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Una speranza viva, Chiesa Riformata Filadelfia
Episodio 67: "La libertà di entrare nel luogo santissimo - Esodo 26

Una speranza viva, Chiesa Riformata Filadelfia

Play Episode Listen Later Mar 6, 2025 38:18


"La libertà di entrare nel luogo santissimo" - Esodo 26#chiesariformatafiladelfia #esodo #tabernacoloRev. Michael Brown - 21 maggio 2023Cosa ci dicono di Dio i dettagli del Tabernacolo e in che modo questi dettagli indicano Cristo? Il pastore Mike spiega questo testo spesso trascurato. I teli 1«Farai poi il tabernacolo con dieci teli di lino fino ritorto, di filo color violaceo, porporino e scarlatto, con dei cherubini artisticamente lavorati. 2La lunghezza di ogni telo sarà di ventotto cubiti, e la larghezza di ogni telo di quattro cubiti; tutti i teli saranno della stessa misura. 3Cinque teli saranno uniti insieme e gli altri cinque teli saranno pure uniti insieme. 4Farai dei lacci di color violaceo all'orlo del telo che è all'estremità della prima serie; e lo stesso farai all'orlo del telo che è all'estremità della seconda serie. 5Metterai cinquanta lacci al primo telo, e metterai cinquanta lacci all'orlo del telo che è all'estremità della seconda serie di teli: i lacci si corrisponderanno l'uno all'altro. 6Farai cinquanta fermagli d'oro, e unirai i teli l'uno all'altro mediante i fermagli, perché il tabernacolo formi un tutto unico. 7Farai pure dei teli di pelo di capra che serviranno da tenda per coprire il tabernacolo: di questi teli ne farai undici. 8La lunghezza di ogni telo sarà di trenta cubiti e la larghezza di ogni telo di quattro cubiti; gli undici teli avranno la stessa misura. 9Unirai insieme cinque di questi teli da una parte e sei teli dall'altra. Ripiegherai il sesto sulla parte anteriore della tenda. 10Metterai cinquanta lacci all'orlo del telo che è all'estremità della prima serie, e cinquanta lacci all'orlo del telo che è all'estremità della seconda serie di teli. 11Farai cinquanta fermagli di bronzo e farai entrare i fermagli nei lacci e unirai così la tenda, in modo che formi un tutto unico. 12Quanto alla parte che avanza dei teli della tenda, la metà del telo di avanzo ricadrà sulla parte posteriore del tabernacolo. 13Il cubito che avanza da una parte, come il cubito che avanza dall'altra parte nella lunghezza dei teli della tenda, ricadranno sui due lati del tabernacolo, di qua e di là, per coprirlo. 14Farai pure per la tenda una coperta di pelli di montone tinte di rosso e sopra questa un'altra coperta di pelli di delfino.

Celebration Italia con John Tufaro
Dio vede | Pastore John Tufaro | Celebration Italia

Celebration Italia con John Tufaro

Play Episode Listen Later Sep 30, 2024 38:58


Il messaggio esplora il tema del deserto come luogo di incontro con Dio, dove Egli parla e si rivela. Attraverso esempi biblici come il Tabernacolo, la manna e i profeti, viene sottolineato il significato di abbandonare le distrazioni per ascoltare Dio. Si riflette sul racconto di Agar, che fugge da Sarai, e l'angelo del Signore la invita a tornare, promettendo di moltiplicare la sua discendenza. Il messaggio centrale è che Dio vede, ascolta e si prende cura, invitando a non fuggire dalle difficoltà ma a sottomettersi al Suo piano perfetto.

Bibbia in Podcast
Esodo, Capitolo 25

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later May 5, 2024 8:03


Offerte per l'erezione del Tabernacolo, L'arca. Il propiziatorio. La tavola. Il candelabro.

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Cosa resta della GMG? Un presunto miracolo e una quasi certa ignoranza

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Aug 29, 2023 9:17


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7518COSA RESTA DELLA GMG? UN PRESUNTO MIRACOLO E UNA QUASI CERTA IGNORANZASe c'era una storia veramente speciale che questa Gmg di Lisbona poteva lasciarci, questa lo è senza dubbio. Secondo quello che ha riportato la radio spagnola COPE, Jimena, una ragazza di 16 anni di Madrid, presente a Lisbona insieme a un gruppo dell'Opus Dei, ha recuperato la vista a Fatima quando ha ricevuto la Comunione, proprio nel giorno della festa della Vergine della Neve, alla quale stava facendo una novena di preghiera per chiedere il miracolo della sua guarigione.«Ho aperto gli occhi e vedevo perfettamente», così ha testimoniato la ragazza che da due anni e mezzo è praticamente cieca a causa di una progressiva perdita della vista. Il fatto sarebbe accaduto la mattina del 5 agosto, mentre anche il Santo Padre recitava il Rosario nel Santuario di Fatima.Nell'audio della radio spagnola COPE (potete ascoltarlo nel video qui sopra) la ragazza spiega che quella mattina si è svegliata come al solito da due anni e mezzo a questa parte, e cioè «vedendo super sfocato». Quindi ha raccontato di essere «andata a messa con i miei amici perché siamo alla GMG» e «dopo aver ricevuto la Comunione sono andata alla mia panca e ho iniziato a piangere molto perché era l'ultimo giorno della novena e volevo guarire e ho chiesto molto favore a Dio e quando ho aperto gli occhi ci vedevo perfettamente».«Era troppo», racconta concitata, e «dobbiamo ringraziare molto per il miracolo, perché ho visto l'altare, il Tabernacolo, c'erano i miei amici e ho potuto vederli perfettamente. Mi sono accorta che avevano due anni e mezzo in più di quanto li ricordassi, sono un po' cambiati, ma sono sempre loro. E poi mi sono guardata allo specchio più tardi, sono un po' cambiata anch'io...».La giovane si dice «super felice» e ringrazia tutti coloro che hanno fatto parte del gruppo di preghiera per la novena. «Questa è stata una prova di fede, la Vergine mi ha fatto un grande dono che non dimenticherò», rimarca.Il cardinale Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona e presidente della Conferenza episcopale spagnola (CEE), ha detto ad Aci prensa che questo possibile miracolo è «una grazia di Dio», rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa al termine della GMG dal parco Eduardo VII di Lisbona.Il cardinale poi ha detto che è stato in grado di parlare con Jimena attraverso una videochiamata e che lei ha spiegato cosa è successo. «La ragazza era estremamente emozionata», ha aggiunto il cardinale, «era cieca da tempo e da due o tre anni imparava il metodo braille».Inoltre, il porporato ha sottolineato che Jimena «ha dovuto leggere la preghiera di ringraziamento quel giorno alla Messa con il gruppo di Madrid» e che, dopo aver ricevuto la Comunione, ha potuto leggerla senza alcun problema. La giovane ha anche raccontato al Cardinale che era «da nove giorni che chiedevano alla Vergine la sua guarigione».Infine, Omella ha precisato che il miracolo «poi dovranno valutarlo i medici, com'era, se lo era, se si poteva curare o meno. Ma finora per la ragazza è stato un grande evento. Diciamo un miracolo. Non vedeva e ora vede. Adesso i dottori potranno dire il resto, ma lei torna a casa e ci vede».Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "I giovani di Lisbona e la DSC" Stefano Fontana esprime delle riserve sul fatto che si invitano i giovani ad agire, ma senza dargli i riferimenti dottrinali per impegnarsi nelle cause giuste alla luce del vangelo e non del mondo.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 agosto 2023:I giovani a Lisbona erano tanti. Chi si interessa di Dottrina sociale della Chiesa si chiede se e quanti di loro, tornati a casa, si daranno da fare in questo campo. So bene che la GMG non era dedicata a questo, però ai giovani è stato dato un forte invito a "sporcarsi le mani" nell'aiuto agli altri e ad interessarsi attivamente dei problemi che soffocano oggi la società. Molte di queste minacce sociali sono state anche chiamate per nome durante gli incontri di Lisbona.Allora, la domanda è lecita e pertinente: questi giovani andranno a sporcarsi le mani a seguito dei gruppi dell'ecologismo radicale? Si mobiliteranno per l'integrazione delle persone LGBT? Oppure si aggregheranno a movimenti pro-life e pro-family? Probabilmente a nessuno verrà in mente di leggersi qualche enciclica sociale di Leone XIII o di Giovanni Paolo II, non arrivo nemmeno a pensarlo, ma torneranno a casa con una disponibilità, ancora generica e da precisare ma presente, di agire nella società e nella politica "da cattolici"? Pensando che la propria fede ha molto da dire al riguardo, in raccordo con la ragione? Avranno percepito l'esistenza di questo orizzonte di riferimento, quello che si chiama Dottrina sociale della Chiesa anche se loro non la conoscono? Secondo me no. Sicché anche se fosse vero che la presenza di tutti quei giovani ha dimostrato che un mondo nuovo è possibile - come ha detto Francesco - per quale mondo nuovo quei giovani si impegneranno non ci è dato di sapere. La probabilità, anzi, che essi possano impegnarsi per un mondo anticristiano, senza saperlo e pensando di fare il contrario, è molto alta. A Lisbona le indicazioni su come debba essere il mondo che i giovani sono invitati a costruire erano confuse, generiche e in molti casi retoriche. Se si impegneranno per il clima, per esempio, lo faranno collocandosi dalla parte sbagliata, a partire da quanto sentito a Lisbona. Se dovessero decidere di entrare in qualche partito ne sceglieranno uno ecologista anche se favorevole all'aborto, a partire da quanto sentito a Lisbona.Un test interessante a questo proposito è vedere cosa abbia detto Francesco ai giovani nella veglia passata assieme a loro il 5 agosto scorso. Il papa li ha invitati ad "allenarsi a camminare". Cioè abituarsi a guardare gli altri dall'alto in basso per sollevarli quando per la stanchezza si lasciano cadere, quindi ha detto che la gioia di fare questo l'abbiamo ricevuta da altri che dobbiamo ringraziare, poi ha detto che scopo della vita è vivere quello che abbiamo dentro, ossia la nostra vocazione e questo si impara non in una biblioteca, ma nella vita, ossia camminando. Poi ha così concluso "Vi lascio questi spunti. Camminare e, se si cade, rialzarsi; camminare con una meta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l'amore di Gesù! Quindi, con questo gratis che abbiamo - l'amore di Gesù - e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici e andiamo avanti, senza paura. Non abbiate paura. Grazie! Ciao!". In questo discorso non riesco a trovare nessun elemento di contenuto, tale da fornire ai giovani qualche criterio per valutare cosa differenzi un mondo giusto da un mondo ingiusto e che li preservi dall'essere ingannati dalle ideologie di oggi, che stanno investendo ampiamente anche la fede, quando ritorneranno alle loro case.

Chiesa Evangelica Biblica di Deruta
I 5 Aspetti della Partecipazione per la Costruzione del Tabernacolo

Chiesa Evangelica Biblica di Deruta

Play Episode Listen Later May 28, 2023 33:53


Chiesa Evangelica Biblica di Deruta
Il Tabernacolo, Piano Generale e Materiali

Chiesa Evangelica Biblica di Deruta

Play Episode Listen Later May 7, 2023 46:16


Novelle per un anno,  Luigi Pirandello
Il tabernacolo. Una novella di Luigi Pirandello

Novelle per un anno, Luigi Pirandello

Play Episode Listen Later Dec 10, 2022 31:13


Coricatosi accanto alla moglie, che già dormiva, voltata verso il lettuccio, su cui giacevano insieme i due figliuoli, Spatolino disse prima le consuete orazioni, s'intrecciò poi le mani dietro la nuca; strizzò gli occhi, e - senza badare a quello che faceva - si mise a fischiettare, com'era solito ogni qual volta un dubbio o un pensiero lo rodevano dentro. Fischiava, fischiava sì. Non era propriamente un fischio, ma uno zufolío sordo, piuttosto; a fior di labbra, sempre con la medesima cadenza.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Finalmente beato il sacerdote ucciso dai partigiani

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 7, 2022 16:39


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7028FINALMENTE BEATO IL SACERDOTE UCCISO DAI PARTIGIANI di Paolo RissoLa notte del 21 luglio 1945 - la guerra era finita da tre mesi - alle ore 2, si ode una scampanellata alla porta della canonica di Crocette (Pavullo - Modena). La buona "perpetua", Angiolina F., affacciatasi alla finestra, vede un uomo che le dice di voler il parroco per l'assistenza a un infermo assai grave.Angiolina conosce l'uomo e si affretta a chiamare il parroco, don Luigi Lenzini, 64 anni di età, che dovrebbe riposare, ma carico di preoccupazioni, veglia e prega. Don Luigi, intuito il diabolico tranello, rifiuta l'invito, dicendo che ha già visitato il malato il giorno prima e che sarebbe tornato al mattino, alla luce del sole. La perpetua dalla finestra lo dice all'uomo rimasto ad attendere.Segue un lungo silenzio nella calda notte d'estate. Quindi si sentono strani rumori lungo i muri della casa. Gli uomini presenti, partigiani comunisti, (sono almeno in quattro) servendosi di una scala a pioli, riescono a entrare in canonica attraverso la finestra del ballatoio, rimasta aperta, all'altezza di 7 metri da terra.Sono mascherati e, appena entrati, terrorizzano la perpetua, la quale fugge in una casa vicina, dopo aver riconosciuto uno di quei figuri. Frattanto risuonano nella notte lenti rintocchi della campana a martello, come un gemito, un grido di aiuto.Don Luigi, compreso il pericolo, è sceso al piano terra ed è risalito subito sul pianerottolo del campanile e ha dato di piglio alla corda della campana. A quel suono, si scatena sul piazzale della chiesa una sparatoria infernale a scopo intimidatorio: guai a chi fosse sopraggiunto!I briganti, introdottisi in canonica, sono assai pratici dei luoghi e, scendendo la scala interna, si portano in chiesa e sparano diversi colpi, quindi salgono sul pianerottolo del campanile, dove trovano don Luigi. Lo afferrano - quattro contro uno, buon affare, vero? - e lo strappano via dal luogo santo con brutale sacrilega violenza.Nel tragitto dalla chiesa verso la morte ormai sicura, don Luigi vive il suo calvario. Gli assassini infieriscono su di lui con sevizie ed efferata crudeltà. Vogliono costringerlo a bestemmiare il suo Dio, quel Dio che lo ha elevato alla dignità più alta sulla terra: "alter Christus".Giunto nella vigna a mezzo chilometro dalla chiesa, con il corpo orribilmente straziato, il parroco viene finito con un colpo alla nuca, quindi viene "semisepolto" sotto poca terra, intrisa del suo sangue. I senza-Dio, peggiori di Attila, fuggono "a capolavoro compiuto".L'odio a Cristo e alla sua Chiesa, li ha condotti a un delitto, contro uno dei suoi Ministri. È notte fonda, notte nera, sulla campagna di Crocette e ancor più in quei fanatici chiusi alla luce.Il povero corpo di don Luigi è ritrovato da alcuni contadini una settimana dopo, il 27 luglio 1945, nella vigna, lungo la scorciatoia che conduce a Pavullo. I suoi funerali, in mezzo al rimpianto e alle lacrime degli onesti, vengono celebrati nella sua chiesa di Crocette dal Vicario foraneo di Pavullo, don Giuseppe Passini.La tomba del martire - perché di un martire vero si tratta - nel cimitero parrocchiale, è subito meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera: indimenticabile buon pastore che ha dato la vita per Gesù e per le anime a lui affidate.APOSTOLO DI GESÙLuigi Lenzini era nato a Fiumalbo il 28 maggio 1881, figlio del dottor Angelo e di Silvia Lenzini, in via Bassa Costa, N. 74. Cresce in famiglia agiata e soprattutto profondamente cristiana. Fin dall'infanzia, Gesù è il suo primo Amico. Una fanciullezza segnata dalla devozione a Gesù Eucaristico e alla Madonna. Sente presto che Gesù lo chiama a farsi sacerdote.Compie gli studi ginnasiali nel Seminario di Fiumalbo (Modena). Nel 1898, 17enne, a Natale veste l'abito talare, come chierico della diocesi di Modena. È molto contento della scelta compiuta e intraprende con slancio e profitto gli studi di filosofia e teologia. Si radica nella Verità della santa Dottrina Cattolica, alla luce del Magistero di Leone XIII che all'inizio del secolo XX, indica con autorità Gesù Cristo come Via, Verità e Vita per l'umanità (enciclica Tametsi futura), e del santo Pontefice Pio X, che inaugurando il suo pontificato, nell'agosto 1903, si propone di "ricapitolare tutte le cose in Cristo" ("instaurare omnia in Christo").A 23 anni, ricco del vero spirito religioso e sacerdotale che vuole stabilire davvero tutto in Gesù Cristo e che non può sopportare che qualcosa o qualcuno sia fuori di Lui, Luigi Lenzini viene ordinato sacerdote il 19 marzo 1904, festa di S. Giuseppe, dall'Arcivescovo di Modena, Mons. Natale Bruni.Celebrata la prima S. Messa a Fiumalbo tra la gioia dei suoi cari e dei concittadini, viene mandato vice-parroco prima a Casinalbo, quindi a Finale Emilia, dove resterà sei anni. È un giovane prete colmo di amore a Dio che lo spinge ogni giorno di più a essere apostolo del Redentore in mezzo, ai fratelli. In Italia, in particolare in Emilia, in questi anni, dilaga il socialismo, ateo e materialista, che si propone di sradicare la Fede cattolica e, a parole, di promuovere i ceti più umili: ecco dove sta l'inganno.A Finale, una delibera del consiglio comunale del 1882 aveva abolito il Crocifisso e l'insegnamento della Religione dalle scuole, che però era stato subito ripristinato da un decreto del prefetto. All'inizio del secolo, il socialista Gregorio Agnini organizza a Finale e dintorni la penetrazione del socialismo, recandosi a ‘predicare' anche sulla piazza della chiesa. Don Luigi, appena 30enne, scende in piazza con competenza e coraggio a controbattere baldanzosamente il "compagno" Agnini, con la Luce della Verità del Vangelo di Cristo.Prima e dopo, prega davanti a Gesù Eucaristico, acquistando per suo dono una parola franca e luminosa che confuta gli errori e custodisce molte anime nella Fede.Dal 1912 al 1921, è rettore della parrocchia di Roncoscaglia, quindi viene nominato parroco di Montecuccolo, dove rimarrà fino al 1937. Sente in profondità come un assillo pungente la responsabilità di essere parroco e di portare le anime che gli sono affidate a Gesù, in questa vita nella fuga dal peccato e nella Grazia santificante, quindi nell'al-di-là in Paradiso. Vuole giungere a ogni anima, nessuno escluso.Nella piccola biografia che abbiamo tra mano, leggiamo di lui: "Mattiniero e puntuale all'orario della Messa, si preoccupava dell'istruzione religiosa (e non solo) dei suoi parrocchiani: con il catechismo ai ragazzi, agli aspiranti dell'Azione Cattolica, riuniti nel circolo dei "Lorenzini" (dal loro protettore S. Lorenzo, diacono e martire), alle madri di famiglia, ai giovani, ai capifamiglia, raggruppati in confraternite. Aveva istituito una piccola biblioteca circolante con libri di formazione, vite di santi, romanzi buoni. Era sempre disponibile al confessionale e alla direzione spirituale" (da: G. Lenzini, Don Luigi Lenzini, martire di un atroce odio anti-clericale, pro manuscripto, Modena, 2009).In una parola, è attento a tutte le necessità della parrocchia dove è amato come il buon pastore a immagine di Gesù, come l'apostolo di Gesù, che vive per Gesù solo e per donargli tutte le anime. Il suo più grande amore è il Santo Sacrificio della Messa, Gesù Eucaristico. Ogni domenica guida i suoi parrocchiani in un'ora di adorazione eucaristica.SEMPRE VICINO AL TABERNACOLOTra i suoi scritti, questa elevazione ardente a Gesù-Ostia esposto sull'altare: "So di essere alla tua presenza, o Gesù mio, e benché con gli occhi non ti veda, pure la Fede mi dice che Tu sei lì in quell'Ostia, vivo e vero, come lo fosti un dì sulla terra. Sì, lo credo, o Gesù, più che se ti vedessi con gli occhi, e sapendo di essere alla tua reale presenza, il mio primo dovere è di adorarti. Ti adoro con lo spirito di adorazione con cui ti adorò tua Madre, quando ti vide nato nella grotta di Betlemme. Voglio la Fede e la carità del tuo padre putativo S. Giuseppe per adorarti come meriti. Ti adoro con le adorazioni dei tuoi Apostoli e soprattutto con quella del tuo diletto Pietro, quando ti disse: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Fa', o Gesù, che la mia adorazione non si limiti a questo giorno, ma che il mio pensiero sia sempre vicino al tuo santo Tabernacolo".Alla fine del 1937, don Luigi si sente chiamato a farsi religioso redentorista a Roma. Lascia Montecuccolo, ma a Roma non resiste a causa dell'età non più giovanile: così nel 1939 ritorna in diocesi a Modena. Per due anni è cappellano nella casa di cura di Gaiato, servendo Gesù nei malati con la delicatezza di un padre. Intanto ha la gioia, di vedere due giovani già suoi parrocchiani, da lui guidati, salire l'altare come sacerdoti di Gesù.Il 26 gennaio 1941, a 60 anni, è nominato parroco di Crocette, 700 abitanti, nel comune di Pavullo (Modena). Un'altra volta, è tutto dedito al suo ministero: sacerdote della Verità che annuncia e fa amare Gesù, uomo di sconfinata carità che soccorre e consola i suoi nelle difficoltà enormi della guerra. È subito benvoluto e stimato da molti, quelli che amano la Verità.Nessuno può accusarlo di simpatie fasciste, anzi aiuta anche i partigiani che rispettano la dignità dell'uomo e nasconde in canonica alcuni ricercati. La sua preoccupazione è "salvare" chiunque abbia bisogno. Non usa il pulpito per fare propaganda politica per qualche partito, ma esprime con chiarezza, in chiesa e fuori, il suo timore per il diffondersi di ideologie avverse al Cristianesimo: "Se il comunismo ateo avesse a prevalere - afferma con coraggio nelle sue omelie - un giorno sarà anche impedito alle famiglie di battezzare i loro bambini".Bastano parole come queste a renderlo inviso, a trasformarlo in bersaglio da colpire e da eliminare. A una riunione a metà giugno 1945, interviene un propagandista comunista per chiedere in tono minaccioso "dove si trovi il parroco a cui intende insegnare come deve parlare in chiesa".

