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Rosa Matteucci"Cartagloria"Adelphi Edizioniwww.adelphi.itTorna Rosa Matteucci, «impietosa, feroce cantatrice del “nonostante”», come la definì una volta Carlo Fruttero, accostandola ai mani di Céline, Beckett e Thomas Bernhard. Questo nuovo romanzo, in bilico, come gli altri, sull'illusorio crinale fra comico e tragico, inizia con l'affannosa, tormentosa aspirazione di lei bambina a ricevere, come tutte le sue antenate e le sue simili, la Prima Comunione, per proseguire con la morte di un padre molto amato – sebbene molto scapestrato – e la sua sciamannata sepoltura. Nella scrittura, straziata e al tempo stesso grottesca, di Rosa Matteucci diventa comico perfino il viaggio, non solo interiore, che tale morte susciterà, alla ricerca di quell'antico Trascendente che il nostro tempo sembra aver smarrito: dall'India dei santoni ai Pirenei di Bernadette, dai gruppi di preghiera della Soka Gakkai a un'ardimentosa visita a un frate esorcista che, asserragliato in un eremo, vende messalini con audiorosario incorporato. Un vagabondaggio che culmina con la scoperta del rito tridentino, dove imparerà il protocollo delle genuflessioni, sempre rincorrendo una salvazione che pare rimessa in forse a ogni frase, a ogni respiro. Sino alla definitiva consapevolezza che è necessario accettare, e forse anche amare, la propria croce.Rosa MatteucciIl suo romanzo d'esordio è Lourdes (1998), vincitore nel 1999 del Premio Bagutta nella sezione Opera Prima, e del Premio Grinzane Cavour nella sezione Giovane Autore Esordiente.Nel 2003 pubblica con Adelphi il romanzo Libera la Karenina che è in te, finalista al Premio Viareggio. Nel 2007 esce Cuore di mamma, vincitore del Premio Grinzane Cavour nella sezione Narrativa Italiana. Nel 2008 pubblica per Rizzoli India per signorine, un romanzo sull'esperienza indiana della scrittrice.Ha recitato nei film Mi piace lavorare (Mobbing) (2004), diretto da Francesca Comencini, e La tigre e la neve (2005), diretto da Roberto Benigni.Tra gli altri titoli, Costellazione familiare (Adelphi, 2016), Cartagloria (Adelphi, 2025).«Impietosa, feroce cantatrice del “nonostante”», l'ha definita Carlo Fruttero, accostandola a Céline, Beckett e Thomas Bernhard.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Paura sui Pirenei spagnoli. Un cavo si è spezzato e una linea di una seggiovia si è schiantata sulla pista da sci sottostante.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7932SAN GIROLAMO E LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO di Roberto de MatteiIl 30 settembre si celebra la memoria di san Girolamo (347-420) uno dei più grandi Dottori della Chiesa, che, come sant'Agostino, si trovò a vivere il dramma della caduta dell'Impero romano.Girolamo nacque a Stridone, in Dalmazia, nel 347, studiò a Roma, dove ricevette il battesimo. Si recò quindi in Oriente, soggiornando soprattutto ad Antiochia. Tornato a Roma nel 382, divenne segretario di papa Damaso e indirizzò all'ideale ascetico vari nobili romani. Un gruppo di donne dell'aristocrazia si riunirono sotto la guida di Girolamo per condurre una vita più perfetta, seguendo il suo appello a una nuova nobiltà cristiana, basata sulla preghiera e sulla verginità. Tra queste ricordiamo Marcella che fece del suo palazzo sull'Aventino una sorta di convento femminile, Fabiola, Proba, Paola. Dopo la morte di san Damaso però, Girolamo fu fortemente combattuto dalla Curia romana, e venne perfino accusato della morte di una sua discepola per i suoi digiuni eccessivi. Nel 386 lasciò allora Roma e si trasferì in Palestina. Alcune discepole, tra cui Paola e la figlia Giulia Eustochio, che saranno entrambe canonizzate, per non perdere i suoi insegnamenti, lo seguirono e decisero di rimanere con lui in Terra Santa fino alla fine dei loro giorni. "Onore a queste valorose! - scrive dom Guéranger - La loro fedeltà, la loro sete di sapere, le loro pie importunità procureranno al mondo un tesoro che non ha prezzo: la traduzione autentica dei Libri santi (Conc. Trid. Sess. IV)". Infatti fu grazie alla loro collaborazione che Girolamo realizzò quella che fu la principale opera della sua vita: la traduzione della Bibbia dal greco e dall'ebraico al latino, la celebre Vulgata, che è ancora oggi il testo biblico ufficiale a cui fa riferimento la Chiesa.Girolamo subì durante la sua vita attacchi e diffamazioni, anche all'interno della Chiesa. A Gerusalemme entrò in contrasto con il vescovo Giovanni, che appoggiava l'eretico Pelagio. "Forti dell'appoggio del vescovo di Gerusalemme, - scrive Dom Guéranger - i Pelagiani si armarono una notte di torcia e di spada e si gettarono all'assassinio e all'incendio sul monastero di Girolamo e sulle vergini, che dopo la morte di Paola riconoscevano per madre Eustochio. Virilmente affiancata dalla nipote, Paola la giovane, la santa raccolse le sue figliuole e riuscì ad aprirsi un passaggio in mezzo alle fiamme. Ma l'ansietà della terribile notte aveva consumate le sue forze e Girolamo la seppellì presso la mangiatoia del Dio Bambino, come la madre e, lasciando incompiuto il suo commento a Geremia, si dispose egli pure a morire".LA MORTE DI SAN GIROLAMOSan Girolamo morì poco dopo, il 30 settembre 420. Prima di morire fu testimone nelle sue lettere degli eventi terribili che aprirono il IV secolo. Il 31 dicembre dell'anno 406 i barbari attraversarono il Reno su una spessa lastra di ghiaccio, irrompendo all'interno dei confini dell'impero. Erano Vandali, Alani, Svevi, tribù intere, con donne e bambini, carri, bestie e greggi, quelli che travolsero ogni resistenza e dilagarono in Gallia. Nulla poté più fermarli.Una lettera che san Girolamo scrisse da Betlemme nel 409 ci offre un'immagine impressionante della situazione in cui allora versava l'Impero: "Se fino a questo momento alcuni di noi, per quanto rari, stiamo ancora a casa nostra, non è merito nostro ma lo dobbiamo alla misericordia di Dio. Popolazioni senza numero e ferocissime hanno occupato tutte quante le Gallie. Tutto ciò che è compreso tra le Alpi e i Pirenei, tra l'Oceano e il Reno, i Quadi, i Vandali, i Sarmati, gli Alani, i Gepidi, gli Eruli, i Sassoni, i Burgundi, gli Alemanni e - oh, Stato disgraziato! - i Pannoni, nostri nemici, tutto quanto hanno saccheggiato. Magonza, quell'illustre città d'un tempo, è stata presa e rasa al suolo; nella sua chiesa è stata fatta una carneficina di migliaia e migliaia di persone. (...). Le province dell'Aquitania, di Novempopulonia, di Lione e di Narbona sono state completamente rase al suolo (...). Non mi riesce di ricordare Tolosa senza uno scroscio di lacrime. Se finora non è stata demolita lo si deve ai meriti del suo santo vescovo Esuperio. Anche le Spagne sono lì per lì per ricevere il colpo di grazia (...). Da tempo le regioni comprese tra il Ponto Eusino e le Alpi Giulie e che appartenevano a noi, non sono più nostre; e sono ormai trent'anni che, violato il confine del Danubio, si sta combattendo in pieno territorio dell'impero romano. A forza di versar lacrime, le abbiamo perse tutte invecchiando" (Lettera 123, 15-16).IL SACCO DI ROMAIl peggio non era ancora venuto. San Girolamo e le sue discepole si trovavano a Betlemme quando nell'agosto del 410 un immenso esercito di Visigoti, Unni, Alani e Sciti, guidati da Alarico, giunse, senza incontrare resistenza alle porte di Roma e la invase. Rapine, incendi, stragi, desolarono una città che, da ottocento anni, non era mai stata invasa dal nemico.La notizia del sacco di Roma produsse in tutto il mondo un senso di stupore e di profonda costernazione. La città sovrana, la città eterna, Roma, era stata esposta all'oltraggio dei barbari che essa aveva mille volte debellati.Sono commoventi le espressioni di dolore nelle quali proruppe san Girolamo alle successive e sempre più tristi notizie della caduta della città eterna. "Stavo per tradurre Ezechiele - egli racconta - quando mi giunse in Palestina la notizia della presa di Roma per mano di Alarico e della barbarica devastazione dell'Occidente; rimasi istupidito, e nulla più feci se non piangere". "Il più risplendente lume - egli esclama - si è spento; il capo del mondo è tronco e nella rovina di una sola città è perito tutto l'impero". "La città - così egli continua - che aveva soggiogato tutti i popoli, è stata espugnata; quella che aveva raccolto e accumulato tutti i tesori della terra, è ora spoglia e ridotta ad un mucchio di rovine".Eppure mentre l'astro di Roma si spegneva una nuova luce si accendeva: era la Roma cristiana, la Roma degli Apostoli Pietro e Paolo, la Roma che a differenza di quella pagana, avrebbe sfidato i secoli e i millenni.La luce di questa Roma che non tramonta continua a illuminare il mondo anche quando esso, come oggi accade, sembra immerso nelle tenebre. Il mondo moderno sembra seguire il percorso autodistruttivo dell'Impero romano; la Chiesa di Roma è destinata ad affermarsi sulle rovine del mondo moderno, come già accadde dopo il V secolo.
