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Antonio Armano"La strada dell'uomo morto"Polidoro Editorewww.alessandropolidoroeditore.itLa strada dell'uomo morto di Antonio Armano è un romanzo-sentiero che inizia dove finisce la via di un sobborgo rurale. Sul confine tra la terra e il cemento si trova una cascina dove cresce un bambino affidato ai nonni. La campagna è un luogo di esperienze esaltanti: ci si fa il bagno nella tinozza piena d'acqua intiepidita dal sole, si partecipa alla pigiatura dell'uva e all'uccisione degli animali. Si ascoltano storie di streghe, si può cadere nella vasca del letame o asfissiare per le esalazioni del mosto. Il tempo passato con i genitori in città, invece, in un appartamento sopra a un distributore di benzina, scorre senza lasciare alcun ricordo, se non frammenti orribili di litigi per soldi e la notizia del rapimento di un politico il cui cadavere si trova forse in mezzo a un lago dal nome strano, il lago della Duchessa.La strada dell'uomo morto è un breve romanzo dalle lievi tinte gotico padane, che sfata molti miti sull'innocenza dei bambini e allo stesso tempo ritorna al candore poetico di alcuni momenti dell'infanzia. È un'opera che insiste sul punto dolente del conflitto tra città e campagna, infanzia ed età adulta, in un luogo e in un tempo – gli anni '70 –, che si è fatto confine e insanabile ferita.Antonio Armano ha iniziato a scrivere viaggiando nei paesi dell'Est dopo la caduta del Muro di Berlino. Nel 1999 ha raccolto i reportage di quel periodo in una specie di samizdat intitolato Hotel Mosca (Solidarietà Come 1989). Nei primi anni 2000 ha scritto su L'Unità una serie di articoli sugli scrittori perseguitati, poi approfondito in un libro di inchiesta, Maledizioni, pubblicato da Aragno e poi da Bur, e finalista al premio «Viareggio» nel 2014. Nel 2017 ha pubblicato con Clichy un libro di viaggi nei luoghi della mitologia culturale esteuropea, La signora col cagnolino e le nuove russe col pitbull. In Ucraina si è imbattuto nella storia di 46 ebrei nascosti per 18 mesi in un bunker realizzato da un sionista soprannominato Al Capone, leggendario costruttore di nascondigli. Il ragazzo nel bunker (Piemme, 2021) racconta questa storia. Ha tradotto I cospiratori di Frederich Prokosch (Settecolori, 2022). Ha pubblicato L'amante cinese (Gallucci 2023). Nel 2019 ha vinto il premio «Parise» per I barconi dell'asfalto, un reportage sul viaggio delle badanti dall'Ucraina all'Italia pubblicato su Millennium (Il Fatto Quotidiano). Nel 2020 gli è stato assegnato la prima edizione del premio «Jack London», poi annullato a causa della scomparsa per Covid del fondatore. La strada dell'uomo morto è il suo terzo romanzo.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Quanto sta male la Germania? La protesta degli agricoltori è sfociata in un dibattito in parlamento dopo la grande manifestazione di Berlino, lunedì, nella quale in 30'000 hanno bloccato il traffico per contestare i tagli ai sussidi al carburante agricolo decisi dal governo. La manifestazione rappresenta solo l'apice del malcontento che sta investendo il paese anche in altri settori e tra la gente: la crescita stenta (il 2023 si è chiuso in leggera recessione), i prezzi salgono, l'economia tedesca subisce più di altre delle conseguenze della guerra in Ucraina, delle rivalità geopolitiche, della “deglobalizzazione”. Come se ciò non bastasse, una recente sentenza della Corte costituzionale ha azzerato le possibilità di intervento della mano pubblica dopo aver aperto una voragine di 60 miliardi di euro nel bilancio del governo. Tra le conseguenze di questa situazione, ce n'è una che preoccupa forse più di altre: l'impennata di popolarità del principale partito di estrema destra, l'Alternative für Deutschland (AfD), il cui indice di gradimento naviga oramai oltre il 20% a livello nazionale e addirittura oltre il 30% in alcuni Länder dell'Est del paese, dove le elezioni del prossimo autunno potrebbero portare a risultati clamorosi. C'è, già da tempo, chi chiede la messa al bando di questo partito, ma una simile decisione (giuridicamente complessa) risolverebbe i problemi del paese? Ne discutiamo con: Regina Krieger, giornalista, Bonn;Walter Rahue, corrispondente della RSI a Berlino;Beda Romano, corrispondente del Sole24Ore a Bruxelles.Modem, dal lunedì al venerdì, su RSI, Rete Uno e LA1 alle 08:30, in replica su Rete Due alle 18:30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app RSI e RSIPlay.
Monica ha quasi 60 anni e una carriera da Mary Poppins dei ricchi. Entra in case da sogno e ci sta per tre, sei mesi al massimo per occuparsi dei piccoli appena nati. Poi prende il vento dell'Est e riparte. Come sia arrivata a fare questa vita, è una storia da romanzo. Nata e cresciuta a Gravellona Toce in una famiglia poverissima, da piccola viveva mangiando quello che il bosco e la terra le donava. A 15 anni, trasferitasi al Sud, lascia la scuola e inizia a lavorare, per non smettere più, fino a quando rimane incinta e decide di restare a casa per occuparsi delle sue figlie. Lei che si guadagnava da vivere da quando era ragazzina, per una volta si concede il privilegio di scegliere. «Poi però, la vita si diverte. Mio marito è morto e mi sono ritrovata a gestire la sua azienda». Così, improvvisamente, nel momento del lutto più doloroso, Monica è costretta a rimettere i soldi al primo posto. Gestisce per tre anni l'azienda, per poi decidere di lasciarla ai soci e arrangiarsi, come aveva fatto da ragazzina. A un certo punto, dopo anni di fatica e confusione, trova il coraggio di chiedersi cosa vuole realmente dalla propria vita, e capisce che il suo progetto è lavorare “con la parte migliore dell'umanità”: i bambini. Si rimette a studiare e nel giro di pochi mesi diventa una tata richiestissima dalle famiglie più potenti del mondo. Guadagna 350 euro al giorno, e con quei soldi ha deciso di ridare indietro tutto ciò che ha avuto, aiutando le persone che stanno vivendo situazioni che anche lei si è trovata ad affrontare. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/rame-platform/message
Il 2023 è stato un anno molto particolare, soprattutto dal punto di vista meteorologico. Il clima ha influenzato i consumi, principalmente in alcune geografie dove si può dire che le stagioni si siano addirittura invertite. È il caso del cluster dell'Europa del Nord e dell'Est, guidato da Andrea Di Rauso che, insieme ai country manager Uk/Irlanda, Francia/Belgio e altri 13 area manager molto determinati, chiuderà il 2023 con performance a dir poco soddisfacenti per tutti i brand di Casa Optima (MEC3, Giuso, Pernigotti Maestri Gelatieri Italiani).
Elena Rossi"Natale a Parigi"Neos Edizioniwww.neosedizioni.itVentisei racconti natalizi che raccontanole tante anime della Ville LumièreA cura di Elena RossiPrefazione di Cesare Martinetti Ventisei racconti ci portano nella Ville Lumière durante i frenetici giorni del Natale, i più amati o detestati; fra luoghi iconici e piccoli scorci nascosti – quelli che solo i veri parigini conoscono – si snodano vicende sorprendenti che fanno brillare la città di tante luci nuove. Parigi addobbata a festa è un gran crocevia di vite e speranze, affetti e solitudini. “Nei giorni di Natale a Parigi si respira un'aria diversa. Non è come tutte le altre città che a Natale si colorano di luci variopinte. No. Parigi semplicemente si accende”.Fra luminarie che risplendono e angoli bui si muovono personaggi e storie disparate: Ionesco, gli artisti dell'Est e le loro intervistatrici, il leopardo e la faraona, il gatto pronubo, il violinista di strada. E poi la sorpresa di un padre ritrovato, l'invito a cena con estranei e la cena che può attendere, l'ombra inseguitrice, l'acqua non più nemica, le foto e le cartoline.Tanti i sogni, e a sognare sono il clochard, l'ostrica, il fidanzato deluso nel metrò, la ragazzina che decide il suo futuro. E i luoghi: i grandi boulevards e le strette vie in pavé della Butte aut Cailles, gli Champs-Elysées e il canale di Saint-Martin, i ristoranti étoilés e i bistrot dove l'oste fa il conto a penna sulla tovaglia di carta, le Galeries Lafayette e i grandi Magazzini Samaritaine, le boutiques di faubourg Saint-Honoré e gli ateliers dei grandi couturiers di Avenue Montaigne, il mercatino delle Tuileries e i vicoli di Montmartre, le bancarelle di libri del lungo Senna, le librerie e i mercati… Gli Autori, ognuno con il proprio stile narrativo, hanno saputo cogliere con eleganza e ironia le tante anime della città, guardata attraverso gli occhi del visitatore o di chi ci vive da sempre.Ventisei racconti lievi, ognuno con il suo angolo di città, perché “ognuno ha la sua Parigi, perché Parigi non è-soltanto-una città, ma è un sentimento” (Cesare Martinetti). Racconti di:Donatella Actis, Guido Aloia, Graziella Bonansea, Paola Canova, Cesare Capitani, Giovanni Casalegno, Caterina Cortese, Giorgia D'Anna, Patrizia D'Antonio/Donneconlozaino, Giorgio Enrico Bena, Tiziana Ercole, Francesco Forlani, Raffaella Gambardella/Donneconlozaino, Fulvio Gianaria, Simona Anna Giovannone, Andrea Inglese, Sylvie Lainé, Anna Mazzini, Chiara Mezzalama, Eva Monti, Agnese Oblieght, Antonella Pollo, Daniela Possagno, Elisabetta Rava Granozio, Micaela Strippoli, Antonella Tarquini.In copertina illustrazione di Giorgio Enrico BenaIL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
In questa lezione raccogliamo qualche riflessione sulla situazione dell'est Europa nel XVI secolo. Dopo aver riepilogato la storia della fondazione dei principati russi di Kiev e Novgorod, ci dedichiamo a tratteggiare il ritratto e l'azione di Ivan IV il terribile, rifondatore della Russia dopo la lunga crisi derivante dalla dominazione mongola. Ne approfittiamo per qualche divagazione attualizzante sulla guerra russo-ucraina. C'è qualche minuto per osservare l'evoluzione di un vasto regno compreso tra i territori tedeschi e quelli russi, la Polonia, stato contenitore di diverse componenti etniche, tenuto insieme dalla dinastia degli Jagelloni e successivamente passato al sistema alternativo della monarchia elettiva. Qualche osservazione sparsa sulle altre potenze del nord, in particolare la Svezia, destinata ad avere un ruolo importante nella guerra dei Trent'anni e a diventare egemone sul Baltico. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/stefano-dambrosio5/message
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Un evento marcatore La clip è un breve estratto di "Alla fiera dell'est" cantata e scritta da Angelo Branduardi (con la collaborazione di Luisa Zappa-etichetta Polydor-1976 all rights reserved). Nella foto, io e la mia amica Elena a otto anni
di Alessandro Luna | Tra gli argomenti di oggi gli interventi di Meloni alla Camera è al Senato, il problema Santanchè e Lukashenka nuovo imbarazzante idolo dell'Est europa. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Ursula Von der Leyen a Kiev per la festa dell'Europa, a Mosca la parata per la giornata della vittoria contro i nazisti. L'Ue prepara un ulteriore pacchetto sanzionatorio nei confronti delle aziende cinesi grazie alle quali la Russia è riuscita ad aggirare le sanzioni andando verso una crescita dell'economia. Sentiamo Micol Flammini, giornalista del Foglio esperta di paesi dell'Est, autrice di"La cortina di vetro. Vecchie paure e nuovi confini. L'Europa dell'est oltre il passato sovietico"(Mondadori). Al via le consultazioni tra maggioranza e opposizione sulle riforme. Con noi Igor Iezzi, deputato della Lega, capogruppo alla Commissione Affari Costituzionali della Camera.
Meno combattuto, ma comunque con poche certezze. Le prime 3 che scappano, i Cavs quarti, le mediocri che restano in fondo. Nel mezzo? È tutto da decidere. Tra una Brooklyn che scopre una stella, i Knicks migliori dell'ultimo decennio, una Miami che inizia a farsi tretta per Jimmy Butler. E tutte le altre che sperano in un posto tra le magnifiche 8. Tyrese Haliburton è il futuro, ma...
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Con la guerra in Ucraina i paesi dell'est Europa hanno acquisito più potere a discapito di Francia e Germania. Il caso di quattro ragazze arrestate un mese dopo aver partecipato a una veglia contro la politica zero covid della CinaDal lunedì al venerdì alle 6:30, con Claudio Rossi Marcelli e Giulia Zoli.Scrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Consulenza editoriale di Chiara Nielsen. Produzione di Claudio Balboni. Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna. Direzione creativa di Jonathan Zenti.
I Lakers battono un colpo: cosa porta Rui Hachimura? (00.00). A Sacramento è in atto una vera e propria rivoluzione, che parte da un attacco stratosferico e dalla genialità di Mike Brown (24.30). Di tutte le contender dell'Est, Philadelphia è quella che oggi fa più paura (51.00). Steve Kerr e le 72 partite di stagione regolare: tutti i motivi per cui è impossibile...o quasi.
