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Racconti di Storia Podcast
Storia Di Una FERITA Aperta: La Questione Del CONFINE ORIENTALE

Racconti di Storia Podcast

Play Episode Listen Later Apr 15, 2025 23:07


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BASTA BUGIE - Comunismo
10 Febbraio: il giorno del ricordo, per non dimenticare le foibe

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Feb 11, 2025 9:26


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=807510 FEBBRAIO: IL GIORNO DEL RICORDO, PER NON DIMENTICARE LE FOIBE di Roberto de Mattei Il 10 febbraio di ogni anno si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo della popolazione della Venezia Giulia e della Dalmazia. La "Giornata del ricordo", istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, ha infatti stabilito questa data per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale".Le foibe nel loro significato geografico sono delle voragini, strette e profonde, che si aprono nei territori dell'Istria, della Dalmazia e del Friuli Venezia-Giulia, Ma sotto l'aspetto storico, la parola foibe indica le efferate violenze compiute in queste regioni dai partigiani comunisti jugoslavi, tra l'autunno del 1943 e il 1947, ben dopo la conclusione della guerra. Migliaia di italiani vennero "infoibati" ovvero gettati in queste orrende cavità, dopo essere stati assassinati, ma spesso ancora vivi, morendo tra atroci sofferenze.Questo assassinio di massa faceva parte del progetto politico di Josip Brosz Tito, segretario generale del Partito Comunista di Jugoslavia, che, con l'aiuto della Russia sovietica, a partire dal 1941, si mise alla testa di un Esercito popolare di Liberazione contro le forze di occupazione italo-tedesche. Il maresciallo Tito fu poi capo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980.Il piano di Tito prevedeva l'annessione della Venezia-Giulia e di altre terre allora italiane alla nuova Jugoslavia comunista, come in parte avvenne. Per raggiungere l'obiettivo era necessario eliminare fisicamente ogni possibile oppositore, indipendentemente dalle sue complicità con i tedeschi e il passato regime fascista. Si trattava soprattutto di distruggere la vecchia classe dirigente, come avveniva in tutti i paesi in cui il comunismo prendeva il potere. Furono prese di mira dunque anche personalità di orientamento moderato e antifascista, compresi alcuni cattolici e liberali che militavano nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL). Tutti coloro che venivano ritenuti contrari al progetto di espansione slavo-comunista venivano trucidati o avviati nei campi di concentramento.IL MASSACROGli storici stimano che oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, tra l'8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia, i territori, già italiani dell'Istria, del Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia. L'occupazione jugoslava fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche di massicce deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi e dell'esodo di circa 300mila giuliani, istriani, fiumani e dalmati.Il massacro ebbe inizio in Istria dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Nel momento in cui l'esercito italiano si sbandò, i partigiani di Tito, avviarono il terrore, con arresti, uccisioni, infoibamenti di italiani. Il 16 settembre fu arrestato dalle milizie comuniste il parroco di Villa di Rovigno Angelo Tarticchio. Dopo averlo torturato, i partigiani lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri, legati con filo spinato, venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Quando un mese più tardi il corpo fu riesumato dai Vigili del Fuoco di Pola, lo si trovò nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa e i genitali tagliati e conficcati nella bocca.Pochi giorni dopo, il 25 settembre, venne catturata a Visinada, insieme ad altri membri della sua famiglia, Norma Cossetto, una giovane ventitreenne. Dopo essere stata sottoposta a brutali sevizie da parte dei suoi carcerieri, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, la giovane fu gettata viva, legata a altre vittime, nella foiba di Villa Surani.In Istria, nell'antico castello Montecuccoli di Pisino, era insediato un feroce tribunale rivoluzionario. I condannati venivano legati con filo di ferro spinato e trasportati sull'orlo delle foibe dove erano uccisi a colpi di mitra e di fucile. In molte occasioni, prima dell'esecuzione, i prigionieri erano obbligati a spogliarsi completamente in modo da cancellare ogni possibile traccia della loro identità.FOIBA DI BASOVIZZA VANDALIZZATA DI RECENTELa seconda ondata di infoibamenti avvenne nel 1945, quando l'esercito di Tito invase la Venezia Giulia, giungendo a Trieste prima delle forze Alleate. Simbolo di queste stragi è la cosiddetta "Foiba di Basovizza", un pozzo minerario che, nel maggio 1945, divenne un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, arrestati dai partigiani comunisti. A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro.Il termine genocidio, con cui si intende definire il deliberato sterminio di un popolo o di una parte di esso, non è improprio per connotare questa "pulizia etnica". Bisogna ricordare però che la violenza dei partigiani di Tito non si limitò a colpire gli italiani, colpevoli di difendere la propria identità nazionale, ma si estese anche contro tutti quei militari e civili, sloveni e croati, che si opponevano all'instaurazione di una Repubblica comunista in Jugoslavia. La dimensione ideologica dell'eccidio era per certi versi più profonda di quella etnica e nelle foibe, italiani, tedeschi e slavi mischiarono spesso il loro sangue.Il dramma delle foibe va inserito all'interno di un processo rivoluzionario che ha le sue origini in Francia nel 1789. Il primo genocidio sistematico dalla storia fu infatti quello del popolo vandeano, che tra il 1793 e il 1797 si oppose alla Rivoluzione francese. Il maresciallo Tito attuava i principi della Rivoluzione francese e di quella comunista, secondo cui tutti i nemici della libertà e dell'uguaglianza, anche se solo "sospetti", vanno drasticamente eliminati. I crimini contro l'umanità che ancora oggi insanguinano il mondo sono figli di questa filosofia rivoluzionaria. E la giornata della memoria dedicata alle foibe ci ricorda anche questo.Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Foibe: oltraggio alle vittime, pensioni d'oro ai carnefici" parla di Tito, dittatore comunista e medaglia al merito della Repubblica Italiana, onorificenza mai revocata così come i vitalizi pagati dall'INPS ai suoi soldati che divennero i boia dei loro connazionali.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 febbraio 2025:Sabato 8 febbraio, a quarantott'ore dal Giorno del Ricordo, e ottant'anni dall'inizio dei fatti, la foiba di Basovizza a Trieste è stata vandalizzata. Tre le frasi con l'inchiostro rosso: "Trieste è nostra", il motto usato dai comunisti; "Trieste è un pozzo", in riferimento alle foibe; "Morte al fascismo, libertà al popolo".E poi il numero 161, che sta per AFA, il collettivo antifascista internazionale d'ispirazione comunista. Ma l'oltraggio alle vittime delle foibe viene anche dai riconoscimenti istituzionali e dalle pensioni elargite ai loro carnefici.L'articolo 2 dello Statuto dell'Ordine «Al merito della Repubblica italiana», che disciplina il conferimento della più importante onorificenza del nostro Paese, prevede che il Presidente della Repubblica possa conferirla per «benemerenze di segnalato rilievo (...) e per ragioni di cortesia internazionale». La stessa «cortesia internazionale» che nell'ottobre 1969 (con il socialdemocratico Saragat al Quirinale e la Democrazia Cristiana al governo) consegnò la più alta delle onorificenze dello Stato italiano al dittatore Josip Broz, alias il maresciallo Tito, il dittatore comunista, assassino di nostri connazionali.Cinquantasei anni dopo, quella medaglia al merito è ancora lì, in palese contraddizione con una legge dello Stato che nel 2004, grazie al presidente Berlusconi, istituiva il Giorno del Ricordo per mantenere viva la memoria dei 10.000 italiani infoibati, della pulizia etnica d'Istria, Fiume e Dalmazia e dell'esodo di 350.000 italiani costretti a scappare dalle loro case. Insomma, mentre ricordiamo la tragedia degli italiani del Nord-Est ancora celebriamo la memoria dell'assassino Tito che li ha infoibati e costretti alla fuga.In questa legislatura ci sono due proposte di legge, alla Camera, primi firmatari Rizzetto (FdI) e Rampelli (FdI), e al Senato, primo firmatario Bizzotto (Lega), per revocarla post mortem. Sarebbe, infatti, un cavillo burocratico ad impedire di cancellare l'onorificenza di Tito: è morto. La legge già prevede di togliere l'onorificenza per «indegnità», come è stato fatto con al-Assad quando nel 2010 Napolitano gli aveva appuntato sul petto la stessa decorazione di Tito. Eppure, per un misterioso disegno, oltre che per ottusa burocrazia, da decenni, nessuno osa toccare quella medaglia che è un'offesa all'Italia.La nostra Penisola ha persino strade dedicate al comunista Tito. Un po' come se a Berlino, o in qualsiasi altro angolo d'Europa, ci fosse qualche piazza dedicata ad Hitler e nel mentre si celebrasse comunque la Giornata della Memoria. Con l'aggravante che per sessant'anni, in Italia, di

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Foibe, Mattarella “Riflettere sulle pagine buie del nostro passato”

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Play Episode Listen Later Feb 10, 2025 2:37


ROMA (ITALPRESS) - "Ci incontriamo per rinnovare la Giornata del Ricordo: occasione solenne, che invita a riflettere su pagine buie del nostro passato, per conservare e rinnovare la memoria delle sofferenze degli italiani d'Istria, di Fiume, della Dalmazia, in un periodo tragicamente tormentato della storia d'Europa". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione, al Quirinale, del Giorno del Ricordo.sat/gtr(Fonte video: Quirinale)

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Foibe, Mattarella "Memoria storica è fondamentale per il Paese"

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Play Episode Listen Later Feb 10, 2025 2:56


ROMA (ITALPRESS) - "L'istituzione del Giorno del Ricordo, votata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano, ha contribuito a riconnettere alla storia italiana quel capitolo tragico e trascurato, a volte persino colpevolmente rimosso". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia, al Quirinale, del Giorno del Ricordo.sat/gtr(Fonte video: Quirinale)