Uno-due terribile dello sloveno nelle due tappe pirenaiche. Tour ipotecato
Seconda settimana del Tour con Massiccio Centrale e Pirenei
Un misterioso sarcofago da cui sembra sgorgare acqua in maniera prodigiosa. Succede in una cittadina sui Pirenei francesi, Arles-sur-Tech, dove c'è un'abbazia che ospita per l'appunto il misterioso contenitore: il sarcofago è sollevato da terra e non è collegato a tubature, eppure dal suo interno si attinge acqua senza fine. Per i credenti si tratterebbe di acqua sorgiva, pura, santa e dotata di virtù curative. Ma come fa dell'acqua a sorgere dentro un sarcofago isolato? È davvero un miracolo?Aderisci alla pagina PATREON e sostieni i miei progetti e il mio lavoro: http://patreon.com/massimopolidoroPartecipa e sostieni su TIPEEE il progetto del mio Tour 2022 in tutta Italia: https://it.tipeee.com/massimopolidoroScopri i miei corsi online:https://www.massimopolidorostudio.comRicevi l'Avviso ai Naviganti, la mia newsletter settimanale: https://mailchi.mp/massimopolidoro/avvisoainavigantie partecipa alle scelte della mia communitySeguimi:Instagram: https://www.instagram.com/massimopolidoro/Gruppo FB: https://www.facebook.com/groups/MassimoPolidoroFanClubPagina FB: https://www.facebook.com/Official.Massimo.PolidoroTwitter: https://twitter.com/massimopolidoroSito e blog: http://www.massimopolidoro.comIscriviti al mio canale youtube: https://goo.gl/Xkzh8A
Dampyr 287 "I reietti dei Pirenei", scritto da Giovanni Di Gregorio, disegnato da Stefano Stassi, edito dalla Sergio Bonelli Editore. Mi trovi anche su Instagram www.instagram.com/fumetti.e.dintorni/ E qualcosa la trovi anche su TikTok https://www.tiktok.com/@fumettiedintorni Se ti piace il mio podcast, offrimi un caffè https://www.buymeacoffee.com/fumettiedintorni --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/fumetti-e-dintorni/message
In questa lezione proseguiamo ad esaminare le guerre combattute tra il 1659, pace dei Pirenei, e il 1763, fine della guerra dei 7 anni. La suggestione che il titolo vuole dare è che il mondo di oggi è in larghissima misura frutto di quanto accade nel XVIII secolo: innanzitutto, sul piano delle idee, siamo debitori all'illuminismo e alle 3 rivoluzioni conseguenti, ovvero la rivoluzione americana, la rivoluzione industriale e la rivoluzione francese. Ma, a parte questo debito di formidabile importanza, il Settecento ci consegna anche il protagonismo russo nel mar Baltico (con la fondazione di San Pietroburgo) e nel mar Nero (la riconquista dei porti in Crimea, strappati all'impero ottomano), che sono temi ancora di attualità; la centralità del Brandeburgo, con la sua capitale Berlino, cuore pulsante di uno stato piccolo ma agguerritissimo, da cui trarrà origine la Germania, lo stato europeo più potente di oggi; la supremazia commerciale e marittima dell'Inghilterra sulla Francia, confermata e consolidata dalla guerra dei 7 anni, che può essere collegata alla Brexit e al suo sogno nostalgico di autosufficienza britannica; il passaggio dell'Italia dalla sfera di influenza spagnola a quella austriaca, necessario per comprendere il punto di partenza del Risorgimento italiano. Per realizzare tutto questo non si contano le guerre europee: la guerra di successione spagnola, le guerre del Nord, la guerra di successione austriaca, la guerra di successione polacca e le tre fasi della spartizione di questo regno, la guerra dei 7 anni... solo per citare le principali. In copertina: Busto di Filippo collocato nel Museo di belle arti di Valencia --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/stefano-dambrosio5/message
In questa lezione passiamo in rassegna le tante guerre combattute nel secolo che va dalla pace dei Pirenei (1659) e la conclusione della guerra dei 7 anni (1763): 100 anni di incessanti guerre combattute tra i diversi stati del Vecchio Continente, che via via si aggregano secondo alleanze dalla geometria variabile in base alla situazione contingente. Vista la difficoltà di gestire didatticamente questo proliferare di eventi conflittuali, proviamo a dare una cornice di riferimento capace di raccoglierli, di interpretarli unitariamente e di distinguerli dai 100 anni precedenti, insanguinati dalle guerre di religione. In copertina: una campagna militare nel secolo XVIII. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/stefano-dambrosio5/message
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7479GLI INTERROGATORI A BERNADETTE, LA FORZA DI UN'ANIMA PURA di Antonio TaralloQuando si pensa a Lourdes le immagini si affollano nella mente, soprattutto nel cuore: la grotta di Massabielle, la statua dell'Immacolata Concezione, l'acqua miracolosa, i flambeaux, le migliaia di candele accese che illuminano il luogo sacro, il verde incontaminato dei Pirenei, il fiume Gave e tante, tante altre immagini. Si potrebbe continuare ad libitum. Ma fra queste, più di tutte, ve n'è una: è il volto di una giovane con grandi occhi neri, scuri e profondi; ha un viso tondeggiante e i suoi capelli sono raccolti da uno scialle che reca sulla testa. È il volto di santa Bernadette Soubirous. È questa adolescente di appena 14 anni ad essere, assieme alla Vergine Maria, protagonista di quei fatti che sconvolsero, a partire dall'11 febbraio di 165 anni fa, la piccola cittadina francese di Lourdes: un luogo come tanti, destinato a rimanere anonimo, se Maria non l'avesse scelto per palesarsi con il titolo di Immacolata Concezione.UNA RAGAZZINA POVERA E IGNORANTEDio sceglie i piccoli per parlare, gli umili di cuore. «In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli"» (Matteo 11,25). E così è avvenuto per santa Bernadette, che non sapeva leggere né scrivere. Bernadette doveva aiutare la sua povera famiglia perciò non c'era tempo per lo studio. Andava solo saltuariamente a scuola, nella classe delle bambine povere dell'ospizio di Lourdes, tenuta dalle Suore della Carità di Nevers. Bernadette e la sua famiglia è un capitolo che merita un particolare approfondimento in quanto riesce a fornirci alcune importanti informazioni sulla fede della giovane santa. I suoi genitori - François Soubirous (1807-1871) e Louise Castérot (1825-1866) - erano poveri e indigenti rimasero sempre: è grazie a loro se la piccola Bernadette crebbe in una fede cattolica semplice e pura, al contempo forte, determinata e coraggiosa. Il padre, alla nascita di Bernadette, faceva il mugnaio presso il mulino di Boly, ma gli affari erano tutt'altro che proficui perché François era uomo buono e generoso, sempre più pronto a donare che a ricevere. Ogni giorno un problema assaliva la famiglia Soubirous, ma in questa loro via Crucis è necessario sottolineare un elemento importante: la loro fede nel Signore era incrollabile, riusciva a superare ogni difficoltà. È questo l'humus in cui crebbe Bernadette.E proprio questa fede incrollabile l'aiuterà durante gli interrogatori a cui sarà sottoposta dalle autorità di Lourdes. Dopo quel famoso 11 febbraio, alla grotta di Massabielle cominciarono ad accorrere i primi "pellegrini": da ciò, gli asseriti problemi di ordine pubblico. I primi interrogatori che dovette affrontare Bernadette furono condotti dal commissario di polizia Jacomet e dal procuratore imperiale Dutour. È interessante leggere il memoriale che il procuratore stenderà del suo incontro con la giovane: «Bernadette non fu né portata, né condotta: si recò volontariamente, dietro semplice invito verbale. Quando apparve, nulla del suo aspetto esprimeva ch'ella dovesse vincere qualche ripugnanza; nessun timore da superare. La sua fisionomia era serena, fiduciosa, senza timidezza, se pur senza audacia. Ciò che le fu detto non parve causarle alcun turbamento; ciò che disse, lo disse con semplicità, nel suo dialetto, senza imbarazzo e senza che fosse necessario costringerla» (cit. in Bernadette Soubirous di François Trochu, Marietti, Torino, 1957). Quest'ultima frase - «senza che fosse necessario costringerla» - ci dice tutto: ci fa comprendere l'animo di questa giovane di fronte alle autorità. Bernadette non ha paura perché sa bene che il Signore e la Vergine Maria sono con lei. A una sua compagna di scuola, dopo gli interrogatori, Bernadette dirà: «Non ero più me stessa e non avevo paura. C'era in me qualche cosa che mi rendeva capace di superare ogni ostacolo».UNA SANTA CHE HA ANCORA MOLTO DA DIRCII resoconti degli interrogatori - qui riproposti come il già citato volume Bernadette Soubirous di François Trochu li raccoglie - riescono ad offrire un'istantanea di quei momenti che segneranno, per sempre, la storia della Chiesa e delle apparizioni mariane. Sono pagine in cui, il più delle volte, troviamo replicato lo stesso schema: da una parte, ci sono le autorità che cercano di mettere in crisi Bernadette; dall'altra, vi è la giovane pastorella che non cade nelle "trappole". Fra i tanti esempi che si potrebbero annoverare, ne citiamo uno: è l'interrogatorio condotto dal commissario Jacomet. A un certo punto, il commissario disse: «No, tu non dici la verità. Se tu non mi dici chi è che ti ha spinta a raccontare questa storia, ti perseguiterò come una bugiarda». Pronta la risposta di Bernadette: «Signore, fate come volete».A 165 anni dagli straordinari avvenimenti di Lourdes, santa Bernadette ha ancora molto da dirci. Le grandi figure del cristianesimo hanno proprio questa peculiarità: pur approfondite da insigni studiosi e teologi, la loro forza comunicativa sembra davvero non esaurirsi mai. Basterebbe solo pensare alle migliaia e migliaia di pagine scritte sulla giovane pastorella. Da Le apparizioni di Lourdes narrate da Bernadette di Jean-Baptiste Estrade, testimone oculare e tra i primi storici delle apparizioni, del 1898 (prima edizione) e del 1906 (edizione definitiva), fino ad arrivare alle importantissime opere di padre René Laurentin (solo per citarne alcune, Vita di Bernadette del 1979; Lourdes. Cronaca di un mistero del 1998; Bernadette di Lourdes ci parla ancora, uscito postumo nel 2018). E poi vi è il nostrano Bernadette non ci ha ingannati (2013), di Vittorio Messori.Ma alla lista bisogna almeno aggiungere altri autori, come l'abate Blazy con il suo Santa Bernadetta del 1977 e come il curioso Il canto di Bernadette (del 1941) di Franz Werfel, scrittore austriaco di origine ebraica. Werfel scrisse questo romanzo - in cui «tutti gli avvenimenti notevoli che formano il contenuto del libro sono in realtà accaduti», come precisa lo stesso autore nell'introduzione - per adempiere un voto fatto alla Madonna. Werfel e la moglie, scappati dalla Parigi occupata dai nazisti, avevano trovato rifugio a Lourdes per poi trovare definitivamente la salvezza a Los Angeles, in America. La Madonna aveva ascoltato la sua preghiera.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Antonio Tarallo, nell'articolo seguente dal titolo "Vita nascosta di una santa: Bernadette nel convento di Nevers" parla della vita esemplare della santa vissuta nel ritiro del convento.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 aprile 2023:Martedì 3 luglio 1866, Bernadette è davanti alla grotta di Massabielle: lo sguardo fisso a quelle rocce e nel suo cuore vi è tanta malinconia. I sentimenti della giovane Bernadette, alla vigilia della partenza per Nevers, sono tanti e hanno le stesse sfumature dei colori del cielo di Lourdes: sa bene che non rivedrà più quel paesino dei Pirenei, non vedrà più i suoi genitori, ma soprattutto non vedrà più quella grotta, dove le era cambiata, per sempre, l'esistenza. Eppure, sa bene che la strada religiosa è quella segnata dalla Vergine Maria.Prime luci dell'alba del 4 luglio: la giovane parte alla volta della Casa Madre delle Suore della carità e dell'istruzione cristiana di Nevers. «Signorina Bernadette Soubirous, postulante di Lourdes, di ventitré anni, entrata l'8 luglio 1866. Ammessa gratuitamente. [...] Siamo felici che la Santa Vergine si sia degnata di affidarcela», poche righe sul "Libro delle entrate" del convento di Nevers per registrare questa nuova postulante. «Finalmente lontano da tutti, sono venuta qui per nascondermi», affermerà lei qualche giorno dopo.Le sorelle della congregazione non erano del tutto sconosciute alla giovane Bernadette: già dalla fanciullezza erano entrate nella sua vita. Erano state, infatti, loro a istruirla a Lourdes per la Prima Comunione, le avevano insegnato il catechismo e le prime nozioni della lingua francese. E ora si trovava fra loro. Incominciava così per Bernadette un nuovo capitolo della vita che si sarebbe concluso con l'ultima pagina scritta della sua esistenza terrena. Chi avrebbe mai pensato che quella pastorella, quasi analfabeta, un giorno avrebbe visto l'Immacolata e ancora più avanti sarebbe divenuta una religiosa? Eppure il Signore aveva voluto così e lei, nella sua umiltà, aveva accettato tutto.Ma come era visto dalle sorelle di Nevers questo nuovo arrivo? Tutte conoscevano la sua storia, ciò che aveva vissuto prima di entrare lì, nel convento di Saint Gildard a Nevers: facile immaginare la curiosità di incontrare il suo volto; tutte le sorelle non aspettavano altro che ascoltare la voce di quella giovane che aveva parlato con l'Immacolata. Suor Lucia Clor
Primi scontri stellari al Tour fra i due grandi favoriti Pogacar e Vingegaard, che hanno incendiato la lotta sui Pirenei.