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia II Dom. di Pasqua - Anno C (Gv 20, 19-31)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Apr 19, 2022 5:23


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6943OMELIA II DOM. DI PASQUA - ANNO C (Gv 20,19-31)Per ben tre volte, nel brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, Gesù dice a suoi Discepoli: «Pace a voi». Il Signore, con la sua Morte e Risurrezione, è venuto a portarci la sua pace. Ma cosa è la pace? Tutto il mondo ne parla, tutti la vogliono, ma nessuno la raggiunge. Anzi, sembra che più se ne parla e più essa si allontana. La pace di cui parla Gesù è ben diversa da quella che il mondo cerca tanto ansiosamente. La pace portata da Gesù è innanzitutto interiore. Prima che regnare nel mondo, essa deve esserci nel nostro cuore. Solo allora saremo autentici operatori di pace, solo quando vivremo in comunione con Dio e allontaneremo il peccato dalla nostra vita.È molto interessante il fatto che Gesù ripete questa frase: «Pace a voi», proprio nel momento in cui Egli istituisce il sacramento della Confessione. Infatti, subito dopo, Egli dice ai suoi Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22). Questo particolare ci fa comprendere che la pace si ottiene innanzitutto con una buona Confessione, quando riceviamo il perdono di Dio.Oggi, inoltre, è la festa della Divina Misericordia, festa voluta da Gesù stesso, secondo le richieste da Lui fatte a santa Faustina. Egli diceva alla Santa: «Chi si accosterà alla sorgente della vita - ovvero alla Confessione e alla Comunione - questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene». Poi continuò dicendo: «L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla mia Misericordia. Oh, quanto mi ferisce la diffidenza di un'anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che io sono misericordioso, non ha fiducia nella mia Bontà». Vogliamo anche noi glorificare l'infinita Misericordia di Dio, accogliendola nel sacramento della Confessione, confessandoci spesso e bene, e domandando a Gesù che ogni volta sia come l'ultima Confessione della nostra vita.Il brano del Vangelo, inoltre, ci parla della fede. Dopo aver dissipato i dubbi di Tommaso, Gesù proclama solennemente: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29). La fede è un dono di Dio, ma deve essere alimentata dalla nostra preghiera. Essa è come una piccola fiammella che deve essere di continuo ravvivata con l'olio della nostra orazione e delle nostre buone opere. Se manca tutto questo, essa, inevitabilmente, tende a morire. Domandiamo ogni giorno che il Signore aumenti la nostra fede. Sarà soprattutto con la meditazione assidua che questo dono si rafforzerà sempre di più. In questo periodo di Pasqua, per poi proseguire con lo stesso proposito, cerchiamo di meditare frequentemente la Parola di Gesù, il suo Santo Vangelo, domandandoci: "Cosa mi vuole dire Gesù con queste sue parole che sto meditando?". Se saremo fedeli a questo piccolo proposito, anche solo per un quarto d'ora al giorno, la fiamma della nostra fede si ravviverà sempre di più fino ad illuminare tutti quelli che incontreremo sul nostro cammino.Tommaso ravveduto, infine, fece uno stupendo atto di fede. Egli vide l'Umanità di Cristo Risorto, e credette senza esitare nella sua Divinità. Egli, infatti, esclamò: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Anche noi facciamo qualcosa di simile ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, anzi facciamo di più. Tommaso vide l'Umanità di Cristo e credette nella sua Divinità; noi non vediamo né la Divinità, né l'Umanità di Gesù, eppure crediamo senza esitare che l'Ostia consacrata che riceviamo al momento della Comunione e che adoriamo presente nel Tabernacolo, è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Per questo siamo beati, perché crediamo senza vedere.Chiediamo alla Vergine Santa che custodisca in noi il dono della fede e lo accresca sempre di più ottenendoci una fede senza esitazioni, una fede che ci faccia spostare le montagne, una fede che ci faccia superare tutte le difficoltà.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Dom. Delle Palme - Anno C (Lc 22,14-23.56)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Apr 5, 2022 5:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6839OMELIA DOM. DELLE PALME - ANNO C (Lc 22,14-23.56)Lucia di Fatima, quando era ancora bambina, un giorno raccontò alla piccola beata Giacinta la storia della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. La piccola Giacinta, di circa sei anni, ascoltava attentamente e da allora chiese a Lucia di ripetergliela spesso. E ogni volta che ascoltava il racconto delle sofferenze di Gesù piangeva e diceva: «Oh! Povero Signore! Io non devo fare più nessun peccato. Non voglio che il Signore abbia a soffrire ancora».La piccola Giacinta di Fatima piangeva al sentir parlare della Passione del Signore, noi invece rimaniamo indifferenti. Il motivo è che noi abbiamo un cuore di pietra, insensibile e glaciale; la piccola Giacinta aveva invece un cuore puro, che amava davvero. Domandiamo al Signore la grazia di un cuore nuovo e meditiamo spesso la Passione del Signore, piangendo i suoi dolori e i nostri peccati.San Leonardo da Porto Maurizio affermava che dalla mancanza di questa meditazione derivano tutti i nostri mali. Per questo motivo, egli esortava caldamente alla pia pratica della Via Crucis da lui ideata e da lui propagata in tutta l'Italia. Egli, dopo anni di predicazione popolare, così scriveva: «La causa di tutti i mali per noi va ricercata nel fatto che nessuno pensa alle realtà che dovrebbero costituire un oggetto di continua meditazione. Non c'è da meravigliarsi se ne consegue un completo disordine morale. La frequente meditazione sulla Passione di Cristo dà lumi salutari all'intelletto, fervore alla volontà e sincero pentimento dei propri peccati. Ho constatato quotidianamente, e toccato con mano, che il miglioramento dei cristiani è condizionato dalla pratica del pio esercizio della Via Crucis. Tale pratica è un antidoto ai vizi, un freno alle passioni, un incitamento efficace a una vita virtuosa e santa. Se terremo presente davanti agli occhi della mente l'acerbissima Passione di Cristo, non potremo non detestare il peccato e ci sentiremo trascinati a rispondere con amore alla carità di Cristo e ad accettare gioiosamente le inevitabili avversità della vita».Contemplando il Crocifisso noi comprendiamo tutto l'amore di Dio per l'umanità e comprendiamo la bruttezza del peccato. Ogni volta che siamo presi dalla tentazione, pensiamo che con i nostri peccati noi mettiamo in Croce Gesù e rifiutiamo il dono della salvezza.In questa breve riflessione vorrei prendere spunto da una frase che Gesù rivolse ai suoi Discepoli sul monte degli Ulivi. Nell'imminenza della sua Passione, Egli disse: «Pregate, per non entrare in tentazione». Con questo, il Signore ci insegna che la preghiera è la nostra migliore difesa contro il male, che essa è come l'arma del cristiano. Senza preghiera, inevitabilmente, soccomberemo. Gli Apostoli in quella occasione non pregarono, furono presi dal sonno e, al momento della prova suprema, quando Gesù fu condotto alla Croce, tutti, all'infuori di Giovanni, scapparono via spaventati. Così sarà per noi: se non pregheremo, non riusciremo a superare la tentazione.L'evangelista Luca è l'unico che riporta il particolare del sudore di sangue. Il testo dice: «Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra». Questo particolare ci rivela tutta la sofferenza che Gesù provò al monte degli Ulivi durante quella preghiera. In quel momento, Gesù vedeva ciascuno di noi, vedeva tutti i nostri peccati, vedeva tutti quelli che avrebbero rifiutato il dono della sua salvezza, e per essi provava un'angoscia mortale.In qualche modo, vogliamo stare con Gesù ed essergli di conforto in questa agonia. Gesù, in quel momento, vedeva anche tutte le nostre preghiere, le nostre riparazioni, le nostre Adorazioni eucaristiche. Sull'esempio di tanti Santi, prendiamo la buona abitudine di fermarci anche a lungo in chiesa, davanti al Tabernacolo, con l'intenzione di consolare Gesù e di coprire con la nostra devozione tutti i peccati che si commettono nel mondo.

Catechismo per bambini
220 - Gesù, sei qui...

Catechismo per bambini

Play Episode Listen Later Dec 22, 2021 9:49


Si racconta la storia di un bambino che credeva davvero alla presenza di Gesù nel Tabernacolo.

Chiesa Cristiana Evangelica  della Vera Vite
Sale e Luce: come camminare saggiamente in questo mondo | 26 Settembre 2021 |

Chiesa Cristiana Evangelica della Vera Vite

Play Episode Listen Later Sep 29, 2021


Cosa è sacro e cosa no? E davvero i credenti dovrebbero evitare qualsiasi contatto con il mondo "secolare"? Dio ci ha messi su questa Terra per essere "sale e luce" del mondo. Non per evitare di parteciparvi, ma per esaltarne i suoi sapori. --- Predicatrice: Jean Guest CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 11 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 43 minuti Il 28 giugno 2019 un uomo salì su un palco di fronte a un folla di 200.000 persone  dando un messaggio del Vangelo.  Vediamo come: Per chi non lo conoscesse, questo è  la star britannica  della musica "grime" (non ti aspettare  spieghi cosa sia, non ne sono capace) Stormzy mentre si esibisce al più grande festival musicale del mondo preso Glastonbury, cantando una canzone chiamata ” Blinded by your Grace” “Accecato dalla tua Grazia”. Il ritornello dice:  " Signore, sono stato a pezzi. Anche se non sono degno mi hai aggiustato, Sono accecato dalla tua grazia Sei venuto e mi hai salvato ”. E' divenuto famoso nell'essere l'attrazione principale del festival come primo solista nero. Ecco come un giornale nazionale  ha riportato la sua esibizione “Non sarà dimenticato nella storia di Glastonbury - passerà nella storia  culturale del nostro paese”. Stormzy è credente: la sua musica è provocatoria, politica, parla di questioni di giustizia a volte con un  linguaggio che potrebbe scioccarci, è radicato in una sottocultura che può a volte sembrare contraria a tutto ciò che diremmo sia cristiano.  Mentre la stampa mondiale lo applaudiva,  la stampa cristiana si chiedeva: "E' corretto per un musicista che si definisce cristiano dire parolacce in musica?” E tu, cosa ne pensi? Trovi che questo onori o disonori Dio ? Vedi, io ho pianto la prima volta che l'ho visto, e spesso mi capita ancora, perché non è solo splendida musica... ma, guarda a tutti quei giovani  tra la folla che cantano di Gesù!  Pochissimi lo conoscono, ma stanno cantando le sue lodi. La chiesa, i credenti possono reagire in modo eccessivo per cose del genere quando credono che esistano cose sacre e cose profane e che i due livelli non possano mai incontrarsi; è un modo di pensare noto come "dualismo".  Il "dualismo" è in realtà un'opzione facile; una sorta di scappatoia religiosa. È sempre più facile etichettare le cose che capirle smistando le scatole della nostra vita in “sante”  e “empie” come  proprietari di casa che si preparano a traslocare. La divisione sacro/profano non è un concetto biblico; è comparso durante il periodo dell'Illuminismo da non credenti che volevano mettere da parte Dio. Per molti aspetti l'Illuminismo è stata una buona cosa e ne sono derivati alcuni dei nostri ideali moderni , ma separava la chiesa dallo stato, il  che portava a una visione di un Dio che non ha nulla da fare con la vita di tutti i giorni, perché è "laica".  Questo è un pensiero che Paolo, Pietro, Giacomo, Lidia o Febe non riconoscerebbero., ma direbbero invece: “È in lui (Dio), infatti, che noi viviamo, che ci muoviamo, che esistiamo!” (Atti 17:28 PV) Forse stai pensando: “I credenti sono nel mondo, ma non del mondo”. OK, scaviamo un po' più a fondo in questa scrittura che ho sentito usare la maggior parte delle volte  per  dividere "sacro" da "profano". “Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno.  Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.  Santificali nella verità: la tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo.” ( Giovanni 17:14-18) È verissimo che Gesù dica chiaramente “non appartengono al mondo”; infatti lo dice due volte al versetto 14 e di nuovo nel versetto 16. Ma questo è il punto di partenza, non la destinazione. Siamo diversi, siamo un popolo eletto, un popolo santo, noi apparteniamo a Dio e non al mondo. Ma, guarda che Gesù non dice “in tal caso toglieteli dal mondo”; al contrario, dice al versetto 18 “io ho mandato loro nel mondo.”.  In qualche modo abbiamo trasformato l'essere mandati in un peso che dobbiamo sopportare. “Oh...  siamo dentro il mondo” (sospirando), “E' pieno di cose che disapproviamo”(sospirando), “Dovremmo evitarlo a tutti i costi”. Ma niente di tutto questo è implicito in questi versetti; Gesù ci invia come “persone di verità” e sotto la protezione di Dio (versetti 17 e 15). I pastore sudafricano Trevor Hudson, leader nella formazione spirituale ha detto:  “Comprendere la relazione di Dio con il mondo ha cambiato  profondamente la mia comprensione di una vita seguendo Cristo. Non è più incontrare Colui che è Santo solo in  particolari  luoghi, in tempi speciali e in certi stati d'animo. La sua presenza viva pervade tutte le cose e ogni esperienza, e aspetta solo di essere invocata. Ovunque ci troviamo, è terreno sacro.” Se la nostra posizione quando affrontiamo le questioni del mondo è  di paura e di difesa,  direi che non abbiamo capito due cose. Uno: non abbiamo capito che tutti sono fatti nel immagine di Dio e che ogni singolo essere umano ha in se  qualcosa del divino. “Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra».” (Genesi 1:26-28) Cosa significa essere fatti a immagine di Dio? Il Pastore Bruxy Cavey, insegnante presso The Meeting House in Canada dice che dobbiamo pensare a quattro R per capire in quale modo siamo portatori della sua immagine: Ricreare - Regolare - Rivelare - Relazionare La R numero uno è che abbiamo la capacità di ricreare, non solo  noi stessi attraverso i bambini, ma abbiamo la  capacità di ricreare la bellezza che essenzialmente vediamo e ascoltiamo nella Creazione. Non sono solo dipinti di paesaggi, ma colore, forma, espressione, emozione. E l'estetica importa a Dio.  Dai un'occhiata alle sue istruzioni per la realizzazione del Tabernacolo in Esodo 26;  doveva essere realizzato da maestri artigiani utilizzando il legno, il metallo e la stoffa più pregiata. Seconda R: regolare. Ne ho parlato qualche settimana fa  spiegando che Dio ha dato autorità sulla Creazione governando su di essa: noi siamo (o dovremmo essere) coloro che “regolano” la Creazione. Terza R; riveliamo il Creatore, portiamo la sua immagine. Il racconto  di Gesù in Marco 12 sul pagare a Cesare ciò che è di Cesare ha senso solo se,  quando guardiamo agli esseri umani,  noi vediamo qualcosa di Dio: “Gli mandarono alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel parlare. Arrivati, gli dissero: «Maestro, noi sappiamo che tu sei sincero e che non hai riguardi per nessuno, perché non badi all'apparenza delle persone, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare? Dobbiamo pagare o non dobbiamo pagare?» Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché mi tentate? Portatemi un denaro, ché io lo veda». Essi glielo portarono ed egli disse loro: «Di chi è questa effigie e questa iscrizione?» Essi gli dissero: «Di Cesare».Allora Gesù disse loro: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». Ed essi rimasero completamente meravigliati di lui.” (Marco 12:13-17) "Di chi è questa immagine?" chiede guardando la moneta: "Di Cesare". "Quindi dai a Cesare ciò che è suo. ". Per dare a Dio ciò che gli appartiene allo stesso modo noi dobbiamo dare a lui le cose che recano la sua immagine: tu, io, loro. R finale: siamo essere relazionali. Uno dei miei poeti preferiti disse: "Nessun uomo è un'isola". Siamo creati da un essere che è in una relazione di 3 in 1. Non solo abbiamo bisogno di lui, ma noi abbiamo bisogno l'uno dell'altro. La seconda cosa che non abbiamo capito è che... “...egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell'eternità...” ( Ecclesiaste 3:11)  C'è qualcosa nell'essere umano che ha al suo centro la ricerca del divino. Vorrei leggere assieme a voi una preghiera: Preghiera del fuoco Possa il fuoco essere nei nostri pensieri rendendoli veri, buoni e giusti, ci protegga dal maligno.  Possa il fuoco essere nei nostri occhi; possa aprire i nostri occhi per condividere ciò che è buono nella vita. Chiediamo che il fuoco ci protegga da cosa non è nostro di diritto.  Possa il fuoco essere sulle nostre labbra, così che possiamo dire la verità con gentilezza; che possiamo servire e incoraggiare gli altri. Possa proteggerci dal parlare male. Possa il fuoco essere nelle nostre orecchie. Preghiamo per poter ascoltare con un ascolto profondo e profondo affinché possiamo udire il flusso dell'acqua e di tutta la creazione. E il sogno. Che possiamo essere protetti dai pettegolezzi e dalle cose che danneggiano e distruggono la nostra famiglia. Possa il fuoco essere nelle nostre braccia e nelle nostre mani affinché possiamo essere di servizio e costruire l'amore. Possa il fuoco proteggerci da ogni violenza. Possa il fuoco essere in tutto il nostro essere - nelle nostre gambe e nei nostri piedi, permettici di camminare sulla terra con riverenza e cura. Perché possiamo camminare nelle vie del bene e della verità ed essere protetti dall'allontanarsi da ciò che è verità. Questa preghiera dei Primi Popoli dell'Australia è di 40.000 Anni. Esisteva 25.000 anni prima che Abramo fosse chiamato a camminare con Yahweh. Non fraintendermi, io  non sto sostenendo il pluralismo religioso, sto sottolineando la verità del versetto di Ecclesiaste.  Prima dell'inizio della nostra fede gli esseri umani erano già fatti a immagine di Dio;  JRR Tolkien ha detto: “Siamo venuti da Dio, e inevitabilmente i miti intessuti da noi, anche se errati, rifletteranno anche un frammento scheggiato della vera luce, la verità eterna, che  è con Dio.”  Una volta sapevamo cosa significasse vivere in sua presenza, ma abbiamo fatto un casino e la conseguenza di ciò è che noi siamo incasinati. Gli esseri umani sono sia  “gloriosi" che  "sanguinosi”. Abbiamo la capacità di creare grandi opere d'arte, costruire architetture incredibili, raggiungere stelle ... ma anche  trovare nuovi  modi per torturare altri esseri umani. Viviamo  una vita "dopo l'Eden". Penso quindi che le cose di questo mondo riflettano sia il glorioso che il sanguinoso della nostra umanità. E come credenti dobbiamo trovare un modo per navigare attraverso il chi e il cosa usando il discernimento (sto usando la definizione più elementare, e qui significa la capacità di discernere la verità dall'errore) e per capire che tutti abbiamo diverse vulnerabilità.  Ho un'amica che ha la tendenza ad ubriacarsi pesantemente, e quindi non beve;  non mangia neppure un dolce se c'è dell'alcool in esso. Io posso vivere con un armadio pieno di liquori senza pensarci per mesi. D'altro canto io sono una donna single che deve vivere contenta come una donna single, e quindi non guardo programmi tv come "Sex in the City" o "Sex Education"; programmi del genere mi fanno sentire insoddisfatta, facendomi chiedere se forse non dovrei mettere da parte la mia bussola morale. 1 Corinzi 10:23 ci dice: “Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica.” ( 1 Corinzi 10:23) Ognuno di noi ha una vulnerabilità diversa. Se qualcosa è un ostacolo al nostro cammino cristiano, allora dovremmo abbandonarlo, accettando però che potrebbe non essere necessario per gli altri. “Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri.” (Filippesi 4:8) Queste caratteristiche non sono esclusivamente cristiane. Come abbiamo visto prima, se crediamo che le persone siano fatte ad immagine di Dio allora almeno qualcosa, sia che sia fatta nel suo nome o no, rifletterà quella verità. Tra le persone eccellenti e degne di lode io includo Bruce Springsteen; forse tu no. Per me di sicuro è incluso Shakespeare; forse non per te. A me piace il programma televisivo "The West Wing"; forse a te no. Solo perché qualcosa non menziona Gesù, o Dio, non lo fa automaticamente provenire dal diavolo, questo sarebbe dargli troppe capacità.  Questi versetti  che ho citato si trovano nel mezzo di un discorso dove Paolo  parla di vivere in pace. Viviamo in pace quando siamo sicuri di chi seguiamo e possiamo discernere la differenza tra il glorioso e il sanguinoso. Ora faremo un esperimento (per quelli guardando a casa possono provalo più tardi); voglio che qualcuno assaggi  questa banana. Bene? Ora assaggia questo altro pezzo di banana. Ha un sapore ancora più intenso di  banana, non è vero. Sai perché? Perché ci ho messo su del sale.  Quando pensiamo a Gesù che dice “voi siete il sale del terra” spesso pensiamo che riguardi noi che ci impegniamo a mettere  una pietanza "dentro" al piatto, non "sopra" ad altre pietanze. Ma il fatto è che il sale esalta gli  altri sapori;  rende la banana più banana. Questo è come la bibbia “The Message” traduce Matteo 5:13 “Lascia che ti dica perché sei qui. Sei qui per essere il condimento il sale che esalta i sapori di Dio di questa terra. Se perdi la tua sapidità, come farà la gente ad assaporare la fragranza divina? (Matteo 5:13 MSG) Come possiamo tirare fuori i sapori di Dio se evitiamo di essere nel mondo e nelle sue cose? I miei ringraziamenti al poeta Gerard Kelly per averlo sottolineato: "Se il teatro e  il giocare a carte sono al di fuori dell'ambito del Regno, allora non affronteremo mai il duro lavoro di scoprire cosa significhi essere obbedienti a Dio in queste attività. Se la nostra la 'vita lavorativa' non fa parte della nostra 'vita di chiesa' allora non avremo mai bisogno di lottare con le questioni di etica, giustizia  che si dispiega intorno a noi ogni giorno. Al contrario, la decisione di cercare il Regno in tutti questi ambiti comporterà   il duro compito di svelare le loro complessità e capire cosa richieda da noi la regola di Dio. Cercare il Regno in ogni ambito non ci libera dal gancio dell'obbedienza; ci trafigge proprio su di esso. Il sale della gente del regno stilla (esce) da loro in mezzo a situazioni complesse, pressanti e difficili”. Come dice il pensatore cristiano Philip Yancy,  "Quando guardiamo oltre l'ovvio possiamo trovare scorci dell'eterno - tracce di dove è Dio, in un certo senso le sue impronte .” Cammina saggiamente e seguilo.  Amen.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SI INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Francesco Marto e la pandemia della spagnola