Analisi e commenti | RRL
809 - Le foibe: un genocidio comunista

Analisi e commenti | RRL

Play Episode Listen Later Feb 9, 2025 8:50


Le foibe: un genocidio comunista   Il 10 febbraio di ogni anno si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo della popolazione della Venezia Giulia e della Dalmazia. La “Giornata del ricordo”, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, ha infatti stabilito questa data per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.Le foibe nel loro significato geografico sono delle voragini, strette e profonde, che si aprono nei territori dell'Istria, della Dalmazia e del Friuli Venezia-Giulia, Ma sotto l'aspetto storico, la parola foibe indica le efferate violenze compiute in queste regioni dai partigiani comunisti jugoslavi, tra l'autunno del 1943 e il 1947, ben dopo la conclusione della guerra. Migliaia di italiani vennero “infoibati” ovvero gettati in queste orrende cavità, dopo essere stati assassinati, ma spesso ancora vivi, morendo tra atroci sofferenze.Questo assassinio di massa faceva parte del progetto politico di Josip Brosz Tito, segretario generale del Partito Comunista di Jugoslavia, che, con l'aiuto della Russia sovietica, a partire dal 1941, si mise alla testa di un Esercito popolare di Liberazione contro le forze di occupazione italo-tedesche. Il maresciallo Tito fu poi capo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980.  Il piano di Tito prevedeva l'annessione della Venezia-Giulia e di altre terre allora italiane alla nuova Jugoslavia comunista, come in parte avvenne. Per raggiungere l'obiettivo era necessario eliminare fisicamente ogni possibile oppositore, indipendentemente dalle sue complicità con i tedeschi e il passato regime fascista. Si trattava soprattutto di distruggere la vecchia classe dirigente, come avveniva in tutti i paesi in cui il comunismo prendeva il potere. Furono prese di mira dunque anche personalità di orientamento moderato e antifascista, compresi alcuni cattolici e liberali che militavano nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL). Tutti coloro che venivano ritenuti contrari al progetto di espansione slavo-comunista venivano trucidati o avviati nei campi di concentramento.Gli storici stimano che oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, tra l'8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia, i territori, già italiani dell'Istria, del Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia.  L'occupazione jugoslava fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche di massicce deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi e dell'esodo di circa 300mila giuliani, istriani, fiumani e dalmati. Il massacro ebbe inizio in Istria dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Nel momento in cui l'esercito italiano si sbandò, i partigiani di Tito, avviarono il terrore, con arresti, uccisioni, infoibamenti di italiani. Il 16 settembre fu arrestato dalle milizie comuniste il parroco di Villa di Rovigno Angelo Tarticchio. Dopo averlo torturato, i partigiani lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri, legati con filo spinato, venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Quando un mese più tardi il corpo fu riesumato dai Vigili del Fuoco di Pola, lo si trovò nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa e i genitali tagliati e conficcati nella bocca. Pochi giorni dopo, il 25 settembre, venne catturata a Visinada, insieme ad altri membri della sua famiglia, Norma Cossetto, una giovane ventitreenne. Dopo essere stata sottoposta a brutali sevizie da parte dei suoi carcerieri, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, la giovane fu gettata viva, legata a altre vittime, nella foiba di Villa Surani.  In Istria, nell'antico castello Montecuccoli di Pisino, era insediato un feroce tribunale rivoluzionario. I condannati venivano legati con filo di ferro spinato e trasportati sull'orlo delle foibe dove erano uccisi a colpi di mitra e di fucile. In molte occasioni, prima dell'esecuzione, i prigionieri erano obbligati a spogliarsi completamente in modo da cancellare ogni possibile traccia della loro identità.La seconda ondata di infoibamenti avvenne nel 1945, quando l'esercito di Tito invase la Venezia Giulia, giungendo a Trieste prima delle forze Alleate. Simbolo di queste stragi è la cosiddetta "Foiba di Basovizza", un pozzo minerario che, nel maggio 1945, divenne un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, arrestati dai partigiani comunisti. A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Il termine genocidio, con cui si intende definire il deliberato sterminio di un popolo o di una parte di esso, non è improprio per connotare questa “pulizia etnica”. Bisogna ricordare però che la violenza dei partigiani di Tito non si limitò a colpire gli italiani, colpevoli di difendere la propria identità nazionale, ma si estese anche contro tutti quei militari e civili, sloveni e croati, che si opponevano all'instaurazione di una Repubblica comunista in Jugoslavia. La dimensione ideologica dell'eccidio era per certi versi più profonda di quella etnica e nelle foibe, italiani, tedeschi e slavi mischiarono spesso il loro sangue.Il dramma delle foibe va inserito all'interno di un processo rivoluzionario che ha le sue origini in Francia nel 1789. Il primo genocidio sistematico dalla storia fu infatti quello del popolo vandeano, che tra il 1793 e il 1797 si oppose alla Rivoluzione francese. Il maresciallo Tito attuava i principi della Rivoluzione francese e di quella comunista, secondo cui tutti i nemici della libertà e dell'uguaglianza, anche se solo “sospetti”, vanno drasticamente eliminati. I crimini contro l'umanità che ancora oggi insanguinano il mondo sono figli di questa filosofia rivoluzionaria. E la giornata della memoria dedicata alle foibe ci ricorda anche questo. (Roberto de Mattei).

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Girolamo e la caduta dell'impero romano

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Oct 2, 2024 9:29


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7932SAN GIROLAMO E LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO di Roberto de MatteiIl 30 settembre si celebra la memoria di san Girolamo (347-420) uno dei più grandi Dottori della Chiesa, che, come sant'Agostino, si trovò a vivere il dramma della caduta dell'Impero romano.Girolamo nacque a Stridone, in Dalmazia, nel 347, studiò a Roma, dove ricevette il battesimo. Si recò quindi in Oriente, soggiornando soprattutto ad Antiochia. Tornato a Roma nel 382, divenne segretario di papa Damaso e indirizzò all'ideale ascetico vari nobili romani. Un gruppo di donne dell'aristocrazia si riunirono sotto la guida di Girolamo per condurre una vita più perfetta, seguendo il suo appello a una nuova nobiltà cristiana, basata sulla preghiera e sulla verginità. Tra queste ricordiamo Marcella che fece del suo palazzo sull'Aventino una sorta di convento femminile, Fabiola, Proba, Paola. Dopo la morte di san Damaso però, Girolamo fu fortemente combattuto dalla Curia romana, e venne perfino accusato della morte di una sua discepola per i suoi digiuni eccessivi. Nel 386 lasciò allora Roma e si trasferì in Palestina. Alcune discepole, tra cui Paola e la figlia Giulia Eustochio, che saranno entrambe canonizzate, per non perdere i suoi insegnamenti, lo seguirono e decisero di rimanere con lui in Terra Santa fino alla fine dei loro giorni. "Onore a queste valorose! - scrive dom Guéranger - La loro fedeltà, la loro sete di sapere, le loro pie importunità procureranno al mondo un tesoro che non ha prezzo: la traduzione autentica dei Libri santi (Conc. Trid. Sess. IV)". Infatti fu grazie alla loro collaborazione che Girolamo realizzò quella che fu la principale opera della sua vita: la traduzione della Bibbia dal greco e dall'ebraico al latino, la celebre Vulgata, che è ancora oggi il testo biblico ufficiale a cui fa riferimento la Chiesa.Girolamo subì durante la sua vita attacchi e diffamazioni, anche all'interno della Chiesa. A Gerusalemme entrò in contrasto con il vescovo Giovanni, che appoggiava l'eretico Pelagio. "Forti dell'appoggio del vescovo di Gerusalemme, - scrive Dom Guéranger - i Pelagiani si armarono una notte di torcia e di spada e si gettarono all'assassinio e all'incendio sul monastero di Girolamo e sulle vergini, che dopo la morte di Paola riconoscevano per madre Eustochio. Virilmente affiancata dalla nipote, Paola la giovane, la santa raccolse le sue figliuole e riuscì ad aprirsi un passaggio in mezzo alle fiamme. Ma l'ansietà della terribile notte aveva consumate le sue forze e Girolamo la seppellì presso la mangiatoia del Dio Bambino, come la madre e, lasciando incompiuto il suo commento a Geremia, si dispose egli pure a morire".LA MORTE DI SAN GIROLAMOSan Girolamo morì poco dopo, il 30 settembre 420. Prima di morire fu testimone nelle sue lettere degli eventi terribili che aprirono il IV secolo. Il 31 dicembre dell'anno 406 i barbari attraversarono il Reno su una spessa lastra di ghiaccio, irrompendo all'interno dei confini dell'impero. Erano Vandali, Alani, Svevi, tribù intere, con donne e bambini, carri, bestie e greggi, quelli che travolsero ogni resistenza e dilagarono in Gallia. Nulla poté più fermarli.Una lettera che san Girolamo scrisse da Betlemme nel 409 ci offre un'immagine impressionante della situazione in cui allora versava l'Impero: "Se fino a questo momento alcuni di noi, per quanto rari, stiamo ancora a casa nostra, non è merito nostro ma lo dobbiamo alla misericordia di Dio. Popolazioni senza numero e ferocissime hanno occupato tutte quante le Gallie. Tutto ciò che è compreso tra le Alpi e i Pirenei, tra l'Oceano e il Reno, i Quadi, i Vandali, i Sarmati, gli Alani, i Gepidi, gli Eruli, i Sassoni, i Burgundi, gli Alemanni e - oh, Stato disgraziato! - i Pannoni, nostri nemici, tutto quanto hanno saccheggiato. Magonza, quell'illustre città d'un tempo, è stata presa e rasa al suolo; nella sua chiesa è stata fatta una carneficina di migliaia e migliaia di persone. (...). Le province dell'Aquitania, di Novempopulonia, di Lione e di Narbona sono state completamente rase al suolo (...). Non mi riesce di ricordare Tolosa senza uno scroscio di lacrime. Se finora non è stata demolita lo si deve ai meriti del suo santo vescovo Esuperio. Anche le Spagne sono lì per lì per ricevere il colpo di grazia (...). Da tempo le regioni comprese tra il Ponto Eusino e le Alpi Giulie e che appartenevano a noi, non sono più nostre; e sono ormai trent'anni che, violato il confine del Danubio, si sta combattendo in pieno territorio dell'impero romano. A forza di versar lacrime, le abbiamo perse tutte invecchiando" (Lettera 123, 15-16).IL SACCO DI ROMAIl peggio non era ancora venuto. San Girolamo e le sue discepole si trovavano a Betlemme quando nell'agosto del 410 un immenso esercito di Visigoti, Unni, Alani e Sciti, guidati da Alarico, giunse, senza incontrare resistenza alle porte di Roma e la invase. Rapine, incendi, stragi, desolarono una città che, da ottocento anni, non era mai stata invasa dal nemico.La notizia del sacco di Roma produsse in tutto il mondo un senso di stupore e di profonda costernazione. La città sovrana, la città eterna, Roma, era stata esposta all'oltraggio dei barbari che essa aveva mille volte debellati.Sono commoventi le espressioni di dolore nelle quali proruppe san Girolamo alle successive e sempre più tristi notizie della caduta della città eterna. "Stavo per tradurre Ezechiele - egli racconta - quando mi giunse in Palestina la notizia della presa di Roma per mano di Alarico e della barbarica devastazione dell'Occidente; rimasi istupidito, e nulla più feci se non piangere". "Il più risplendente lume - egli esclama - si è spento; il capo del mondo è tronco e nella rovina di una sola città è perito tutto l'impero". "La città - così egli continua - che aveva soggiogato tutti i popoli, è stata espugnata; quella che aveva raccolto e accumulato tutti i tesori della terra, è ora spoglia e ridotta ad un mucchio di rovine".Eppure mentre l'astro di Roma si spegneva una nuova luce si accendeva: era la Roma cristiana, la Roma degli Apostoli Pietro e Paolo, la Roma che a differenza di quella pagana, avrebbe sfidato i secoli e i millenni.La luce di questa Roma che non tramonta continua a illuminare il mondo anche quando esso, come oggi accade, sembra immerso nelle tenebre. Il mondo moderno sembra seguire il percorso autodistruttivo dell'Impero romano; la Chiesa di Roma è destinata ad affermarsi sulle rovine del mondo moderno, come già accadde dopo il V secolo.

Analisi e commenti | RRL
269 San Girolamo e la caduta dell'Impero romano

Analisi e commenti | RRL

Play Episode Listen Later Sep 22, 2024 8:19


Il 30 settembre si celebra la memoria di san Girolamo (347–420) uno dei più grandi Dottori della Chiesa, che, come sant'Agostino, si trovò a vivere il dramma della caduta dell'Impero romano.Girolamo nacque a Stridone, in Dalmazia, nel 347, studiò a Roma, dove ricevette il battesimo. Si recò quindi in Oriente, soggiornando soprattutto ad Antiochia. Tornato a Roma nel 382, divenne segretario di papa Damaso e indirizzò all'ideale ascetico vari nobili romani. Un gruppo di donne dell'aristocrazia si riunirono sotto la guida di Girolamo per condurre una vita più perfetta, seguendo il suo appello a una nuova nobiltà cristiana, basata sulla preghiera e sulla verginità. Tra queste ricordiamo Marcella che fece del suo palazzo sull'Aventino una sorta di convento femminile, Fabiola, Proba, Paola. Dopo la morte di san Damaso però, Girolamo fu fortemente combattuto dalla Curia romana, e venne perfino accusato della morte di una sua discepola per i suoi digiuni eccessivi. Nel 386 lasciò allora Roma e si trasferì in Palestina. Alcune discepole, tra cui Paola e la figlia Giulia Eustochio, che saranno entrambe canonizzate, per non perdere i suoi insegnamenti, lo seguirono e decisero di rimanere con lui in Terra Santa fino alla fine dei loro giorni. “Onore a queste valorose! – scrive dom Guéranger - La loro fedeltà, la loro sete di sapere, le loro pie importunità procureranno al mondo un tesoro che non ha prezzo: la traduzione autentica dei Libri santi (Conc. Trid. Sess. IV)”. Infatti fu grazie alla loro collaborazione che Girolamo realizzò quella che fu la principale opera della sua vita: la traduzione della Bibbia dal greco e dall'ebraico al latino, la celebre Vulgata, che è ancora oggi il testo biblico ufficiale a cui fa riferimento la Chiesa.  