Il Tour de France saluta i Paesi Baschi dopo tre giorni intensi, pieni di storie e di intrecci fra gli uomini di classifica. Questa settimana invece spazio alle ruote veloci in vista dei Pirenei e dell'atteso arrivo sul Puy de Dome. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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Ogni settimana apriamo Netflix, scriviamo una sola parola nella barra di ricerca e clicchiamo sul primo risultato. Non importa che sia un film, un documentario o il primo episodio di una serie tv: uno di noi, scelto a caso, dovrà guardarlo e raccontarlo agli altri, in pochi minuti.Ogni due martedì, un nuovo episodio. Per commentare, consigliare o sconsigliare qualcosa di nuovo. E tanti saluti all'algoritmo.Questa settimana, la parola "arrampicata" ci ha regalato "Encordades"Finisce qui la nostra scalata. Per ora.Ci trovi qui:Instagram LinkedInYoutubeIl nostro sitoSigla di Daniele Alfieri, scrittura e realizzazione della soundtrack di Daniele Alfieri e Luigi Piergentili, mastering di Edoardo Cicchinelli.
Intervista a Lorenzo Marcolla, agricoltore, guida ambientale e grande camminatore.Ha attraversato i Pirenei e ha camminato tutto il sentiero del Pacific Crest Trail, più di 4200 km, dal quale è nato il libro "il sentiero verso il paradiso" edito da Travel Writers and Storytellersil suo canale YouTube è https://www.youtube.com/@theartofbackpacking6717
Il giornalismo, a volte, assomiglia a una salita sui Pirenei, quando i pedali si fanno duri, sei da solo e il traguardo sembra non arrivare mai. Così deve aver pensato svariate volte David Walsh, il giornalista del Sunday Times che, mentre tutti osannavano Lance Armstrong, per primo si permise di mettere in dubbio la “santità” del 7 volte campione del Tour de France, che oltre ad aver sconfitto i suoi avversari aveva sconfitto anche un tumore. Ma aveva anche infranto le regole dello sport. I contributi audio di questo episodio, tutti disponibili su YouTube, sono tratti dalla telecronaca della tappa del Tour de France al Sestriere del 13 luglio 1999, con le voci di Adriano De Zan e Davide Cassani; da un servizio del Tg2 del 9 ottobre 2015 firmato da Piergiorgio Giacovazzo con intervista a Filippo Simeoni; dall'intervista di Armstrong all'Oprah Winfrey Show sulla CBS del 18 gennaio 2013. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Franco Michieli"Per ritrovarti devi prima perderti"Guida tecnico-filosofica all'orientamento naturaleEdiciclo Editorehttps://www.ediciclo.it/La natura rivela potenzialità dimenticate della vita a chi vi si immerge con profondo coinvolgimento e fiducia. È questo il prezioso insegnamento che Franco Michieli ha ricevuto durante decenni di esplorazioni in numerosi ambienti - sia selvatici che antropizzati - della Terra. In questo libro ci offre le basi tecniche e filosofiche per far rinascere in noi uno sguardo esplorativo grazie all'orientamento naturale. Vuol dire interpretare l'ambiente attraverso i sensi e le doti cognitive che possiede ciascun essere vivente, accettando che gli eventi naturali facciano la loro parte nel darci risposte e indicarci vie possibili. Senza bisogno di protesi tecnologiche. Il Sole, le stelle, i monti, i fiumi, le coste, i venti, la vegetazione, i suoni e molto altro fungono da bussole e da mappe, anche nella foresta o nella nebbia, se si impara a leggerli. In ogni ricerca è possibile perdersi. Ma la perdita è temporanea quando si sa attendere con partecipazione un'apertura. Allora non solo ci si ritrova: si vive qualcosa di nuovo, potente e inaspettato che mai la strada sicura avrebbe rivelato.In copertina illustrazioni di Fabio ConsoliFranco MichieliGeografo, esploratore e scrittore, vive a Bienno, nelle Alpi bresciane. È garante internazionale di Mountain Wilderness, divide la sua attività tra l'avventura su territorio e la scrittura, le conferenze, i corsi di formazione su temi inerenti la montagna e il rapporto con la natura. È tra i più esperti nel campo dei lunghi percorsi a piedi vissuti in autonomia: dopo numerose traversate alpinistiche integrali di catene montuose e terre selvagge compiute da giovanissimo, come le Alpi (81 giorni), i Pirenei (39 giorni), la Norvegia (150 giorni), l'Islanda (33 giorni), continua la ricerca dei significati dell'esplorazione, specie nelle terre artiche e sulle Ande – ha attraversato numerose cordilleras collaborando alla formazione di guide locali – ma anche sulle montagne di casa. Dal 1998 ha iniziato a percorrere vasti territori senza mappe e senza strumenti artificiali per l'orientamento, come gli uomini antichi e gli animali migratori; tiene corsi e seminari sul significato del perdersi nella natura. Ha raccontato le sue esperienze in centinaia di articoli, conferenze, trasmissioni televisive e nel film La via invisibile; ha pubblicato il manuale Scrivere la natura, insieme a Davide Sapienza (Zanichelli, 2012), e il libro Huascarán 1993. Verso l'alto. Verso l'altro (Pubblicazione Cai Cedegolo, 2013), vincitore nel 2014 della XXXII edizione del Premio letterario Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” e Veneto Banca “La voce dei lettori”; nella collana "Piccola Filosofia di Viaggio" per Ediciclo ha pubblicato L'estasi della corsa selvaggia (2017) e La vocazione di perdersi (nuova edizione 2021); la sua ultima opera è L'abbraccio selvatico delle Alpi (Ponte alle Grazie - CAI, 2020)IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Flash d'informazione sportiva in 90 secondi a cura di SuperSportNetwork.
La 109esima edizione scatta da Copenaghen con l'incognita Covid. Lo sloveno punta al tris, mentre l'Italia spera in Caruso
Rosella Pellerino"Premio Ostana"https://www.premioostana.it/Domenica 26 giugno 2022 - ore 10.00Paraulas de hemnasConversazione con Pauline Kamakine, Lingua occitana (Francia)A cura di Rosella PellerinoPasseggiata letteraria con improvvisazioni artisticheNata a Tolosa il 17 dicembre 1989, Paulina Kamakine segue gli studi di linguistica, Relazioni Internazionali e Strategie Culturali. Poliglotta, ottiene un Master trilingue in Scienze Umane e Sociali ad Albi nel 2014.Trascorre gran parte della sua vita a Rivière-Basse, tra Lanas Casèras e L'Abatut Arribèra, luoghi di ispirazione poetica e linguistica.Con lo pseudonimo di Lou Pètit Aousèt (L'uccellino) semina e diffonde poesie un po' ovunque (Belgio, Italia, Francia, Guascogna, Linguadoca, Provenza…) per amore della lingua d'òc e fedeltà verso la propria terra.I suoi progetti letterari danno voce alla poesia contemporanea femminile e ripropongono la lingua come fonte di interesse e di cultura, dando impulso all'attuale ripresa letteraria occitana. In questa direzione va il suo lavoro Paraulas de hemnas, che vede la collaborazione di Rosella Pellerino (direttrice di Espaci Occitan) per la parte riguardante le valli occitane d'Italia.Paulina Kamakine è pubblicata su riviste ed è autrice di racconti, leggende, romanzi, canzoni, prosa poetica, novelle e poesia in guascone. Partecipa a numerosi eventi; in trasmissioni radiofoniche presenta sequenze poetiche, è cantante, scultrice e crea progetti culturali aventi lo scopo di promuovere la varietà guascone della lingua d'òc.Sogna una presa di coscienza generale e un rinnovamento letterario che sappia valorizzare la lingua d'òc specifica dell'area bigorrenca.Attiva su numerosissimi fronti artistici, Paulina Kamakine vive la scrittura in òc con un forte senso di responsabilità culturale e sociale.Paraulas de hemnas è un progetto letterario (in tre volumi, di cui uno già pubblicato) curato da Paulina Kamakine. Il primo volume raccoglie una selezione di poesie, canzoni e prose di scrittrici occitane contemporanee, dai 16 ai 96 anni, provenienti da tuttolo spazio linguistico occitano fra la Val d'Aran nei Pirenei catalani e le Valli alpine occitane d'Italia. Le oltre 70 autrici coinvolte, concomposizioni spesso inedite, illustrano ognuna, con i propri versi, l'estrema varietà dialettale nella lingua occitana.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Tommaso Lisa"Insetti delle tenebre"Coleotteri troglobi e specie relitteExòrma Edizionihttp://www.exormaedizioni.com/Dalle montagne dell'Azerbaigian alla Penisola Balcanica, nelle grotte dei Pirenei o dei Carpazi, in compagnia di numi tutelari come René Gabriel Jeannel, il racconto di Tommaso Lisa ci conduce tra insetti più misteriosi, quelli che abitano il sottosuolo.Questi esseri hanno sembianze di pietra, sono simili a corniole, quarzi, gessi cristallini; mostrano superfici brune e porose o smaltate, metalliche e lucide come uno specchio; sembrano fatti di squame d'ottone oppure sono ambrati e trasparenti come ampolle di vetro di Murano. Alcuni di loro sono fossili viventi, esseri antichi confinati nei profondi recessi da passati sconvolgimenti ecologici o climatici. Sono insetti specializzati nelle tenebre, creature misteriose che animano un oscuro habitat dominato dal silenzio, anfratti rupestri, faglie e grotte, dove l'orologio biologico avanza con esasperante lentezza. Curculionidi, Pselafidi, Leiodidi, Stafilinidi: la loro nomenclatura suona come una litania, un formulario magico che evoca mostri infernali, un repertorio mitografico.Abbandonarsi a Insetti delle tenebre è come sfogliare il diario del tempo, la cronaca di un pellegrinaggio alchemico e biospeleologico dentro un atlante di minuscoli insetti da leggere come un bestiario medievale. Procediamo ammaliati in una sorta di regressione uterina con il presentimento terrifico del mondo-senza-di-noi.Tommaso Lisa è nato nel 1977 a Firenze, dove vive e lavora.Appassionato entomologo, nel 2001 ha pubblicato per l'associazione francese “r.a.r.e.” il catalogo ragionato sui Cicindelidi della regione del Mediterraneo.È dottore di ricerca in Lettere. I suoi studi di estetica si sono concentrati sulla “poetica dell'oggetto” del filosofo Luciano Anceschi, nella poesia italiana nella seconda metà del Novecento, da Montale alla nuova avanguardia. Ha scritto libri di critica letteraria su Edoardo Sanguineti e Valerio Magrelli.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
La nostra ospite è una delle voci più significative del panorama musicale odierno legato alla cosiddetta world music, e non solo in Italia perché la sua sensibilità espressiva, la sua particolare versatilità e il suo crescente bagaglio di esperienze hanno fatto di lei un'ideale ambasciatrice sonora internazionale. Maria Mazzotta nasce a Lecce e vive tra il Salento e i Pirenei, ed è venuta a trovarci in compagnia di un fisarmonicista davvero fenomenale, Vince Abbracciante, per raccontarci la sua parabola artistica e per offrirci anche dal vivo alcuni saggi della sua maestrìa di autrice e soprattutto di interprete. Giovanissima, si dedica dapprima allo studio del pianoforte e successivamente, presso il Conservatorio di Lecce, a quello dell'arpa. Nel 1998 avviene il primo approccio con i canti della tradizione salentina, attraverso l'ascolto delle fonti originali e la partecipazione attiva ai canti di riproposta. Dal 2000 al 2015 fa parte dello storico Canzoniere Grecanico Salentino, con cui incide 6 album e partecipa ai più importanti festival internazionali di world music. Frequenta diversi workshop e masterclass, approfondendo tecniche vocali diverse con Gabriella Schiavone delle Faraualla, con Sayeeduddin Dagar, tra i più noti cantanti indiani di dhrupad, o ancora con Bobby McFerrin, che la sceglie per duettare con lui nell'edizione 2008 di ‘Bari in Jazz'. Si appassiona poi alla musica balcanica e a soli 21 anni inizia una ricerca musicale interagendo con molti musicisti di diverse nazionalità. Nasce così il sodalizio col violoncellista albanese Redi Hasa, che si completa fondendosi in una simbiosi musical-culturale da cui scaturisce il duo Hasa-Mazzotta. Nel 2006 fa parte dell'orchestra 'Notte della Taranta' diretta dal Mo. Concertatore Ambrogio Sparagna. Dal 2011 al 2014 è voce solista della 'Notte della Taranta' sotto la direzione del Mo. Ludovico Einaudi, del Mo. Goran Bregovic e del Mo. Giovanni Sollima. Dal 2013 collabora, in qualità di cantante, con la compagnia di danza di Miguel Angel Berna realizzando gli spettacoli Mediterraneo, La jota e la taranta, Cardia, Dos Tierras che la portano ad esibirsi in diversi teatri nel mondo, e vanta numerose collaborazioni con artisti nazionali e internazionali, da Paolo Fresu a Ballaké Sissoko, da Rita Marcotulli a Ibrahim Maalouf. Di tutto questo ma naturalmente anche del suo più recente lavoro discografico, Amoreamaro, ci parlerà nella nostra preziosa serie di Anime Salve.