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Sep 7, 2021 9:17


VIDEO: FATIMA. Cartone animato completo sulle apparizioni della Madonna a Fatima e a suor Lucia Portogallo ➜ https://www.youtube.com/watch?v=8czxhWispjM&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6723SAN FRANCESCO MARTO E LA PANDEMIA DELLA SPAGNOLA di Maria BigazziUn bambino molto conosciuto è Francesco Marto, proclamato santo il 13 maggio del 2017.Questo piccolo bimbo amava immensamente Gesù Eucaristia che chiamava familiarmente "Gesù Nascosto", e nutriva un grande amore verso la Vergine Maria che appariva a lui, alla sorellina Giacinta e alla cugina Lucia alla Cova di Iria.La prima apparizione avvenne il 13 maggio del 1917. Mentre i tre bambini pascolavano il gregge, vennero sorpresi da un lampo improvviso. Il cielo e l'orizzonte erano sereni e i tre pastorelli rimasero muti e sbalorditi.Impauriti, richiamarono velocemente gli animali, avviandosi verso la discesa della montagna del pascolo. Mentre scendevano furono fermati da un secondo lampo.I tre pastorelli affrettarono il passo continuando a scendere. Una volta giunti in fondo alla Cova, si fermarono improvvisamente. Sopra un leccio alto poco più di un metro, apparve loro la Vergine Maria in tutto il suo splendore.Lucia la descrisse come "una Signora tutta vestita di bianco, più brillante del sole, che spargeva una luce più chiara ed intensa di quella di un bicchiere di cristallo colmo d'acqua limpida, attraversato dai raggi del sole più cocente".I bambini rimasero colpiti dalla bellezza e dall'amore della Madre Celeste.Vi è uno stretto legame tra le apparizioni della Vergine Maria a Fatima e la Santissima Eucaristia. Infatti, come Gesù e Maria furono uniti dal momento dell'incarnazione fino al coronamento dell'intera missione salvifica dolorosissima del Calvario, così ora sono uniti sull'altare e nell'Eucaristia.Ma i pastorelli prima di vedere la Vergine Maria, furono preparati dall'Angelo della Pace, il quale insegnò loro una particolare preghiera di adorazione e riparazione a Gesù Eucaristico.Nella terza apparizione l'Angelo apparve ai tre bambini con un Calice tra le mani sopra il quale stava sospesa un'Ostia, e dopo aver recitato assieme a loro la preghiera alla Santissima Trinità, prese nuovamente il Calice e l'Ostia che erano rimasti sospesi nell'aria, e diede l'Ostia a Lucia e il Sangue del Calice a Francesco e a Giacinta dicendo: "Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio".UN INNO PERENNE DI LODE A DIOFrancesco, Giacinta e Lucia seppero fare grande tesoro dei doni di Dio, e la loro vita divenne un inno perenne di lode a Lui, al quale seppero offrire sacrifici di ogni genere per Suo amore e per la salvezza dei poveri peccatori.Nel 1918 scoppiò una terribile pandemia chiamata spagnola, che si diffuse con velocità sorprendente in tutto il mondo. In soli diciotto mesi vennero contagiati almeno un terzo della popolazione mondiale.Si stimano tra i 20/50 o addirittura 100 milioni di vittime.All'inizio la malattia non veniva ben compresa e i decessi erano spesso attribuiti alla polmonite. Nelle trincee e negli accampamenti sovraffollati della prima guerra mondiale, l'epidemia si diffuse velocemente contagiando sempre più persone, mentre gli spostamenti favorivano la diffusione dei contagi.Nei mesi tra settembre e dicembre del 1918, la pandemia raggiunse il suo culmine, mietendo un numero elevato di persone, mentre i servizi sanitari si trovarono in grave difficoltà.Anche Giacinta e Francesco si ammalarono di spagnola. La Vergine Maria aveva predetto loro che presto sarebbero saliti in Cielo. Questi due bambini di 9 e 10 anni seppero affrontare eroicamente le sofferenze, sempre uniti ai Cuori di Gesù e Maria.Francesco in particolare coltivava una speciale devozione verso l'Eucaristia. Prima che si ammalasse, sulla strada verso la scuola, si fermava spesso nella chiesa a contemplare Gesù "nascosto" nel Tabernacolo."Io resto qui in chiesa, vicino a Gesù nascosto. Per me non vale la pena imparare a leggere, fra poco vado in Cielo!", diceva a Lucia.UNA PANDEMIA VERALa Spagnola lo colpì nel dicembre 1918, ma egli offrì per mesi le sue sofferenze, unendole a quelle di Cristo, con lo sguardo sempre rivolto ai beni celesti. Gesù Eucaristia era la sua unica fonte di gioia e consolazione. Francesco aveva ben compreso che Essa è il vero cibo dell'anima, la dolcezza dei forti e il vigore dei deboli.Il suo unico pensiero era quello di poter ricevere Gesù e di consolarlo per tutti gli oltraggi che riceve. Il parroco gli amministrò la santa Eucaristia a un giorno dalla sua morte, riempiendo il suo cuore di gioia immensa.Il giorno seguente Francesco disse alla sorellina Giacinta: "Oggi sono più felice di te, perché ho Gesù nel mio cuore". E insieme si misero a recitare il santo Rosario. Nella notte diede l'ultimo saluto a Lucia, dandosi un arrivederci in Cielo. Poi disse alla madre che gli stava accanto: "Guarda, mamma, che bella luce là, vicino alla porta!... Adesso non la vedo più...".Il suo volto si illuminò di un sorriso angelico e, senza agonia, senza contrazione, senza un gemito, spirò dolcemente. Non aveva ancora 11 anni. [...]La vita di Francesco è per noi un grande esempio. Nonostante fosse stato colpito dalla terribile epidemia, il suo unico pensiero era quello di "Gesù Nascosto", che amava immensamente e che desiderava ricevere.La Carne e il Sangue di Cristo sono vero cibo e vera bevanda, nutrimento, forza e vita che noi riceviamo nella santa Comunione sacramentale e spirituale.In essa Gesù si dona completamente a noi, ed essendo Amore unitivo, penetra nel nostro petto rimanendo corporalmente presente in noi il tempo che durano le specie del pane e del vino.Unita a Gesù Cristo nella santa Eucaristia, l'anima riceve i frutti che le permettono di compiere una trasformazione graduale interiore che assimila la nostra persona a Gesù Ostia, con l'acquisto delle sue virtù e con la perfezione che configura la nostra vita in modo sempre più santo.Non dimentichiamoci mai dell'immenso dono della Santa Eucaristia. Nel dolore, nelle sofferenze, nei momenti di angoscia, di paura e tribolazione, ricordiamoci Chi è il nostro unico e vero Salvatore che solo può darci la vera Vita.Non rinunciamo all'Eucarestia per le paure di questo mondo. Siamo cristiani e figli di Dio, e per mezzo dello Spirito Santo abbiamo ricevuto i doni che ci permettono di vivere con coraggio e rettitudine.Infatti, se "Dio è con noi, chi sarà contro di noi?".

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Gv 6,1-15)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 21, 2021 5:33


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6613OMELIA XVII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,1-15)La prima lettura e il Vangelo di questa domenica ci fanno comprendere la grandezza della Provvidenza divina, sempre sollecita a venire incontro alle nostre necessità. Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'episodio del profeta Eliseo che incarica un uomo di sfamare una folla di cento persone con venti pani d'orzo. I pani erano pochi, ma il Signore compì il prodigio e la moltitudine di gente fu saziata. Il profeta Eliseo disse a nome di Dio: «Ne mangeranno e ne faranno avanzare».Lo stesso episodio lo abbiamo ascoltato anche alla lettura del Vangelo. Gesù incarica i suoi Apostoli di sfamare una grande folla, adoperando i cinque pani d'orzo e i due pesci portati da un ragazzo. I discepoli stentarono a compiere ciò che Gesù chiedeva loro, ma si dovettero arrendere all'evidenza dei fatti, quando videro che tutti mangiarono a sazietà e, dei pezzi avanzati, raccolsero dodici canestri (cf Gv 6,9-13).Da questi due episodi ricaviamo diversi insegnamenti. Il primo riguarda la ricchezza della Provvidenza divina: in ambedue i casi avanzò qualcosa, la Provvidenza fu più che abbondante. Ciò significa che Dio provvede generosamente, al di là di quelle che sono le nostre necessità. La seconda riflessione, forse la più importante, riguarda il fatto che Dio, ordinariamente, nell'elargire la sua Provvidenza, si serve delle sue creature. Nel primo caso, con il profeta Eliseo, Dio si servì di quell'uomo che aveva venti pani; nel secondo caso, quello del Vangelo, Gesù si servì dell'umile contributo di quel ragazzo che aveva portato con sé cinque pani e due pesci.Ciò che balza evidente è l'assoluta inadeguatezza del contributo umano. I nostri mezzi sono molto limitati; ma, nelle mani di Dio si moltiplicano. L'importante è dare quello che possiamo, al resto penserà Dio. Ma, se manca questa nostra collaborazione, la Provvidenza non può intervenire.La collaborazione umana avviene sia a livello spirituale, con la preghiera e l'offerta dei nostri sacrifici, e sia a livello materiale, con le opere di misericordia corporale, che non devono mai essere trascurate. Se dunque tante cose non vanno bene in questo mondo, incolpiamo noi stessi. Se tutti facessero il loro dovere, Dio compierebbe delle meraviglie continue. Guardiamo alla vita di Madre Teresa di Calcutta: quanti poveretti sono stati raggiunti dalla Provvidenza divina attraverso le mani caritatevoli della piccola suora albanese!Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, operato da Gesù, alludeva ad un miracolo ancora più grande, quello dell'Eucaristia. Con la celebrazione eucaristica non vengono sfamati i nostri corpi ma le nostre anime. Con l'Eucaristia, nostro cibo non è un po' di pane, ma il Figlio stesso di Dio. Questo miracolo avviene tante e tante volte ogni giorno, in tutto il mondo, ovunque è celebrata la Santa Messa.L'Eucaristia crea l'unione tra di noi, facendo di noi una cosa sola nel Cuore di Gesù. L'Eucaristia, inoltre, esige la carità fraterna. Se, infatti, diciamo di amare Gesù che è presente realmente nell'Eucaristia, non possiamo poi non amare il prossimo nel quale è presente in qualche modo il Signore stesso. Dall'amore all'Eucaristia si passa poi all'amore fraterno. Quanto più ameremo il Signore, tanto più riusciremo ad amare i nostri fratelli, e sarà proprio l'amore fraterno che dimostrerà l'autenticità della nostra carità divina.Madre Teresa di Calcutta iniziava le sue giornate con diverse ore di preghiera davanti al Tabernacolo, e a chi le diceva che forse era meglio andare subito a soccorrere i poveri, ella rispondeva che non sarebbe riuscita a riconoscere Cristo nei bisognosi se prima non avesse trascorso quel tempo davanti a Lui, realmente presente nel Santissimo Sacramento dell'altare. La carità cristiana consiste nel riconoscere Gesù presente nel prossimo e nel pensare che tutto ciò che faremo ai nostri fratelli sarà fatto a Gesù stesso. Per questo motivo, san Paolo, nella seconda lettura di oggi, ci esorta a comportarci «con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità [...] avendo a cuore l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (Ef 4,3).San Francesco d'Assisi, che tanto amava l'Eucaristia, aveva un grande amore per i poveri e i bisognosi. In essi riconosceva il Figlio di Dio. Tra i tanti episodi che si potrebbero raccontare è bello ricordare il seguente, che avvenne all'inizio della sua conversione. Il santo d'Assisi aveva una naturale ripugnanza nei confronti dei lebbrosi, al punto che, appena li scorgeva di lontano, subito cambiava strada. Ma, una volta convertito, non poteva più comportarsi in quel modo. Ben presto gli capitò di incontrarne uno per strada: si fece forza, scese da cavallo e si mise a curare le piaghe di quel povero fratello. Man mano che curava quelle piaghe avvertì una profonda gioia; e, quando, una volta ripartito, si volse indietro, non rivide più quel povero lebbroso. Allora capì che era Gesù stesso. Se anche noi, sull'esempio dei santi, sapessimo riconoscere Gesù nel nostro prossimo, la terra si trasformerebbe in un Paradiso anticipato. Facciamo la nostra parte, e il bene si dilaterà sempre di più attorno a noi.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XVI domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Mc 6,30-34)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 6:40


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6612OMELIA XVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,30-34)La prima lettura di questa domenica è un messaggio rivolto ai pastori d'anime, a tutti quelli che hanno ricevuto da Dio l'altissima missione di condurre le pecorelle del Signore ai pascoli della vita eterna. Il profeta Geremia richiama fortemente al loro dovere i capi religiosi del suo tempo, i quali più che il bene del gregge a loro affidato cercavano i loro interessi personali. Ecco, allora che rivolge loro queste severe parole: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo [...] voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati» (Ger 23,2).A questo punto, il profeta Geremia, a nome di Dio, promette che Dio stesso si occuperà di queste pecorelle inviando loro il Messia, della stirpe di Davide. Così dice il Profeta: «Ecco verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra» (Ger 23,5). Chiaramente, questo Messia è Gesù, l'unico Salvatore del mondo, che ha radunato le pecorelle disperse a prezzo del suo sangue.La seconda lettura ci presenta ancor meglio Gesù come Pastore delle nostre anime, che è venuto a far di tutti noi un solo gregge. Così scrive san Paolo agli efesini: «Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva» (Ef 2,14), ovvero il peccato che ci separava da Dio, ci separava tra di noi e ci faceva vagare per sentieri tortuosi ed impervi.Purtroppo, tante volte ricadiamo nella palude dei nostri peccati, per cui Gesù, il Buon Pastore, ci viene incontro per ricondurci sul retto sentiero. Egli viene a noi per mezzo dei salutari rimorsi di coscienza, suscitando un profondo pentimento e il desiderio di confessare sinceramente i nostri peccati. Lasciamoci afferrare dalle mani di Gesù, lasciamoci caricare sulle sue spalle e ricondurre all'ovile.Chi rimane con Lui non avrà da temere alcun male. Si rimane con Lui quando si osservano i suoi comandamenti, quando si prega, si evita il peccato e si compiono le opere buone. Allora egli potrà ritenere rivolte a se stesso le bellissime parole del salmo che abbiamo ascoltato: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce» (Sal 22). Nelle inevitabili prove della vita dobbiamo ancorarci ancora di più a questa certezza e credere senza esitazione che Gesù, Buon Pastore della nostra anima, è sempre accanto a noi, e che in Lui dobbiamo confidare. Il salmo, infatti, continua con queste consolanti parole: «Anche se vado per una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me» (ivi). La cosa più sbagliata che possiamo fare in quei momenti è quella di agitarci. Facendo così impediamo a Gesù di agire, di prendersi cura della nostra vita. In quei momenti, la cosa più bella da fare sarà quella di chiudere gli occhi dell'anima e di dire con piena fiducia: "Gesù, in Te confido, pensaci Tu". E allora, anche nelle tenebre della nostra valle oscura, risplenderà la luce della speranza.Infine, il Vangelo ci presenta il nostro Redentore che si muove a compassione della folla che sembrava proprio come un gregge senza pastore. Gesù si mise allora ad insegnare loro molte cose (cf Mc 6,34). Gesù ha compassione di noi ed è più sollecito Lui di beneficarci più quanto lo siamo noi di essere aiutati. Prima di tutto, Gesù si prende cura delle nostre anime, insegnandoci le verità che sono via al Cielo. Leggendo il suo Vangelo e ascoltando la Chiesa, noi saremo sicuri di vivere nella verità. Poi il Signore ci dona i suoi Sacramenti che ci danno la sua grazia, e in modo particolare il Sacramento dell'Eucaristia che non ci offre solo la sua grazia, ma ci dona Lui stesso, dietro le povere sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. Inoltre, Gesù ha compassione di noi prendendosi cura della nostra vita. La Provvidenza divina vigila costantemente su di noi, e quanto più grande sarà la nostra fiducia, tanto più numerose saranno le grazie anche di ordine materiale che riceveremo dalla mano paterna di Dio. Lungo i secoli, Gesù ha suscitato numerosi pastori secondo il suo cuore. Prima di tutto gli Apostoli, fino ad arrivare ai nostri giorni. Uno di questi pastori che hanno ricalcato fedelmente le orme di Gesù è stato senza dubbio san Giovanni Maria Vianney, additato dal papa Benedetto XVI come modello per tutti i sacerdoti. San Giovanni Maria Vianney, da tutti chiamato il Santo Curato d'Ars, si distingueva per la sua continua preghiera e per la sua generosa penitenza. Per le pecorelle affidate alla sua cura, egli pregava e offriva continui sacrifici. Egli non cercava il suo tornaconto, ma unicamente la gloria di Dio e il bene delle anime.Quando giunse ad Ars, qualcuno gli disse che in quel paese «non c'era nulla da fare», che le persone pensavano solo alla terra, che non si davano pensiero del cielo e non andavano a Messa alla domenica. Egli rispose che, dunque, «c'era tutto da fare». E si mise all'opera. In che modo? Stando in ginocchio e vegliando le notti in preghiera davanti al Tabernacolo. E, con l'andare degli anni, il paese cambiò profondamente, al punto che quasi tutti partecipavano alla Messa ogni giorno della settimana.Preghiamo con fiducia e chiediamo al Signore che ci siano sempre pastori secondo il suo Cuore.