Ecovicentino.it - AudioNotizie
Cadavere a fianco di un edificio abbandonato in Campo Marzo. Sospetta overdose

Ecovicentino.it - AudioNotizie

Play Episode Listen Later May 29, 2024 1:13


A metà mattinata la segnalazione che ha portato gli agenti di polizia al sopralluogo vicino all'Esedra di via Dalmazia, dove un uomo, morto già probabilmente da qualche ora, giaceva a terra. I primi sospetti per spiegare il tragico evento si collegano alla piazza di spaccio di Campo Marzo ma non si possono per il momento escludere altre piste.

Leggero ma non troppo
Ep. 80 In Italia abbiamo un problema con le zecche

Leggero ma non troppo

Play Episode Listen Later Apr 25, 2024 13:11


FAQ - Zecche, come proteggersiMalattie trasmesse dai vettoriPrincipi attivi e meccanismi degli antiparassitariInsecticidal Activity of Pyrethroids on Insects of Medical ImportancePiretro della Dalmazia, per gli amici CapolinoHow Bad Will the Ticks Be This Summer?We Have Tick Medications for Dogs. Why Not for People?

Ultim'ora
La Russa "Strappato il silenzio sul dramma delle foibe"

Ultim'ora

Play Episode Listen Later Feb 8, 2024 4:14


ROMA (ITALPRESS) - "Non posso dimenticare che per 50 anni il dramma trovò non solo scarsissima accoglienza, ma dimenticanza e assenza. Non fu solo colpa di chi in qualche modo aveva legami ideologici con i comunisti di Tito che avevano perpetrato quell'orrore. Fu una responsabilità molto più ampia", ha detto nell'Aula di Palazzo Madama il presidente del Senato, Ignazio La Russa. ads/gtr(Fonte video: Senato)

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Può venire qualcosa di buono da Nazareth? Sì, la Santa Casa

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Dec 27, 2023 8:00


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7642PUO' VENIRE QUALCOSA DI BUONO DA NAZARETH? SI, LA SANTA CASA di Roberto De MatteiLa miracolosa traslazione della Santa Casa di Maria da Nazareth a Loreto è forse il maggior onore riservato dalla Provvidenza all'Italia, dopo la scelta di Roma come sede della Cattedra di Pietro. «Può mai venire qualcosa di buono da Nazareth?» (Gv. 1, 46) dicevano con sprezzante sufficienza i giudei. Ebbene, l'umile casa di Nazareth, in cui la Madonna vide la luce fu il luogo scelto da Dio per l'ora suprema della storia. Tra le sue povere mura l'Angelo rivelò a Maria i misteri immensi della Santissima Trinità, dell'Incarnazione e della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, chiedendole l'assenso per realizzare il grande piano divino. Maria, scrive san Tommaso d'Aquino nella Somma Teologica, rispose a nome di tutta l'umanità, pronunciando la parola attesa da tutti i secoli e da tutte le generazioni: Fiat!Questa risposta compendiò tutto in maniera eccelsa, la terra e il cielo, il passato e l'avvenire, il tempo e l'eternità. Nella Santa Casa risuonò la stessa parola detta da Dio nella creazione, ripetuta in modo talmente perfetto da una creatura, che da essa, affermano i teologi, scaturì quasi un'altra creazione. Una nuova epoca per l'umanità si apriva. L'Eterna Sapienza assumeva carne mortale, il Figlio Unigenito di Dio si faceva uomo, il seno di Maria diveniva il tabernacolo del Verbo Incarnato.La storia della Santa Casa di Nazareth rivela tutto l'amore riservato dalla Provvidenza al luogo sacro dell'Incarnazione. Per oltre mille anni in Palestina essa fu il santuario più venerato dai pellegrini dopo il Santo Sepolcro. Ma ciò che Dio permise per il Santo Sepolcro, non tollerò per la Casa di Sua Madre. Quando, nella seconda metà del secolo XIII, i musulmani invasero la Galilea e si impadronirono dei luoghi santi, gli Angeli, secondo la tradizione, trasportarono la Santa Casa sulle rive dell'Adriatico, in Dalmazia, e poi a Loreto, presso Recanati, dove essa giunse, nel 1294, sotto il pontificato di Celestino V. La notizia dello straordinario prodigio si diffuse rapidamente in tutta Europa e Loreto divenne ben presto il primo santuario dell'Occidente, presso cui nel corso dei secoli accorsero, in devoto pellegrinaggio, santi, pontefici, sovrani e gente di ogni condizione.L'AUTENTICITÀ DELLA SANTA CASAI Papi, in oltre sei secoli, hanno approvato l'autenticità della Santa Casa con documenti e atti solenni di ogni genere, arricchendo il Santuario di visite, doni, privilegi e indulgenze. In particolare, nel secolo XX, Benedetto XV ha solennemente riconfermato, nella liturgia, il solenne cerimoniale della miracolosa Traslazione (10 dicembre) e Pio XI, col Breve Apostolico del 15 giugno 1923 ha concesso a Loreto l'indulgenza plenaria «toties quoties», uguale a quella della Porziuncola di Assisi.C'è chi ha messo in discussione l'autenticità della Santa Casa. Ma le prove storiche sono innumerevoli. Ne basti una. La Santa Casa è priva di fondamenta, letteralmente «posata» sul terreno. La perfetta costruzione delle mura a strati orizzontali congiunti da malta di ottima qualità, esigerebbe una fondazione che ne assicuri il solido appoggio. Al contrario mancano non solo le fondamenta, ma anche una qualsiasi preparazione del terreno sottostante, che si presenta invece come disciolto e polveroso. Le mura posano sopra lo strato superficiale del suolo e in parte sopra un fondo stradale. In alcune parti, addirittura, la Santa Casa non tocca terra. Com'è possibile che un edificio si possa mantenere nella sua integrità per sette secoli senza fondamenta e senza sostegni? Gli architetti che hanno lavorato a Loreto affermano che, tra i tanti, questo è il miracolo più impressionante. A ciò si aggiunga che le dimensioni della Santa Casa coincidono perfettamente con quelle delle fondamenta rimaste a Nazareth e che l'analisi chimica delle pietre ha dimostrato che i muri sono formati con pietre della Palestina, cementate con un impasto di calce unita a cenere, paglia e bitume, secondo l'antichissimo uso ebraico.I Papi, i santi e i pellegrini accorsi a Loreto nel corso dei secoli, non hanno voluto venerarvi un qualsiasi santuario mariano, ma la Santa Casa di Nazareth, prodigiosamente traslata dagli angeli. È famosa la visione di san Giuseppe da Copertino il quale, il 10 luglio del 1657, mentre si trovava nel convento di Osimo, vide moltitudini di angeli andare e venire dal Cielo sulla cupola della Santa Casa: rapito in estasi, il santo volò sopra un mandorlo del giardino.UN PROFONDO SIGNIFICATOLa devozione verso la Santa Casa di Loreto assume nella nostra epoca di crisi un profondo significato. La Domus Mariae per molte ragioni è intimamente legata alla nascita della Chiesa cattolica. Infatti:1) Essa fu il tempio dell'Incarnazione. Tra queste sacre mura fu concepito e crebbe Gesù Cristo, fondatore e capo della Chiesa.2) Essa fu la Casa di Maria, cioè della creatura che, secondo i teologi, è l'esemplare che realizza in sé nel modo più perfetto la Chiesa e alla quale perciò la Chiesa stessa è configurata.3) Essa fu la culla della Chiesa nascente, perché Maria, dopo avervi custodito nel suo Seno lo stesso Verbo, e averne conservato gelosamente nel Cuore tutti i detti e i fatti, in questo luogo, dopo la Resurrezione, trasmise agli Apostoli la dottrina del Divino Maestro, sostenendo e confermando la loro fede.Tra queste mura, infine, secondo la tradizione, fu celebrato per la prima volta il Divino Sacrificio. Ancor oggi è conservato, nella Santa Casa, l'Altare degli Apostoli, miracolosamente traslato con essa; nel luogo stesso in cui la SS. Vergine aveva fatto discendere per la prima volta sulla terra Gesù Cristo, san Pietro vi pronunciò le parole della Consacrazione, che ancora oggi si ripetono in ogni Messa.La Santa Casa non ci offre solo l'immagine di un tempio prezioso, ma anche quella di una splendida reggia. Essa fu infatti la dimora, oscura ma regale, di Maria Regina del Cielo e della Terra. Le sue mura benedette riflettono lo splendore del regno di umiltà e di nascondimento della Beatissima Vergine nella sua vita terrena, ma prefigurano anche il regno splendente di Maria sulle anime e sulle nazioni da Lei stessa profetizzato a Fatima nel 1917.

Laser
La nave partirà

Laser

Play Episode Listen Later Dec 9, 2023 28:00


Alla fine della seconda guerra mondiale, oltre 350 mila persone di nazionalità italiana residenti in Istria, in Dalmazia e nei pressi di Trieste, lasciarono la loro terra.Il passaggio di quelle zone alla Jugoslavia, la particolare realtà geopolitica, la nascita della contrapposizione in due blocchi, quello occidentale e quello comunista, che proprio su quei territori disegnavano nuove linee di influenza, il desiderio della popolazione italiana di dimenticare l'esito della guerra e soprattutto le sue conseguenze. È in questo ambiente che quella popolazione prova a vivere, prima che la stragrande maggioranza di essa decida di trovare rifugio e rifarsi una vita altrove, anche a seguito del trattato di pace del 1947 che sancisce l'assegnazione dell'Istria al governo di Belgrado. Ma dove andare? Perfino in Italia l'integrazione fu difficile (gli esuli erano spesso bollati come fascisti o additati come co-belligeranti), molti esuli scelsero di emigrare verso l'Australia o il Canada. Grandi comunità di istriani e giuliani si trovano anche in Europa e in Svizzera.Il confronto tra le comunità di chi è andato via e di chi ha deciso di restare – per le ragioni più diverse – è stato spesso acceso e aspro. Solo da pochi anni l'incomprensione reciproca ha lasciato spazio al dialogo e allo studio delle conseguenze storiche per la popolazione coinvolta. Ma se le ferite della storia si sono rimarginate, le cicatrici sono ancora ben visibili.Musica di Matija Dedic che esegue brani di Sergio Endrigo.

Todomondo
EP.13 - Vietati i trolley, l'insolita scelta della Croazia che si è rivelata una notizia falsa

Todomondo

Play Episode Listen Later Jul 26, 2023 4:22


A Ragusa, storica città fortificata nella Dalmazia meridionale, nota anche per essere apparsa nella serie di HBO Game of Thrones, il Comune ha preso una decisione drastica per venire incontro al volere dei propri cittadini, bandire il trascinamento da parte dei turisti dei trolley per le vie del centro, peccato che per quanto curiosa e diffusa da molti giornali nel mondo, si trattasse di una notizia vera solo in parte.Fonti degli inserti audio contenuti in questa puntata: “Mediterranean village”; “Balkan tales”; “Jazzy abstract soundtrack”; “Reflected lights”

Storia dei Carabinieri
Episodio 59. La lotta alla mafia, il prefetto Mori e la realtà siciliana

Storia dei Carabinieri

Play Episode Listen Later Mar 29, 2023 13:25


Con questo episodio, il numero 59 della serie ordinaria, tocchiamo un aspetto che la scorsa stagione non è stato che minimamente toccato, ovvero il contrasto al fenomeno mafioso nella Sicilia del prefetto Mori. Ma questa volta con l'occhio sul lavoro dei Carabinieri. Per supportare adeguatamente l'azione del prefetto, nel 1925 a Palermo, fu ricostituito in tutta fretta il battaglione mobile denominato “Provvisorio per la repressione del Malandrinaggio in Sicilia”. Ne fu il comandante il maggiore dei Carabinieri Giuseppe Artale, a cui è stato dedicato qualche cenno nel Calendario Storico dell'Arma dei Carabinieri per il 2013. Messinese di nascita, carabiniere nel 1897, dal 1909 con il grado di maresciallo d'alloggio aveva prestato servizio nella legione di Palermo. Comandante di tenenza di Tripoli nel 1911, fu istruttore nella locale scuola Allievi Zaptié, per diventarne poi comandante. Operò sul fronte ma fu poi inviato in Dalmazia. Nel 1923 l'ufficiale era alla legione Allievi Carabinieri di Roma e, nel marzo 1925, promosso maggiore, assunse il nuovo incarico a Palermo che resse sino al 1929. Il battaglione mobile di Palermo svolse un ruolo estremamente importante ancorché poco conosciuto. In tale periodo, dunque, l'azione del Battaglione di Palermo, uno dei pochi rimasti in vita con l'ascesa del fascismo fu particolare e interessante. Il reparto operò a lungo in tutta l'area di competenza del prefetto e non si limitò a svolgere “semplici” attività di rastrellamento o di controllo delle zone rurali, ma si adoperò per attività investigative più sofisticate. Il battaglione e l'organizzazione territoriale rappresentavano elementi di eccellenza e soprattutto tra i membri del battaglione vi furono numerosi riconoscimenti per l'opera di carattere investigativo. Sebbene il reparto potesse apparire come un'unità militare, in realtà, si doveva guardare a tale organismo come un'organizzazione mista metà militare e metà investigativa, una soluzione di compromesso che mise in evidenza capacità professionali notevoli. La messa a riposo di Mori e la fine dell'esperienza per volontà del fascismo e di Mussolini furono di facciata. Nonostante le dichiarazioni del fascismo, tuttavia, non si poté considerare chiusa l'azione di contrasto alle associazioni mafiose che continuò senza dare voce all'attività condotta dalle Forze dell'Ordine. Vi aspettiamo presto alla prossima puntata! --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/storiadeicarabinieri/message

BASTA BUGIE - Storia
Nessuno attendeva la fine del mondo per l'anno mille...