La nostra ospite è una delle voci più significative del panorama musicale odierno legato alla cosiddetta world music, e non solo in Italia perché la sua sensibilità espressiva, la sua particolare versatilità e il suo crescente bagaglio di esperienze hanno fatto di lei un'ideale ambasciatrice sonora internazionale. Maria Mazzotta nasce a Lecce e vive tra il Salento e i Pirenei, ed è venuta a trovarci in compagnia di un fisarmonicista davvero fenomenale, Vince Abbracciante, per raccontarci la sua parabola artistica e per offrirci anche dal vivo alcuni saggi della sua maestrìa di autrice e soprattutto di interprete. Giovanissima, si dedica dapprima allo studio del pianoforte e successivamente, presso il Conservatorio di Lecce, a quello dell'arpa. Nel 1998 avviene il primo approccio con i canti della tradizione salentina, attraverso l'ascolto delle fonti originali e la partecipazione attiva ai canti di riproposta. Dal 2000 al 2015 fa parte dello storico Canzoniere Grecanico Salentino, con cui incide 6 album e partecipa ai più importanti festival internazionali di world music. Frequenta diversi workshop e masterclass, approfondendo tecniche vocali diverse con Gabriella Schiavone delle Faraualla, con Sayeeduddin Dagar, tra i più noti cantanti indiani di dhrupad, o ancora con Bobby McFerrin, che la sceglie per duettare con lui nell'edizione 2008 di ‘Bari in Jazz'. Si appassiona poi alla musica balcanica e a soli 21 anni inizia una ricerca musicale interagendo con molti musicisti di diverse nazionalità. Nasce così il sodalizio col violoncellista albanese Redi Hasa, che si completa fondendosi in una simbiosi musical-culturale da cui scaturisce il duo Hasa-Mazzotta. Nel 2006 fa parte dell'orchestra 'Notte della Taranta' diretta dal Mo. Concertatore Ambrogio Sparagna. Dal 2011 al 2014 è voce solista della 'Notte della Taranta' sotto la direzione del Mo. Ludovico Einaudi, del Mo. Goran Bregovic e del Mo. Giovanni Sollima. Dal 2013 collabora, in qualità di cantante, con la compagnia di danza di Miguel Angel Berna realizzando gli spettacoli Mediterraneo, La jota e la taranta, Cardia, Dos Tierras che la portano ad esibirsi in diversi teatri nel mondo, e vanta numerose collaborazioni con artisti nazionali e internazionali, da Paolo Fresu a Ballaké Sissoko, da Rita Marcotulli a Ibrahim Maalouf. Di tutto questo ma naturalmente anche del suo più recente lavoro discografico, Amoreamaro, ci parlerà nella nostra preziosa serie di Anime Salve.
La nostra ospite è una delle voci più significative del panorama musicale odierno legato alla cosiddetta world music, e non solo in Italia perché la sua sensibilità espressiva, la sua particolare versatilità e il suo crescente bagaglio di esperienze hanno fatto di lei un'ideale ambasciatrice sonora internazionale. Maria Mazzotta nasce a Lecce e vive tra il Salento e i Pirenei, ed è venuta a trovarci in compagnia di un fisarmonicista davvero fenomenale, Vince Abbracciante, per raccontarci la sua parabola artistica e per offrirci anche dal vivo alcuni saggi della sua maestrìa di autrice e soprattutto di interprete. Giovanissima, si dedica dapprima allo studio del pianoforte e successivamente, presso il Conservatorio di Lecce, a quello dell'arpa. Nel 1998 avviene il primo approccio con i canti della tradizione salentina, attraverso l'ascolto delle fonti originali e la partecipazione attiva ai canti di riproposta. Dal 2000 al 2015 fa parte dello storico Canzoniere Grecanico Salentino, con cui incide 6 album e partecipa ai più importanti festival internazionali di world music. Frequenta diversi workshop e masterclass, approfondendo tecniche vocali diverse con Gabriella Schiavone delle Faraualla, con Sayeeduddin Dagar, tra i più noti cantanti indiani di dhrupad, o ancora con Bobby McFerrin, che la sceglie per duettare con lui nell'edizione 2008 di ‘Bari in Jazz'. Si appassiona poi alla musica balcanica e a soli 21 anni inizia una ricerca musicale interagendo con molti musicisti di diverse nazionalità. Nasce così il sodalizio col violoncellista albanese Redi Hasa, che si completa fondendosi in una simbiosi musical-culturale da cui scaturisce il duo Hasa-Mazzotta. Nel 2006 fa parte dell'orchestra 'Notte della Taranta' diretta dal Mo. Concertatore Ambrogio Sparagna. Dal 2011 al 2014 è voce solista della 'Notte della Taranta' sotto la direzione del Mo. Ludovico Einaudi, del Mo. Goran Bregovic e del Mo. Giovanni Sollima. Dal 2013 collabora, in qualità di cantante, con la compagnia di danza di Miguel Angel Berna realizzando gli spettacoli Mediterraneo, La jota e la taranta, Cardia, Dos Tierras che la portano ad esibirsi in diversi teatri nel mondo, e vanta numerose collaborazioni con artisti nazionali e internazionali, da Paolo Fresu a Ballaké Sissoko, da Rita Marcotulli a Ibrahim Maalouf. Di tutto questo ma naturalmente anche del suo più recente lavoro discografico, Amoreamaro, ci parlerà nella nostra preziosa serie di Anime Salve.
La nostra ospite è una delle voci più significative del panorama musicale odierno legato alla cosiddetta world music, e non solo in Italia perché la sua sensibilità espressiva, la sua particolare versatilità e il suo crescente bagaglio di esperienze hanno fatto di lei un'ideale ambasciatrice sonora internazionale. Maria Mazzotta nasce a Lecce e vive tra il Salento e i Pirenei, ed è venuta a trovarci in compagnia di un fisarmonicista davvero fenomenale, Vince Abbracciante, per raccontarci la sua parabola artistica e per offrirci anche dal vivo alcuni saggi della sua maestrìa di autrice e soprattutto di interprete. Giovanissima, si dedica dapprima allo studio del pianoforte e successivamente, presso il Conservatorio di Lecce, a quello dell'arpa. Nel 1998 avviene il primo approccio con i canti della tradizione salentina, attraverso l'ascolto delle fonti originali e la partecipazione attiva ai canti di riproposta. Dal 2000 al 2015 fa parte dello storico Canzoniere Grecanico Salentino, con cui incide 6 album e partecipa ai più importanti festival internazionali di world music. Frequenta diversi workshop e masterclass, approfondendo tecniche vocali diverse con Gabriella Schiavone delle Faraualla, con Sayeeduddin Dagar, tra i più noti cantanti indiani di dhrupad, o ancora con Bobby McFerrin, che la sceglie per duettare con lui nell'edizione 2008 di ‘Bari in Jazz'. Si appassiona poi alla musica balcanica e a soli 21 anni inizia una ricerca musicale interagendo con molti musicisti di diverse nazionalità. Nasce così il sodalizio col violoncellista albanese Redi Hasa, che si completa fondendosi in una simbiosi musical-culturale da cui scaturisce il duo Hasa-Mazzotta. Nel 2006 fa parte dell'orchestra 'Notte della Taranta' diretta dal Mo. Concertatore Ambrogio Sparagna. Dal 2011 al 2014 è voce solista della 'Notte della Taranta' sotto la direzione del Mo. Ludovico Einaudi, del Mo. Goran Bregovic e del Mo. Giovanni Sollima. Dal 2013 collabora, in qualità di cantante, con la compagnia di danza di Miguel Angel Berna realizzando gli spettacoli Mediterraneo, La jota e la taranta, Cardia, Dos Tierras che la portano ad esibirsi in diversi teatri nel mondo, e vanta numerose collaborazioni con artisti nazionali e internazionali, da Paolo Fresu a Ballaké Sissoko, da Rita Marcotulli a Ibrahim Maalouf. Di tutto questo ma naturalmente anche del suo più recente lavoro discografico, Amoreamaro, ci parlerà nella nostra preziosa serie di Anime Salve.
