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BASTA BUGIE - Santi e beati
L'attualità del santo Curato d'Ars

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Aug 2, 2023 14:35


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=160L'ATTUALITA' DEL SANTO CURATO D'ARS di Benedetto XVICari fratelli e sorelle, nell'odierna catechesi vorrei ripercorrere brevemente l'esistenza del Santo Curato d'Ars sottolineandone alcuni tratti, che possono essere di esempio anche per i sacerdoti di questa nostra epoca, certamente diversa da quella in cui egli visse, ma segnata, per molti versi, dalle stesse sfide fondamentali umane e spirituali. Proprio ieri si sono compiuti 150 anni dalla sua nascita al Cielo: erano infatti le due del mattino del 4 agosto 1859, quando san Giovanni Battista Maria Vianney, terminato il corso della sua esistenza terrena, andò incontro al Padre celeste per ricevere in eredità il regno preparato fin dalla creazione del mondo per coloro che fedelmente seguono i suoi insegnamenti (cfr Mt 25, 34). Quale grande festa deve esserci stata in Paradiso all'ingresso di un così zelante pastore! Quale accoglienza deve avergli riservata la moltitudine dei figli riconciliati con il Padre, per mezzo dalla sua opera di parroco e confessore! Ho voluto prendere spunto da questo anniversario per indire l'Anno Sacerdotale, che, com'è noto, ha per tema Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote. Dipende dalla santità la credibilità della testimonianza e, in definitiva, l'efficacia stessa della missione di ogni sacerdote.Giovanni Maria Vianney nacque nel piccolo borgo di Dardilly l'8 maggio del 1786, da una famiglia contadina, povera di beni materiali, ma ricca di umanità e di fede. Battezzato, com'era buon uso all'e-poca, lo stesso giorno della nascita, consacrò gli anni della fanciullezza e dell'adolescenza ai lavori nei campi e al pascolo degli animali, tanto che, all'età di diciassette anni, era ancora analfabeta. Conosceva però a memoria le preghiere insegnategli dalla pia madre e si nutriva del senso religioso che si respirava in casa. I biografi narrano che, fin dalla prima giovinezza, egli cercò di conformarsi alla divina volontà anche nelle mansioni più umili.Nutriva in animo il desiderio di divenire sacerdote, ma non gli fu facile assecondarlo. Giunse infatti all'ordinazione presbiterale dopo non poche traversie ed incomprensioni, grazie all'aiuto di sapienti sacerdoti, che non si fermarono a considerare i suoi limiti umani, ma seppero guardare oltre, intuendo l'orizzonte di santità che si profilava in quel giovane veramente singolare. Così, il 23 giugno 1815, fu ordinato diacono e, il 13 agosto seguente, sacerdote. Finalmente all'età di 29 anni, dopo molte incertezze, non pochi insuccessi e tante lacrime, poté salire l'altare del Signore e realizzare il sogno della sua vita.Il Santo Curato d'Ars manifestò sempre un'altissima considerazione del dono ricevuto. Affermava: «Oh! Che cosa grande è il sacerdozio! Non lo si capirà bene che in Cielo… se lo si comprendesse sulla terra, si morirebbe, non di spavento ma di amore!» (Abbé Monnin, Esprit du Curé d'Ars, p. 113). Inoltre, da fanciullo aveva confidato alla madre: «Se fossi prete, vorrei conquistare molte anime» (Abbé Monnin, Procès de l'ordinaire, p. 1064). E così fu. Nel servizio pastorale, tanto semplice quanto straordinariamente fecondo, questo anonimo parroco di uno sperduto villaggio del sud della Francia riuscì talmente ad immedesimarsi col proprio ministero, da divenire, anche in maniera visibilmente ed universalmente riconoscibile, alter Christus, immagine del Buon Pastore, che, a differenza del mercenario, dà la vita per le proprie pecore (cfr Gv 10,11). Sull'esempio del Buon Pastore, egli ha dato la vita nei decenni del suo servizio sacerdotale. La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un'efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale.Centro di tutta la sua vita era dunque l'Eucaristia, che celebrava ed adorava con devozione e rispetto. Altra caratteristica fondamentale di questa straordinaria figura sacerdotale era l'assiduo ministero delle confessioni. Riconosceva nella pratica del sacramento della penitenza il logico e naturale compimento dell'apostolato sacerdotale, in obbedienza al mandato di Cristo: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi» (cfr Gv 20,23). San Giovanni Maria Vianney si distinse pertanto come ottimo e instancabile confessore e maestro spirituale. Passando «con un solo movimento interiore, dall'altare al confessionale», dove trascorreva gran parte della giornata, cercava in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai parrocchiani il significato e la bellezza della penitenza sacramentale, mostrandola come un'esigenza intima della Presenza eucaristica (cfr Lettera ai sacerdoti per l'Anno Sacerdotale).I metodi pastorali di san Giovanni Maria Vianney potrebbero apparire poco adatti alle attuali condizioni sociali e culturali. Come potrebbe infatti imitarlo un sacerdote oggi, in un mondo tanto cambiato? Se è vero che mutano i tempi e molti carismi sono tipici della persona, quindi irripetibili, c'è però uno stile di vita e un anelito di fondo che tutti siamo chiamati a coltivare. A ben vedere, ciò che ha reso santo il Curato d'Ars è stata la sua umile fedeltà alla missione a cui Iddio lo aveva chiamato; è stato il suo costante abbandono, colmo di fiducia, nelle mani della Provvidenza divina. Egli riuscì a toccare il cuore della gente non in forza delle proprie doti umane, né facendo leva esclusivamente su un pur lodevole impegno della volontà; conquistò le anime, anche le più refrattarie, comunicando loro ciò che intimamente viveva, e cioè la sua amicizia con Cristo. Fu «innamorato» di Cristo, e il vero segreto del suo successo pastorale è stato l'amore che nutriva per il Mistero eucaristico annunciato, celebrato e vissuto, che è divenuto amore per il gregge di Cristo, i cristiani e per tutte le persone che cercano Dio. La sua testimonianza ci ricorda, cari fratelli e sorelle, che per ciascun battezzato, e ancor più per il sacerdote, l'Eucaristia «non è semplicemente un evento con due protagonisti, un dialogo tra Dio e me. La Comunione eucaristica tende ad una trasformazione totale della propria vita. Con forza spalanca l'intero io dell'uomo e crea un nuovo noi» ( Joseph Ratzinger, La Comunione nella Chiesa , p. 80).Lungi allora dal ridurre la figura di san Giovanni Maria Vianney a un esempio, sia pure ammirevole, della spiritualità devozionale ottocentesca, è necessario al contrario cogliere la forza profetica che con-trassegna la sua personalità umana e sacerdotale di altissima attualità. Nella Francia post-rivoluzionaria che sperimentava una sorta di «dittatura del razionalismo» volta a cancellare la presenza stessa dei sacerdoti e della Chiesa nella società, egli visse, prima - negli anni della giovinezza - un'eroica clandestinità percorrendo chilometri nella notte per partecipare alla Santa Messa. Poi - da sacerdote - si contraddistinse per una singolare e feconda creatività pastorale, atta a mostrare che il razionalismo, allora imperante, era in realtà distante dal soddisfare gli autentici bisogni dell'uomo e quindi, in definitiva, non vivibile.Cari fratelli e sorelle, a 150 anni dalla morte del Santo Curato d'Ars, le sfide della società odierna non sono meno impegnative, anzi forse, si sono fatte più complesse. Se allora c'era la «dittatura del razionalismo», all'epoca attuale si registra in molti ambienti una sorta di «dittatura del relativismo». Entrambe appaiono risposte inadeguate alla giusta domanda dell'uomo di usare a pieno della propria ragione come elemento distintivo e costitutivo della propria identità. Il razionalismo fu inadeguato perché non tenne conto dei limiti umani e pretese di elevare la sola ragione a misura di tutte le cose, trasformandola in una dea; il relativismo contemporaneo mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l'essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo. Oggi però, come allora, l'uomo «mendicante di significato e compimento» va alla continua ricerca di risposte esaustive alle domande di fondo che non cessa di porsi. Avevano ben presente questa «sete di verità», che arde nel cuore di ogni uomo, i Padri del Concilio ecumenico Vaticano II quando affermarono che spetta ai sacerdoti, «quali educatori della fede», formare «un'autentica comunità cristiana» capace di aprire «a tutti gli uomini la strada che conduce a Cristo» e di esercitare «una vera azione materna» nei loro confronti, indicando o agevolando a che non crede «il cammino che porta a Cristo e alla sua Chiesa», e costituendo per chi già crede «stimolo, alimento e sostegno per la lotta spirituale» (cfr Presbyterorum ordinis , 6). L'insegnamento che a questo proposito continua a trasmetterci il Santo Curato d'Ars é che, alla base di tale impegno pastorale, il sacerdote deve porre un'intima unione personale con Cristo, da coltivare e accrescere giorno dopo giorno.

RadioPNR
Feata di Sant'Antonio Maria Zaccaria: omelia di mons. Guido Marini

RadioPNR

Play Episode Listen Later Jul 5, 2023 17:45


Oggi mons. Guido Marini ha celebrato l'Eucaristia presso la Parrocchia di Santa Maria della Salute in Voghera, in occasione della Festa di Sant'Antonio Maria Zaccaria. Ecco le immagini.

Apologetica | RRL
306 - Domande fondamentali per conoscere l'Eucaristia

Apologetica | RRL

Play Episode Listen Later Jun 8, 2023 3:11


In occasione del Corpus Domini, ricordiamo le nozioni fondamentali su quello che è il Sacramento più grande

BASTA BUGIE - Politica
Si può votare un politico eretico?