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Mar 7, 2023 6:53


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7337NESSUNO ATTENDEVA LA FINE DEL MONDO PER L'ANNO MILLE di Marco Di MatteoUn mito storiografico ci presenta la società europea al termine del X secolo come paralizzata, per colpa di una superstizione cristiana, dal terrore della prossima fine del mondo, che si credeva coincidente con il compimento del millesimo anno dalla nascita di Cristo. Per prepararsi adeguatamente alla mezzanotte di S. Silvestro del 999, gli uomini del tempo avrebbero abbandonato ogni attività e si sarebbero dedicati solo alle opere di preghiera e di penitenza; essi inoltre sarebbero accorsi ad offrire ai monasteri i propri beni e tesori, per ottenere il perdono delle colpe. Vedendo poi spuntare l'alba del nuovo millennio, avrebbero tirato un sospiro di sollievo e si sarebbero impegnati con gioia e rinnovata alacrità in tutti i campi della vita.UN MITO STORIOGRAFICOIn realtà questa ricostruzione è puramente immaginaria e si basa su leggende inventate circa cinquecento anni dopo tali presunti eventi, che compaiono per la prima volta negli Annales del monaco benedettino occultista Giovanni Tritemio (1462-1517).Nel Settecento anche alcuni ecclesiastici, soprattutto benedettini, animati dall'intento di purificare la devozione religiosa da ogni elemento superstizioso, hanno accreditato la leggenda dei terrori dell'anno Mille, che essi intendevano condannare alla stregua di tutte le altre manifestazioni di barbarie del passato. Poi, le immagini di queste presunte paure e superstizioni collettive furono riprese prima e durante la Rivoluzione Francese da philosophes e pamphletisti anticlericali, che accusavano la Chiesa non solo di aver diffuso credenze irrazionali tra il popolo, ma di averle sfruttate ingannevolmente per incitare nobili, borghesi e contadini a donare i loro beni ai conventi e alla Chiesa. Sulla base di tale arbitraria ricostruzione, in Francia, nel 1791, si giustificò la confisca dei beni del clero, che fu presentata come una doverosa restituzione al popolo di ricchezze sottratte con sotterfugi nei "secoli bui".In età romantica diversi storiografi, in primis Jules Michelet, bramosi di scene tragiche e apocalittiche, diedero pieno credito a tali leggende, raccontando in termini melodrammatici le angosce del popolo cristiano alla vigilia del Millennio. Nel 1876 Le Dictionnaire Universel Larousse conferì un'ulteriore consacrazione a questo mito storiografico, contribuendo a diffonderlo nei manuali scolastici. In Italia soprattutto Giosuè Carducci accreditò tali fantasie nei suoi Discorsi sullo svolgimento della letteratura nazionale.LA VERITÀ STORICASe questa è la leggenda, che cosa in realtà ci raccontano le fonti coeve o di poco posteriori al Mille?Cominciamo col dire che anche questa, come tutte le menzogne, parte da un nucleo di verità: da un lato l'attesa escatologica, biblicamente fondata, della seconda venuta di Cristo, che ha sempre accompagnato la storia della cristianità, soprattutto medievale (alimentando talvolta tendenze millenaristiche poi condannate dalla Chiesa); dall'altro, l'evidente fioritura demografica, economica, artistica ed intellettuale che ha caratterizzato l'Europa dopo il Mille.Tutto questo però non avalla la tesi dei terrori dell'anno Mille, perché dalle fonti non risulta alcun indizio del fatto che l'umanità, al volgere del X secolo, fosse triste e inerte nell'attesa della fine. Al contrario, tutti i documenti ci presentano un'umanità che vive come sempre, lavorando e progettando per il futuro, come se avesse davanti a sé tutto l'avvenire. Le centocinquanta bolle papali pubblicate dal 970 al 1000 non fanno menzione della fine del mondo. I venti concili svoltisi dal 990 al 1000 non accennano a questa drammatica scadenza, al contrario legiferano per gli anni successivi al Mille, a dimostrazione che i vescovi non credevano all'imminente catastrofe (ad esempio nel 998 il concilio di Roma imponeva al re di Francia Roberto II una penitenza di sette anni, quindi fino al 1005). Il 31 dicembre 999 Silvestro II riconfermava Arnoldo arcivescovo di Reims. I Veneziani si impadronivano dell'Istria e della Dalmazia nel 998-999 e, nello stesso periodo, Stefano d'Ungheria otteneva dal Papa il titolo di re. Inoltre dal 950 al 1000 solo in Francia furono costruiti o restaurati circa centoventi monasteri. [...]Ci sono inoltre chiare attestazioni di come gli uomini di Chiesa si adoperassero per sconfessare le profezie apocalittiche circolanti in certi ambienti: quando il 22 dicembre 968 si verificò un'eclissi totale di sole che spaventò l'armata di Ottone I, il vescovo di Liegi rassicurò i soldati sostenendo il carattere naturale del fenomeno; Abbone di Fleury (945-1004) racconta di aver dovuto in due occasioni confutare pubblicamente false profezie sul prossimo avvento dell'Anticristo.Da quanto riportato risulta evidente che la leggenda dell'Anno Mille, come ha riconosciuto anche lo storico Georges Duby, rappresenta una delle tante manifestazioni di ingiustificato disprezzo nei confronti delle proprie radici medievali da parte della cultura occidentale.

I podcast di Radio Tandem
Happy Birthday 77

I podcast di Radio Tandem

Play Episode Listen Later Jan 25, 2023 31:22


Radio Tandem è tornata in via Dalmazia per il compleanno di Spazio Autogestito 77, 77 per gli amici, dopo 3 anni dalla sua inaugurazione. In mezzo una pandemia che è stata l`acceleratore per la partenza. Ho raccolto qualche voce durante la lunga festa che ha coinvolto amici venuti da altre città, migranti, famiglie con bambinə, amici e amiche, i volontari che gestiscono le attività e i servizi che 77 offre a titolo gratuito alla comunità. I valori sono antifascismo, antisessismo e antirazzismo: valori che vanno difesi, sempre. 30 minuti che non bastano a raccontare 3 anni ma per Radio Tandem è stato bello esserci. Buon compleanno spazio 77

BASTA BUGIE - Cristianesimo
La traslazione della Santa Casa a Loreto

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Dec 28, 2022 7:09


VIDEO: La Santa Casa di Loreto ➜ www.youtube.com/watch?v=pb-_uPDejWw&list=PLpFpqNiJy93vpo09XwkVtUp8W-0qcHkloTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7236LA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA A LORETO di Ermes DovicoOgni 10 dicembre si ricorda la traslazione della Santa Casa di Nazaret che il 10 dicembre 1294 fu trasportata in volo dagli angeli nel territorio delle Marche, allora parte dello Stato Pontificio. Non era la prima traslazione miracolosa né sarebbe stata l'ultima, per cui vale la pena accennare al quadro storico in cui ciò avvenne.Nel maggio 1291 la città di Nazaret e l'intera Palestina si trovavano sotto il dominio dei Turchi Selgiuchidi, che erano una minaccia tanto per i pellegrini quanto per i luoghi santi in cui Cristo aveva vissuto, insegnato e sofferto la Passione per la nostra salvezza. Fu allora che per preservare la Santa Casa, dove era nata Maria e dove il Verbo di Dio si era incarnato in seguito al fiat pronunciato dalla Vergine davanti all'Arcangelo Gabriele (Lc 1, 26-38), gli angeli la staccarono dalle fondamenta e la traslarono a Tersatto, in Dalmazia. Vi rimase per tre anni e sette mesi («ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine», si legge in una cronaca del 1465 di Pier Giorgio Tolomei, che aveva tratto la notizia da una vecchia 'tabula' risalente all'inizio del XIV secolo), fino appunto al 10 dicembre 1294 quando la Santa Casa venne posta per la prima volta sulla terra del Vicario di Cristo.LA TRASLAZIONE MIRACOLOSANell'anno successivo la sacra dimora fu spostata altre tre volte in luoghi vicini, prima a causa dei briganti che derubavano i fedeli e poi perché due fratelli (i conti Stefano e Simone Rinaldi) avevano cercato di ottenere il titolo di proprietà sulla Santa Casa, che alla fine gli angeli posero al centro della strada che da Recanati va al suo porto: e ciò, si badi bene, costrinse i magistrati dell'epoca a ordinare una deviazione del percorso. In quel luogo, poi chiamato Loreto, la Santa Casa si trova ancora oggi dopo oltre sette secoli, custodita da un rivestimento marmoreo all'interno dell'omonima basilica, eretta a partire dal XV secolo e divenuta uno dei santuari mariani più visitati al mondo, meta di pellegrinaggio di pontefici, cardinali, re, regine e milioni di altri fedeli che vi hanno lasciato doni ed ex voto per le innumerevoli grazie ricevute.Dal XIII secolo ai giorni nostri, sia a Loreto che a Nazaret, sono stati condotti numerosi studi archeologici e storici sulla Santa Casa che sostengono la soprannaturalità della traslazione. Sono del tutto inventate, invece, le storie moderne (e moderniste), accompagnatesi perfino alla produzione - dal XIX secolo in poi - di atti falsi, che vorrebbero la traslazione operata per mano dei crociati o di una presunta famiglia "Angeli" o "De Angelis". Accenniamo brevemente ai fatti che avvalorano la traslazione miracolosa.Tra le ricerche più recenti si ricordano quelle di padre Bellarmino Bagatti, uno degli archeologi più importanti del XX secolo, di Nereo Alfieri, anche lui famoso archeologo, e di Nanni Monelli (La Santa Casa a Loreto. La Santa Casa a Nazareth), architetto e ingegnere. Innanzitutto, nel suo nucleo originario, la casa è costituita da sole tre pareti perché era appoggiata a una grotta con la quale costituiva un unico blocco abitativo. Le misure della casa di Loreto e lo spessore dei suoi muri corrispondono perfettamente alle fondamenta che si trovano a Nazaret, nel luogo che per 13 secoli è stato venerato dai fedeli come casa di Maria. Le pietre della Santa Casa sono tipiche della Palestina e lavorate con una tecnica specifica di quei luoghi; a ciò va aggiunto che nelle Marche non vi erano cave di pietra e tutte le costruzioni erano fatte in laterizi, senza contare che la collocazione della porta sulla parete lunga e l'orientamento dell'intera casa sono anomalie per gli usi edilizi dell'epoca in terra marchigiana.PROVE CERTELe pietre della Santa Casa risultano saldate da una malta anch'essa tipica della Palestina, costituita da gesso impastato con polvere di carbone di legna grazie a una tecnica mai usata in Italia, e uniforme in tutti i punti: altro fatto che, come ha spiegato il docente di elettrochimica Emanuele Mor, esclude l'ipotesi di una rimozione e traslazione della casa per mano umana, perché «qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per la differenza della composizione chimica della malta in questione». Sulle pietre sono presenti numerosi graffiti che recano segni cristologici (compresa la scritta in ebraico «O Gesù Cristo, Figlio di Dio») del tutto simili a quelli ritrovati a Nazaret nei primissimi secoli della cristianità.Questi e diversi altri particolari convergono verso l'unica conclusione plausibile, figlia della ragione illuminata dalla fede: la Santa Casa di Loreto, traslata dagli angeli, è la stessa di Nazaret dove avvenne il mistero al centro della storia della salvezza, l'Incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo. E per la presenza di questo segno tangibile in mezzo a noi dovremmo versare lacrime di gratitudine: perché - come ha detto Giovanni Paolo II - è «la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa».