一首中国民歌茉莉花早在三百多年前就已经蜚声欧洲了,甚至成就了一代歌剧大家普契尼的《图兰朵》。本期我们就来聊聊一朵茉莉花飘洋过海的欧洲文化之旅。包含曲目:0:26- 茉莉花 (由施耐德改编为钢琴版)11:13- Turandot - Act I: Là, sui monti dell'Est
Vi ho detto di viaggiare. E ho viaggiato anche io.Link utili puntata:- Canale Telegram: https://t.me/AndreaCervone- Instagram: https://www.instagram.com/andreacervone/- Twitter: https://twitter.com/andreacervoneSupporta lo show (affiliazioni):- Acquista su Amazon dai miei link: https://amzn.to/2ptZOQx (per te costa uguale, ma Amazon mi regala una piccola percentuale) - 25€ GRATIS su Airbnb: http://bit.ly/2jZUlhH
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=486SIAMO TUTTI SPIATI! di Rino CammilleriEdward Snowden, autodidatta, è il genio informatico che ha svelato al mondo il sistema di spionaggio degli Stati UnitiDue premesse. La prima. Sono nato alla fine del 1950 e c'era Stalin, la guerra di Corea, l'Urss occupava ancora perfino l'Austria. Ho passato la vita sotto la paura del plumbeo regime dell'Est, guardando all'America come baluardo e sponda di tutte le libertà. C'era un sacco di gente che moriva ammazzata cercando di scappare dalla Cortina di Ferro col sogno di andare negli Usa. Poi vennero anche i boat people vietnamiti che affrontavano l'oceano e i pirati pur di fare lo stesso.Chi l'avrebbe mai detto che il sogno si sarebbe letteralmente capovolto? Ora c'è chi scappa in Russia: Depardieu, Snowden, io (se non fossi ormai troppo vecchio). Scappare dall'asfissia del politicamente corretto, dalla minaccia islamica, dalla cristofobia, dalla dittatura omosessuale, dalla criminalità impunita, dalle tasse. «Abbiamo fatto rientrare la tirannia dalla porta di servizio», dice il protagonista del film che dà luogo alla seconda premessa.OLIVER STONEEccola. Non mi è mai stato simpatico Oliver Stone, regista-soggettista di sinistra grande fan del duo Obama-Hillary. Ma questa volta ha ragione, e la delusione per Obama non la manda a dire. Il film di cui parlo è Snowden, la biografia del giovane genio informatico che nel 2013 rivelò al mondo che il governo americano era in grado di spiare i sette miliardi di abitanti del pianeta e lo faceva tranquillamente. E non come gendarme dell'umanità e guardiano del mondo libero. No, al contrario. Per pura volontà di potenza, per mantenere la leadership incontrastata sul mondo e tenersela per altri cento anni (per i cento successivi si sarebbe visto a suo tempo e luogo).Edward J. Snowden, autodidatta, aveva fatto parte delle forze speciali, era un sincero patriota, un conservatore (nel film si mostrano i suoi contrasti con la fidanzata liberal) e sognava di lavorare per la Cia. Divenne prima impiegato e poi consulente dell'intelligence americana e fu lui stesso l'autore dei programmi informatici che il governo-ombra usò per tutt'altri scopi. Quando si rese conto di avere messo a punto un sistema che permetteva di controllare praticamente tutti e neutralizzare gli sgraditi, ovunque nel mondo si trovassero (sia con bombe mirate che con ricatti e "montaggi") disse basta e rivelò tutto al giornale inglese The Guardian.OBAMA FA MARCIA INDIETROA rischio della pelle, dovette lasciare tutto, anche la famiglia, e scappare, dove? A Mosca. E' ancora là, il «traditore» ricercato dall'Fbi. Il calderone da lui scoperchiato è pari, se non superiore, per importanza a quello di Wikileaks, tanto che Obama è stato costretto a fare pubblicamente marcia indietro sul monitoraggio universale. Solo che proprio la storia di Snowden insegna che non c'è da fidarsi. Ormai, non si può più sapere se davvero gli Usa hanno smesso di spiare tutti (anche questo articolo) o se si sono fatti semplicemente più furbi. La lotta al terrorismo globale era un comodo paravento, tant'è che dopo vent'anni non è ancora finita e certe misure di politica estera sembrano, anzi, tese a renderla permanente. Il film si gusta come un thriller di spionaggio e, alla fine, compare il vero Snowden, un nerd con una coscienza. Da vedere.
Il governo federale ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti per 65 miliardi di euro che intende andare incontro alle ricadute sulle famiglie dell'inflazione e delle bollette dell'energia sempre più salate. Basterà? Secondo molti analisti e alcune forze di opposizione assolutamente no, Per questo la Linke ha iniziato a mobilitare i cittadini contro il caro vita, scendendo in piazza, specie nelle città dell'Est. Ne parliamo con Cristina Giordano e con l'esponente della Linke, Luigi Pantisano. Von Luciana Caglioti.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7128TUTTI I FALLIMENTI DI GORBACIOV di Stefano MagniGli articoli e gli editoriali sulla morte di Gorbaciov, in questi due giorni dopo la sua morte, sono tutti più o meno celebrativi. L'ultimo presidente sovietico fu l'uomo che pose fine alla guerra fredda, dunque viene ricordato soprattutto per il suo ruolo di pace. Ma non si comprende come mai in patria, sia in Russia che nelle altre repubbliche ex sovietiche, sia ricordato con estrema ostilità. Benché rispettato dal nuovo regime, Putin stesso gli ha reso omaggio, non ha ottenuto funerali di Stato. È una figura, ormai storica, divisiva e impopolare. Perché?Si fa presto ad affermare che Gorbaciov sia odiato dai nostalgici dell'Urss, che con Putin sono tornati in auge. Certamente, questa fu l'opposizione più visibile ed anche più violenta. Nel periodo dal 1985 al 1989, il Kgb era ben consapevole dei limiti economici, militari e strutturali dell'Unione Sovietica. Fu il Kgb a incoraggiare la promozione di Gorbaciov a Segretario Generale, dopo la morte di Chernenko, approvata poi dal Comitato Centrale con voto unanime. Gorbaciov era già uomo di fiducia di Andropov, storico direttore del Kgb e poi segretario generale dell'Urss dal 1982 al 1984. Gorbaciov venne selezionato perché relativamente "giovane" (54 anni nel 1985) e aperto di mente, ma fedele al sistema comunista. Il Kgb stesso promosse e in un certo senso incoraggiò l'abbandono dei regimi dell'Est europeo, con quella che venne informalmente chiamata la "dottrina Sinatra": ciascuno per la sua strada. Tuttavia, l'atmosfera cambiò repentinamente quando nei regimi ex comunisti le elezioni vennero vinte da partiti non comunisti, a partire dalla Polonia.Esercito e Kgb si coalizzarono per impedire che la disgregazione del blocco orientale divenisse disgregazione anche della stessa Urss. E pretesero che Gorbaciov imponesse l'ordine alle repubbliche secessioniste, anche proclamando lo stato d'emergenza. Il segretario generale usò la forza (contro Kazakistan, Georgia, Azerbaigian, Lituania e Lettonia), ma rifiutò il cambio di passo preteso da militari e servizi. Fu questo rifiuto che portò al tentativo di golpe contro di lui, nell'agosto del 1991. Il resto è noto: il golpe fallì, Gorbaciov ottenne una vittoria apparente, ma di fatto aveva già perso il potere. Eltsin, il presidente della Repubblica Socialista Federativa Russa, si oppose in prima persona ai militari e divenne lui il leader politico carismatico della nuova stagione russa che portò alla disgregazione dell'Urss. Dopo il collasso sovietico, esercito, ex servizi segreti, burocrazia statale, non perdonarono mai a Gorbaciov di aver causato il "crollo" dell'impero, di essersi lasciato sfuggire di mano il processo di riforme e decentramento che loro stessi avevano avviato.LE REPRESSIONI FINITE NEL SANGUENelle repubbliche ex sovietiche, al contrario, non perdonano a Gorbaciov quelle ultime repressioni della stagione di sangue del 1986-91, volte a tenere assieme un'Urss in piena frammentazione. In Kazakistan ricordano gli oltre 200 morti civili del massacro di Alma Ata del dicembre 1986. Quando Gorbaciov sostituì il segretario generale locale Dinmukhamed Kunaev con il russo Gennadij Kolbin, i kazaki inscenarono proteste che vennero schiacciate con la forza delle armi. Gli armeni non perdonano a Gorbaciov di aver permesso (o non ostacolato abbastanza) i primi massacri compiuti dagli azeri nel Nagorno Karabakh nel 1988 e 1989. Gli azeri, al contrario, non dimenticheranno mai il massacro di Baku, il "gennaio nero" del 1990, quando le forze regolare e le truppe speciali del KGB entrarono nella capitale azera per stroncare sul nascere il locale Fronte Popolare (indipendentista e anti-armeno), uccidendo da 130 a 170 persone, in gran parte civili, fra il 19 e il 20 gennaio. I lituani non dimenticano la "domenica di sangue", culmine di tre giorni di intervento militare sovietico (11-13 gennaio 1991) contro la repubblica baltica, dopo la sua proclamazione di indipendenza. Mentre il mondo era distratto dalla Guerra del Golfo, che sta appena iniziando, i sovietici nella notte fra il sabato 12 e la domenica 13 gennaio 1991, tentarono di occupare la capitale lituana, a partire dalla conquista della sede della televisione. La folla inerme oppose resistenza, vi furono meno morti rispetto ai precedenti massacri (14 le vittime), ma fu comunque traumatico, il tutto ripreso quasi in diretta dai media locali e internazionali. Contemporaneamente, e per lo stesso motivo, i carri sovietici entravano anche a Riga, ma dopo dieci giorni di confronto fra manifestanti (protetti da numerose barricate in cemento) ed esercito, l'Armata si ritirò. Non prima di aver fatto altri 6 morti, fra cui due poliziotti lettoni.I DISSIDENTI RUSSISe nelle repubbliche ex sovietiche vedono in Gorbaciov l'ultimo dei dittatori occupanti, non meno repressivo dei suoi predecessori, anche i dissidenti russi tendono a considerarlo come uno storico bluff. Significativa la reazione di Kasparov, campione di scacchi e poi dissidente: al momento della morte dell'ultimo leader sovietico ha twittato "Come giovane campione del mondo sovietico e beneficiario della perestrojka e della glasnost, ho spinto ogni muro della repressione per testare i limiti improvvisamente mutevoli. Era un periodo di confusione e di opportunità. Il tentativo di Gorbaciov di creare un 'socialismo dal volto umano' fallì, e grazie a Dio". Le pagine più drammatiche di denuncia, le scrisse un altro dissidente, Vladimir Bukovskij, nel suo Gli Archivi Segreti di Mosca: "Per quanto ci affannassimo a spiegare che il sistema sovietico non era una monarchia e che il segretario generale non era uno zar, chi in quel momento non avrebbe comunque augurato il successo al nuovo zar-riformatore? Delle centinaia di migliaia di politici, giornalisti e accademici, solo un minuscolo gruppetto conservò una sufficiente lucidità per non cedere alla seduzione, e un gruppo ancor più sparuto di esprimere apertamente i suoi dubbi".La repressione del dissenso interno non finì affatto con l'ascesa al potere di Gorbaciov. Come documenta Bukovskij, dai files presi negli archivi del Cremlino, ancora nel 1987, il KGB organizzava campagne per arrestare i dissidenti, far fallire le iniziative a favore dei diritti umani, impedire l'ingresso di intellettuali e attivisti stranieri. Il tutto era ordinato da Chebrikov, direttore dei servizi segreti, con il pieno appoggio di Gorbaciov. Nella sua monumentale opera Gulag, la storica Anne Applebaum, ci ricorda come gli ultimi campi di concentramento vennero chiusi nel 1992, l'anno dopo la fine dell'Urss. "Tipica di quel periodo è la vicenda di Bohdan Klimchak - scrive la Applebaum - un tecnico ucraino arrestato per aver tentato di lasciare l'Unione Sovietica. Nel 1978, temendo di essere arrestato con l'accusa di nazionalismo ucraino, aveva varcato la frontiera sovietica con l'Iran e chiesto asilo politico, ma gli iraniani lo avevano rimandato indietro. Nell'aprile 1990 era ancora detenuto nella prigione di Perm. Un gruppo di congressisti americani riuscì a fargli visita e scoprì che, in pratica, a Perm la situazione rimaneva immutata. I prigionieri si lamentavano ancora per il freddo che dovevano patire e venivano rinchiusi nelle celle di rigore per 'reati' come il rifiuto di allacciare l'ultimo bottone dell'uniforme".LE MALDESTRE RIFORME ECONOMICHETuttavia fu un altro prigioniero politico ucraino, Anatolij Marchenko, che determinò un primo grande cambiamento nel sistema concentrazionario sovietico. Per protesta contro le orribili condizioni degli internati nei campi, intraprese lo sciopero della fame e fu lasciato morire l'8 dicembre 1986. La vicenda fece scalpore anche all'estero e Gorbaciov si decise ad approvare un'amnistia generale. Non fu, appunto, la fine del sistema dei campi in quanto tale (che come abbiamo visto chiuse solo nel 1992), ma la fine del Gulag come metodo statale repressivo. Il Kgb accettò, sia secondo la Applebaum, che secondo voci dissidenti come quella di Bukovskij, perché l'amnistia ormai "costava" poco al regime. Non si doveva fare alcuna retromarcia ideologica: i prigionieri, graziati, dovevano comunque firmare delle dichiarazioni di pentimento. E giunti alla fine degli anni Ottanta, la dissidenza, ridotta allo stremo, non era considerata più un pericolo per il regime, come si legge dai documenti di allora.I dissidenti sono, appunto, una minoranza. La maggioranza dei russi ha pessimi ricordi di Gorbaciov per le sue maldestre riforme economiche. "Mi trovai ben presto - ricorda l'allora ambasciatore Sergio Romano al Corriere - ad osservare criticamente gli avvenimenti. Rimproveravo a Mikhail Sergeevic (Gorbaciov, ndr) di non avere un vero programma economico. Va bene concedere più libertà: tutti erano giustamente contenti. Ma cosa fare del sistema di produzione collettivo? Lui parlò della creazione di una 'industria sociale': ma non spiegò mai in cosa consistesse".Gli anni di Gorbaciov furono anni di ristrettezze. E anche di proibizionismo dell'alcool, che aggiunse ulteriore disperazione ad uno scenario lugubre di suo, con code per il pane e razionamenti. Particolarmente catastrofica fu la "riforma monetaria" del 22 gennaio 1991. A sorpresa, nottetempo, per stroncare i proventi del lavoro nero e del contrabbando, vennero confiscate tutte le banconote da 50 e 100 rubli. La procedura di sequestro permise di ritirare dalla circolazione 14 miliardi di rubli in contanti, ma bruciò i risparmi di decine di milioni di sovietici, soprattutto quelli più benestanti.
Rassegna stampa del 06 09 22 | La politica estera sembra essere ormai il vero discrimine in questa campagna elettorale: dalle sanzioni contro la Russia di Putin al posizionamento atlantista; agende diverse tra Salvini e Meloni e che dopo il 25 settembre rischiano di creare una forte instabilità nel governo che verrà.
Il Dossier del numero di luglio di Radici Cristiane, in distribuzione in questi giorni, è dedicato ai Paesi baltici ovvero Estonia, Lettonia e Lituania, non a caso definiti «le tre perle dell'Europa dell'Est»: in essi evidenti e profonde sono, infatti, le radici cattoliche, nonostante cinque secoli di protestantesimo e cinque decenni di comunismo. I guai vengono dalla Storia: ad esempio, l'invasione russa ha reso estremamente fragili gli equilibri dell'intera regione ed imposto un'accelerazione all'ateismo militante. Non a caso oggi in Estonia l'80% della popolazione dichiara di non credere in alcunché. Ma altri guai giungono anche dal modernismo rampante in ambito ecclesiale, che ha complicato all'inverosimile il recupero dei valori e dell'autentica tradizione cattolica in società già devastate dalla piaga dell'aborto e dall'ideologia gender. Sempre in Estonia, dal 1955 – quando venne legalizzato l'omicidio dei figli in grembo – al 2020, ci sono stati oltre 1,5 milioni di aborti su di una popolazione che, nel Paese, è di 1,3 milioni di abitanti. Ciò rende già le dimensioni reali della tragedia in atto: un'ecatombe. Provvidenzialmente però il patrimonio cattolico medioevale, ben conservato nell'architettura, nell'arte e nella cultura, consente di riscoprire il cuore e la profondità della fede di queste popolazioni, soprattutto di quella lituana, ma anche di quella estone, non a caso chiamata ancora oggi «Terra di Maria».