BASTA BUGIE - Politica

Play Episode Listen Later Jun 6, 2023 9:01


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7430SI PUO' VOTARE UN POLITICO ERETICO? di John HorvatIl vescovo Thomas Paprocki ha recentemente evidenziato una crisi nella Chiesa con il suo articolo intitolato "Immaginare un cardinale eretico". Il dotto canonista ha esposto magistralmente il suo caso citando le posizioni di un "ipotetico" cardinale (tratte da un articolo scritto dal cardinale vescovo di San Diego Robert McElroy, senza citarne il nome). Non ci vuole molta fantasia per applicare ad altre figure gli stessi principi che il vescovo individua, a cominciare dall'immaginare un presidente americano "eretico".Naturalmente, questa applicazione deve essere usata con giudizio, per evitare che diventi una caccia alle streghe accusando chiunque di eresia. Ma il vescovo di Springfield, Illinois, ha dimostrato accuratamente come, su specifici argomenti, le posizioni eterodosse del cardinale sulle questioni sessuali e sulla Santa Eucaristia lo mettano fuori dalla comunione della Chiesa, tra i "fratelli separati". Lo rendano cioè un eretico.CHIAMARE LE COSE CON IL LORO NOMEInoltre, citando il Diritto Canonico, ha dimostrato come l'adesione a queste posizioni separi una persona dalla Fede, senza bisogno di una dichiarazione ufficiale di scomunica. È automatico. Il trasgressore si allontana automaticamente dalla Chiesa mantenendo le posizioni condannate, latae sententiae, per usare la terminologia tecnica. Diventa eretico e viene scomunicato per il semplice fatto che rifiuta le verità essenziali della "fede che fu una volta per sempre consegnata ai santi'". (Giuda 1,3).Canonicamente, né il cardinale né i suoi numerosi difensori hanno ribattuto all'accusa del vescovo. Hanno cercato di sviare l'attacco mettendo in discussione l'insegnamento della Chiesa sulle questioni sessuali o cercando di far rivivere il condannato "principio dell'opzione fondamentale", secondo cui l'amore di Dio prevale su tutto, anche su dogmi e morali definiti da tempo e sul diritto canonico che disciplina la Chiesa. Dal punto di vista canonico, tuttavia, il cardinale rimane, come da accusa, un eretico.La rinvigorente dichiarazione del vescovo Paprocki definisce e chiarisce non solo il caso McElroy, ma il dibattito più ampio. Troppo a lungo è mancata la volontà di chiamare le cose con il loro nome e gli eretici con il loro nome. Il suo coraggioso invito a far uscire allo scoperto questa discussione cambia la dinamica dell'attuale disputa. I cattolici possono ora parlare in termini precisi di questioni così importanti, grazie a un vescovo colto che non ha avuto paura di aprire il dibattito usando la proibita parola "eresia".L'INSEGNAMENTO DELLA CHIESA E' IMMUTABILENoi potremmo aggiungere che, come nel caso del Cardinale ribelle, il termine appropriato deve essere applicato anche a personaggi pubblici influenti che approfittano della loro identità cattolica per distruggere l'ordine morale, confondere i fedeli e offendere Dio.A causa del danno morale arrecato a milioni di persone e al bene comune della nazione, è diventato urgente immaginare anche un presidente eretico. Il caso del presidente sarebbe un po' diverso da quello del cardinale, poiché non riguarda l'Eucaristia. Tuttavia, il chiaro schema canonico del vescovo Paprocki su come effettuare questa determinazione, è lo stesso.Il vescovo definisce come eresia "l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica" (CDC 751).Con parole e azioni, il presidente Biden nega la verità definita sull'aborto. La Chiesa afferma che ogni aborto procurato è intrinsecamente perverso. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che l'insegnamento della Chiesa "non è cambiato e rimane immutabile" dal primo secolo. Il diritto canonico applica inoltre sanzioni all'aborto e a coloro che lo favoriscono.Sia prima di essere eletto presidente, sia con insistenza da quando è entrato in carica, Joe Biden ha tenuto posizioni morali contrarie all'insegnamento della Chiesa sull'aborto, sull'omosessualità e su altre importanti questioni. Ha fatto sua la missione di espandere enormemente l'accesso all'aborto e la distribuzione di pillole abortive con la passione di un Cesare pagano che perseguita i cristiani. Si è nascosto dietro la sua identità cattolica e ha travisato l'insegnamento della Chiesa quando è stato sfidato.UOMO AVVISATO...Il Presidente ha avuto il vantaggio di essere stato avvertito dei suoi errori da vescovi americani fedeli. Non può rivendicare la sua ignoranza. Come il vescovo Paprocki ha giustamente dimostrato, tuttavia, tali avvertimenti sono rimasti inascoltati. La verità deve essere detta. Chiunque neghi l'insegnamento della Chiesa sul male intrinseco dell'aborto procurato si separa automaticamente dalla comunione della Chiesa. Come nel caso del cardinale, anche il fatto di immaginare canonicamente un presidente eretico è un'ipotesi da prendere in considerazione.Tale distinzione sembrerebbe irrilevante in un ordinamento politico che non riconosce alcuna chiesa ufficiale. Parlare di "presidente eretico" non sembra avere alcun senso in una società laica e il fatto poi che sia un eretico non sembra fare alcuna differenza pratica.Ciò che promuovono le cariche pubbliche e le persone che le occupano, tuttavia, rimane importante in un mondo postmoderno privo di significati. In effetti, nonostante la grande crisi al suo interno, la Chiesa esercita ancora un'immensa influenza sul pubblico.Il presidente e sua moglie conoscono certamente il valore politico di apparire pubblicamente come cattolici. La signora Biden, ad esempio, si è presentata di recente a una cerimonia in Africa, discutendo di contraccezione mentre portava un rosario cattolico al collo. Neppure il signor Biden perde occasione per presentarsi come cattolico.Ciò di cui la Chiesa ha bisogno ora più che mai è la chiarezza. Come ha detto il vescovo Paprocki, il tempo delle conversazioni private è finito. Egli fornisce un modello eccellente per portare alla luce del sole questioni di grande importanza.Immaginare un presidente eretico alleggerisce l'aria pesante del dibattito e scioglie il teatrino delle figure "cattoliche" che tradiscono l'insegnamento della Chiesa. Nel frustrare ogni tentativo di confondere le acque, il modello Paprocki mette in chiaro che, a meno che non si pentano, il presidente e altri come lui devono essere trattati come eretici separati dalla Chiesa. Non possono più usare la loro identità cattolica come una copertura per portare avanti i loro programmi progressisti.Tali programmi devono essere visti per quello che sono: cattive opinioni che portano alla distruzione di vite umane innocenti e alla perdizione di molti. Per il bene dei fedeli e dei non nati, gli eretici devono essere denunciati pubblicamente

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Basta padrini e madrine solo per le foto