BASTA BUGIE - Cinema
La Santa Casa di Loreto

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Aug 15, 2022 14:00


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=473LA VERITA' SULLA CASA DI MARIAFurono gli angeli a trasportare la Santa Casa da Nazaret a Loreto: abbiamo la conferma sia da prove storiche, documentali e archeologiche, sia da Papi e misticiA Loreto, nelle Marche, si trova da secoli la Santa Casa, cioè la casa dove Maria è nata, ha vissuto e dove ha ricevuto la visita dell'Arcangelo Gabriele che le ha annunciato il concepimento verginale di Gesù.Come disse San Giovanni Paolo lI: "La Santa Casa di Loreto è il primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e vero cuore mariano della cristianità".La Santa Casa si trova a Loreto da quando poco prima del 1300 fu trasportata in volo dagli angeli. Questa traslazione angelica - confermata sia da prove storiche, documentali e archeologiche, sia da Papi e mistici -, è stata da sempre tramandata.DA NAZARET A LORETOEsistono molti documenti e perfino testimoni oculari delle traslazioni miracolose compiute dalla Santa Casa. Fino al 9 maggio 1291 essa si trovava a Nazareth. Durante la notte fra il 9 e il 10 maggio 1291 essa percorse circa 3000 km e arrivò a Tersatto, in Dalmazia, nell'odierna città di Fiume. Le fonti raccontano che Nicolò Frangipane, l'allora signore di Tersatto, mandò personalmente una delegazione a Nazareth, per constatare se davvero la Casa fosse scomparsa dal luogo originario. Recatisi là, trovarono non solo che era davvero scomparsa ma che vi erano ancora presenti le fondamenta dalle quali le pareti erano state sradicate. Esse, infatti, appaiono tutt'oggi - a Loreto - prive di fondamenta, semplicemente appoggiate in terra. Le misure del perimetro, inoltre, combaciano perfettamente con quelle delle fondamenta rimaste in Palestina.POSATORA DI ANCONANella notte tra il 9-10 dicembre 1294, la Santa Casa scomparve anche da Tersatto e apparendo in Italia, "in vari luoghi", si posò innanzitutto sopra una collina prospiciente il Porto di Ancona, nelle Marche, dove rimase per nove mesi. A quella collina di Ancona fu perciò dato il nome di "Posatora", dal latino "posat et ora", e vi fu edificata una chiesa, per ricordare che là la Santa Casa aveva pregato per la città ed era stata pregata dalla città. Di tale traslazione a Posatora di Ancona esiste lo scritto di un certo don Matteo, contemporaneo dei fatti accaduti e quindi probabilmente testimone oculare. La sosta della Casa a Posatora è comprovata anche da due lapidi commemorative, una antichissima, coeva ai fatti e scritta in latino volgare antico e una risalente al XVI secolo che ne è probabilmente una copia tradotta nella lingua corrente. Dell'esistenza della lapide più antica, smarrita durante dei lavori di ristrutturazione della chiesa di Posatora, se ne ricordano molto bene vari testimoni, sacerdoti e fedeli, alcuni ancor oggi viventi, i quali l'avevano letta prima che venisse smarrita.LA SELVA DI LORETANella lapide più antica di Posatora si trovava la definizione di "Madona de Loreta"; questo perché la Santa Casa, dopo la sosta dei nove mesi a Posatora nell'anno 1295, si era nuovamente spostata presso la città di Recanati, e si era posata all'interno di una selva appartenente ad una signora di nome Loreta. In tale selva rimase per otto mesi, tra la fine del 1295 e il 1296. Dal nome della signora Loreta nascerà in seguito il nome al maschile della città di Loreto, venutasi a formare proprio intorno a questa reliquia, via via che la gente vi si stanziava nei decenni successivi.Dalla selva della signora Loreto, ancora la Santa Casa fu trasportata miracolosamente dagli angeli sul campo di due fratelli, sul Monte Prodo, ove rimase solo quattro mesi, perché questi due fratelli, di cognome Antici, iniziarono a litigare violentemente tra loro, per rivendicare l'appropriazione delle offerte dei pellegrini.La Santa Casa, perciò, andò a posarsi infine sulla pubblica strada adiacente al campo dei due fratelli e che conduceva da Recanati ad Ancona, situata in cima al Monte Prodo, dove tutt'oggi la Santa Casa si trova.LE ATTESTAZIONI STORICHE E ARCHEOLOGICHEMoltissimi altri fatti attestano la veridicità storica delle traslazioni miracolose della Santa Casa. Innanzitutto la costruzione di tre chiese ad Ancona, di cui due ancora esistenti, in onore e a ricordo dell'avvistamento da parte di testimoni oculari dell'arrivo della Santa Casa "in volo" presso Ancona e della sosta a Posatora. Addirittura esiste una Basilica intitolata a "Santa Maria di Loreto" in onore delle miracolose traslazioni, anche a Forìo, nell'Isola di Ischia. I pescatori di quell'isola commerciavano con Ancona e riportarono nel 1295, quindi in epoca contemporanea ai fatti, la notizia di ciò che accadeva nelle Marche, edificando subito questo Santuario. Essi avevano certamente visto con i propri occhi la Santa Casa.Sono elementi di credibilità storica anche l'approvazione del culto delle miracolose traslazioni da parte dei Vescovi anconitani e le approvazioni ufficiali della veridicità storica e della miracolosa traslazione rinnovate per secoli e secoli dai Sommi Pontefici. Ad esempio, in proposito, scriveva il Beato Pio IX nella Bolla Inter Omnia del 26 agosto 1852: "Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l'Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall'affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l'oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (...) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l'ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l'opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio".Molto importante poi ricordare la consacrazione liturgica della Festa della Traslazione, al 10 dicembre di ogni anno, che mette in rilievo ed esalta il carattere miracoloso.Infine tutto ciò è confermato dalle rivelazioni mistiche di molti santi, la maggior parte dei quali descriveva nel dettaglio la Santa Casa e ciò che avveniva di essa senza essersi mai recati a Loreto.L'IMPOSSIBILITA' DEL TRASPORTO UMANOPurtroppo, recentemente, per venire incontro alla mentalità materialista e con l'obiettivo di apparire più moderni, alcuni studiosi hanno dato credito a un documento che farebbe apparire sorpassato l'intervento angelico. Secondo questa nuova falsa interpretazione la Santa Casa, al tempo della conquista musulmana della Terra Santa, su commissione della famiglia principesca dell'Epiro di nome "Angeli", sarebbe stata trasportata dai Crociati, i quali l'avrebbero smontata, trasportata per mare e poi ricomposta a Loreto. Ma anche un bambino può capire che tale trasporto e conseguente rimontaggio, sarebbe ancora più miracoloso del trasporto aereo.Infatti, anche da un punto di vista architettonico, la Santa Casa risulta essere stata trasportata tutta intera in quanto le pietre che la costituiscono sono murate con una malta della Palestina, dei dintorni di Nazareth, inesistente nelle Marche e in tutta Italia. Inoltre, se fosse stata smontata e rimontata più volte, avendo precedentemente appurato che la Santa Casa è stata presente in più luoghi, non è comprensibile come sia stato possibile non alterare in alcun modo la sua perfetta geometria, perfettamente combaciante con le dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth e con la grotta antistante.Inoltre, sarebbe stato impossibile a degli uomini smontarla e rimontarla in poche ore, senza che nessuno se ne accorgesse e dicesse nulla, dato che fino al giorno prima era in un luogo e il giorno dopo era in un altro.Ulteriore stranezza è che essa nella sua collocazione finale sul Monte Prodo sia stata posta senza fare fondamenta e con parte delle mura sul vuoto di un fosso, in più nel mezzo della pubblica strada, nonostante sia storicamente accertato che a quell'epoca il Comune di Recanati aveva proibito di costruire edifici su strade pubbliche, ordinando anche di abbattere qualsiasi costruzione avesse occupato strade pubbliche.Infine, è anche molto difficile capire con quali mezzi degli uomini abbiano potuto trasportare la Santa Casa. Un trasporto via nave, attraverso il Mediterraneo, sarebbe dovuto durare diverso tempo e sarebbe dovuto riuscire a conservare integre le pareti anche in mezzo alle tempeste.UN FALSO STORICOOltre a tutti i problemi già citati, che mostrano l'impossibilità di un trasporto umano, in un approfondito recente studio del Prof. Andrea Nicolotti, dell'Università degli Studi Storici di Torino, ha dimostrato che il "Chartularium Culisanense" da cui è stata tratta l'interpretazione del trasporto umano è addirittura un "falso storico". Inoltre, nell'unica riga di quel documento in cui si parla della Santa Casa è scritto testualmente: "Le Sante Pietre portate via dalla Santa Casa della Nostra Signora Vergine Madre di Dio". Appare evidente che non si parla di tutta la Casa, ma solo di alcune pietre di essa. Avendo poi la Madonna abitato anche in altre case (a casa di Giovanni subito dopo la crocifissione di Gesù e infine ad Efeso), è ragionevole pensare che tale documento - se pur fosse vero - non si riferisca neppure alla casa di Nazareth.

Cardinale Angelo Comastri
Omelia su padre Leopoldo Mandić, 12-5-2014

Cardinale Angelo Comastri

Play Episode Listen Later Aug 5, 2022 14:37


San Leopoldo (nato Bogdan) Mandić nacque il 12 maggio 1866 a Castelnuovo, nella Dalmazia meridionale, all'epoca appartenente all'Impero Austro-ungarico. Era piccolo di statura, curvo e malfermo di salute. Si dedicò soprattutto al ministero della Confessione e in particolare a confessare altri sacerdoti. Dal 1906 svolse questo compito a Padova. Era apprezzato per la sua straordinaria mitezza. La sua salute man mano si deteriorò, ma fino a quando gli fu possibile non cessò di assolvere in nome di Dio e di indirizzare parole di incoraggiamento a quanti lo accostavano. Morì il 30 luglio 1942. La sua tomba, aperta dopo ventiquattro anni, ne rivelò il corpo completamente intatto. Paolo VI lo ha beatificato nel 1976. Giovanni Paolo II, infine, lo ha canonizzato nel 1983. San Leopoldo è stato riconosciuto il 6 gennaio 2020 dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti patrono dei malati d'Italia colpiti da tumore. La notizia è stata diffusa dalla diocesi di Padova l'8 febbraio 2020. L'omelia è stata proclamata nel corso della Santa Messa nel Santuario di san Leopoldo Mandić a Padova, il 12 maggio 2014, nel corso delle celebrazioni della festa di San Leopoldo, che a Padova ricorre il 12 maggio. In generale la Chiesa lo ricorda il 30 luglio, anniversario della sua nascita al Cielo.

Storia dei Carabinieri
Episodio 42. La Grande Guerra dei Carabinieri. I Corazzieri in guerra.

