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VIDEO: Pierina Morosini ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Rnj0rXeoC1E&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8103BEATA PIERINA MOROSINI, MARTIRE DELLA PUREZZA COME SANTA MARIA GORETTIPrimogenita di nove figli, a 16 anni partecipa a Roma alla beatificazione di Santa Maria Goretti e dieci anni dopo un giovane tenta di violentarla, ma respinto la uccide (VIDEO: Pierina Morosini)di Gianpiero Pettiti ed Emilia Flocchini Pierina Morosini nasce il 7 gennaio 1931 a Fiobbio di Albino, nella bergamasca; viene battezzata il giorno seguente, coi nomi di Pierina Eugenia. È la primogenita di una famiglia di nove figli. Suo padre, Rocco Morosini, rimane invalido e guadagna qualcosa facendo il guardiano notturno in uno stabilimento. Sua madre, Sara Noris, invece bada, oltre che ai figli propri, anche a quelli degli altri, solo in cambio del pane con cui riempire la bocca della sua nidiata.Con simili premesse Pierina cresce, imparando da subito ad archiviare i sogni senza troppi rimpianti: deve rinunciare a studiare ed a diplomarsi maestra, anche se ne avrebbe i numeri; deve rinunciare a entrare tra le Suore delle Poverelle di Bergamo, anche se tutti trovano che la sua vocazione sia solida e ben fondata; deve rinunciare anche al sogno missionario, il cui solo pensiero le fa battere il cuore come se fosse il primo amore.Il 18 marzo 1946, poco più che quindicenne, fu assunta nel Cotonificio Honegger di Albino, un'azienda di circa 1300 dipendenti. Qui cominciò a lavorare prima come addetta alle pulizie del reparto e dei telai, poi come apprendista e aiutante delle altre operaie, infine divenne operatrice ai telai. Questo stipendio è l'unica entrata fissa su cui può contare la sua famiglia. Per il primo turno deve svegliarsi alle quattro del mattino, ma invariabilmente trova ancora il tempo di prendere un "pezzo" di Messa e soprattutto di fare la Comunione, che l'accompagnerà per tutto il giorno. Pierina prega lungo la strada, prega quando è al telaio, prega quando riesce a scappare per qualche minuto in chiesa. Durante un ricovero ospedaliero dovuto a un incidente sul lavoro, conobbe padre Luciano Mologni, del Convento dei frati minori Cappuccini di Albino, che sarebbe diventato il suo padre spirituale. Pierina viene nominata dirigente parrocchiale di Azione Cattolica ed è attivissima in parrocchia, il suo specifico campo di apostolato. Trova, così, in famiglia, il convento cui ha dovuto rinunciare; nella fabbrica, la scuola in cui aveva sperato di insegnare; nella sua parrocchia, la missione in cui aveva sognato di andare.PICCOLO REGOLAMENTO QUOTIDIANOSi dà un regolamento di vita e soprattutto traccia per se stessa alcuni propositi che, nella loro semplicità, danno la misura di quest'anima innamorata di Dio. Tra le altre cose, si propone di «tener la pace in famiglia», di «mostrarsi sempre allegra» e di «cercare di non sapere le cose altrui». Tra i suoi appunti spicca una frase in cui è condensata tutta la sua vita: «il mio amore, un Dio Crocifisso; la mia forza, la Santa Comunione; l'ora preferita, quella della Messa; la mia divisa, essere un nulla; la mia meta, il cielo». In questo periodo manifestò alla mamma il desiderio di farsi suora ma venne distolta da questo proposito in quanto il suo lavoro e la sua presenza erano necessari alla famiglia.Nel 1947 è a Roma, per la beatificazione di Maria Goretti, la piccola martire delle Paludi Pontine, che su indicazione di papa Pio XII venne proposta come modello di virtù cristiane per le nuove generazioni. Alla nuova beata e futura santa Pierina "ruba" il segreto che l'ha portata sugli altari, lasciandolo maturare lentamente in lei. L'8 dicembre, festa dell'Immacolata, professò i voti privati di castità, povertà e obbedienza. Nel 1948 approfondì il suo impegno spirituale e il suo servizio alla Chiesa. S'iscrisse all'Apostolato della Riparazione e alle Figlie di Maria. Indossò lo scapolare carmelitano e aderì al Terz'Ordine francescano. Nel 1950 provò ancora una volta a chiedere ai genitori il permesso di entrare tra le Suore delle Poverelle di Bergamo, ma anche questa volta ricevette un fermo diniego. Continuò senza soste il suo impegno in famiglia, sul lavoro e a servizio della parrocchia; diventò zelatrice dell'Opera San Gregorio Barbarigo che aiuta il seminario diocesano di Bergamo.IL MARTIRIODieci anni dopo la beatificazione di Maria Goretti confida ad uno dei suoi fratelli: «Piuttosto che commettere un peccato mi lascio ammazzare». Che questo non sia solo un pio desiderio lo dimostra appena un mese dopo aver pronunciato questa frase. Pierina, nella freschezza dei suoi 26 anni, anche se volutamente vestita in modo dimesso, non può nascondere la sua avvenenza, che accende insani desideri in una mente malata.Il 4 aprile 1957, pochi minuti prima delle 15, Pierina è di ritorno dal suo turno di lavoro in fabbrica. Lungo i sentieri solitari del monte Misna, viene assalita dal violentatore nel castagneto che abitualmente, due volte al giorno, attraversa da undici anni per recarsi al lavoro. È inutile il suo tentativo di fuga, perché l'uomo le fracassa il cranio a colpi di pietra. Trasportata in ospedale a Bergamo, vi muore due giorni dopo, senza aver ripreso conoscenza.È fin troppo facile, per la gente, vedere in lei una nuova Maria Goretti; ed è infatti proprio la sua gente ad impedire che Pierina resti a lungo sottoterra e che il suo omicidio venga semplicemente archiviato come un pur tragico fatto di cronaca nera.Così, mentre la giustizia umana compie il suo corso nei confronti del giovane di Albino individuato come l'omicida, la Chiesa comincia invece ad interessarsi di lei. Il vescovo di Bergamo, monsignor Clemente Gaddi, l'8 dicembre 1975 avvia l'iter per la causa di beatificazione. [...] Il 3 luglio 1987 il Papa san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui l'uccisione di Pierina Morosini era da considerare un autentico martirio. Lo stesso Pontefice ha celebrato la sua beatificazione il 4 ottobre 1987, durante l'assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata al tema «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo», proponendola come autentica icona di un laicato maturo e coerente, anche a costo della vita.Nella diocesi di Bergamo la memoria liturgica della Beata Pierina Morosini si celebra il 6 maggio, un mese dopo la sua nascita al Cielo, perché il 6 aprile può corrispondere ai giorni della Settimana Santa o dell'Ottava di Pasqua.Il 10 aprile 1983 i resti mortali di Pierina erano stati traslati dal cimitero di Fiobbio alla chiesa parrocchiale, dedicata a Sant'Antonio di Padova, e posti in un sarcofago di marmo bianco, situato vicino al banco dove solitamente lei s'inginocchiava a pregare. Dopo la beatificazione, sono stati collocati sotto l'altare maggiore della chiesa di Sant'Antonio di Padova a Fiobbio.Nota di BastaBugie: negli scritti di Pierina si trovano il prezioso "Piccolo regolamento quotidiano" e "I sette propositi". Eccoli qui riportati.I SETTE PROPOSITI1) Mi sforzerò di tenere la pace nella famiglia.2) Quando la stanchezza m'avrà vinta, mi mostrerò sempre allegra.3) Avrò sommo rispetto verso la mamma, la obbedirò e non risponderò sgarbatamente.4) Non prenderò nessuna golosità.5) Durante la giornata mi terrò alla presenza di Dio, farò Comunioni spirituali e reciterò giaculatorie.6) Non cercherò di sapere cose altrui.7) Non dirò mai parola in mia lode e procurerò di star nascosta agli occhi degli uomini.PICCOLO REGOLAMENTO QUOTIDIANO1) Mi alzerò per tempo, senza poltrire e, vestendomi modestamente, offrirò la mia giornata a Gesù per le mani di Maria SS.2) Preghiere del mattino - Santa Messa e - possibilmente, Comunione quotidiana.3) Meditazione di almeno 15 minuti raccoglimento, amore, propositi pratici per il giorno.4) Tornata a casa, attenderò con la massima fedeltà e serenità alle mie faccende domestiche e al mio lavoro.5) Al suono di ogni ora penserò a Gesù e a Maria con una giaculatoria o uno sguardo d'amore.6) Ogni mia azione la farò in unione con Maria; e nelle contrarietà mi abbandonerò, come una bambina sul suo Cuore materno, invocando il suo aiuto e quello del mio caro Angelo custode.7) Dirò il S. Rosario o almeno una corona, secondo le mie possibilità.8) Ogni giorno mi sforzerò di offrire a Maria Santissima qualche "fiore" profumato e nascosto una mortificazione di lingua, di occhi, di gola, soprattutto di volontà.9) Non mi metterò mai a tavola senza aver fatto una piccola preghiera, né mai mi alzerò senza aver compiuto una mortificazione di gola.10) Mi sforzerò di sorridere a tutti e di cedere, con amabilità, al giudizio degli altri, specialmente dei miei genitori e superiori.11) Curerò sommamente la modestia nel vestito, nello star seduta e nel camminare; con nessuno mi permetterò leggerezze di parole o di mani.12) Prima di coricarmi, secondo le possibilità, farò un po' di lettura spirituale e scriverò il resoconto dell'esame di coscienza; quindi, recitata la preghiera della sera mi addormenterò pensando alla Comunione dell'indomani o a qualche buona cosa.N.D. Tutto questo mi propongo di metterlo in pratica fedelmente, con amore e gioia, ma senza eccessive preoccupazioni; pronta ad omettere qualche devozione o ad interromperla, quando l'ubbidienza ai superiori o ai miei doveri lo richiede, sicura che la Madonna preferisce da me, sua piccola schiava d'amore, l'offerta del mio cuore e della mia volontà in tutte le circostanze della vita.
Maria Santissima Madre di Dio - Omelia di Mons. Guido Marini by RadioPNR
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.Commento di don Marco (Giordy), sacerdote della Diocesi di MondovìPodcast che fa parte dell'aggregatore Bar Abba: www.bar-abba
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Dal Vangelo di Luca 2,16-21 In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/vangelo/message
VANGELODal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Maria Santissima Madre di Dio - Omelia di Mons. Guido Marini by RadioPNR
Omelia della s. Messa del 20 Dicembre 2023, Mercoledì della III Settimana di Avvento, tenuta da p. Emmanuel M. D'Aulerio, FI.
La festa che la Santissima Trinità fece da quando fu concepita Maria Santissima. E Dio come godeva nel contemplare in Lei se stesso, il suo respiro, il suo palpito, il suo amore. Maria è il pegno del regno della Divina Volontà nelle creature. Effetti degli atti fatti nella Divina Volontà. Libro di Cielo, Volume 35, 25 Ottobre 1937, Lunedì 27 Novembre 2023
Gesù rivela il desiderio profondo di Dio e il fine ultimo della sua Volontà: condurre la creatura a riuscire a vincerlo in amore. I gradi attraverso cui si giunge a questo traguardo, perfettamente compiuto e vissuto da Maria Santissima. Libro di Cielo, Volume 35, 26 Settembre 1937, Martedì 21 Novembre 2023
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Vari elementi hanno concorso all'istituzione della festa odierna della Vergine Maria. Il Protovengelo di Giacomo, uno scritto apocrifo, non riconosciuto come testo ispirato e perciò non annoverato tra i libri della Bibbia, ci narra della nascita di Maria Santissima da Gioacchino ed Anna a Gerusalemme, in una casa non lontana dal tempio. Aldilà della verità storica di questa notizia è emersa una bella considerazione teologica: Maria è la figlia di Sìon, associata al tempio. Altri apocrifi ci offrono quadri di vita domestica della Madre di Gesù, tutta intenta ad adempiere in lei la promessa fatta all'Angelo di essere la serva del Signore. Alcuni autori sacri ne hanno tratto motivo per presentare la vergine Madre come modello di vita consacrata. La Presentazione al tempio, questo mistero gioioso che oggi ricordiamo, ci appare quindi come una vera e propria consacrazione al Signore. Maria viene offerta a Dio e Dio ce la ridona come madre di tutti i credenti. Il vangelo di oggi esaltando Maria come la donna dell'"ascolto", di colei che per tutta la vita si è impegnata a compiere solo la volontà di Dio, "eccomi - aveva detto all'Angelo - sono la serva del Signore. Si compia in me secondo la tua parola", ci esorta a diventare a nostra volta umili e docili ascoltatori ed esecutori della stessa parola di Dio. Ciò ci consentirà di realizzare in noi una intimità di comunione con Cristo simile a quella che Maria ha goduto, dando alla luce il Salvatore del Mondo. "Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". Lei, la Madre, il tempio di Dio, accoglie il Verbo che si fa carne, noi incarniamo la Parola nella nostra vita.