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Mar 16, 2023 6:16


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7344BASTA PADRINI E MADRINE SOLO PER LE FOTO di Federica Di VitoÈ frequente che nell'immaginario comune la scelta dei padrini sia legata unicamente alla relazione affettiva con i genitori del battezzando, con il risultato che questi durino il tempo della cerimonia. Ma c'è chi sta mettendo alcuni paletti. Dopo il decreto di un anno fa di monsignor Suetta vescovo di Ventimiglia-Sanremo, che prevedeva la sospensione di padrini e madrine per battesimi e cresime, poiché «nel contesto odierno la loro presenza risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale», anche la diocesi di Genova mette un freno alla scelta dei genitori.«A coloro che sono chiamati a svolgere il servizio di padrino e di madrina è chiesto di far parte della Comunità cristiana, attraverso un cammino di Fede condiviso con altri fratelli», spiega il decreto firmato da Monsignor Tasca, «e che comprenda anche in modo graduale la santa messa domenicale, un momento di riscoperta o approfondimento della fede, di nutrimento spirituale, di condivisione con i fratelli e di servizio nella carità». Il decreto arcivescovile entrerà in vigore con l'inizio del prossimo anno pastorale, il 3 dicembre 2023, prima domenica di Avvento. La nuova procedura sarà prevista inizialmente per una fase sperimentale della durata di un triennio. La Diocesi ha poi spiegato che «ogni comunità e ogni pastore saprà offrire occasioni per realizzare tutto ciò secondo la possibilità della parrocchia e quanto potrà essere suggerito dalla creatività pastorale. Tra i possibili cammini da proporre, si suggeriscono momenti di ascolto e condivisione della parola di Dio secondo modalità indicate attraverso appositi strumenti forniti dall'ufficio catechistico diocesano».REQUISITI DEL PADRINO O MADRINAInoltre, il decreto specifica che a quelle persone «indicate dalla famiglia che, pur non avendo i requisiti prescritti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa, si può, eventualmente, offrire l'opportunità di prendere parte alla Celebrazione solo come testimoni del Rito sacramentale» e che «in tal caso, sul Registro dei Battesimi e delle Cresime si indichi come "testimone" la persona scelta».Se ci appelliamo al diritto canonico, risaliamo all'origine della scelta del padrino. San Tommaso d'Aquino ricorderà che la rigenerazione spirituale operata dal battesimo assomiglia a quella carnale e, come in questa il bambino ha bisogno di una nutrice e di un pedagogo, così in quella spirituale c'è bisogno di qualcuno che lo istruisca nella fede e nella vita cristiana (Summa Th. III, q. 67, a. 7). Pertanto, codice di diritto canonico alla mano, ecco i requisiti del padrino o madrina: «Ogni cattolico che abbia ricevuto la Confermazione e l'Eucaristia, che abbia compiuto i 16 anni e che conduca, per quanto possibile, una vita conforme alla fede, può fare da padrino/madrina nel rito del Battesimo. [...] Non possono fare perciò da padrini quelle persone che: sono sposate solo civilmente, sono conviventi, sono divorziate, sono separate ma convivono con un altro partner» (Cf Codice di diritto canonico, 874).I BAMBINI APPRENDONO PER IMITAZIONESecondo la tradizione della Chiesa i padrini sono membri della comunità cristiana che presentano colui che deve essere battezzato o cresimato, li accompagnano nel loro itinerario di formazione e ne garantiscono la preparazione con serietà e sincerità. Il rischio è quello di pensare che qui si voglia far rispettare semplicemente uno sterile elenco di requisiti, ma, come ogni norma canonica, la verità è molto più profonda. Se quindi è palese che i bambini apprendano per imitazione e che la loro fonte di ispirazione primaria è l'esempio dell'adulto di riferimento, ecco che il cuore di questo elenco risulta più chiaro. I padrini si affiancano al genitore per rendere manifesta la presenza della Chiesa come madre che presenta e accoglie i nuovi figli, la loro vicinanza non può così concludersi con il Rito del Battesimo e non può limitarsi alle foto di rito e ai regali infiocchettati, ma è necessaria una presenza duratura chiamata a dare una decisa e costante testimonianza di fede.Allora se nell'elenco delle necessità da soddisfare dei nostri figli trovano spazio una scuola di alto livello, almeno una lingua straniera e un'alimentazione quanto più varia ed equilibrata, non si capisce perché la scelta del padrino e della madrina non debba ricevere la stessa attenzione. O ben superiore, mi verrebbe da dire. Perché qui è della crescita spirituale che si parla, della Vita eterna. E se perfetto qui non lo è nessuno, è anche vero che a monte della Grazia ricevuta per ogni nostro impegno, c'è sempre un'apertura, una disposizione, un sì che spetta solo a noi e senza il quale non possiamo portare nessun carico.Nota di BastaBugie: anche l'Arcidiocesi di Palermo ha sospeso "ad experimentum" il ruolo di padrino e madrina nel Battesimo e nella Cresima a partire dal 1° luglio 2023.Ecco il testo completo del decreto dell'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice:Il ruolo del Padrino e della Madrina, in occasione della celebrazione dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima, è un vero e proprio munus che la Chiesa affida ai fedeli che abbiano "l'attitudine e l'intenzione di esercitare questo incarico" (can. 874 §1,10) e che conducano una vita conforme alla fede e al compito che si assumono (cfr. can. 874 §1,30).Nel corso del tempo convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l'autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa. Confuso spesso con relazioni di parentela - se non addirittura con legami ambigui - e relegato, il più delle volte, al solo momento rituale, ha perso l'originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi a semplice "orpello coreografico" in una cerimonia religiosa.Da tempo, ormai, si discute sull'opportunità o meno di sospendere o abolire l'istituto del "padrinato", ritenuto, di fatto, non obbligatorio dallo stesso Codice di Diritto Canonico, che a tal proposito rimanda a una valutazione discrezionale significata dalla clausola "per quanto possibile" (cfr. cann. 872 e 892).Il superamento della cognatio spiritualis che, fondata su un'antica tradizione recepita dal Codice di Diritto Canonico del 1917, si instaurava tra padrini e figliocci, così come le mutate esigenze pastorali delle nostre comunità parrocchiali e la necessità di dare nuovo impulso alla prassi sacramentale, inducono a ripensare il ruolo del Padrino e della Madrina anche nella nostra Arcidiocesi.Pertanto, alla luce di tali considerazioni:VISTA la normativa liturgica vigente riguardo l'ufficio dei Padrini, come definita nelle Premesse al Rito del Battesimo dei Bambini (1970) al n. 6; nelle Premesse al Rito della Confermazione (1972) ai nn. 5-6 e nelle Premesse al Rito dell'lniziazione Cristiana degli Adulti (1978) ai nn. 8-10;TENUTE PRESENTI le disposizioni del Codice di Diritto Canonico riguardanti l'ufficio dei padrini nella celebrazione del Battesimo (cfr. cann. 872 - 874) e della Confermazione (cfr. cann. 892 - 893);CONSIDERATO che la normativa codiciale recepisce e precisa, ampliandole, le disposizioni dei libri liturgici, appena richiamate;ALLA LUCE di esperienze analoghe avviate in diverse diocesi italiane;SENTITO il parere del Consiglio Presbiterale nella sessione dell' 1/03/2022 e del Consiglio Pastorale Diocesano in quella dell' 11/03/2022;CONSIDERATO che, ai sensi dei richiamati cann. 872 e 892, l'ufficio dei padrini nella celebrazione del Battesimo e della Confermazione, come detto in premessa, non ha carattere di essenzialità;DISPONGO1. È sospeso «ad experimentum», dal 1° luglio 2023 e per la durata di un triennio, l'ufficio di Padrino e di Madrina nel Battesimo dei bambini, nella Confermazione degli adolescenti e degli adulti, nonché nell'lniziazione Cristiana degli adulti.2. Nei riti rispettivi si ometta tutto quanto riguarda i Padrini.3. I ministri ordinati, soprattutto i parroci, hanno la responsabilità di ottemperare alle presenti disposizioni e di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni pastorali che hanno indotto a questa decisione.4. Gli Uffici Liturgico e Catechistico, insieme al Servizio Catecumenale, hanno mandato di monitorare e verificare, durante questo triennio, l'andamento della nuova prassi e, contemporaneamente, di studiare possibili nuove forme di accompagnamento che richiamino e recuperino il vero senso ecclesiale dell'ufficio del padrino e della madrina.Palermo, dalla Sede Arcivescovile, 31 gennaio 2023

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Non possiamo andare via dalla Chiesa cattolica perchè non ce n'è un'altra

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Feb 14, 2023 12:56