Storia dei Carabinieri

Play Episode Listen Later May 18, 2022 11:09


Questo episodio è dedicato al ruolo dei Corazzieri al fronte a tutela del sovrano e dei suoi accantonamenti. Nonostante tutte le previsioni e la buona volontà, al fronte i Corazzieri (o meglio i Carabinieri Guardie del Re) dovettero subire delusioni e frustrazioni. Nonostante l'uniforme grigio-verde adottata dal reparto, infatti, i corazzieri sono facilmente riconoscibili per i fregi ed i distintivi e soprattutto per la loro statura, inusuale per un corpo a cavallo. “La loro presenza frustrerebbe di per sé tutto lo studio messo per celare la residenza del Comandante Supremo”. Con queste parole è spiegata la decisione che limita il servizio a Villa Italia ad otto soli corazzieri, soltanto all'interno del perimetro e soltanto tra le 20 e le 4 della notte. Durante la guerra l'inazione e la frustrazione spinsero ben sette ufficiali a lasciare lo squadrone per rientrare in cavalleria, da cui provenivano, o nelle file dell'Arma. Un brigadiere ed un corazziere presero la via del cielo e diventano piloti. Il primo è Albino Mocellin che, dopo molte missioni su un aereo da bombardamento, cadde in combattimento in Albania nell'ottobre del 1916. Il secondo è il corazziere Italo Urbinati che prestò dapprima servizio in una squadriglia da bombardamento della Regia Marina, operando sull'Istria e sulla Dalmazia, per passare poi come istruttore di volo notturno e venire abbattuto il 2 novembre 1917, morendo il giorno successivo, mentre bombardava a bassa quota il nemico che avanza verso Motta di Livenza. Entrambi furono decorati di medaglia d'argento al valor militare. per quanto possibile, i Corazzieri chiesero ed ottennero di cambiare vita se si può dire transitando in realtà dove il confronto con il nemico era all'ordine del giorno. Altri rimasero a svolgere il ruolo che loro era assegnato in linea con la tutela del sovrano (per quanto possibile) e la sicurezza dei palazzi reali. Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “La tutela del sovrano: i Corazzieri al fronte” di Piero Crociani. Il volume è consultabile on line sul sito dell'Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa. In chiusura, vi chiediamo di premiare il podcast con le stelline su #Spotify. Per votare il podcast è sufficiente andare sulla pagina di Storia dei Carabbinieri e cliccare sulle stelline, valutando lo show. A presto! --- Send in a voice message: https://anchor.fm/storiadeicarabinieri/message

il posto delle parole
Christian Sinicco "Ballate di Lagosta"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Apr 16, 2022 23:03


Christian Sinicco"Ballate di Lagosta"Donzelli Editorehttps://www.donzelli.it/ed io non sapròdi te, se ti tufferaio scenderai tra i gradonidi calcare e poseraisopra la posidoniala tua sagoma di uomoche continuerà a muoversi con le onde,che continuerà a crescere dopo di me,dopo la mareggiatae l'erosione della nostra memoriaIl dato biografico sembra connaturato a quello geografico in questo poeta nato a Trieste nel 1975. Christian Sinicco, fondatore della Lega Italiana Poetry Slam, tra le molte attività per la poesia, monitora e segue il progetto L'Italia a pezzi. Antologia dei poeti in dialetto e in altre lingue minoritarie (2014). Dopo anni di occupazioni instabili e lotta al precariato, oggi è sindacalista Cgil e lavora per una concessionaria autostradale in una zona di transito tra Nord Europa, Adriatico e Balcani. Al mare proteso verso Oriente, nell'onda lunga di una Mitteleuropa sommersa ma residua, è legata la sua raccolta più compiuta, Ballate di Lagosta, con affondi nel mare nostrum inteso non come casa, o habitat naturale, ma possibilità di movimento e voce. Moto che con Sinicco si impone per insurrezione primitiva, solo in seconda battuta per acquisizione, e sempre come canto. È a Lagosta (in croato Lastovo), isola della Dalmazia meridionale e luogo nuovo ed estraneo che, dopo un viaggio di svago, il poeta trova la sua Permanenza biologica, quasi pre-verbale. Non il racconto di sé e del proprio bios, piuttosto quello di un altro nucleo familiare, con la processione di Ferragosto e i rituali di persone e affetti acquisiti – Marija e Ambroz, Marijana, Jadro, Sara – pronti per alterità a farsi uomo e personaggio («l'isola è un uomo»). Individualità spiccate che si compenetrano nella collettività dei sensi e del rito: la ballata antica e popolare, il sonetto d'amore spinti alle soglie della canzone e del rap nell'intento multiplo di preservare la diversità di ogni singola voce del coro. Come nell'ultima sezione che è l'ipotesi meno scontata cui la raccolta pare aderire: il ritorno degli «spariti nelle onde», i migranti, dei quali – al pari di Marija, Ambroz, Jadro – il poeta recupera l'isola, il tuffarsi nell'oltre del suono che erode la sparizione.Christian Sinicco è nato a Trieste nel 1975. Caporedattore di «Fucine Mute», tra i primi periodici multimediali italiani, ha fondato la Lips (Lega italiana poetry slam). Cura l'indagine sulla nuova poesia dialettale confluita in L'Italia a pezzi. Antologia dei poeti in dialetto e in altre lingue minoritarie (1950-2013) (Gwynplaine, 2014) e dirige «Poesia del nostro tempo». Ha pubblicato poesia in rivista e in volume tra cui le raccolte Passando per New York (LietoColle, 2005) e Alter (Vydia, 2019). Suoi versi sono tradotti in albanese, bielorusso, catalano, croato, inglese, lettone, olandese, slovacco, sloveno, spagnolo, tedesco e turco. Sindacalista Cgil, lavora in una delle concessionarie autostradali del Triveneto, in una zona di transito tra Nord Europa, Adriatico e Balcani. IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

Seremailragno.com
10 Febbraio 2022 - Giorno del ricordo delle vittime delle foibe - Orazio Zanetti

Seremailragno.com

Play Episode Listen Later Feb 5, 2022 14:40


Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l'esodo giuliano dalmata. Qui il racconto di Orazio Zanetti Monterubbianesi presidente per le Marche Sud dell'ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia). Articolo: https://seremailragno.com/10-febbraio-2022-ricordo-delle-foibe/ --- Send in a voice message: https://anchor.fm/seremailragno/message

Radio Punto Zero Tre Venezie
A Trieste lo spettacolo dell’Ensemble folcloristico nazionale croato LADO

Radio Punto Zero Tre Venezie

Play Episode Listen Later Nov 11, 2021 10:04


La Comunità Croata di Trieste - Hrvatska zajednica u Trstu è lieta di ospitare a Trieste domenica 14 Novembre 2021 una serata con l'iconico Ensemble folcloristico nazionale croato "LADO". Lo spettacolo, della durata di poco più un'ora, si terrà con inizio alle ore 20,00 presso la Sala Assicurazioni Generali del Teatro Politeama Rossetti di Trieste e prevede l'esecuzione di coreografie direttamente ispirate ai balli tradizionali delle diverse regioni della Croazia oltre che di brani musicali e di canto corale ispirati alla ricca tradizione culturale sia della Croazia Interna che delle "Klape" (gruppi corali) della Dalmazia. Entrata gratuita, biglietti presso il Ticketpoint di Corso Italia 6 a Trieste o online su Ticketpoint L'Ensemble LADO è il più antico ed il maggiore gruppo croato di ballo popolare e figura tra le formazioni più note a livello internazionale nel campo della musica folkloristica e tradizionale. Fondato nel 1949 a Zagabria, fin dall'inizio come gruppo professionale, ha tra le sue missioni statutarie la ricerca, la preservazione filologica e la presentazione sui palcoscenici di tutto il mondo degli esempi più belli della ricca tradizione della musica e danza popolare croata. LADO, fin dalla sua fondazione ha riunito i migliori talenti croati tra i ricercatori musicali, coreografi, musicisti folk, compositori e direttori d'orchestra che si ispirano alla cultura popolare croata. L'imponente repertorio di LADO, sia dal punto di vista coreografico che musicale, è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo per la sua ricchezza ed autenticità. Più di cento diverse coreografie e diverse centinaia di brani vocali e strumentali sono il biglietto da visita di LADO che, nel corso della sua attività, si è guadagnato sul campo il titolo di ambasciatore culturale della Croazia, un paese di antica storia e cultura che vanta un'incredibile varietà tradizioni artistiche racchiuse in un piccolo spazio geografico. In oltre 70 anni di attività l'Ensemble ha raccolto l'entusiasmo unanime di pubblico e critica a livello globale. Considerato uno dei migliori gruppi folk del mondo, LADO si è esibita sui palchi di alcuni dei teatri e delle sale da concerto più prestigiosi del mondo. Questi includono la Royal Albert Hall di Londra, i teatri di Broadway a New York, la Sala Tchaikovsky di Mosca e l'Auditorium Mann di Tel Aviv, oltre a numerosi teatri d'opera, e ai festival, alle esposizioni mondiali, ai Giochi Olimpici. LADO Ensemble è più di un semplice gruppo di danza popolare. Sebbene le esibizioni di danza siano il focus principale del repertorio di LADO, il gruppo tiene con regolarità anche i concerti di canto e musicali. I 38 ballerini e ballerine dell'ensemble, sono infatti anche eccellenti cantanti e possono facilmente trasformare questo ensemble di danza popolare in un impressionante coro folk, mentre i suoi 14 superbi musicisti suonano circa ottanta diversi strumenti tradizionali e classici. Ogni concerto di LADO offre inoltre uno spettacolo nello spettacolo. Insieme a canti e danze protagonisti in scena sono infatti i costumi tradizionali, di straordinaria fattura e bellezza, originari delle varie regioni della Croazia. La collezione di LADO vanta oltre 1200 pezzi unici, alcuni dei quali hanno più di un secolo, creati con la massima aderenza ai modelli storici e spesso impreziositi con oro, gioielli e monete arcaiche. LADO è davvero un museo danzante! LADO Ensemble è Compagnia di ballo e coro 38 artisti ballerini e cantanti 14 musicisti virtuosi che suonano un totale di 80 diversi strumenti tradizionali Un repertorio di più di 100 coreografie Un'incredibile varietà di balli, canti e costumi Quasi settant'anni di apparizioni sui palchi di tutto il mondo Oltre 5.000 concerti tenuti in 48 paesi Più di 30 dischi e CD registrati ai massimi livelli di produzione Per scoprire di più è disponibile la pagina Facebook Comunità Croata di Trieste/Hrvatska Zajednica u Trstu

Flagged
Ep. 47-Croazia

Flagged

Play Episode Listen Later Nov 5, 2021 8:18


Scopriamo la šahovnica, i colori panslavi e gli stemmi delle storiche regioni geografiche della Croazia, terra di passaggio che ha visto molti popoli succedersi! Buon ascolto!

Cities and Memory - remixing the sounds of the world
4019: Piazza Dalmazia, Florence

Cities and Memory - remixing the sounds of the world

Play Episode Listen Later Oct 14, 2021 9:06


Soundscape from Piazza Dalmazia, Florence, Italy.  In every corner of the city there is a market at least once a week. Ostensibly they look very similar, but each one has its own features, according to the zone of the city in which it is held. You can guess the typical inhabitant of every area by listening to the voices and the way the customers approach to their local market. Moreover, some markets attract people from all over the city, like the one held in Cascine park on Tuesdays or the monthly antique market of Vittorio Veneto. Recorded by Valerio Orlandini. 