Olha amado mestre, eu devo muito ao senhor, porque hoje eu sou uma pessoa que vai a missa, e entende o que significa isto para mim, o quanto isto vai pesar no meu julgamento, todo o culto da missa, principalmente no momento da Eucaristia, eu sei que é o apice de minha vida, porque creio de todo o meu coração, que é o proprio Cristo que esta ali, e quanto ele me tem amado. Rezo pela Associação Montfort, pelo Senhor, pelo Marcos e por tantos que ai trabalham, que DEUS sempre o abençõe, e saiba professor, aqui do outro lado, existe um pecador miseravel, que defende e luta pela IGREJA CATOLICA APOSTOLICA ROMANA (TRADIÇÃO), e por MARIA SANTISSIMA, eu sou católico da tradição, sou católico como o senhor, modernismo (Pentencostalismo)não combina com a una e santa igreja de Nosso Senhor Jesus Cristo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7483COSA FARE DOPO LA DERIVA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE? di Luisella ScrosatiLa nomina di mons. Victor M. Fernández come prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede è stata decisamente uno schiaffo del Papa a quei cardinali che hanno cercato di evitare il tracollo della situazione, opponendosi all'assegnazione della carica a mons. Wilmer. Ed è stato l'ennesimo peso caricato sulle spalle di chi sta cercando di rimanere in piedi in questa situazione di grande sofferenza dei cattolici che cercano di essere fedeli, nonostante tutto, all'insegnamento della Chiesa.Ogni passo verso la catastrofe chiaramente acuisce la sofferenza e ingrandisce la preoccupazione. Che cosa faremo se Fernández sdoganerà la benedizione delle coppie gay? O se dovesse abolire del tutto la liturgia antica? O se facesse diventare il celibato sacerdotale raccomandato, ma non più obbligatorio? O se... chi più ne ha più ne metta. Ipotesi che sembrano tutt'altro che un miraggio e che, vista la drammatica accelerazione di quest'ultima parte del presente pontificato, si avvertono come molto prossime.Di fronte ai tempi che realisticamente si prospettano, la tentazione di trovare un rifugio rassicurante, a qualsiasi prezzo, si fa sempre più forte. Si cerca la possibilità di proseguire la propria vita sacramentale, di trovare un ambiente sereno e di fede per i propri figli, di assicurare degne celebrazioni liturgiche e persino di salvare la Chiesa dalla deriva. Il risultato è che, in meno di dieci anni, sono migliaia e migliaia i fedeli che hanno deciso di unirsi a comunità scismatiche, che rappresentano ai loro occhi un rifugio nell'attuale tempesta, un ambiente messo al sicuro dalle persecuzioni che provengono palesemente da quella autorità che dovrebbe custodire e promuovere la fede, ma che invece sembra far di tutto per dissiparla e distruggerla.ENTRARE NELLA LOGICA DELLA CROCELa soluzione può avere una sua logica umanamente comprensibile, sia nella linea "modalità sopravvivenza", che in quella di cercare di "salvare la Chiesa". Il vero problema dei cristiani di ogni tempo è però la fatica di entrare nella logica della Croce, di credere che la morte non è la fine, ma la condizione di una nuova fecondità.«La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa». Così il Catechismo della Chiesa cattolica, al n. 677. La Chiesa è chiamata a seguire il suo Signore e Sposo crocifisso. Questa affermazione, che potrebbe apparire scontata, ha delle conseguenze di estrema importanza e concretezza.I discepoli, Pietro in testa, non lo hanno abbandonato per paura. Uno che ha paura non si mette a tirare un fendente per uccidere la guardia del Sommo Sacerdote, venuta per arrestare il Maestro. Quello che sconcerta Pietro, e che in qualche modo gli toglie le sue forze combattive, lo delude, è il rimprovero del Signore: «Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?» (Mt 26, 53-54). Ai suoi occhi, Gesù non vuole far nulla per salvare la sua missione, per salvare la Chiesa nascente, per salvare i suoi che lo hanno seguito.Ancor meno risulta dai Vangeli che Gesù abbia rimproverato i suoi di non essersi dati da fare per difenderlo, per impedire la sua cattura e la sua morte. Al contrario, comanda a Pietro di rimettere la spada nel fodero (cf. Gv 18, 11), così come lo aveva rimproverato addietro allorché Pietro aveva pensato bene di dare lezioni di buon senso al Signore, che parlava della sua Passione e Morte: «Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: "Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai"» (Mt 16, 21). Conosciamo la dura e ferma risposta del Signore.ell'ora della Passione, Gesù sembra non voler far niente neppure per salvare le anime di quelli che vorrebbero o potrebbero credere in Lui. «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo» (Mt 27, 42). Il Figlio di Dio non è forse venuto perché gli uomini credano in Lui e, credendo, abbiano la vita eterna? Ma allora perché non compie il grande atto che rafforzerebbe la fede di molti, i suoi discepoli in primis? Gli scribi e gli anziani gli rinfacciano persino che sarebbe proprio il segno del Cristo quello di venire liberato da Dio: «Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene» (Mt 27, 43, citando Sap 2, 18).VEGLIARE E PREGARE PER NON CADERE IN TENTAZIONEIl Signore ha domandato, invece, una sola cosa ai discepoli: vegliare e pregare per non cadere nella tentazione (cf. Mt 26, 41). I discepoli sapevano che Gesù sarebbe risorto, che la morte non sarebbe stata la parola definitiva: il Signore glielo aveva detto per tre volte; sapevano anche che il chicco di grano doveva morire per portare frutto (cf. Gv 12, 24). Ma la tentazione di ragionare e agire in modo solo umano, anche se per il più nobile scopo che si possa immaginare - salvare il Signore, salvare la Chiesa nascente! - aveva preso il sopravvento, perché non avevano vegliato e pregato.«La Chiesa seguirà il suo Signore...». Allora che fare? Vegliare e pregare, per non cadere in tentazione: per avere la forza di restare fermi, mentre tutto si dissolve; per continuare a credere che la Chiesa è d'istituzione divina e non verrà meno certamente per le macchinazioni degli uomini, per quanto potenti; per evitare soluzioni apparentemente efficaci, ma che ci portano ad agire contrariamente a quanto Dio ha stabilito per la sua Chiesa.Se «la Chiesa seguirà il suo Signore» nella Passione, allora la sua morte non sarà apparente, ma reale. Ai nostri occhi tutto sembrerà realmente perduto, come agli occhi dei discepoli, che hanno visto il loro Maestro realmente morto, messo in un sepolcro, con tanto di sigillo, che dichiarava il "game over" definitivo. Vedremo - già lo stiamo vedendo - che Pilato, Caifa ed Erode troveranno un'intesa meschina per togliere di mezzo il giusto; vedremo falsi processi, dominati dalla menzogna, per accusare chi è nella verità, mentre Barabba verrà lasciato libero; conosceremo la solitudine più tremenda, provocata dall'abbandono, dall'incomprensione e persino dal tradimento degli amici e dei parenti; piangeremo mentre gli altri si rallegreranno (cf. Gv 16, 10); metteranno le mani su di noi (cf. Lc 21, 12), trascinandoci davanti ai poteri civili e religiosi.Se cercheremo di sottrarci a tutto questo cedendo o, più sottilmente, cercando rifugio in una "chiesa" che ci garantisce tranquillità, la Messa e il catechismo "di sempre", ma una chiesa che, in teoria o nella pratica si sottrae all'autorità di Pietro, allora saremo nella logica di voler salvare noi la Chiesa, come i discepoli pretesero di salvare il Signore, e di voler salvare noi stessi, ma non nel modo in cui lo intendeva il Signore.È solo Maria Santissima che può ottenerci la grazia di restare con lei, in piedi, forti, sotto la Croce, senza cedere di un millimetro, credendo che, in Cristo, la morte è la vita, la croce il trionfo, proprio quando tutto sembra dire il contrario. E di credere che la Chiesa non può venir meno, che le porte degli inferi non prevarranno (cf. Mt 16, 18), perché la Chiesa è di Cristo. Per questo non noi dobbiamo salvare la Chiesa, ma è la Chiesa a salvare noi. E la Chiesa è una. Per questo, nonostante tutto, rimaniamo nella Chiesa, accettando anche noi di morire con lei: «Andiamo anche noi a morire con lui!» (Gv 11, 16).
Angelluz, um podcast sobre Anjos e o Reino Angélico / Episódio 435 – Arcanjo Rafael e Maria Santíssima. Este episódio aborda os seguintes assuntos: 1 – O Arcanjo Rafael é o Arcanjo do 5° Raio da verdade, cura, ciência, precipitação e matemática. Seu complemento divino é a Archéia Maria, que encarnou como Maria, a Mãe de Jesus. Seu raio corresponde ao chacra do terceiro olho, e eles nos auxiliam com visão e o dom do discernimento espiritual. 2 - Finaliza com a Meditação Guiada “Irradiando o Puro Amor Divino com os Arcanjos Samuel e Rafael”. O objetivo desta meditação é, com a assistência de seu Anjo da Guarda, conectá-lo com o Arcanjo Samuel, o Arcanjo do Amor e o Arcanjo Rafael, Para ouvir o 435° audio Angelluz, clique no link abaixo: https://podcasters.spotify.com/pod/dashboard/home
Pubblichiamo l'omelia di Mons. Guido Marini alla Santa Messa nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (2,16-21)In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. Commento Il primo giorno dell'anno solare è consacrato a Maria, Madre di Dio. Da lei impariamo gli atteggiamenti più belli per avvicinarci al prossimo e costruire una fraternità robusta: ascolto e custodia. Citazione del giornoLa tua gioia sia ciò che ti porta a Dio e vivrai una grande pace.(S. Teresa d'Avila)Commenti al Vangelo di don Federico Suria (Pucci), sacerdote della diocesi di Mondovì
Dal Vangelo di Luca 2,16-21 In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
Pubblichiamo l'omelia di Mons. Guido Marini ai Primi Vespri di Maria SantisSsima Madre di Dio
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7034ANANIA E SAFFIRA: DIO PUNISCE ANCHE NEL NUOVO TESTAMENTO di Pietro GuidiDurante il periodo pasquale alla Messa come prima lettura si leggono gli Atti degli apostoli dove si narra la storia della Chiesa a partire dall'ascensione di Gesù al cielo. A un certo punto la lettura continuativa del libro degli Atti si interrompe, viene saltato un brano e poi viene ripresa immediatamente dopo. Infatti del quinto capitolo non si leggono i primi undicesimi versetti e, a conferma del fatto che si è fatto un taglio volontario, si riprende la lettura dal dodicesimo versetto, cioè appena finito tale episodio. Il brano omesso parla della storia di Anania e Saffira, marito e moglie che erano fra i primi seguaci degli apostoli. Perché è stato saltato? Di cosa parlava? Perché toglierlo se questo racconto è Parola di Dio?Il motivo di questo taglio è che la riforma liturgica che ha seguito il Concilio Vaticano II ha annunciato di voler ampliare la possibilità di leggere la Parola di Dio, ma poi nei fatti l'ha limitata quando riteneva un brano controcorrente rispetto alla mentalità contemporanea.Ma leggiamo per intero il brano censurato.ANANIA E SAFFIRA"Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo, d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te». D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose." (At 5,1-11)LA PUNIZIONE DI DIOQuello che colpisce immediatamente chi legge la storia di Anania e Saffira è la punizione esemplare che ricevono questi coniugi. Infatti all'accusa da parte di Pietro segue la morte di Anania prima e Saffira poi. È necessario precisare che la loro morte non è dovuta al fatto che hanno tenuto una parte del ricavato della vendita del terreno per sé. San Pietro non è un comunista ante litteram e non obbliga chi lo segue a mettere tutti i beni in comune. Come spiega bene lui stesso: "Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione?". Anania e Saffira non erano tenuti a vendere il loro terreno né a dare agli apostoli tutto il ricavato, ma con i loro beni potevano fare quello che volevano. Il loro peccato è stato quello di prendersi gioco degli apostoli, fingendo di aver donato tutto per fare bella figura, mentre in realtà si erano tenuti per sé una parte del ricavato. E mentire agli apostoli, che sono gli inviati di Cristo, equivale a mentire a Dio. Per questo Dio, che non si lascia prendere in giro, li punisce così duramente. Come dice San Paolo: "Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio." (Gal 6,7)Si comincia allora a capire il motivo per cui la lettura di questo testo scandalizza così tanto da essere eliminato dalle letture della Messa. E il motivo non è la punizione divina data a questi due coniugi. Ci sono moltissime altre punizioni divine ben più severe, come quella dell'uccisione di tutti i primogeniti maschi degli egiziani, che vengono lette durante la Messa. E allora come mai tutto questo accanimento contro questo brano? Il vero motivo è che l'episodio di Anania e Saffira non si trova nel Vecchio, ma nel Nuovo Testamento! Vengono così smentite tutte le omelie dove abbiamo sentito dire che le punizioni divine erano una cosa del Vecchio Testamento e che sono state superate da Gesù che è venuto a portare la misericordia, il perdono e la pace. No, non è così. Il Dio della Misericordia è lo stesso Dio della Giustizia. Il Dio del Vecchio Testamento è lo stesso del Nuovo Testamento. E nemmeno vale dire che ha cambiato idea o mitigato il suo furore. No, Dio non cambia idea e propone all'uomo la conversione per ottenere il perdono dei peccati, altrimenti la punizione sarà inevitabile. Anania e Saffira ci ricordano questa tremenda verità: per ottenere il perdono è necessaria la conversione, altrimenti la punizione di Dio sarà severa nell'aldilà, ma potrà essere anticipata anche su questa terra come è capitato ai coniugi che hanno mentito agli apostoli.La prossima volta che visiteremo la Basilica di San Pietro a Roma potremo vedere il grande mosaico su tela che riproduce la punizione di Anania e Saffira, opera di Niccolò Circignani detto il Pomarancio, che si trova al cosiddetto "Altare della Menzogna" davanti all'ingresso della sacrestia della basilica. Speriamo che non tolgano questo imponente mosaico alla vista dei visitatori come hanno tolto dalle letture della Messa questo significativo episodio del Nuovo Testamento.Nota di BastaBugie: Guido Villa nell'articolo seguente dal titolo "Ascensione e Corpus Domini, la Cei le riporti al loro giorno" racconta come nel 1977 la Cei si adeguò al governo italiano spostando l'Ascensione e il Corpus Domini alla domenica seguente. Ma fu un errore perché così si è creato un vulnus liturgico e spirituale, contribuendo a far perdere consapevolezza della specificità di queste solennità.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 giugno 2022:Con la Legge n. 54 del 5 marzo 1977 recante disposizioni in materia di giorni festivi, cessarono di avere carattere festivo agli effetti civili alcune solennità cattoliche, vale a dire l'Epifania (6 gennaio), San Giuseppe (19 marzo), i Santi Pietro e Paolo (29 giugno), l'Ascensione e il Corpus Domini. Vennero inoltre abolite la Festa della Repubblica (2 giugno) e l'anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale (ufficialmente chiamata Festa dell'unità nazionale, 4 novembre), la cui celebrazione fu spostata alla domenica successiva.Nel 1985 furono ripristinate l'Epifania e la solennità dei Santi Pietro e Paolo - in quest'ultimo caso limitatamente al Comune di Roma - mentre nel 2000 tornò a essere festiva la Festa della Repubblica.Per ovviare a questa decisione dello Stato, la CEI decise di togliere il precetto festivo alle feste di San Giuseppe e dei Santi Pietro e Paolo e di spostare l'Epifania (nel periodo in cui fu abolita), l'Ascensione e il Corpus Domini alla domenica successiva, per favorire, così si disse, una maggiore partecipazione dei fedeli alle Sante Messe in occasione di queste solennità. Una decisione quantomai improvvida e sbagliata, che ha creato un vulnus al calendario liturgico e ha provocato gravi danni alla consapevolezza di questi fondamentali elementi della nostra fede, danni che tuttora si riverberano nella vita religiosa dei cattolici italiani, anche se forse, dopo 45 anni, la quasi totalità di fedeli non ci fa più caso (e forse questo è un ulteriore cattivo segno).Perdendo il proprio status di solennità infrasettimanali, infatti, anche nella consapevolezza collettiva l'Ascensione e il Corpus Domini sono state inglobate nella domenica, perdendo un tratto caratteristico della propria specificità, tanto più che essenziali simbologie di queste solennità non sono più immediatamente riconoscibili.Entrambe le solennità devono infatti cadere di giovedì - secondo gli Atti degli Apostoli (At 1,3) Gesù ascese al Cielo il quarantesimo giorno dalla Risurrezione, riproponendo così il numero "quaranta" fortemente simbolico e frequentemente presente nella Sacra Scrittura, che per l'Ascensione cade appunto il giovedì che precede la settima domenica del tempo pasquale. Egualmente la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo celebra l'Eucaristia, la quale è stata istituita da Gesù la sera del Giovedì Santo, alla vigilia della Sua Passione e Morte in Croce.La celebrazione dell'Ascensione la domenica successiva provoca inoltre un serio guazzabuglio liturgico e spirituale, poiché impedisce di celebrare in modo corretto la novena per eccellenza della Chiesa cattolica, quella allo Spirito Santo, a ricordo di ciò che fecero gli apostoli subito dopo l'Ascensione di Gesù quando, su indicazione di Gesù stesso, si riunirono nel Cenacolo con Maria Santissima per nove giorni in attesa della discesa del Paraclito promesso dal Salvatore. Se la novena iniziasse dopo l'Ascensione, come si dovrebbe, la Pentecoste finirebbe per essere celebrata di mercoledì, e allora si preferisce fare iniziare la novena ancora prima dell'attuale solennità dell'Ascensione, facendo finta che essa sia stata regolarmente celebrata il giovedì. Una vera babilonia, aggravata dalla giustificazione da Azzeccagarbugli che danno certi liturgisti, e cioè che l'Ascensione in realtà non sarebbe stata spostata, bensì sarebbe stato solo cambiato il giorno in cui viene celebrata.Tuttavia, il problema di fondo è la mancanza di fede, anzitutto del clero che ha avuto quest'idea poco saggia, ma anche dei fedeli. A meno di impedimenti gravi, chi crede ed è cosciente dell'importanza di queste solennità partecipa alle