I due principini Amir e Akhmed, come ogni anno, prima che la grande flotta parta per l'isola di Cora, gareggiano tra di loro su piccole imbarcazioni a vela. Il primo che riuscirà a circumnavigare l'isola di Astagatt ed a raggiungere il porto, riceverà l'ambito premio: per un anno intero potrà prendere in giro lo sconfitto senza che questi possa lamentarsene o protestare. All'inizio della gara splende un magnifico sole e nulla fa ancora presagire un'imminente tragedia. La partenza si svolge come al solito, con Amir subito in testa seguito da tergo dal fratello Akhmed. Giunti a metà percorso un'improvvisa e repentina tempesta si abbatte sulle due piccole imbarcazioni che affondano, inesorabilmente. Solo l'intervento provvidenziale del brigantino Beagle riuscirà a salvare la vita dei due principini, con grande sollievo per il re e la regina di Astagatt. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/roberto-borzellino/message
Rassegna stampa del 17 05 22 | Sul fronte si procede con lo sgombero dei feriti del battaglione Azov dall'acciaieria più grande dell'Est mentre l'esercito russo non riesce a fare significativi passi in avanti e inizia una campagna di reclutamento in patria che fa insorgere numerose proteste. I russi iniziano a non comprendere questa guerra nonostante la propaganda martellante. In Francia, Macron nomina Elizabeth Borne, Primo Ministro e in Italia si litiga ancora sull'invio di armi all'Ucraina.
Chi era Pecorelli? Quali erano le sue fonti? Prima di essere un settimanale, OP un'agenzia di stampa e un mensile. Nelle agende di Mino risultano numeri di ambasciate dell'Est, alte cariche dello stato, nominativi e linee dirette di funzionari. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
A cura di Daniele Biacchessi La strategia di Putin nella guerra in Ucraina lascia intendere che, fallita ormai da un bel pezzo la cosiddetta "guerra lampo", le azioni russe si concentreranno sempre più verso la presa delle città. I massicci bombardamenti, anche dal mare, sulle città ucraine, e il lancio di missili, farebbero parte del cosiddetto “piano B” di Vladimir Putin. E i segnali confermano questa nuova tendenza. Solo ieri l'artiglieria russa ha colpito un supermercato non lontano dal centro di Kiev e la marina ha preso di mira per tutta la giornata la città di Odessa. La decisione di cambiare tattica da parte di Putin è finalizzata ad assicurarsi obiettivi sul territorio, e far leva sul governo ucraino affinché accetti la neutralità fra Russia e Occidente. Ci sono indicazioni di una inversione di strategia militare: i russi punteranno a conquistare un “ponte” fra la Russia occidentale e la penisola della Crimea, oltre a espandere il suo controllo nel Donbass. Di fatto Putin intende far accettare a Kiev le sue rivendicazioni sui territori dell'Est e del Sud del paese. Però sul campo le cose potrebbero non funzionare. La resa di Mariupol, ormai ridotta ad un ammasso di macerie, non è stata accettata dall'Ucraina, così come le navi russe che hanno bombardato Odessa sono poi tornate nelle proprie postazioni lontane dalla costa dopo il fuoco dell'esercito di Kiev. È una corsa contro il tempo. Da una parte la guerra dilaga, dall'altra sono ripresi i negoziati e le trattative diplomatiche con Turchia e Cina che tentano una missione al momento distante dall'obiettivo di un cessate al fuoco duraturo. Credits: Agenzia Fotogramma _________________________________________ "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi La strategia di Putin nella guerra in Ucraina lascia intendere che, fallita ormai da un bel pezzo la cosiddetta "guerra lampo", le azioni russe si concentreranno sempre più verso la presa delle città. I massicci bombardamenti, anche dal mare, sulle città ucraine, e il lancio di missili, farebbero parte del cosiddetto “piano B” di Vladimir Putin. E i segnali confermano questa nuova tendenza. Solo ieri l'artiglieria russa ha colpito un supermercato non lontano dal centro di Kiev e la marina ha preso di mira per tutta la giornata la città di Odessa. La decisione di cambiare tattica da parte di Putin è finalizzata ad assicurarsi obiettivi sul territorio, e far leva sul governo ucraino affinché accetti la neutralità fra Russia e Occidente. Ci sono indicazioni di una inversione di strategia militare: i russi punteranno a conquistare un “ponte” fra la Russia occidentale e la penisola della Crimea, oltre a espandere il suo controllo nel Donbass. Di fatto Putin intende far accettare a Kiev le sue rivendicazioni sui territori dell'Est e del Sud del paese. Però sul campo le cose potrebbero non funzionare. La resa di Mariupol, ormai ridotta ad un ammasso di macerie, non è stata accettata dall'Ucraina, così come le navi russe che hanno bombardato Odessa sono poi tornate nelle proprie postazioni lontane dalla costa dopo il fuoco dell'esercito di Kiev. È una corsa contro il tempo. Da una parte la guerra dilaga, dall'altra sono ripresi i negoziati e le trattative diplomatiche con Turchia e Cina che tentano una missione al momento distante dall'obiettivo di un cessate al fuoco duraturo. Credits: Agenzia Fotogramma _________________________________________ "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
È uscito il nuovo numero di Nord Adriatico Magazine, periodico di economia e storia del golfo di Trieste e Monfalcone, il cui argomento di copertina indaga il momento particolare del Porto di Trieste che, se da un lato punta sulle sinergie fra industria, logistica e turismo per il suo sviluppo futuro, dall'altro deve guardarsi dall'agguerrita concorrenza dei porti dell'Est, Capodistria e Fiume in testa. Fari puntati, inoltre, sull'oleodotto transalpino della Siot, sui suoi record e su un futuro tutto da scrivere, dato che la transizione ecologica in atto imporrà la ricerca di soluzioni alternative al business petrolifero, mentre la rubrica dei mestieri del mare questa volta racconta il lavoro e i compiti degli uomini e delle donne impiegati alla Capitaneria di Porto di Trieste. Ci si “immerge” poi nella storia del Circolo sommozzatori Trieste, nei fondali marini del golfo per scoprire un progetto dell'Area marina di Miramare per il loro rimboschimento, e nel futuro Museo archeologico del mare che sorgerà a Grado. In sommario, inoltre, servizi su Trieste capitale mondiale del caffè, sulla tragica storia della famiglia von Hutterott, che ebbe un ruolo significativo nel futuro turismo rovignese, sul nuovo museo della città di Fiume ricavato dalla ristrutturazione dell'antico zuccherificio della città quarnerina, e la quarta puntata del viaggio nella storia, nella bellezza e negli aneddoti del Castello di Miramare. Infine, un servizio sull'acceso dibattito sorto in città dal progetto della cabinovia che dovrebbe collegare il Porto Vecchio al Carso triestino. Per i lettori in regalo un'altra serie di cartoline storiche da collezione, stavolta dedicate all'Istria e a Fiume, grazie al supporto dell'Università Popolare. Qui un approfondimento con Silvio Maranzana direttore di Nord Adriatico Magazine ospite nei nostri studi: Per rimanere sempre aggiornato su tutte le news del Friuli Venezia Giulia, seguici sul canale Telegram o inviaci un whatsapp o Telegram
“Crisi dei profughi: l'anima dell'Est”, un articolo di Mara Gergolet su Il Corriere della Sera. Occorrerà dare scuola, case, sanità e un lavoro a milioni di rifugiati, non solo in Polonia, ma in Spagna, Svezia e Italia. Quelli che oggi ci sembrano rifugiati temporanei, potrebbero restare tali per settimane, mesi e anche anni. Il tempo dell'improvvisazione è scaduto, dice il sindaco di Varsavia. Cos'altro può dire, o cos'altro direbbe il sindaco di qualsiasi altra metropoli europea, se in due settimane arrivassero in città tre o quattrocentomila profughi? […] Su La Reppublica leggiamo l'articolo di Michele Serra - “Non ci serve una guerra di idee”. Con una sola comprensibile eccezione — una signora russa molto nazionalista, come capita ai russi — non conosco filorussi. Constato una unanime solidarietà per gli ucraini invasi e bombardati. Ne sono appassionatamente partecipe. Per registrare, tra le persone con le quali condivido pezzi di vita e opinioni, un punto di vista così unanime su una guerra, devo risalire a mezzo secolo fa: alla mia prima giovinezza e alla guerra in Vietnam.[…] ____________________________________ Ascolta “Punti di Vista” - Editoriali dei principali quotidiani nazionali a confronto, a cura di Lapo De Carlo. “Punti di Vista” offre una panoramica delle prospettive delle testate italiane più influenti, soffermandosi sulle parole e sulle riflessioni che emergono dagli editoriali nazionali sui fatti di attualità e sulle notizie della settimana. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi Il Presidente russo Vladimir Putin intende riconoscere l'indipendenza delle repubbliche dell'Ucraina dell'est. Si tratta di una delle ultime mosse del Cremlino nell'ambito della crisi in Ucraina, prima del pre vertice tra il segretario di Stato americano Blinken e il ministro degli Esteri russo Lavrov che potrebbe precedere il definitivo faccia a faccia tra Biden e Putin. Putin parte da una visione pragmatica della situazione sul piano militare e diplomatico. Nonostante gli sforzi di Emmanuel Macron, "Kiev ha già condotto operazioni punitive contro il Donbass e sembra proprio che si stia avventurando in un'altra avventura. Gli ultimi sviluppi dimostrano che le autorità ucraine non hanno nessuna intenzione di implementare gli accordi di Minsk", dice Putin. Già, gli accordi di Minsk. Firmati tra il 2014 e il 2015, non sono mai stati rispettati da tutti i paesi sottoscrittori del documento. Francia e Germania sono rimasti a guardare il peggioramento della situazione. L'Ucraina ha proseguito il progetto di annessione alla Nato. La Russia preoccupata dell'espansione dell'Alleanza Atlantica verso est ha in qualche modo appoggiato i ribelli filo russi e gli Stati Uniti di Biden oggi puntano sulla dissoluzione della potenza russa per spartirsi ingenti risorse. Il futuro è ormai di breve periodo e l'incertezza richiama il buon senso. Credits: Agenzia Fotogramma. _________________________________________ "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi Il Presidente russo Vladimir Putin intende riconoscere l'indipendenza delle repubbliche dell'Ucraina dell'est. Si tratta di una delle ultime mosse del Cremlino nell'ambito della crisi in Ucraina, prima del pre vertice tra il segretario di Stato americano Blinken e il ministro degli Esteri russo Lavrov che potrebbe precedere il definitivo faccia a faccia tra Biden e Putin. Putin parte da una visione pragmatica della situazione sul piano militare e diplomatico. Nonostante gli sforzi di Emmanuel Macron, "Kiev ha già condotto operazioni punitive contro il Donbass e sembra proprio che si stia avventurando in un'altra avventura. Gli ultimi sviluppi dimostrano che le autorità ucraine non hanno nessuna intenzione di implementare gli accordi di Minsk", dice Putin. Già, gli accordi di Minsk. Firmati tra il 2014 e il 2015, non sono mai stati rispettati da tutti i paesi sottoscrittori del documento. Francia e Germania sono rimasti a guardare il peggioramento della situazione. L'Ucraina ha proseguito il progetto di annessione alla Nato. La Russia preoccupata dell'espansione dell'Alleanza Atlantica verso est ha in qualche modo appoggiato i ribelli filo russi e gli Stati Uniti di Biden oggi puntano sulla dissoluzione della potenza russa per spartirsi ingenti risorse. Il futuro è ormai di breve periodo e l'incertezza richiama il buon senso. Credits: Agenzia Fotogramma. _________________________________________ "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
“La crisi in Ucraina e il fronte dell'Est”, un articolo di Ezio Mauro su La Repubblica. L'Occidente riscopre la sua frontiera orientale e la vede armata, minacciosa, ostile. La Russia (con un'eco che arriva fino in Cina) parla ai nuovi sovrani delle democrature, ma anche ai despoti democratici dell'Europa di mezzo, respingendo per tutti la religione civile occidentale, trasformata in regole a Bruxelles[…] ____________________________________ Ascolta “Punti di Vista” a cura di Lapo De Carlo. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
Rasssegna stampa del 07 02 22 | Matteo Salvini e Giuseppe Conte giocano la pericolosa carta del regolamento di conti interno ai propri partiti sulla crisi ucraina; il leader del Carroccio punta i piedi sulla strategia atlantista contro la Russia del governo italiano e l'ex avvocato del popolo invece gioca al rialzo contro Luigi Di Maio, ora suo nemico interno nel Movimento.Una dinamica pericolosa che fa dell'Italia un alleato poco affidabile mentre si aprono le danze della presidenza della Nato dove l'Italia potrebbe contare.
Hakkenden, la leggenda dei cani dell'Est, narra la storia di alcuni giovani samurai e delle difficili scelte che si troveranno a dover fare.Il secondo atto, intitolato "L'autunno di un ideale", segue i giovani samurai che hanno affrontato Kintsuki sull'isola d'acciaio, costretti a rinunciare alla propria vita da guardiani del Rokugan per difendere il popolo da una minaccia invisibile.Le loro vite verranno messe in discussione continuamente, come le loro convinzioni, ma solo le Fortune sanno cosa decideranno nel momento del bisogno.