La nostra ospite è una delle voci più significative del panorama musicale odierno legato alla cosiddetta world music, e non solo in Italia perché la sua sensibilità espressiva, la sua particolare versatilità e il suo crescente bagaglio di esperienze hanno fatto di lei un'ideale ambasciatrice sonora internazionale. Maria Mazzotta nasce a Lecce e vive tra il Salento e i Pirenei, ed è venuta a trovarci in compagnia di un fisarmonicista davvero fenomenale, Vince Abbracciante, per raccontarci la sua parabola artistica e per offrirci anche dal vivo alcuni saggi della sua maestrìa di autrice e soprattutto di interprete. Giovanissima, si dedica dapprima allo studio del pianoforte e successivamente, presso il Conservatorio di Lecce, a quello dell'arpa. Nel 1998 avviene il primo approccio con i canti della tradizione salentina, attraverso l'ascolto delle fonti originali e la partecipazione attiva ai canti di riproposta. Dal 2000 al 2015 fa parte dello storico Canzoniere Grecanico Salentino, con cui incide 6 album e partecipa ai più importanti festival internazionali di world music. Frequenta diversi workshop e masterclass, approfondendo tecniche vocali diverse con Gabriella Schiavone delle Faraualla, con Sayeeduddin Dagar, tra i più noti cantanti indiani di dhrupad, o ancora con Bobby McFerrin, che la sceglie per duettare con lui nell'edizione 2008 di ‘Bari in Jazz'. Si appassiona poi alla musica balcanica e a soli 21 anni inizia una ricerca musicale interagendo con molti musicisti di diverse nazionalità. Nasce così il sodalizio col violoncellista albanese Redi Hasa, che si completa fondendosi in una simbiosi musical-culturale da cui scaturisce il duo Hasa-Mazzotta. Nel 2006 fa parte dell'orchestra 'Notte della Taranta' diretta dal Mo. Concertatore Ambrogio Sparagna. Dal 2011 al 2014 è voce solista della 'Notte della Taranta' sotto la direzione del Mo. Ludovico Einaudi, del Mo. Goran Bregovic e del Mo. Giovanni Sollima. Dal 2013 collabora, in qualità di cantante, con la compagnia di danza di Miguel Angel Berna realizzando gli spettacoli Mediterraneo, La jota e la taranta, Cardia, Dos Tierras che la portano ad esibirsi in diversi teatri nel mondo, e vanta numerose collaborazioni con artisti nazionali e internazionali, da Paolo Fresu a Ballaké Sissoko, da Rita Marcotulli a Ibrahim Maalouf. Di tutto questo ma naturalmente anche del suo più recente lavoro discografico, Amoreamaro, ci parlerà nella nostra preziosa serie di Anime Salve.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=66IL FONDATORE DELL'OPUS DEI di Franco OlearoNel contesto della guerra civile spagnola il giovane Josemaría Escrivá, si forma, cresce e fonda l'Opus Dei. [...]Robert è un giornalista incaricato dalla sua testata di scrivere un articolo su Josemaría Escrivá la cui beatificazione è prossima. Arrivato a Madrid, cerca di contattare suo padre Manolo che non vede da anni. Questi, prima riluttante, decide di raccontare al figlio la sua storia, che fu strettamente connessa con quella di S. Escrivá: trascorsero una serena giovinezza assieme, ma poi la guerra civile separò i loro destini. [...]Come nei suoi precedenti film, il regista Ronad Joffé affianca a Josemaría un personaggio di contrasto, Manolo, un immaginario amico d'infanzia che ben presto sceglie strade diverse: nel suo animo tormentato si addensano spirito di vendetta, gelosia e l'atteggiamento cinico di chi non trova nella vita nessun senso se non la ricerca del proprio tornaconto.Nel 1936 Josemaría aveva 34 anni e Joffré non si limita a schizzare in brevi quadri le peripezie di questo giovane sacerdote e dei suoi primi seguaci (la difficile vita in una Madrid sotto la minaccia dei rastrellamenti dei repubblicani, la prima approvazione dell'Opus Dei, la lunga marcia attraverso i Pirenei per passare nella zona nazionalista) ma pur considerandosi un agnostico, l'autore ha compreso molto bene la fede che ha sostenuto Josemaría in quegli anni e man mano che il racconto progredisce, cresce in profondità fino ad abbracciare tematiche universali: il significato del perdono, il potere lacerante dell'odio e della vendetta, il senso del male che colpisce anche gli innocenti, i segni con cui cogliere la provvidenza divina. [...]In una sequenza drammatica, di fronte alle violenze che colpiscono sacerdoti e persone innocenti nella Madrid del 1936, i giovani che accompagnano Escrivá ritengono che sia necessario reagire, armandosi e organizzando una forma di crociata. Josemaría ricorda loro che la rivoluzione che compie un cristiano è prima di tutto quella interiore: non ci può essere odio fra di noi perché siamo tutti figli di Dio, anche i nostri nemici; bisogna essere operatori di pace e pregare anche per chi ha torto.Un altro tema portante che attraversa tutto il film è quello del perdono: lo ricorda il direttore del seminario dopo un litigio che vede coinvolti Josemaría e Manolo: "La negazione del perdono è l'unica cosa che non ci verrà perdonata". È il perdono che riunisce alla fine del film Manolo con suo figlio sul letto di morte, dopo anni di indifferenza reciproca e lo unisce idealmente anche a Josemaría (morto anni prima) che non aveva mai cessato di pregare per lui e scrivergli regolarmente.Il silenzio di Dio, il senso imperscrutabile del dolore che colpisce anche gli innocenti viene affrontato più volte in diverse circostanze del film: da Josemaría bambino, che dopo la morte della sua terza sorellina, chiede alla madre se ha ora iniziato a odiare Dio; alla ragazza che ha subito violenza e che si domanda se Dio non sia un mostro, ma che poi decide di rispondere con più amore e più preghiere. Spetta però alla tata di Josemaría (una simpatica Geraldine Chaplin) cercare di cogliere il senso alla provvidenza divina: "la vita è come un filo di uno di quei ricami intrecciato con altri fili. Tenuti insieme nello spazio e nel tempo. È difficile intuire il modello che Dio sta ricamando prima che sia finito".Joffé prende questa come altre frasi dalla ricca biografia di S. Escrivá, ma le rielabora creativamente all'interno della sua costruzione concedendosi anche qualche comprensibile variante: il padre di Josemaría era un commerciante di stoffe, ma nel film diventa il proprietario di una fabbrica di cioccolato: in questo modo la trasformazione di un chicco in una preziosa tavoletta di cioccolato grazie all' abilità e al duro lavoro dei lavoranti diventa la metafora di un percorso di santificazione tramite le attività ben fatte di una vita ordinaria. [...]
Itinerari storici e antiche vie a passo d'uomo.Cammini è il podcast dedicato ai viaggi a passo d'uomo. Enrico Brizzi, scrittore e appassionato di cammini, ci fa conoscere gli itinerari storici e le antiche vie che attraversano l'Europa e l'Italia, percorse da secoli rigorosamente a piedi da viandanti e pellegrini. La scelta dell'itinerario e dei compagni di viaggio, la preparazione fisica, cosamettere nello zaino e come si affrontano gli imprevisti, che sono il sale dell'esperienza: Brizzi, in cammino con gli Psicoatleti, condivide racconti, aneddoti e "trucchi del mestiere", facendoci assaporare cosa succede una volta che ci si mette lo zaino, e si lascia alle spalle la sicurezza della cosiddetta civiltà, per affrontare Il Cammino di Santiago di Compostela, la Via Francigena - che da Canterbury porta a Roma e attraverso la Puglia fino a Gerusalemme - la Via degli Dei sugli Appennini, gli itinerari a piedi attraverso le Regge Sabaude e in Salento, e tanti altri cammini. A cura di Francesca de Michele.Nel secondo episodio dedicato al "Cammino di Santiago di Compostela", l'itinerario pedonale più famoso del mondo, attraversiamo con Enrico Brizzi i Pirenei, sulle orme dei pellegrini di mille anni, per arrivare dalla Camargue e Pamplona, scopriamo come scegliere zaino e l'abbigliamento per il cammino. Durante il bivacco serale di fine tappa, Enrico parla con con Daniela Collu, la conduttrice nota come @stazzitta, di zaini, playlist perfetta e di cosa dà la forza per andare avanti quando si è a un passo da mollare.La stagione completa di "Cammini" è disponibile in esclusiva su Audible.
Il podcast di Bidon per il Tour de France 2021 va in onda in diretta dal divano con il commento alla tappa del giorno. L'ultima tappa pirenaica ci regala una lunga chiacchierata con Alessandra Giardini (firma della Gazzetta e di BiciSport), con cui parliamo di Merckx, Indurain e altri nomi nobili del Tour. Poi ci perdiamo tra analisi dell'impatto ambientale della corsa e diatribe sulle patatine fritte, ma a riportarci in corsa ci pensa Tadej Pogačar, e chi se non lui?Sofa Bidon è in diretta tutti i pomeriggi su www.twitch.tv/radio_statale.Ci sentiamo domani verso le 16 in compagnia di Alessandro De Marchi.
Il podcast di Bidon per il Tour de France 2021 va in onda in diretta dal divano con il commento alla tappa del giorno. Nel giorno della festa nazionale francese portiamo il nostro divano idealmente tra la folla dei Pirenei, per parlare di timidezza, gregari, patatine e ghiacciai seguiamo con passione lo scontro finale tra i tre corridori più forti di questa Grande Boucle.Sofa Bidon è in diretta tutti i pomeriggi su www.twitch.tv/radio_statale.Ci sentiamo domani tra le 15:45 e le 16, suppergiù.
Il podcast di Bidon per il Tour de France 2021 va in onda in diretta dal divano con il commento alla tappa del giorno. La sedicesima tappa riparte da Andorra, che si batte per il titolo di principato più attraente d'Europa, e premia il coraggio e il tempismo di Patrick Konrad, festeggiato da tutti i suoi tifosi in Austria e non solo. Ma mentre si discute di buonumore e patatine fritte, Wout van Aert accende il finale ricordandoci che domani è un altro giorno da non perdere.Sofa Bidon è in diretta tutti i pomeriggi su www.twitch.tv/radio_statale.Ci sentiamo domani verso le 15:30.
Una "tranquilla" seconda settimana di Tour de France, caratterizzata da scarsi movimenti in classifica generale a cui sopperiscono le belle azioni individuali dei cacciatori di tappe. Su tutte primeggia lo straordinario numero di Wout Van Aert nella tappa della doppia scalata del Ventoux. Il fuoriclasse di Herentals mostra grandi qualità in salita e ritornano gli interrogativi sui suoi orizzonti nelle corse a tappe.Nel frattempo sono arrivati i Pirenei e il Team Ineos li accoglie con l'ennesimo trenino, un marchio che ancora rappresenta la compagine britannica ma diventato di dubbia utilità...
Anna Randazzese, grazie alla collega Francesca Basadella, ci fa conoscere il Cane da Montagna dei Pirenei.Su fattidimontagna.it foto e link
Lo studio della storia, delle nostre radici, fa spesso emergere domande sulla nostra epoca. Pérez-Reverte, in un dialogo con Arpaia, ci condurrà in un viaggio nel tempo, alla fine del XVIII secolo, per raccontare l'impatto rivoluzionario che ebbe la diffusione in Europa dell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert. Grazie all'attento esame di un ampio numero di fonti, Pérez-Reverte pone a confronto la cattolicissima Spagna con la Francia già protesa verso l'epoca moderna e la laicità, e rievoca i differenti fermenti culturali e il timore che il pensiero illuminista dilagasse oltre i Pirenei. Un affresco storico inedito, che dà voce a personaggi poco conosciuti ma protagonisti di un vivace e potente dibattito culturale, foriero di intrighi e trame affascinanti. Un autorevole punto di vista che restituisce lo spazio dovuto a uomini che vollero cambiare il mondo con i libri.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6486OMELIA XI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 4,26-34)Il brano del Vangelo ci presenta due parabole. Le parabole, come sappiamo, sono dei racconti semplici, di facile comprensione, che hanno però un profondo significato. Gesù parlava spesso in parabole e, in questo modo, si adattava ai suoi uditori i quali non potevano intendere un discorso difficile.Le due parabole descrivono il Regno dei Cieli. La prima parla di un uomo che getta il seme nella terra. "Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa" (Mc 4,26). Cosa voleva insegnare Gesù con questo paragone? Un insegnamento che possiamo trarre dalla meditazione di queste parole riguarda la pazienza. L'agricoltore semina il buon seme e attende pazientemente il raccolto. Così dobbiamo fare anche noi: dobbiamo seminare il bene attorno a noi e, a suo tempo, raccoglieremo questo bene, moltiplicato.Ciascuno raccoglierà ciò che ha seminato. Se uno semina vento raccoglie tempesta, si dice comunemente. Se uno semina spine non dovrà poi lamentarsi o prendersela magari con il Signore. Il buon seme lo abbiamo a disposizione: è il bene che possiamo e dobbiamo compiere. Tutti hanno la grazia di compiere il bene, dalle cose più semplici come un'opera buona, una parola di incoraggiamento, un sorriso, alle cose più grandi come ad esempio la preghiera.Anche l'educazione si può paragonare ad una semina. Il buon genitore cerca sempre di seminare il bene nel cuore dei propri figli. Verranno poi dei tempi difficili quando i figli, influenzati dall'ambiente circostante e dalle amicizie, forse prenderanno delle strade sbagliate. Ma, se nel cuore di quel giovane è stato deposto il seme di una buona educazione, prima o poi crescerà qualcosa di buono. Si tratta solo di pregare e attendere, come ha fatto santa Monica nei riguardi del figlio Agostino. Questa parabola ci insegna quindi ad essere ottimisti e a saper aspettare i tempi di Dio.La seconda parabola parla di un granellino di senapa che è tra i più piccoli semi, ma una volta germinato, diventa un albero, tanto che gli uccelli nidificano tra i suoi rami. Nella Terra Santa, ai tempi di Gesù, con il nome di senapa chiamavano, oltre al piccolo arbusto che noi conosciamo, anche un albero che raggiunge diversi metri di altezza. Questa parabola ci insegna come Dio, per diffondere il bene nel mondo, si serve di strumenti umili e semplici. Sono queste le sue preferenze. Così Egli ha fatto chiamando gli Apostoli, umili e semplici pescatori, divenuti gli evangelizzatori del mondo. Così continua a fare nella Chiesa: tante volte sono proprio le persone più semplici quelle che ricevono missioni particolari da svolgere per il bene di tutti. Pensiamo a santa Bernadette, la veggente di Lourdes, che era la più povera tra le coetanee di quel piccolo paese dei Pirenei. La Madonna apparve proprio a lei. Pensiamo ai tre pastorelli di Fatima: tre bambini ai quali la Madonna, apparendo, diede un messaggio per il mondo intero. Così sarà anche per noi. Se vogliamo fare del bene dobbiamo essere umili e semplici. Diversamente la vita scorrerà via inutile e infruttuosa. Dobbiamo essere come un piccolo seme di senapa gettato nel campo di questo mondo, un piccolo seme che diventa grande agli occhi di Dio. L'esempio ce lo dà la Madonna. Ella, che è la Piena di Grazia, la Madre di Dio, la Mediatrice, la Corredentrice e Dispensatrice di ogni bene, piacque a Dio soprattutto per la sua umiltà. E proprio per questa umiltà, Ella fu arricchita da Dio più di ogni altra creatura. A Dio piace solo l'umiltà e ciò che è unito all'umiltà, insegnava san Bonaventura. Dunque, in tutto il bene che compiamo, uniamo l'umiltà del nostro cuore.