VIDEO: Chiesa Cattolica, benvenuti a casa! ➜ https://www.youtube.com/watch?v=zUSdXf8_xeE&list=PLolpIV2TSebUYAolUy8XGKkkSVK1dUyXFTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7315NON POSSIAMO ANDARE VIA DALLA CHIESA CATTOLICA PERCHE' NON CE N'E' UN'ALTRA di Luisella ScrosatiLa lampada è stata messa sotto il moggio e dappertutto è tenebra. E nella tenebra, confusione, disorientamento, paura. È perciò assolutamente comprensibile che in questa situazione, non appena si veda una fiammella accesa, ci si avvicini per godere un po' di quella luce e di quel calore.La tremenda crisi della fede che stiamo vivendo è davvero una prova grande, tanto più che appare alimentata proprio da quel centro di unità, che trova la sua ragion d'essere nel confermare i fratelli (cf. Lc 22, 32) e non nel seguire ogni «vento di dottrina» (Ef 4, 14). Una crisi che sposta il fronte dei cattolici ad approvare qualsiasi atto, parola e scritto del Pontefice, in quanto proviene dal Papa, oppure a riconsiderare il ministero petrino in una modalità che cattolica non è.Sul primo versante si dimentica che il papa non è la Chiesa, ma il centro di unità della Chiesa. Che il papa non è un monarca assoluto, quasi possa agire legittimamente anche distruggendo la Chiesa. Che il papa non è la fonte della verità, ma il primo a dover obbedire alla verità rivelata. Che il riferimento ultimo non è il suo arbitrio, ma la volontà di Dio, verso la quale papa, vescovi, sacerdoti e fedeli sono rivolti. Ed è per questo che nella tradizione teologica è previsto il caso in cui si possa e si debba resistere di fronte a ordini iniqui del papa, a suoi insegnamenti o disposizioni che risultano oggettivamente contrari al bene della Chiesa e alla verità.Sul secondo versante, si presenta un ampio ventaglio di situazioni in atto, differenti tra loro: il passaggio all'autocefalia ortodossa, le svariate posizioni che ritengono la Sede vacante, formazioni che riconoscono ufficialmente il legittimo pontefice, ma che si ritengono l'istanza ultima di decisioni dottrinali, e che hanno dato vita ad una gerarchia di fatto autocefala, nata da ordinazioni senza mandato pontificio e che di fatto si mantiene canonicamente indipendente dalla Sede romana. La confusione è molta e vede i cattolici, anche tra i sacerdoti, rivolgersi ora agli uni ora agli altri, per ritrovare il senso della fede.La posizione cattolica intende la successione petrina all'interno della successione apostolica, ma con una singolarità: quella cioè della successione del capo del collegio apostolico. Nei Vangeli emerge chiaramente che Pietro non è semplicemente uno dei Dodici; all'interno del collegio apostolico egli è capo, per volontà di Cristo, ed è pietra su cui è edificata la Chiesa. Questo è generalmente riconosciuto dagli ortodossi, mentre invece in loro difetta il fatto della successione petrina; possono accettare che al solo Pietro sia stato riconosciuto questo primato, mentre rifiutano la successione lineare dei successori di Pietro, accogliendo solamente la successione da collegio apostolico a collegio episcopale. Il centro di unità della Chiesa non si troverebbe pertanto nei successori di Pietro, ma in Cristo stesso e nello Spirito Santo.UNA, SANTA, CATTOLICA, APOSTOLICANon si tratta di negare quest'ultima affermazione, ma di riflettere sulla necessaria "visibilità" e "incarnazione" delle quattro notae della Chiesa, che professiamo nel Credo, e che ne sono proprietà indefettibili. La Chiesa è visibilmente apostolica nel collegio episcopale; nei successori degli apostoli prende carne la sua apostolicità. È visibilmente cattolica (kath'olon, ossia secondo la totalità) nella sua universalità e nella pienezza di verità e dei mezzi della grazia; la sua presenza in ogni angolo della terra, il suo Magistero e i sacramenti incarnano la sua cattolicità. È visibilmente santa, perché, santificata da Cristo, diviene santificante: possiede cioè visibili mezzi di santificazione e visibili frutti di santificazione; da qui il senso delle canonizzazioni, che manifestano l'incarnazione della santità. Dove la Chiesa è visibilmente una? Dove si incarna questa unità? Nell'unità del primato di Pietro, che ha il compito di «presiedere questa comunione universale; di mantenerla presente nel mondo come unità anche visibile, incarnata» (Benedetto XVI, Omelia, 29 giugno 2006). Senza la successione petrina, la nota dell'una non troverebbe la sua espressione visibile e tangibile. Senza la successione petrina, Pietro non avrebbe trasmesso nulla di "proprio" e quella pietra su cui viene fondata la Chiesa rimarrebbe un cimelio storico.Il collegio episcopale è a sua volta individuabile proprio grazie alla sua comunione con il successore di Pietro, e non può esistere, come collegio, senza di lui. Il carattere sacramentale dell'ordine episcopale fa, a sua volta, riferimento alla comunione gerarchica. Se pertanto un vescovo rifiuta il primato sovverte il senso del sacramento che gli è stato conferito. Ed è per questa ragione che, per un'ordinazione episcopale, è necessario (non ad validitatem, ma ad liceitatem) che vi sia il mandato papale, o che questo sia, nelle situazioni di grave necessità per la Chiesa, almeno presunto.Ancora, il successore di Pietro, essendo «perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli» (LG, 23), è in stretta relazione con il sacramento dell'unità, ossia l'Eucaristia. Per questo, la comunione con il papa «è un'esigenza intrinseca della celebrazione del Sacrificio eucaristico» (Ecclesia de Eucharistia, 39).È Cristo che ha voluto la sua Chiesa una, e ha voluto che questa unità fosse chiaramente visibile e tangibile, che vi fosse un riferimento certo ed individuabile. E noi siamo legati a questa espressa volontà del Signore. Non vi è ragione al mondo che autorizzi a contraddire questa sua volontà. Per questo, nella struttura della Chiesa, al netto delle flessibilità di alcune forme organizzative, non può mai mancare l'espressione concreta di questa unità. Né può mancare questo concreto riferimento all'unità nelle sue "parti": diocesi, comunità, monasteri, istituti.L'ERRORE DEGLI ORTODOSSI, DEI LEFEVRIANI E DEI SEDEVACANTISTIQuella dell'autocefalia del mondo ortodosso è una di queste forme che contraddicono la volontà di Cristo. Non si vogliono negare gli innumerevoli elementi di verità, bontà e bellezza, ma nemmeno si può tacere che la mancanza del riconoscimento del primato petrino sia un problema grave, causa degli innumerevoli problemi di unità in esso presenti. Il teologo ortodosso Alexander Schmemann faceva notare, per esempio, che, dal punto di vista canonico, il principio affermato della piena cattolicità di ogni chiesa locale, riunita attorno al suo vescovo, non è di fatto applicato, dal momento che il potere di giurisdizione del vescovo è ricevuto dal primate (analogamente a come, nella Chiesa cattolica, il vescovo lo riceve dal papa). Problema all'origine dei vari scismi e delle varie tensioni relative alla questione della Diaspora.Vi è poi tutto il filone del sedevacantismo, che teorizza la Sede vacante a causa dell'eresia da Giovanni XXIII (per altri da Paolo VI), o nella sua versione più recente, che non riconosce Francesco come papa. Le motivazioni a sostegno di queste posizioni sono chiaramente diversificate, ma l'effetto è quello di ritenere che la Chiesa universale sia rimasta senza il suo centro di unità per un tempo minimo di quasi dieci anni (per chi considera "solo" Francesco un antipapa) ad uno massimo di oltre sessanta. In questo periodo di tempo, mancando il papa, non si può fare nulla che abbia valore per la Chiesa universale, che rimane, in qualche modo, sospesa.La storia della Chiesa ha conosciuto un tempo massimo di sede vacante di 1006 giorni, ossia il tempo intercorso tra la morte del beato Clemente IV e l'elezione del beato Gregorio X; ci vollero quasi tre anni per eleggere il nuovo papa, perché i cardinale riuniti in conclave a Viterbo, nel Palazzo dei papi, non riuscivano a mettersi d'accordo. Fu una situazione più unica che rara, che portò i viterbesi a ridurre il loro vitto e scoperchiare il tetto della sala, per cercare di accelerare l'elezione. In ogni caso si tratta di un tempo contenuto, motivato dal tempo di un'elezione. Situazioni analoghe quelle della Sede vacante per poco più di due anni, che portarono all'elezione di Giovanni XXII e poi di Celestino V. Un altro caso riguarda l'elezione di Martino V, che mise fine allo scisma d'Occidente, dopo due anni di antipapi.Il problema del sedevacantismo sta nel fatto che, sostanzialmente, non si sa più come porre fine alla situazione di Sede vacante: c'è chi si elegge il papa riunendo alcuni fedeli, c'è chi ne attende uno "cattolico" (e non si capisce bene chi decida dell'integrità dottrinale del neo-eletto). Nel frattempo, la Chiesa in quanto universale rimane inerte, svuotando sostanzialmente di senso la promessa del Signore che le porte degli inferi no