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Tarcisio, martire dell'eucaristia

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 29, 2021 9:58


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6636SAN TARCISIO, MARTIRE DELL'EUCARISTIA di Maria BigazziVeramente nell'Eucaristia Gesù ci ha dato tutto. Avendoci amato, ci amò fino alla fine, donandosi completamente a noi, restando presente sotto le specie del pane e del vino, per unirsi a noi nella santa Comunione.Tutte le più alte e più profonde espressioni dell'Amore di Dio sono racchiuse nell' Eucaristia. Essendo Amore infinito, Gesù Cristo non ci ha privati della Sua presenza, restando fra noi con umiltà nel Tabernacolo, nascosto sotto i veli eucaristici come vittima innocente in olocausto di adorazione al Padre, intercedendo incessantemente per noi.Ciò comporta anche una grande responsabilità da parte dell'uomo, in quanto Gesù si è reso "piccolo e indifeso" per arrivare a tutti, sottoponendosi al rischio di tante profanazioni e insulti da parte degli empi, che Egli sopporta per il Suo sconfinato Amore, piuttosto che privarci della Sua presenza sui nostri altari.Ma come ci ricorda Gesù stesso, "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto". A noi è stato dato il grande e infinito dono dell'Eucaristia, dove il Figlio di Dio, vero Dio e vero Uomo, aspetta notte e giorno che gli uomini si avvicinino a Lui, vera fonte di Vita.Per questo siamo chiamati anche ad essere difensori dell'Eucaristia, perché è grave mancanza, ma soprattutto grave peccato, commettere abusi verso di essa o permettere che vengano perpetrati.LA PIÙ GRANDE DI TUTTE LE MERAVIGLIESe noi crediamo che nell'Eucaristia sia realmente presente Dio, e così è, quale non dovrebbe essere il nostro rispetto e la nostra adorazione verso tale Sacramento!Oggi infatti, ad essersi perso è il senso del valore dell'Eucaristia, e a dimostrarlo sono i continui abusi, profanazioni, mancanze e irriverenze che vengono fatte a questo Sacramento.È dunque necessario ritornare a Dio, e a Lui per mezzo del Suo amato Figlio Gesù Cristo, mediante il Sacramento eucaristico e l'Adorazione.Dove possiamo trovare Dio? Certamente possiamo avvicinarci a Lui mediante l'Eucaristia, in cui Gesù è realmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità; lo stesso "Gesù passato, presente e futuro", come affermava san Pier Giuliano Eymard.L'Eucaristia, infatti, che è ciò che di più prezioso abbiamo, e il faro che le nostre pupille non devono mai perdere.Una sublime descrizione di questo mirabile Sacramento la fornisce san Tommaso D'Aquino, che nella sua vita si adoperò instancabilmente per far conoscere e lodare Gesù Eucaristico.Insegna infatti, che "L'Eucaristia è il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'antica alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini".SAN TARCISIO (DA CUI IL NOME DEL VESTITO DEI CHIERICHETTI: LA TARCISIANA)Una figura molto importante per il suo amore verso Gesù Eucaristico e che ci può aiutare a riflettere sul ruolo a cui siamo chiamati, è san Tarcisio martire.Tarcisio, accolito della Chiesa di Roma, fu martirizzato giovanissimo, mentre portava la santa Eucaristia ai cristiani carcerati a causa della persecuzione.Profondamente legato a Gesù Eucaristico, egli si occupava del prossimo con grande carità, rischiando la vita per portare il vero Nutrimento ai fratelli perseguitati.Un giorno lungo il tragitto venne scoperto da alcuni soldati, i quali non riuscendogli a strappare l'Eucaristia dalle mani, lo uccisero brutalmente.San Tarcisio non cedette di fronte a coloro che volevano portargli via Gesù e per non farlo cadere in mani profane, lo strinse al petto proteggendolo con il suo corpo, guadagnando così la gloria del Paradiso.Il martirio di Tarcisio è riportato nell'epigrafe posta da papa Damaso sul suo sepolcro. La data della sua morte venne fissata il 15 agosto del 257 d.C.Nonostante le notizie della sua vita siano poche, in san Tarcisio abbiamo un esempio di grande virtù e coraggio. Egli ha speso tutta la sua esistenza per il Tesoro più grande e prezioso, offrendo la sua stessa vita piuttosto che permettere una grave profanazione.Nel giorno in cui il Signore gli chiese prova del suo amore, san Tarcisio si dimostrò un "servo buono e fedele" ricevendo in dono il premio eterno.Sul suo esempio, impariamo anche noi ad amare con tutto il cuore la santa Eucaristia, mettendola al centro della nostra vita, e portandole tutto il rispetto e l'adorazione che le deve essere dato.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Quando si ama l'Eucaristia... la frusta passa, ma Gesù resta!" parla di una storia realmente accaduta a tre bambine africane che per amore di Gesù hanno preferito le frustate al rimanere senza fare la comunione.Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 2 giugno 2021:Siamo in Gabon, all'inizio del XX secolo. Tre bambine hanno fatto la Prima Comunione e vanno a salutare il missionario, il quale le invita a ritornare qualche settimana più tardi per fare la Comunione. Esse promettono e se ne vanno.Impiegarono cinque giorni di cammino per ritornare a casa. Passate alcune settimane, le bimbe dissero al padre: "Papà, lasciaci andare alla Missione per fare la Comunione." Ma il padre, ancora idolatra, rifiutò. Poiché esse insistevano, intervenne il capo del villaggio: "Bambine, se partirete riceverete ciascuna cinquanta colpi di frusta sulla schiena".Senza dire nulla la bambine aspettarono la notte. Era molto buio e, pensando che nessuno le avrebbe viste, partirono. Ma le bloccarono, le condussero al centro del villaggio e ciascuna ricevette cinquanta colpi di frusta.L'indomani le bimbe si dissero: "Ci hanno talmente pestate ieri che oggi non penseranno più a noi." Partirono.Dopo cinque giorni arrivarono alla Missione. Erano sfinite, coperte di ferite e di lividi. Il missionario esclamò: "Bimbe, da dove venite? Che cos'è tutto questo sangue?" "Padre, ci hanno picchiato.""Ma chi è stato?" "Tu ci avevi detto di ritornare a fare la Comunione. Papà non ha voluto, e noi siamo partite lo stesso, ci hanno prese e tutte abbiamo ricevuto cinquanta colpi di frusta perdendo molto sangue.""Ma è orribile!" "Padre, Gesù non ha forse sofferto più di noi per salvarci?""Sì, ma..." "Guarda la Croce che hai sul petto. Lui è stato flagellato molto più di noi!"Qualche giorno dopo, le bambine, dopo aver curato le loro piaghe e nutrito le loro anime con il Pane dei forti, si prepararono a partire."Partite, bimbe?" Domandò il missionario. "Sì, padre.""Ma sarete ancora picchiate..." "Oh, sì, padre!""Altri cinquanta colpi di frusta?" "Sì, padre.""E non avete paura?" La più grande rispose: "Ascolti, padre: la frusta passa, ma Gesù resta!"

Chiesa Cristiana Evangelica  della Vera Vite
Percepire Dio coi miei sensi - Annusare Dio: come posso essere l'odore soave di Cristo | 27 Giugno 2021 |

Chiesa Cristiana Evangelica della Vera Vite

Play Episode Listen Later Jun 28, 2021


Per Dio non ci può essere odore più soave di una vita cambiata dallo Spirito Santo, offerta a Lui per portare nel mondo un odore di vita che porta a vita. ---  CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti  Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minuti Siamo al quinto ed ultimo messaggio sui nostri cinque sensi, li abbiamo presi come spunto per vedere come sia possibile utilizzarli per cercare un rapporto intimo e speciale con chi ce li ha dati in dono. Oggi parleremo dell'olfatto. L'olfatto è un senso potente. E' capace di portare alla memoria  ricordi che neppure pensavi di avere nel cassetto. Se siete come me, quando alcune molecole  che recano un profumo  arrivano a toccare il tessuto sensibile con il quale è tappezzato il mio naso (e Dio è stato così generoso da darmene uno che è il doppio di molti di voi!) è come aprire per me un cassetto pieno di foto ricordo. Quali profumi ti fanno ricordare il passato? Posso dirti i miei. L'odore del sugo col battuto! Fa aprire in me i ricordi di quando io ero bambino, con mia nonna che si alzava alle 6 del mattino per pregare (come faccio io adesso) e, nel frattempo, batteva il lardo, faceva il soffritto, e metteva la pentola di coccio sulla stufa a legna per preparare il sugo della domenica; sarebbe stato pronto quando lei tornava dalla messa. Oppure quello di un profumo chiamato “Lucky days”, giorni fortunati! Non era un profumo famoso né costoso, ma era quello che mi regalò mio padre per il mio diciottesimo compleanno e che portai con me durante la gita del quinto liceo. Nella bottiglia ormai vuota,  ancora persiste un po' dell'aroma e mi basta annusarlo per ritrovarmi a festeggiare felice la mia giovinezza assieme a tutta la mia famiglia, compresi, soprattuto, coloro che non ci sono più, oppure per rivedere le montagne del Trentino e la camera d'albergo dove trascorsi il periodo più felice della mia vita scolastica durante la gita dell'ultimo anno di liceo. Non sono solo memorie, sono cose che diventano così reali che quasi le posso toccare. Forse ti starai chiedendo cosa c'entri tutto questo con Dio. Come si fa a parlare di un Dio che “odora”? Certo, non possiamo “annusare” Dio... Ma se leggo la Bibbia, scopro che la mia caratteristica di sentire un odore e di associarlo ad un ricordo gradevole non è “mia”, non è “umana”, ma è qualcosa che Dio al momento della Creazione ha messo nella sua creatura... perché è una sua caratteristica di associare un odore gradevole a dei ricordi. Lo dice la Scrittura sin da Genesi: “Noè uscì con i suoi figli, con sua moglie e con le mogli dei suoi figli. Tutti gli animali, tutti i rettili, tutti gli uccelli, tutto quello che si muove sulla terra, secondo le loro famiglie, uscirono dall'arca. Noè costruì un altare al Signore; prese animali puri di ogni specie e uccelli puri di ogni specie e offrì olocausti sull'altare. Il Signore sentì un odore soave; e il Signore disse in cuor suo: «Io non maledirò più la terra a motivo dell'uomo, poiché il cuore dell'uomo concepisce disegni malvagi fin dall'adolescenza; non colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.Finché la terra durerà, semina e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno mai».”( Genesi 8:18.22) Dio sente letteralmente un profumo, non se lo immagina, e associa quell'odore (in questo caso era lo stesso di un buon arrosto) con il ricordo della sua creazione, di come tutto era stato creato perfetto ed in ordine, e tramite esso decide di non distruggerla mai più. Oppure in Esodo, quando descrive come dovrà essere costruito il Tabernacolo: “Il Signore disse ancora a Mosè: «Prenditi degli aromi, della resina, della conchiglia profumata, del galbano, degli aromi con incenso puro, in dosi uguali;  ne farai un profumo composto secondo l'arte del profumiere, salato, puro, santo; ne ridurrai una parte in minutissima polvere e ne porrai davanti alla testimonianza nella tenda di convegno, dove io mi incontrerò con te: esso sarà per voi cosa santissima.  Del profumo che farai, non ne farete altro della stessa composizione per uso vostro; sarà per te cosa santa, consacrata al Signore.  Chiunque ne farà di uguale per odorarlo, sarà eliminato dal suo popolo».” ( Esodo 30:34-38) Dio indica precisamente la miscela di profumi che lui gradirà annusare quando incontrerà il Sommo Sacerdote. Ora, parliamoci chiaro, c'è qualcuno che pensa che Dio sia davvero interessato a un po' di fumo prodotto da un arrosto misto o da un po' di resine mischiate assieme? A chi ed a cosa servono davvero quegli odori? Il salmo 141 ci da una prima indicazione: “Giunga la mia preghiera davanti a te come l'incenso, l'elevazione delle mie mani come il sacrificio della sera.”. (Salmo 141:2 ND) La parola “giunga” in lingua ebraica è כּוּן - kûn  e significa “stare in perpendicolare”; la versione CEI traduce questo versetto così: “Come incenso salga a te la mia preghiera” L'incenso che sale verso il cielo è una rappresentazione grafica delle nostre preghiere che salgono verso il Padre come un odore soave. Ma soprattutto, per poter far arrivare gli odori a Dio che sia un arrosto, o un profumo,  c'è da “fare”, da predisporre cose per creare l'odore; e non sono cose di poco conto. Se leggete Numeri, vedrete che le bestie da sacrificare non erano quelle “da scarto” ma erano le migliori, quelle più sane, quelle che, se vendute,  ti avrebbero fruttato un sacco di soldi. Allo stesso modo, la ricetta che Dio da in Esodo per confezionare il profumo da bruciare davanti al Tabernacolo è composta da elementi che non era facile trovare e che costavano molto. Per far arrivare un buon odore alle “narici”di Dio, dunque devo “operare”, impegnarmi personalmente,  faticare per trovare le cose giuste con cui produrlo. E, soprattutto, è qualcosa che mi deve “costare”, devo “spendere” del mio per poterlo avere da offrire in olocausto. Sapete quale è il profumo migliore che Dio abbia mai “annusato? Ne parla Paolo in Efesini: “Siate dunque imitatori di Dio, come figli amati; e camminate nell'amore come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.” (Efesini 5:1-2) Eccolo il profumo più soave al mondo, quello che ha richiesto maggior fatica per essere trovato quello che è costato di più: la fatica di abbandonare la propria natura divina per scendere sulla terra  e il costo di morire come un criminale sulla croce  pur essendo il figlio di Dio. La parola che usa Paolo in greco per “imitatori” è μιμητής - mimētēs: vi dovrebbe essere familiare. Chi ha mai visto un “mimo”? Sono quelle persone che, senza parlare, costruiscono un mondo attorno a se, facendotelo in qualche modo “vedere”  nella tua immaginazione, semplicemente con i gesti e le azioni che fanno. E' esattamente quello che Paolo ci chiede di fare; essere dei “mimi” per chi ci guarda, far vedere attraverso le nostre azioni ed i nostri gesti un mondo che non c'è adesso in terra, ma che c'è presso Dio: rendere visibile l'invisibile. In che modo? Ce lo spiega in Romani: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Romani 12:1-2)  Paolo parla di “sacrificio”:  ed abbiamo visto che ogni sacrificio  produce un aroma soave che arriva a Dio, e che provoca in Dio dei ricordi lieti. E Paolo indica anche che tipo di sacrificio sarà se con i nostri corpi e la nostra vita mimiamo il mondo di Dio,  agendo come lui vuole. Sarà un sacrificio “vivente”: ζάω - zaō in greco che significa si “vivo” ma anche “pieno di forza, efficiente, efficace”. Sarà un sacrificio “santo”: ἅγιος - hagios, significa “messo da una parte, separato, distinto”. Sarà un sacrificio “gradito”: εὐάρεστο ς- euarestos è una parola composta da arestos che significa “accettato” più il rafforzativo eu, per cui sarà un sacrificio “pienamente accettato”. Quale è, dunque, il sacrificio che secondo Paolo crea il profumo tramite il quale il nostro sacrificio sarà “efficace, distinto, pienamente accettato”. da Dio? “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente...” (v 2a) Paolo non ci chiede genericamente di “agire bene”,  e neppure di “non peccare”: lo farà altrove; ma qui chi chiede una trasformazione (in greco μεταμορφόω metamorphoō; composto fa morphoo = forma + meta = dopo, in seguito, successiva, ovvero abbiate una forma successiva) che passi attraverso un rinnovamento. (in greco ἀνακαίνωσις anakainōsis;).  La parola anakainōsis/rinnovamento è usata solo due volte nella Bibbia, sempre da Paolo, ed è un concetto filosofico abbastanza complesso che cerco di spiegarvi con un esempio stupido. Quando rinnovi il guardaroba tra una stagione e l'altra cosa fai? Prendi la roba che hai nei cassetti,  la lavi, e la rimetti là, magari cambiandogli di posto? Certamente no! Svuoti i cassetti degli abiti che c'erano e li riempi con abiti completamente differenti. Li cambi non perché ti hanno annoiato ma perché stai vivendo una nuova stagione, e gli abiti che avevi nei cassetti mal si abbinano ad essa; non puoi andare in giro con la felpa di lana e i pantaloni di flanella  quando fanno 35 gradi all'ombra, ma ti servono indumenti diversi, Anakainōsis / rinnovamento non significa cambiare posto alle cose per far sembrare che tutto è cambiato, e neppure lavarle o dargli una passata di tinta per farle sembrare nuove; significa buttare tutto fuori per fare spazio e mettere dentro tutta roba nuova adatta alla nuova stagione della tua vita. E' questo che dice Paolo; il sacrificio che è pienamente accettato, il profumo che Dio vuole sentire non si crea lavando i tuoi vecchi abiti, e neppure cambiandogli di posto, ma usandone di nuovi. E quando accetti questa sfida di cambiare quel “sacrificio” non è più tale,  ovvero non è un peso, qualcosa che fai ma che preferiresti non fare ma un modo di vita: Paolo dice ai Filippesi: “Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza. Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio.” (Filippesi 4:18-19) La chiesa di Filippi non era una chiesa ricca, ma aveva offerto di supportare Paolo con slancio, aldilà delle proprie capacità. È potente pensare che le cose che facciamo l'uno per l'altro, il sostenersi a vicenda  diventa un profumo gradito a Dio. Pensate alla nostra vita di chiesa mentre camminiamo insieme, testimoniamo, ci impegniamo con la comunità, serviamo... Tutto questo crea un odore soave che arriva a Dio. Paolo chi chiede di indossare abiti nuovi per la nuova stagione della nostra vita per poter offrire un sacrificio che abbia un odore soave. Ma come è possibile tutto questo? Ti avevo detto che la parola anakainōsis/rinnovamento è usata da Paolo solo due volte: vuoi sapere dove  usa la stessa parola la seconda volta? In Tito 3:5: “... (Dio) ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna....” (Tito 3:5-7) La rigenerazione  (in greco παλιγγενεσία paliggenesia = nuova nascita) che porta al rinnovamento avviene SOLO attraverso l'opera dello Spirito Santo, e non perché siamo bravi di nostro; è una GRAZIA, è AGGRATIS!  Non la puoi comperare ne guadagnare! Solo attraverso Cristo puoi ottenerla, solo essendo suo discepolo puoi riceverla, solo seguendo Gesù puoi essere un profumo per Dio. Ma quale è il fine ultimo dell'essere un buon profumo che giunge a Dio? Riempire il Paradiso di buoni aromi perché ne godano Dio e gli angeli? Assolutamente no! “Ma grazie siano rese a Dio, che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via della perdizione; per questi, un odore di morte, che conduce a morte; per quelli, un odore di vita, che conduce a vita. E chi è sufficiente a queste cose?” (2 Corinzi 2:14-16) Il fine è che l'aroma soave delle nostre vite trasformate offerte in sacrificio a Dio riempia il mondo attraverso la conoscenza di Cristo e di ciò che ha fatto per tutti gli uomini; un aroma differente da quello a cui il mondo è abituato, “odore di morte, che conduce a morte” dice Paolo. Se sei in Cristo, e hai lasciato che lo Spirito Santo entrasse in te, se gli hai permesso di trasformarti, se continui a lasciare  che ti metta nel cassetto abiti nuovi adatti alla stagione che attraversi di volta in volta nella vita, allora tu sei l'odore soave di Cristo, un sacrificio vivente, che arde, “un odore di vita, che conduce a vita.” Se non sei ancora in Cristo, lascia che lo Spirito ti trasformi  per cambiare l'odore di morte del mondo in odore soave di Vita. Noi siamo il profumo di Cristo. Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia del Corpus Domini - Anno B (Mc 14,12-16.22-26)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 6:07


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6485OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO B (Mc 14,12-16.22-26)Questa domenica celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo, donati a noi come Cibo e Bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato.Il Vangelo di oggi riporta il racconto della sua Istituzione, avvenuta durante l'Ultima Cena. Gesù, dopo aver reso grazie, spezzò il pane e lo diede ai suoi Discepoli, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22). Poi prese il calice del vino, e disse: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti» (Mc 14,24). L'Ultima Cena è lo stesso sacrificio del Calvario: ciò che avvenne sacramentalmente durante quella Cena, si verificò di lì a pochi giorni sul Calvario, e si realizza ad ogni celebrazione della Santa Messa.Questo è il Sacrificio della nuova ed eterna Alleanza, di cui parla la seconda lettura di oggi. L'Autore della Lettera agli Ebrei parla di questo Sacrificio che ci purifica dalle opere della morte (cf Eb 9,14) e ci dona l'eredità eterna (cf v. 15). Nell'Antico Testamento si sacrificavano animali e con il loro sangue si aspergeva il popolo. Questi sacrifici erano solamente figura del Sacrificio di Gesù, l'unico che ci purifica dai nostri peccati.L'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato.Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale Dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in Carne e il vino in Sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa Carne e questo Sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi.L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi.Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Se noi tutti siamo uniti a Gesù ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola.Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù.Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Seconda Domenica di Pasqua - Anno B (Gv 20,19-31)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Apr 7, 2021 5:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6477OMELIA II DOMENICA PASQUA - ANNO B (Gv 20,19-31)La seconda domenica di Pasqua è la cosiddetta "Domenica della Divina Misericordia". È chiamata così in seguito alle richieste che Gesù rivolse a santa Faustina, di celebrare la domenica successiva a quella di Pasqua in onore dell'infinita misericordia con cui Egli ci ha amati e redenti.Il Vangelo di oggi si armonizza molto bene con il tema della Misericordia. Il brano dell'evangelista Giovanni riporta infatti l'apparizione di Gesù agli Apostoli avvenuta «la sera di quel giorno» (Gv 20,19), il giorno della Risurrezione. In quell'apparizione, Gesù istituì il sacramento della Riconciliazione.Apparendo agli Apostoli, Gesù, dopo aver alitato su di loro, disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,22-23). Con queste parole, Gesù ha dato alla Chiesa il potere di rimettere i peccati.A santa Faustina, Gesù fece una meravigliosa promessa. Egli volle che in questa domenica si parlasse della Divina Misericordia e disse: «Chi si accosterà alla sorgente della vita – ovvero alla Confessione e alla Comunione – questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene». Poi continuò dicendo: «L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia. Oh quanto mi ferisce la diffidenza di un'anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che Io sono misericordioso, non ha fiducia nella Mia bontà».In questa domenica siamo chiamati anche noi a glorificare l'infinita misericordia di Dio. Accostiamoci con fiducia al Sacramento del suo perdono, fondando il nostro proposito di non peccare più non sulle nostre forze, che sono molto piccole, ma sul suo santo aiuto, come recitiamo nell'"Atto di dolore".Per fare una buona Confessione c'è bisogno di cinque cose: un buon esame di coscienza dall'ultima Confessione ben fatta; un'accusa sincera dei peccati, senza tacere volutamente nulla; un vivo dolore per le colpe commesse; un fermo proposito di non commetterle più; l'adempimento della penitenza imposta dal sacerdote. Chiediamo la grazia di pentirci con tutto il nostro cuore e di confessarci sempre bene. È questa la grazia più grande che è come la base per un cammino spirituale che ci porterà molto in alto.Nella vita della beata Angela da Foligno si racconta un particolare molto importante. La Beata, quando era giovane, ebbe la sventura di confessarsi male per diversi anni, tacendo volutamente per vergogna alcuni peccati. A distanza di tempo, ella trovò la forza di "vuotare il sacco" e di dire tutto al sacerdote. Fu quello il tempo di un "nuovo inizio" che la portò ai vertici dell'esperienza mistica. Tutto iniziò con una Confessione ben fatta. Glorifichiamo anche noi l'infinita misericordia di Dio confessandoci sempre bene e sinceramente.Nel Vangelo di oggi c'è un altro particolare che è di grande insegnamento: l'atto di fede dell'apostolo san Tommaso. Inizialmente, egli non volle credere alla testimonianza dei Discepoli che avevano incontrato Gesù Risorto; ma, in seguito, vide l'umanità gloriosa di Cristo Risorto e credette nella sua divinità, esclamando: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).Un atto di fede simile lo facciamo anche noi ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia. Ogni volta che vediamo l'Ostia consacrata, noi non vediamo l'umanità di Gesù e neppure la sua divinità, eppure noi riconosciamo in quell'Ostia Gesù, vero Dio e vero uomo. Quando, durante la Messa, il sacerdote eleva l'Ostia Santa, e quando preghiamo davanti al Tabernacolo, è una cosa molto bella ripetere l'atto di fede di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Ripetiamolo spesso e crediamo senza esitare che quello che vediamo non è pane e vino, ma è Gesù vivo e vero.A san Tommaso apostolo ravveduto, Gesù poi disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29). Tommaso vide l'umanità di Gesù e credette alla sua divinità; noi non vediamo nulla e, perciò, siamo beati, come ha affermato il Signore.Volendo ora sintetizzare il contenuto del Vangelo di oggi, possiamo adoperare due parole: Confessione e Comunione. Esse costituiscono la «fonte della vita» di cui parlava Gesù a santa Faustina. Accostiamoci con fiducia a questa fonte per attingervi la vita in abbondanza. La Madonna, Madre dell'Eucaristia, ci ispiri sempre una grande fiducia nell'infinita misericordia di Dio.

