi? https://uncorpomihaidato.com/scoprici/ Per iscriverti alla newsletter, richiedere una tappa del nostro tour e/o un accompagnamento personale: https://uncorpomihaidato.com/contattaci/ Per aiutarci a portare avanti questa missione: https://uncorpomihaidato.com/aiutaci/ E per tutto il resto: SITO INTERNET https://uncorpomihaidato.com YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UC1l5PfLcyIGWqSj7RVOexwg/ TELEGRAM: https://t.me/uncorpomihaidato INSTAGRAM: https://www.instagram.com/uncorpomihaidato/ FACEBOOK: https://www.facebook.com/Un-corpo-mi-hai-dato-107774998588245 GRAZIE DI CUORE! A presto! Emanuele&Marianna&co. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/emanuelemarianna/message
Conduce Orazio Leotta
Dal Vangelo di Giovanni 9,1-41 In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/vangelo/message
Lo hai visto:è colui che parla con teCredo Signore (Gv 9)Dal Vangelo secondo Giovanni (9,1-41)In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.La fede nasce da un incontro vero e vivificante. Apriamo gli occhi per riconoscere la presenza di Gesù nella nostra vita e, finalmente, vedremo anche noi colui che ci parla. Sentiamolo amico nel nostro cammino e Signore della nostra vita.Guardare è facile, vedere è un arte!(Enzo Bianchi)
Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va' a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so».Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».Parola del Signore.
Conduce Orazio Leotta
Conduce Orazio Leotta
Conduce Orazio Leotta
Nella tempesta, come credenti abbiamo due possibilità: tacere, ed essere zavorra inutile, o proclamare Dio, e portare conforto e salvezza. Anche quando la tempesta è dentro di noi.---CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: XX minutiLa settimana scorsa abbiamo concluso con Giona nella città di Iafo che pagava il biglietto per salpare verso Tarsis.Abbiamo detto che Giona lo faceva per due ragioni: il timore di andare in una città di omicidi e perché trovava troppo inquietante la misericordia che Dio stava estendendo alla città di Ninive.Un breve riassunto visivo delle azioni di Giona può essere visto guardando una mappa. La città natale di Giona è Gat-Efer. Ninive è il luogo in cui Dio ha chiamato Giona a fare l'annuncio. La città portuale di Iafo (l'attuale Giaffa) è il luogo in cui Giona si reca a prendere la barca. La località dove Giona era diretto è Tarsis, probabilmente in Spagna. Giona sta letteralmente andando nella direzione opposta... il più lontano possibile.Che cosa fa il Signore a questo proposito? Il Signore manda una tempesta. Leggiamo Giona 1:4-16"Il Signore scatenò un gran vento sul mare, e vi fu sul mare una tempesta così forte che la nave era sul punto di sfasciarsi. I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente. Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai qui? Dormi? Àlzati, invoca il tuo dio! Forse egli si darà pensiero di noi e non periremo». Poi si dissero l'un l'altro: «Venite, tiriamo a sorte e sapremo per causa di chi ci capita questa disgrazia». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Allora gli dissero: «Spiegaci dunque per causa di chi ci capita questa disgrazia! Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?»Egli rispose loro: «Sono Ebreo e temo il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma». Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli domandarono: «Perché hai fatto questo?» Quegli uomini infatti sapevano che egli fuggiva lontano dalla presenza del Signore, perché egli li aveva messi al corrente della cosa. Poi gli dissero: «Che dobbiamo fare di te perché il mare si calmi per noi?» Il mare infatti si faceva sempre più tempestoso. Egli rispose: «Prendetemi e gettatemi in mare, e il mare si calmerà per voi; perché io so che questa gran tempesta vi piomba addosso per causa mia». Tuttavia quegli uomini remavano con forza per raggiungere la riva; ma non riuscivano, perché il mare si faceva sempre più tempestoso e minaccioso. Allora gridarono al Signore e dissero: «Signore, non lasciarci perire per risparmiare la vita di quest'uomo e non accusarci del sangue innocente; poiché tu, Signore, hai fatto come ti è piaciuto». Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò. Allora quegli uomini furono presi da un grande timore del Signore; offrirono un sacrificio al Signore e fecero dei voti." (Giona 1:4-17)Quando si scatena la tempesta Giona sa perfettamente perché. Non è la prima tempesta che vediamo nelle Scritture; anzi, la Bibbia ne è piena. Il profeta Geremia ne aveva annunciata una:“Ecco, la tempesta del Signore! Il furore scoppia, la tempesta imperversa, scroscia sul capo degli empi. L'ira del Signore non si placherà, finché non abbia eseguito, compiuto i disegni del suo cuore; negli ultimi giorni lo capirete appieno.” (Geremia 23:19-20)I marinai sono esperti di quel tratto di mare, e subito capiscono che non si tratta di una tempesta “normale”; nessuna nuvola, nessun vento, nessun temporale l'ha preceduta ed annunciata; è scoppiata così, all'improvviso.E' per questo che, invece di remare, di lascare la randa, o di fare altro per governare la nave, si mettono tutti a pregare.Si, ma quale dio pregare? Provenendo probabilmente da più parti del medio oriente ognuno ne aveva uno o più: quale era quello che si era adirato, e perché? “ È il dio del mare che è stato offeso? O il dio dei marinai? O il dio dei venti? Era il tuo dio o il mio?” Alla fine, tanto vale pregarli tutti!Ma una cosa la fanno per governare la nave: gettano il carico in mare: era una mossa disperata, perché in pratica stavano gettando in mare il motivo per cui sarebbero stati pagati una volta a Tarsis. Ma dovevano alleggerire la nave, innalzare la linea di galleggiamento per farla stare un po' più in alto nell'acqua, in modo da avere meno possibilità che le onde la sommergessero.E Giona dove è? Dov'è il profeta che sente la voce di Dio? Quello che sa esattamente qual è il Dio da pregare? Dove si trova? Cosa sta facendo? Semplicemente, dorme beato! Agli occhi del capitano che Giona non ci provi nemmeno. è un atto di assoluto egoismo e di totale disprezzo per tutti gli altri sulla nave Avrebbe dovuto essere sul ponte a pregare assieme a tutti gli altri... pregare il suo dio, non dormire beato!Guardate questi due versetti:“La parola del SIGNORE fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me».” ( Giona 1:2)“Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai qui? Dormi? Àlzati, invoca il tuo dio! Forse egli si darà pensiero di noi e non periremo». (Giona 1:6)In cosa si somigliano? Nella frase “ALZATI!” Capiamo che Giona è uno di quelli che preferisce NON fare... evitare, lasciare ad altri... Paolo parla di quelli come lui in Romani:“Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci?” (Romani 10:14)Giona avrebbe potuto salire sul ponte, dire a tutti :”Un attimo, è inutile che preghiate a questi dei inesistenti: ora pregherò io il vero Dio, colui che può placare la tempesta!” Che testimonianza sarebbe stata? Quanti si sarebbero convertiti? Quanti avrebbero rinunciato ai falsi dei? Perché è vero, offrono un sacrificio a Dio... ma quale Dio? Un Dio che non conoscono, perché Giona, ancora una volta, fugge.Due applicazioni per noi. La prima.Quando vediamo altri nel pericolo che invocano altri dei, preghiamo assieme a loro, indicandogli il vero Dio, oppure dormiamo? Attenzione, perché nei momenti di pericolo, noi abbiamo sì Dio... ma spesso anche noi abbiamo una serie infinita di altri piccoli dei accessori... Il danaro, la fama, il sesso, l'amico potente... tutte cose che pensiamo possano “aiutare”, se non sostituire il vero Dio.Come credenti siamo tenuti a salire sul ponte dove tutti ci vedono, e ci guardano, e a dare testimonianza di quale Dio sia in controllo di tutto.La seconda. Ve la spiego con il versetto di Romani che viene prima di quello che abbiamo letto:“...perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato...” (Romani 10:9)Se abbiamo confessato con la bocca, e creduto col cuore, allora abbiamo libero accesso all'aiuto del Padre; si chiama: preghiera. Paolo afferma:“Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti.” (Filippesi 4:6)Ed ecco, Giona affronta una situazione che ha bisogno di preghiera. Giona si alza e va sul ponte... Ma mentre gli altri pregano...lui no. Non c'è traccia di Giona che parla a Dio.Non cambia nulla quando non parliamo con Dio. Giona tace. La tempesta continua. Viene quindi attuata una nuova strategia. Opinabile. Tirare a sorte. Ma Dio la usa per puntare il dito su GionaE inizia l'interrogatorio dei marinai per capire perché Dio ce l'ha con Giona: “Che tipo di lavoro fai? Da dove vieni? Qual è il tuo Paese? Di quale popolo sei?". Io me l'immagino come se a Giona piovessero addosso tutte le domande assieme, urlate nella tempesta. E Giona risponde a fatica:“Sono un ebreo. Sono nato nella famiglia dell'alleanza di Dio e godo della speranza di essere adottato come figlio di Dio. Ho la legge, il culto del tempio e promesse che non sono state date a nessun'altra nazione. La mia terra è Israele, la terra promessa da Dio come suo luogo. Adoro l'Eterno, il Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra.”I marinai erano