Meditazioni di don Giulio Maspero
Il Vangelo con Ratzinger: l'Eucaristia

Meditazioni di don Giulio Maspero

Play Episode Listen Later Jan 6, 2023 30:28


Meditazioni anchor.fm/giulio-maspero

Chiesa Cristiana Evangelica  della Vera Vite
La chiesa: ai vostri posti, pronti, via! Seconda parte: pronti… ovvero riunirsi |2 Ottobre 2022 |

Chiesa Cristiana Evangelica della Vera Vite

Play Episode Listen Later Oct 2, 2022


Una delle maniere più potenti che abbiamo come credenti per testimoniare Cristo al mondo è il riunirsi; non visitando un edificio una volta alla settimana, ma essendo coinvolti gli uni con gli altri. Sia che ci troviamo in una grande chiesa sia in una piccola comunità, il risultato sarà quello di mostrare la gioia della salvezza al mondo.---Predicatrice: Jean GuestCLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 8 minutiTempo di ascolto audio/visione video: 30 minutiQuando le guerre erano basate più sul corpo a corpo che sulla tecnologia a distanza, era difficile sapere in mezzo al caos dove si trovasse il proprio schieramento; così si usava esporre uno stendardo, o una bandiera, per segnalare "qui è dove si trova la tua gente, qui è dove ci stiamo radunando". Era anche il luogo in cui si trovava il comandante e da lì partivano gli ordini. C'è un esempio di questo nell'Esodo...“E Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci a combattere contro Amalec; domani io starò sulla vetta del colle con il bastone di Dio in mano».  Giosuè fece come Mosè gli aveva detto e combatté contro Amalec; e Mosè, Aaronne e Cur salirono sulla vetta del colle.  E quando Mosè teneva le mani alzate, Israele vinceva; e quando le abbassava, vinceva Amalec.  Ma le mani di Mosè si facevano pesanti. Allora essi presero una pietra, gliela posero sotto ed egli si sedette; Aaronne e Cur gli tenevano le mani alzate, uno da una parte e l'altro dall'altra. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.  E Giosuè sconfisse Amalec e la sua gente passandoli a fil di spada.” (Esodo 17:9-13)Lo stendardo qui era il bastone sorretto da Mosè. È lo stesso bastone a cui si riferisce Gesù in Giovanni 3: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato,  affinché chiunque crede in lui [non perisca, ma] abbia vita eterna.” (Giovanni 3:14-15)In Giovanni 12 dice anche questo“...e io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me...” (Giovanni 12:32)Gesù si riferisce chiaramente alla sua morte sulla croce, ma ci sono implicazioni per noi come Chiesa. In che modo Gesù viene innalzato oggi? In che modo le persone vengono attirate a Lui nel 2022? Succede quando ricordiamo che siamo i suoi portabandiera riuniti per far conoscere la sua presenza e tenere alto il suo vessillo d'amore. Come dice Tyler Staton, pastore della chiesa di Bridgetown:  "Il compito della chiesa non è comprovare la narrazione biblica, ma incarnarla in modo tale che le persone sappiano senza alcun dubbio che questa è la dimora di Dio".Quindi la prima cosa che siamo come popolo riunito di Dio è un indicatore della sua presenza viva nel mondo.La seconda cosa che siamo secondo Gesù è questa...“E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti”?».” (Marco 11:17 a)Gesù sta citando Isaia 56:7 ed è nel contesto in cui sgombera il tempio dagli usurai e da coloro che traggono profitto dalla vendita delle offerte sacrificali; dice che hanno trasformato il tempio in un "covo di ladri". Stanno rubando ai fedeli e a Dio perché hanno eretto delle false barriere: solo chi ha abbastanza denaro può permettersi di entrare, mettendo Dio fuori dalla portata della maggior parte delle persone.  Guardate cosa succede subito dopo:“E disse loro: «È scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”, ma voi ne fate un covo di ladri». Allora vennero a lui, nel tempio, dei ciechi e degli zoppi, ed egli li guarì.” (Matteo 21:13-14)Coloro che erano rimasti fuori hanno improvvisamente accesso alla presenza di Dio, sono accolti e guariti.L'idea che il tempio sia una casa di preghiera ad accesso libero può essere fatta risalire al momento in cui Davide prese finalmente il suo posto di re. Davide aveva trascorso sette anni dopo l'unzione da parte di Samuele, impedito di occupare il posto che gli spettava sul trono; si potrebbe pensare che in tutti questi sette anni avrebbe pianificato un'incoronazione fantasmagorica. Ma questo è ciò che accadde.“Davide era cinto di un efod di lino e danzava a tutta forza davanti al Signore.  Così Davide e tutta la casa d'Israele trasportarono su l'arca del Signore con gioia e a suon di tromba, Portarono dunque l'arca del Signore e la collocarono al suo posto, in mezzo alla tenda che Davide le aveva montato; e Davide offrì olocausti e sacrifici di riconoscenza davanti al Signore.  Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di riconoscenza, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti  e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d'Israele, uomini e donne, un pane per uno, una porzione di carne e un grappolo di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua.” (2 Samuele 6:14-15, 17-19)Davide non è al centro dell'attenzione, entra come sacerdote e non come re; al centro dell'attenzione c'è l'arca del Signore. Davide aveva recuperato l'arca da dove Saul l'aveva abbandonata e stava riportando la rappresentazione fisica della presenza di Dio nel cuore della comunità. La colloca in una tenda (o tabernacolo) a cui tutto il popolo ha accesso e da cui benedice tutto il popolo. Per citare ancora Tyler Staton: "Quando diamo priorità alla preghiera e all'adorazione nella chiesa, si ottiene il Regno nella città e la gente viene benedetta".Essere chiesa riguarda il modo in cui viviamo e il modo in cui preghiamo. La Chiesa primitiva lo sapeva.I credenti formano una comunità“Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere. Ognuno era preso da timore; e molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli.  Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune;  vendevano le proprietà e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.  E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore,  lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva al loro numero ogni giorno quelli che venivano salvati.” (Atti 2:42-47)Vediamo cosa possiamo imparare, ma prima di farlo, notate il titolo I credenti formano una comunità. La nostra salvezza è personale, ma il modo in cui viene vissuta è in comunità, non visitando un edificio una volta alla settimana, ma essendo coinvolti gli uni con gli altri.La parola "perseveranti" significa "continuamente saldi".   Significa abbracciare completamente qualcosa, essere immersi in qualcosa, essere totalmente fedeli.  La fedeltà è dura, è una fatica, richiede lavoro e intenzionalità. Si sa che i maratoneti di solito si allenano in gruppo perché è più facile continuare a percorrere la lunga distanza quando ci sono altri che ti incoraggiano. Gesù ha detto "rimanete in me", in altre parole, "rimanete fedeli" e questo è più facile da fare nella comunità dei credenti.Notate le cose a cui si dedicavano: l'insegnamento/apprendimento, la comunione fraterna, il mangiare insieme e la preghiera - non necessariamente attività di gruppo, ma più facili da praticare se praticate in compagnia.  Questo mi porta alla prossima frase evidenziata: la condivisione.Nel brano è menzionata più di una volta. I credenti condividevano i pasti, il tempo, i beni, il denaro. Ciò significava che nessuno rimaneva senza, nessuno rimaneva con un bisogno non soddisfatto, nessuno si sentiva solo. Voglio dare un contesto a questo particolare modo di condividere. All'improvviso c'era un gran numero di visitatori stranieri che erano diventati credenti - probabilmente non avevano avuto nessuna intenzione di rimanere a Gerusalemme più di qualche giorno, ma erano qui e avevano bisogno di cose basilari.Ora, non lo dico per creare una giustificazione, "allora era così, oggi è cosà", ma per dimostrare che la chiesa era flessibile, adattabile e rispondeva ai bisogni immediati delle persone intorno a loro (tenete a mente questo pensiero per la terza parte di questa serie). È una reazione che è caratteristica di quella "generosità gioiosa" che Paolo dice essere il modo in cui la chiesa dovrebbe essere in 2 Corinzi 9. Sia che ci troviamo in una grande chiesa continuamente inondata di nuovi convertiti, sia che ci presentiamo fedelmente per incontrare solo alcuni, il risultato sarà lo stesso: condividere chi siamo e ciò che abbiamo con generosità produrrà gioia, (vedi Atti 2:46 “prendevano il loro cibo insieme, con gioia”).E adoravano. Notate che continuano a frequentare il tempio ogni giorno: è qui che andavano a pregare ed è probabilmente il modo in cui potevano riunirsi in un gruppo numeroso (chi ha spazio per 3000 persone nella propria casa)? Ma si riunivano anche nelle case per condividere la Cena del Signore. Al centro del loro culto c'era l'Eucaristia, la Cena del Signore, la Messa, la Comunione, in qualsiasi modo vogliamo chiamarla oggi nelle nostre tradizioni; lo scopo di celebrarla non è cambiato in 2000 anni. "Nel pane e nel vino dell'Eucaristia il passato e il futuro si incontrano nel presente. Attraverso l'Eucaristia veniamo rafforzati dalla presenza e dalla vita di Gesù, non solo per sconfiggere il male nella nostra vita, ma anche per far risplendere la luce di Dio nel mondo. ... abbiamo bisogno che la sua vita trasformante sia la nostra vita per trasformarci per la sua missione nel mondo."  N.T. WrightE come dice Paolo in 1 Corinzi 10:17, parla della nostra unità in lui: “Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane.” (1 Corinzi 10:17)Torniamo al capitolo 2 di Atti:“E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore,  lodando Dio.” (Atti 2:46-47 a)C'era sia un luogo di culto formale che uno informale - notate "lodando Dio" (si parla di "mentre andate per i vostri affari quotidiani, lodatelo"). Trovo davvero interessante che Paolo, nel bel mezzo di un lunghissimo elenco di ciò che sembra essere la vita giusta, e ciò che certamente non dovrebbe esserla, inserisca questa piccola frase:“...parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore...” (Efesini 5:19)Nel suo senso più elementare, l'adorazione è praticare la presenza di Dio; se lo facciamo, i nostri cuori, i nostri occhi e le nostre motivazioni hanno maggiori possibilità di rimanere fedeli e santi. L'adorazione mette sia Dio che noi al nostro giusto posto.“… lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva al loro numero ogni giorno quelli che venivano salvati.” (Atti 2:47)Inoltre, ci indirizza verso la missione; l'adorazione è un ricevere e un dare, un ritmo di vita del regno di Dio che viene. “Liberamente riceviamo, liberamente diamo” suggerisce Gesù. Non è una coincidenza o un caso che la chiesa primitiva, grazie alla sua adorazione e generosità verso la missione, si sia arricchita ogni giorno di credenti nuovi. Ed è qui che ci dirigeremo la prossima volta.Amen.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD 

Esercizi Spirituali
Luigi Maria Epicoco - L'Eucaristia fa la Chiesa, la Chiesa fa l'Eucaristia

Esercizi Spirituali

Play Episode Listen Later Jun 19, 2022 65:01


Incontro tenuto da don Luigi Maria Epicoco il 7 aprile 2019 presso la Parrocchia San Paolo Apostolo di Fano

Apologetica | RRL
262 - La purezza come condizione per ricevere l'Eucaristia

Apologetica | RRL

Play Episode Listen Later Jun 16, 2022 3:25


La prima condizione necessaria per ricevere l'Eucaristia è lo stato di grazia. Un episodio accaduto in Francia nel 1871 ce lo ricorda

francia eucaristia ricevere purezza apologetica l'eucaristia
BASTA BUGIE - Cristianesimo
Anania e Saffira Dio punisce anche nel Nuovo Testamento