ARTICOLI di Rino Cammilleri
Tolta la censura ai film, via libera a sesso e violenza

ARTICOLI di Rino Cammilleri

Play Episode Listen Later Apr 7, 2021 5:19


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6536TOLTA LA CENSURA AI FILM, VIA LIBERA A SESSO E VIOLENZA di Rino CammilleriQuando la Società della Nazioni comminò all'Italia fascista le famose «sanzioni», il Duce si mise a falciare grano nelle aiuole e gli italiani diedero «oro alla Patria». Il cantante Rodolfo de Angelis pubblicò una canzone che, all'epoca, divenne virale: Sanzionami questo, che più recentemente Pippo Franco ha riproposto in versione velatamente maliziosa. Il testo elencava il paesaggio, le benemerenze e gli eroi dell'Italia, insanzionabili per definizione. Andammo avanti a karkadè finché la Società delle Nazioni non gettò la spugna e cominciò ad affondare.È la prima cosa che viene in mente alla notizia dell'abolizione della censura cinematografica, annunciata da un ministro non a caso ex dc. In effetti, la censura cinematografica in Italia ha avuto lo stesso percorso della fu Società delle Nazioni: più censuravano e peggio era. Ogni atto di censura non faceva che ammantare le pellicole incriminate di un'aura di proibito che ne aumentava il fascino.LA CENSURA DEL POLITICAMENTE CORRETTOFino al punto che il famigerato Ultimo tango a Parigi se lo sarebbero filato solo i cinefili da cineforum "impegnato" se non fosse intervenuto il sequestro. Fu così che divenne un cult, rilanciando la carriera sull'orlo del baratro di Marlon Brando e inaugurando per un certo periodo l'uso, molto fine, di regalare del burro ai novelli sposi.Ma è singolare che l'abolizione dell'Indice dei Film Proibiti avvenga proprio in un momento in cui ben altro e più feroce Indice stende il suo sudario sull'Occidente: il Politicamente Corretto, che censura le parole, gli scherzi, le vignette, le opinioni, i gesti e le espressioni contrarie all'Ideologia Dominante. Almeno l'antica Inquisizione permetteva la difesa, i testimoni a discarico, un equo processo, l'avvocato.No, adesso c'è il linciaggio, la perdita del posto di lavoro, la morte civile, i centri sociali che ti aspettano sotto casa per fartela pagare, la D'Urso che manda i reporter alla tua caccia, i media che sbattono te e i tuoi parenti in prima pagina, i tuoi figli vengono bullizzati a scuola e per strada.Perciò, è vero: la censura cinematografica è obsoleta. Ai bambini basta un telefonino per accedere a tutta la pornografia che vogliono, anche quella zoofila, sado-maso, bondage, con minori, con donne gravide, etnica. I genitori più saggi e abili ricorrono al c.d. parental-control o vietano gli smartphone fino a una certa età. Ma poi il pargolo, a scuola, guarda quello del compagno di banco che ha i genitori separati e in guerra tra loro.LE MAGLIE DELLA CENSURACerto, scoccia un po' a uno che la pensa come me trovare che certi film (che in altri tempi sarebbero stati censurati) sono finanziati con fondi statali. Cioè suoi. O che la Rai, sempre coi suoi soldi, produca opere di «interesse culturale» come quella su Leonardo da Vinci, e in prima serata ci si trovi davanti a un bacio «omo» alla francese. Senza che il genitore abbia pensato ad attivare il parental-control dal momento che tal sorpresa non se l'aspettava.Dispiace solo per quei poveri registi che contavano sullo «scandalo» per pubblicizzare opere mediocri quando non semplicemente cretine. Dovranno fare i salti mortali mentali per trovare qualcosa di «trasgressivo» in un mondo in cui l'unica cosa veramente trasgressiva è andare a recitare il rosario davanti al Tabernacolo.E allora, forza con attrici e attori ormai indistinguibili dalle prostitute: povera gente, cosa gli tocca fare per quattro soldi e quattro fotografie sul red carpet. Tutto cominciò quando un giudice, uno della vecchia guardia, si pronunciò contro Cicciolina e il tango al burro. Si tirò addosso i pannelliani, i media e i radical chic. Cosa prevista, certo, ma non che fosse lasciato completamente solo dalle istituzioni (e dai colleghi).Da allora, mangiata la foglia, le maglie della censura si allargarono sempre più. Fino a diventare il pallido simulacro che oggi viene anche ufficialmente abbattuto. Non ci resta che una cosa: cambiare canale e non andare al cinema. Nemmeno a vedere Disney.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Le sei suore che durante una vera pandemia accettarono la morte per stare vicine ai malati

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Mar 31, 2021 14:38


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6530LE SEI SUORE CHE DURANTE UNA VERA PANDEMIA ACCETTARONO LA MORTE PER STARE VICINE AI MALATISei missionarie italiane nell'ex Zaire non abbandonarono i malati e permisero di individuare il virus di Ebola del 1995 (tasso di morte: 81%)di Ermes DovicoQuando nel 1995 scoppiò l'epidemia di Ebola, nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) si trovavano missionarie 60 Suore delle Poverelle, istituto fondato a Bergamo nel XIX secolo dal beato Luigi Palazzolo. Nel giro di 33 giorni sei di quelle suore, tutte infermiere professionali, persero la vita nella battaglia contro il virus. La loro vicenda finì sulla stampa internazionale. Quel sacrificio - consapevole, come fu riconosciuto anche nelle motivazioni della Medaglia d'oro al valore civile - non fu vano. La loro opera, vero esempio di vicinanza cristiana ai malati, contribuì pure all'individuazione del virus.La Chiesa, in due diverse date tra febbraio e marzo, ha riconosciuto le virtù eroiche di quelle sei religiose, tutte d'origine lombarda: suor Floralba Rondi (†25 aprile 1995), che nel '52 fece parte del primo gruppo di Suore delle Poverelle a iniziare la missione nell'allora Congo Belga, e fu la prima delle sei a morire (a 70 anni), giorni dopo aver partecipato a un intervento chirurgico su un paziente con malattia ignota; suor Clarangela Ghilardi (†6 maggio '95), 64 anni; suor Danielangela Sorti (†11 maggio '95), 47 anni; suor Dinarosa Belleri (†14 maggio '95), 58 anni; suor Annelvira Ossoli (†23 maggio '95) [nella foto], 58 anni; suor Vitarosa Zorza (†28 maggio '95), 51 anni. Le singole storie della loro vocazione sono una più bella dell'altra e testimoniano una fiducia nella Provvidenza che oggi, tantopiù in tempo di Covid, bisogna recuperare.Per conoscere meglio la vicenda delle nuove venerabili, la Bussola ne ha intervistato la consorella (di stanza a Bergamo) e postulatrice generale, suor Linadele Canclini.Suor Linadele, lei ha conosciuto personalmente tutte e sei le consorelle dichiarate venerabili?Sì, le ho conosciute tutte di persona. Le ho viste operare anche nell'ex Zaire, quando sono andata nel 1992. Perciò ho potuto vedere la loro opera in un contesto di missione.Leggendo le biografie di queste suore-infermiere risalta la loro preparazione: tutte avevano una specializzazione in malattie tropicali. Insomma, non era una carità improvvisata.Allora erano tante le suore che andavano in missione. Prima di partire per l'Africa o al primo-secondo rientro in Europa, era prassi comune andare in Belgio, ad Anversa, per specializzarsi in malattie tropicali. Due di loro, suor Clarangela e suor Annelvira, erano anche ostetriche. E le do un dato che oggi farebbe scandalizzare qualcuno, ma che è gradito al buon Dio. A Kingasani, sede di un nostro grande punto maternità, nascevano ogni giorno dalle 30 alle 40 creature. Lì operava suor Annelvira, che fu soprannominata «donna della vita».In queste sei suore è evidente la vita attiva al servizio del prossimo. Allo stesso tempo dalle loro biografie, pur diverse, emerge una forte dimensione contemplativa e un grande amore per Dio. Era il segreto della loro carità?Direi proprio di sì. Noi come Suore delle Poverelle abbiamo normalmente tre ore di preghiera al giorno. Queste missionarie pregavano anche di più. Il loro orario di preghiera iniziava alle 5 del mattino. Più di una di loro, alla sera, dopo una giornata di intenso lavoro, si fermava in chiesa davanti al Tabernacolo. Capitava per esempio che suor Floralba, in ginocchio di fronte al Santissimo, venisse invitata dalle consorelle a riposarsi: «E dove volete che prenda la forza se non da qui?», rispondeva.Poi, suor Danielangela aveva chiesto il benestare per pregare tutte le notti dalle 3.30 alle 4.30. Si alzava quindi un'ora prima delle altre missionarie. La chiamavano "la trappistina", perché fin dall'inizio della sua vocazione ebbe la tendenza alla vita contemplativa. Il Signore l'ha voluta contemplativa e in missione, fino a dare completamente la vita.Può ricostruire i momenti essenziali dell'epidemia del 1995?Intanto bisogna fare un passo indietro rispetto alla primavera di quell'anno. Io ho incontrato un medico congolese che lavorava a Mosango e che mi ha detto che da mesi, almeno da gennaio, arrivavano in ospedale dei malati che vomitavano, perdevano sangue e non si riusciva a capire cosa fosse. C'erano morti quasi improvvise e con sintomi simili a quelli dell'Ebola. Quindi, il virus era preesistente all'evento scatenante di aprile.Ma non lo si capì subito, giusto?No, perché si parlava di tifo, malaria cerebrale... Quando il medico di Mosango iniettò il formolo a suor Floralba vide subito che il sangue rifluiva nella siringa. Disse: "Per me questo è Ebola". Ma non fu creduto. Dopo la morte di suor Floralba e il contagio della seconda suora, Clarangela, fu chiamato il virologo più famoso del Congo, il dottor Jean-Jacques Muyembe, che fece prelevare un campione di sangue di suor Clarangela e di altri. Poi suor Vitarosa si premurò di mandare quei campioni, ben sigillati, ad Anversa: ma qui il laboratorio era chiuso e perciò furono mandati ad Atlanta.Anche le suore sospettavano fosse Ebola?Guardi, la superiora provinciale d'Africa, suor Annelvira, l'aveva perlomeno fiutato. Appena arrivata a Kikwit, disse: "Io ricordo, per i miei studi, che a Yambuku, dove ci fu il primo caso di Ebola dello Zaire (1976), morirono delle suore. Ho l'impressione che sia un virus simile". E appunto suor Vitarosa assecondò il lavoro del dottor Muyembe spedendo i campioni. Un paio di giorni dopo la morte di suor Clarangela arrivò il verdetto da Atlanta: Ebola.Quella fu un'epidemia con una letalità dichiarata tra le più alte di sempre, l'81%, per 254 morti su 315 contagi registrati.Sì, però rispetto ad altre epidemie di Ebola - penso soprattutto a quella del 2013-2016 in Africa occidentale con 11.310 morti - le vittime furono limitate grazie all'intervento, sollecitato dalla Chiesa locale, del professor Muyembe e grazie, appunto, alla collaborazione delle Suore delle Poverelle. Inoltre, verso metà maggio arrivarono due medici da Atlanta, che furono non solo magistrali ma eroici.Quante di voi erano già morte al loro arrivo?Erano morte le prime quattro suore. Però ne hanno salvate altre. Dall'Italia erano partite altre due suore: una era la superiora in congedo della comunità nell'ospedale di Kikwit, e una nativa del Congo, infermiera. Quando arrivarono a Kikwit, c'erano il vescovo e uno dei medici di Atlanta, che dissero loro: "Voi non entrate più a curare le vostre sorelle". E loro rimasero di sasso perché erano andate lì per quello, ma poi si sentirono dare questa motivazione: "Perché vi volete troppo bene e continuereste la catena di morti". Senza quell'altolà noi saremmo morte, chissà, in 10-20. E c'è un'altra cosa che bisogna ricordare.Ci dica...Il nostro Fondatore aveva previsto nelle prime costituzioni sei voti: oltre ai tre tradizionali, c'erano i voti di dedicarsi alla gioventù, la speciale fedeltà alla Chiesa e, infine, il voto di adoperarsi per i malati "anche in tempo di malattie contagiose". Ai tempi della professione delle sei suore venerabili, questi altri tre voti non si facevano più, ma loro ne hanno vissuto in pieno lo spirito.Oggi, in relazione al Covid, se pensiamo al personale sanitario e anche a religiosi e sacerdoti (a volte forzati a stare lontani dai malati altre no) ci sono sia storie eroiche sia di paura. Queste sei suore-infermiere stavano vicine agli ammalati sapendo benissimo quanto rischiavano. Sta in questa vicinanza, fisica e morale, l'approccio cattolico di fronte alla sofferenza dell'altro?Sì, e vorrei aggiungere un punto. È vero che anche oggi ci sono persone eroiche nell'assistere i malati. Ma va detto che queste sei suore hanno vissuto questa eroicità sempre, in ogni situazione, non facile, nello Zaire. Qualcuna si è trovata anche il fucile piantato davanti, nei tempi delle sommosse e dei disordini politici. Le consorelle, come abbiamo dimostrato con la causa sull'eroicità delle virtù, si sono sempre fatte carico della povertà, delle malattie e sofferenze dei fratelli congolesi. Un gesuita congolese, uno dei periti dell'inchiesta che ha approfondito la storia dei contesti dove le suore hanno vissuto, ha concluso la sua relazione dicendo che le Suore delle Poverelle, per lo spirito del Palazzolo da loro incarnato quotidianamente, di fronte all'epidemia "non potevano che dare la vita".Al di là del momento in cui fu scoperto che si trattava di Ebola, c'erano quindi una consapevolezza e un carisma - dare la vita per il prossimo - che venivano da lontano. Qualche altro episodio particolare?Sarebbero tanti... Consideri che la missione a Kikwit è un grande recinto con un portone per l'ingresso dei malati: in quel periodo i parenti li appoggiavano lì e poi scappavano. Ebbene, molti testimoni hanno spiegato che suor Floralba andava a raccogliere gli infermi e il personale le diceva: "Ma no, suora, guardi che sta vomitando, sta perdendo sangue". E lei rispondeva: "Ma non posso lasciarlo, è un malato!". Suor Clarangela assistette una mamma partoriente malata di Ebola: allora non si sapeva, ma per lei era normale aiutare qualsiasi persona e sempre lei accompagnò suor Floralba già ammalata a Mosango. Sia suor Danielangela - che la vegliò nella notte del 24 aprile, vigilia della morte - che suor Annelvira affrontarono viaggi faticosi per assistere suor Floralba. La provinciale dovette fare 500 chilometri in jeep e continuò a curare tutti finché poté. Quando ci fu il funerale di suor Floralba, arrivarono dall'Italia due sue sorelle. Una di loro chiese a suor Dinarosa (che in quei giorni proseguiva il suo lavoro in ospedale) come facesse a non aver paura in mezzo ai malati: "La mia missione è quella di servire i poveri! Che cosa ha fatto il mio Fondatore?"

BASTA BUGIE - Cinema
FILM GARANTITI Mother Cabrini - La straordinaria vita di Santa Francesca Saverio Cabrini (2021) **

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Feb 8, 2021 9:13


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=394LA STRAORDINARIA VITA DI SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINIUltima di 13 figli, fondò le Missionarie del Sacro Cuore e partì per gli Stati Uniti, dove lottò contro la massoneria, fece erigere scuole, orfanotrofi, collegi, case di riposo, asili, ospedali... la sua forza era la preghiera e Pio XII la proclamò patrona degli emigrantiLa visione di Mother Cabrini è valsa veramente la pena. Molto più, a mio modesto avviso, dello sceneggiato su Chiara Lubich, andato in onda la domenica precedente, senza programmi concorrenti e pure in prime time: un "santino" piuttosto piatto e zeppo di luoghi comuni politicamente corretti: cristianesimo come opzione esclusiva per i poveri, fascisti cattivi e comunisti buoni, la Chiesa come Inquisizione, la santità della protagonista indistinguibile da un volontariato alla Caritas. Invece Mother Cabrini di Daniela Gurrieri e interpretato da una convincente Cristina Odasso non ha peli ecclesialmente corretti sulla lingua: i nemici della Santa sono i massoni, concetto più volte ribadito nel corso della storia.Con attori fisicamente somiglianti scorrono sullo schermo san Giovanni B. Scalabrini, il papa Leone XIII e la protagonista, mostrata, sia pure di sfuggita dati i tempi compressi di un film, nel suo lato evangelicamente «astuto come un serpente» (la sua abilità nello stendere contratti era leggendaria; soleva dire: «i nemici di Cristo sono abilissimi nell'amministrazione e nella finanza, noi non dobbiamo essere da meno»), ma anche in quello mistico delle ore passate in preghiera davanti al Tabernacolo. Nel film una scena vede lei acquistare a poco una proprietà deprezzata dalla mancanza d'acqua, e poi l'acqua la si trova, con meraviglia degli operai, scavando nel punto da lei indicato. Felice anche l'idea di lasciare il titolo in inglese nell'edizione italiana: la Santa aveva infatti la cittadinanza americana e, per questo, fu la prima cittadina americana a finire sugli altari. Dichiarata Patrona degli emigranti, con le suore osava andare nei quartieri di New York dove neanche la polizia entrava. Erano i tempi in cui il concetto di «missione» era onnicomprensivo e nessun missionario si poneva il problema se stesse per caso facendo «proselitismo».Maria Francesca Cabrini da Sant'Angelo Lodigiano (oggi provincia di Lodi) in religione cambiò il suo nome in suor Francesca Saverio (con la «o») in onore del Patrono delle Missioni, san Francesco Saverio. Voleva infatti andare in Cina, ma il vescovo Scalabrini la convinse ad assistere gli emigrati italiani in America, che erano a rischio di perdere la fede cattolica sia per la povertà che per l'ambiente protestante (e massonico). Nel film tutto questo è chiaramente esplicitato. E, di questi tempi, non è poco.Nota di BastaBugie: per vedere gratis sul sito della Rai il film Mother Cabrini, clicca qui!LA VITA DI SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINIErmes Dovico riassume su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 dicembre 2020 la straordinaria vita di Santa Francesca Saverio Cabrini.Ecco l'articolo completo pubblicato:La fede incrollabile nei disegni di Dio fu il tratto distintivo di santa Francesca Saverio Cabrini (1850-1917), rinvenibile già nella scelta del nome da religiosa, quando al nome di battesimo aggiunse «Saverio» in onore del grande missionario spagnolo che aveva dato tutto per Cristo, annunciandolo nelle terre più lontane e difficili dell'Oriente. Ultima di 13 figli di una famiglia contadina benestante, era nata a Sant'Angelo Lodigiano, rimanendo presto orfana di entrambi i genitori e divenendo suora dopo il diploma da maestra elementare. Per proseguire la missione del suo santo ispiratore, Francesca voleva partire per la Cina, ma seppe comprendere che la volontà divina su di lei era un'altra. Fu prima il vescovo di Lodi, che ne aveva intuito le doti organizzative e le virtù, a consigliarle di fondare un istituto religioso per assistere i moltissimi italiani emigrati in America. La giovane riuscì a riunire alcune compagne attorno a sé e nel 1880 fondò le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, costituendo case in Lombardia e poi a Roma.La prospettiva della missione estera si concretizzò grazie a un altro vescovo, il beato Giovanni Battista Scalabrini. Pur declinando la sua proposta di affiancare il ramo maschile della congregazione da lui fondata, accettò la direzione di un asilo e una scuola a New York. Nel frattempo, era stato Leone XIII in persona a sostenere l'opportunità della via dell'America. «L'istituto è ancora giovane - le disse il Santo Padre - ha bisogno di mezzi: andate negli Stati Uniti, ne troverete, e con essi un grande campo di lavoro. La vostra Cina sono gli Stati Uniti, vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza». Partì nel 1889, compiendo la prima di una ventina di traversate oceaniche in un'infaticabile opera al servizio dei bisogni materiali e spirituali dei connazionali all'estero: «Gli italiani qui sono trattati come schiavi... bisognerebbe non sentire amor di patria per non sentirsi ferita», scriveva degli italoamericani, che aiutò a inserirsi nel tessuto statunitense senza rinunciare alla loro identità e risvegliandone la fede cattolica.Assistita dalle suore e dai benefattori attratti dal suo carisma, tra cui alcuni italiani ricchi che coinvolse nella carità, Francesca si prese cura di ogni gruppo sociale fragile o bisognoso di formazione, dagli orfani agli ammalati, dai giovani agli anziani. Fu così che tutti presero a chiamarla Mother Cabrini. Fondò scuole, orfanotrofi, collegi femminili, case di riposo, asili, ospedali a New York e Chicago, estendendo la sua opera fino alla California, poi in Argentina e poi ancora nelle grandi capitali europee, come Londra, Madrid, Parigi. A chi la lodava per il successo delle sue iniziative, rispondeva sincera: «Tutte queste cose non le ha fatte forse il Signore?». Era in Lui che trovava la forza per superare ogni difficoltà, come emerge limpidamente dai suoi scritti: «Se alcuna cosa mi sembrerà ardua e pesante, raddoppierò la mia confidenza e abbandono nel mio Diletto, cercando di prendere riposo assoluto nel Cuore divino».La devozione al Sacro Cuore di Gesù e l'amore per l'Eucaristia alimentato dalle lunghe contemplazioni davanti al tabernacolo, con cui cercava di accendere le sue religiose, erano la sorgente della sua operosità. «Se io mi occupassi solo di cose esteriori, per buone e sante che siano, diverrei debole e languente; col rischio di perdermi, qualora mi mancasse il sonno dell'orazione», ammoniva, indicando che il suo servizio a Dio nel prossimo nasceva dall'anima ristorata dalla preghiera contemplativa e da un'intensissima vita interiore, che è l'aspetto più facilmente oscurato quando si parla dei grandi santi capaci di trasformare il mondo come Francesca Cabrini. Per questo Pio XII, che la canonizzò e proclamò «Celeste patrona di tutti gli emigranti», aveva ben ragione a dire che «fra le sue virtù eroiche, eroicissima era in lei la carità di Cristo». È l'intima unione con Nostro Signore la virtù che più di ogni altra ha animato la sua opera, per la quale gli italoamericani la chiamano semplicemente «la nostra santa».Nel novembre 2010 le è stata intitolata la stazione di Milano Centrale.Rino CammilleriLa Nuova Bussola Quotidiana, 31-01-2021