Tra tutti i giorni della settimana di Passione, quello su cui forse meno si medita è il Martedì santo. Questo giorno però è importante ed intenso come pochi nella vita di Nostro Signore. E' il giorno infatti che chiude la sua predicazione pubblica. E' l' ultima giornata apostolica di Gesù, osserva mons. Landucci, il giorno della sua ultima grande battaglia (Maria Santissima nel Vangelo, Edizioni Paoline, Roma 1954, pp. 332-337). Una battaglia che conosce tre fasi: due nel tempio, davanti alle turbe e la terza nel cammino del Monte degli Olivi, di ritorno a Betania con i soli discepoli.La prima fase della battaglia si svolge nel Tempio e l' attacco parte dai nemici di Gesù. San Matteo riferisce che “Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?» (Mt, 21, 23). All'autorità che Gesù aveva ricevuto dal suo Padre divino, i farisei e i sadducei contrappongono la loro autorità, che sentono messa in discussione e che rivendicano duramente.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6960CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA: ATTO COMPIUTO, INDICAZIONI RISPETTATELa Russia (e l'Ucraina) sono ora proprietà di Maria, ma dobbiamo stare attenti a non vanificare l'atto di consacrazione con la nostra mancata conversionedi Luisella ScrosatiUn'intensa liturgia penitenziale, sobria, raccolta, piena di silenzio ha ricollocato la Chiesa nella sua posizione di verità di fronte a Dio. Il riconoscimento della colpa, il bisogno del perdono, la mano tesa a chiedere quel soccorso che solo può ridare speranza, in un mondo che ha raggiunto il culmine dell'empietà. E poi l'atto tanto atteso, che ha tenuto il mondo sospeso, che ha tenuto Dio sospeso; come tenne sospesa la creazione intera e la Santissima Trinità, più di duemila anni fa, quel momento di silenzio intercorso tra l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele e la risposta di Maria di Nazareth.Abbiamo udito con le orecchie del corpo le parole del Santo Padre che chiedeva perdono, a nome di tutti, e consacrava la Chiesa e il mondo, la Russia e l'Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Ora le orecchie della fede ci fanno udire la Madonna che, nostra Avvocata, si presenta al trono di Dio, con in mano il mondo, la Chiesa e specialmente la Russia e l'Ucraina come sua proprietà.Quello che è avvenuto ieri sera è stato una "ricucitura" tra Cielo e terra, l'abbattimento di un muro che il nostro mondo ha costruito, per rendere inaccessibile il Cielo agli uomini, e la ricostruzione di un ponte. E questo ponte non poteva essere ricostruito se non in Colei che ha portato in Sé e donato al mondo il Pontefice eterno, Gesù Cristo Signore nostro; non poteva essere riedificato se non tramite colui che è stato costituito Vicario di Cristo e perciò Sommo Pontefice (appunto, colui che fa da ponte). Tra Lei e lui, tra Maria e Pietro, c'è un rapporto tutto speciale, unico, insostituibile, che dalle apparizioni di Fatima in poi è divenuto molto, molto speciale. Più volte ieri sera, il Papa e la Madonna si sono guardati intensamente, portando in quello sguardo il dolore e la speranza di tutti.Ieri abbiamo assistito alla ricostituzione di quell'ordine e di quella via d'uscita che la Madonna aveva indicato un secolo fa nel piccolo villaggio portoghese e che lega strettamente tra loro il popolo di Dio, il suo supremo Pastore in terra e la Madre di Dio. A Fatima la Madonna ha chiesto al suo popolo di riparare, intercedere, espiare, mediante la Comunione dei primi sabati, il Santo Rosario, l'offerta di sacrifici e di sé stessi. Ha poi chiesto al Papa che, in comunione con tutti i vescovi, consacrasse la Russia al Suo Cuore Immacolato, fortificando così il ruolo insostituibile che il Papa e la gerarchia cattolica hanno nel piano di salvezza di Dio, a vantaggio del mondo intero.RICONDURRE TUTTO A DIOE ieri abbiamo visto per un po' questo ordine ricostituito; abbiamo visto il popolo del Signore, grandi e piccoli, pastori e gregge, domandare perdono a Dio, unirsi in preghiera per questo atto solenne, riconoscendo la voce del pastore, che finalmente li portava a rimettere la loro speranza nella protezione della Madre di Dio, più che in ogni altra iniziativa terrena. Abbiamo visto il Sommo Pontefice - con tutti i pastori della Chiesa - accogliere con umiltà e docilità la richiesta del Cielo, compiendo una consacrazione che egli solo poteva compiere. Perché la Vergine Santa non è venuta a sostituirsi ai pastori e ai fedeli, ma a chiedere loro di vivere secondo quella missione che il Signore ha loro affidato.È oggettivamente difficile affermare che la modalità con cui è stata compiuta la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria della Chiesa, del mondo, e in particolare della Russia e dell'Ucraina, non corrisponda a quanto richiesto dalla Santissima Vergine a Fatima. E ciò nonostante quanto si possa pensare della "validità" dell'atto compiuto da san Giovanni Paolo II nel 1984 e a prescindere dalle mille considerazioni critiche che si possono fare di questo controverso pontificato.Il cuore dell'atto sta lì, nelle parole decisive: «Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l'umanità intera, in modo speciale la Russia e l'Ucraina». Tutti i vescovi e i sacerdoti del mondo si sono uniti al Sommo Pontefice in questo atto che contiene tutti gli elementi essenziali richiesti dalla Madonna nel 1917, ognuno dei quali ha un significato pregnante; significato che noi uomini continuamente sovraesposti ad una comunicazione continua, veloce, per lo più superficiale non comprendiamo più.Anzitutto, è presente la forma espressa della consacrazione, alla quale si accompagna anche l'affidamento: non si esagererà mai l'importanza di questa parola - consacrazione - e dell'atto che essa esprime. Dopo decenni di secolarizzazione a tutti i livelli, al punto che, in ambito cattolico, abbiamo assistito non solo alla demolizione sistematica del sacro, ma addirittura alla critica della sua stessa idea, l'atto di consacrazione fa invertire la rotta di 180 gradi. Dopo anni e anni in cui si è lavorato indefessamente e insipientemente per cancellare ogni elemento di sacralità fin nell'intimità del culto, in obbedienza allo slogan che tanto "tutto è già sacro" - e così, per una rigorosa dinamica interna, più nulla ormai lo è - la consacrazione ricorda e attua quel grande movimento per cui l'uomo esiste: ricondurre tutto a Dio, consacrando tutto a Lui.L'IMPRESCINDIBILE MEDIAZIONE DI MARIAPoi, il "destinatario" della consacrazione, ossia la Trinità Santissima attraverso l'imprescindibile mediazione del Cuore Immacolato. Dopo anni di minimalismo mariano, si torna a riconoscere «solennemente», per usare le parole contenute nel testo, che Maria può (e deve) essere destinataria dell'atto della consacrazione, perché Ella è stata costituita Mediatrice di tutte le grazie. Se ne è già parlato (vedi qui http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6936) e non è il caso di soffermarsi ulteriormente. Ma quanto è bello sottolineare l'infinita pazienza di Maria Santissima e il Suo rispetto per quanto stabilito dal Figlio; la Sua mediazione, infatti, non ha voluto sostituire le mediazioni umane disposte da Dio, che culminano in quella del Sommo Pontefice, ma le ha stimolate, attese, nobilitate.E poi l'oggetto della consacrazione. Alcuni hanno criticato il fatto che la formula della consacrazione abbia aggiunto la Chiesa, il mondo e l'Ucraina, laddove invece la Madonna aveva chiesto la consacrazione della sola Russia. Ed è vero che suor Lucia, in riferimento alla consacrazione del 1982, aveva precisato che la Madonna aveva chiesto non la consacrazione del mondo, ma della sola Russia. Una "disobbedienza" che non disattende però la richiesta della Madre di Dio, ma le riconosce la potestà sull'universo intero e sulla Chiesa universale, senza tacere di quella nazione da Lei tanto attesa. Riguardo all'Ucraina, appare piuttosto scontato che essa venga consacrata insieme alla Russia, non solo in ragione di quanto sta accadendo da anni a questa parte (nonostante qualcuno faccia finta che la guerra sia scoppiata solo alla fine di febbraio), ma anche perché si tratta di due nazioni intimamente legate per il loro battesimo nella fede cristiana e la consacrazione alla Madonna proprio della Rus'-Ucraina da parte di Jaroslav il Saggio. Un legame che in questa consacrazione viene purificato e rafforzato.Infine, l'adesione di tutti i vescovi e addirittura di tutti i sacerdoti del mondo, che sono stati espressamente chiamati ad unirsi a questo atto. È oggettivamente difficile trovare una consacrazione, dal 1952 ad oggi, passando per quella del 1984, più aderente alle richieste della Madre di Dio di quella avvenuta ieri. Ed è qui, su questo lato oggettivo delle cose che occorre fermarsi, accogliendo l'invito di tornare a Dio che Francesco ieri ha a più riprese rivolto a tutti.Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Non vanifichiamo l'atto di consacrazione" spiega perché l'atto del 25 marzo rischia di rimanere un episodio isolato. E che nel conflitto russo-ucraino c'è bisogno di cambiare prospettiva per uscire dalla logica del nemico e del tifo.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 marzo 2022:C'è un rischio molto concreto per noi di vanificare l'atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria che papa Francesco e vescovi di tutto il mondo hanno compiuto il 25 marzo. Vanificare o perlomeno depotenziare. Perché, come abbiamo avuto modo di spiegare, non venga inteso come un rito magico, l'atto di consacrazione impegna ciascuno di noi alla conversione, esige la nostra disponibilità «a lasciarci riconciliare con Dio», come San Paolo supplica i Corinzi nella lettura che abbiamo ascoltato ieri a Messa. E questo vale a prescindere da quanto l'atto di consacrazione sia esattamente aderente alla richiesta fatta dalla Madonna a Fatima, se manchi questo o quel dettaglio, se sia ancora in tempo oppure no, tutte questioni su cui vedo tanta gente ama disquisire. Perché, Fatima o non Fatima, l'unica risposta alla guerra e ai vari castighi è la nostra conversione: lo abbiamo sentito dallo stesso Gesù nel Vangelo letto l'altra domenica: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13, 5).
Gesù insegna, durante la contemplazione della figura di Maria Santissima, che l'obbedienza non è una virtù cieca, ma tutt'altro: una virtù illuminata, perché tutto vede, comprende e discerne nella luce della Verità, che è lo stesso Cristo Signore.https://www.fedecultura.com/?store-page=I-Quaderni-del-1943-p78143234Iscriviti al nostro canale senza censura su Telegram ➜ https://t.me/fedecultura
Sugiro que leia livros que falam da RCC, escritos pelos próprios membros, e verá que a RCC prega é amor a Igreja Catolica, a Maria Santissima,aos Sacramentos, ao Papa.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6869LETTERA AL TITOLARE: NON MI VACCINO E NON MI PIEGO AL GREEN PASSEro una partita iva ma i vari lockdown mi hanno fatto chiudere ed ora, da operaio, sono costretto a scegliere se piegarmi o no: questa realtà mi toglie il fiato, ma poi il mio sguardo volge verso il cielo e Gesù mi sorridedi ChristianCiao (nome titolare) e buon anno.Rispondendo alla tua email, sono a ringraziarvi per la fiducia e l'opportunità datami.Sono sicuro che un accordo economico sarà l'ultimo dei nostri problemi, rifletto però sulla tua domanda relativa ai tempi che corrono.Ragiono come padre di famiglia, come uomo responsabile della vita di altri esseri umani che da me dipendono, come uomo religioso che ha in Gesù Cristo l'unico punto di riferimento, nella sacra scrittura, la Bibbia, parola di Dio.Alla tua domanda ho solo una risposta, che è la stessa che elaborai all'inizio di tutta questa farsa.Non voglio fare un trattato filosofico e neppure un diktat morale, ma la mia convinzione rimane tale e quale.Non mi inginocchierò mai davanti all'uomo, tanto meno se si arroga il diritto di decidere sulla mia vita, sulle mie libertà, sulla mia morale, e soprattutto se mi ordina di contravvenire ai comandamenti che Dio mi ha dato.Comandamenti sui quali incentro la mia vita, la mia morale e la mia libertà.Pertanto, escludendo a priori una inoculazione di un siero sperimentale mortale, pericoloso e soprattutto inutile, non sottostarò mai al consecutivo gioco a cui vorrebbero obbligarmi a partecipare. I tamponi, ormai dichiaratamente e ufficialmente spiegati come inutili dallo stesso CDC americano, in quanto possono confondere influenza con covid, e valutando la pericolosità di omicron che è pari ad un raffreddore (dichiarazioni ufficiali dei medici in Africa scopritori della variante) e leggendo i dati ormai incontrovertibili che girano in tutto il mondo tranne che in Italia, non posso che non obbedire ad una narrazione orweliana, distopica, autoritaria e dittatoriale, che attraverso la nuova bibbia, la televisione, e un nuovo dio, il vaccino, vuole convincerci che l'unica "verità" è nelle mani di una falsa scienza, asservita ad interessi economici sproporzionatamente giganteschi delle note case farmaceutiche.Non posso e non voglio obbedire a uomini politici che nel dichiararsi per il bene altrui, in realtà stanno facendo solo giochi di poltrone e di soldi, contravvenendo ogni regolamento internazionale sui diritti umani e la nostra costituzione.Detto questo, io credo in Dio e nella Sua Divina Provvidenza, credo nella vera Santa Chiesa e nella comunione dei Santi, che ci hanno insegnato la vera dottrina (non quella che oggi "qualcuno" vuole imporci) ma soprattutto nella preghiera, azione che accompagna ogni mia giornata.Non ho paura dell'uomo, che può fare perire solo il mio umile e corrotto corpo, ma temo Colui che può farmi perire per l'eternità giudicando e condannando la mia anima.Credo nello Spirito Santo che attraverso la Sua luce illumina le mie scelte.Tutto quello che stiamo vivendo è, che ci crediate oppure no, ma ormai è fin troppo evidente anche ai più convinti, una vera e propria manipolazione, un controllo coercitivo che vuole obbligarci ad una spersonalizzazione forzata, atta a raggiungere un unico scopo, l'ubbidienza incondizionata.Ti sembrerò pazzo, ma tutto quello che sta accadendo (green pass, prima dose, seconda dose, terza dose, forse una quarta, tamponi per i vaccinati, obbligo vaccinale nascosto) io lo avevo già chiaro nella mia mente, era già evidente all'inizio e lo dicevo già alle prime avvisaglie di una dittatura mascherata come emergenza pandemica.Non voglio convincere nessuno e nemmeno insegnare qualcosa, ma soprattutto non voglio mancare di rispetto a nessuno.La paura ha condizionato tutti e ognuno ha reagito come si sentiva di fare.Ma ora siamo arrivati al punto che se non abbiamo un super pass rafforzato (solo il termine fa ridere, per non piangere) rischiamo di non poter lavorare, rischio che i nostri beneamati governanti hanno già minacciato.La Bibbia ci insegna che quando l'uomo si vuole sostituire a Dio, cosa che oltretutto gli è impossibile, attira su di se la Sua ira e ben presto cadrà, finendo nel fuoco eterno della Geenna.La Sua ira misericordiosa sarà inarrestabile e solo questo dovrebbe farci riflettere e guidare le nostre scelte. Ma non per paura, ma per il vero dispiacere di offendere Colui, che per infinito amore, ci ha creato.Ci troviamo oggi a dover scegliere e decidere su chi e come far lavorare oneste persone, seguendo una narrativa completamente insensata. Infatti oggi brave persone si trovano, loro malgrado, a discriminare altre brave persone solo perché queste ultime scelgono un dissenso pacifico, appoggiandosi oltretutto a principi garantiti dalla costituzione italiana, e dove l'onore, la stima, il rispetto, ma soprattutto l'amore, ormai hanno lasciato il posto alla paura. E se la paura è l'unica cosa a dirigere le nostre azioni, queste non potranno che essere opera del diavolo, il quale solo così, può farci fare quello che vuole lui.Solo questo dovrebbe farci riflettere sulla bontà della gestione di tutta questa situazione.Non si tratta più di obbedire o disobbedire a chi ci mal governa. Ma di guardare oltre, più lontano e cercare di capire a quale futuro vogliamo andare incontro.I miei riferimenti in questo mondo, non sono Draghi, Speranza, il CTS, o qualche virologo da televisione, ma persone come Franz Jagerstatter, Massimiliano Maria Kolbe, Padre Pio, uomini, santi coraggiosi che si opposero al male contrapponendo il bene, affidandosi completamente anima e corpo a Gesù Cristo, donandoci così, a tutti noi, grazie immense come la Fede, la Speranza, ma soprattutto la Carità.Loro mi hanno insegnato cosa vuol dire vivere. Cosa vuol dire vivere per Nostro Signore.Rivolgo le mie preghiere quotidiane a nostra Signora della Pace, Maria Santissima, che guida i miei passi. Con Lei non temo nulla.Sarete pertanto e comunque nelle mie preghiere, per il tempo trascorso e se vorrete per il tempo che trascorreremo insieme in futuro.Quindi lascio a te e a voi la scelta finale, se considerarmi come un problema difficilmente gestibile oppure un collaboratore con il quale vale la pena continuare a lavorare nonostante i "relativi rischi".Grazie.Christian
Omelia della S. Messa festiva del 1 gennaio 2022, SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO, tenuta da p. Donato Maria Donadello, FI.