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jun 14, 2022 17:27


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7034ANANIA E SAFFIRA: DIO PUNISCE ANCHE NEL NUOVO TESTAMENTO di Pietro GuidiDurante il periodo pasquale alla Messa come prima lettura si leggono gli Atti degli apostoli dove si narra la storia della Chiesa a partire dall'ascensione di Gesù al cielo. A un certo punto la lettura continuativa del libro degli Atti si interrompe, viene saltato un brano e poi viene ripresa immediatamente dopo. Infatti del quinto capitolo non si leggono i primi undicesimi versetti e, a conferma del fatto che si è fatto un taglio volontario, si riprende la lettura dal dodicesimo versetto, cioè appena finito tale episodio. Il brano omesso parla della storia di Anania e Saffira, marito e moglie che erano fra i primi seguaci degli apostoli. Perché è stato saltato? Di cosa parlava? Perché toglierlo se questo racconto è Parola di Dio?Il motivo di questo taglio è che la riforma liturgica che ha seguito il Concilio Vaticano II ha annunciato di voler ampliare la possibilità di leggere la Parola di Dio, ma poi nei fatti l'ha limitata quando riteneva un brano controcorrente rispetto alla mentalità contemporanea.Ma leggiamo per intero il brano censurato.ANANIA E SAFFIRA"Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo, d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te». D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose." (At 5,1-11)LA PUNIZIONE DI DIOQuello che colpisce immediatamente chi legge la storia di Anania e Saffira è la punizione esemplare che ricevono questi coniugi. Infatti all'accusa da parte di Pietro segue la morte di Anania prima e Saffira poi. È necessario precisare che la loro morte non è dovuta al fatto che hanno tenuto una parte del ricavato della vendita del terreno per sé. San Pietro non è un comunista ante litteram e non obbliga chi lo segue a mettere tutti i beni in comune. Come spiega bene lui stesso: "Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione?". Anania e Saffira non erano tenuti a vendere il loro terreno né a dare agli apostoli tutto il ricavato, ma con i loro beni potevano fare quello che volevano. Il loro peccato è stato quello di prendersi gioco degli apostoli, fingendo di aver donato tutto per fare bella figura, mentre in realtà si erano tenuti per sé una parte del ricavato. E mentire agli apostoli, che sono gli inviati di Cristo, equivale a mentire a Dio. Per questo Dio, che non si lascia prendere in giro, li punisce così duramente. Come dice San Paolo: "Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio." (Gal 6,7)Si comincia allora a capire il motivo per cui la lettura di questo testo scandalizza così tanto da essere eliminato dalle letture della Messa. E il motivo non è la punizione divina data a questi due coniugi. Ci sono moltissime altre punizioni divine ben più severe, come quella dell'uccisione di tutti i primogeniti maschi degli egiziani, che vengono lette durante la Messa. E allora come mai tutto questo accanimento contro questo brano? Il vero motivo è che l'episodio di Anania e Saffira non si trova nel Vecchio, ma nel Nuovo Testamento! Vengono così smentite tutte le omelie dove abbiamo sentito dire che le punizioni divine erano una cosa del Vecchio Testamento e che sono state superate da Gesù che è venuto a portare la misericordia, il perdono e la pace. No, non è così. Il Dio della Misericordia è lo stesso Dio della Giustizia. Il Dio del Vecchio Testamento è lo stesso del Nuovo Testamento. E nemmeno vale dire che ha cambiato idea o mitigato il suo furore. No, Dio non cambia idea e propone all'uomo la conversione per ottenere il perdono dei peccati, altrimenti la punizione sarà inevitabile. Anania e Saffira ci ricordano questa tremenda verità: per ottenere il perdono è necessaria la conversione, altrimenti la punizione di Dio sarà severa nell'aldilà, ma potrà essere anticipata anche su questa terra come è capitato ai coniugi che hanno mentito agli apostoli.La prossima volta che visiteremo la Basilica di San Pietro a Roma potremo vedere il grande mosaico su tela che riproduce la punizione di Anania e Saffira, opera di Niccolò Circignani detto il Pomarancio, che si trova al cosiddetto "Altare della Menzogna" davanti all'ingresso della sacrestia della basilica. Speriamo che non tolgano questo imponente mosaico alla vista dei visitatori come hanno tolto dalle letture della Messa questo significativo episodio del Nuovo Testamento.Nota di BastaBugie: Guido Villa nell'articolo seguente dal titolo "Ascensione e Corpus Domini, la Cei le riporti al loro giorno" racconta come nel 1977 la Cei si adeguò al governo italiano spostando l'Ascensione e il Corpus Domini alla domenica seguente. Ma fu un errore perché così si è creato un vulnus liturgico e spirituale, contribuendo a far perdere consapevolezza della specificità di queste solennità.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 giugno 2022:Con la Legge n. 54 del 5 marzo 1977 recante disposizioni in materia di giorni festivi, cessarono di avere carattere festivo agli effetti civili alcune solennità cattoliche, vale a dire l'Epifania (6 gennaio), San Giuseppe (19 marzo), i Santi Pietro e Paolo (29 giugno), l'Ascensione e il Corpus Domini. Vennero inoltre abolite la Festa della Repubblica (2 giugno) e l'anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale (ufficialmente chiamata Festa dell'unità nazionale, 4 novembre), la cui celebrazione fu spostata alla domenica successiva.Nel 1985 furono ripristinate l'Epifania e la solennità dei Santi Pietro e Paolo - in quest'ultimo caso limitatamente al Comune di Roma - mentre nel 2000 tornò a essere festiva la Festa della Repubblica.Per ovviare a questa decisione dello Stato, la CEI decise di togliere il precetto festivo alle feste di San Giuseppe e dei Santi Pietro e Paolo e di spostare l'Epifania (nel periodo in cui fu abolita), l'Ascensione e il Corpus Domini alla domenica successiva, per favorire, così si disse, una maggiore partecipazione dei fedeli alle Sante Messe in occasione di queste solennità. Una decisione quantomai improvvida e sbagliata, che ha creato un vulnus al calendario liturgico e ha provocato gravi danni alla consapevolezza di questi fondamentali elementi della nostra fede, danni che tuttora si riverberano nella vita religiosa dei cattolici italiani, anche se forse, dopo 45 anni, la quasi totalità di fedeli non ci fa più caso (e forse questo è un ulteriore cattivo segno).Perdendo il proprio status di solennità infrasettimanali, infatti, anche nella consapevolezza collettiva l'Ascensione e il Corpus Domini sono state inglobate nella domenica, perdendo un tratto caratteristico della propria specificità, tanto più che essenziali simbologie di queste solennità non sono più immediatamente riconoscibili.Entrambe le solennità devono infatti cadere di giovedì - secondo gli Atti degli Apostoli (At 1,3) Gesù ascese al Cielo il quarantesimo giorno dalla Risurrezione, riproponendo così il numero "quaranta" fortemente simbolico e frequentemente presente nella Sacra Scrittura, che per l'Ascensione cade appunto il giovedì che precede la settima domenica del tempo pasquale. Egualmente la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo celebra l'Eucaristia, la quale è stata istituita da Gesù la sera del Giovedì Santo, alla vigilia della Sua Passione e Morte in Croce.La celebrazione dell'Ascensione la domenica successiva provoca inoltre un serio guazzabuglio liturgico e spirituale, poiché impedisce di celebrare in modo corretto la novena per eccellenza della Chiesa cattolica, quella allo Spirito Santo, a ricordo di ciò che fecero gli apostoli subito dopo l'Ascensione di Gesù quando, su indicazione di Gesù stesso, si riunirono nel Cenacolo con Maria Santissima per nove giorni in attesa della discesa del Paraclito promesso dal Salvatore. Se la novena iniziasse dopo l'Ascensione, come si dovrebbe, la Pentecoste finirebbe per essere celebrata di mercoledì, e allora si preferisce fare iniziare la novena ancora prima dell'attuale solennità dell'Ascensione, facendo finta che essa sia stata regolarmente celebrata il giovedì. Una vera babilonia, aggravata dalla giustificazione da Azzeccagarbugli che danno certi liturgisti, e cioè che l'Ascensione in realtà non sarebbe stata spostata, bensì sarebbe stato solo cambiato il giorno in cui viene celebrata.Tuttavia, il problema di fondo è la mancanza di fede, anzitutto del clero che ha avuto quest'idea poco saggia, ma anche dei fedeli. A meno di impedimenti gravi, chi crede ed è cosciente dell'importanza di queste solennità partecipa alle

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Corpus Domini - Anno C (Lc 9,11-17)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 14, 2022 5:45


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6951OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO C (Lc 9,11-17)Oggi celebriamo la solennità del Corpo e Sangue di Cristo. È dunque la festa dell'Eucaristia. L'Eucaristia è il dono per eccellenza, poiché è Gesù stesso che si dona a noi nelle sembianze di un po' di pane e di un po' di vino.Le letture di oggi ci aiutano a comprendere, per quanto è possibile, la grandezza di questo dono. La prima lettura ricorda la più antica figura di Cristo Sacerdote: Melchisedek, re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo che, in ringraziamento a Dio per la vittoria ottenuta da Abramo, offre un sacrificio di "pane e vino". Questo sacrificio fatto a Dio del pane e del vino simboleggia il sacrificio dell'Eucaristia. E Melchisedek, questo misterioso personaggio di cui l'Antico Testamento non ci dà alcuna indicazione, è una prefigurazione, ovvero una anticipazione profetica, di Gesù Cristo vero Sacerdote che congiunge la terra al Cielo. Il Salmo responsoriale dice di Lui: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek».La seconda lettura ci presenta l'Istituzione dell'Eucaristia. San Paolo, scrivendo ai Corinzi, riporta il racconto dell'Ultima Cena di Gesù con i suoi Apostoli. Durante l'Ultima Cena avvenne il più grande miracolo, miracolo che si perpetua ad ogni celebrazione della Santa Messa: il pane muta di sostanza e diventa il Corpo di Cristo, e così pure il vino che si trasforma nel Sangue Preziosissimo del Redentore.L'Eucaristia che Gesù stringeva tra le sue mani durante l'Ultima Cena è lo stesso suo Corpo che a distanza di pochi giorni è stato immolato sulla Croce, ed è lo stesso Corpo che, ogni volta, riceviamo alla Comunione. Durante l'Ultima Cena, dunque, Gesù anticipò il Sacrificio che compì sul Calvario e disse agli Apostoli: «Fate questo in memoria di me» (1Cor 11,25). Fin dal suo sorgere, la Chiesa ha sempre obbedito a questo comando del Signore, celebrando la Messa ogni giorno. Non si tratta di un semplice ricordo di un avvenimento passato, in quanto l'Eucaristia rende presente, in modo sacramentale, lo stesso Sacrificio del Calvario.Anche il Vangelo di oggi parla dell'Eucaristia, di cui il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è anch'esso un'anticipazione profetica. Gesù prende i pani, eleva gli occhi al cielo, li benedice, li spezza e li distribuisce. Tutti questi gesti saranno poi ripetuti durante l'Ultima Cena. Per compiere il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si servì dell'aiuto dei suoi Apostoli; per compiere invece il Miracolo Eucaristico, Gesù si avvale dei suoi sacerdoti, i quali sono come i suoi tesorieri.Il Vangelo dice che «tutti mangiarono a sazietà» (Lc 9,17). L'Eucaristia, soltanto l'Eucaristia, può saziare ogni nostro desiderio. Tutto il resto, anche le ricchezze e i beni di questo mondo, ci lasceranno sempre vuoti e insoddisfatti.Come proposito pratico, impegniamoci a partecipare con più amore all'Eucaristia domenicale e a ricevere spesso la Comunione. Ricordiamoci però che, per ricevere la Comunione, bisogna essere in grazia di Dio. Quindi, se uno è consapevole di essere in peccato mortale, deve prima confessarsi. In questi nostri tempi spesso si è pensato che questa norma fosse ormai decaduta, come qualcosa di superato. La Chiesa, invece, continua a ribadirla. L'ultimo Catechismo così riporta: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione, prima di accedere alla Comunione» (CCC, n. 1385). Ciò significa che, per quanto grande possa essere il nostro pentimento, se si è in peccato mortale, bisogna prima confessarsi dal sacerdote. Anche il papa Giovanni Paolo II, in una sua lettera Enciclica, ha ripetuto questo insegnamento, dichiarando: «Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma [...] che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale».