contenti di prendere i soldi di Giona che stava scappando dal suo Dio... Ma adesso capiscono che Giona stava fuggendo da qualcosa di veramente importante, e anche se non conoscono quel suo Dio, lo temono, e lo incolpano: “Perché hai fatto questo?” gli dicono.E' la stessa frase con cui Dio si rivolge ad Eva: (letteralmente la stessa nell'originale in ebraico):“Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»” (Genesi 3:13 CEI)Eva credeva forse che Dio non avrebbe vista? Giona credeva forse che Dio non lo avrebbe seguito? Assurdo! Irrealizzabile! Ma anche noi, talvolta... spesso... facciamo lo stesso!Se vi è di conforto (per me lo è) sappiate che siamo in buona compagnia... il grande re Davide è un nostro sodale:“Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: «Confesserò le mie trasgressioni al SIGNORE», e tu hai perdonato l'iniquità del mio peccato.” (Salmo 32:5)Basterebbe che Giona si pentisse, ammettesse la colpa, pregasse chiedesse perdono, e tornasse al Signore... ma non lo fa... Nel capitolo 4 leggeremo queste parole: "O SIGNORE, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato.".(Giona 4:2)Giona aveva capito il piano di Dio; salvare Ninive... e non gli piaceva! trovava troppo inquietante il pensiero della misericordia inattesa di Dio verso i Niniviti; non la voleva, non la accettava. quindi fugge, quindi rimane in silenzio.E Giona, da credente, da figlio di Dio ribellandosi tacendo, diventa “altro”.“I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente.” (Giona 1:5)."«Prendetemi e gettatemi in mare, e il mare si calmerà per voi; perché io so che questa gran tempesta vi piomba addosso per causa mia».". (Giona 1:12)“Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò.” (Giona 1:15).I marinai avevano gettato la merce che ormai era zavorra per alleggerire la nave; Giona in questo momento non è più un figlio di Dio... è “zavorra”, un peso inutile, un peso di cui ci si può disfare...Mi chiedo quante volte sono stato solo zavorra perché non ho parlato con Dio, perché non ho parlato di Dio e perché ho disobbedito a Dio, e perché mi sono ostinato a non ammettere il mio errore.Credere in Cristo, si va bene, ma seduto al posto di pilotaggio, vivendo a modo mio, facendo le mie scelte, seguendo i miei desideri e non cercando il Signore in queste decisioni. Sono un cittadino del cielo. Ma mi affido al mio denaro, alla mia carriera, al mio status, al mio lavoro, alla mia conoscenza, alla mia abilità e alla mia attenzione molto mondana. Non ho parlato con Dio di tutto questo.Se faccio così, posso diventare “zavorra”. Zavorra che appesantisce la nave mia e degli altri, piuttosto che salvarla dalle onde.E questo spesso succede perché non accettiamo che la misericordia imprevista di Dio è anche per noi, quando capisco di aver smesso di parlare con Dio e di affidarmi a lui.E sarebbe bastato un “Perdonami! Ho sbagliato, avevi ragione tu, ritorno ad ascoltare e a parlare con te” e non sarei più stato zavorra.Qual è la nostra identità? Non è quella di essere un peso; anche quando attraversiamo momenti di ribellione, di interrogativi irrisolti, di dubbio.Forse è una crisi di fede. Forse siamo sopraffatti dagli eventi. Forse ci sentiamo come se le nostre parole rimbalzassero sul soffitto, e Dio ci avesse dimenticato.E non riusciamo ad accettare che la misericordia inaspettata di Dio sia anche per noi, nei dubbi, nella ribellione, nel fuggire lontano...Se, anzi, quando ci troviamo lì, continuiamo a parlare con Dio. Forse non sappiamo nemmeno cosa dobbiamo dire. Anche lì Dio, nella sua misericordia, ha coperto quella situazione.“Nello stesso modo, anche lo Spirito Santo ci aiuta giorno per giorno nei nostri problemi e nelle nostre preghiere. Perché, in realtà, noi non sappiamo neppure per che cosa pregare, né pregare nel modo giusto, ma lo Spirito Santo prega per noi con tale sentimento, che non si può esprimere a parole.” (Romani 8:26 PV)“Dio, eccomi... vorrei parlare... ma non ho le parole.” Lo Spirito di Dio dentro di noi dice: "Stai tranquillo, ci penso io".Questa è la misericordia inattesa di Dio. Questa è l'identità di essere figli... amati, ricercati, compresi, aiutati, perdonati.Giona non riuscì ad accettarla... ma noi non siamo Giona... e non vogliamo essere zavorra.E non dobbiamo fare nulla di più che parlare al nostro Dio.Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM--- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
Una finestra sui fatti del giorno per andare oltre le notizie. Il direttore Alessandro Sallusti dà voce ai contenuti editoriali di Libero con un extra-editoriale in formato podcast.