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Un'Europa delle libertà, dei diritti, della tutela della dignità umana e protagonista nella battaglia per la parità di genere: sono state questi alcuni dei pilastri che David Sassoli, il presidente del Parlamento Ue morto questa notte, indicò nel suo discorso di insediamento alla presidenza del Parlamento Ue. Era il 3 luglio del 2019. Qui di seguito il discorso integrale "Lo spirito di Ventotene" Siamo immersi in trasformazioni epocali: disoccupazione giovanile, migrazioni, cambiamenti climatici, rivoluzione digitale, nuovi equilibri mondiali, solo per citarne alcuni, che per essere governate hanno bisogno di nuove idee, del coraggio di saper coniugare grande saggezza e massimo d'audacia. Dobbiamo recuperare lo spirito di Ventotene e lo slancio pionieristico dei Padri Fondatori, che seppero mettere da parte le ostilità della guerra, porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza. In questi mesi, in troppi, hanno scommesso sul declino di questo progetto, alimentando divisioni e conflitti che pensavamo essere un triste ricordo della nostra storia. I cittadini hanno dimostrato invece di credere ancora in questo straordinario percorso, l'unico in grado di dare risposte alle sfide globali che abbiamo davanti a noi. Dobbiamo avere la forza di rilanciare il nostro processo di integrazione, cambiando la nostra Unione per renderla capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e per dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento. La difesa e la promozione dei nostri valori fondanti di libertà, dignità e solidarietà deve essere perseguita ogni giorno dentro e fuori l'Ue. Orgogliosi di essere europei Cari colleghi, pensiamo più spesso al mondo che abbiamo, alle libertà di cui godiamo…. E allora diciamolo noi, visto che altri a Est o ad Ovest, o a Sud fanno fatica a riconoscerlo, che tante cose ci fanno diversi – non migliori, semplicemente diversi – e che noi europei siamo orgogliosi delle nostre diversità. Ripetiamolo perché sia chiaro a tutti che in Europa nessun governo può uccidere, che il valore della persona e la sua dignità sono il nostro modo per misurare le nostre politiche… ….che da noi nessuno può tappare la bocca agli oppositori, che i nostri governi e le istituzioni europee che li rappresentano sono il frutto della democrazia e di libere elezioni… ….che nessuno può essere condannato per la propria fede religiosa, politica, filosofica… che da noi ragazze e ragazzi possono viaggiare, studiare, amare senza costrizioni… ….che nessun europeo può essere umiliato e emarginato per il proprio orientamento sessuale… che nello spazio europeo, con modalità diverse, la protezione sociale è parte della nostra identità, ….che la difesa della vita di chiunque si trovi in pericolo è un dovere stabilito dai nostri Trattati e dalle Convenzioni internazionali che abbiamo stipulato. Il nostro modello di economia sociale di mercato va rilanciato. Le nostre regole economiche devono saper coniugare crescita, protezione sociale e rispetto dell'ambiente. Dobbiamo dotarci distrumenti adeguati per contrastare le povertà, dare prospettive ai nostri giovani, rilanciare investimenti sostenibili, rafforzare il processo di convergenza tra le nostre regioni ed i nostri territori. La rivoluzione digitale La rivoluzione digitale sta cambiano in profondità i nostri stili di vita, il nostro modo di produrre e di consumare. Abbiamo bisogno di regole che sappiano coniugare progresso tecnologico, sviluppo delle imprese e tutela dei lavoratori e delle persone. Il cambiamento climatico ci espone a rischi enormi ormai evidenti a tutti. Servono investimenti per tecnologie pulite per rispondere ai milioni di giovani che sono scesi in piazza, e alcuni venuti anche in quest'Aula, per ricordarci che non esiste un altro pianeta. Dobbiamo lavorare per una sempre più forte parità di genere e un sempre maggior ruolo delle donne ai vertici della politica, dell'economia, del sociale. Signore e Signori, questo è il nostro biglietto da visita per un mondo che per trovare regole ha bisogno anche di noi. Ma tutto questo non è avvenuto per caso. L'Unione europea non è un incidente della Storia. Io sono figlio di un uomo che a 20 anni ha combattuto contro altri europei, e di una mamma che, anche lei ventenne, ha lasciato la propria casa e ha trovato rifugio presso altre famiglie. Io so che questa è la storia anche di tante vostre famiglie… e so anche che se mettessimo in comune le nostre storie e ce le raccontassimo davanti ad un bicchiere di birra o di vino, non diremmo mai che siamo figli o nipoti di un incidente della Storia. La nostra storia scritta sul dolore Ma diremmo che la nostra storia è scritta sul dolore, sul sangue dei giovani britannici sterminati sulle spiagge della Normandia, sul desiderio di libertà di Sophie e Hans Scholl, sull'ansia di giustizia degli eroi del Ghetto di Varsavia, sulle primavere represse con i carri armati nei nostri paesi dell'Est, sul desiderio di fraternità che ritroviamo ogni qual volta la coscienza morale impone di non rinunciare alla propria umanità e l'obbedienza non può considerarsi virtù. Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l'antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi. Colleghe e colleghi, abbiamo bisogno di visione e per questo serve la politica. Sono necessari partiti europei sempre più capaci di essere l'architrave della nostra democrazia. Ma dobbiamo dare loro nuovi strumenti. Quelli che abbiamo sono insufficienti. Questa legislatura dovrà rafforzare le procedure per rendere il Parlamento protagonista di una completa democrazia europea. Ma non partiamo da zero, non nasciamo dal nulla. L'Europa si fonda sulle sue Istituzioni, che seppur imperfette e da riformare, ci hanno garantito le nostre libertà e la nostra indipendenza. Con le nostre Istituzioni saremo in grado di rispondere a tutti coloro che sono impegnati a dividerci. Cittadini Europei E allora diciamo in quest'Aula, oggi, che il Parlamento sarà garante dell'indipendenza dei cittadini europei. E che solo loro sono abilitati a scrivere il proprio destino: nessuno per loro, nessuno al posto nostro. In quest'aula insieme a tanti amici e colleghi con molta esperienza, vi sono anche tantissimi deputati alla prima legislatura. A loro un cordiale saluto di benvenuto. Ho letto molte loro biografie e mi sono convinto si tratti di una presenza molto positiva per loro competenze, professionalità. Molti di loro sono impegnati in attività sociali o di protezione delle persone, e questo è un campo su cui l'Europa deve migliorare perché abbiamo il dovere di governare i fenomeni nuovi. Sull'immigrazione vi è troppo scaricabarile fra governi e ogni volta che accade qualcosa siamo impreparati e si ricomincia daccapo. Signori del Consiglio Europeo, questo Parlamento crede che sia arrivato il momento di discutere la riforma del Regolamento di Dublino che quest'Aula, a stragrande maggioranza, ha proposto nella scorsa legislatura. Lo dovete ai cittadini europei che chiedono più solidarietà fra gli Stati membri; lo dovete alla povera gente per quel senso di umanità che non vogliamo smarrire e che ci ha fatto grandi agli occhi del mondo. Dov'è l'Europa Molto è nelle vostre mani e con responsabilità non potete continuare a rinviare le decisioni alimentando sfiducia nelle nostre comunità, con i cittadini che continuano a chiedersi, ad ogni emergenza: dov'è l'Europa? Cosa fa l'Europa? Questo sarà un banco di prova che dobbiamo superare per sconfiggere tante pigrizie e troppe gelosie. E ancora, Parlamento, Consiglio e Commissione devono sentire il dovere di rispondere con più coraggio alle domande dei nostri giovani quando chiedono a gran voce che dobbiamo svegliarci, aprire gli occhi e salvare il pianeta. Mi voglio rivolgere a loro: considerate questo Parlamento, che oggi inizia la sua attività legislativa, come il vostro punto di riferimento. Aiutateci anche voi a essere più coraggiosi per affrontare le sfide del cambiamento. Voglio assicurare al Consiglio e alle Presidenze di turno la nostra massima collaborazione e lo stesso rivolgo alla Commissione e al suo Presidente. Le Istituzioni europee hanno la necessità di ripensarsi e di non essere considerate un intralcio alla costruzione di un'Europa più unita. Tramite il Presidente del Consiglio europeo voglio rivolgere anche un saluto, a nome di quest'Aula, ai Capi di Stato e di Governo. Ventotto paesi fanno grande l'Unione europea. E si tratta di 28 Stati, dal più grande al più piccolo, che custodiscono tesori unici al mondo. Tutti vengono da lontano e posseggono cultura, lingua, arte, paesaggio, poesia inimitabili e inconfondibili. Sono il nostro grande patrimonio e tutti meritano rispetto. Ecco perché quando andrò a visitarli, a nome vostro, non sarò mai distratto. E davanti alle loro bandiere e ai loro inni sarò sull'attenti anche a nome di coloro che, in quest'Aula, non mostrano analogo rispetto. Lasciatemi infine rivolgere un saluto ai parlamentari britannici, comunque la pensino sulla Brexit. Per noi immaginare Parigi, Madrid, Berlino, Roma lontane da Londra è doloroso. Sì sappiatelo, con tutto il rispetto che dobbiamo per le scelte dei cittadini britannici, per noi europei si tratta di un passaggio politico che deve essere portato avanti con ragionevolezza, nel dialogo e con amicizia, ma sempre nel rispetto delle regole e delle rispettive prerogative. Voglio salutare i rappresentanti degli Stati che hanno chiesto di aderire all'Unione europea. Il loro percorso è avviato per loro libera scelta. Tutti capiscono quanto sia conveniente far parte dell'Unione. Le procedure di adesione proseguono e il Parlamento si è detto più volte soddisfatto dei risultati raggiunti. Infine, un in bocca al lupo a tutta l'amministrazione e ai lavoratori del Parlamento. Ci siamo dati un obbiettivo nella scorsa legislatura: far diventare il Parlamento europeo la Casa della democrazia europea. Nuovo impulso Per questo abbiamo bisogno di riforme, di maggiore trasparenza, di innovazione. Molti risultati sono stati raggiunti, specie sul bilancio, ma questa legislatura deve dare un impulso maggiore. Per fare questo c'è bisogno di un maggior dialogo fra parlamentari e amministrazione e sarà mia cura svilupparlo. Care colleghe e cari colleghi, l'Europa ha ancora molto da dire se noi, e voi, sapremo dirlo insieme. Se sapremo mettere le ragioni della lotta politica al servizio dei nostri cittadini, se il Parlamento ascolterà i loro desideri e le loro paure e le loro necessità. Sono sicuro che tutti voi saprete dare il necessario contributo per un'Europa migliore che può nascere con noi, con voi, se sapremo metterci cuore e ambizione. Grazie e buon lavoro.
Rassegna stampa del 22 12 21 A due giorni dalle festività natalizie continuano le stanche litanie stretegiche intorno al Quirinale, ma l'assenza di un'idea condivisa è l'assenza di una politica coraggiosa che riesca ad aprirsi al nuovo e fuggire dalle contingenze. Mentre fuori i confini dell'Est esplodono e nel Mediteranneo cambiano gli assetti, Erdogan è in caduta libera così come la Lira turca e la transizione ecologica è ferma al palo. L'Italia in tutto questo è assente, avvolta da una grande incertezza interiore. E Mario Draghi non può essere la panacea di tutti i mali.
Fenoaltea , Sogno e via Gradoli ; Hyperion : cervello delle BR e crocevia delle destre e dei servizi dell'Est ; 1975-1976 : Moretti prepara l'operazione Moro ; Moretti ed i viaggi al Sud ; Zaccagnini diventa segretario della DC ; metà febbraio 1976 : nuovo governo Moro ; dimissioni a fine Aprile ; 17 Maggio 1976 : inizia il processo alle BR " storiche" ; 8 Giugno , Genova : le BR ammazzano il procuratore Coco e la scorta ; 20 Giugno : affermazione storica del PCI col 35 % ; Craxi (destra PSI) prende la guida dei socialisti ; nasce il governo Andreotti con l'appoggio esterno del PCI
Episodio numero centonovantanove, energico e spensierato proprio come piace a noi. Il menu di una puntata arguta ma pure compiacente: il Manchester United si è finalmente liberato di Ole Gunnar Solskjær ma rimane molto incerto l'avvenire e, soprattutto, chi sarà l'uomo giusto per la panchina di una squadra stracolma di talento ma forse costruita un po' a caso; il Cagliari e il Sassuolo sono, ognuna a modo suo, due delusioni di questo primo terzo di Serie A e se la prima va così male che quasi non ci si crede, vedendo le risorse a disposizione, la seconda sa più di incompiuta, mediocremente non finita ma non del tutto priva d'interesse.
Baskonia: via Ivanovic arriva SpahijaL'Unics firma Janis TimmaAsvel: arriva Marcos KnightErick Green e Johnny O'Bryant a prendere soldi a EstSassari: via Cavina, dentro Bucchi
"L'obbligo del green pass sta provocando la fuga dall'Italia degli autisti stranieri, molti sono vaccinati con "Sputnik", chiediamo una deroga, altrimenti per gli approvvigionamenti rischiamo di fare la fine della Gran Bretagna", è l'allarme lanciato da Thomas Baumgartner, presidente di Anita."La carenza di autisti sta rallentando la logistica dell'agroalimentare, se a ciò aggiungiamo gli effetti della Brexit e l'impennata dei noli, il quadro si fa molto complicato", dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia.La Polstrada del Friuli Venezia Giulia e Autovie venete hanno lanciato un'offensiva contro chi non paga il pedaggio al casello: scovati cinque autotrasportatori dell'Est evasori seriali. Il vice questore Gianluca Romiti racconta l'operazione condotta.