Heros Ingargiola Podcast
Restaurare il tabernacolo pt.5

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 65:56


Worship Service 13.09.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 5 | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo pt.6

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 42:04


Worship Service 20.09.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 6 | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo pt.8

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 54:44


Worship Service 04.10.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 8 | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo pt.4

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 70:26


Worship Service 06.09.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 4 | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo pt.3

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 66:37


Worship Service 30.08.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 3 | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo pt.2

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 63:54


Worship Service 23.08.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 2 | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo pt.1

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 65:38


Worship Service 16.08.2020 | Restaurare il tabernacolo | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo pt.7

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 49:57


Worship Service 27.09.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 7 | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo pt.9

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 55:47


Worship Service 11.10.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 9 | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo parte 10 (1 di 2)

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Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 51:43


Worship Service 18.10.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 10 (1 di 2) | Pastore Heros Ingargiola

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Restaurare il tabernacolo parte 10 (2 di 2)

Heros Ingargiola Podcast

Play Episode Listen Later Dec 23, 2020 77:58


Worship Service 01.11.2020 | Restaurare il tabernacolo parte 10 (2 di 2) | Pastore Heros Ingargiola

Arte e Cultura | RRL
132 - Tabernacolo

Arte e Cultura | RRL

Play Episode Listen Later Dec 10, 2020 5:53


Il termine tabernacolo deriva dal latino tabernaculum. È diminutivo di taberna con significato di dimora e, prima dell’avvento del Cristianesimo, significava capanna, accampamento mobile per i soldati. Nel passo della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, descritto nei Vangeli sinottici di Marco, Matteo e Luca, quando appaiono Mosè ed Elia, Pietro dice: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè ed una per Elia»; il termine «tenda» richiama la «tenda dell’Arca dell’Alleanza», che fungeva da tempio durante il cammino di Israele nel deserto e indicava la presenza di Dio in mezzo al suo popolo.

Apologetica | RRL
158 - Quali sono i motivi per cui nelle chiese il tabernacolo non è più al centro?

Apologetica | RRL

Play Episode Listen Later Oct 8, 2020 4:23


Lo snaturamento del cattolicesimo a causa della teologia postconciliare ha fatto sì che si dimenticasse la centralità della Presenza del Dio incarnato.

Le VOCI di radioromalibera.org | RRL
791 - Corrado Gnerre - Quali sono i motivi per cui nelle chiese il tabernacolo non è più al centro?

Le VOCI di radioromalibera.org | RRL

Play Episode Listen Later Oct 8, 2020 4:23


Lo snaturamento del cattolicesimo a causa della teologia postconciliare ha fatto sì che si dimenticasse la centralità della Presenza del Dio incarnato.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XIV domenica Tempo Ordinario - Anno A (Mt 11,25-30)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 30, 2020 6:41


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6097OMELIA XIV DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 11,25-30)La pagina del Vangelo di questa domenica è un'autentica perla preziosa. Per comprenderla e assaporarla come si deve, dobbiamo a lungo meditarla e dobbiamo farci piccoli nell'umiltà. Gesù ce lo fa capire chiaramente con queste sublimi parole: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25).Vogliamo essere anche noi tra questi piccoli, ai quali sono dischiuse le ricchezze del Vangelo. Lo saremo se imiteremo Gesù, il quale ci dice: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). L'umiltà e la mitezza aprono il nostro cuore alla Sapienza di Dio.Con questo commovente rendimento di lode al Padre, Gesù ci fa entrare nel segreto più profondo del suo Cuore e ci fa comprendere quelle che sono le sue preferenze. Egli predilige i piccoli, i poveri e gli umili, che accolgono con semplicità la dottrina del Vangelo, e così vengono premiati con la rivelazione dei misteri del Regno dei Cieli.Vero sapiente non è colui che sa molte cose, ma colui che comprende l'unica cosa veramente importante, anzi fondamentale per la nostra vita, ovvero la nostra totale dipendenza da Dio. Siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio; e, senza di Lui, noi siamo come un ramo distaccato dall'albero, destinato a seccare.Chi è mite ed umile di cuore sente una attrattiva irresistibile per le dolci parole di Gesù, il quale ci invita ad andare a Lui senza timore, per trovarvi il ristoro: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Dove potremo trovar riposo se non presso il Signore? Gesù stesso diceva a santa Margherita Maria Alacoque riguardo a tutti i devoti del suo divin Cuore: «Li consolerò nelle loro pene». Il Cuore di Gesù, trafitto per i nostri peccati, è la fonte purissima della grazia, che disseta l'arsura del nostro cuore. Questa fonte è stata aperta dalla lancia di Longino e continua a riversare su di noi fiumi di misericordia.Questa fonte che ci ristora dalle nostre fatiche, non è lontana da noi: la troviamo in chiesa, presso ogni Tabernacolo dove è custodito il Santissimo Sacramento dell'Altare. È lì che Gesù ci aspetta. L'umile di cuore avverte chiaramente questo invito e non indugia. Il superbo, al contrario, vaga per le strade di questo mondo, ansimante e agitato, e non riesce a trovare riposo.Se si comprendesse davvero che Gesù ci aspetta per farci grazia, non lo faremmo attendere così tanto e non lo lasceremmo solo nelle nostre chiese. Come una fonte limpida e tranquilla ristora il viandante che da lungo tempo cammina; così la Presenza eucaristica di Gesù dona a noi sempre nuove energie per affrontare il peso della giornata, serenamente, con la pace nel cuore. Il nostro divin Maestro ci dice infatti: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me [...]. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,29-30). La nostra croce diviene leggera se staremo vicini a Gesù e se attingeremo alla fonte sempre aperta del suo Cuore trafitto.Quando ci sentiamo oppressi e sfiniti per il carico che grava sulle nostre spalle, andiamo da Gesù. Anche se ci sembrerà di non riuscire a pregare e di perdere il nostro tempo, non scoraggiamoci; anche se ci sembrerà di aver un cuore di pietra, rimaniamo vicini a Gesù: le pietre al sole si arroventano; così i nostri cuori alla presenza di Gesù Eucaristia si scalderanno un po' per volta e si trasformeranno.Gesù diceva a santa Margherita: «Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini, che nulla a risparmiato fino a consumarsi per manifestare loro il suo amore; eppure in ricambio, io non ricevo, dalla maggior parte, che ingratitudini con irriverenze e sacrilegi». Queste parole devono scuoterci dal nostro torpore e devono farci comprendere che Gesù rimane nei nostri Tabernacoli per amore nostro, e noi siamo tenuti a ricambiare questo immenso amore del nostro Salvatore.A santa Margherita, Gesù disse che san Francesco d'Assisi era stato il Santo più vicino al suo Cuore, colui che lo aveva di più amato. San Francesco volle essere infatti perfetto imitatore della povertà e dell'umiltà del Figlio di Dio. Così, vivendo in povertà e umiltà, il Poverello di Assisi entrò nel Cuore di Gesù per mai più uscirvi. Egli, che aveva in orrore la superbia, diceva: «Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio» (FF 199). San Francesco non si limitava soltanto a dire queste belle parole ma, per primo, le voleva mettere in pratica. Con piena convinzione, egli si riteneva l'ultimo di tutti e il servo di tutti, per questo motivo fu il Santo più vicino al Cuore di Gesù.Come quando sotto il sole cocente, istintivamente cerchiamo l'ombra; così l'anima umile, di fronte alle vanità di questo mondo, ricerca il silenzio e il nascondimento. Impariamo anche noi da Gesù e ripetiamo spesso durante la giornata: "Gesù, mite ed umile di cuore, rendi il nostro cuore simile al tuo". Solo così potremo trovare ristoro per le nostre anime.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Corpus Domini - Anno A (Gv 6,51-58)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 9, 2020 6:56


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id= 6094OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO A (Gv 6,51-58)Questa domenica celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo donati a noi come cibo e bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato. La prima lettura parla della "manna", con la quale Dio nutrì il popolo d'Israele nel suo esodo attraverso il deserto. La manna era un pane disceso dal cielo che prefigurava l'Eucaristia. Il popolo d'Israele era in cammino verso la terra promessa; noi, in questo pellegrinaggio terreno, siamo protesi verso la Patria Celeste e siamo nutriti ogni giorno da questo Pane Celeste che è la Santa Comunione. Il cammino attraverso il deserto, da parte del popolo d'Israele, non fu privo di insidie, ma chi si mantenne fedele, nutrito da questa «manna sconosciuta» (Dt 8,16), giunse alla meta tanto desiderata. Anche il nostro cammino è difficoltoso, il deserto di questo mondo spesso ci tende delle insidie, ma, nutriti di questo celeste alimento che è l'Eucaristia, troveremo il vigore per procedere sicuri, nonostante il demonio, il mondo e la carne continuino a ostacolarci.Nel Vangelo, Gesù dice chiaramente: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Queste parole sono tra le più belle e consolanti di tutto il Vangelo. Il pensiero che Gesù vuole essere il nostro cibo che ci sostiene deve colmarci di gratitudine e di gioia. Con questa affermazione, Gesù dice apertamente che la manna che nutrì gli Israeliti nel deserto era solo un'ombra rispetto alla realtà. Il vero pane è Lui, è il Signore, e solo cibandoci di Lui avremo la Vita eterna. Poco dopo infatti afferma: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo [ovvero di Gesù] e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,53-55).Giustamente, l'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della Consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato.Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Santa Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in carne e il vino in sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa carne e questo sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi.L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi.Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Questo aspetto è messo in luce dalla seconda lettura di oggi, quando san Paolo afferma: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane» (1Cor 10,17). Se io sono unito a Gesù e anche tu lo sei, ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola.Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù.Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.

La Restaurazione della Grazia
Il Tabernacolo di Davide, come può aiutarmi a capire la vera grazia di Dio?

La Restaurazione della Grazia

Play Episode Listen Later Apr 24, 2020 31:56


Due minuti di speranza con babbo Mario - 4° parte della serie "Come abbattere i giganti nella mia vita"

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia II Dom. di Pasqua - A (Gv 20,19-31)

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Play Episode Listen Later Apr 14, 2020 7:19


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5981OMELIA II DOM. DI PASQUA ANNO A - (GV 20,19-31)La seconda domenica di Pasqua è la cosiddetta "Domenica della Divina Misericordia". È chiamata così in seguito alle richieste che Gesù rivolse a santa Faustina, di celebrare la domenica successiva a quella di Pasqua in onore dell'infinita misericordia con cui Egli ci ha amati e redenti.Il Vangelo di oggi si armonizza molto bene con il tema della Misericordia. Il brano dell'evangelista Giovanni riporta infatti l'apparizione di Gesù agli Apostoli avvenuta «la sera di quel giorno» (Gv 20,19), il giorno della Risurrezione. In quella apparizione Gesù istituì il sacramento della Riconciliazione.Gesù mostra agli Apostoli le piaghe alle mani e al costato. Questo particolare è molto importante per dimostrare la verità della Risurrezione. È proprio Lui che appare loro; Lui che è morto in croce. I segni della Passione ora risplendono come emblemi di gloria e come simboli di vittoria.Apparendo agli Apostoli, Gesù affida a loro la stessa missione che Egli ha ricevuto dal Padre: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). La missione è quella di portare la salvezza fino agli estremi confini della terra. Gli Apostoli devono predicare il Vangelo ed essere ministri del perdono di Dio. Per questo motivo, Gesù, dopo aver alitato su di loro, disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,22-23). Con queste parole, Gesù ha dato alla Chiesa il potere di rimettere i peccati.A Santa Faustina, Gesù fece una meravigliosa promessa. Egli volle che in questa domenica si parlasse della Divina Misericordia e disse: «Chi si accosterà alla sorgente della vita - ovvero alla Confessione e alla Comunione - questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene». Poi continuò dicendo: «L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia. Oh quanto mi ferisce la diffidenza di un'anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che Io sono misericordioso, non ha fiducia nella Mia bontà».In questa domenica siamo chiamati anche noi a glorificare l'infinita Misericordia di Dio. Accostiamoci con fiducia al Sacramento del suo perdono, fondando il nostro proposito di non peccare più non sulle nostre forze, che sono molto piccole, ma sul suo santo aiuto, come recitiamo nell'"Atto di dolore".Per fare una buona Confessione c'è bisogno di cinque cose: un buon esame di coscienza dall'ultima Confessione ben fatta; un'accusa sincera dei peccati, senza tacere volutamente nulla; un vivo dolore per le colpe commesse; un fermo proposito di non commetterle più; l'adempimento della penitenza imposta dal sacerdote. Chiediamo la grazia di pentirci con tutto il nostro cuore e di confessarci sempre bene. È questa la grazia più grande che è come la base per un cammino spirituale che ci porterà molto in alto.Nella vita della beata Angela da Foligno si racconta un particolare molto importante. La Beata, quando era giovane, ebbe la sventura di confessarsi male per diversi anni, tacendo volutamente per vergogna alcuni peccati. A distanza di tempo, ella trovò la forza di "vuotare il sacco" e di dire tutto al sacerdote. Fu quello il tempo di un "nuovo inizio" che la portò ai vertici dell'esperienza mistica. Tutto iniziò con una Confessione ben fatta. Glorifichiamo anche noi l'infinita Misericordia di Dio confessandoci sempre bene e sinceramente.Nel Vangelo di oggi c'è un altro particolare che è di grande insegnamento. Tommaso, uno dei Dodici, «non era con loro quando venne Gesù» (Gv 20,24). Egli non volle credere alla testimonianza degli altri Apostoli riguardo alla Risurrezione del Signore, e disse: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (Gv 20,25). Otto giorni dopo, Gesù apparve di nuovo, e c'era anche Tommaso. Gesù entrò a porte chiuse e disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!» (Gv 20,27). A quella vista, Tommaso fece uno stupendo atto di fede: vide l'umanità gloriosa di Cristo Risorto e credette nella sua divinità, esclamando: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).Un atto di fede simile lo facciamo anche noi ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia. Ogni volta che vediamo l'Ostia consacrata, noi non vediamo l'umanità di Gesù e neppure la sua divinità, eppure noi riconosciamo in quell'Ostia Gesù, vero Dio e vero uomo. Quando, durante la Messa, il sacerdote eleva l'Ostia Santa, e quando preghiamo davanti al Tabernacolo, è una cosa molto bella ripetere l'atto di fede di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio». Ripetiamolo spesso e crediamo senza esitare che quello che vediamo non è pane e vino, ma è Gesù vivo e vero.A san Tommaso Apostolo ravveduto, Gesù poi disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29). Tommaso vide l'umanità di Gesù e credette alla sua divinità; noi non vediamo nulla e, perciò, siamo beati, come ha affermato il Signore.Volendo ora sintetizzare il contenuto del Vangelo di oggi, possiamo adoperare due parole: Confessione e Comunione. Esse costituiscono la "fonte della vita" di cui parlava Gesù a santa Faustina. Accostiamoci con fiducia a questa fonte per attingervi la vita in abbondanza. La Madonna, Madre dell'Eucaristia, ci ispiri sempre una grande fiducia nell'infinita Misericordia di Dio.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Nove consigli per vivere cristianamente in famiglia ai tempi del coronavirus