Nel museo della Guardia Civil a Madrid, come trofei di guerra, sono esposti tra gli altri un Mitra Thompson, una pistola semiautomatica Colt calibro 45 e un binocolo. Sono oggetti di una sola persona, che si chiama Francisco Sabaté, ma che gli anarchici spagnoli conoscono con il soprannome di El Quico. È stato l'anarchico più ricercato di tutta la spagna dal 1936, anno in cui Franco sale al potere, fino al giorno della sua morte, il 5 Gennaio 1960. Riescono a prenderlo solo dopo la più grande caccia all'uomo mai organizzata in Spagna, con uno spiegamento di forze immane. Pattuglie su tutti i passi dei Pirenei, posti di blocco su ogni strada, vie d'accesso ai paesi piantonate, squadre di pronto intervento dotate di jeep con mitragliera, cecchini appostati sui campanili e alle finestre dei piani più alti delle case coloniali. L'avevano individuato il 31 Dicembre 1959 nei pressi di Belasu, ma era riuscito a dileguarsi nella boscaglia con i quattro anarchici che stava scortando attraverso i Pirenei. Il 3 Gennaio trovano la casa in cui si nascondono, la circondano con cento uomini e la assaltano. Muoiono i quattro anarchici e i contadini che avevano dato riparo a El Quico. Lui riesce a fuggire di nuovo, anche se deve strisciare perché è ferito a una gamba. E scompare di nuovo. Riescono a prenderlo soltanto il 5 Gennaio a San Celoni, dove stava cercando il dottore del paese. La gamba è infetta e Francisco ha la febbre alta e la vista annebbiata. Non riesce più a fuggire, né a sperare di difendersi. Francisco Sabaté El Quico giace in un lago di sangue in mezzo alla strada. Forse è agonizzante, o forse già morto. Ma la Guardia Civil continua a sparare caricatori a bruciapelo, solo per fare scempio del suo corpo inerte.
Puntata sprint per il nostro podcast: oggi parliamo a gran velocità di Pirenei, maiali neri, fratelli ed eroi, di ieri e di oggi. Tutto questo in gran velocità.
Nell’ondata di attacchi, profanazioni e aggressioni varie di cui sono vittima in Francia ormai da anni luoghi e simboli del cristianesimo, c’è una piccola storia che merita di essere raccontata. Anche perché è legata a un mistero: chi ha rimesso una croce su Carlit Pic? Negli ultimi giorni, gli escursionisti che salgono sul punto più alto dei Pirenei orientali scoprono una croce che si affaccia su un paesaggio mozzafiato. Pesante diverse decine di chili, è stata portata a schiena d'uomo, sicuramente di notte, a 2.921 metri di altitudine.
Nell'ondata di attacchi, profanazioni e aggressioni varie di cui sono vittima in Francia ormai da anni luoghi e simboli del cristianesimo, c'è una piccola storia che merita di essere raccontata. Anche perché è legata a un mistero: chi ha rimesso una croce su Carlit Pic? Negli ultimi giorni, gli escursionisti che salgono sul punto più alto dei Pirenei orientali scoprono una croce che si affaccia su un paesaggio mozzafiato. Pesante diverse decine di chili, è stata portata a schiena d'uomo, sicuramente di notte, a 2.921 metri di altitudine.
Lasciandosi alle spalle dodici anni di governo, nel 2011 ha intrapreso il Cammino di Santiago de Compostela, percorrendo circa 800 chilometri in 30 giorni e vivendo un’esperienza unica e intensa. Luigi Pedrazzini e Markus Zohner, in questo quarto incontro di THE SENSE OF LIFE, dialogheranno sul bisogno di compiere un cammino per riconquistare il vero senso della vita. Accomunati dalla stessa esigenza di evasione parlano della necessità di un viaggio in cui ritrovare se stessi e sentire la propria voce spesso soffocata dal caos quotidiano. Entrambi hanno riflettuto sull’importanza del silenzio e del proprio passato come bagaglio culturale ed emotivo. Nel 1999 Luigi Pedrazzini viene eletto Consigliere di Stato del cantone Ticino e, fino al 2011, è direttore del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino. Una settimana dopo aver lasciato il Consiglio di Stato, nella primavera del 2011, si è recato nei Pirenei francesi, a St. Jean Pied de Port, e da lì, in 30 giorni, ha raggiunto Santiago de Compostela, percorrendo a piedi circa 800 km.
Una nuova serie, stavolta su tutto ciò che si può trovare in tv sulla corsa: film, documentari, serie tv, ecc.Parto da un docu-film abbastanza sconosciuto: We need lungs.Lo faccio per due motivi: perché il protagonista dell’impresa è un italiano: Sebastiano Arlotta Tarino e perché è stata un’attività a fin di bene. Infatti, l’iniziativa è stata messa in pratica per far conoscere e per raccogliere fondi circa la Fibrosi Cistica. Ecco il perché del titolo “We need lungs”, che tradotto in italiano vorrebbe dire “Abbiamo bisogno di polmoni”.L’impresa consiste nell’attraversare di corsa i Pirenei, da costa a costa. Partendo da Nord fino al mar Mediterraneo. Una roba come circa 900km e 60mila metri di dislivello positivo da correre in 9/10 giorni. Insomma, 100km al giorno di media, principalmente lungo il sentiero GR10.Questa corsa, fatta nel 2018, è stata collegata ad una raccolta fondi per l’acquisto di un sistema portatile di perfusione d’organo a temperatura fisiologica, da donare alla Lega Italiana Fibrosi Cistica. Alla fine sono stati raccolti 4051€.Il docu-film, dalla durata di poco più di un’ora vede protagonista, ovviamente, Sebastiano, ultra runner che ha già corso svariati iron man, ultramaratone nel deserto ed in montagna, con svariate difficoltà altimetriche e climatiche.Ma non è da solo. Ci sono altri compagni, che gli daranno un supporto tecnico e morale lungo l’impresa. Tra tutti Bill O’Connor, esperta guida montana di fama internazionale che, coincidenza, conosceva Sebastiano già ai tempi in cui l’atleta italiano andava a scuola.Bill appare per molti minuti, raccontando i dettagli più tecnici e psicologici di questa avventura: le difficoltà, le scelte da compiere, lo spirito che la pervade, il suo punto di vista, la sua filosofia, ecc…Bill, che forse è quasi più protagonista nel film di Sebastiano, si sente responsabile per la sua salute e per le criticità che deve affrontare, sia fisiche che psicologiche. Sebastiano, infatti, dovrà vedersela con grossi dislivelli, sia in salita che in discesa, logorio fisico e mentale, condizioni metereologiche avverse, solitudine per molte ore della giornata.Bill O’Connor cerca, tuttavia, di rimanere spesso in contatto con lui, grazie al GPS e al cellulare, dandogli dei check-point lungo le giornate per rifornirlo e per controllarne lo stato di salute. Quando il GPS ed il telefono non prende, Bill si mostra seriamente preoccupato per lui. Si vede la loro intesa, ed è un rapporto quasi padre-figlio.E’ sicuramente la persona più adatta a consigliare Sebastiano nel suo tentativo.La fotografia è davvero bella. Seppur non si veda sempre Sebastiano correre, dato che per molto tempo è da solo, i paesaggi che scopriamo sono veramente incantevoli.E’ una storia di determinazione, dove, oltre al bene superiore della beneficenza, si scopre bene quanta fatica e preparazione ci possa essere dietro ad un’impresa del genere. Inoltre, possiamo comprendere come sia saldo ed importante il rapporto che c’è tra il mentore (Bill) e l’atleta (Sebastiano), che si fida ciecamente dei suoi consigli.Non vi spoilero nulla sull’esito del viaggio-avventura. Vi anticipo solo che le difficoltà non mancheranno certamente!Per scoprire se vincerà Sebastiano o se vincerà la montagna, vi consiglio di andarlo a vedere!Lo trovate facilmente su Amazon Prime Video.----------------------Seguimi!Canale Telegram: https://t.me/da0a42Instagram: https://www.instagram.com/da0a42/Facebook: https://www.facebook.com/da0a42/Strava: https://www.strava.com/athletes/37970087Sito: https://da0a42.home.blogOppure contattami!Telegram: https://t.me/lorenzomaggianiE-Mail: dazeroaquarantadue@gmail.com----------------------Music credits: Feeling of Sunlight by Danosongs - https://danosongs.com
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5950CARLO MAGNO FU INCORONATO IMPERATORE NEL NATALE DELL'800 di Roberto de MatteiSe c'è un momento di grazia e di conversione del cuore, questo è il Santo Natale, il giorno della Natività del Signore, il giorno da cui si contano gli anni del mondo. L'atmosfera familiare del giorno di Natale intenerisce i cuori più duri. [...]Ma la festa del Santo Natale non ha solo un significato individuale e familiare: ha anche, e ha avuto nella storia, un significato sociale. Il grande abate di Solesmes Dom Prosper Guéranger (1805-1875), nel suo Année liturgique, ci ricorda tre momenti del Santo Natale legati alla storia d'Europa, alle sue più profonde radici cristiane.IL BATTESIMO DI CLODOVEO, RE DEI FRANCHIIl primo di questi momenti è il battesimo di Clodoveo, avvenuto, secondo la tradizione, il 25 dicembre del 496.Clodoveo era il re dei Franchi, un popolo ancora pagano, mentre il Cristianesimo si andava diffondendo in un'Europa in preda al caos e all'anarchia, dopo la caduta dell'Impero romano di Occidente, avvenuta venti anni prima. Egli aveva sposato una principessa cattolica del popolo dei Burgundi, Clotilde. Fu lei, con l'aiuto del santo vescovo di Reims, Remigio, a portare Clodoveo alla religione cattolica, conquistandone il cuore. Clodoveo si fece battezzare, nella notte di Natale del 496.Lo storico dei Franchi Gregorio di Tours scrive che Clodoveo «si avvicinò al lavacro come un nuovo Costantino, per essere liberato dalla lebbra antica, per sciogliere in acqua fresca macchie luride createsi lontano nel tempo. E quando Clodoveo fu entrato nel Battistero, il santo di Dio così disse con parole solenni: 'Piega quieto il tuo capo, o si cauto; adora quello che hai bruciato, brucia quello che hai adorato'».Il battesimo di Clodoveo fu quello di un popolo che, con lui, entrava nella storia: i Franchi. E secondo dom Guéranger il supremo Signore degli eventi volle che il regno dei Franchi nascesse il giorno di Natale per incidere più profondamente l'importanza di un giorno così santo nella memoria dei popoli cristiani dell'Europa. Clodoveo, il fiero barbaro, divenuto mite come l'agnello, fu immerso da san Remigio nel fonte battesimale della salvezza, dal quale uscì purificato per inaugurare la prima monarchia cattolica fra le monarchie nuove, quel regno di Francia, il più bello - è stato detto - dopo quello dei cieli. LA CONVERSIONE DELL'INGHILTERRAPassarono cento anni dalla conversione di Clodoveo. Salì sul trono pontificio un grande Papa, san Gregorio Magno. Nel 596, secondo quanto si ricorda, Papa Gregorio restò commosso nel vedere un gruppo di giovani biondi e belli come angeli, sul mercato degli schiavi di Roma. Chiese chi fossero. Gli fu risposto: Angli.