VIDEO: Le vite degli altri - Trailer italiano ➜ www.youtube.com/watch?v=t4xCHx-h4NcTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6747IL FILM SU COME I COMUNISTI NELLA GERMANIA DELL'EST SPIAVANO I CITTADINI di Roberto MarchesiniLe vite degli altri (2006), dell'affascinante (biograficamente e intellettualmente parlando) Florian Henckel von Donnersmarck [...] racconta la verosimile storia del capitano della STASI Gerd Wiesler, nome in codice HGW XX/7, interpretato da uno straordinario attore teatrale, Ulrich Mühe (siamo nella Berlino est del 1984). Il suo superiore lo incarica di spiare un intellettuale, l'autore teatrale Georg Dreyman, sospettato di tramare contro il regime sovietico. L'operazione ha inizio, ma ben presto il capitano Wiesler si rende conto che l'obiettivo non è cercare delle prove a carico di Dreyman bensì rovinargli la vita e la carriera; la sua fidanzata, l'attrice Christa-Maria Sieland, è concupita dal ministro della cultura Bruno Hempf che vuole togliere di mezzo l'intellettuale per poterla avere a sua completa disposizione. Wiesler, tuttavia, osservando la vita di Dreyman e della Sieland, scopre un universo fatto di amicizia, amore, relazioni autentiche, sensibilità artistica, fedeltà; in sostanza, verità, bellezza, onestà. Tutte cose che, nel partito e nella STASI, non esistono. Così comincia a proteggere i due fidanzati, affascinato dalla loro vita della cui bellezza si è trovato inaspettatamente a godere, occultando nei suoi rapporti qualunque cosa possa destare un sospetto da parte delle autorità. Ad un certo punto un amico e collega di Dreyman, Albert Jerska, si suicida: a causa delle sue idee, critiche nei confronti del partito, gli era stato impedito di lavorare. Dreyman decide dunque di scrivere un articolo per denunciare la piaga dei suicidi nella DDR degli anni Ottanta e di pubblicarlo su Der Spiegel, giornale occidentale. Wiesler tenta nuovamente di proteggere Dreyman, ma la situazione precipita. [...]STASI (MINISTERO PER LA SICUREZZA DI STATO DELLA GERMANIA EST)Ci sono poi alcuni aspetti della straordinaria interpretazione di Mühe che vale la pena ricordare: non solo questa fu l'ultima, poiché l'attore morì di cancro pochi mesi dopo l'uscita del film; l'intera vicenda lo riguardava personalmente. Anch'egli, come Dreyman, scoprì dopo la riunificazione di essere stato spiato dalla STASI, nelle persone di quattro suoi colleghi del teatro di Berlino est e da sua moglie Jenny. [La STASI era il Ministero per la Sicurezza di Stato della Germania Est (DDR o Repubblica Democratica Tedesca) che era responsabile della sicurezza e dello spionaggio; è famosa per avere arruolato numerosi tedeschi dell'Est per il controllo delle attività dei propri concittadini, al fine di impedire il sorgere di moti contro il governo autoritario della Germania Est, N.d.BB]Nel film si vedono le disumane tecniche di interrogatorio utilizzate dalla sicurezza di Stato, la pervasività dell'apparato e la sua potenza, persino l'utilizzo sistematico dei bambini per carpire informazioni circa i genitori. In effetti, l'esperienza di controllo messa in atto dalla STASI non ha mai avuto uguali al mondo. Per circa 16 milioni di abitanti, la STASI aveva 91 mila dipendenti e quasi 200mila «collaboratori informali», cioè delatori; praticamente, una spia ogni 50/60 persone. [...]LA DEGENERAZIONE PROTESTANTEA questo punto, la domanda sorge spontanea: perché i tedeschi collaboravano in massa? [...] Per i tedeschi il rapporto con l'autorità civile è di obbedienza. Già Lutero aveva stabilito che l'autorità dei principi sul popolo era assoluta; al punto che, in seguito alla rivolta dei contadini (1524-1526), scrisse: «Perciò cari signori principi, liberate, salvate, aiutate e abbiate misericordia della povera gente; ma ammazzate, scannate, strangolate quando potete i contadini ribelli; e se ciò facendo sopraggiungerà la morte, buon per voi, non potreste incontrare mai morte più beata, perché morite in obbedienza alla parola e al comando di Dio ed in servizio alla carità, per salvare il vostro prossimo dall'inferno e dai lacci del demonio». Per Lutero, infatti, è giusto ciò che l'autorità civile comanda; ad essa si deve obbedienza cieca e assoluta. Anche Kant, qualche decennio dopo, pone il fondamento della morale nella legge e nell'autorità: è il dovere per il dovere kantiano che, nel 1961, Eichmann utilizzò per giustificare la sua partecipazione alla logistica dei campi di concentramento nazisti. Scrive Hannah Arendt, nel suo La banalità del male: «La prima volta che Eichmann mostrò di rendersi vagamente conto che il suo caso era un po' diverso da quello del soldato che esegue ordini criminosi per natura e per intenti, fu durante l'istruttoria, quando improvvisamente dichiarò con gran foga di aver sempre vissuto secondo i principi dell'etica kantiana, e in particolare conformemente a una definizione kantiana del dovere». Anche Fichte contribuì a fissare questi principi nell'anima germanica quando, tra il 1807 e il 1808, pronunciò i Discorsi alla nazione tedesca. [...]Se qualcuno vuole fare un confronto con l'Italia attuale, si diverta pure.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6695LA RESISTENZA AI DIKTAT LGBT VIENE DA EST di Giuliano GuzzoA leggere i giornaloni e ad ascoltare intellò ed influencer pare proprio che il futuro sia necessariamente arcobaleno, e che ormai nulla possa arrestare, per riprendere un'espressione del politico Achille Occhetto, la «gioiosa macchina da guerra Lgbt». In realtà, dal diktat dei "nuovi diritti" c'è pure chi osa smarcarsi e, a ben vedere, non sono neppure né così pochi né così ininfluenti, quanti lo fanno. In effetti, gli esempi al riguardo sono molteplici e meritano - proprio per sfatare l'idea dell'arcobaleno come approdo obbligato della Storia - di essere ricordati.Una notizia molto recente, al riguardo, concerne la fermezza della Russia, che in buona sostanza ha rifiutato di regolarizzare le unioni di persone dello stesso sesso nel Paese, dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) con chi le si era esplicitamente «chiesto» di procedere in tal senso. «Non c'è bisogno di cercare alcuna forma alternativa di registrazione», ha fatto presente il portavoce del Cremlino, spiegando che il matrimonio «appare definito in modo totalmente unico nella Costituzione». La Russia di Putin resta insomma ancorata al suo dettato costituzionale, secondo cui il Paese non è obbligato a rispettare le sentenze dei tribunali internazionali in conflitto con norme nazionali.L'UNGHERIA PROTEGGE I BAMBINIAttenzione, perché Mosca non è la sola su tali posizioni. C'è infatti che Budapest, con Viktor Orbán il quale, come noto, è in questo periodo al centro di fortissime pressioni internazionali per quella che è stata definita una «legge anti Lgbt». In realtà, quella norma - che non è una sorta di suo personale e crudele editto, essendo stata approvata dal Parlamento magiaro con 157 voti a favore e solo uno contrario - ben lungi dall'essere una norma ostile alle persone omosessuali, si configura come una disposizione a tutela dei bambini. D'altra parte, il testo parla chiaro.«Al fine di garantire la protezione dei diritti dei bambini», recita infatti la legge, «la pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a sé stessa o che promuovono la deviazione dall'identità di genere, il cambiamento di genere e l'omosessualità non devono essere messi a disposizione delle persone di età inferiore ai diciotto anni». Ciò nonostante, una decina di giorni fa il portavoce della commissione Ue, Christian Wiegand, ha annunciato l'apertura di una procedura d'infrazione a livello europeo. Una notizia che aveva fatto il giro del mondo e che risulta confermata da Bruxelles, che nelle scorse ore ha ufficialmente aperto tale procedura.Si tratta di un passaggio politicamente pesante, ma che non pare spaventare particolarmente l'Ungheria. «Il governo ungherese resta aperto a un dialogo costruttivo con la Commissione», ha infatti dichiarato il Ministro della giustizia ungherese Judit Varga in una intervista uscita ieri sul quotidiano La Verità, «ma utilizzeremo anche tutte le azioni legali per proteggere i diritti dei genitori ungheresi. Semplicemente non è accettabile che burocrati a migliaia di chilometri da qui ricattino un intero Paese». Parole molto chiare, non c'è che dire.Difficile, del resto, che bastino simili minacce ad intimorire il popolo magiaro, lo stesso che sfidò i sovietici nel 1956 e che fu il secondo, dopo i polacchi, ad infrangere il filo spinato comunista, prima che i tedeschi dell'Est abbattessero il muro. Parliamo dunque di un Paese che ha storicamente dimostrato allergia ai diktat, e c'è da temere che quelli di Bruxelles non faranno eccezione, tanto meno quelli arcobaleno. A tal proposito, tornando a noi, dopo quelli russo e ungherese, si può segnalare un altro allontanamento dalle rivendicazioni Lgbt che è in corso a livello internazionale.C'È CHI DICE NOStiamo parlando di tutti quei Paesi insospettabili (Inghilterra, Svezia, Finlandia) i quali, pur mantenendo legislazioni ben colorate di arcobaleno, da mesi hanno fatto passi indietro significativi sul delicato tema dei baby trans e del blocco della pubertà dei giovani affetti da disforia di genere; a dimostrazione che la contrarietà a certi "nuovi diritti", ben lungi dall'essere battaglia di retroguardia, potrebbe rivelarsi in realtà profetica e sempre più centrale in futuro, non per offendere le sensibilità di nessuno bensì per evitare uno stravolgimento antropologico esiziale. Su questa linea, del resto, si pongono anche tanti vescovi.Si può in tal proposito ricordare la Chiesa polacca la quale, sfilandosi da posizioni che ormai emergono purtroppo pure in ambito ecclesiale (specialmente tedesco), già nell'agosto 2020 aveva pubblicato un documento di 27 pagine, a cura della Conferenza episcopale nazionale, assai interessante. Sì, perché in quel documento si metteva nero su bianco un concetto fondamentale, e cioè di accogliere «le persone che si identificano come Lgbt+», esprimendo «comprensione per le loro inclinazioni».Allo stesso tempo, però, i vescovi polacchi - ricordato dove sia originata la situazione attuale (nella «cosiddetta rivoluzione sessuale») - hanno evidenziato l'importanza non solo di non cedere all'ideologia gender, ma anche di offrire una risposta alle persone Lgbt e, in particolare, «alle difficoltà, alle sofferenze e alle lacrime spirituali che costoro vivono». In che modo? Offrendo un'azione di accompagnamento ed anche creando «centri di consulenza (anche con l'aiuto della Chiesa o delle sue strutture) per aiutare le persone che desiderano ritrovare la salute e il loro orientamento sessuale naturale».Che dire, senza dubbio una proposta forte, politicamente scorretta ma anche molto saggia, che meriterebbe di essere ripresa anche oltre i confini della Polonia. Un auspicio, quest'ultimo, che in realtà è meno lunare di quanto potrebbe a prima vista sembrare, alla luce di quante in realtà sono le voci libere contro i diktat Lgbt.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.MUORE GINO STRADA FONDATORE DI EMERGENCY E SOSTENITORE DEI GAYÈ morto Gino Strada fondatore di Emergency. Strada appoggiava le rivendicazioni del mondo LGBT. Una volta, in occasione di un premio ricevuto al Festival Mix, Gino Strada dichiarò: "Per me tutte queste iniziative e ciò che ci gira intorno sono nel segno dell'uguaglianza e la cosa mi interessa molto in tutti i suoi aspetti. Penso che la questione dell'uguaglianza sia la questione più importante che noi ancora come comunità non siamo riusciti a risolvere. Nella maggior parte dei casi queste comunità (ndr., quella LGBTQ+) sono ancora molto nascoste per tutti i pregiudizi sociali, che in alcuni Paesi sono ancora molto ferree. Anche in quei posti bisogna portare avanti questo senso dei diritti comuni e dell'uguaglianza di tutti".L'orientamento culturale di Strada non poteva che portarlo a sostenere le lotte di omosessuali e transessuali.(Gender Watch News, 16 agosto 2021)NESSUNA SANZIONE PER I CALCIATORI PRO LGBTPare che i calciatori inglesi che indosseranno una fascia o delle stringhe arcobaleno nella partita di qualificazione per i Mondiali del prossimo 2 settembre contro l'Ungheria per protestare contro le sue leggi a tutela dei minori relativamente alla propaganda gender non subiranno sanzioni dalla Fifa.I casi comunque saranno valutati singolarmente. Curioso che nessun giocatore invece protesti per le leggi di quei paesi islamici fortemente repressive delle condotte omosessuali. Forse perché i prossimi mondiali si giocano in Qatar? Forse perché gli islamici in genere non rispondo bene alle critiche?(Gender Watch News, 17 agosto 2021)SE DICI CHE UN UOMO NON PUÒ RIMANERE INCINTO TWITTER TI CENSURAIl giornale El Mundo dà la seguente notizia: una donna transessuale che ora di nome fa Ruben Castro ha dato alla luce una bambina. Il giornale parla di un «uomo tran incinto».Il politico spagnolo Francisco Contreras di Vox scrive su Twitter: «È una bugia. Un uomo non può rimanere incinta. Un uomo non ha né utero né ovaie». Twitter sospende il suo account per 12 ore ed invia al politico la spiegazione, assai generica, che viene mandata a tutti in casi simili. Il messaggio avrebbe rappresentato un incitamento all'odio, fomentando la violenza contro le persone per motivi attinenti a «razza, etnia, nazionalità, orientamento sessuale, genere, identità di genere, religione, età, disabilità o malattia».Un altro caso dove il politicamente corretto censura. In nome della tolleranza, ovviamente.(Gender Watch News, 15 maggio 2021)
Nei primi sei mesi del 2021 alla Polizia stradale sono stati denunciati un centinaio di furti e 10 rapine ai danni dei mezzi pesanti. "Rispetto agli anni pre-covid, l'andamento del fenomeno del "cargo crime" è sostanzialmente invariato", dice la primo dirigente della Polstrada, Deborah Montenero. Ponti sull'Adda troppo datati e a rischio sicurezza, da tempo i sindaci della provincia di Bergamo hanno vietato il transito ai tir. "Tempi di percorrenza allungati, extracosti insostenibili, situazione difficile per le imprese", dice Paolo Doneda, Fai Conftrasporto Bergamo. Un tavolo permanente per la legalità nel mondo dell'autotrasporto è stato aperto alla Prefettura di Trieste. "Concorrenza sleale, tariffe fuori mercato, rischi per la sicurezza, le imprese boccheggiano di fronte all'"invasione" dei vettori dell'Est", denuncia Stefano Adami, Confartigianato Trasporti Friuli Venezia Giulia.
Il lavoro cerca sempre di più di assomigliare ad un gioco: con la gamification si cerca di rendere il lavoro meno faticoso. C'è invece qualcuno che cerca di rendere il gioco quanto più simile possibile ad un lavoro, con risultati sorprendentemente ironici e profondamente filosofici perché ci costringono a prendere coscienza del modo in cui trascorriamo effettivamente il tempo mentre lavoriamo (tantissimo tempo 'sprecato' a litigare con l'interfaccia del computer che ci chiede di fare cose che noi preferiremmo non fare ma non farle significa non poter proseguire, tipo gli aggiornalmenti di programma). È un argomento che merita ben più dei miei tre minuti canonici, per questo vi invito a visitare i link the riporto in basso per esplorare il lavoro di Pippin Barr e per conoscere altri giochi affascinanti (come il mio secondo gioco preferito in assoluto, Paper Please).LINKVi consiglio caldamente di provare a fare questo gioco che ripropone la frustrazione di non riuscirire a concludere niente - It Is As If You Are Doing Work (è come se stessi lavorando)https://pippinbarr.github.io/itisasifyouweredoingwork/Qui l'intervista a Pippin Barr sulla fantantastica newsletter We Make Money Not Art di Regine Debatty (di questa newsletter vi ho parlato qualche giorno fa, andate a riascoltarvi la puntata numero 188)https://we-make-money-not-art.com/interview-with-pippin-barr-maker-of-witty-and-infuriating-video-games/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+wmmna+%28we+make+money+not+art%29Il mio secondo gioco preferito in assoluto, Paper Please (Glory to Arstotzka!)https://papersplea.se/Qui potete giocare a Paper Please gratis onlinehttps://paperspleasegame.com/TRASCRIZIONE TESTO (English translation below)Immaginatevi un videogioco che vi ripropone le schermate maledettissime di Windows quando vi si aprono un sacco di pop-up, vi arrivano email, notifiche eccetera. È quello che ha fatto Pippin Barr, che più che un videogamer è un filosofo, secondo me. E lui è partito dalla considerazione di come la tecnologia che noi usiamo per lavorare, sempre di più cerchi di assomigliare ai videogiochi per renderci il lavoro più piacevole, e lui fa esattamente il contrario, prende i giochi e li rende sempre più simili al lavoro, lavoro anche, così come spesso capita nella vita, che noi facciamo senza neanche renderci conto perché lo stiamo facendo, oppure quando il computer ci chiede di fare delle cose che noi non sappiamo perché ci chiede di farle, però dobbiamo farle se vogliamo procedere con il nostro lavoro, altrimenti non ci fa andare avanti, penso a tutti gli aggiornamenti e le cose di questo tipo. Ecco, questo suo gioco "As if you were doing work", è come se stessi lavorando, è esattamente così. Vi si apre una schermata, tipica del computer anni 2000 della Windows, e il computer poi vi chiede di fare delle cose, però venite continuamente interrotti non potrete mai fare quello che vi chiede, per cui trascorrere tutto il tempo del gioco a litigare con l'interfaccia dei computer. Pippin Barr fa questi giochi molto divertenti, molto ironici. Un altro che ha fatto è quello, tutta una serie dedicata ai miti dell'antica Grecia, c'è il gioco che si chiama Sisifo e consiste in questo signore, Sisifo, che spinge un masso gigantesco sopra la montagna e quando arriva in cima alla montagna, bum! Rotola giù e quindi può cominciare di nuovo all'infinito. Un altro gioco molto interessante è quello che si rifà all'happening fatto da Marina Abramovic al MOMA, famosissimo: l'artista Marina Abramovic rimase non mi ricordo quanti giorni al MOMA, otto ore nove ore tutti i giorni, seduta a un tavolino la gente faceva la fila e poi poteva guardarla intensamente negli occhi. Ecco, il gioco di Pippin Barr lo ripropone e si fa la fila per entrare al MOMA e non ci si può distrarre perché ogni tanto il gioco ci dice di fare delle cose, un passetto avanti, e se non lo facciamo perdiamo il posto in fila e dobbiamo ricominciare da capo. C'è una bellissima intervista a Pippin Barr nell'immancabile newsletter We Make Money Not Art di Regine Debatty, metterò il link nelle note al programma, dove tra l'altro Pippin Barr parla di uno dei miei videogiochi preferiti in assoluto, diciamo il secondo dopo The Stanley Parable, e parla cioè di Paper Please che è un gioco dove si finge di essere un ufficiale di frontiera in un paese dell'Est e di mettere dei timbri alle persone che chiedono di entrare o di uscire o di passare la frontiera. Anche di questo metterò il link nelle note del programma.ENGLISH TRANSLATIONImagine a video game that shows you the bloody Windows screens when a lot of pop-ups open, emails, notifications, etc. arrive. That's what Pippin Barr, whom I consider a philosopher rather than a game creator, did. He started by considering how the technology we use to work, increasingly tries to resemble video games to make our work more enjoyable, and he does exactly the opposite, takes the games and makes them look more like work, the same tasks that, as often happens in life, we perform without even realizing why we are doing them, like when the computer asks us to do things that we do not know why it is asking us, but we must perform them if we want to proceed with the our job, otherwise it won't allow us to proceed, I think about all the system updates and things like that. Well, in his game "It is as if you were doing work", it is exactly like that. A screen opens, in the style of the Windows 2000 computer, and the computer then asks you to do things, but you get continually interrupted and you will never be able to complete the required tasks, so you spend all the time in the game arguing with the computer interface. Pippin Barr makes these games very funny, very ironic. Another one he created is the one, there is an entire series dedicated to the myths of ancient Greece, there is this game which is called Sisyphus, and consists of this gentleman, Sisyphus, pushing a gigantic boulder over the mountain and when he gets to the top of the mountain, boom! it rolls down and then he can start infinitely again. Another very interesting game is the one that refers to the happening done by Marina Abramovic at MOMA, very famous: the artist Marina Abramovic stayed I don't remember how many days at MOMA, 8, 9 hours every day, sitting at a table while people stood in line to be allowed to look deeply into her eyes. Well, Pippin Barr's game proposes this again but it's about queueing to enter MOMA and we cannot get distracted because every now and then the game asks us to do things, like take a step forward, and if we do not obey we lose our place in line and we have to start again. There is a beautiful interview with Pippin Barr in the unmissable “We Make Money Not Art” newsletter by Regine Debatty, I will put the link in the program's notes, and among other things, Pippin Barr talks about one of my favorite video games ever, let's say my second favourite after The Stanley Parable, he speaks about Paper Please, which is a game where you pretend to be a border officer in an Eastern European country and you put stamps on people's papers when they ask to enter or exit or to cross the border. Of this too I will put the link in the notes of the program.Here you can listen to the podcast in Italian while reading the translation in English MAGIC!https://youtu.be/mc-yCMHKPgU
In questa puntata di (Intervallo...Prog) ascoltiamo una nostra selezione di musica progressiva di gruppi dell'Est Europa. (Intervallo...Prog) va in onda in diretta il giovedì alle 21:00 su www.radioliberatutti.it
In questa puntata abbiamo parlato di tutte quelle squadre della Eastern Conference che vanno dalla quarta alla dodicesima posizione e che in qualche modo stanno provando a evitare o ad acciuffare i posti validi per i play-off e i play-in.