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.Commento di don Marco (Giordy), sacerdote della Diocesi di MondovìPodcast che fa parte dell'aggregatore Bar Abba: www.bar-abba
Omelia della S. Messa prefestiva del 31 dicembre 2021, SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO, tenuta da p. Francesco Maria Budani, FI.
Commento al Vangelo di Lc 2,16-21, di don Domenico Bruno.Visita www.annunciatedaitetti.it e seguici su YouTube, Telegram https://t.me/annunciatedaitetti eInstagram e ascolta la web-radio su www.rdon.it.Ecco tutti i link:https://linktr.ee/Annunciatedaitetti
di Babbo Natale, del bunet, di Maria Santissima e di altre storie come queste
Angelluz, um podcast sobre Anjos e o Reino Angélico / Episódio 305 – Arcanjo Rafael e Maria Santíssima.. Este episódio aborda os seguintes assuntos: 1 – O Arcanjo Rafael é o Arcanjo do 5° Raio da verdade, cura, ciência, precipitação e matemática. Seu complemento divino é a Archéia Maria, que encarnou como Maria, a Mãe de Jesus. Seu raio corresponde ao chacra do terceiro olho, e eles nos auxiliam com visão e o dom do discernimento espiritual. 2 - Finaliza com a Meditação Guiada “Irradiando o Puro Amor Divino com os Arcanjos Samuel e Rafael”. O objetivo desta meditação é, com a assistência de seu Anjo da Guarda, conectá-lo com o Arcanjo Samuel, o Arcanjo do Amor e o Arcanjo Rafael,
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6808SARA' SANTO DON TONINO BELLO, IL VESCOVO CHE DISSACRAVA LA FEDE? di Cristina SiccardiLo scorso 25 novembre, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto riguardante le virtù eroiche di monsignor Antonio Bello (1935-1993), per tutti Tonino, il discusso vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, divenuto per il magistero bergogliano un modello di pastore. È sufficiente leggere alcuni stralci di sue considerazioni per capire che stiamo parlando di un sacerdote di una religione diversa da quella cattolica. La «Chiesa del futuro», disse a Loreto nel 1985, «deve essere "debole", deve condividere il travaglio della perplessità, dev'essere compagna del mondo, deve servire il mondo senza pretendere che il mondo creda in Dio o che vada a Messa la domenica o che viva maggiormente in linea col Vangelo...».Il 27 febbraio 2013 avevamo dedicato un articolo su Corrispondenza Romana (n. 1282) dal titolo Don Tonino Bello sarà beato? È utile ritornare sul tema perché risulta indispensabile non rassegnarsi agli insegnamenti lesivi della Chiesa tutta, resistere a questi errori è un dovere di ogni buon cattolico. Padre Paolo Maria Siano, nel 2012, aveva dedicato un approfondito e perfetto studio sulla rivista teologica Fides Catholica dal titolo Alcune note sul "Magistero" episcopale del Servo di Dio Mons. Antonio ("Don Tonino") Bello (1935-1993). Un contributo critico, che continua ad essere molto istruttivo per comprendere chi sia stato veramente questo prete della strada, ma non delle chiese. Il valore che egli dava alla politica, all'idolatria per l'uomo, alla banalizzazione della Messa e delle sacre cose, alle idee secolarizzatrici e progressiste ha dato luogo da parte sua ad un modo di vivere completamente slegato alla Chiesa di sempre e all'identità sacerdotale: «Più che attaccare singoli Dogmi, don Tonino manifesta una mentalità "nuova" per una chiesa "nuova" dove i Dogmi sono praticamente superflui... Il suo linguaggio "moderno" [...] affossa il Mistero e il Soprannaturale nell'umano e nel mondano...» (cfr T. Bello, Servi inutili a tempo pieno, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2012, pp. 99-100).PUNTI DI RIFERIMENTOI suoi punti di riferimento sono stati Helder Câmara, Karl Rahner, Bruno Forte, Teilhard de Chardin, Giacomo Lercaro, Luigi Bettazzi, Michele Pellegrino, Ernesto Balducci, Carlo Maria Martini, David Maria Turoldo, con tali maestri non poteva che sorgere un discepolo rivoluzionario della stoffa di monsignor Bello, amante della Chiesa "in uscita" e in autodistruzione, con chiese ogni giorno più deserte. È stato l'uomo della rivoluzione sessantottina in seno alla Chiesa, un grande iperconciliarista: «Sono stati gli anni in cui, ad uno ad uno, abbiamo appreso a demolire certi idoli che già il Concilio ci aveva fortemente invitati ad abbattere: la fierezza della carne e del sangue, il prestigio delle apparenze, la sicurezza del linguaggio, il fascino rassicurante del passato, l'estraneità alle tribolazioni della ricerca umana...», parole molto appetibili ai radical chic e al pauperismo. è...]La parrocchia, a parer suo, «deve essere luogo pericoloso dove si fa "memoria eversiva" della Parola di Dio» (ibidem, p. 10) e il missionario è chiamato ad adattare il proprio linguaggio catechetico «al vocabolario del mondo» per attuare «la fedeltà all'uomo» (T. Bello, Stola e grembiule. Il diritto e il rovescio dell'unico panno di servizio sacerdotale, Ed. Insieme, Terlizzi-Bari 2008, p. 15). Non digeriva la teologia classica e prorompeva con le sue espressioni "profetiche" che esprimevano la sua voglia di ribellione contro la Chiesa di sempre, simpatizzando invece con il relativismo del mondo contemporaneo, lontano da Dio e dalla ragione.Superficiale e a volte banale, egli cadeva anche nella blasfemia e nell'errore conclamato, come quando sosteneva: «Dio è dappertutto: è nei luoghi sacri e positivi (santuari, monasteri, Caritas...) ma è anche nei luoghi dove si praticano "le orge della dissolutezza", i loschi affari finanziari, gli spettacoli osceni, la "stregoneria", le "bestemmie", la "violenza"...» (cfr. T. Bello, Articoli, corrispondenze, lettere, notificazioni, vol. V, pp. 138-139). Don Tonino, come sostiene padre Siano, offre una «sorta di "panteismo" sui generis, affine a certe credenze esoteriche che predicano l'unione di tutti gli opposti».UN PASTORE PROTESTANTEEra originale e amante dell'innovazione, ponendo al centro di tutto l'uomo egli ha dimenticato che cos'è la Verità portata da Gesù Cristo. Desiderava rimodellare in termini umani tutte le preghiere: gli atti di fede, di dolore, di speranza, di carità e quindi traslarli in atti di fede, di amore, di speranza nell'uomo. Lui era per la «santità laica», «urbana», «democratizzata», assolutamente priva dei connotati soprannaturali, avrebbe tranquillamente potuto essere un pastore protestante piuttosto che stare in Santa Romana Chiesa. D'altra parte era indignato contro la stessa Chiesa, responsabile delle «ecatombe delle culture», violentando «le grandi tradizioni religiose degli Incas o degli Aztechi o dei Maya». Secondo questo suo surreale e farneticante pensiero gli Apostoli e i loro successori, dunque, avrebbero commesso un tragico svarione: non si dovevano affatto evangelizzare le genti su mandato di Cristo... è stato il Cristianesimo, infatti, a porre termine ai riti dei sacrifici umani perpetrati in Sud America.Si permetteva poi licenze indecenti e dissacranti nel descrivere Maria Santissima, donna feriale. La tratteggiava declassandola e snobilitandola della sua totale Immacolatezza, insinuando sui suoi atteggiamenti e favoleggiando una mariologia sensualista, riferendo di possibili sguardi lanciati a san Giuseppe, della felicità provata nell'indossare un abito nuovo, di essere protagonista dell'ebrezza nella danza. Arrivava ad invocarla in questi termini: «Aiutaci perché in quegli attimi veloci di innamoramento con l'universo possiamo intuire che le salmodie delle claustrali e i balletti delle danzatrici del Bolscioi hanno la medesima sorgente di carità. E che la fonte ispiratrice della melodia che al mattino risuona in una cattedrale è la stessa che si sente giungere la sera... da una rotonda sul mare: "Parlami d'amore, Mariù» (Cfr. T. Bello, Maria donna dei nostri giorni, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1993, pp. 11-13).Intollerante della santità tradizionalmente conosciuta e della devozione ai santi alla stregua del protestantesimo, il profeta socialista e laicista del Salento, il «prete del grembiule» al servizio solo dei poveri (non di spirito, ma economici), era un grande propugnatore della liturgia secolare e della santità laicale, non certo dell'onore degli altari dove lo innalza oggi la Santa Sede. Tuttavia, come ottimamente scrive padre Paolo Maria Siano: «È nostra opinione che Beatificare o Canonizzare mons. Antonio Bello equivale, praticamente [...] a "canonizzare" un modello assai discutibile, labile ed eterodosso di Pastore e di pastorale» ed anche una dottrina politica e sociologica da cui esso discende direttamente, distante anni luce dal Vangelo.
San Giuseppe è il Santo che, per predilezione divina, è secondo solo a Maria Santissima, Madre di Dio, essendo stato scelto per essere il padre putativo di Gesù Salvatore. Molte le sue raffigurazioni, più o meno indovinate, specie a partire dal Medioevo, in cappelle, edicole, pievi, chiese, cattedrali.