Vivere nel Fiat supremo
Farsi preda della Divina Volontà

Vivere nel Fiat supremo

Play Episode Listen Later May 3, 2022 32:37


Gesù spiega cosa significa farsi preda della Divina Volontà e come ciò comporta la partecipazione misteriosa ma vera ai divini attributi, primo fra tutti l'immutabilità. L'eucaristia è lo strumento privilegiato scelto da Gesù per far risorgere il suo Regno in mezzo alle generazioni. Libro di Cielo, Volume 28, 22 Febbraio 1930, Martedì 3 Maggio 2022

Meditazioni di don Giulio Maspero
L'ultima cena e l'Eucaristia

Meditazioni di don Giulio Maspero

Play Episode Listen Later Dec 31, 2021 30:47


Meditazioni anchor.fm/giulio-maspero

cena l'eucaristia
BASTA BUGIE - Cristianesimo
La confessione generale abbraccia tutta la vita

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Dec 7, 2021 6:52


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6807LA CONFESSIONE GENERALE ABBRACCIA TUTTA LA VITA di Padre Angelo BellonLa confessione generale è quella che abbraccia tutta la propria vita.La Chiesa richiede per la valida celebrazione del sacramento della Penitenza l'accusa di tutti i peccati gravi commessi dopo il Battesimo e non ancora confessati in una confessione individuale.Ma alcune persone, per la loro devozione personale, desiderano fare di quando in quando una confessione generale.In passato, e anche oggi, alcuni desiderano farla prima di compiere un passo molto importante: ad esempio la professione religiosa, l'ordinazione sacerdotale, il matrimonio. Alcuni la fanno quando iniziano con il confessore un cammino di direzione spirituale.Ma perché confessare di nuovo i propri peccati? Non certo per mettere in discussione il perdono ricevuto, ma esclusivamente per ravvivare il pentimento per il male commesso.Infatti accusare di nuovo i propri peccati, soprattutto se non è richiesto, può costare una certa fatica. E qui sta appunto il merito.Don Bosco la consigliava tra i vari fioretti che assegnava giorno per giorno durante il mese di maggio.Alcuni, soprattutto all'interno degli Ordini religiosi, fanno la confessione generale dal periodo decorso dagli ultimi esercizi spirituali (in genere un anno).Papa Giovanni, quando compì 80 anni, fece la confessione generale di tutta la sua vita e la trascrisse nel Giornale dell'Anima. E da lì si evince che il Santo papa aveva conservato sempre la grazia ricevuta nel giorno del Battesimo.San Domenico morente fece la Confessione generale davanti a 12 frati.A questa confessione ci si prepara passando i rassegna i dieci comandamenti.Inoltre si deve chiedere al Confessore se è disposto ad ascoltare la confessione generale.Può darsi che il Confessore dica che non ce n'è bisogno oppure che non è opportuna, magari a motivo dell'inclinazione allo scrupolo da parte del penitente. In questo caso si obbedisce, e davanti al Signore si acquista il merito dell'obbedienza. [...]Ecco uno schema di esame di coscienza per la confessione sacramentale di adulti.PRIMO COMANDAMENTO: NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI MECom'è la mia vita di preghiera?Ho cercato di evitare distrazioni?Ho curato la mia formazione cristiana partecipando alle catechesi proposte e ascoltando la sacra predicazione?Ho atteso all'obiettivo che Dio ha dato alla mia vita, quello della santificazione?L'ho amato con tutto il cuore?Sono stato alla sua presenza?Al contrario ho partecipato a sedute spiritiche? Sono ricorso a maghi, sono stato superstizioso? Ho praticato il maleficio?SECONDO COMANDAMENTO: NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANOHo fatto dei voti o promesse a Dio che non ho mantenuto?Ho bestemmiato? Ho pronunciato il nome di Dio o della Vergine invano?Ho giurato il falso usando il nome di Dio?TERZO COMANDAMENTO: RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTEHo trascurato di partecipare alla S. Messa domenicale o nelle altre feste di precetto?Ho ricevuto l'Eucaristia senza aver confessato prima i peccati gravi?Ho taciuto peccati gravi in confessione?QUARTO COMANDAMENTO: ONORA IL PADRE E LA MADRESono stato motivo di sofferenza per i genitori, per il marito, per la moglie, per gli altri famigliari?Ho compiuto i miei doveri di lavoro?Sono caritatevole in casa e con il prossimo? Ho compiuto mancanze gravi di carità?Ho perdonato le offese?Mi sono vendicato?Ho parlato male degli altri?Ho seminato discordie?Ho dato il mio contributo e il mio impegno alla società?Ho contribuito alle necessità della Chiesa?QUINTO COMANDAMENTO: NON UCCIDEREHo commesso o consigliato aborto?Ho ucciso?Ho fatto uso di sostanze stupefacenti?Sono schiavo della gola o dell'alcool?SESTO COMANDAMENTO: NON COMMETTERE ATTI IMPURIHo commesso atti impuri da solo o con altre persone?Nell'ambito matrimoniale ho fatto contraccezione o profanato in altro modo il mio corpo e quello della sposa o dello sposo?Prima del matrimonio ho compiuto fornicazione (rapporti sessuali tra persone libere) oppure ho compiuto impurità varie con altre persone sia dello stesso sesso che di sesso diverso?Ho conservato la fedeltà matrimoniale oppure ho compiuto azioni o intrattenuto relazioni di adulterio?SETTIMO COMANDAMENTO: NON RUBAREHo rubato?Ho danneggiato i beni altrui?Ho riparato quanto ho rubato o danneggiato?Ho cercato guadagni disonesti?Ho sfruttato il mio prossimo non rimunerandolo come si doveva?OTTAVO COMANDAMENTO: NON DIRE FALSA TESTIMONIANZASono stato bugiardo? Le bugie hanno danneggiato il prossimo?Ho calunniato?Ho espresso sospetti o giudizi temerari?Ho riparato le maldicenze, le calunnie e le bugie che hanno recato danno?NONO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRIHo fatto uso di pornografia?Ho partecipato a spettacoli immorali, a discorsi osceni?Ho custodito il pudore?Ho combattuto pensieri e fantasie impure?Il mio linguaggio è puro?Ho guardato altre persone con concupiscenza?DECIMO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA ROBA D'ALTRISono invidioso dei beni altrui, desiderando che gli altri non li avessero?Ho goduto del male o delle disgrazie altrui?Ho organizzato truffe nei confronti del prossimo, anche se poi non le ho realizzate?A questo puoi aggiungere altri eventuali peccati non facilmente riconducibili allo schema dei comandamenti:Ho osservato il carattere penitenziale del venerdì?Ho digiunato secondo le leggi della Chiesa il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo?Ho osservato il digiuno eucaristico?Mi sono recato a Messa con ritardo colpevole?Ho accolto il Signore nella Santa Comunione col dovuto raccoglimento?Sono stato imprudente nelle mie decisioni?Sono stato superbo, arrogante, vanitoso, invidioso?Sono stato pigro nel compimento dei miei doveri?Ho mancato di umiltà?Ho coltivato la virtù della penitenza?

Catechismo per bambini
212 - Perché Gesù ha moltiplicato pani e pesci?

Catechismo per bambini

Play Episode Listen Later Oct 27, 2021 12:46


La moltiplicazione dei pani e dei pesci fu una dimostrazione della divinità di Cristo e la prova di che le sue Parole sono veritiere. Quando Gesù istituì l'Eucaristia gli apostoli hanno creduto alle parole di Gesù in virtù dei suoi miracoli.

Liturgia | RRL
196 - Il Valore del Sacrificio Eucaristico (Parte I)

Liturgia | RRL

Play Episode Listen Later Sep 23, 2021 4:58


In mezzo al Paradiso terrestre stava "l'albero della vita" (Gen. 2, 9), cioè l'albero, il cui frutto era destinato a impartire all'uomo perenne giovinezza, forza e bellezza. Era una figura del vero albero della vita, che sta in mezzo al nuovo paradiso, cioè della Santa Chiesa. Noi vogliamo comprendere come questo vero albero della vita, la Croce di Cristo prima e l'Eucaristia poi, impartisca pienezza di vita celeste e imperitura a tutti coloro che la desiderano.

Catechismo per bambini
206 - Chi è Gesù Eucaristico?

Catechismo per bambini

Play Episode Listen Later Sep 15, 2021 9:36


Per capire che cosa sia l'Eucaristia, dobbiamo considerare le origini di Gesù Cristo.

cristo ges l'eucaristia
Liturgia | RRL
194 - Il rapporto tra il Sacrificio della Messa e il Sacrificio della Croce (Parte V)

Liturgia | RRL

Play Episode Listen Later Sep 9, 2021 5:05


Per concludere, aggiungiamo un'altra differenza. Il Sacrificio della Croce è stato esclusivamente il Sacrificio di Cristo; l'Eucaristia è, allo stesso tempo, il Sacrificio della Chiesa e quello di Cristo – in quanto la Chiesa lo offre e viene offerto insieme ad esso all'altare.

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Francesco Marto e la pandemia della spagnola