Oggi scopriamo il contenuto del nuovo numero della rivista Cineforum con due dei redattori, Roberto Manassero e Lorenzo Rossi. Ma è anche l'occasione per riflettere sul cinema est europeo e sulle eredità di alcuni grandi film (talvolta dimenticati) in una filmografia che non può che vivere di memoria. Partecipanti: Marco Grifò Dario Denta Roberto Manassero (Ospite) Lorenzo Rossi (Ospite) Logo creato da: Massimo Valenti Sigla e post-produzione a cura di: Alessandro Valenti || Simone Malaspina Per il jingle della sigla si ringraziano: Alessandro Corti e Gianluca Nardo
Andata degli Ottavi di Champions League tra Porto e Juventus. Una partita delicatissima che la Juve di Pirlo affronta dopo aver perso a Napoli. Quali sono le vere ambizioni europee per Ronaldo e soci? Tutto sulla grande sfida dell'Estádio do Dragão nel nostro postpartita di LiveBianconera: commenti, approfondimenti, analisi, pagelle.
Per richiedere il dvd (sottotitolato in italiano) > http://www.filmgarantiti.it/it/contatti.php?pagina=contatti&nome=intro LA BATTAGLIA DI VARSAVIA (2011) **IL MIRACOLO DELLA VISTOLA di Rino CammilleriL'anno scorso cadeva il centenario della Battaglia di Varsavia, che i polacchi chiamano anche Miracolo della Vistola. Se hanno dovuto praticamente celebrarselo da soli è perché si tratta di un episodio storico in cui a far la parte del cattivo (che per giunta le busca) sono i comunisti. [...]Chi visita il santuario di Loreto e fa un giro nelle cappelle laterali forse si stupirà nel vedere in quella della nazione polacca un affresco in cui lancieri e fucilieri combattono contro soldati con la stella rossa sul colbacco. È, appunto, il Miracolo della Vistola, che i polacchi attribuirono senza esitazione a quella Madonna che avevano invocato. Crollato l'impero sovietico, i polacchi si svenarono per finanziare un film-kolossal che rievocava quella strepitosa vittoria. L'opera è tutta autoctona, niente attori stranieri, niente contributi che non fossero nazionali. Ne è uscito un film incredibile, con scene di massa realizzate con migliaia e migliaia di comparse, una ricostruzione storica perfetta e, soprattutto, niente di quelle pause, quei prolungati silenzi, quell'assenza di musica e colore che hanno caratterizzato a lungo il cinema dell'Est (che talvolta ha mandato in visibilio i critici ma che allo spettatore comune evocava il giudizio di Fantozzi).Il film, naturalmente, non è mai stato distribuito in Italia. Ma potete procurarvelo qui. E' un dvd con sottotitoli in italiano, munito di libretto con recensione storica e un'intervista a Marco Invernizzi, reggente di Alleanza Cattolica. Con quella battaglia i polacchi salvarono non solo se stessi ma anche l'Europa. Esagerato? E allora sentite. Preso il potere in Russia nel 1917, Lenin nel 1920 era padrone del campo e aveva appena vinto la guerra civile contro i «bianchi». L'Armata Rossa, creata e diretta da Trockij, in coerenza coi presupposti della rivoluzione bolscevica, poteva adesso esportare il marxismo. L'obiettivo era la Germania e poi il resto (in una delle sue tante previsioni sballate Marx aveva indicato proprio la Germania come luogo più prossimo al crollo del capitalismo). Solo che tra i russi e la Germania c'era, geograficamente, la Polonia, da poco diventata indipendente. Così, la gigantesca Armata Rossa venne scagliata contro la piccola Polonia, e in breve i rossi arrivarono alle porte della capitale Varsavia. Ma avevano fatto i conti senza la Vergine di Czestochowa, protettrice del Paese invaso. In tutte le chiese si moltiplicarono novene, suppliche e processioni, mentre il generale Jozef Pilsudski, che era anche capo dello Stato, approntava febbrilmente una strategia.E fu il miracolo. Il piccolo popolo fermò sul fiume Vistola lo strabordante nemico e gli inflisse tali perdite da costringerlo, addirittura, a tornare nei suoi confini. A questo proposito, bellissima e commovente, nel film, la scena in cui un giovane cappellano, armato del solo crocifisso, corre in prima fila sotto il fuoco della mitraglia incitando le truppe. Dopo questa clamorosa, e inaspettata, sconfitta, il triumvirato Lenin-Trockij-Stalin si interroga sul «che fare». Prevale la linea di Stalin, quella del «socialismo in un solo Paese». Trockij non ci sta, insiste nell'esportare la rivoluzione. Ma chi contraddice Stalin la paga. Trockij, com'è noto, deve scappare all'estero. Ma la mano lunga di Stalin lo raggiunge in Messico, dove viene assassinato da tal Ramón Mercader (la cui sorella María, attrice, sposerà il nostro Vittorio De Sica). Questa, però è un'altra storia... ULTERIORI INFORMAZIONI > http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=94
1- Russia. Alexei Navalny condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere. ..Il Cremlino inizia a prendere sul serio la protesta popolare. ( Giovanni Savino, docente di Storia Contemporanea all'Accademia Russia dell'Economia Nazionale e del Servizio Pubblico) ..2- Colpo di stato in Birmania: Per la Cina è stato solo un importante rimpasto di governo...L'amministrazione Biden minaccia i golpisti di tagliare gli aiuti al Paese...( Gabriele Battaglia) ..2- Stati Uniti: L'eredità di Trump provoca un terremoto dentro il partito repubblicano ..( Roberto Festa) ..4- Francia. Le mancate consegne da parte dei laboratori stanno rallentando la campagna di vaccinazione. Gli esperti consigliano al governo di fare una sola iniezione a chi ha già avuto il covid. Intanto la presidente della commissione Ursula von der Leyen accusa la Gran Bretagna ..di compromettere la sicurezza dei vaccini. ( Anna Nessi – Luisa Nannipieri) ..5-Arabia Saudita, un Isis che ce l'ha fatta. Parola dello scrittore algerino Kamel Daoud, più volte minacciato di morte dagli estremisti. ( Esteri) ..7- Land Grabbing. I paesi dell'Est europeo nel mirino dei colossi dell'agrobusiness. Il caso della Romania. ( Marta Gatti)
Hakkenden, la leggenda dei cani dell'Est, narra la storia di alcuni giovani samurai e delle difficili scelte che si troveranno a dover fare.Il primo atto, intitolato "La prima estate" racconta dei giorni vissuti da alcuni giovani aspiranti samurai sull'isola di Haganeshima, un luogo progettato per metterli alla prova e per spremerli fino in fondo, così da testare la loro tenacia e la loro capacità di adattarsi alle situazioni più scomode.In questo capitolo i samurai si troveranno al cospetto di Kotetsu-sama, il signore dell'isola, che ha per loro un primo importante compito: scegliere a chi prestare fedeltà.
Hakkenden, la leggenda dei cani dell'Est, narra la storia di alcuni giovani samurai e delle difficili scelte che si troveranno a dover fare. Il primo atto, intitolato "La prima estate" racconta dei giorni vissuti da alcuni giovani aspiranti samurai sull'isola di Haganeshima, un luogo progettato per metterli alla prova e per spremerli fino in fondo, così da testare la loro tenacia e la loro capacità di adattarsi alle situazioni più scomode. In questo capitolo i samurai si troveranno al cospetto di Kotetsu-sama, il signore dell'isola, che ha per loro un primo importante compito: scegliere a chi prestare fedeltà.
Marco Catenacci, Francesco Ruzzier e Alan Viezzoli presentano ABCinema con Blow Out!ABCinema con Blow Out inaugura il nuovo anno entrando subito nel vivo di uno degli eventi cinematografici più attesi del mese: il Trieste Film Festival!Assieme alla co-direttrice artistica del Festival, Nicoletta Romeo, proveremo a delineare le coordinate cinematografiche dell'est Europa, focalizzandoci sull'importanza cruciale di un film come Underground di Emir Kusturica, Palma d'oro a Cannes nel 1995, e film di apertura del 32. Trieste Film Festival. Sarà l'occasione per parlare anche di uno dei più importanti cineasti rumeni contemporanei come Cristi Puiu e di esplorare nuovi sguardi ancora da scoprire!