Il combattimento escatologico non si può affrontare e superare se non si è preparati: con una profonda vita di preghiera nella vigilanza, nell'affidamento ed abbandono totale a Dio, e ricorrendo alla protezione di Maria Santissima, di san Michele e di San Giuseppe. Omelia Domenica 14 Novembre 2021, Santa Messa ore 8:30
Lezione di Gesù sui molti mezzi e modi che ha lasciato perché chi realmente lo vuole possa far regnare in sé la Divina Volontà. Il deposito degli atti della redenzione di Gesù in Maria Santissima e degli atti del regno della Divina Volontà in Luisa. Libro di Cielo, Volume 23, 27 Gennaio 1928, Martedì 27 Luglio 2021
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6489OMELIA XIV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,1-6)Le letture di questa domenica ci fanno riflettere sul dovere che abbiamo di ascoltare la Parola di Dio e di metterla in pratica, e sulle tristi conseguenze che derivano dalla nostra chiusura di cuore. Di questa chiusura parla sia la prima lettura che il Vangelo. Innanzitutto la prima lettura: Dio invia il profeta Ezechiele con queste parole: «Io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me [...] Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito» (Ez 2,3-4).Questa durezza di cuore la ritroviamo nel brano del Vangelo che narra della predicazione che Gesù fece alla sinagoga di Nazareth, la sua patria. I nazaretani non ascoltarono la parola del Signore e si meravigliarono di come poteva essere che Gesù avesse una tale sapienza. Rimasero stupiti, ma non si convertirono: l'avevano visto crescere e vivere umilmente, l'avevano visto lavorare come falegname senza alcun segno di grandezza, e non vollero accogliere la sua parola.Senza volerlo, gli abitanti di Nazareth ci offrono la più preziosa testimonianza della vita nascosta di Gesù. Furono trent'anni di vita normalissima, fatta di tante azioni ordinarie e ripetitive. Durante quei trent'anni, Gesù santificò il lavoro e si guadagnò il pane con il sudore della sua fronte. Durante quei trent'anni, il nostro Maestro divino visse sottomesso a Maria sua Madre, servendola e proteggendola, soprattutto dopo la morte di san Giuseppe.Alla luce di questo esempio così luminoso, cerchiamo di apprezzare anche noi la vita di ogni giorno, il lavoro assiduo, il dovere quotidiano, le mille azioni forse monotone che si ripetono sempre uguali. Sarà proprio conducendo questa "vita nascosta" che anche noi ci santificheremo, come hanno fatto tanti nostri fratelli e sorelle, sconosciuti ai più, ma che un giorno conosceremo.Comprendiamo anche noi che la santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel compiere le azioni ordinarie straordinariamente bene, proprio come ha fatto Gesù in quei lunghi anni di vita nascosta. Questa fu la vita di Maria Santissima, una vita che non si distinse per miracoli e predicazioni, ma unicamente per il suo ardente amore a Dio e al prossimo.Per Gesù venne poi il tempo della predicazione e dei miracoli, ma a Nazareth non lo vollero accogliere, tanto che il Signore proruppe in questa amara constatazione: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6, 4). Il testo del Vangelo dice addirittura che gli abitanti di Nazareth si scandalizzarono a motivo di quella predicazione inaspettata.La cosa più brutta fu che il Signore non poté compiere nessun prodigio, se non qualche guarigione, evidentemente concessa a qualche anima umile che aprì il suo cuore alla grazia di Dio (cf Mc 6,5). Gesù si meravigliò della incredulità dei più, e andò a predicare in altri villaggi.Da questo episodio impariamo una triste realtà: la nostra mancanza di fede paralizza in un certo senso l'Onnipotenza di Dio. Spesso anche per noi Gesù non può compiere grandi cose, proprio a motivo della nostra incredulità. Vogliamo dunque rinnovare la nostra fede e chiedere al Signore che la dilati sempre di più.Un giorno Gesù disse a santa Faustina che pregare è un po' come attingere acqua da un pozzo. Quanto più il secchio è grande, tanto più abbondante sarà l'acqua che si riuscirà ad attingere. Ebbene, il pozzo simboleggia il Cuore di Gesù, la fune raffigura la nostra preghiera, e il secchio rappresenta la nostra fiducia: quanto più la fiducia è grande, tanto più numerose saranno le grazie che riceveremo dal Cuore sacratissimo del nostro Redentore.Quando la nostra preghiera è fiduciosa diventa molto potente e può ottenere tutto ciò che è veramente utile. Per questo motivo, san Claudio de La Colombiere affermava che la preghiera è l'Onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Per questo motivo, san Massimiliano Maria Kolbe scriveva: «Sii un'anima di preghiera e di umiltà, e vedrai anche i miracoli, se sarà necessario». La nostra preghiera sarà sempre ascoltata nella misura della nostra umiltà, fiducia e perseveranza.Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sitohttp://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6568SAN DOMENICO SAVIO: ''LA MORTE MA NON I PECCATI'' di Ermes DovicoIl mondo potrebbe diventare un anticipo di Paradiso se solo si avesse cura di insegnare e far leggere ai bambini la vita di san Domenico Savio (1842-1857), il piccolo gigante di santità sbocciato pienamente alla scuola di san Giovanni Bosco. Don Bosco fu pure il suo primo e più grande biografo e vide in quell'anima eletta il sommo esempio di quanto desiderava per i suoi fanciulli.Secondo dei 10 figli di Carlo, un fabbro, e Brigida, una sarta, Domenico nacque il 2 aprile e fu battezzato lo stesso giorno. Fin dalla più tenera infanzia mostrò i segni della sua profonda spiritualità, fatta di preghiera, penitenza e un grande senso del sacro, che discendeva dal suo amore per Dio e la Madonna. Una volta non volle sedersi a tavola per la presenza di un ospite che non si faceva nemmeno il segno della croce: «Non posso mangiare con uno che divora tutto come le bestie».È VOLONTÀ DI DIO CHE CI FACCIAMO SANTIRicevette la Prima Comunione a 7 anni e già allora aveva le idee chiarissime, esposte in poche righe: «Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me ne darà il permesso. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati». Andava a scuola camminando per una quindicina di chilometri al giorno, lungo strade insicure, ma quando gli chiesero se avesse paura la sua risposta fu: «Macché paura! Io non sono solo. Ho l'Angelo custode che mi accompagna». Il 2 ottobre 1854 Domenico conobbe don Bosco, gli manifestò il desiderio di studiare per divenire sacerdote e il santo educatore decise di farne un suo allievo all'oratorio di Valdocco, a Torino. Una sera il maestro rivolse queste parole a lui e agli altri ragazzi. «È volontà di Dio che ci facciamo santi. Dio ci prepara un grande premio in cielo se ci facciamo santi». Chiese allora a don Bosco di aiutarlo nell'opera e si sentì rispondere di servire il Signore con allegria.Nella sua ascesa verso la santità, Domenico prese a confessarsi ogni otto giorni e ad andare a Messa quotidianamente, ricevendo sempre l'Eucaristia. Animava i giochi, insegnava il Catechismo agli amici, faceva loro da guida e da pacificatore. Non temeva di prendere decisioni scomode, come quando strappò dei giornali osceni portati in oratorio da un ragazzo più forte di lui o ancora quando allontanò un protestante che si era avvicinato per spargere le sue idee religiose tra gli altri fanciulli. Tra coloro che si accorsero presto della sua santità vi fu la mamma di don Bosco, la venerabile Margherita Occhiena, che così disse al figlio: «Tu hai molti giovani buoni, ma nessuno supera il bel cuore e la bell'anima di Domenico. Lo vedo sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli altri; ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far visita al Santissimo Sacramento. Sta in chiesa come un angelo che dimora in Paradiso».LA COMPAGNIA DELL'IMMACOLATAIl grande amore per la Madonna lo spinse a fondare nel 1856 la «Compagnia dell'Immacolata», a due anni dalla definizione del dogma ad opera di Pio IX. Nell'iniziativa aveva coinvolto i suoi migliori amici, ai quali aveva detto: «Uniamoci, fondiamo una compagnia per aiutare don Bosco a salvare molte anime».Durante l'epidemia di colera del 1854-56, Domenico fu tra i 44 ragazzi che accolsero l'invito di don Bosco a offrirsi come volontari per assistere i malati. In quest'attività il fanciullo si distinse senza essere contagiato, proprio come il santo maestro aveva promesso - purché fossero «in grazia di Dio» - a tutti i volontari.In seguito, la sua salute fragile cedette alla tubercolosi, che lo costrinse a ripetuti salassi, da lui serenamente accettati pensando «ai chiodi piantati nelle mani e nei piedi di Nostro Signore».Quando capì che era arrivato il suo momento, disse al padre: «È giunta l'ora. Prendete il mio libro di preghiere e leggetemi le preghiere della buona morte». Rispose devotamente a ogni invocazione e alla fine pronunciò queste parole: «Che bella cosa io vedo mai!». Era il 9 marzo 1857 (uno dei due giorni in cui si celebra la sua memoria liturgica, che la Famiglia Salesiana e le diocesi piemontesi festeggiano il 6 maggio). Domenico non aveva ancora compiuto 15 anni. Don Bosco seppe poi, in sogno, il perché di quelle ultime parole terrene del suo allievo: «È stata Maria Santissima a venire a prendermi, la mia più grande consolazione in vita e in morte. Lo dica ai suoi figli che non dimentichino mai di pregarla».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6483Omelia di Pentecoste - Anno B (Gv 15,26-27;16,12-15)Prima di salire al Cielo, Gesù promise ai suoi Apostoli di non lasciarli orfani e di mandare loro il Consolatore. Questa promessa si realizzò il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sulla Chiesa nascente, ovvero sugli Apostoli e Maria riuniti nel Cenacolo. Per questo motivo, la Pentecoste è la festa della fondazione della Chiesa.Lo Spirito Santo discese sulla Vergine Maria, a Nazareth, per l'Incarnazione del Figlio di Dio; il giorno della Pentecoste, il Paraclito fu invece effuso per la formazione del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa. La prima discesa avvenne nel silenzio e nel nascondimento; la seconda effusione dello Spirito Santo si verificò invece in modo sensazionale, «come vento che si abbatte impetuoso» (At 2,2) e «come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (v. 3). In ambedue le manifestazioni dello Spirito Santo era presente Maria Santissima, la quale è la Madre di Cristo ed è la Madre della Chiesa.La scena della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste è descritta dal capitolo secondo degli Atti degli Apostoli. Colpisce profondamente un particolare: prima di allora, gli Apostoli erano timorosi e non osavano predicare apertamente alle folle; ma, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi parlarono liberamente e con coraggio a tutti quelli che incontravano.Gerusalemme era piena di pellegrini ebrei, provenienti dalle più diverse parti del mondo allora conosciuto, in occasione della festività di Pentecoste. Ciascuno di loro udì gli Apostoli parlare nella propria lingua. Dio volle così contraddistinguere la discesa dello Spirito Santo con il Dono delle lingue, per far comprendere che il messaggio del Vangelo doveva raggiungere gli estremi confini della terra.Prima di tutto, il Paraclito ci arricchisce con i suoi sette Doni. Il primo Dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il Dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il Dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il Dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta, secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il Dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il Dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il Dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.I Doni dello Spirito Santo li abbiamo ricevuti con la Cresima, ma sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo. Questi sette Doni rimangono in noi se noi rimaniamo in Grazia di Dio. Con il peccato mortale li perdiamo, per riceverli nuovamente dopo una buona Confessione.Oltre ai sette Doni, lo Spirito Santo elargisce i carismi che sono propriamente la sua particolare manifestazione, unica e irripetibile. Questi carismi sono diversi in ciascun cristiano e sono dati per l'utilità comune. Sono come delle capacità che devono essere messe al servizio di tutti. Da questo si comprende quanto ogni fratello e ogni sorella sono preziosi agli occhi di Dio, perché da Lui hanno ricevuto una missione particolare da svolgere all'interno della Chiesa. Alla luce della preghiera, e dietro il consiglio di una buona guida spirituale, si riuscirà a discernere qual è questo particolare carisma da far fruttificare, per il bene comune.Infine, lo Spirito Santo produce in noi i cosiddetti frutti, enumerati san Paolo nella seconda lettura di oggi, ai quali si contrappongono le opere della carne. Le opere della carne sono «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5,19-21); i frutti dello Spirito Santo sono «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito Santo e in noi si produrranno questi meravigliosi frutti. San Paolo ci esorta con queste parole: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne» (Gal 5,16). Sia questo il nostro proposito.
Ricorrono quest’anno quattrocentocinquant’anni dalla battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), e duecento anni dalla morte di Napoleone Bonaparte (5 maggio 1821): due eventi che apparentemente non hanno niente in comune, ma che, come tutte le vicende storiche, sono guidati dalla mano di Dio e manifestano il ruolo che nella storia ha Maria Santissima, rifugio e soccorso della Chiesa e della Civiltà cristiana in tutte le ore di difficoltà.
Ricorrono quest'anno quattrocentocinquant'anni dalla battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), e duecento anni dalla morte di Napoleone Bonaparte (5 maggio 1821): due eventi che apparentemente non hanno niente in comune, ma che, come tutte le vicende storiche, sono guidati dalla mano di Dio e manifestano il ruolo che nella storia ha Maria Santissima, rifugio e soccorso della Chiesa e della Civiltà cristiana in tutte le ore di difficoltà.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6566COME DON BOSCO AFFRONTO' L'EPIDEMIA A TORINO di Maria BigazziTra il 1854 e il 1855 in Italia comincia a diffondersi una malattia che porterà alla morte migliaia e migliaia di persone: il colera.Nel 1854 anche Torino ne viene colpita. Don Bosco era stato avvertito in anticipo per grazia di divina che presto si sarebbe diffusa anche a nella sua città e vi avrebbe fatto strage.Il santo avvertì i suoi ragazzi dell'oratorio dicendo loro: "Voi state tranquilli: se farete quanto vi dico, sarete salvi da quel flagello. - Che cosa dobbiamo fare? - gli avevano chiesto i giovani. - Prima di tutto vivere in grazia di Dio; portare al collo una medaglia di Maria SS. che io benedirò e darò a ciascuno e a questo fine recitare ogni giorno un Pater, Ave e un Gloria coll'Oremus di S. Luigi e la giaculatoria: Ab omni malo libera nos, Domine -.Con lo scoppio del colera cominciarono a morire molte persone. Nei primi giorni dell'infezione, quanti erano i colpiti, tanti erano i morti. Secondo le stime dell'epoca, su cento casi si avevano in media sessanta decessi.La gente viveva in uno stato di angoscia e sgomento. Cessava il commercio, le botteghe venivano chiuse, molte persone fuggivano per paura. Non si conosceva alcun rimedio per curare il morbo.All'annuncio dei primi casi a Torino, il clero si disse subito pronto ad aiutare le autorità civili e a soccorrere i malati.Il Municipio stesso, appena comparve imminente lo scoppio del flagello, diede uno splendido esempio di pietà. Dopo avere adottato le misure sanitarie necessarie, implorò l'aiuto della Vergine Maria ordinando una funzione religiosa nel Santuario di Maria SS. Consolatrice.Don Bosco per primo si prodigò per gli ammalati. Egli usò ogni possibile mezzo di precauzione, fece ripulire il locale, aggiustare altre camere, diminuire il numero dei letti nei dormitori e migliorare il vitto, sobbarcandosi gravissime spese.Ma non si affidò ai soli provvedimenti terreni. Egli ben sapeva che il vero aiuto non poteva venire che da Dio.Prostrato davanti all'altare pregava il Signore così: "Mio Dio, percuotete il pastore, ma risparmiate il tenero gregge"; e rivolgendosi alla Vergine Maria aggiungeva: "Maria, Voi siete madre amorosa, e potente; deh! Preservatemi questi amati figli, a qualora il Signore volesse una vittima tra noi, eccomi pronto a morire, quando e come a Lui piace".Sabato 5 agosto, festa della Madonna della Neve, don Bosco raccolse i ricoverati attorno a sé. Annunciando la comparsa del flagello raccomandava a tutti sobrietà, temperanza, tranquillità di spirito e coraggio, e insieme confidenza in Maria Santissima, una buona confessione e la santa Comunione.Con queste parole istruì i suoi ragazzi, affidandoli a Dio per mezzo di Maria: "Causa della morte è senza dubbio il peccato. Se voi vi metterete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, io vi assicuro che nessuno di voi sarà toccato dal colera; ma se mai qualcuno rimanesse ostinato nemico di Dio, e, quel che è peggio, osasse offenderlo gravemente, da quel momento io non potrei più essere garante né di lui, né per qualunque altro della Casa".I giovani accolsero l'invito di don Bosco e subito si accostarono ai Sacramenti, menando da quel giorno una condotta esemplare.Ogni sera molti lo circondavano per esporgli i propri dubbi o manifestargli le piccole mancanze della giornata, e don Bosco, da amorevole padre, non mancava mai di dare loro ascolto e conforto.Egli per primo assisteva con eroica abnegazione i contagiati.Nessuno dei ragazzi di don Bosco, lui compreso, si ammalò di colera, pur venendo continuamente a contatto con ammalati.Abbandonarsi completamente a Dio senza riserve, vincendo ogni paura e rispetto umano, e mettersi sotto la protezione della Vergine Maria, sono i principali rimedi per affrontare qualsiasi evento nefasto.Don Bosco indicò ai suoi ragazzi la Confessione e la Comunione come le armi più forti e i veri strumenti di protezione.L'Eucaristia infatti è l'unica vera Medicina dell'anima che preserva sia dalle malattie spirituali che da quelle corporali, il vero e unico Nutrimento per vincere il male e diventare una cosa sola con Cristo.Insegna Gesù che se avremo "fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile" (Mt 17,20).Così, con piena fiducia in Dio, imploriamo il Suo aiuto e la guarigione del mondo da ogni malattia spirituale e corporale, in particolare da quella che in questo momento ci sta affliggendo maggiormente, senza mai rinunciare a Lui e ai Sacramenti per timore o negligenza.
Maria Santissima abbracciò tutti gli atti di volontà umana di tutte le generazioni. Solo per questa divina e amorevole operazione che Ella fece, unitamente al fatto che in Lei regnava in modo assoluto il Divin Volere, il Verbo fu attirato a scendere sulla terra e compiere la Redenzione. Anche Gesù girò per tutti gli atti umani per prenderli, coprirli e suggellarli col Volere Divino, perché le porte del cielo tornassero ad aprirsi. Luisa, infine, ha a sua volta fatto le medesime operazioni perché il regno della Divina Volontà cominciasse a scendere tra le umane generazioni. Meditazione mariana sulla Divina Volontà per il mese di Maggio, Giovedì 6 Maggio 2021
Questo testo è tratto dal libro La Beata Sempre Vergine Maria Madre di Dio. Omelie Mariane di Padre Tomas Tyn O.P.
Questo testo è tratto dal libro La Beata Sempre Vergine Maria Madre di Dio. Omelie Mariane di Padre Tomas Tyn O.P.
Questo testo è tratto dal libro La Beata Sempre Vergine Maria Madre di Dio. Omelie Mariane di Padre Tomas Tyn O.P.
Questo testo è tratto dal libro La Beata Sempre Vergine Maria Madre di Dio. Omelie Mariane di Padre Tomas Tyn O.P.
Questo testo è tratto dal libro La Beata Sempre Vergine Maria Madre di Dio. Omelie Mariane di Padre Tomas Tyn O.P.
Riascolta la meditazione che mons. Luigi Vari, arcivescovo di Gaeta ha tenuto giovedì 25 febbraio 2021 nella Chiesa della Regalità di Maria Santissima e San Pio X al Salto di Fondi
Gesù spiega a Luisa in che senso rimane sempre uguale a se stesso chi vive nella Divina Volontà. Parla della povertà e del non dare nell'occhio, cose a Lui tanto care, e che caratterizzarono la vita di San Giuseppe e Maria Santissima. Elogia la fede dei Magi e il loro eroismo, che furono possibili solo per il dominio di sé che essi avevano e per il vuoto che sapevano fare nei loro cuori per ascoltare la voce di Dio. Meditazione su Libro di cielo volume 20, 6 Gennaio 1927, 18 Gennaio 2021
Questo testo è tratto dal libro La Beata Sempre Vergine Maria Madre di Dio. Omelie Mariane di Padre Tomas Tyn O.P.