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Mar 24, 2020 10:19


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6059NOVE CONSIGLI PER VIVERE CRISTIANAMENTE IN FAMIGLIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS di ANDREA FAUROOrmai la speranza che la reclusione in casa per via del Coronavirus duri pochi giorni va via via scemando; molti genitori si sono ritrovati di punto in bianco a riorganizzare le giornate dei propri figli e a domandarsi su come poter tenerli impegnati in maniera costruttiva.Mi permetto di dare alcuni spunti a quei genitori che avranno la voglia di leggerli; spunti che ovviamente vanno ricalibrati in base all'età, al sesso, al carattere e ai bisogni contingenti dei propri figli.San Giovanni Bosco soleva avere un certo timore quando vedeva avvicinarsi la fine della scuola e l'inizio delle vacanze estive che non aveva paura di definire come "la vendemmia del diavolo", proprio perché era un tempo che rischiava di essere trascorso male dai giovani che il buon Dio gli aveva affidato.Per analogia possiamo paragonarlo alla situazione presente, in cui se è vero che si fa di tutto per ricordare ai nostri ragazzi che non stanno in vacanza (e lo testimoniano anche i compiti o le video conferenze da parte dei professori in questi giorni), è anche vero che il tempo a disposizione è notevolmente aumentato per via della brutale interruzione della nostra vita di tutti i giorni.Ricordiamoci (e ricordiamo ai nostri ragazzi) che il fine dell'uomo è conoscere, amare e servire Dio: questa enorme quantità di tempo che abbiamo a disposizione va quindi organizzata e pianificata di modo tale che possa aiutarci nella nostra santificazione personale, non per l'ozio e la dissipazione; ogni nostra azione deve infatti essere fatta per amor di Dio e per la Sua maggior gloria.CONSIGLIO N° 1: STACCARE LA SPINASalvo i leciti motivi dovuti alla scuola, sarebbe bene moderare (se non eliminare del tutto) l'utilizzo di Tv, tablet, smartphone, videogiochi, ecc. sia per i rischi connessi al loro utilizzo sia per via della mentalità liberale e anticristiana che trasmettono molti film e giochi su consolle, per non parlare dei programmi spazzatura in TV e la carica ansiogena divulgata specialmente in questi giorni.Ovviamente non basta vietare la tecnologia... occorre anche dare valide alternative: libero spazio quindi a giochi di società da fare in famiglia, sport compatibilmente con gli spazi a disposizione, lettura di buoni libri che narrino la vita di eroi o di santi (belli e appassionanti sono i racconti De Wohl; altri autori consigliati sono Guareschi, Chesterton, Tolkien, Belloc, Benson) per dare ai ragazzi modelli da imitare veri, concreti, che appaghino la loro sete di grandezza... non Superman, Fedez o Jovanotti.Se capita si approfitti "cum grano salis" anche della visione di buoni film (abbastanza rari ma ce ne sono: The Passion di Mel Gibson, Cristiada di Dean Wright, [...] Undici settembre 1683 di Renzo Martinelli… ma anche film più leggeri come la Trilogia del Signore degli Anelli e Lo Hobbit di Peter Jackson o il Don Camillo interpretato da Fernandel.Poi la pratica (o scoperta) di qualche hobby come suonare uno strumento, dipingere, scrivere, disegnare, collezionare e catalogare oggetti ecc.CONSIGLIO N° 2 AVERE UNA VITA REGOLARELa saggezza popolare insegna: "Presto a letto e presto alzato fanno l'uomo ricco, sano e assennato."Con la momentanea sospensione della scuola e degli impegni della vita di tutti i giorni, è facile perdere la cognizione del tempo e lasciarsi andare.Occorre quindi - anche in tempo di reclusione in casa - abituare i ragazzi a mantenere orari fissi nell'andare a letto e nello svegliarsi la mattina, ma anche il rispetto di doveri minimi come il riordino della stanza e il rifacimento del letto; molta cura poi dovrà essere data alla fedeltà alla preghiera e alle buone abitudini circa la vita spirituale. Ovviamente nessuna raccomandazione varrà mai quanto il buon esempio dei genitori; si approfitti quindi di questo tempo per pregare in famiglia!CONSIGLIO N° 3: RIMANERE UNITI A DIOSolo rimanendo vincolati al Sommo Bene ci si può santificare: le preghiere del mattino e della sera, la recita del Santo Rosario, così come le preghiere prima e dopo i pasti sono essenziali per ogni cristiano. Ovviamente tutto ciò che può essere fatto in aggiunta (meditazione, devozioni particolari, ecc.) sono benvenute.CONSIGLIO N° 4: CHI LAVORA, DIO GLI DONAQuesti giorni non passino nella noia e nell'ozio! Educhiamo i ragazzi alla bellezza del lavoro fatto con cura, per amor di Dio e del prossimo. La vita in famiglia offre tante piccole e grandi occasioni per mettersi al servizio di qualcuno facendo piccoli lavoretti commisurati al sesso e all'età, quindi spazio alla fantasia e alle necessità: falciare il prato, imbiancare una parete, stendere i panni, pulizia della casa, riparare un lavandino, lavare i piatti, cucinare, rammendare dei pantaloni, lavare la macchina...CONSIGLIO N° 5: ARIA APERTAChe sia lo stare in terrazza o in un balcone in mezzo a piante e fiori coltivati con cura, che sia il breve tratto di strada che ci è ancora concesso di fare per andare a fare la spesa, o il bel giardinetto di casa, non lesiniamo l'idea di far stare il più possibile i nostri ragazzi a contatto con la natura... la stessa natura che essendo stata creata ci rimanda al suo Creatore.CONSIGLIO N° 6: BEATI I MISERICORDIOSIMolti nonni e in genere molti anziani e malati, in questo periodo di clausura forzata sono soli. In questa epoca di individualismo, sensibilizziamo i ragazzi a rendere loro qualche servizio andando in farmacia, portando loro la spesa, scrivendo loro delle lettere o anche semplicemente tenendo loro compagnia con una telefonata. Si facciano raccontare qualcosa della loro vita, della loro gioventù, dei sacrifici fatti e delle belle cose vissute... sarà un'occasione per i nostri ragazzi per imparare tante cose interessanti.CONSIGLIO N° 7: AVVICINARSI A GESÙ MENTRE MOLTI LO ABBANDONANOAl momento, pare che sia ancora possibile poter andare in chiesa a pregare. Bene... finché si potrà si colga l'occasione per farlo e si inviti i ragazzi a fare altrettanto, tenendo compagnia al Re dei re presente in corpo, sangue, anima e divinità nel Tabernacolo; esponendo le loro necessità, quelle dei propri cari, dei moribondi, della Chiesa e della nostra povera Italia.CONSIGLIO N° 8: COLTIVARE VERE AMICIZIEIn un tempo in cui la società si allontana sempre più da Dio è sempre più difficile trovare vere amicizie in cui ci si aiuta l'un l'altro a farsi santi, quindi anche se per il momento i nostri ragazzi sono privati della compagnia di buoni amici, non si dimentichino di loro e di pregare per le loro necessità, di contattarli in occasione del Santo Onomastico, del compleanno o anche per semplice cordialità.CONSIGLIO N° 9: RIFLESSIONE SULL'EDUCAZIONE PARENTALEQuesto tempo può essere sfruttato dai genitori anche per pensare seriamente al bene dell'anima dei propri figli attraverso un'educazione cattolica. [...]Si può anche approfittare di questo tempo per ingegnarsi su come iniziare un progetto di istruzione parentale cattolica da soli o con altri genitori. [...]Quindi... spazio alla riflessione, alla preghiera e al coraggio!Nota di BastaBugie: per approfondire l'importanza e la possibilità di fare insegnamento parentale visto che la responsabilità dell'educazione è dei genitori (e della Chiesa) e non dello Stato, si possono leggere gli articoli del dossier di BastaBugie sul tema dell'educazione parentale.

Quarta Radio
Il tabernacolo. Una novella di Luigi Pirandello

Quarta Radio

Play Episode Listen Later Mar 10, 2020 31:13


Coricatosi accanto alla moglie, che già dormiva, voltata verso il lettuccio, su cui giacevano insieme i due figliuoli, Spatolino disse prima le consuete orazioni, s'intrecciò poi le mani dietro la nuca; strizzò gli occhi, e - senza badare a quello che faceva - si mise a fischiettare, com'era solito ogni qual volta un dubbio o un pensiero lo rodevano dentro. Fischiava, fischiava sì. Non era propriamente un fischio, ma uno zufolío sordo, piuttosto; a fior di labbra, sempre con la medesima cadenza. A un certo punto, la moglie si destò: - Ah! ci siamo? Che t'è accaduto? - Niente. Dormi. Buona notte. Si tirò giú, voltò le spalle alla moglie e si raggricchiò anche lui da fianco, per dormire. Ma che dormire! - Fififí... fififí... fififí... La moglie allora gli allungò un braccio sulla schiena, a pugno chiuso. - Ohé, la smetti? Bada che mi svegli i piccini! - Hai ragione. Sta' zitta! M'addormento.

Novelle per un anno,  Luigi Pirandello
Il tabernacolo. Una novella di Luigi Pirandello

Novelle per un anno, Luigi Pirandello

Play Episode Listen Later Mar 10, 2020 31:13


Coricatosi accanto alla moglie, che già dormiva, voltata verso il lettuccio, su cui giacevano insieme i due figliuoli, Spatolino disse prima le consuete orazioni, s'intrecciò poi le mani dietro la nuca; strizzò gli occhi, e - senza badare a quello che faceva - si mise a fischiettare, com'era solito ogni qual volta un dubbio o un pensiero lo rodevano dentro. Fischiava, fischiava sì. Non era propriamente un fischio, ma uno zufolío sordo, piuttosto; a fior di labbra, sempre con la medesima cadenza. A un certo punto, la moglie si destò: - Ah! ci siamo? Che t'è accaduto? - Niente. Dormi. Buona notte. Si tirò giú, voltò le spalle alla moglie e si raggricchiò anche lui da fianco, per dormire. Ma che dormire! - Fififí... fififí... fififí... La moglie allora gli allungò un braccio sulla schiena, a pugno chiuso. - Ohé, la smetti? Bada che mi svegli i piccini! - Hai ragione. Sta' zitta! M'addormento.

Podcast Chiesa GCS Catania
Il Tabernacolo - Salvo Caldarella - 23-02-2020 mattina

Podcast Chiesa GCS Catania

Play Episode Listen Later Feb 27, 2020 50:32


Il Tabernacolo - Salvo Caldarella - 23-02-2020 mattina

Podcast Chiesa GCS Catania
Il Tabernacolo - Salvo Caldarella - 23-02-2020 sera

Podcast Chiesa GCS Catania

Play Episode Listen Later Feb 27, 2020 74:01


Il Tabernacolo - Salvo Caldarella - 23-02-2020 sera

BASTA BUGIE - Santi e beati
Carlo Acutis presto sarà proclamato beato

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Feb 25, 2020 13:25


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6027CARLO ACUTIS PRESTO SARA' PROCLAMATO BEATO di Paolo RissoIl 3 maggio 1991, a Londra, dove i suoi illustri genitori, Andrea e Antonia, si trovano in quel momento per motivi di lavoro, nasce Carlo Acutis. Nel settembre dello stesso anno, rientrano tutti e tre a Milano, la loro città.Molto presto, Carlo si rivela un bambino di straordinaria intelligenza, quindi di una geniale capacità di utilizzare i computer e i programmi informatici. È affettuoso, vuole molto bene ai suoi genitori, trascorre del tempo con i nonni. Frequenta le scuole elementari e medie presso le Suore Marcelline di Milano, poi passa al Liceo Classico Leone XIII retto dai Padri Gesuiti. Ama il mare, i viaggi, le conversazioni, fa amicizia con i domestici di casa, è aperto a tutti e a tutti rivolge saluto e parola. Ha un temperamento solare, senza alcuna difficoltà a parlare con i nobili o con i mendicanti che incontra per strada. Nessuno è mai escluso dal suo cuore davvero buono.TUTTO PER GESÙMa che cosa distingue Carlo da tanti suoi coetanei? Nel corso della sua esistenza, molto presto ha scoperto una Persona singolare: Gesù Cristo, e di Lui, crescendo, si innamora perdutamente. Fin, da piccolo, l'incontro con Gesù sconvolge la sua vita. Carlo trova in Lui l'Amico, il Maestro, il Salvatore, la Ragione stessa della sua esistenza. Senza Gesù nel suo vivere quotidiano, non si comprende nulla della sua vita, in tutto simile a quella dei suoi amici, ma che custodisce in sé questo invincibile Segreto.Cresce in un ambiente profondamente cristiano, in cui la fede è vissuta e testimoniata con le opere, ma è lui che sceglie liberamente di seguire Gesù con grande entusiasmo. In un mondo basato sull'effimero e sulla volgarità, testimonia Gesù e il suo Vangelo, che i più hanno smarrito o dimenticato, che molti combattono. Non ha paura di presentarsi come un'eccezione al mondo (ebbene, lo sia!) e di andare contro-corrente, contro la mentalità imperante oggi.Sa che per seguire Gesù, occorrono una grande umiltà e un gran sacrificio. I suoi modelli sono i Pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco Marto, S. Domenico Savio e S. Luigi Gonzaga, e poi S. Tarcisio martire per l'Eucaristia. Carlo, con continua coerenza e non in modo passeggero, si inserisce in questo stuolo di piccoli che con la loro esistenza narrano la gloria di Gesù. Si impegna fino al sacrificio per vivere continuamente nell'amicizia e nella grazia con Gesù. Trova, assai presto per la sua vita, due colonne fondamentali: l'Eucaristia e la Madonna.L'OSTIA LO TRASFORMALa sua vita è interamente eucaristica: non solo ama e adora profondamente il Corpo e il Sangue di Gesù, ma ne accoglie in sé l'aspetto oblativo e sacrificale. Già innanzi la sua 1a Comunione, ricevuta a soli 7 anni nel monastero delle Romite di S. Ambrogio ad Nemus, di Perego, poi sempre di più, alimenta una grande devozione al SS. Sacramento dell'altare, in cui sa e crede che Gesù è realmente presente accanto alle sue creature, come Dio e l'Amico più grande che esista. Partecipa alla Messa e alla Comunione – incredibile, ma vero anche per un ragazzo d'oggi – tutti i giorni. Dedica molto tempo alla preghiera silenziosa di adorazione davanti al Tabernacolo, dove sembra rapito dall'amore. Proprio così: dal Mistero eucaristico, impara a comprendere l'infinito amore di Gesù per ogni uomo.Tutto questo è una continua "scuola" di dedizione così che non gli basta essere onesto e buono, ma sente che deve donarsi a Dio e servire i fratelli: tendere alla santità, essere santo! Nasce di lì, il suo zelo per la salvezza delle anime. Non si limita a pregare, ciò che è già grande cosa, ma parla spesso di Gesù, della Madonna, dei Novissimi (=le ultime cose: morte, giudizio di Dio, inferno, paradiso) e del rischio di potersi perdere con il peccato mortale nella dannazione eterna.Carlo cerca di aiutare soprattutto coloro che vivono lontani da Gesù immersi nell'indifferenza per Lui e nel peccato. Spesso si offre, prega e ripara i peccati e le offese compiute contro l'Amore divino, contro il Cuore di Gesù, che sente vivo e palpitante nell'Ostia consacrata. Come S. Margherita Maria Alacoque, anche lui alimenta dentro di sé il desiderio di condurre le anime al Cuore di Gesù, nel quale confida e si abbandona ogni giorno. In particolare, si comunica tutti i primi venerdì del mese per riparare i peccati e meritarsi il Paradiso, secondo la "grande promessa" di Gesù, nel 1675, a S. Margherita Maria. Tra i suoi scritti, le sue "note d'anima", forse l'affermazione più bella è proprio questa: "L'Eucaristia? È la mia autostrada per il Cielo!".Questa sua assidua e quotidiana abitudine di accostarsi all'Eucaristia, vivifica e rinnova il suo ardore verso Gesù e fa di lui un suo intimo amico, come confermano i sacerdoti che lo hanno conosciuto da vicino e anche i suoi compagni. Gesù gli fa bruciare le tappe nel suo cammino di ascesa.Ora ne conosciamo il perché: la sua esistenza sarebbe stata breve e la via della perfezione doveva essere percorsa da lui in poco tempo. Carlo non si sottrae e non si tira indietro e, pur sapendo di essere così diverso dalla società che lo circonda, sa anche che la santità è in realtà la norma della vita: si lascia condurre per mano, sicuro che Gesù ha scelto per lui "la parte migliore", che non gli verrà tolta. Prova dentro di sé la certezza di essere amato da Dio e tanto gli basta per essere a sua volta apostolo della Verità e dell'amore, che è Gesù stesso.ANNUNCIATORE DI GESÙÈ apprezzato e stimato dai suoi compagni di scuola, che lui aiuta sempre, anche se talvolta viene canzonato per la sua fede vivissima. Non è mai un alieno, ma è solo consapevole di aver incontrato Gesù e, per essergli fedele, è pronto anche a sfidare la maggioranza, "che ha solo ragione quando è nella Verità, mai perché è maggioranza". Quindi non teme le critiche e le derisioni, ma sa che sono ineluttabili per conquistare alla causa di Gesù compagni e amici. Sì, Carlo intende conquistare anime e ci sono dei non-cristiani, uomini di altre religioni, che per averlo conosciuto e parlato con lui, hanno chiesto il Battesimo nella Chiesa Cattolica.È un genio del computer, nonostante e suoi versi anni, e un campione dello spirito, per la sua fede salda e operosa. I suoi compagni lo cercano per farsi insegnare a usare al meglio il computer, e Carlo, mentre spiega programmi e comandi, dirige il discorso verso le Verità eterne, verso Dio. Mobilitato e posseduto da Gesù Eucaristico, non perde occasione per evangelizzare e catechizzare. Il suo esempio trascina, la sua parola suadente spiega i Misteri della salvezza. Emana un fascino singolare, ha un ascendente straordinario, diremmo, un'autorevolezza che non è della sua età anagrafica. I suoi compagni sono ora concordi nel dire che Carlo è stato un vero testimone di Gesù e annunciatore del suo Vangelo.Ha capito che è indispensabile un grande sforzo missionario per annunciare il Vangelo a tutti. Apprezza l'intuizione del Beato Giacomo Alberione (1884-+1971) a usare i mass-media a servizio del Vangelo. Il suo obiettivo è quello dei missionari più veri: giungere a quante più persone possibili per far loro conoscere la bellezza e la gioia dell'amicizia con Gesù.In questa visione della realtà, prende come modello S. Paolo, l'apostolo delle genti, che impegna tutto se stesso per portare il Vangelo a ogni creatura, fino al sacrificio della vita.È un vero figlio della Chiesa, Carlo Acutis: per la Chiesa, prega e offre sacrifici. Il suo pensiero continuo è rivolto al Papa, nel quale, Giovanni Paolo II o Benedetto XVI che sia, crede e vede il Vicario di Cristo: per il Papa offre penitenze e preghiere. Si appassiona a ascoltare il Magistero del Papa e a seguirlo. Matura così una conoscenza della Fede, fuori dal comune, tanto più se si considera la sua età: comprende e illustra concetti di fede con parole semplici e comprensibili, che neppure un teologo potrebbe utilizzare meglio.Meraviglia e incanta sia il suo parroco sia i religiosi e le persone che incontra e lo ascoltano. Chi lo avvicina, se ne va con una certezza di fondo: che Gesù è davvero l'unico Salvatore atteso dall'umanità anche oggi e il solo che sa riempire a pieno il cuore dell'uomo.CONSACRATO ALLA MADONNAL'altra colonna fondamentale su cui costruisce la sua vita è la Madonna: a Lei consacra più volte tutta la sua vita; a Lei ricorre nei momenti della necessità, certo che Maria SS.ma nulla rifiuta. È impossibile parlare di Carlo, senza considerare la sua forte devozione alla Madonna. È affascinato dalle sue apparizioni a Lourdes e a Fatima e ne vive il messaggio di conversione, penitenza e preghiera. Da Fatima, impara a amare il Cuore Immacolato di Maria, a pregare e a offrire sacrifici per riparare le offese che molti le arrecano.Maria SS.ma è la sua Avvocata, la sua Mamma: è fedele, per amor suo, alla recita quotidiana del Rosario, diffonde la devozione mariana tra i conoscenti, visita i suoi santuari, Lourdes e Fatima compresi. Tra i "suoi" santi, predilige S. Bernardette Sobirous e i Beati Pastorelli di Fatima e parla di loro assai volentieri, per invitare molti a vivere i messaggi della Madonna. È impressionato dal racconto della visione dell'inferno, come riferito da suor Lucia di Fatima, e pertanto decide di aiutare più persone che può a salvarsi l'anima. Sembra impossibile per un ragazzo, eppure Carlo legge il Trattato del Purgatorio di S. Caterina Fieschi da Genova (1447-1510), in cui la santa descrive le pene delle anime in Puragatorio. Carlo offre preghiere, penitenze e Comunioni in loro suffragio.In un mondo chiuso alla grande Verità della fede, Carlo scuote le coscienze e invita a guardare spesso all'"Aldilà", che non tramonta. In famiglia, nella scuola, in mezzo alla società, diventa testimone dell'Eternità.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia I domenica di Quaresima - Anno A (Mt 4,1-11)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Feb 25, 2020 6:26


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5975OMELIA I DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A (Mt 4,1-11)Oggi è la prima Domenica di Quaresima e il Vangelo ci ricorda una realtà tante volte dimenticata, la verità che riguarda l'esistenza del diavolo e del fatto che il diavolo fa di tutto per rovinarci e, per questo, ci tenta in tanti modi.Nel corso di questi ultimi decenni, molti sono stati quelli che hanno messo in dubbio l'esistenza del demonio, pensando che essa fosse solo un modo per esprimere la presenza del male. Il diavolo esiste, eccome, e il Vangelo ne parla in diverse occasioni. Il diavolo era stato creato buono da Dio ed era l'angelo più perfetto. Il suo nome era lucifero, che tradotto, significa "portatore di luce". Per orgoglio, si ribellò a Dio e trascinò in questa caduta una moltitudine di angeli che sono detti "demoni".Per invidia contro l'uomo, il diavolo e tutti gli altri spiriti decaduti non cessano di tentare l'uomo per trascinarlo nella stessa caduta. Per tentarci, il diavolo studia quello che è il nostro lato debole e fa leva su quello per condurci alla perdizione. Dio permette queste tentazioni perché, superata la prova, noi possiamo avere un merito maggiore e una corona di gloria più bella. Santo non è colui che non ha tentazioni – cosa impossibile – ma chi riesce a superarle.Il demonio ha tentato persino Gesù. Parlando di queste tentazioni, bisogna dire subito che ci sono due tipi di tentazioni. Ci sono quelle che provengono dall'esterno di noi (come quelle che vengono direttamente dal demonio) e quelle che vengono da dentro di noi (quelle che vengono dalla nostra concupiscenza, ovvero dalla nostra inclinazione al male). Quelle di Gesù, chiaramente, erano solo del primo tipo, per il fatto che Lui è la santità stessa e non può avere nessuna inclinazione al male. Il demonio tentò Gesù, e Gesù riuscì facilmente ad opporsi a tali tentazioni. Gesù continua a vincere sul demonio tentatore; e noi, se rimarremo uniti a Gesù, riporteremo vittoria su tutte le tentazioni.Nella prima tentazione, il demonio disse a Gesù: «Se tu sei il figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane» (Mt 4,3). Gesù rispose: «Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Anche noi veniamo tentati molte volte di preoccuparci per le cose materiali. Gesù ci insegna a cercare innanzitutto il Regno di Dio e tutto il resto, ovvero tutto ciò che ci serve, ci sarà dato in sovrappiù. Il segreto per sperimentare la Provvidenza di Dio è quello di mettere le esigenze di Dio al primo posto. Se noi penseremo a Lui, Lui penserà a noi.Nella seconda tentazione, il demonio disse al Signore di buttarsi giù dal punto più alto del tempio; gli angeli certamente lo avrebbero soccorso (cf Mt 4,5-6). Gesù rispose: «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo» (Mt 4,7). È questa la tentazione di avere Dio a nostro capriccio che faccia sempre la nostra volontà. Quando preghiamo il "Padre nostro", diciamo: «Sia fatta la tua volontà» e non viceversa. Purtroppo, tante volte, scambiamo per Volontà di Dio ciò che passa per la nostra testa, e ci scandalizziamo poi se non veniamo esauditi. Questa tentazione è diffusa più di quanto possiamo immaginare, anche tra cristiani che si dicono ferventi.Con la terza tentazione, il demonio sarebbe stato disposto a dare tutto a Gesù, tutti i regni del mondo e la loro gloria, se Gesù lo avesse adorato (cf Mt 4,8-9). Gesù rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"» (Mt 4,10). È questa la tentazione di idolatria, la tentazione di mettere qualcosa al di sopra o anche alla pari di Dio. Tante volte cadiamo in questo peccato, quando idolatriamo il piacere, il benessere, il denaro e li mettiamo al primo posto nella nostra vita. Chiaramente, è un peccato contro il primo Comandamento.Dobbiamo dunque difenderci. Ci difenderemo con il lavoro e la preghiera. Il lavoro ci consentirà di fuggire l'ozio che è il padre di tutti i vizi. E la preghiera ci inonderà di grazia. Proponiamoci dei piccoli impegni: quello di trascorrere maggiore tempo davanti al Tabernacolo e quello di recitare con fervore il Rosario. Cresciamo in queste forme di preghiera, allora riusciremo a mettere sempre in fuga il demonio tentatore. Si racconta che San Pio da Pietrelcina chiamava "arma" la Corona del Rosario e insegnava che il demonio teme questa preghiera più di tutte le altre.Il Rosario è una autentica arma contro le tentazioni. "Adoperiamolo" ogni giorno.