Piergiorgio Odifreddi"Ritratti dell'infinito"Dodici primi piani e tre foto di gruppoRizzoli Editorehttps://www.rizzolilibri.it/Che cos'è l'infinito? E – domanda ancor più astrusa – che cos'è l'Infinito con la maiuscola? La prima risposta del matematico impertinente Piergiorgio Odifreddi è semplicissima: l'infinito/Infinito è, con l'essere/Essere, il concetto più abusato di sempre, da chiunque, in buona compagnia con poeti, artisti, teologi e filosofi. Il tema è tuttavia intrigante e le – se non infinite (!), almeno assai numerose – ipotesi finora formulate dall'umanità sono affascinanti. Per orientarsi in questo mare magnum, può essere utile, secondo Odifreddi, uno sguardo nella prospettiva della matematica che «permette di fare un massimo di chiarezza nel buio di una gran confusione». In Ritratti dell'infinito i tentativi di dare un volto a quello che l'uomo vedrebbe se si aprissero le porte della percezione, secondo William Blake, vengono divisi in 3 gruppi – quelli di letterati & artisti, filosofi & teologi e logici & matematici – per poi essere osservati, analizzati e appunto letti in chiave matematica (a fine capitolo, in modo che chi prediliga una lettura esclusivamente umanistica possa saltare queste parti “tecniche”).Scopriamo così che, per rappresentare l'infinito, si possono usare non una ma diverse, splendide immagini, dai baci che Catullo chiedeva a Lesbia (genericamente molto numerosi) a un labirinto che ci tiene costantemente in trappola, da quel che “sta al di là” (ad esempio, del colle, Leopardi docet) a filastrocche come Alla fiera dell'Est, dalle “poesie matematiche” indiane a un hotel immaginario con infinite stanze… In una cavalcata entusiasmante come questa che Odifreddi ci accompagna a fare, si potrebbe andare avanti all'infinito... anche se, avverte Bob Dylan, «Guarda nell'infinito, non vedrai altro che problemi»!.Piergiorgio Odifreddi, ha studiato matematica in Italia, negli Stati Uniti e in Unione Sovietica, e insegnato logica all'Università di Torino e alla Cornell University di Ithaca, nello Stato di New York. Nel 2011 ha vinto il Premio Galileo per la divulgazione scientifica.Collabora con «Domani» e «Le Scienze» ed è autore di una trilogia logica (C'era una volta un paradosso, Il diavolo in cattedra e Le menzogne di Ulisse), una trilogia geometrica (C'è spazio per tutti, Una via di fuga e Abbasso Euclide!) e una quadrilogia biografica (In principio era Darwin, Hai vinto, Galileo!, Sulle spalle di un gigante e Il Dio della logica).Per Rizzoli ha pubblicato Come stanno le cose (2013), Il museo dei numeri (2014), Il giro del mondo in 80 pensieri (2015), Dizionario della stupidità (2016), Dalla Terra alle Lune (2017), La democrazia non esiste (2018), Dialogo tra un cinico e un sognatore (con Oscar Farinetti; 2019) e Il genio delle donne (2019).http://www.piergiorgioodifreddi.it/IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6391GISCARD D'ESTAING FAVORI' L'INVASIONE ISLAMICA di Luca VolontèL'ex presidente della Repubblica francese Valéry Giscard d'Estaing è morto ieri, 3 dicembre, a 94 anni. Tutto il globo terracqueo ne ha fatto memoria, quasi fosse stato un 'santo laico' della modernità francese ed europea. In realtà è stato uno sterminatore dei costumi cristiani, della vita umana sacra dal concepimento. 'Padre europeo', è stato definito. Ma si può dire così di chi rifiutò di ricevere una lettera del Santo Giovanni Paolo II per confermare il suo disprezzo verso le radici giudaico-cristiane europee? Piuttosto è stato l'uomo che ha iniziato il processo di immigrazione selvaggia, primo ispiratore delle attuali trasandate pulsioni favorevoli alla liberalizzazione dell'immigrazione dai paesi islamici. Può essere così ipocriticamente celebrato un uomo che piantò il seme dell'aborto e quello del divorzio, dai quali son cresciuti milioni di morti innocenti e l'erosione della coseione sociale francese? No. Punto. L'unica celebrazione possibile è quella di prender atto dei suoi malvagi intenti e delle sue devastanti decisioni e porvi rimedio.INVASIONE ISLAMICAGiscard d'Estaing (presidente dal 1974 al 1981) recentemente aveva espresso un certo rammarico per il "ricongiungimento familiare", la legge introdotta con un semplice decreto di Jacques Chirac nel 1976. "L'idea di far entrare famiglie di immigrati sembrava naturale in quel momento. Con l'aumento massiccio dell'immigrazione dai Paesi musulmani, ha invece prodotto profonde divisioni nella società francese". Raymond Barre (Primo Ministro dal 1976 al 1981), la sospese per tre anni, prima che il Consiglio di Stato annullasse questa decisione con la motivazione che il "ricongiungimento familiare faceva ormai parte dei principi generali del diritto". A causa di questa decisione di Giscard è iniziata l'invasione in Francia e, senza ombra di dubbio, in questa decisione possiamo ritrovare tante delle attuali idee político-istituzionali europee, favorevoli alla immigrazione incontrollata e ferocemente contrarie a chiunque vi si opponga, o ne chieda una valutazione temperata. Oggi la Francia è preda di una intolleranza, cristianofobia ed islamizzazione senza precedenti [leggi: LA SHARIA E' LEGGE IN FRANCIA, http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6331 clicca qui, N.d.BB].Giscard d'Estaing, ricordato sui giornali transalpini di ieri come un grandissimo innovatore sociale, dovrebbe invece esser ricordato come il più sistematico distruttore della coesione sociale e culturale di Francia: promosse ed approvò la legge del divorzio ed indebolì l'istituzione familiare, l'unità fondamentale della società, con la legge dell'11 luglio 1975 , introducendo il divorzio "per mutuo consenso" o "per la rottura della vita comune". In quello stesso anno, fu ancora Giscard a promuovere e approvare la legge sull'aborto. Il 17 gennaio 1975 si depenalizzava l'aborto e si forniva un quadro di riferimento per l'interruzione volontaria della gravidanza (aborto) e l'interruzione medica della gravidanza (IMG). La norma, promossa anche dall'allora Ministro della Salute, Simone Veil, incontrò una forte opposizione degli stessi deputati e senatori gollisti e fu infine adottata con il voto dei deputati di sinistra e di centro-sinistra. La visita in Vaticano nelle settimane successive, la gelida accoglienza di Paolo VI e la crisi diplomatica che ne seguì, segnarono la profonda rottura tra il presidente e i cattolici. L'attuale discussione parlamentare sulla nuova Legge di Bioetica, con le devastanti previsioni inumane che contiene, non sarebbe stata possibile senza le rotture compiute da Giscard d'Estaing nel 1975.NEGATE LE RADICI GIUDAICO-CRISTIANE DELL'EUROPAGiscard è stato anche il Presidente della Costituente, o Convenzione Europea (2002-2003), e redattore di quel testo poi approvato col nome di "Trattato di Lisbona". Tutti ricordiamo gli appelli accorati di San Giovanni Paolo II affinché si inserissero le radici giudaico cristiane nel testo 'costituzionale' europeo, ricordiamo anche quali e quanti interessi si mossero per evitare che ciò avvenisse. Tuttavia un fatto è certo, Giovanni Paolo II scrisse una lettera da consegnare al presidente della Convenzione europea Valery Giscard d'Estaing per perorare direttamente con lui la causa dell'inserimento del riferimento alle radici giudaico-cristiane dell'Europa nella Costituzione europea cui la Convenzione stava lavorando. Giscard D'Estaing rifiutò la consegna della missiva rispondendo che "se la poteva tenere in tasca".Le recenti rivelazioni di Mons.Fisichella confermano e storicizzano i sospetti di molti: "Giscard d'Estaing disse che 'altri' non avevano voluto accettare quel riferimento, ma da mie fonti so che lui stesso non volle". Da questa scelta cosciente e determinata, ben al di là della superbia illimitata che quel gran rifiuto rappresentò, oggi possiamo ben dire che la eliminazione sistematica del cristianesimo, promossa attivamente anche dalle stesse istituzioni europee, ed il tentativo ridicolo e rabberciato di sostituire le radici giudaico cristiane con un neo paganesimo ambientalista e un libertinaggio tanto innaturale quanto aggressivo, sono parte della eredità di Giscard d'Estaing. Non c'è da stupirsi se Macron lo abbia celebrato, vengono entrambi dalla medesima covata anti cristiana. L'Europa piuttosto dovrebbe piangere e redimersi per quel 'gran rifiuto' di Giscard a San Giovanni Paolo II, dal quale discendono le terribili conseguenze e follie che oggi ci troviamo a vivere, inclusa l'inimicizia promossa dai Paesi dell'Ovest verso quelli dell'Est.
La seconda ondata della pandemia impatta, inevitabilmente, sul settore della logistica che in questi momenti rivela in maniera ancor più lampante la sua valenza strategica. "L'emergenza produce effetti in termini di calo di traffici e di difficoltà organizzative", dice al nostro microfono Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito. "Questa situazione appesantisce la situazione di sofferenza del settore tra questioni vecchie e nuove, ci saremmo aspettati sostegni normativi al settore proprio per affrontare l'emergenza", aggiunge.Un focus sulla situazione nell'area tra Milano, Lodi e la Brianza (di nuovo tra le più colpite dalla pandemia) con Claudio Franconti, presidente della sezione territoriale di Fai-Conftrasporto. "La mancanza di uniformità di regole tra regioni rende difficile il lavoro degli autotrasportatori e in questi mesi si inaspriscono le forme di concorrenza sleale - commenta -. Tra i fenomeni dilaganti c'è quello del gasolio di contrabbando proveniente dai paesi dell'Est e che evidentemente qui ha un suo 'mercato' ".
Oggi siamo in diretta con SABRINA BARBANTE.Sabrina è una travel blogger e content creator. Nel suo blog “ In My Suitcase” ci porta in viaggio per il mondo e per l'Italia a scoprire i luoghi più belli fuori dai circuiti turistici. Si occupa anche di formazione per lavorare nel mondo del travel blogging.Segui Sabrina sul suo blog: https://www.sabrinabarbante.com/
MED e Decreto liquidità
Concludiamo il nostro power ranking post All Star Game affrontando le 15 dell'Est! Come sempre, analisi, cifre, impressioni, riferimenti alla preistoria e rant arrabbiatissimi.Timing01:34 New York Knicks06:20 Cleveland Cavaliers11:20 Detroit Pistons14:56 Atlanta Hawks20:11 Charlotte Hornets26:15 Chicago Bulls29:58 Washington Wizards37:00 Orlando Magic45:20 Brooklyn Nets52:30 Indiana Pacers56:30 Miami Heat63:00 Toronto Raptors68:09 Philadelphia 76ers74:47 Boston Celtics79:00 Milwaukee Bucks
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5933LA DRAMMATICA STORIA DEL MURO DI BERLINO di Luciano GaribaldiIl dramma di Berlino ebbe inizio durante il summit di Yalta, nel febbraio 1945, allorché le quattro potenze vincitrici della seconda guerra mondiale (Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito e Francia) stabilirono che la capitale del Terzo Reich venisse divisa in quattro settori, ognuno dei quali controllato e amministrato dai vincitori. All'URSS toccò il settore più esteso.Nel frattempo, l'avanzata sovietica proseguì su tutto il territorio tedesco, per arrestarsi, all'atto della resa del Terzo Reich, lungo la linea che verrà definita "Cortina di ferro": ad Occidente, le nazioni libere e indipendenti; ad Oriente, quelle private della libertà e sottomesse alle dittature comuniste, strettamente controllate da Mosca.Berlino venne così a trovarsi in una situazione assolutamente unica al mondo: i berlinesi, che abitavano nella zona sottoposta all'URSS, furono privati di ogni libertà; quelli invece residenti nei tre quartieri controllati da americani, inglesi e francesi, iniziarono ad apprezzare i vantaggi della libertà di azione e di opinione alla quale avevano dovuto rinunciare durante il Terzo Reich.IL "BLOCCO DI BERLINO"Fino al 1948, sia pure con mille condizionamenti, i tre quartieri "liberi" di Berlino avevano potuto comunicare, via terra e via aerea, con la Germania Occidentale. Ma nel 1948 si verificò il cosiddetto "Blocco di Berlino" da parte dell'Unione Sovietica, blocco che spinse gli Alleati ad attuare il «ponte aereo per Berlino», anche solo per rifornire i tre quartieri da essi controllati di viveri e generi di prima necessità.Ben presto, si diffuse la denominazione di Berlino Ovest e Berlino Est, che non era soltanto un'espressione geografica. Di fatto, i tre quartieri sottoposti ad americani, inglesi e francesi diventavano un'enclave della Germania Ovest, enclave completamente circondata dalla Germania Est. Nei primi tempi ai cittadini di Berlino fu consentito di circolare liberamente in tutti i settori. I residenti nel quartiere controllato dai russi potevano tranquillamente recarsi nei quartieri americano-anglo-francesi, fare la spesa dove volevano, mandare i figli a scuola negli istituti preferiti, cercare lavoro ovunque.Tuttavia, divenne sempre più imponente il flusso di cittadini della Germania Est, stufi dell'oppressione comunista, verso i tre quartieri liberi di Berlino, con l'obiettivo di raggiungere, da qui, via aerea, la Germania Ovest, dove li attendevano parenti o amici stretti, pronti ad aiutarli ad intraprendere una nuova esistenza. Le cifre parlano chiaro.Circa 2 milioni e mezzo di tedeschi lasciarono la Germania Est (RDT, Repubblica Democratica Tedesca) e Berlino Est tra il 1949 e il 1961: il flusso di fuggiaschi era costituito per circa la metà da persone giovani, sotto i 25 anni, e poneva la dirigenza della RDT di fronte a difficoltà sempre maggiori. Era di fatto impossibile controllare l'enorme massa di persone (in media, mezzo milione) che ogni giorno passava i confini dei quattro settori di Berlino in tutte e due le direzioni, e che aveva così modo di confrontare le condizioni di vita: un abisso tra chi viveva nel settore sovietizzato e chi aveva avuto la fortuna di nascere, crescere e abitare nei tre settori occidentalizzati. I risultati non poterono mancare. Soltanto nel 1960 circa 200 mila tedeschi dell'Est si trasferirono stabilmente nella Germania Ovest, raggiungendola, via aerea, da Berlino Ovest. La RDT rischiava il collasso sociale ed economico.DAL FILO SPINATO AL MUROCosì, anche per effetto del peggioramento della Guerra Fredda, una serie di proibizioni calò sia sugli abitanti della zona "sovietizzata", sia su coloro che avevano raggiunto Berlino provenendo da altre città o paesi della Germania Est. I loro movimenti subirono limitazioni sempre più pesanti. Il 15 giugno 1961 il presidente del Consiglio di Stato della RDT dichiarò: «Nessuno ha intenzione di costruire un muro». Ma, poche settimane dopo, il 12 agosto, il Consiglio dei ministri emise un'ordinanza nella quale si poteva leggere: «Per impedire le attività ostili delle forze revansciste e militariste della Germania Occidentale e di Berlino Ovest, verrà introdotto ai confini della Repubblica Democratica Tedesca - compresi i confini dei settori occidentali di Berlino - un controllo pari a quello consueto ai confini di ogni Stato sovrano».Ovviamente, queste misure erano volte a limitare la libertà della propria popolazione, non certo quella degli europei occidentali, liberi di recarsi dove volessero. La prima conseguenza fu che nelle prime ore del mattino di domenica 13 agosto 1961 vennero eretti sbarramenti provvisori ai confini tra il settore sovietico e i tre settori "occidentali" e furono tolti tratti di pavimentazione sulle strade di collegamento, di fatto interrompendole. Squadre della Polizia del Popolo e della Polizia dei Trasporti bloccarono la circolazione al confine dei settori.Nelle settimane e nei giorni successivi, gli sbarramenti di filo spinato ai confini con i tre quartieri di Berlino Ovest furono sostituiti da un muro di lastre di cemento e blocchi forati. Vi erano strade i cui marciapiedi appartenevano ad uno dei quartieri di Berlino Ovest mentre la fila di edifici era stata assegnata alla Berlino sovietizzata. Ebbene, senza esitare, il governo della RDT fece murare le entrate delle case e le finestre al piano terra. Gli abitanti potevano accedere alle loro abitazioni solo passando dalla parte dei cortili, che si trovavano a Berlino Est.IL MURO E LA GUERRA FREDDAAttraverso la costruzione del Muro, da un giorno all'altro furono tagliate e separate strade, piazze e case ed i collegamenti del traffico urbano furono interrotti. La sera del 13 agosto il borgomastro Willy Brandt disse, davanti al Parlamento di Berlino: «L'amministrazione di Berlino denuncia davanti a tutto il mondo le misure illegali e inumane di chi divide la Germania, opprime Berlino Est e minaccia Berlino Ovest».«Il Muro di Berlino - scrive Enzo Bettiza nel suo celebre libro 1989. La fine del Novecento - fu concepito a Vienna fra il 3 e il 4 giugno 1961. Lo concepì in quei due giorni l'imprevedibile Nikita Kruscev durante un paio d'incontri, insieme fatali e falliti, con il presidente John Fitzgerald Kennedy. Il vertice viennese fu eccezionale sul piano mediatico e sembrò promettente su quello politico. Definito per quarantott'ore "storico" da famosi commentatori internazionali, accorsi da ogni parte nella capitale austriaca, avrebbe dovuto sminare il terreno sotto le zampate delle due superpotenze atomiche e inaugurare, all'insegna della coesistenza, un'era di distensione e di costruttivo armistizio. Accadde l'esatto contrario. L'evento, anziché preannunciare un'epoca di negoziati e di compromessi planetari, segnò l'inizio della fase più acuta e pericolosa della guerra fredda. Si può ben dire che esso partorì la prima pietra del Muro. Di lì a poco, il 13 agosto, Kruscev, sostenuto dal complice tedesco Walter Ulbricht, avrebbe conficcato una spada di cemento armato nel cuore d'Europa».Nel periodo successivo gli impianti di sbarramento furono ampliati sempre di più, il sistema di controllo fu perfezionato. Il Muro all'interno della città, che divideva Berlino Est da Berlino Ovest, raggiunse una lunghezza di 43,1 chilometri. La parte degli impianti di sbarramento, che isolava ermeticamente il resto della RDT lungo il confine con Berlino Ovest, aveva una lunghezza di 111,9 chilometri. Negli anni successivi, oltre 100 mila cittadini della RDT cercarono di fuggire attraverso il confine tra le due Germanie oppure oltre il Muro di Berlino.In base alla documentazione raccolta dal Centro di Storia Contemporanea di Potsdam, 125 persone persero la vita tra il 1961 e il 1989 nel tentativo di oltrepassare il Muro, ma centinaia (il numero esatto non è stato possibile ricostruire) vennero abbattute dalle guardie di confine comuniste, onde impedire loro di raggiungere la Germania Ovest.