Questo testo è tratto dal libro La Beata Sempre Vergine Maria Madre di Dio. Omelie Mariane di Padre Tomas Tyn O.P.
Con oggi inizia un nuovo anno pieno di tante speranze dopo mesi terribili di incertezze e di paure, e non poteva che iniziare sotto il segno di Maria, Madre di Dio. È grazie a Maria che Dio si è incarnato, che si è fatto uomo per venirmi a salvare. È la Mamma che guardo sempre come esempio per la mia vita, perché anche a me Dio ha bussato alla mia porta quando meno me lo aspettavo, ed ha lasciato che liberamente mi sia aperto a Lui. E quando Dio è entrato nella mia vita, mi ha inondato della sua misericordia, tutto è diventato pienezza. Ma il mio “Eccomi” a Dio, non è sempre facile, soprattutto nei momenti di sconforto e di difficoltà. Maria infatti sapeva bene che la misura dell'amore è davvero amare senza misura, nella sua totalità, anche a costo della sofferenza che un giorno sarebbe arrivata. Bisogna attraversare la croce per godere poi a pieno dell'amore e della gioia eterna. E questo periodo, grazie anche alla sua cura materna, è quindi un tempo che mi deve far riflettere sulla mia vita, che mi deve spingere all'essenziale, alle cose che contano veramente, alle relazioni vere ed autentiche, vivendole a pieno giorno per giorno, affidandomi a Lei come un figlio. Oggi provo a riflettere sulle mie relazioni, sulla mia vita, sull'amore, sugli esempi quotidiani che vedo ogni giorno. Voglio cominciare questo nuovo anno dicendo il mio “Eccomi” a Dio, per gli altri. Che sia un buon anno! --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3533LE MERAVIGLIE DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA di Roberto De MatteiChiunque si rechi a Parigi ha la possibilità di visitare la cappella della Medaglia miracolosa, al numero 140 rue du Bac, dove nel 1830 la Beata Vergine Maria apparve più volte ad una umile suora, poi elevata agli altari, Caterina Labouré.Da queste apparizioni ha origine la Medaglia miracolosa, così detta non solo per la sua origine celeste, ma per i suoi straordinari effetti sulle anime e sulla società. Caterina era una giovane novizia di ventiquattro anni, di umili natali, che aveva coronato da pochi mesi il suo ardente desiderio di entrare nelle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli.LE APPARIZIONILa prima apparizione della Madonna avvenne il 18 luglio 1830, quando ella fu invitata da un angelo a seguirla nella cappella e vide la Santissima Vergine sedersi sui gradini dell'altare, dal lato del Vangelo, in una seggiola, che ancor oggi è esposta alla venerazione dei fedeli. La giovane si gettò ai piedi della Madonna, poggiando le mani sulle sue ginocchia. «Quello - ricorda la santa - fu il momento più dolce della mia vita. Mi è impossibile esprimere tutto ciò che provai». «Figlia mia - le disse la Madonna - il buon Dio vuole affidarti una missione. I tempi sono molto tristi, sciagure stanno per colpire la Francia; il trono sarà rovesciato, il mondo intero sarà sconvolto da disgrazie di ogni specie... La S. Vergine aveva l'aria molto afflitta dicendo questo, ma (continuò): Venite ai piedi di quest'altare; qui le grazie saranno sparse su tutte le persone che le domanderanno con fiducia e fervore, saranno sparse sui grandi e sui piccoli».La grande missione fu rivelata a Caterina nella seconda apparizione, il 27 novembre 1830. La giovane vide formarsi attorno alla Santa Vergine «un quadro un poco ovale in cui stavano in alto queste parole: O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a voi, scritte in lettere d'oro. Allora si fece sentire una voce che mi disse: "Fate, fate coniare una medaglia secondo questo modello. Tutte le persone che la useranno riceveranno grandi grazie, portandola al collo. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia". Immediatamente il quadro mi è sembrato voltarsi e ho veduto il rovescio della medaglia».Sul retro del quadro la suora scorse «il monogramma della Santa Vergine, composto dalla lettera M sormontata da una croce, con una sbarra alla sua base, e, al di sotto della suddetta lettera M, i due cuori di Gesù e di Maria, che distinse perché uno era circondato da una corona di spine, e l'altro era trafitto da una spada».Nei mesi e negli anni seguenti le sciagure previste dalla Madonna cominciarono a realizzarsi con la caduta della monarchia di Carlo X, sostituita da quella "liberale" di Luigi Filippo. I primi esemplari della medaglia furono coniati e diffusi con l'approvazione dell'arcivescovo di Parigi. Le grazie e i miracoli moltiplicarono le richieste e la parrocchia di Notre-Dame des Victoires, divenne un centro di straordinaria propagazione della devozione.Il mondo e le stesse consorelle di Rue du Bac ignoravano però il nome della suora che aveva ricevuto le apparizioni: 46 anni di silenzio, di nascondimento, di preghiera attendevano Caterina, che morì a Parigi il 31 dicembre 1876. Lei che aveva visto almeno sei volte la Vergine, che aveva assistito alla prodigiosa diffusione della Medaglia in tutto il mondo, ed ai miracoli di cui era stata strumento; lei che tante volte aveva sentito parlare dagli altri delle rivelazioni della Madonna a una sconosciuta novizia, restò sempre impassibile e mai tradì il suo segreto, né con le compagne, né con le superiore, né con la sua famiglia.I FRUTTI DELLA NUOVA DEVOZIONEIl frutto più strepitoso della nuova devozione fu la conversione dell'ebreo Alfonso Ratisbonne, a cui la Madonna della Medaglia miracolosa apparve il 20 gennaio 1842, nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma. Una lapide posta in uno dei pilastri della cappella dell'apparizione, dove ancora oggi si venera la «Madonna del Miracolo», così ricorda l'avvenimento: «Il 20 gennaio 1842, Alfonso Ratisbonne venne qui ebreo indurito. La Vergine gli apparve come tu la vedi. Cadde ebreo si rialzò cristiano. Straniero: porta con te questo prezioso ricordo della misericordia di Dio e del potere della SS. Vergine».La notizia dello straordinario miracolo infiammò la devozione popolare verso la Medaglia miracolosa e contribuì ad affrettare la proclamazione del dogma dell'Immacolata da parte di Pio IX, l'8 dicembre 1854. Leone XIII, fatta esaminare ogni circostanza sui fatti di rue du Bac, nel 1880, in occasione del cinquantenario delle apparizioni, dichiarò autentica la miracolosa conversione del Ratisbonne e concesse la festa della Medaglia, al 27 novembre di ogni anno, con rito di seconda classe.Caterina Labouré fu beatificata da Pio XI il 28 maggio 1933 e canonizzata da Pio XII il 27 luglio 1947; le sue reliquie riposano nella cappella in cui ebbe le apparizioni. Pio XI, il 19 luglio 1931, in occasione del processo di beatificazione di Caterina Labouré, accennando ai mali che affliggevano la Chiesa, disse: «In questi giorni risplende la Medaglia miracolosa, come per richiamarci in modo visibile e tangibile che alla preghiera tutto è permesso, anche i miracoli, e soprattutto i miracoli. In ciò sta la specialità magnifica della Medaglia miracolosa, e noi abbiamo bisogno di miracoli. è già un gran miracolo che i ciechi vedano... ma vi è un altro miracolo che dobbiamo domandare a Maria Regina della Medaglia, ed è che vedano quelli che non vogliono vedere...».Tra i tanti santi devoti della Medaglia miracolosa, fu il giovane Massimiliano Kolbe, che il 20 gennaio 1917, settantacinquesimo anniversario dell'apparizione, nell'ascoltare la rievocazione della conversione del Ratisbonne, nella Chiesa di sant'Andrea delle Fratte, concepì l'istituzione della sua Milizia dell'Immacolata, col fine di «cercare la conversione dei peccatori, eretici, scismatici, giudei ecc., e specialmente dei massoni; e la santificazione di tutti sotto il patrocinio e mediante la B.V.M. Immacolata».UNA RICCA SIMBOLOGIALa Medaglia miracolosa ci propone una ricca simbologia. Da una parte è raffigurata la Vergine Maria, dalle cui mani piovono raggi sul mondo, ricordandoci il ruolo che Ella ha di Mediatrice di tutte le grazie; sul retro c'è il monogramma mariano, intrecciato con una Croce e circondato da 12 stelle. La Croce che sovrasta la M di Maria ricorda la Croce che nel labaro di Costantino era sostenuta dai vessilli delle legioni romane e, come in quel caso, è simbolo di battaglia e di vittoria. Davanti al nome di Maria, come di fronte a quello di Gesù, piegano le ginocchia i cieli, la terra e gli abissi.I due Cuori di Gesù e di Maria alla base della lettera M ricordano a sua volta l'indissolubile legame che lega i due Cuori, che ne formano uno solo, al quale è legata la salvezza e la rigenerazione del mondo. Le 12 stelle sono quello che circondano la fronte della donna dell'Apocalisse, figura della Chiesa, ma anche figura di Maria, che della Chiesa è Madre e Regina. La Medaglia miracolosa, portata con fiducia da tanti cattolici in tutto il mondo, continua ancora oggi la sua silenziosa ma portentosa missione.Essa va disseminata ovunque, nei fondamenti delle case, sulle vette dei monti, nelle profondità dei mari e soprattutto va portata al collo, affinché tutto e tutti siano sotto la protezione continua e infallibile di Maria Santissima. L'ultimo grande miracolo che i fedeli le chiedono insistentemente è la dissipazione degli errori e delle tenebre morali in cui è immerso il mondo moderno. La potenza e la misericordia della Madonna non ha limiti, come ci dimostra la miracolosa conversione di Alfonso Ratisbonne, che ai suoi piedi «cadde ebreo e si rialzò cristiano».Nota di BastaBugie: nella seconda apparizione santa Caterina ricevette dalla Vergine la missione di far coniare la celebre Medaglia che sarà poi definita "miracolosa". La Madonna stessa le indicò il modello facendoglielo vedere. Leggiamo il racconto di santa Caterina:Il 27 novembre 1830, che capitava il sabato antecedente alla prima domenica di Avvento, alle cinque e trenta di sera, facendo la meditazione in profondo silenzio, mi parve di sentire dal lato destro della cappella un rumore come il fruscio di una veste di seta. Avendo volto lo sguardo a quel lato, vidi la Santissima Vergine all'altezza del quadro di San Giuseppe. La sua statura era media, e la sua bellezza tale che mi è impossibile descriverla. Stava in piedi, la sua veste era di seta e di color bianco-aurora, fatta, come si si dice 'alla vergine', cioè accollata e con maniche lisce. Dal capo le scendeva un velo bianco sino ai piedi. Aveva i capelli spartiti e una specie di cuffia con un merletto di circa tre centimetri di larghezza, leggermente appoggiato ai capelli. Il viso era abbastanza scoperto; i piedi poggiavano sopra un globo; o meglio, sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una metà (più tardi la Santa confesserà di aver visto sotto i piedi della Vergine anche un serpente color verdastro chiazzato di giallo). Le sue mani, elevate all'altezza della cintura, mantenevano in modo naturale un altro globo più piccolo che rappresentava l'universo. Ella aveva gli occhi rivolti al cielo, e il suo volto diventò risplendente, mentre presentava il globo a Nostro Signore. Tutto ad un tratto le sue dita si ricoprirono di anelli, ornati di pietre preziose, le une più belle delle altre, le une più grosse e le altre più piccole, le quali gettavano dei raggi gli uni più belli degli altri: questi raggi partivano dalle pietre preziose; le più grosse gettavano raggi più grandi, e le più piccole raggi meno grandi, sicché tutta se ne riempiva la parte inferiore, e io no
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6167OMELIA ASSUNZIONE DI MARIA - ANNO A (Lc 1,39-56)Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotenteda Il settimanale di Padre PioOggi la Chiesa celebra l'Assunzione della Beata Vergine Maria. È una delle feste mariane più importanti e più antiche. Dopo aver vissuto su questa terra, la Madonna è stata assunta in anima e corpo alla gloria del Cielo. Era ben giusto che la Madonna raggiungesse la pienezza della gloria senza aspettare la fine dei tempi. La fede ci insegna che al termine della nostra vita l'anima riceve immediatamente la giusta retribuzione, mentre il corpo si dissolve nella tomba e solo alla fine dei tempi risorgerà per riunirsi all'anima. Per la Madonna non fu così: il suo corpo immacolato entrò subito nella gloria insieme all'anima. Pertanto, nella Vergine Maria assunta in Cielo noi contempliamo quella che sarà la sorte futura di tutti i redenti.Era ben giusto che la Madonna fosse assunta in Cielo in anima e corpo, e questo per diversi motivi. Prima di tutto la Madonna è l'Immacolata, Colei che è stata concepita senza il peccato originale. Si sa che la corruzione del corpo che avviene dopo la morte è una conseguenza del peccato d'origine che ha lasciato delle conseguenze in ciascuno di noi. Gli unici ad essere esenti da questo peccato dei Progenitori furono Gesù, ovviamente, perché è il Figlio di Dio, la seconda Persona della Santissima Trinità, ed è quindi la stessa Santità; e Maria Santissima, l'Immacolata, la quale fu preservata dal peccato originale in vista della Redenzione operata dal Figlio.Essendo immacolata, la Madonna non sarebbe dovuta nemmeno morire, dato che anche la morte è una conseguenza del peccato originale. Tuttavia, la Vergine Maria assomigliò in tutto al Figlio Gesù, il quale volle morire in croce per noi. Così anche Lei passò per la morte, ma la sua fu una morte unica, del tutto particolare, fu una morte d'amore. Era talmente grande l'amore che portava a Dio, amore che cresceva di giorno in giorno, che la sua anima benedetta non riusciva più a contenerne la piena, così che si staccò dal corpo e raggiunse il suo Gesù. Il suo corpo immacolato, secondo un'antica tradizione, fu posto in un sepolcro ma non conobbe la corruzione e, dopo pochi giorni, risorse glorioso ad immagine del corpo del Risorto Redentore, così da riunirsi all'anima ed entrare nella gloria eterna.Vi sono altri motivi che resero sommamente conveniente l'Assunzione della Beata Vergine Maria in anima e corpo. Un motivo è quello della Maternità divina. Era ben giusto che Colei che diede alla luce Gesù nella povera grotta di Betlemme; che lo nutrì e allevò con tanto amore; che lo seguì fedelmente durante tutto il tempo della sua predicazione; che fu la sua più fedele discepola; e che stette intrepida ai piedi della croce, condividesse in corpo e anima la gloria del Figlio suo risorto.Un altro motivo riguarda la sua radiosa Verginità. Per essere piena e profonda, la verginità della "Tutta Santa" non doveva conoscere il disfacimento del sepolcro. Il giglio purissimo della purezza di Maria non ha mai cessato di esalare il suo profumo ed anche ora, in Paradiso, è la gioia degl'Angeli e dei Santi.La solennità di oggi è ricca di insegnamenti anche per la nostra vita cristiana. Innanzitutto, l'Assunzione di Maria al Cielo ci insegna l'altissima dignità che ha il nostro corpo: anch'esso è chiamato alla gloria del Paradiso. Il nostro corpo risorgerà solamente alla fine dei tempi, quando ci sarà il Giudizio universale, e si unirà all'anima per condividerne la sorte eterna: se l'anima è dannata, il corpo seguirà quella condanna; se l'anima è beata, esso risorgerà glorioso.Impariamo fin da adesso a rispettare il nostro corpo e a non degradarlo con il peccato. L'uomo d'oggi esalta il corpo e i piaceri della carne. In realtà egli rende il proprio corpo schiavo delle passioni che lo abbruttiscono sempre di più. Contemplando l'Immacolata Assunta in Cielo, noi possiamo vedere la grande dignità dell'uomo e della donna. Se vogliamo raggiungere la gloria che già da ora risplende in Maria, dobbiamo amare e praticare la bella virtù della purezza.Questa virtù forse è "fuori moda", ma rimane l'unica via per giungere alla comunione eterna con Dio. Quando a san Domenico Savio, giovane discepolo di Don Bosco, dicevano che non occorreva essere così mortificato negli occhi e che poteva anche vedere i divertimenti delle giostre, egli rispondeva che voleva mantenere puri gli occhi per poter vedere Gesù e Maria in Paradiso.Un tempo si arrossiva anche per la più piccola immodestia, ora l'indecenza imperversa e a molti sembra quasi una cosa normalissima. Si è perso il senso del pudore e i mezzi di comunicazione (televisione, stampa, internet) propongono molto spesso "immondizia a basso costo". Per recuperare il senso cristiano della vita guardiamo con gli occhi del cuore la gloria della "Tutta Santa" Assunta in Cielo. Chiediamo a Lei un grande amore alla virtù della purezza e la grazia di rimanere fedeli in mezzo alle tante insidie di questa odierna società.