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio
I figli non appartengono ai genitori, ma a Dio

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio

Play Episode Listen Later Dec 5, 2019 4:26


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5918I FIGLI NON APPARTENGONO AI GENITORI, MA A DIO di Fratel CandidoÈ grave dovere di ogni educatore aprire la mente e il cuore dei bambini a Dio e formarli alla preghiera. insegniamo loro ad ammirarlo anche nella natura. Mostriamo come si parla con Dio nelle gioie e nei dolori, nella riconoscenza e nella richiesta di aiuto. Ci sentano manifestare al Signore il nostro nulla, la nostra debolezza, ma anche la nostra lode alla sua grandezza e la nostra fiducia in Lui.Quando portiamo il bambino in Chiesa, indichiamogli il Tabernacolo dove si trova Gesù. Sentendo come noi parliamo ai Signore, imparerà anche lui il linguaggio della fede e dell'amore.CONDURRE A GESÙGenitori ed educatori, il Signore vi ha consegnato i bambini perché glieli teniate un momento, li conserviate per Lui, e glieli rendiate a suo tempo... proprio come fareste voi genitori se affidaste a una baby-sitter i vostri figli. Se vi accorgeste che questa distoglie i bambini dall'amore verso di voi non glieli affidereste più. Mamme, papà, educatori, cercate che Dio trovi in voi quella corrispondenza che vuole da voi come custodi dei suoi figli prediletti!Nell'Antico Testamento i genitori offrivano a Dio nel tempio i loro primogeniti e, per riaverli, li riscattavano con un'offerta. Ogni bambino è prima di tutto di Dio, e il Signore vuole che il papà e la mamma glielo offrano. Ricordatevi che è da Dio che avete ricevuto i vostri figli: ve li ha affidati perché, con un'opera intelligente, attenta e generosa di educazione alla fede e all'amore, li prepariate come fiori destinati ad abbellire il suo giardino eterno: il paradiso.Pregate per i vostri bambini prima ancora che sboccino alla vita e poi accompagnateli sempre con la vostra preghiera.Le grazie che potete attirare su di loro con le vostre preghiere sono il più bel patrimonio che potete lasciare ad essi in eredità, per la vita terrena e per la vita eterna.LA DIMENSIONE SOPRANNATURALE DELLA VITATra le prime parole da far pronunciare al bambino ci siano i santi nomi di Gesù e di Maria.Nel Battesimo Dio ha dato al bambino la sua stessa vita e la tendenza al soprannaturale. Da quel giorno Dio lo attira a sé, vuole per sé quel piccolo cuore; ma è necessario che noi aiutiamo e guidiamo il bambino ad andare al Signore.Come il bambino non può imparare le normali cose della vita se non c'è chi lo aiuti, così nella vita dell'anima non saprà mai come fare a mettersi in contatto col Signore se i suoi educatori (soprattutto voi genitori) non formano quella "istintiva" capacità che ha, grazie al Battesimo, di tendere a Dio e di comunicare con Lui. Dio vuole che facciamo tutto il possibile per portare a Lui queste sue creature predilette. Non deludiamo il Signore e non danneggiamo il bambino con la nostra indifferenza o superficialità.Fioriranno allora attorno a noi dei bambini che ci stupiranno per la precocità in ogni virtù e ci sarà facile, e bello, e utile guardare a loro come ai nostri migliori maestri di sensibilità e di innocenza.Questi bambini, aiutati a prendere coscienza della dimensione soprannaturale della vita, crescendo in età, non saranno solo degli esperti operatori nelle cose terrene, ma in ogni situazione faranno risaltare la loro profonda identità di figli di Dio nella generosa offerta di se stessi.

Radio evangélica del Reino
Il tabernacolo di Dio è giunto nel mondo

Radio evangélica del Reino

Play Episode Listen Later Aug 25, 2019 5:28


Il tabernacolo di Dio è giunto nel mondo I Quando Dio tornerà, le nazioni saranno state divise, i confini tracciati dalle Sue fiamme ardenti. Apparirà come il sole cocente, come il Santissimo e camminerà tra le nazioni come Jahvè fra le tribù ebraiche. Guiderà gli uomini nelle loro vite con un pilastro di nuvole. Vedranno la Sua gloria, poiché Dio appare nelle sante terre. Vedranno il giorno della giustizia di Dio, la Sua manifestazione gloriosa quando regnerà sulla terra e porterà i Suoi figli alla gloria. Gli uomini si inchineranno a Lui e il tabernacolo di Dio sarà posto tra loro, eretto sulla roccia del lavoro che Dio sta compiendo oggi. Egli distruggerà l'altare della sporcizia e ne farà uno nuovo. L'uomo Lo servirà nel tempio con agnelli e vitelli sull'altare. Vedrete un giorno Dio ricevere grande gloria, abbattere il tempio e crearne uno nuovo. Vedrete il Suo tabernacolo giungere sulla terra; così come vedrete discendere anche Lui. II Dio riunirà le nazioni dopo averle annientate, costruirà il Suo tempio ed innalzerà il Suo altare, così tutti potranno offrirGli sacrifici e servirLo e votarsi alla Sua opera nelle nazioni dei Gentili. Tutti loro saranno come gli Israeliti di oggi che indossano abiti e corone sacerdotali, hanno con sé la gloria di Dio. La Sua maestà aleggia e rimane su di loro. Gli uomini si inchineranno a Lui e il tabernacolo di Dio sarà posto tra loro, eretto sulla roccia del lavoro che Dio sta compiendo oggi. Egli distruggerà l'altare della sporcizia e ne farà uno nuovo. L'uomo Lo servirà nel tempio con agnelli e vitelli sull'altare. Vedrete un giorno Dio ricevere grande gloria, abbattere il tempio e crearne uno nuovo. Vedrete il Suo tabernacolo giungere sulla terra; così come vedrete discendere anche Lui. III Dio opera nelle nazioni dei Gentili così come ha fatto nella terra di Israele, poiché lì diffonderà la Sua opera e la estenderà alle nazioni dei Gentili. Gli uomini si inchineranno a Lui e il tabernacolo di Dio sarà posto tra loro, eretto sulla roccia del lavoro che Dio sta compiendo oggi. Egli distruggerà l'altare della sporcizia e ne farà uno nuovo. L'uomo Lo servirà nel tempio con agnelli e vitelli sull'altare. Vedrete un giorno Dio ricevere grande gloria, abbattere il tempio e crearne uno nuovo. Vedrete il Suo tabernacolo giungere sulla terra; così come vedrete discendere anche Lui. da "La Parola appare nella carne"

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Le contraddizioni dell'8 per mille alla Chiesa

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jul 10, 2019 4:43


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5728LE CONTRADDIZIONI DELL'8 PER MILLE ALLA CHIESA di Corrado GnerreAnche quest'anno si sta concludendo la campagna pubblicitaria per l'8 per mille alla Chiesa Cattolica. Pubblicità commissionata dalla Conferenza Episcopale Italiana.Nulla da dire sul fatto che un organismo della portata di una Conferenza Episcopale possa decidere di utilizzare i mezzi d'informazione per sensibilizzare su un aiuto "materiale" alla Chiesa. Nulla da dire, perché, da che mondo e mondo, è bene utilizzare tutto ciò che è moralmente lecito per invitare i cristiani a far del bene e per aiutare chi si consacra nel far del bene.Ciò che però rende perplessi è altro. Ci riferiamo al tipo di messaggio che si utilizza per la realizzazione della pubblicità. Un messaggio esclusivamente impostato sulle opere di misericordia corporale. Bisogna aiutare la Chiesa Cattolica perché nella Chiesa Cattolica vi è don Tizio che aiuta i poveri, suor Sempronia che dà da mangiare ai barboni, fratel Caio che coordina il collocamento degli immigrati nei campi di raccolta dei pomodori, ecc... e non don Tizio che dona soprattutto la grazia santificante nel confessionale, suor Sempronia che dinanzi al Tabernacolo prega per la conversione dei peccatori, fratel Caio che annuncia il Vangelo agli immigrati.APPARENTEMENTE NIENTE DI MALEIntendiamoci, il don Tizio che aiuta i poveri, suor Sempronia che aiuta i barboni e fratel Caio che aiuta gli immigrati sono tutte cose bellissime. Tutte cose che da sempre hanno fatto grande la Chiesa. Tutte cose che costituiscono un dovere per ogni cristiano, tanto è vero che le opere di misericordia corporale sono un dovere non certo un optional per il seguace di Cristo. Cose che però, prese da sole, esclusivizzate, non unite alle opere di misericordia spirituale, finiscono per ridurre il Cristianesimo ad una sorta di manuale di educazione civica e la Chiesa ad una sorta di "ente morale"; dimenticando che la ragion d'essere della Chiesa è prima di tutto quella di salvare le anime donandole Cristo, unica Verità e unico Salvatore della Storia.Ovviamente il motivo di una scelta di questo genere è facile a capirsi: se si vuole avere successo, e quindi ottenere un maggiore risultato dalla campagna pubblicitaria, bisogna giocoforza utilizzare la tipologia di messaggi più gradita al pubblico. Da questo punto di vista, è facile intuire che si sia portati a pensare che la maggioranza delle persone gradisca un linguaggio che sia quanto più "politicamente corretto". Non si deve parlare della Verità ma solo dell'amore. Non si deve parlare della lotta all'errore ma solo di quella contro la povertà.SI TRATTA PERÒ DI UN PARADOSSO E DI UN'EVIDENTE CONTRADDIZIONESi decide di utilizzare un messaggio solo incentrato sulle opere di misericordia corporale per servirsi di un linguaggio "politicamente corretto" perché non si deve dire che c'è una religione più vera delle altre; e poi, paradossalmente, si finisce col proporre una strana ed ambigua gerarchia.Ci spieghiamo. Un conto è dire al contribuente di donare l'8 per mille per avere la possibilità di offrire al prossimo una verità non personale ma di Dio; altro è invece dire al contribuente di donare l'8 per mille perché si sa fare del bene. Ora, oltre all'implicito messaggio di presunzione che vien fuori (mai gloriarsi del bene che si fa!), è evidente che se si dice al contribuente di donare l'8 per mille per ciò che si fa e non per ciò che fanno altri è perché deve passare il messaggio che "come so aiutare io il prossimo, non lo sanno fare gli altri". E questo, diciamolo francamente, è quanto meno sorprendente. Insomma, per non rapportarsi alla Verità e quindi per evitare classificazioni sul piano dottrinale, si finisce col fare una classificazione inaccettabile, presuntuosa e, diciamola francamente, poco cristiana.Sono i paradossi del politicamente corretto e della dimenticanza del fine primario della Chiesa: che è quello di salvare le anime!

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XIV domenica tempo ordinario - Anno C (Lc 10, 1-12.17-20)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 4, 2019 4:15


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5632OMELIA XIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C (Lc 10, 1-12.17-20)Il Signore manda i suoi Discepoli a due a due davanti a sé per annunziare le Buona Novella, e li manda come agnelli in mezzo a lupi. Oggi più che mai è necessario questo annunzio evangelico e, oggi più che mai, il discepolo di Cristo è mandato come agnello in mezzo ai lupi. In questa opera evangelizzatrice, il discepolo di Cristo non deve contare sui sostegni umani, ma innanzitutto sulla grazia di Dio.Inevitabilmente ci sarà chi rifiuterà il Vangelo e, di conseguenza, rifiuterà o addirittura perseguiterà colui che gli reca questo annunzio. Infatti, nel corso dei secoli, sono stati numerosi gli evangelizzatori che hanno coronato con il martirio la loro opera missionaria. Soprattutto un tempo, dire missionario voleva dire martire.Gesù invita a pregare: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Lc 10,2). Oggi più che mai si sta realizzando questa situazione: vi sarebbe molto da lavorare nella vigna del Signore, ma pochi sono gli operai, ovvero le vocazioni. La situazione è preoccupante: vi sono paesi senza sacerdote, tanti conventi si svuotano e diventano magari alberghi o cose del genere. San Giovanni Maria Vianney diceva: «Lasciate un paese senza sacerdote per vent'anni e, alla fine, adoreranno le bestie!».Cosa fare per suscitare vocazioni? Nel Santo Vangelo Gesù ci indica un'unica soluzione: «Pregate»! Non parla di riunioni, conferenze o gite organizzate per ragazzi, ma di preghiera. Con questo non si vogliono escludere le altre iniziative che, comunque, sono sempre belle e valide. Si vuole unicamente insegnare che, senza la preghiera, tutte le iniziative umane rimarranno infruttuose.Cosa possiamo fare concretamente? Possiamo organizzare delle ore di Adorazione eucaristica per ottenere il dono delle vocazioni. Bisogna farsi avanti e manifestare ai propri sacerdoti la volontà e la disponibilità di assicurare la propria presenza durante queste ore di preghiera. Noi sacerdoti siamo contenti di vedere che c'è qualcuno che si vuole impegnare! Non bisogna aspettare di essere in tanti per iniziare: bastano poche anime generose. Sarà come un piccolo seme gettato nella terra. Se, nonostante tutti gli sforzi, non si riuscirà a organizzare niente, iniziamo da soli. In tal caso ci si metterà davanti al Tabernacolo e si chiederà a Gesù il dono di numerose e sante vocazioni.Nella vita di un missionario, di nome Carlo Goldmann, si racconta un episodio molto bello. Fin da bambino c'era chi pregava per lui. Una suora, ispirata da Dio, pregava per quel piccolo bambino che da poco era rimasto orfano di madre. La suora chiedeva per lui al Signore il dono della vocazione e sperava vivamente, entro vent'anni, di poterlo vedere sacerdote. Ella pregava ogni giorno secondo questa intenzione e il bambino non sapeva nulla. Egli lo venne a sapere solo alla fine, quando stava diventando sacerdote. Crescendo, Carlo divenne un giovane allegro e spensierato che non pensava minimamente alla vocazione. Ma, ad un certo punto della sua esistenza, avvenne qualcosa di unico e irripetibile: avvertì con chiarezza che il Signore lo chiamava alla vita religiosa e sacerdotale. Rimane sempre un mistero la percezione di questa chiamata. È come una luce che irrompe improvvisamente nell'anima e, a quella luce, si comprende quello che deve essere il nostro cammino. Chi aveva acceso quella luce? Le preghiere perseveranti dell'umile suora che non aveva mai perso di vista quel ragazzo. Fu così che allo scadere dei vent'anni, dopo varie peripezie, infuriava infatti la Seconda Guerra Mondiale, Carlo divenne sacerdote francescano e di lì a pochi anni partì missionario per il Giappone.Vogliamo accendere anche noi questa luce nei cuori di tanti giovani. Se pregheremo con umiltà e perseveranza otterremo il dono di tante vocazioni.

Catechesi | RRL
109 - Il Paradiso secondo la Sacra Scrittura: il Tabernacolo

Catechesi | RRL

Play Episode Listen Later Jun 17, 2019 3:03


Catechismo per bambini
32 - Il Tabernacolo e la Presenza di Dio

Catechismo per bambini

Play Episode Listen Later May 15, 2019 28:39


Libro di Cielo, Volume 25
10. Il Tabernacolo Eucaristico ed il Tabernacolo della Divina Volontà

Libro di Cielo, Volume 25

Play Episode Listen Later May 14, 2018 6:05


Luisa Piccarreta, Libro di Cielo, Volume dodicesimo
13. Tutte le pene delle creature furono sofferte prima da Gesù. Chi fa la Divina Volontà, sta insieme con Gesù nel tabernacolo

Luisa Piccarreta, Libro di Cielo, Volume dodicesimo

Play Episode Listen Later Apr 29, 2018 2:45


Libro di Cielo, Volume 12
13. Tutte le pene delle creature furono sofferte prima da Gesù. Chi fa la Divina Volontà, sta insieme con Gesù nel tabernacolo

Libro di Cielo, Volume 12

Play Episode Listen Later Apr 29, 2018 2:45


Libro di Cielo, Volume 9
37. Il corpo è come il Tabernacolo, l’anima come la pisside per Gesù.

Libro di Cielo, Volume 9

Play Episode Listen Later Apr 23, 2018 2:47


Libro di Cielo, Volume 2
12. Gesù la trasporta in chiesa e la tiene per compagnia nel tabernacolo

Libro di Cielo, Volume 2

Play Episode Listen Later Apr 9, 2018 2:23


Libro di Cielo, Volume 2
13. Gesù, addolorato per Messe sacrileghe ed ipocrisie, trova in Luisa il suo tabernacolo

Libro di Cielo, Volume 2

Play Episode Listen Later Apr 9, 2018 2:22


Pirandello: Novelle
Luigi Pirandello: Il tabernacolo

Pirandello: Novelle

Play Episode Listen Later Jun 1, 2017 27:03


Luigi Pirandello (1867 - 1936)da "Novelle per un anno":Il tabernacoloVoce di Lorenzo Pieri (pierilorenz@gmail.com)

Podcast Audio
Craig Quam - Esodo 25:1-9 IL Tabernacolo

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Play Episode Listen Later Feb 3, 2016 22:20


Studio biblico di Mercoledi 03 Febbraio

Finestre sull'Arte - il primo podcast italiano per la storia dell'arte
2: Priamo della Quercia - Mini puntata n. 1

Finestre sull'Arte - il primo podcast italiano per la storia dell'arte

Play Episode Listen Later Mar 20, 2013 14:53


Inauguriamo con Priamo della Quercia le mini-puntate, una novità di Finestre sull'Arte che introduciamo nel 2013. Con le mini-puntate, della durata minore rispetto alle puntate solite, approfondiamo figure che non fecero la storia dell'arte ma sono comunque degne di considerazione. Iniziamo da Priamo della Quercia, fratello minore del grande e più famoso Jacopo: originario di Siena, si formò su esperienze tardogotiche apprese in città e tentò di aggiornare il suo linguaggio superato sulle novità rinascimentali introdotte a Siena da Domenico di Bartolo. Pittore non al passo con i tempi, lavorò in Santa Maria della Scala ma si trasferì poi a Volterra, dove, in una realtà meno competitiva, poté esprimere meglio la sua arte. Di lui rimangono diverse opere, tra cui anche un interessante trittico-tabernacolo conservato a Lucca e diverse illustrazioni in un codice miniato della Divina Commedia.

Finestre sull'Arte - il primo podcast italiano per la storia dell'arte
2: Priamo della Quercia - Mini puntata n. 1

Finestre sull'Arte - il primo podcast italiano per la storia dell'arte

Play Episode Listen Later Mar 20, 2013 14:53


Inauguriamo con Priamo della Quercia le mini-puntate, una novità di Finestre sull'Arte che introduciamo nel 2013. Con le mini-puntate, della durata minore rispetto alle puntate solite, approfondiamo figure che non fecero la storia dell'arte ma sono comunque degne di considerazione. Iniziamo da Priamo della Quercia, fratello minore del grande e più famoso Jacopo: originario di Siena, si formò su esperienze tardogotiche apprese in città e tentò di aggiornare il suo linguaggio superato sulle novità rinascimentali introdotte a Siena da Domenico di Bartolo. Pittore non al passo con i tempi, lavorò in Santa Maria della Scala ma si trasferì poi a Volterra, dove, in una realtà meno competitiva, poté esprimere meglio la sua arte. Di lui rimangono diverse opere, tra cui anche un interessante trittico-tabernacolo conservato a Lucca e diverse illustrazioni in un codice miniato della Divina Commedia.

Antico Testamento Sussidi Visivi | SD | ITALIAN

A video explaining the Tabernacle and it's importance.

STORIE DELL’ANTICO TESTAMENTO | SD | ITALIAN

Moses tells the Israelites to build a tabernacle according to Jesus Christ's instructions. Jesus Christ promises to visit the tabernacle.