Una finestra sui fatti del giorno per andare oltre le notizie. Il direttore Alessandro Sallusti dà voce ai contenuti editoriali di Libero con un extra-editoriale in formato podcast.
Do you know how to use this, these, that, and those in Italian? If you are struggling with those words, don't worry, you are not alone! I noticed over time that many of my students have the same problem, even those who speak Italian well.But as usual, I have the solution for you: a new episode called "Come si usano questo e quello?" with a simple explanation that will allow you to use these demonstrative adjectives and pronouns with no stress and mistakes.Read the script here: https://ilazed.com/2022/09/17/questo-o-quello/________________________________________You might be interested in:Tu, Lei, Voi: i pronomi allocutivi:- audio: https://www.spreaker.com/episode/18063899- script: https://ilazed.com/2019/01/20/tu-lei-voi-i-pronomi-allocutivi/La forma di cortesia Lei:- audio: https://www.spreaker.com/episode/18064046- script: https://ilazed.com/2019/01/27/la-forma-di-cortesia-lei/L'aggettivo vecchio in italiano:- audio: https://www.spreaker.com/episode/19364182- script: https://ilazed.com/2019/10/05/laggettivo-vecchio-in-italiano/_____________________________Read more about the Italian language and culture!!https://ilazed.com____________________________________Follow me on my socials:https://www.facebook.com/italianwithilazed/https://www.instagram.com/ila_zed/https://twitter.com/ila_zedhttps://www.pinterest.it/ilalazed/________________________________________Do you want to learn Italian with me?You can find me on: www.ilazed.com
Nuovo appuntamento con il sabato di «Corriere Daily»: l'editorialista torna sugli argomenti di cui ha scritto durante la settimana nella sua rubrica «Il Caffè», integrandoli con i commenti nel frattempo ricevuti dai lettori.Per altri approfondimenti:- Gli alpini e le molestie: serve il coraggio della verità su quello che è successo https://bit.ly/3sy6fiS- L'alpina Federica De Giuli: “I responsabili delle molestie vanno espulsi. Bisogna ripartire dalle sezioni” https://bit.ly/3l9KbXG- Volo Bahamas-Florida, il pilota si sente male e il passeggero senza esperienza fa atterrare l'aereo https://bit.ly/39gPHF6
"“Quiet hour”? Inquietante! Mi inquieta, mi mette inquietudine - Inquieto, irrequieto, quiete" https://youtu.be/CpeRdz0lWA8 (20/04/2022) La raccolta sugli anglicismi ► http://bit.ly/UIV-anglismiVedi anche: "Immaginare, immaginazione, (in)immaginabile, immaginario, immaginifico - Immagina(ti)!" https://www.youtube.com/watch?v=h0sYlQxB1EE (14 aprile 2022)"Che ROGNA! Ho avuto ROGNE. È stato un giorno ROGNOSO, pieno di SCARTOFFIE. Mi tocca ROGNARE!" https://youtu.be/85kZNuABM-k° ° °Per sostenere UIV - Donazioni: https://paypal.me/unitalianoveroContenuti esclusivi ► http://www.patreon.com/uiv° ° °Abbonati a questo canale per accedere ai vantaggi: https://bit.ly/UIV-abbonati-al-canale° ° ° Buon ascolto!CIAO!Roberto.Un Italiano Vero - Emozioni di lingua italianaPer contattarmi:unitalianoverob@gmail.comskype: unitalianoverob UIV - Social:http://www.unitalianovero.ithttp://www.spreaker.com/user/unitalianoverohttp://fb.com/unitalianoverobhttp://www.tiktok.com/@unitalianoverobhttp://www.instagram.com/unitalianoverohttp://www.twitter.com/unitalianoverobhttp://t.me/unitalianoverohttps://www.clubhouse.com/@unitalianoverob
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal secondo libro di Samuele +In quei giorni, Assalonne s'imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre. Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: «Ho visto Assalonne appeso a una quercia». Allora Ioab prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto della quercia. Poi Ioab disse all'Etìope: «Va' e riferisci al re quello che hai visto».Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta sopra le mura, alzò gli occhi, guardò, ed ecco vide un uomo correre tutto solo. La sentinella gridò e l'annunciò al re. Il re disse: «Se è solo, ha in bocca una bella notizia».Il re gli disse: «Mettiti là, da parte». Quegli si mise da parte e aspettò. Ed ecco arrivare l'Etìope che disse: «Si rallegri per la notizia il re, mio signore! Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te». Il re disse all'Etìope: «Il giovane Assalonne sta bene?». L'Etìope rispose: «Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore, e quanti insorgono contro di te per farti del male!».Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». Fu riferito a Ioab: «Ecco il re piange e fa lutto per Assalonne». La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».Parola di Dio.Parola del Signore.