«Non Angli, ma Angeli», replicò il Papa, che a partire da quel momento decise di affidare ai monaci benedettini l'evangelizzazione dell'Inghilterra. Un gruppo di quaranta monaci, guidato da Agostino, poi detto di Canterbury, partì per l'isola degli Angli per propagare il Vangelo.Agostino, dopo aver convertito al vero Dio il re Eteiredo, si diresse verso la città, già romana, di York, vi fece risuonare la Parola di vita, e un intero popolo si unì al proprio re per chiedere il Battesimo. Così allora accadeva: il battesimo del Re era quello di un popolo intero, legato al suo sovrano da vincoli di indissolubile fedeltà. Fu fissato il giorno di Natale per la rigenerazione di quei nuovi discepoli di Cristo; e il fiume che scorreva sotto le mura della città venne scelto per servire da fonte battesimale a un'armata di diecimila di catecumeni, non contando le donne e i bambini. Il rigore della stagione non arrestò i nuovi e ferventi discepoli del Bambino di Betlemme che scesero nelle acque per purificare le loro anime. «Dalle acque gelide - scrive dom Guéranger - uscì piena di gaudio e risplendente d'innocenza tutta un'armata di neofiti; e nel giorno stesso della sua nascita, Cristo contò una nazione di più sotto il suo impero». Sant'Agostino di Canterbury fu l'evangelizzatore della Britannia. Dall'Inghilterra e dall'Irlanda partirono poi, al seguito un altro grande missionario, san Bonifacio, i monaci che evangelizzarono la Germania. L'INCORONAZIONE DI CARLO MAGNOUn altro illustre evento doveva ancora abbellire l'anniversario del Natale.Nella solennità di Natale dell'800, con l'incoronazione di Carlo Magno, a Roma, nacque il Sacro Romano Impero al quale era riservata la missione di propagare il regno di Cristo nelle regioni barbare del Nord, e di mantenere l'unità europea, sotto la direzione del Romano Pontefice.Correva l'anno 800. Era il giorno di Natale. A Roma, nella Basilica di San Pietro, entrò un uomo maestoso, quasi sessantenne, la cui statura quasi da gigante esprimeva la forza indomabile del guerriero, mentre i bianchi capelli e la barba rivelavano una dolcezza straordinaria. Non era un uomo qualsiasi, si vedeva immediatamente. Quest'uomo era Carlo Magno, re dei Franchi, il popolo di Clodoveo, chiamato a Roma dal Papa perché mettesse la sua spada al servizio della Croce, contro i Longobardi.Il re dei Franchi nell'anno Ottocento dopo Cristo ha già sottomesso gli aquitani e i longobardi; ha attraversato i Pirenei per domare in Spagna il potere minaccioso degli arabi; ha represso l'insurrezione dei sassoni e dei bavari; e sta in piena lotta con gli avari. Egli non è solo un guerriero. Sotto il suo influsso, le arti e le scienze fioriscono in tutta Europa. Amato moltissimo dai suoi sudditi, venerato dai suoi guerrieri, estende nelle terre che conquista la benefica influenza della Religione cattolica.Ed ora, Carlo Magno, l'erede di Clodoveo, entra nella Basilica di San Pietro, in una notte di Natale, fredda per i rigori dell'inverno, ma calda per l'atmosfera di entusiasmo che regna nella Basilica. Il re dei Franchi si inginocchia, abbassa il capo, adorando Dio fatto uomo e implorando misericordia per i suoi peccati. Si batte il petto e ricorre all'intercessione della Vergine Maria, senza accorgersi che qualcuno gli si avvicina in silenzio rispettoso. Non è un semplice sacerdote o vescovo, è un Papa, un Papa santo. Le cronache raccontano che «nel momento in cui il re si levava dall'orazione, durante la Messa, dinanzi all'altare della confessione di San Pietro Apostolo, il Papa Leone III gli giunse vicino e pose sulla sua fronte scoperta una corona. Una corona nuova, non di Re ma di Imperatore».Il Papa, san Leone III poneva la corona imperiale sul capo di Carlo Magno; e la terra attonita rivedeva un Cesare, un Augusto, non più successore dei Cesari e degli Augusti della Roma pagana, ma investito di quei titoli gloriosi dal Vicario di Colui che viene definito della Scrittura, il Re dei re, il Signore dei signori. Il popolo romano lo acclamò con queste parole: «a Carlo Augusto, coronato da Dio grande e pacifico imperatore dei Romani, vita e vittoria», mentre i franchi, battendo le lance sulle spade, levavano il grido «Natale, Natale», un grido che, dai tempi di Clodoveo, ricordava l'entrata del loro popolo nella storia.Due giorni prima dell'incoronazione un monaco di San Saba e un monaco del Monte degli Olivi a Gerusalemme avevano offerto al re dei Franchi, da parte del Patriarca, «le chiavi del Santo Sepolcro e del Calvario e quelle della città e del monte Sion con una bandiera». Era un omaggio simbolico, una nuova aureola di santità cinta alla fronte del re che aveva steso la sua protezione oltre i mari, che doveva proteggere i cristiani di Palestina, di Siria, di Egitto, di Tunisia.IL SACRO ROMANO IMPEROIn quel Natale, nella Cattedrale del Vicario di Cristo, nacque l'Impero Cattolico d'Occidente, pilastro della Civiltà cristiana medioevale - come 800 anni prima, nello stesso giorno, era nato in una mangiatoia il Bambino Gesù.Fondando la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, Gesù Cristo aveva posto in essa, in seme, tutte le potenzialità per generare una grande civiltà. Con l'espansione della Chiesa, con la conversione dei popoli lungo otto secoli, il seme si sviluppò, divenne una possibilità concreta, sbocciò, infine, nell'anno 800, nell'impero di Carlo Magno, benedetto e ratificato dalle mani di un santo successore di Pietro. Si aprì un'epoca in cui, come insegna Leone XIII nella enciclica Immortale Dei, «il sacerdozio e l'impero erano legati tra di loro da una felice concordia e dallo scambio amichevole di servigi» e «organizzata in tal modo, la società civile diede frutti superiori ad ogni aspettativa».Un altro Papa, Giovanni Paolo II, nel 1200esimo anniversario dell'incoronazione di Carlo Magno, ha ricordato che «la grande figura storica dell'imperatore Carlo Magno rievoca le radici cristiane dell'Europa, riportando quanti la studiano ad un'epoca che, nonostante i limiti umani sempre presenti, fu caratterizzata da un'imponente fioritura culturale in quasi tutti i campi dell'esperienza. Alla ricerca della sua identità, l'Europa non può prescindere da un energico sforzo di recupero del patrimonio culturale lasciato da Carlo Magno e conservato lungo più di un millennio».Carlo Magno fu grande non solo per le sue guerre vittoriose da un estremo all'altro d'Europa, ma soprattutto per la sua opera di restaurazione giuridica, culturale ed artistica, ispirata ai principi del Vangelo. In un'epoca di decadenza e di disordine, egli può essere considerato come il fondatore dell'Europa cristiana. Con il primo imperatore cristiano l'Occidente per la prima volta acquista coscienza di sé e si presenta sulla scena della storia consapevole della propria unità cristiana e romana.L'incoronazione di Carlo Magno è inoltre un atto pubblico e simbolico di importanza universale, destinato a esprimere, per più di un millennio, la concezione della sovranità cristiana. La fonte dell'autorità è il rappresentante di Dio in terra, perché - in terra - non esiste autorità che non provenga da Dio. In questo senso l'incoronazione di Carlo Magno può essere considerata come il Natale della Cristianità.
Il Tour de France entra nel vivo sui Pirenei e Julian Alaphilippe tiene la maglia gialla a dispetto delle difficoltà incontrate verso Foix. Ci interroghiamo sulla sua tenuta e sulle sue prestazioni ma anche su un Pinot in formissima e sui tanti contendenti ancora in lotta per questa maglia gialla. Da ultimo le parole nel giorno di riposo di Romain Bardet che spingono a qualche riflessione.link al contributo di Primo su Bagneres-de-Bigorre: https://www.facebook.com/giacomo.lini?sk=approve&highlight=640259313134788&log_filter=review&queue_type=friends¬if_id=1563463231446301¬if_t=photo_tag#_
Due tappe dure, durissime, un Alaphilippe superlativo, un Pinot che dimostra di essere il più forte di tutti ... hai visto sti francesi?
Il Tour de France è arrivato sui Pirenei e a questo punto il dilemma è questo: spingere sulla potenza o sulla forza?In che modo si arriva primi in salita?Il commento di Marco Baldi.
Un team di ricercatori dell’Università di Cambridge ha ipotizzato che per via del riscaldamento globale e degli alti livelli di anidride carbonica nell’atmosfera gli alberi crescono più velocemente. Allo stesso tempo vivono una vita più breve, riducendo il tempo in cui trattengono il carbonio. Lo studio ha rivelato che gli alberi che vivono più a lungo sono quelli che crescono più lentamente nella fase di crescita iniziale. In particolare, sono stati analizzati i pini di montagna dei Pirenei e i larici siberiani della regione di Altai in Russia. Questi alberi possono vivere fino ad 800 anni, ma con l’aumento delle temperature e dell’anidride carbonica potrebbero vivere solo 150 anni dopo essere cresciuti rapidamente. Per contrastare questo effetto si dovrebbe continuare a piantare alberi, ma non si sa quanto tempo possano trattenere il carbonio: lo studio di sole due specie di alberi non dà informazioni a sufficienza per poter fare predizioni sul ciclo del carbonio.
1-Russiagate: Il procuratore Mueller ha concluso la sua inchiesta. imminente la consegna del rapporto. ( Roberto Festa) ..2-Algeria. Quinto venerdi consecutivo di mobilitazione contro il regime. ..In piazza milioni di manifestanti. Il punto di Esteri ..3-Brexit, il 12 aprile o il 22 maggio o forse mai. L'unione Europea detta le condizioni. Theresa may e l'intera classe politica britannica mai cosi in difficoltà. ( Alessandra Puppi) ..4- Nuova zelanda e la tragica fake news della sostituzione etnica ..( Alfredo Somoza) ..5-Ambiente. Un apicultore dei Pirenei spedisce 60.000 lettere di semi di trifoglio per salvare le api. Il reportage di Luisa Nannipieri.
1-Russiagate: Il procuratore Mueller ha concluso la sua inchiesta. imminente la consegna del rapporto. ( Roberto Festa) ..2-Algeria. Quinto venerdi consecutivo di mobilitazione contro il regime. ..In piazza milioni di manifestanti. Il punto di Esteri ..3-Brexit, il 12 aprile o il 22 maggio o forse mai. L’unione Europea detta le condizioni. Theresa may e l’intera classe politica britannica mai cosi in difficoltà. ( Alessandra Puppi) ..4- Nuova zelanda e la tragica fake news della sostituzione etnica ..( Alfredo Somoza) ..5-Ambiente. Un apicultore dei Pirenei spedisce 60.000 lettere di semi di trifoglio per salvare le api. Il reportage di Luisa Nannipieri.
1-Russiagate: Il procuratore Mueller ha concluso la sua inchiesta. imminente la consegna del rapporto. ( Roberto Festa) ..2-Algeria. Quinto venerdi consecutivo di mobilitazione contro il regime. ..In piazza milioni di manifestanti. Il punto di Esteri ..3-Brexit, il 12 aprile o il 22 maggio o forse mai. L’unione Europea detta le condizioni. Theresa may e l’intera classe politica britannica mai cosi in difficoltà. ( Alessandra Puppi) ..4- Nuova zelanda e la tragica fake news della sostituzione etnica ..( Alfredo Somoza) ..5-Ambiente. Un apicultore dei Pirenei spedisce 60.000 lettere di semi di trifoglio per salvare le api. Il reportage di Luisa Nannipieri.