The Digital Wine
Prosecco: Il buono il brutto e il cattivo

The Digital Wine

Play Episode Listen Later Sep 28, 2021 24:18


Ep. 140 - La vicenda sul nome del Prosecco e del Prosek della Croazia sono al centro (più o meno) del dibattito enologico-politico in Italia. La UE ha concesso parere favorevole all'uso del nome Prosek per un vino della Dalmazia, l'Italia non ci sta e sta già preparando un giusto ricorso. Ma sui nomi del Prosecco sono almeno 20 anni che si sviluppano contese internazionali, così come è successo con altri vini italiani. In questo episodio vi racconto qualcosa proprio sui nomi.Unisciti su Telegram al gruppo dei Digital Wine Lovers e al canale The Digital Wine, chatta con me su Telegram e seguimi su Twitter e Instagram, mi trovi come Wine Roland. Puoi supportare il podcast abbonandoti alla newsletter, ma seguimi anche sulle altre piattaforme:La Newsletter: https://wineroland.substack.comIl canale Patreon: https://patreon.com/thedigitalwineLa pagina Medium: https://wineroland.medium.comIl gruppo Telegram: https://t.me/digitalwineloversIl blog: https://blog.thedigitalwine.comThe Digital Wine è sponsorizzato da Winearound.com---Credits:Sigla iniziale e soundtrack: The Secret Frickin Blues Plan (c)2012 by Admiral Bob CC 3.0 ft. texasradiofish, unreal_dm http://dig.ccmixter.org/files/admiralbob77/38038Sigla finale: Blue soul (with Harmonica) by Bluemillenium (c)2013 CC 3.0 http://dig.ccmixter.org/files/Bluemillenium/43145

FARNESINAXLEIMPRESE
Ambasciatore Sacco: “Croazia, Contea di Spalato e della Dalmazia rilevante per potenziale economico, cultura, affinità con l'Italia e oppo

FARNESINAXLEIMPRESE

Play Episode Listen Later May 25, 2021 5:15


con l'Italia e opportunità imprenditoriali”Posizione strategica tra Adriatico e Balcani, moderne infrastrutture, decine di zone di investimento e porti turistici, ma anche possibilità di sviluppo di agroalimentare e energie rinnovabili. La Contea di Spalato e della Dalmazia, in Croazia, è una zona ricca di opportunità imprenditoriali.Voce: Pierfrancesco Sacco, Ambasciatore d'Italia in Croazia

ANSA Voice Daily
La Contea di Spalato e della Dalmazia, in Croazia, zona ricca di opportunità imprenditoriali

ANSA Voice Daily

Play Episode Listen Later May 25, 2021 5:15


Posizione strategica tra Adriatico e Balcani, moderne infrastrutture, decine di zone di investimento e porti turistici, ma anche possibilità di sviluppo di agroalimentare e energie rinnovabili. La Contea di Spalato e della Dalmazia, in Croazia, è una zona ricca di opportunità imprenditoriali.Voce: Pierfrancesco Sacco, Ambasciatore d’Italia in Croazia

Pagina Tre
“Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia (1919)” di Matteo Giulio Bartoli

Pagina Tre

Play Episode Listen Later May 19, 2021 1:11


In questa lettera, stampata nel 1919 nella Rivista Nuovo Convito, il glottologo Matteo Giulio Bartoli risponde, dimostrandone l’errore, a un collega francese che ritiene che gli abitanti di Venezia Giulia e Dalmazia si sentano slavi, a parte Trieste; tesi contestata dal Bartoli che elenca quattro principali parlate romanze della Venezia Giulia e della Dalmazia che […]

Liber Liber
“Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia (1919)” di Matteo Giulio Bartoli

Liber Liber

Play Episode Listen Later May 19, 2021 1:11


Bartoli risponde, dimostrandone l’errore, a un collega francese che ritiene che gli abitanti di Venezia Giulia e Dalmazia si sentano slavi, a parte Trieste. Elenca quattro principali parlate romanze della Venezia Giulia e della Dalmazia che ritiene "italiane".

Ventunesima Regione
Dentro la buca

Ventunesima Regione

Play Episode Listen Later Feb 10, 2021 31:45


All'ultimo si contano le pecore

dentro tito fascismo comunismo berlino fiume istria 1947 esodo dalmazia italianiallestero espositoemanuele ventunesimaregione
La stanza di Adil
S03E03 - Le foibe tra retorica e verità storica - Eric Gobetti

La stanza di Adil

Play Episode Listen Later Feb 8, 2021 16:25


Giorno del ricordo, foibe, esodo, uso strumentale della storia e memoria condivisa... Conversazione con lo storico Eric Gobetti, autore del libro "E allora le foibe?".

Pagina Tre
“Della peste e della pubblica amministrazione sanitaria” di Angelo Antonio Frari

Pagina Tre

Play Episode Listen Later Jan 27, 2021 1:01


All’epoca considerato il testo più importante al mondo con riferimento alla storia delle epidemie di peste. È un’opera enciclopedica, che in più di 1000 pagine descrive le principali epidemie occorse, con particolare riferimento alla Dalmazia. Frari descrive le varie forme di diagnostica, i trattamenti applicabili, i risultati autoptici e i vari metodi di disinfezione, fra […]

Storia della civiltà cristiana | RRL
179 - Storia di un paese mitteleuropeo

Storia della civiltà cristiana | RRL

Play Episode Listen Later Sep 18, 2020 7:10


Per parlare della storia della Slovenia dobbiamo distinguere tra quella del suo territorio, corrispondente alla parte meridionale dell’antica Pannonia, a quella orientale dell’Istria e a quella settentrionale della Dalmazia, e quella dei suoi abitanti, gli Sloveni, che vi giunsero solo nel VI secolo d.C.

Paccasassi - Marche
Tra una nave che viene e una che va

Paccasassi - Marche

Play Episode Listen Later Sep 13, 2020


Ancona città dorica, fondata nel IV secolo a.c. dai Dori, i greci che provenivano da Siracusa. Eppure già nel XIII secolo a.c., dal golfo di Ancona partivano navi alla volta della Grecia, dell'Istria e della Dalmazia. Ma è proprio con l'arrivo dei Dori, e a seguire dei romani, che quell'insenatura naturale e strategica, per l'attracco in sicurezza delle navi, assume le caratteristiche architettoniche di un porto. Da quando è stata aperta la passeggiata nel Porto Antico della città, è possibile percorrere il camminamento delle lunghe mura medioevali, passare accanto alle portelle da cui si scambiavano le merci, alla casa del Capitano, all'arco di Traiano e quello di Clementino, fino al basamento della vecchia lanterna. In fondo alla passeggiata, sulla punta estrema del Molo nord, rivolta ad Oriente, si arriva anche alla suggestiva Lanterna Rossa.

Abitare nella possibilità
Una storia di mare e di sangue

Abitare nella possibilità

Play Episode Listen Later Aug 25, 2020 3:25


Il 20 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Il termine «rifugiato» porta con sé la fuga nel presente e un passato che in qualche modo non si potrà cancellare, ma rimarrà nel tempo e nella memoria. Una canzone ricorda come questo aspetto sia una costante nella storia altrui, ma anche dell'Italia: si intitola «Venezia 1948», del violinista e cantautore Michele Gazich. È una canzone che ricorda i profughi della Dalmazia che dopo il ‘47 cominciarono ad arrivare a Venezia, collocati in un campo del quartiere popolare di Cannaregio.Ascolta la nota di Claudio Zonta S.I., dalla newsletter de "La Civiltà Cattolica", Abitare nella possibilità.

BASTA BUGIE - Cinema
FILM GARANTITI: Undici settembre 1683 - La Lega Santa ferma l'avanzata islamica (2013) ****

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Feb 12, 2020 17:05


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=169LA LEGA SANTA FERMA L'AVANZATA TURCA ISLAMICA: PER SEMPRE di Renato CirelliLo scenario politico-militare nella seconda metà del Seicento, il secolo terribile che aveva sconvolto e cambiato per sempre l'Europa, si presenta tutt'altro che pacifico. La Guerra dei Trent'Anni (1618-1648), iniziata come guerra di religione, era continuata come conflitto fra la Casa regnante francese dei Borbone e gli Asburgo per togliere a questi ultimi l'egemonia sulla Germania, che derivava loro dall'autorità imperiale. Per raggiungere questo scopo il primo ministro francese Armand du Plessis, cardinale duca di Richelieu (1585-1642), inaugurando una politica fondata sul solo interesse nazionale a scapito degli interessi dell'Europa cattolica, si allea con i principi protestanti.I Trattati di Westfalia del 1648 sanciscono l'indebolimento definitivo del Sacro Romano Impero e sulla Germania, devastata e divisa fra cattolici e protestanti e frazionata politicamente, si stabilisce l'egemonia del re di Francia Luigi XIV (1638-1715). Il ruolo dominante raggiunto in Europa spinge il Re Sole ad aspirare alla stessa corona imperiale e, in questa prospettiva, egli non esita a cercare l'alleanza degli ottomani, indifferente a ogni ideale cristiano ed europeo. Sul finire del secolo l'Europa cristiana è prostrata e ripiegata su se stessa fra divisioni religiose e lotte dinastiche, mentre la crisi economica e il calo demografico, conseguenti alla guerra, completano il quadro e la rendono oltremodo vulnerabile.L'OFFENSIVA TURCAL'impero ottomano, che aveva ormai conquistato i paesi balcanici fino alla pianura ungherese, il 1° agosto 1664 era stato fermato nella sua avanzata dagli eserciti imperiali guidati da Raimondo Montecuccoli (1609-1680) nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria.Poco dopo però, sotto l'energica guida del Gran Visir Kara Mustafà (1634-1683), l'offensiva turca riprende, incoraggiata incoscientemente da Luigi XIV nella sua spregiudicata politica anti-asburgica, e approfitta della debolezza in cui versano l'Europa e l'Impero.Solo la Repubblica di Venezia contende ai Turchi ogni isola dell'Egeo e ogni metro di Grecia e di Dalmazia combattendo orgogliosamente da sola la sua ultima e gloriosa guerra, che culmina con la caduta di Candia nel 1669, difesa eroicamente da Francesco Morosini il Peloponnesiaco (1618-1694).Dopo Creta, nel 1672 la Podolia - parte dell'odierna Ucraina - viene sottratta alla Polonia e nel gennaio del 1683, a Istanbul, vengono inastate le code di cavallo di battaglia in direzione dell'Ungheria e un immenso esercito si mette in marcia verso il cuore dell'Europa, sotto la guida di Kara Mustafà e del sultano Maometto IV (1642-1693), con l'intento di creare una grande Turchia europea e musulmana con capitale Vienna.Le poche forze imperiali - appoggiate da milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena (1643-1690) - tentano invano di resistere. Il grande condottiero al servizio degli Asburgo prende il comando benché ancora convalescente di una grave malattia che lo aveva portato sull'orlo della morte, dalla quale - si dice - l'abbiano salvato le preghiere di un padre cappuccino, il beato Marco da Aviano (1631-1699). Il religioso italiano, inviato del Papa presso l'Imperatore e instancabile predicatore della crociata anti-turca, consiglia che tutte le insegne imperiali portino l'immagine della Madre di Dio. Da allora le bandiere militari austriache manterranno l'effigie della Madonna per due secoli e mezzo, fino a quando Adolf Hitler (1889-1945) le farà togliere.LE "CAMPANE DEI TURCHI"L'8 luglio 1683 l'esercito ottomano muove dall'Ungheria verso Vienna, vi giunge il 13 luglio e la cinge d'assedio. Durante il percorso ha devastato le regioni attraversate, saccheggiato città e villaggi, distrutto chiese e conventi, massacrato e schiavizzato le popolazioni cristiane.L'imperatore Leopoldo I (1640-1705), dopo aver affidato il comando militare al conte Ernst Rüdiger von Starhemberg (1638-1701), decide di lasciare la città e raggiunge Linz per organizzare la resistenza della Germania contro il tremendo pericolo che la sovrasta.Nell'impero suonano a stormo le "campane dei turchi", com'era già accaduto nel 1664 e nel secolo precedente, e inizia la mobilitazione delle risorse militari imperiali, mentre l'imperatore tesse febbrilmente trattative per chiamare a raccolta tutti i principi, cattolici e protestanti, sabotato da Luigi XIV e da Federico Guglielmo di Brandeburgo (1620-1688), e chiede l'immediato intervento dell'esercito polacco, appellandosi al supremo interesse della salvezza della Cristianità.PAPA INNOCENZO XIIn questo momento drammatico dà i suoi frutti la politica europea e orientale da anni promossa dalla Santa Sede, soprattutto per merito del cardinale Benedetto Odescalchi (1611-1689), eletto Papa con il nome di Innocenzo XI nel 1676, beatificato nel 1956 da Papa Pio XII (1939-1958).Convinto custode del grande spirito crociato, il Pontefice, che da cardinale governatore di Ferrara si era guadagnato il titolo di "padre dei poveri", ispira una politica lungimirante tesa a creare un sistema di equilibrio fra i principi cristiani per indirizzare la loro politica estera contro l'impero ottomano. Avvalendosi di abili e decisi esecutori come i nunzi Obizzo Pallavicini (1632-1700) e Francesco Buonvisi (1626-1700), il beato Marco da Aviano e altri, la diplomazia pontificia media e concilia i contrasti europei, pacifica la Polonia con l'Austria, favorisce l'avvicinamento con il Brandeburgo protestante e con la Russia ortodossa, difende perfino gli interessi dei protestanti ungheresi contro l'episcopato locale, perché tutte le divisioni della Cristianità dovevano venir meno davanti alla difesa dell'Europa dall'islam. E, nonostante gli insuccessi e le incomprensioni, nell'"anno dei Turchi" 1683 il Papa riesce a essere l'anima della grande coalizione cristiana, trova il denaro in tutta Europa per finanziare le truppe di grandi e di piccoli principi e paga personalmente un reparto di cosacchi dell'esercito della Polonia.L'ASSEDIOIntanto a Vienna, invasa dai profughi, si consuma la via crucis dell'assedio, che la città sopporta eroicamente. 6.000 soldati e 5.000 uomini della difesa civica si oppongono, tagliati fuori dal mondo, allo sterminato esercito ottomano, armato di 300 cannoni. Tutte le campane della città vengono messe a tacere fuorché quella di Santo Stefano, chiamata Angstern, "angoscia", che con i suoi incessanti rintocchi chiama a raccolta i difensori. Gli assalti ai bastioni e gli scontri a corpo a corpo sono quotidiani e ogni giorno può essere l'ultimo, mentre i soccorsi sono ancora lontani. Sollecitato dal Papa e dall'imperatore, alla testa di un esercito, muove a marce forzate verso la città assediata il re di Polonia Giovanni III Sobieski (1624-1696), che già due volte aveva salvato la Polonia dai turchi. Finalmente il 31 agosto si congiunge con il duca Carlo di Lorena, che gli cede il comando supremo, e, quando viene raggiunto da tutti i contingenti dell'impero, l'esercito cristiano si mette in marcia verso Vienna, dove la situazione è ormai drammatica. I turchi hanno aperto brecce nei bastioni e i difensori superstiti, dopo aver respinto diciotto attacchi ed effettuato ventiquattro sortite, sono allo stremo, mentre i giannizzeri attaccano, infiammmati dai loro predicatori, e i cavalieri tatari scorazzano per l'Austria e la Moravia. L'11 settembre Vienna vive con angoscia quella che sembra l'ultima notte e von Starhemberg invia a Carlo di Lorena l'ultimo disperato messaggio: "Non perdete più tempo, clementissimo Signore, non perdete più tempo".LA BATTAGLIAAll'alba del 12 settembre 1683 il beato Marco da Aviano, dopo aver celebrato la Messa servita dal re di Polonia, benedice l'esercito schierato, quindi, a Kalhenberg, presso Vienna, 65.000 cristiani affrontano in battaglia campale 200.000 ottomani.Sono presenti con le loro truppe i principi del Baden e di Sassonia, i Wittelsbach di Baviera, i signori di Turingia e di Holstein, i polacchi e gli ungheresi, il generale italiano conte Enea Silvio Caprara (1631-1701), oltre al giovane principe Eugenio di Savoia (1663-1736), che riceve il battesimo di fuoco.La battaglia dura tutto il giorno e termina con una terribile carica all'arma bianca, guidata da Sobieski in persona, che provoca la rotta degli ottomani e la vittoria dell'esercito cristiano: questo subisce solo 2.000 perdite contro le oltre 20.000 dell'avversario. L'esercito ottomano fugge in disordine abbandonando tutto il bottino e le artiglierie e dopo aver massacrato centinaia di prigionieri e di schiavi cristiani. Il re di Polonia invia al Papa le bandiere catturate accompagnandole da queste parole: "Veni, vidi, Deus vicit". Ancor oggi, per decisione di Papa Innocenzo XI, il 12 settembre è dedicato al SS. Nome di Maria, in ricordo e in ringraziamento della vittoria.Il giorno seguente l'imperatore entra in Vienna, festante e liberata, alla testa dei principi dell'impero e delle truppe confederate e assiste al Te Deum di ringraziamento, officiato nella cattedrale di Santo Stefano dal vescovo di Vienna-Neustadt, poi cardinale, il conte Leopoldo Carlo Kollonic (1631-1707), anima spirituale della resistenza.IL RIFLUSSO DELL'ISLAMLa vittoria di Kalhenberg e la liberazione di Vienna sono il punto di partenza per la controffensiva condotta dagli Asburgo contro l'impero ottomano nell'Europa danubiana, che porta, negli anni seguenti, alla liberazione dell'Ungheria, della Transilvania e della Croazia, dando inoltre possibilità alla Dalmazia di restare veneziana. È il momento in cui maggiormente si palesa la grandezza della vocazione e della missione della Casa d'Austria per il riscatto e per la difesa dell'Europa sud-orientale.