Favolosi per molti ma non per tutti, gli anni '60 segnano per il belpaese l'inizio di una malcelata ossessione per la trasgressione e gli scandali, tragici o pruriginosi che siano.Dai fantomatici Balletti Verdi, millantati rendez-vous tra giovanotti nella più sonnolenta provincia bresciana, alle luci della ribalta, dove L'Arialda di Giovanni Testori con la regia di Luchino Visconti viene censurata da un solerte magistrato: una storia che ci racconta Umberto Orsini che ne fu protagonista.E poi il cinema che allude senza dire, tra pepli scollacciati e perizomi maschili che si dichiarano però storici e virili.Il Jet Set lombardo di Alberto Arbasino e le derive d'oltralpe di una irresistibile Franca Valeri in Parigi o cara.Ma il paese reale sa essere molto meno dorato, un paese in cui i mass danno il peggio con il caso Braibanti e la tragedia Lavorini.C'è infine la terza via, anarchica e disallineata, sia alla militanza che al tradizionalismo, che è il genio pirotecnico, spiazzante e affilatissimo di Paolo Poli.Interviste a Umberto Orsini, attore; Carlo Lucarelli, scrittore e conduttore televisivo; Dacia Maraini, scrittrice; Pino Strabioli, attore e conduttore televisivo; Maurizio Porro, critico cinematografico e teatrale; Michele Masneri, giornalista e scrittore; Stefano Bolognini, giornalista; Ferruccio Braibanti, nipote di Aldo Braibanti; Massimo Consoli, attivista; Giovanni Dall'Orto, attivista e storico gay; Mauro Giori, professore di Storia e critica del cinema; Francesco Gnerre, docente e saggista; Franco Grattarola, critico cinematografico; Luca Locati Luciani, collezionista e ricercatore; Francesco Massaro, regista e sceneggiatore; Nerina Milletti, docente e storica lesbica; Vincenzo Patanè, docente e critico cinematografico; Marco Pelissero, professore di Diritto Penale; Willy Vaira, scrittorePer approfondire gli argomenti di questo episodio:BIBLIOGRAFIAStefano Bolognini, Balletti verdi. Uno scandalo omosessuale, Liberedizioni, Brescia, 2000Antonio Bruschini, Antonio Tentori, Nudi e crudeli. I mondo movies italiani, Bloodbuster, Milano, 2013Mauro Giori, Intorno a Luchino Visconti. Dieci sguardi eccentrici, UTET, Torino, 2021Mauro Giori, Omosessualità e cinema italiano, UTET, Torino, 2019Francesco Gnerre, L'eroe negato, Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano, Rogas, Roma, 2019Federica Mazzocchi, Giovanni Testori e Luchino Visconti, L'Arialda 1960, Scalpendi, Milano, 2015Vincenzo Patanè, Cento classici del cinema gay. I film che cambiano la vita, Cicero, Venezia, 2009Paolo Poli, Pino Strabioli, Sempre fiori mai un fioraio, Rizzoli Controtempo, Milano, 2013Sandro Provvisionato, Il caso Lavorini. Il tragico rapimento che sconvolse l'Italia, Chiarelettere, Milano, 2019Giò Stajano, Willy Vaira, Pubblici scandali e private virtù. Dalla Dolce Vita al convento, Manni, Lecce, 2006FILMOGRAFIAEuropa di notte (1959, Alessandro Blasetti)La dolce vita (1960, Federico Fellini)Rocco e i suoi fratelli (1960, Luchino Visconti)Parigi o cara (1962, Vittorio Caprioli)Comizi d'amore (1964, Pier Paolo Pasolini)Il complesso della schiava nubiana, da I complessi (1965, Dino Risi, Franco Rossi, Luigi Filippo d'Amico)Metti una sera a cena (1969, Giuseppe Patroni Griffi)Il caso Braibanti (2020, Carmen Giardina e Massimiliano Palmese)