Nella Creazione e nella Divina Maria la Divina Volontà si trova completa e integra e nel più alto grado. Nella Madonna, essere dotato di ragione, il Fiat raggiunse vette e vertici inimmaginabili a mente umana. Ella da sola fece ciò che tutti, angeli e santi insieme, non fecero né mai riusciranno a fare. Il merito immenso dei dolori di Maria Santissima. Libro di cielo volume 19, 28 Aprile 1926, 7 Agosto 2020
La vita della MADONNA : un'immagine simbolica di Maria Santissima in Egitto prima di Elia . Beata Caterina Emmerick
Gesù spiega come la sua Volontà stia incessantemente in atto di andare incontro all'uomo attraverso tutte le cose create e come purtroppo dall'uomo non riceve quasi mai neppure un "grazie". L'assunzione di Maria Santissima potrebbe e dovrebbe chiamarsi la festa della Divina Volontà, perchè solo il Fiat supremo fu la causa della sua unica, eccezionale e straordinaria grandezza. Libro di cielo volume 18, 15 Agosto 1925, 16 Giugno 2020
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6060INDULGENZE E CONFESSIONE DURANTE IL CORONAVIRUS di Penitenzieria Apostolica«Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Le parole scritte da San Paolo alla Chiesa di Roma risuonano lungo l'intera storia della Chiesa e orientano il giudizio dei fedeli di fronte ad ogni sofferenza, malattia e calamità.Il momento presente in cui versa l'intera umanità, minacciata da un morbo invisibile e insidioso, che ormai da tempo è entrato prepotentemente a far parte della vita di tutti, è scandito giorno dopo giorno da angosciose paure, nuove incertezze e soprattutto diffusa sofferenza fisica e morale.La Chiesa, sull'esempio del suo Divino Maestro, ha avuto da sempre a cuore l'assistenza agli infermi. Come indicato da San Giovanni Paolo II, il valore della sofferenza umana è duplice: «È soprannaturale, perché si radica nel mistero divino della redenzione del mondo, ed è, altresì, profondamente umano, perché in esso l'uomo ritrova se stesso, la propria umanità, la propria dignità, la propria missione» (Lett. Ap. Salvifici doloris, 31).Anche Papa Francesco, in questi ultimi giorni, ha manifestato la sua paterna vicinanza e ha rinnovato l'invito a pregare incessantemente per gli ammalati di Coronavirus.IL DONO DELLE INDULGENZEAffinché tutti coloro che soffrono a causa del Covid-19, proprio nel mistero di questo patire possano riscoprire «la stessa sofferenza redentrice di Cristo» (ibid., 30), questa Penitenzieria Apostolica, ex auctoritate Summi Pontificis, confidando nella parola di Cristo Signore e considerando con spirito di fede l'epidemia attualmente in corso, da vivere in chiave di conversione personale, concede il dono delle Indulgenze a tenore del seguente dispositivo.Si concede l'Indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell'autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l'animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa, alla recita del Santo Rosario, alla pia pratica della Via Crucis o ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile.Gli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull'esempio del Buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus secondo le parole del divino Redentore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13), otterranno il medesimo dono dell'Indulgenza plenaria alle stesse condizioni.LA PREGHIERA PER GLI AFFLITTIQuesta Penitenzieria Apostolica, inoltre, concede volentieri alle medesime condizioni l'Indulgenza plenaria in occasione dell'attuale epidemia mondiale, anche a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l'adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz'ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell'epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.La Chiesa prega per chi si trovasse nell'impossibilità di ricevere il sacramento dell'Unzione degli infermi e del Viatico, affidando alla Misericordia divina tutti e ciascuno in forza della comunione dei santi e concede al fedele l'Indulgenza plenaria in punto di morte, purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera (in questo caso la Chiesa supplisce alle tre solite condizioni richieste). Per il conseguimento di tale indulgenza è raccomandabile l'uso del crocifisso o della croce (cf. Enchiridion indulgentiarum, n.12).La Beata sempre Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, Salute degli infermi e Aiuto dei cristiani, Avvocata nostra, voglia soccorrere l'umanità sofferente, respingendo da noi il male di questa pandemia e ottenendoci ogni bene necessario alla nostra salvezza e santificazione. [...]Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 19 marzo 2020,Solennità di San Giuseppe, Sposo della B.V. Maria, Patrono della Chiesa Universale.Nota di BastaBugie: il card. Mauro Piacenza, nella sua carica di Penitenziere Maggiore, ha firmato lo stesso giorno del decreto sopra riportato anche una nota dal titolo "Io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,20)" riguardante il sacramento della confessione nell'attuale situazione di pandemia.Ecco il testo completo pubblicato dal Sito del Vaticano il 19 marzo 2020:La gravità delle attuali circostanze impone una riflessione sull'urgenza e la centralità del sacramento della Riconciliazione, unitamente ad alcune necessarie precisazioni, sia per i fedeli laici, sia per i ministri chiamati a celebrare il sacramento.Anche in tempo di Covid-19, il sacramento della Riconciliazione viene amministrato a norma del diritto canonico universale e secondo quanto disposto nell'Ordo Paenitentiae.La confessione individuale rappresenta il modo ordinario per la celebrazione di questo sacramento (cf. can. 960 CIC), mentre l'assoluzione collettiva, senza la previa confessione individuale, non può essere impartita se non laddove ricorra l'imminente pericolo di morte, non bastando il tempo per ascoltare le confessioni dei singoli penitenti (cf. can. 961, § 1 CIC), oppure una grave necessità (cf. can. 961, § 1, 2° CIC), la cui considerazione spetta al Vescovo diocesano, tenuto conto dei criteri concordati con gli altri membri della Conferenza Episcopale (cf. can. 455, § 2 CIC) e ferma restando la necessità, per la valida assoluzione, del votum sacramenti da parte del singolo penitente, vale a dire il proposito di confessare a tempo debito i singoli peccati gravi, che al momento non era possibile confessare (cf. can. 962, § 1 CIC).Questa Penitenzieria Apostolica ritiene che, soprattutto nei luoghi maggiormente interessati dal contagio pandemico e fino a quando il fenomeno non rientrerà, ricorrano i casi di grave necessità, di cui al summenzionato can. 961, § 2 CIC.Ogni ulteriore specificazione è demandata dal diritto ai Vescovi diocesani, tenuto sempre conto del supremo bene della salvezza delle anime (cf. can. 1752 CIC).Qualora si presentasse la necessità improvvisa di impartire l'assoluzione sacramentale a più fedeli insieme, il sacerdote è tenuto a preavvertire, entro i limiti del possibile, il Vescovo diocesano o, se non potesse, ad informarlo quanto prima (cf. Ordo Paenitentiae, n. 32).Nella presente emergenza pandemica, spetta pertanto al Vescovo diocesano indicare a sacerdoti e penitenti le prudenti attenzioni da adottare nella celebrazione individuale della riconciliazione sacramentale, quali la celebrazione in luogo areato esterno al confessionale, l'adozione di una distanza conveniente, il ricorso a mascherine protettive, ferma restando l'assoluta attenzione alla salvaguardia del sigillo sacramentale ed alla necessaria discrezione.Inoltre, spetta sempre al Vescovo diocesano determinare, nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico, i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l'assoluzione collettiva: ad esempio all'ingresso dei reparti ospedalieri, ove si trovino ricoverati i fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti del possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di amplificazione della voce, perché l'assoluzione sia udita.Si valuti la necessità e l'opportunità di costituire, laddove necessario, in accordo con le autorità sanitarie, gruppi di "cappellani ospedalieri straordinari", anche su base volontaria e nel rispetto delle norme di tutela dal contagio, per garantire la necessaria assistenza spirituale ai malati e ai morenti.Laddove i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l'assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall'amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali (cf. CCC, n. 1452).Mai come in questo tempo la Chiesa sperimenta la forza della comunione dei santi, innalza al suo Signore Crocifisso e Risorto voti e preghiere, in particolare il Sacrificio della Santa Messa, quotidianamente celebrato, anche senza popolo, dai sacerdoti.Come buona madre, la Chiesa implora il Signore perché l'umanità sia liberata da un tale flagello, invocando l'intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di Misericordia e Salute degli infermi, e del suo Sposo San Giuseppe, sotto il cui patrocinio la Chiesa da sempre cammina nel mondo.Ci ottengano Maria Santissima e San Giuseppe abbondanti grazie di riconciliazione e di salvezza, in attento ascolto della Parola del Signore, che ripete oggi all'umanità: «Fermatevi e sappiate che io sono Dio» (Sal 46,11), «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20).
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id= 164DUNS SCOTO - IL DOTTORE SOTTILE di Papa Benedetto XVIQuesta mattina voglio presentarvi un'altra figura importante nella storia della teologia: si tratta del beato Giovanni Duns Scoto, vissuto alla fine del secolo XIII. Un'antica iscrizione sulla sua tomba riassume le coordinate geografiche della sua biografia: "l'Inghilterra lo accolse; la Francia lo istruì; Colonia, in Germania, ne conserva i resti; in Scozia egli nacque". Non possiamo trascurare queste informazioni, anche perché possediamo ben poche notizie sulla vita di Duns Scoto. Egli nacque probabilmente nel 1266 in un villaggio, che si chiamava proprio Duns, nei pressi di Edimburgo. Attratto dal carisma di san Francesco d'Assisi, entrò nella Famiglia dei Frati minori, e nel 1291, fu ordinato sacerdote. Dotato di un'intelligenza brillante e portata alla speculazione - quell'intelligenza che gli meritò dalla tradizione il titolo di Doctor subtilis, "Dottore sottile"- Duns Scoto fu indirizzato agli studi di filosofia e di teologia presso le celebri Università di Oxford e di Parigi. Conclusa con successo la formazione, intraprese l'insegnamento della teologia nelle Università di Oxford e di Cambridge, e poi di Parigi, iniziando a commentare, come tutti i Maestri del tempo, le Sentenze di Pietro Lombardo. Le opere principali di Duns Scoto rappresentano appunto il frutto maturo di queste lezioni, e prendono il titolo dai luoghi in cui egli insegnò: Ordinatio (in passato denominata Opus Oxoniense – Oxford), Reportatio Cantabrigiensis (Cambridge), Reportata Parisiensia (Parigi). A queste sono da aggiungere almeno i Quodlibeta (o Quaestiones quodlibetales), opera assai importante formata da 21 questioni su vari temi teologici. Da Parigi si allontanò quando, scoppiato un grave conflitto tra il re Filippo IV il Bello e il Papa Bonifacio VIII, Duns Scoto preferì l'esilio volontario, piuttosto che firmare un documento ostile al Sommo Pontefice, come il re aveva imposto a tutti i religiosi. Così – per amore alla Sede di Pietro –, insieme ai Frati francescani, abbandonò il Paese.Cari fratelli e sorelle, questo fatto ci invita a ricordare quante volte, nella storia della Chiesa, i credenti hanno incontrato ostilità e subito perfino persecuzioni a causa della loro fedeltà e della loro devozione a Cristo, alla Chiesa e al Papa. Noi tutti guardiamo con ammirazione a questi cristiani, che ci insegnano a custodire come un bene prezioso la fede in Cristo e la comunione con il Successore di Pietro e con la Chiesa universale.Tuttavia, i rapporti fra il re di Francia e il successore di Bonifacio VIII ritornarono ben presto amichevoli, e nel 1305 Duns Scoto poté rientrare a Parigi per insegnarvi la teologia con il titolo di Magister regens. Successivamente, i Superiori lo inviarono a Colonia come professore dello Studio teologico francescano, ma egli morì l'8 novembre del 1308, a soli 43 anni di età, lasciando, comunque, un numero rilevante di opere.A motivo della fama di santità di cui godeva, il suo culto si diffuse ben presto nell'Ordine francescano e il Venerabile Giovanni Paolo II volle confermarlo solennemente beato il 20 Marzo 1993, definendolo "cantore del Verbo incarnato e difensore dell'Immacolata Concezione". In tale espressione è sintetizzato il grande contributo che Duns Scoto ha offerto alla storia della teologia.Anzitutto, egli ha meditato sul Mistero dell'Incarnazione e, a differenza di molti pensatori cristiani del tempo, ha sostenuto che il Figlio di Dio si sarebbe fatto uomo anche se l'umanità non avesse peccato. "Pensare che Dio avrebbe rinunciato a tale opera se Adamo non avesse peccato, - scrive Duns Scoto - sarebbe del tutto irragionevole! Dico dunque che la caduta non è stata la causa della predestinazione di Cristo, e che - anche se nessuno fosse caduto, né l'angelo né l'uomo - in questa ipotesi Cristo sarebbe stato ancora predestinato nella stessa maniera" (Reportata Parisiensia, in III Sent., d. 7, 4). Questo pensiero nasce perché per Duns Scoto l'Incarnazione del Figlio di Dio, progettata sin dall'eternità da parte di Dio Padre nel suo piano di amore, è il compimento della creazione, e rende possibile ad ogni creatura, in Cristo e per mezzo di Lui, di essere colmata di grazia, e dare lode e gloria a Dio nell'eternità. Duns Scoto, pur consapevole che, in realtà, a causa del peccato originale, Cristo ci ha redenti con la sua Passione, Morte e Risurrezione, ribadisce che l'Incarnazione è l'opera più grande e più bella di tutta la storia della salvezza, e che essa non è condizionata da nessun fatto contingente.Fedele discepolo di san Francesco, Duns Scoto amava contemplare e predicare il Mistero della Passione salvifica di Cristo, espressione della volontà di amore, dell'amore immenso di Dio, il Quale comunica con grandissima generosità al di fuori di sé i raggi della Sua bontà e del suo amore (cfr Tractatus de primo principio, c. 4). Questo amore non si rivela solo sul Calvario, ma anche nella Santissima Eucaristia, della quale Duns Scoto era devotissimo e che vedeva come il Sacramento della presenza reale di Gesù e come il Sacramento dell'unità e della comunione che induce ad amarci gli uni gli altri e ad amare Dio come il Sommo Bene comune (cfr Reportata Parisiensia, in IV Sent., d. 8, q. 1, n. 3). "E come quest'amore, questa carità – scrivevo nella Lettera in occasione del Congresso Internazionale a Colonia per il VII Centenario della morte del beato Duns Scoto, riportando il pensiero del nostro autore – fu all'inizio di tutto, così anche nell'amore e nella carità soltanto sarà la nostra beatitudine: «il volere oppure la volontà amorevole è semplicemente la vita eterna, beata e perfetta»" (AAS 101 [2009], 5).Cari fratelli e sorelle, questa visione teologica, fortemente "cristocentrica", ci apre alla contemplazione, allo stupore e alla gratitudine: Cristo è il centro della storia e del cosmo, è Colui che dà senso, dignità e valore alla nostra vita! Come a Manila il Papa Paolo VI, anch'io oggi vorrei gridare al mondo:"[Cristo] è il rivelatore di Dio invisibile,è il primogenito di ogni creatura,è il fondamento di ogni cosa;Egli è il Maestro dell'umanità, è il Redentore;Egli è nato, è morto, è risorto per noi;Egli è il centro della storia e del mondo;Egli è Colui che ci conosce e che ci ama;Egli è il compagno e l'amico della nostra vita...Io non finirei più di parlare di Lui" (Omelia, 29 novembre 1970).Non solo il ruolo di Cristo nella storia della salvezza, ma anche quello di Maria è oggetto della riflessione del Doctor subtilis. Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un'obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento: di fatto, l'universalità della Redenzione operata da Cristo – evento assolutamente centrale nella storia della salvezza – a prima vista poteva apparire compromessa da una simile affermazione. Duns Scoto espose allora un argomento, che verrà poi adottato anche dal beato Papa Pio IX nel 1854, quando definì solennemente il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria. Questo argomento è quello della "Redenzione preventiva", secondo cui l'Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. I Francescani accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina, e altri teologi – spesso con solenne giuramento – si impegnarono a difenderla e a perfezionarla.A questo riguardo, vorrei mettere in evidenza un dato, che mi pare importante. Teologi di valore, come Duns Scoto circa la dottrina sull'Immacolata Concezione, hanno arricchito con il loro specifico contributo di pensiero ciò che il popolo di Dio credeva già spontaneamente sulla Beata Vergine, e manifestava negli atti di pietà, nelle espressioni dell'arte e, in genere, nel vissuto cristiano. Tutto questo grazie a quel soprannaturale sensus fidei, cioè a quella capacità infusa dallo Spirito Santo, che abilita ad abbracciare le realtà della fede, con l'umiltà del cuore e della mente. Possano sempre i teologi mettersi in ascolto di questa sorgente e conservare l'umiltà e la semplicità dei piccoli! Lo ricordavo qualche mese fa: "Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede, che ci hanno insegnato molte cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura, della storia della salvezza, ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo... L'essenziale è rimasto nascosto! Invece, ci sono anche nel nostro tempo i piccoli che hanno conosciuto tale mistero. Pensiamo a santa Bernardette Soubirous; a santa Teresa di Lisieux, con la sua nuova lettura della Bibbia 'non scientifica', ma che entra nel cuore della Sacra Scrittura" (Omelia. S. Messa con i membri della Commissione Teologica Internazionale, 1 dicembre 2009).Infine, Duns Scoto ha sviluppato un punto a cui la modernità è molto sensibile. Si tratta del tema della libertà e del suo rapporto con la volontà e con l'intelletto. Il nostro autore sottolinea la libertà come qualità fondamentale della volontà, iniziando una impostazione che valorizza maggiormente quest'ultima. Purtroppo, in autori successivi al nostro, tale linea di pensiero si sviluppò in un volontarismo in contrasto con il cosiddetto intellettualismo agostiniano e tomista. Per san Tommaso d'Aquino la libertà non può considerarsi una qualità innata della volontà, ma il frutto della collaborazione della volontà e dell'intelletto. Un'idea della libertà innata e assoluta – come si evolse, appunto, successivamente a Duns Scoto – collocata nella volontà che precede l'intelletto, sia in Dio che nell'uomo, rischia, infatti, di condurre all'idea di un Dio che non è legato neppure alla verità e al bene.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5972OMELIA VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A (Mt 5,17-37)Il brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato è ricco di spunti per la nostra riflessione ed è difficile approfondire ogni tema in una sola omelia. Cercheremo di riassumere tutto nel modo più semplice. Gesù insegna ai suoi discepoli e dice: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Poi, a conferma di tutto ciò, afferma che non passerà un solo "iota" o un solo "trattino" della Legge. Lo "iota" era la più piccola lettera dell'alfabeto ebraico e i "trattini" erano dei segni posti per distinguere bene le lettere simili. In poche parole, Gesù afferma che il Nuovo Testamento non è contro l'Antico Testamento, ma lo perfeziona.Durante l'esodo, Dio aveva dato la Legge ad Israele per mano di Mosé. Ogni israelita era pienamente consapevole di questo: Dio è l'autore della Legge mosaica. Ora, con la predicazione di Gesù, avviene qualcosa di molto importante. Gesù, infatti, afferma più volte in questo brano di Vangelo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai [...]. Non commetterai adulterio [...]. Non giurerai il falso [...]. Ma io vi dico [...]». Con questa affermazione: «Ma io vi dico», Gesù voleva chiaramente perfezionare la Legge che Dio aveva dato a Mosé e intendeva chiaramente insegnare che Lui è Figlio di Dio, quindi Dio stesso. Solo Dio, infatti, può portare a perfezione ciò che Lui stesso ha dato. Quale uomo potrebbe presumere tanto? Questo piccolo particolare è un chiaro insegnamento riguardante la Divinità di Gesù: Egli è il Figlio di Dio.In che cosa ha perfezionato la Legge antica? In questo discorso riportato dal brano evangelico di oggi, Gesù perfeziona il quinto, il sesto e il secondo Comandamento. Il quinto Comandamento dice: «Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio» (Mt 5,21). Gesù porta a compimento questo comando di Dio facendoci comprendere che si calpesta questo precetto non solo uccidendo materialmente qualcuno, ma anche con l'odio e il rancore. Spesso si sente dire: «Io sono a posto, non ho ucciso e non ho rubato». A parte il fatto che i Comandamenti non sono due ma sono dieci, rimane da dire che tante volte non si uccide con una pistola o una spada, ma con la propria lingua, seminando calunnie e cattiverie contro il nostro prossimo. Giustamente si dice che ne uccide più la lingua che la spada. In poche parole, alla luce dell'insegnamento di Gesù, per osservare il quinto Comandamento non basta non uccidere e non odiare, bisogna amare anche i nostri nemici e pregare per loro.Il sesto Comandamento dice: «Non commetterai adulterio» (Mt 5,27). Gesù porta alla perfezione questo comando, dicendo: «Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,28). Per osservare bene questo Comandamento, dunque, bisogna evitare gli sguardi pericolosi e bisogna combattere contro i pensieri molesti. I pensieri si possono paragonare a delle mosche fastidiose: l'importante è cacciarle sempre via pregando e distogliendo la mente. Il "sentire" non è l'"acconsentire"; e, finché si combatte, non si è ancora caduti. Gesù, inoltre, ci dà un grande insegnamento per riuscire ad osservare il sesto Comandamento: bisogna fuggire le occasioni prossime di peccato. Così devono essere interpretate le esigenti parole di Gesù: «Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te...» (Mt 5,29). Non sono parole da prendere alla lettera, ma da interpretare nel senso che dobbiamo essere decisi ad allontanare dalla nostra vita tutto ciò che è di pericolo per la purezza del nostro cuore. Pensiamo a certe false amicizie, a certi divertimenti pericolosi, a certi spettacoli indecenti, ecc. Se uno scherza con il fuoco si brucia anche senza volerlo. San Filippo Neri insegnava che questa battaglia – la battaglia per la purezza – si vince fuggendo, ovvero allontanando tutte le occasioni pericolose.Il secondo Comandamento insegna di non pronunciare invano il Nome del Signore. Da ciò si capisce che giurare il falso va contro questo precetto, dal momento che giurare significa prendere Dio come testimone di ciò che si sta dicendo. Gli ebrei erano consapevoli di questo e consideravano un grande peccato giurare il falso. Gesù però dice: «Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra [...]. Sia invece il vostro parlare: sì, sì, no no; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,34-37). La Chiesa insegna che è un peccato grave giurare il falso e che è un peccato veniale – comunque sempre un peccato – giurare il vero in cose di poco conto. Giurare è qualcosa di molto serio e può essere fatto, secondo l'insegnamento costante della Chiesa, solo per cose molto importanti, pensando che, in quel momento si prende Dio come testimone. Da ciò si comprende come sia brutto giurare per cose da poco; o, peggio ancora, per cose false.Ecco l'insegnamento di questa pagina di Vangelo. Esso ci insegna a non limitarci ad una osservanza solo esteriore, ma a purificare profondamente il nostro cuore. Maria Santissima, la prima Discepola di Gesù suo Figlio, ci insegni ad essere fedeli a queste parole.
Luisa fa un ringraziamento nella Divina Volontà in cui ama Gesù con i gesti, le azioni e il cuore di Maria Santissima. Gesù gradisce tanto da dirle che questo gli fa vivere un nuovo Paradiso sulla terra. Gesù ci ha dato la Madonna come maestra per insegnarci ad amarlo come lo ama Lei e ad amare il prossimo con amore di sacrificio, costante e disinteressato (Volume 35, 10 Aprile 1938 e Volume 36, 20 Aprile 1938). Meditazioni del sabato, giorno che la Chiesa dedica alla Madonna, tratta dai brani dedicati alla Divina Maria del Libro di Cielo della Serva di Dio Luisa Piccarreta, Sabato 25 Gennaio 2020
Stupenda lezione di Gesù sui prodigi dell'Immacolato Concepimento e della nascita di Maria Santissima. Appena concepita fece tre cose: legare per sempre la sua volontà umana al trono di Dio senza volerla neppure conoscere; offrirsi a qualunque sacrificio per amore di Dio; restituire a Dio la gloria di tutta la creazione piangendo per dolore dell'uomo colpevole. Alla nascita fu portata in estasi in cielo per dire a Dio il suo immenso grazie per tutto ciò che aveva operato per l'uomo ingrato. Libro di Cielo, Volume 15, 8 Dicembre 1922, Sabato 4 Gennaio 2020
Luisa si accorge di un lavoro che Gesù sta facendo nella sua anima, consistente nell'edificazione di tre misteriose colonne. Gesù quando lavora non parla e prima opera e poi parla. Alla fine spiega: l'anima per essere santa (e ancor più per vivere nel Divin Volere) ha bisogno della Santissima Umanità di Gesù (prima colonna), di Maria Santissima (seconda colonna) e della sua buona volontà cooperante con l'azione del Cielo (terza colonna). Libro di Cielo, Volume 15, 2 Dicembre 1922, Lunedì 30 Dicembre 2019
Dinanzi a Luisa che protesta la propria miserie e debolezza e l'inutilità di una vita assolutamente ordinaria, senza nulla di esterno ed eclatante, Gesù ribadisce come la vita nella Divina Volontà sia tutto interiore e come, in questo senso, oltremodo eloquente è l'esempio di Maria Santissima. Avere il coraggio di guardare bene cosa c'è dentro il nostro cuore. Libro di Cielo, Volume 14, 16 Marzo 1922, Giovedì 3 Ottobre 2019
Gesù spiega come al momento del concepimento di Maria Santissima, tutte le creature furono concepite in Lei ed Ella, a sua volta, fu concepita in ciascuna creatura. Ella è vera e autentica Madre di ogni creatura umana, senza eccezione alcuna. Prodigi portentosi di tale inaudito mistero e sue splendide, divine e mirabili conseguenze. Tutti i trionfi di Maria sono a nostra perpetua disposizione. Il dolore di Maria nel veder non conosciute tali grazie o, peggio, nel vederle respinte o misconosciute (Volume 34, 20 Dicembre 1936). Meditazione mariana in occasione della festa di Maria Madre della Chiesa, tratta dai brani dedicati alla Divina Maria del Libro di Cielo della Serva di Dio Luisa Piccarreta, Lunedì 10 Giugno 2019
Gesù le rivela la prova a cui fu sottoposta Maria Santissima: scegliere, liberamente, fin dal primo istante del suo concepimento, se aderire alla Divina Volontà perdendo e sperdendo in Essa la sua oppure mantenere la sua pur buona volontà umana. Solo per questo Ella divenne l'Unica e l'Irripetibile, la piena di grazia e totalmente divina. Ciò che Gesù fece con la Madonna lo fa con ogni creatura intelligente: prova la volontà, perché non vuole schiavi al suo servizio, ma solo chi liberamente e consapevolmente abbia fatto dinanzi a Lui le scelte giuste (Volume 17, 8 Dicembre 1924). Meditazioni del sabato, giorno che la Chiesa dedica alla Madonna, tratta dai brani dedicati alla Divina Maria del Libro di Cielo della Serva di Dio Luisa Piccarreta, Sabato 15 Dicembre 2018
Gesù le spiega a quali condizioni si è verificata la sua incarnazione nel grembo di Maria Santissima. Le spiega anche come è avvenuto il prodigio dell'Immacolata Concezione, mostrandole cosa sia profondamente la natura divina e la volontà divina. La Divina Volontà può fare tutto e giungere ovunque, purché l'anima non ne interrompa il corso opponendo la sua volontà umana (Volume 16, 6 e 8 Dicembre 1923). Meditazione mariana in occasione della memoria della traslazione a Loreto della santa Casa di Nazareth, Lunedì 10 Dicembre 2018
I libri sapienziali. Libro dei Proverbi. Capitolo 9,1-12. La Sapienza ha una casa, che si chiama Maria Santissima. Alla Sapienza bisogna ricorrere per colmare i vuoti dell'inesperienza e le voragini della stoltezza. I beffardi e gli empi dicono a Dio forti e risoluti no. Solo i saggi e i giusti, ossia coloro che sono aperti a Dio e alla sua Parola, sanno dirgli dei salutari "sì" e "grazie", ma sono pochi. Il sapiente fa un regalo a se stesso nell'essere tale, mentre il beffardo porta su se stesso la pena della sua follia. Ora santa di Giovedì 8 Novembre 2018
Gesù spiega come Dio nel corso della storia, solo tre volte ebbe modo di prendersi i trastulli nel Divin Volere e divertirsi con l'uomo: con Adamo innocente, col Verbo fatto carne e con Maria Santissima. Questa fu Colei che fece vita perfetta nel Divin Volere, vivendo come se non avesse la volontà sua, giungendo ad una spogliamento totale della propria umana volontà. Luisa è stata la prima creatura della razza umana decaduta a tornare a vivere questa vita tutta santa e divina. La prima di una lunga serie, composta da tutti coloro che si impegneranno sul serio ad entrare in questo mondo divino per vivere il Cielo sulla terra (Volume 16, 22 Febbraio 1924). Meditazione mariana in occasione della memoria liturgica del Santo Nome di Maria, Mercoledì 12 Settembre 2018
La Divina Maria fu la neonata alla Divina Volontà nel tempo, Essa che è la vita e la ragion d'essere dei Beati in cielo (Volume 19, 14 Marzo 1926). Maria fu concepita Immacolata per essere una degna Madre di Dio (Volume 19, 19 Marzo 1926). Dio ebbe come scopo primario della redenzione il Regno del Fiat Supremo sulla terra. Chi vuole può viverci, come Maria Santissima, senza aiuti e senza esempi, ci visse (Volume 19, 28 Marzo 1926). Lunedì 28 Maggio 2018
Omelia del Papa per la solennità di Maria Santissima madre di Dio
Maria Santissima Madre di Dio
Omelia del 1 gennaio 2015
Omelia del 1 gennaio 2013