L'assistenza sanitaria quando si è all’estero è fonte di grande preoccupazione per i cittadini dell'UE. La Commissione ha avviato una tavola rotonda con le associazioni e i professionisti sanitari, per discutere e riflettere sul contributo che la politica di coesione offre al settore della salute e sull’importanza di pianificare in maniera integrata i futuri investimenti nel settore per il prossimo settennio 2021-2027 per un’Europa che protegga i suoi cittadini.In questa puntata analizzeremo la case history della Communauté de Travail des Pyrénées, una realtà transfrontaliera nei Pirenei che fornisce assistenza sanitaria in caso di emergenza.In questa puntata: 1. WikiEurope: gli investimenti della politica di coesione nel settore sanitario2. intervista a: Jean-Louis Valls della Communauté de Travail des Pyrénées.
La Commissione europea ha avviato una tavola rotonda con associazioni sanitarie più importanti d’Europa in cui è stato lanciato un progetto pilota per migliorare i servizi di emergenza transfrontalieri nei Pirenei, tra le regioni frontaliere di Francia, Spagna e Principato di Andorra. In questa puntata vi racconteremo la case history di questo progetto: i medici nelle regioni di frontiera di Francia, Spagna e Principato di Andorra ad oggi non possono assistere i pazienti bisognosi di assistenza medica urgente che si trovano oltre il confine perché non c'è un formale riconoscimento dell'iscrizione all'ordine dei medici tra regioni autonome e entità statali. Ce ne parla in dettaglio Jean-Louis Valls della Communauté de Travail des Pyrénées
1-Quando l'intelligenza artificiale diventa uno strumento dell'oppressione. Trovato online una database del regime cinese per tracciare la minoranza musulmana. Grazie al riconoscimento facciale sono stati monitorati 2,6 milionid persone. ..( Marco Schiaffino Security.info. It ..2-Francia. Il caso Benalla continua ad arricchirsi di nuovi sospetti e indizi. Secondo la magistratura l'ex collaboratore ..di Macron avrebbe violato la sicurezza dell'Eliseo. ( Francesco Giorgini) ..3--Stati Uniti. La campagna elettorale di Bernie sanders inizia con numeri da record. Nelle prime 12 ore dopo l'annuncio della sua candidatura il senatore socialista del Vermont ha raccolto 4 milioni di euro da 150 mila donatori. ( Roberto Festa) ..4-Progetti sostenibili: i libri per il rilancio economdi un ex centro industriale. La storia di Montolieu, un borgo ai piedi dei Pirenei. ( Fabio Fimiani) ..5-Romanzo a fumetti: KILL OR BE KILLED la graphic novell di Ed Brubaker e Sean Phillips. ( Maurizio Principato
1-Quando l’intelligenza artificiale diventa uno strumento dell’oppressione. Trovato online una database del regime cinese per tracciare la minoranza musulmana. Grazie al riconoscimento facciale sono stati monitorati 2,6 milionid persone. ..( Marco Schiaffino Security.info. It ..2-Francia. Il caso Benalla continua ad arricchirsi di nuovi sospetti e indizi. Secondo la magistratura l’ex collaboratore ..di Macron avrebbe violato la sicurezza dell’Eliseo. ( Francesco Giorgini) ..3--Stati Uniti. La campagna elettorale di Bernie sanders inizia con numeri da record. Nelle prime 12 ore dopo l’annuncio della sua candidatura il senatore socialista del Vermont ha raccolto 4 milioni di euro da 150 mila donatori. ( Roberto Festa) ..4-Progetti sostenibili: i libri per il rilancio economdi un ex centro industriale. La storia di Montolieu, un borgo ai piedi dei Pirenei. ( Fabio Fimiani) ..5-Romanzo a fumetti: KILL OR BE KILLED la graphic novell di Ed Brubaker e Sean Phillips. ( Maurizio Principato
1-Quando l’intelligenza artificiale diventa uno strumento dell’oppressione. Trovato online una database del regime cinese per tracciare la minoranza musulmana. Grazie al riconoscimento facciale sono stati monitorati 2,6 milionid persone. ..( Marco Schiaffino Security.info. It ..2-Francia. Il caso Benalla continua ad arricchirsi di nuovi sospetti e indizi. Secondo la magistratura l’ex collaboratore ..di Macron avrebbe violato la sicurezza dell’Eliseo. ( Francesco Giorgini) ..3--Stati Uniti. La campagna elettorale di Bernie sanders inizia con numeri da record. Nelle prime 12 ore dopo l’annuncio della sua candidatura il senatore socialista del Vermont ha raccolto 4 milioni di euro da 150 mila donatori. ( Roberto Festa) ..4-Progetti sostenibili: i libri per il rilancio economdi un ex centro industriale. La storia di Montolieu, un borgo ai piedi dei Pirenei. ( Fabio Fimiani) ..5-Romanzo a fumetti: KILL OR BE KILLED la graphic novell di Ed Brubaker e Sean Phillips. ( Maurizio Principato
Dove si parla della legge Regione Lombardia per l'abbattimento delle Nutrie, dell'Orsacchiotta Auberta morta nei Pirenei, dei cuccioli di Daniza,con MARGHERITA D'AMICO del suo libro La pelle dell'orso, dalla parte degli animali edito da Bompini, dei Ratti di Roma, dei Cavalli, della pubblicità, degli allevamenti intensivi e scopriamo che Margherita avrebbe voluto essere un Insetto, forse una Zanzara
Dove si parla della legge Regione Lombardia per l'abbattimento delle Nutrie, dell'Orsacchiotta Auberta morta nei Pirenei, dei cuccioli di Daniza,con MARGHERITA D'AMICO del suo libro La pelle dell'orso, dalla parte degli animali edito da Bompini, dei Ratti di Roma, dei Cavalli, della pubblicità, degli allevamenti intensivi e scopriamo che Margherita avrebbe voluto essere un Insetto, forse una Zanzara
Dove si parla della legge Regione Lombardia per l'abbattimento delle Nutrie, dell'Orsacchiotta Auberta morta nei Pirenei, dei cuccioli di Daniza,con MARGHERITA D'AMICO del suo libro La pelle dell'orso, dalla parte degli animali edito da Bompini, dei Ratti di Roma, dei Cavalli, della pubblicità, degli allevamenti intensivi e scopriamo che Margherita avrebbe voluto essere un Insetto, forse una Zanzara
Nel contesto del suo progetto culturale triennale C.U.T.! la Markus Zohner Arts Company con il suo progetto radiofonico PETRUSKA – The Sense of Life, ha incontrato Luigi Pedrazzini per parlare del suo pellegrinaggio verso Santiago de Compostela. Lasciandosi alle spalle dodici anni di governo, nel 2011 ha intrapreso il Cammino di Santiago de Compostela, percorrendo circa 800 chilometri in 30 giorni e vivendo un'esperienza unica e intensa. Luigi Pedrazzini e Markus Zohner, in questo quarto incontro di THE SENSE OF LIFE, dialogheranno sul bisogno di compiere un cammino per riconquistare il vero senso della vita. Accomunati dalla stessa esigenza di evasione hanno parlato della necessità di un viaggio in cui ritrovare se stessi e sentire la propria voce spesso soffocata dal caos quotidiano. Entrambi hanno riflettuto sull'importanza del silenzio e del proprio passato come bagaglio culturale ed emotivo. Ecco a voi la quarta puntata di THE SENSE OF LIFE - un progetto podcast di Radio Petruska. Luigi Pedrazzini è nato il 4 marzo del 1953, è sposato e ha quattro figli. Terminati gli studi di diritto all’Università di Zurigo (1977), ottiene la patente di avvocato nel 1992. Dal 1977 al 1983 è caporedattore del quotidiano ticinese «Popolo e Libertà». Nel 1983 entra alla «Società Elettrica Sopracenerina SA» di Locarno, dove dal 1986 ricopre la funzione di presidente della direzione. Nel 1999 Luigi Pedrazzini viene eletto Consigliere di Stato del cantone Ticino e, fino al 2011, è direttore del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino. Una settimana dopo aver lasciato il Consiglio di Stato, nella primavera del 2011, si è recato nei Pirenei francesi, a St. Jean Pied de Port, e da lì, in 30 giorni, ha raggiunto Santiago de Compostela, percorrendo a piedi circa 800 km. [soundcloud url="https://api.soundcloud.com/tracks/83768490?secret_token=s-nIWsc" params="auto_play=false&hide_related=false&visual=true" width="100%" height="450" iframe="false" /] Durante la puntata Luigi Pedrazzini condivide con gli ascoltatori le gioie e le difficoltà provate durante il suo pellegrinaggio. I momenti duri e di sconforto sono parte integrante di viaggi come questi, ma anche quando la fatica e la stanchezza si fanno sentire, si è coscienti della preziosità di questi momenti, durante i quali si ha la possibilità di mettersi alla prova e di stringere amicizia con gli altri viaggiatori. Uno degli aspetti più importanti del viaggio è stato il forte senso di solidarietà tra i pellegrini. Durante un pellegrinaggio, tra i viaggiatori, si instaura in maniera spontanea un forte rapporto di confidenza reciproca che in altre situazioni sarebbe difficile stabilire. In questo modo, pur avendo viaggiato da solo, Pedrazzini non si è mai sentito veramente solo. Per Luigi Pedrazzini la vera meta del viaggio è il cammino. Il pellegrino, giorno dopo giorno, ha imparato ad apprezzare ogni attimo della sua avventura e a farne tesoro. Tuttavia, quando dopo una trentina di tappe giornaliere per un totale di circa ottocento chilometri, si è trovato davanti alla Cattedrale di San Giacomo di Compostela, ha provato comunque una fortissima emozione. Durante la registrazione Pedrazzini ci parla della spiritualità e della presenza di Dio in un cammino come questo ma, soprattutto, nella vita di tutti i giorni. Luigi Pedrazzini, ex Consigliere di Stato | Markus Zohner: C.U.T.! The Sense of life Il programma C.U.T.! The Sense of Life è un dialogo a cui tutti prendono parte. Gli interrogativi sono rivolti all’ospite, ma anche al suo interlocutore e a tutti gli ascoltatori. Tutto viene messo in gioco e si correre il rischio di non avere delle risposte. Il mistero della vita è come una lesione, che non può essere anestetizzata solamente per non percepirne il dolore; non porsi domande sul senso della vita significa rinunciare alla possibilità di comprenderla pienamente. È necessario osare, prendersi cura di questa ferita anche se può far male. Attraverso C.U.T.! The Sense of Life la ferita si trasforma in una feritoia, in un minuscolo varco che consente di affacciarsi sul proprio mondo interiore così da scrutare e indagare la parte più misteriosa e segreta di se stessi. C.U.T.! The Sense of Life è un Audio Art Project della Markus Zohner Arts Company e fa parte del progetto triennale culturale C.U.T.!. RADIO PETRUSKA – LA NUOVA VOCE DALLA SVIZZERA ITALIANA La Markus Zohner Arts Company lancia un nuovo concetto di radio, in forma di podcast, scaricabili dal web, che si propone di esplorare i grandi temi dell’esistenza umana, di ricercare ragionamenti, riflessioni e una verità personale. RADIO PETRUSKA mette in discussione, ed è alla ricerca di ragionamenti, di riflessioni, di una verità personale, artistica e soprattutto umana in grado di arrivare al centro di questioni vitali per l’esistenza.
Francia: il paà deve assentarsi per curare il figlio e ogni collega gli dona parte delle proprie ferie. ANTONIO DI BELLA, CORRISPONDENTE RAI DA PARIGI, PAOLO VANNOZZI, DIRETTORE DEL PERSONALE DEL CTT NORD - Francia: la squadra di un paesino di 650 anime nei Pirenei, arriva nella serie B francese. LUCA CURINO, RESPONSABILE DEL SUPPLEMENTO EXTRATIME DE LA GAZZETTA DELLO SPORT.