Nel primo episodio di Cemento parliamo dell'origine del concetto di Nuovo Est, termine che ha cominciato a circolare negli ultimi anni su pubblicazioni inglesi come il Calvert Journal o il Guardian, ridefinendo il nostro modo di osservare l'estetica dei paesi dell'ex blocco sovietico. Cerchiamo di capire la nostra curiosità verso i paesi post-socialisti dell'Est, ma anche l'attenzione che i media occidentali stanno dando a una cultura fino ad oggi associata al fallimento di un'utopia. È possibile che il brutto stia diventando bello? Se sì, quando è che il brutto è diventato brutto? Cemento è un podcast di viaggi di Angelo Zinna ed Eleonora Sacco. Qui trovi un file con note e link di approfondimento per questa puntata. Ci trovi su Instagram e su Facebook, dove esiste un gruppo di discussione in cui possiamo scambiare idee e spunti sul tema della puntata. Iscrivendoti alla newsletter riceverai una notifica ogni volta che esce un nuovo episodio, oltre a un file con fonti e articoli di approfondimento nel caso volessi scavare più a fondo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5867L'INCREDIBILE PARADOSSO DELLA POLITICA ITALIANA di Antonio SocciTrent'anni fa, in questi giorni, crollava il comunismo dell'Est europeo. E - guardando alla storia successiva del nostro Paese - ci si chiede come sia stato possibile che, da allora, i (post) comunisti abbiano preso il potere in Italia.Infatti, in questi trent'anni, a fare il bello e il cattivo tempo e tuttora a comandare è proprio quella Sinistra politica e intellettuale sulla cui testa crollò il Muro di Berlino.Come e perché è potuto accadere? Oggi è un dato di fatto a cui siamo così assuefatti che neanche ci facciamo più domande. Ma se ci si riflette ciò che è avvenuto appare surreale. Dal "socialismo reale" al (post)socialismo surreale.Ci si sarebbe aspettati, infatti, dopo il 1989, che uscisse totalmente di scena quella Sinistra di obbedienza moscovita che aveva professato un'ideologia orribile e devastante, sostenendo dittature e tiranni stomachevoli, sistemi che avevano fatto fallimento dovunque in modo plateale.Era giusto sperare che calasse il sipario su quella Sinistra marxista che nel nostro Paese aveva fatto i suoi danni e che poi si era addirittura moltiplicata, nel '68, generando gruppuscoli ultracomunisti che hanno inflitto all'Italia anni orribili.O almeno ci si doveva aspettare che - per tornare ad avere una qualche presentabilità - quella Sinistra (non solo politica, ma anche intellettuale e mediatica) facesse un lungo esame di coscienza ideologico, un mea culpa pubblico, rinnegando radicalmente il comunismo, le sue leadership e tutta la sua storia.Forse dovevano anche chiedere scusa agli italiani tutti e a quei lavoratori che avevano creduto all'inganno ideologico. Era doverosa insomma una lunga traversata nel deserto alla fine della quale emergesse una ben diversa Sinistra e con leadership che niente avessero a che fare col passato.NULLA DI TUTTO QUESTO È ACCADUTOUn veloce e opportunistico cambio di casacca, una rapida autoassoluzione e subito sono saliti speditamente sul carro del nuovo potere "mercatista" ed "eurista", pronti per andare a comandare - come in effetti fanno da decenni - mantenendo, del vecchio Dna comunista, l'arroganza ideologica, il senso di superiorità antropologica, l'intolleranza, la demonizzazione dell'avversario, la propensione pedagogica (danno lezioni agli altri dopo aver sbagliato tutto) e il presentarsi come salvatori della democrazia dalle minacce oscure, puntualmente impersonate dai loro avversari politici.Hanno anche aggiunto, a questi vecchi "pregi" della Ditta, quelli nuovissimi della "dittatura politically correct" e del conformismo eurista, per finire col malcelato disprezzo per l'italiano medio e per la sovranità popolare.Perché loro - ritenendosi la salvezza dell'Italia - sono persuasi di dover sempre e comunque stare al potere - facendo mille capriole tattiche - anche quando gli elettori li bocciano nelle urne o li fanno precipitare ai minimi storici. Si sentono e sono i fiduciari dei governi europei e tanto a loro basta.Com'è stato possibile? Il Pci aveva mostrato la sua profonda natura comunista facendosi trovare del tutto impreparato all'evento storico del 1989.Basti ricordare che Achille Occhetto, da Segretario del Pci, nel marzo 1989 - ovvero otto mesi prima del crollo del Muro di Berlino - apriva il Congresso del partito rispondendo duramente a Craxi che gli aveva chiesto di cancellare il nome "comunista".Occhetto, fra applausi scoscianti, tuonò: "Non si comprende perché dovremmo cambiar nome. Il nostro è stato ed è un nome glorioso che va rispettato".Otto mesi dopo, a novembre 1989, appena il Muro di Berlino viene preso a picconate, Occhetto si precipita a cambiare il "nome glorioso". Ma resta il partito di prima, lo stesso blocco di potere e lo stesso Segretario (infatti sotto il simbolo della Quercia del Pds era riprodotto quello del Pci con falce e martello). E' una delle più incredibili operazioni gattopardesche della storia politica italiana.AL CUOR NON SI COMANDATanto che l'insospettabile Arturo Parisi, pur essendo stato uno degli inventori dell'Ulivo e uno dei fondatori del Pd, già Sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Romano Prodi (colui che portò al potere i post-comunisti), questa estate, ha scritto due tweet molti significativi.Il 21 agosto, riportando la notizia del "Corriere della sera" sull'omaggio della Segreteria Pd a Togliatti ("Orlando e Sposetti al Verano sulla tomba di Togliatti prima della direzione Pd"), Parisi commentava: "Come ogni anno la Segreteria del Pd ricorda col vicesegretario vicario la morte di Togliatti. Come meravigliarsi che invece di un partito nuovo il Partito sia vissuto nel solco di Pci/Pds/Ds/Pd?".E dopo questo tweet - che di fatto dava ragione a Berlusconi - Parisi, pochi giorni dopo, ne faceva un altro: "8 settembre 2019. Trent'anni dopo il Muro di Berlino alla Festa dell'Unità, ripeto Festa dell'Unità, Zingaretti è accolto al canto di Bandiera Rossa. Io non mi sorprendo. Al cuor non si comanda. È forse il Pd un partito nuovo?"Eppure questo è da anni il partito egemone in Italia. Il culmine del potere post-comunista è stata la conquista del Quirinale, nel 2006, da parte di Giorgio Napolitano, uno che per anni aveva ricoperto incarichi di vertice nel Pci, fin dai tempi di Togliatti.Cosa sia oggi il Pd non è chiaro neanche ai suoi stessi dirigenti. Ma è chiaro che vuole restare al potere e la sua storia è quella descritta da Parisi ("nel solco di Pci/Pds/Ds/Pd"). Come conferma - del resto - la gaffe di Zingaretti sull'Urss, l'estate scorsa.Quando il comunismo è stato sconfitto dalla storia, i (post)comunisti hanno preso il potere in Italia. E lo tengono stretto malgrado gli italiani.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5677GLI EROI DELLA RESISTENZA ANTISOVIETICA NEI PAESI DELL'EST di Rino CammilleriIl 22 maggio 1945 il generale tedesco Reinhard Gehlen (1926-1979) si consegnò ai vincitori americani. Era stato responsabile delle Armate Straniere Est, cioè di quei volontari baltici, ucraini e russi che avevano collaborato con i tedeschi in funzione antisovietica sia in gruppi autonomi, sia entrando a far parte della Wehrmacht o addirittura delle SS combattenti. Gehlen portava in dote ben 52 casse di documenti riguardanti le formazioni ucraine, lituane, lettoni ed estoni che ancora resistevano al regime sovietico (e che in alcune zone avrebbero continuato a farlo fino al 1956).Il 6 marzo 1946 Winston Churchill pronunciò il famoso discorso sulla «cortina di ferro» e da allora sia Londra che gli Usa (ma gli americani ci misero un po' per capire che avevano un nuovo nemico, dal momento che la loro opinione pubblica era piuttosto indifferente a quel che succedeva dall'altra parte dell'oceano) si attivarono. Il generale Gehlen, portato subito a Washington, fu creato responsabile della sezione affari sovietici dell'Oss, il servizio segreto americano poi diventato Cia. Il 12 luglio 1946 fu rimandato in Europa, a creare una struttura di intelligence alle dirette dipendenze degli Usa, l'«Organizzazione Gehlen». Questa struttura nel 1956 passò sotto il governo della Germania Ovest, contribuendo poi alla nascita dei servizi d'informazione federali (Bnd).Gehlen, ri-promosso generale, ne fu al comando. Americani e inglesi paracadutarono nelle zone di influenza sovietica, a favore dei partigiani, armi e rifornimenti, anche uomini talvolta. Ma sempre servendosi di personale polacco o cecoslovacco, piloti che avevano affiancato la Raf durante la guerra contro la Germania. Oggettivamente, non si poteva fare di più per non causare una grave crisi diplomatica. Era la «guerra fredda», mai dichiarata e combattuta per interposta persona con mezzi non convenzionali. Per esempio, l'abbattimento di un aereo C47 sorvolante l'Ucraina nel 1952 provocò una furiosa protesta all'Onu da parte di Andreij Vysinskij, succeduto come ministro degli esteri al silurato Molotov, e il conseguente imbarazzo occidentale.Purtroppo i sovietici sapevano già tutto grazie a spie infiltrate nei servizi inglesi e americani. Un nome per tutti: Kim Philby. Ma è tutta questa storia ad essere poco conosciuta, quella della resistenza armata contro l'occupante sovietico o i regimi comunisti nei Paesi satelliti. In certe zone operavano addirittura interi reparti con tanto di uniformi e gerarchia militare. Nei Paesi baltici è nota come «guerra nei boschi», perché fu proprio tra gli alberi che si combatté in gran parte. La popolazione era con i partigiani, e subiva perciò terribili rappresaglie (con interi villaggi rasi al suolo o deportati in Siberia). Per risparmiarle alle popolazioni, nei Paesi baltici i partigiani ricorsero al trucco di scambiarsi gli obiettivi. Cioè, partigiani lettoni, per esempio, conducevano azioni in territorio lituano.E viceversa. Così, se presi, non avevano apparentemente nulla a che fare con i civili locali. E' un editore minore, Edizioni Settimo Sigillo, e uno storico non accademico, Alberto Rosselli, a raccontare questa straordinaria epopea ne La resistenza antisovietica e anticomunista in Europa orientale. 1944-1956 (pp. 160, €. 16). Il libro è corredato da foto d'epoca, alcune curiose (le lunghe chiome dei partigiani lituani), alcune agghiaccianti. E' uscito qualche anno fa e ne ho saputo da poco, ma vale la pena leggerlo. Solo dopo l'implosione dell'impero sovietico questo pezzo di storia è venuto alla luce. E c'è ancora tanto da scavare.
Il viaggio di Kiosk continua con una nuova puntata che ci porterà molto ad est. Le prime due parti sono infatti dedicate all'Iran. Luci e ombre di questo grande Paese, che raccoglie l'eredità imperiale della Persia antica. Proseguiremo con la condanna all'ergastolo a Karadzic, responsabile del genocidio di Srebrenica e di crimini di guerra, per poi concludere con un'intervista a Matteo Zola, fondatore e direttore di East Journal.La prima parte è dedicata al Nowruz, il capodanno persiano, che si è festeggiato ieri in Iran, in Kurdistan, in Azerbaigian, e non solo. Per scoprire le origini di questa festività abbiamo intervistato il professor Carlo Cereti della Sapienza di Roma, uno dei maggiori esperti al mondo dell'Iran preislamico, che ha vissuto molti anni in Iran.Proseguiamo con un'intervista a Reza Khandan, marito di Nasrin Sotudeh, avvocata che si è battuta per i diritti umani, e che ha appena subito una condanna molto pesante, a causa del suo lavoro: 38 anni di prigione e 148 frustate. Gia vincitrice del premio Sakharov, il suo caso ha destato un grande dibattito a livello internazionale, non privo di risvolti politici e speculazioni spesso azzardate.Proseguiamo con il verdetto finale su Radavan Karadzic, che ci è stato raccontato dal nostro Alfredo Sasso. Mercoledì 20 marzo si è chiuso all'Aja il processo d'appello a Karadzic, presidente della Repubblica Srpska di Bosnia durante la guerra che si combatté in Bosnia-Erzegovina tra il 1992 e il 1995. La corte ha deciso per l'ergastolo, perché ha giudicato Karadzic colpevole di genocidio, deportazioni, crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Nove anni fa nasceva un blog destinato a influenzare la percezione dell'Est in Italia, dai Balcani al mondo post sovietico, dalla Turchia al Caucaso. Si tratta di East Journal, fonte citatissima dai media italiani, e riferimento imprescindibile per chi si occupi dei Paesi di questa vasta area. Il suo fondatore, Matteo Zola, ci ha raccontato nascita, sviluppo e significato di questa importante esperienza. Oggi i brani di Kiosk sono stati scelti proprio da Matteo Zola, fondatore e direttore di East Journal per i nove anni della sua storia.PLAYLIST• Bajaga i Instruktori - Pada vlada• Prljavo Kazaliste - Marina• W. Trzcinski & M. Dutkiewicz - Warszawa Jest Smutna Bez Ciebie• Jacek Kaczmarski - Nasza Klasa• Golec uOrkiestra - Ściernisko
La redazione di The Next Chapter parla dei temi caldi nella stagione NBA corrente e saluta, tra gli altri, Boylen, Sexton, Alex Len e Frankie Smokes:-gli Oklahoma City Thunder hanno un paio di cose da rivedere in ottica Playoff (01:45)-i Milwaukee Bucks hanno rinnovato il contratto di Eric Bledsoe (13:13)-Exit Interview: New York Knicks (27:48)-Exit Interview: Cleveland Cavaliers (40:16)-Exit Interview: Chicago Bulls (47:25)-Exit Interview: Atlanta Hawks (1:00:15)-Big Data, la rubrica più pazza e georgiana dei podcast italiani, parla di Zaza Pachulia, Kakha Kaladze e Tbilisi (1:15:48)
Ci siamo goduti l'All Star Game ed adesso si fa sul serio. Le narrative principali delle squadre sono ormai stabilite, gli obiettivi stagionali sono passati ormai al vaglio della realtà, e qui si entra nella fase della stagione dove ogni partita conta sempre di più.E quindi ci buttiamo a vedere, come l'anno scorso, la tonnara dell'Est, ovvero le squadre che "fanno comunque schifo ma siccome sono ad Est corrono per i playoffs".Dalla 6 alla 10 in classifica, vi presentiamo le squadre che vanno guardate un po' di più in questo mese e mezzo perché sperano di strappare un biglietto per la postseason.E poi, vi raccontiamo dell'operaio messicano.Timing:1:35 Brooklyn Nets11:04 Orlando Magic19:12 L'operaio cubano22:50 Detroit Pistons32:55 Miami Heat37:36 Charlotte Hornets
Atlanta, Miami, Chicago, lo Zimbabwe, l'esorcista... chi più ne ha più ne metta nella tonnara della Eastern Conference!Andrea&Andrea analizzano la corsa all'oro dei playoff di questo pazzo pazzo Far...East!