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Foibe, Meloni contro Vauro: "Le sue vomitevoli idiozie e falsità se le tenga per sé"

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Play Episode Listen Later Feb 11, 2020 0:52


"Il compagno Vauro, ormai caduto nel delirio totale, dice che il Giorno del Ricordo non è altro che un 'trucido strumento di propaganda sovranista'. Poco importa a questo odiatore e negazionista seriale se con le sue parole insulta la memoria dei martiri italiani delle foibe e gli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia". Così su Facebook la leader di Fratelli D'Italia, Giorgia Meloni. "Ma Vauro lo sa che questo dramma è stato ricordato da tutte le più alte cariche istituzionali? Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oppure Roberto Fico, sono sovranisti che utilizzano le foibe per fare propaganda?" si chiede Meloni. "Le sue vomitevoli idiozie e falsità se le tenga per sé, anche se probabilmente nemmeno lui è in grado di sopportare i suoi vaneggiamenti," conclude.

COSMO Radio Colonia
COSMO Radio Colonia Ganze Sendung (10.02.2020)

COSMO Radio Colonia

Play Episode Listen Later Feb 10, 2020 20:11


Annegret Kramp-Karrenbauer annuncia le sue dimissioni da presidente della CDU e rinuncia a candidarsi alla cancelleria: cosa succederà adesso nel partito? Quali conseguenze per il governo? Oggi è il giorno del Ricordo per le vittime delle foibe e i profughi italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia e noi torniamo indietro nel tempo a quando, per muoversi tra Trieste e i paesi vicini oltre il confine jugoslavo, serviva un lasciapassare speciale. In chiusura la nostra rubrica sportiva.

Storia d'Italia
Episodio 44, la fine è il mio inizio (476-480)

Storia d'Italia

Play Episode Listen Later Jan 27, 2020 44:37


Nello scorso episodio il turbinio di un triste walzer ha portato la nostra storia al fatale anno del 476, di solito convenzionalmente l’anno di passaggio tra l’antichità e il medioevo. Abbiamo preparato la scena: Giulio Nepote si è rifugiato in Dalmazia dopo il colpo di stato di Oreste mentre un ragazzino siede sull’alto trono dei discendenti di Augusto: il nostro Romolo Augustolo. In questo episodio il balletto di improbabili imperatori di un occidente oramai ristretto alla penisola italiana avrà finalmente termine: un solo imperatore presto regnerà sull’impero Romano e l’Italia avrà un nuovo padrone. Ogni fine è un inizio, e questa storia è l’inizio di un nuovo periodo per l’Italia.---Grazie ai miei Patreon: Livello Dante Alighieri: Paolo, David l’apostataLivello Galileo Galilei: Davide, Francesco, Jacopo Toso, Riccardo, Stefano, Roger e AnnaLivello Marco Polo: Dominik, Giacomo, Jacopo, Marco, David, Fabio, Francesco, Roberto, Stefano, Sergio, Fabrizio, Gianmarco, John, Luca, Gianluca, Michel Andre, Marco, Federico, Tony, Mariette, Luca, AndreaPer sostenermi andate su patreon/italiastoria o su italiastoria.com e cliccate “sostenere il podcast”

Fotogrammi - Radio Statale
3x04 - FOTOGRAMMI "ITALIANI AL CINEMA: L'UOMO DEL LABIRINTO E TUTTO IL MIO FOLLE AMORE"

Fotogrammi - Radio Statale

Play Episode Listen Later Nov 5, 2019 37:50


In questa puntata vi parliamo dei due ultimi film italiani usciti nel mese di ottobre! "L'uomo del labirinto", tratto dall'omonimo romanzo di Donato Carrisi, è un thriller dalla doppia anima, una psicologica e una noir, che strizza l'occhio allo stile americano, senza dimenticare l'immensa cultura cinematografica italiana. Carrisi si diverte a dirigere due grandi interpreti: Toni Servillo e Dustin Hoffman, che si sfidano a colpi d'indagine per trovare il rapitore di Samantha. Come suggerisce il titolo, questo è un film che risucchia lo spettatore in un diabolico gioco, dove le piste di confondono, e il regista risulta sempre il vincitore, o meglio il manipolatore. "Tutto il mio folle amore" è il ritorno al genere che Gabriele Salvatores ha sempre amato: il road movie! Un viaggio folle e imprevedibile attraverso la Dalmazia, scandito dalle più belle canzoni di Domenico Modugno, che vi porterà il buon umore. Rubrica "Birdmen consiglia" --> Synecdoche, New York Viva il cinema!

Marco Paolini legge M, il figlio del secolo
Episodio 4: “Il dado è tratto“. D’Annunzio marcia su Fiume

Marco Paolini legge M, il figlio del secolo

Play Episode Listen Later Nov 8, 2018 17:45


VENEZIA 11 SETTEMBRE 1919: La Prima guerra mondiale è terminata da meno di un anno e l’Italia - formalmente tra le potenze vincitrici - siede con gli altri Paesi alla conferenza di pace di Parigi, dove ottiene Trento e Trieste ma non la Dalmazia e Fiume, da molti rivendicate come italiane. L’11 settembre del 1919 D’Annunzio salpa da Venezia e si pone al comando di un esercito di volontari per occupare Fiume a nome di tutti gli italiani. Scrive a Mussolini: “Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d’Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile... Sostenete la Causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio“.

M. Il figlio del Secolo - Marco Paolini legge Antonio Scurati
Episodio 4: 'Il dado e' tratto'. D'Annunzio marcia su Fiume

M. Il figlio del Secolo - Marco Paolini legge Antonio Scurati

Play Episode Listen Later Nov 7, 2018 17:45


VENEZIA 11 SETTEMBRE 1919: La Prima guerra mondiale è terminata da meno di un anno e l’Italia - formalmente tra le potenze vincitrici - siede con gli altri Paesi alla conferenza di pace di Parigi, dove ottiene Trento e Trieste ma non la Dalmazia e Fiume, da molti rivendicate come italiane. L’11 settembre del 1919 D’Annunzio salpa da Venezia e si pone al comando di un esercito di volontari per occupare Fiume a nome di tutti gli italiani. Scrive a Mussolini: “Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d’Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile... Sostenete la Causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio“.See omnystudio.com/listener for privacy information.

Tutto Qui
Tutto Qui - Podcast di venerdì 27 gennaio 2017

Tutto Qui

Play Episode Listen Later Jan 30, 2017 67:35


- Speciale Giorno della Memoria - Gli appuntamenti e gli speciali, con interviste e approfondimenti sulle iniziative legate al Giorno della Memoria. Siamo stati con Ermanno Tedeschi per la mostra a Torino, al Polo del '900, Ricordi Futuri 2.0, una mostra sulla memoria della Shoah e sulla sua rielaborazione nell’arte contemporanea.Poi con Eric Gobetti, storico, sulla proposta di istituzione della via "vittime del campo di concentramento di Arbe" a Torino. Arbe è un'isola della Dalmazia dove risiedeva il più grande campo di concentramento su suolo italiano durante la seconda Guerra Mondiale. Infine siamo stati con il nostro collega Claudio Petronella, di Cafè Bleu e Moon Safari, per parlare del suo spettacolo "Nuovi Olocausti".Dalle 17,30 dal lunedì al venerdì su Rbe le notizie, gli appuntamenti e gli approfondimenti dal territorio piemontese con Diego e Matteo.