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Sep 7, 2021 9:17


VIDEO: FATIMA. Cartone animato completo sulle apparizioni della Madonna a Fatima e a suor Lucia Portogallo ➜ https://www.youtube.com/watch?v=8czxhWispjM&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6723SAN FRANCESCO MARTO E LA PANDEMIA DELLA SPAGNOLA di Maria BigazziUn bambino molto conosciuto è Francesco Marto, proclamato santo il 13 maggio del 2017.Questo piccolo bimbo amava immensamente Gesù Eucaristia che chiamava familiarmente "Gesù Nascosto", e nutriva un grande amore verso la Vergine Maria che appariva a lui, alla sorellina Giacinta e alla cugina Lucia alla Cova di Iria.La prima apparizione avvenne il 13 maggio del 1917. Mentre i tre bambini pascolavano il gregge, vennero sorpresi da un lampo improvviso. Il cielo e l'orizzonte erano sereni e i tre pastorelli rimasero muti e sbalorditi.Impauriti, richiamarono velocemente gli animali, avviandosi verso la discesa della montagna del pascolo. Mentre scendevano furono fermati da un secondo lampo.I tre pastorelli affrettarono il passo continuando a scendere. Una volta giunti in fondo alla Cova, si fermarono improvvisamente. Sopra un leccio alto poco più di un metro, apparve loro la Vergine Maria in tutto il suo splendore.Lucia la descrisse come "una Signora tutta vestita di bianco, più brillante del sole, che spargeva una luce più chiara ed intensa di quella di un bicchiere di cristallo colmo d'acqua limpida, attraversato dai raggi del sole più cocente".I bambini rimasero colpiti dalla bellezza e dall'amore della Madre Celeste.Vi è uno stretto legame tra le apparizioni della Vergine Maria a Fatima e la Santissima Eucaristia. Infatti, come Gesù e Maria furono uniti dal momento dell'incarnazione fino al coronamento dell'intera missione salvifica dolorosissima del Calvario, così ora sono uniti sull'altare e nell'Eucaristia.Ma i pastorelli prima di vedere la Vergine Maria, furono preparati dall'Angelo della Pace, il quale insegnò loro una particolare preghiera di adorazione e riparazione a Gesù Eucaristico.Nella terza apparizione l'Angelo apparve ai tre bambini con un Calice tra le mani sopra il quale stava sospesa un'Ostia, e dopo aver recitato assieme a loro la preghiera alla Santissima Trinità, prese nuovamente il Calice e l'Ostia che erano rimasti sospesi nell'aria, e diede l'Ostia a Lucia e il Sangue del Calice a Francesco e a Giacinta dicendo: "Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio".UN INNO PERENNE DI LODE A DIOFrancesco, Giacinta e Lucia seppero fare grande tesoro dei doni di Dio, e la loro vita divenne un inno perenne di lode a Lui, al quale seppero offrire sacrifici di ogni genere per Suo amore e per la salvezza dei poveri peccatori.Nel 1918 scoppiò una terribile pandemia chiamata spagnola, che si diffuse con velocità sorprendente in tutto il mondo. In soli diciotto mesi vennero contagiati almeno un terzo della popolazione mondiale.Si stimano tra i 20/50 o addirittura 100 milioni di vittime.All'inizio la malattia non veniva ben compresa e i decessi erano spesso attribuiti alla polmonite. Nelle trincee e negli accampamenti sovraffollati della prima guerra mondiale, l'epidemia si diffuse velocemente contagiando sempre più persone, mentre gli spostamenti favorivano la diffusione dei contagi.Nei mesi tra settembre e dicembre del 1918, la pandemia raggiunse il suo culmine, mietendo un numero elevato di persone, mentre i servizi sanitari si trovarono in grave difficoltà.Anche Giacinta e Francesco si ammalarono di spagnola. La Vergine Maria aveva predetto loro che presto sarebbero saliti in Cielo. Questi due bambini di 9 e 10 anni seppero affrontare eroicamente le sofferenze, sempre uniti ai Cuori di Gesù e Maria.Francesco in particolare coltivava una speciale devozione verso l'Eucaristia. Prima che si ammalasse, sulla strada verso la scuola, si fermava spesso nella chiesa a contemplare Gesù "nascosto" nel Tabernacolo."Io resto qui in chiesa, vicino a Gesù nascosto. Per me non vale la pena imparare a leggere, fra poco vado in Cielo!", diceva a Lucia.UNA PANDEMIA VERALa Spagnola lo colpì nel dicembre 1918, ma egli offrì per mesi le sue sofferenze, unendole a quelle di Cristo, con lo sguardo sempre rivolto ai beni celesti. Gesù Eucaristia era la sua unica fonte di gioia e consolazione. Francesco aveva ben compreso che Essa è il vero cibo dell'anima, la dolcezza dei forti e il vigore dei deboli.Il suo unico pensiero era quello di poter ricevere Gesù e di consolarlo per tutti gli oltraggi che riceve. Il parroco gli amministrò la santa Eucaristia a un giorno dalla sua morte, riempiendo il suo cuore di gioia immensa.Il giorno seguente Francesco disse alla sorellina Giacinta: "Oggi sono più felice di te, perché ho Gesù nel mio cuore". E insieme si misero a recitare il santo Rosario. Nella notte diede l'ultimo saluto a Lucia, dandosi un arrivederci in Cielo. Poi disse alla madre che gli stava accanto: "Guarda, mamma, che bella luce là, vicino alla porta!... Adesso non la vedo più...".Il suo volto si illuminò di un sorriso angelico e, senza agonia, senza contrazione, senza un gemito, spirò dolcemente. Non aveva ancora 11 anni. [...]La vita di Francesco è per noi un grande esempio. Nonostante fosse stato colpito dalla terribile epidemia, il suo unico pensiero era quello di "Gesù Nascosto", che amava immensamente e che desiderava ricevere.La Carne e il Sangue di Cristo sono vero cibo e vera bevanda, nutrimento, forza e vita che noi riceviamo nella santa Comunione sacramentale e spirituale.In essa Gesù si dona completamente a noi, ed essendo Amore unitivo, penetra nel nostro petto rimanendo corporalmente presente in noi il tempo che durano le specie del pane e del vino.Unita a Gesù Cristo nella santa Eucaristia, l'anima riceve i frutti che le permettono di compiere una trasformazione graduale interiore che assimila la nostra persona a Gesù Ostia, con l'acquisto delle sue virtù e con la perfezione che configura la nostra vita in modo sempre più santo.Non dimentichiamoci mai dell'immenso dono della Santa Eucaristia. Nel dolore, nelle sofferenze, nei momenti di angoscia, di paura e tribolazione, ricordiamoci Chi è il nostro unico e vero Salvatore che solo può darci la vera Vita.Non rinunciamo all'Eucarestia per le paure di questo mondo. Siamo cristiani e figli di Dio, e per mezzo dello Spirito Santo abbiamo ricevuto i doni che ci permettono di vivere con coraggio e rettitudine.Infatti, se "Dio è con noi, chi sarà contro di noi?".

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Gv 6,41-51)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Aug 4, 2021 6:24


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6615OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,41-51)La prima lettura di questa domenica narra la vicenda del profeta Elia. In un momento molto difficile per il popolo d'Israele, durante il quale molti erano caduti nell'idolatria, Elia rimase fedele all'unico vero Dio. Sul monte Carmelo egli aveva sfidato i profeti pagani, dimostrando l'insensatezza del loro culto, e da allora egli fu costretto a scappare per mettere in salvo la sua vita. La regina Gezabele, che era pagana e aveva trascinato nel paganesimo anche il re d'Israele suo marito, lo voleva uccidere. Per questo motivo, Elia si inoltrò nel deserto e fu preso da un grande scoraggiamento. Desiderava morire e chiese al Signore di prendere la sua vita. Ma ecco che un angelo lo destò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino» (1Re 19,7). L'angelo diede ad Elia del pane da mangiare, cotto su pietre roventi, e un orcio d'acqua per bere. Elia mangiò e bevve e, ritrovate le forze, camminò «per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb» (1Re 19,8).Questo episodio dell'Antico Testamento può essere applicato alla nostra vita. Come il profeta Elia, anche noi, se vogliamo rimanere fedeli al Signore, a volte avremo molto da patire. Pensiamo ai tanti martiri che durante i duemila anni di cristianesimo hanno illuminato la Chiesa con i loro esempi. Anche per noi il cammino da percorrere sarà «troppo lungo» e ci mancheranno le forze. Se ci impegneremo a rimanere fedeli al Signore, ci renderemo conto che da soli, con le nostre sole forze, non ce la potremo fare.Tuttavia, anche noi abbiamo un pane che ci dona la forza di continuare sulla strada del Vangelo, fedelmente, ogni giorno della nostra vita. Questo pane è l'Eucaristia, che noi riceviamo dalle mani del sacerdote. L'Eucaristia ci consentirà di continuare il nostro cammino fino «al monte di Dio», ovvero il Paradiso. Senza questo pane celeste tutto diverrà più difficile, anzi impossibile, e noi saremo costretti a interrompere il cammino intrapreso con tanto entusiasmo.Di questo «pane» parla anche il Vangelo di oggi. Gesù, proseguendo il discorso di Cafarnao, discorso che abbiamo ascoltato la scorsa domenica, afferma chiaramente: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51).L'Eucaristia è il dono più grande che possiamo ricevere, perché è Gesù stesso, vivo e vero, presente in ogni Ostia consacrata. È certamente un mistero di fede, tanto che, per riconoscere Gesù presente nell'Ostia Santa, è necessaria una grazia particolare. Gesù lo dice chiaramente con queste parole: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Gv 6,44). Per chi sa riconoscere questa presenza ineffabile, presenza silenziosa ma reale, nessuna difficoltà sarà insuperabile, nessuna prova riuscirà a farlo indietreggiare. Ricordiamoci di tanti martiri, i quali, durante la loro prigionia e in attesa del loro supplizio, di nascosto si facevano portare la Comunione. Solo così essi poterono trovare la forza di andare lieti incontro alla morte. Alcuni di loro che erano sacerdoti riuscirono anche a celebrare la Messa nei momenti in cui non erano osservati, e riuscirono a distribuire la Comunione a tutti quelli che bramavano questo Pane celeste. Si racconta che san Massimiliano Maria Kolbe riuscì in diverse occasioni a celebrare di nascosto la Messa nel campo di concentramento di Auschwitz. Non erano certamente delle solenni Liturgie, ma vi era l'essenziale, vi era Gesù.Si racconta che san Francesco d'Assisi riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la Messa, se il tempo lo permetteva. Egli si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Così scriveva in una sua lettera: «L'umanità trepidi, l'universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull'altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo Figlio di Dio vivo». Anche malato, egli cercava di ascoltare la Messa; e, se proprio non vi riusciva, si faceva leggere le letture della Celebrazione, attento a non perderne neppure una sillaba.Fedele all'insegnamento della Chiesa, san Francesco scriveva inoltre che bisogna ricevere degnamente l'Eucaristia, confessandosi prima dal sacerdote, se si è consapevoli di aver commesso anche solo un peccato mortale. Ripetendo le parole di san Paolo, egli diceva che chi riceve indegnamente il Corpo e il Sangue di Cristo «mangia e beve la sua condanna».Se crescerà in noi l'amore per l'Eucaristia, di conseguenza crescerà anche l'amore per il prossimo. Di questa carità parla san Paolo nella seconda lettura di oggi. Egli così scrive agli Efesini: «Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2). Come Gesù si è sacrificato per noi, fino a donarsi completamente a noi nell'Eucaristia, così anche noi dobbiamo amarci scambievolmente, fino al sacrificio.L'Eucaristia ci dà il grande insegnamento della carità. Se avremo carità verso il prossimo, dimostreremo l'autenticità del nostro amore al Signore.Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sitohttp://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

BASTA BUGIE - Cinema
Il signore degli anelli, l'Eucaristia e la Madonna

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Aug 4, 2021 8:49


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6670IL SIGNORE DEGLI ANELLI, L'EUCARISTIA E LA MADONNA di padre Angelomaria LozzerJohn Ronald Reuel Tolkien fu un cattolico tutto di un pezzo: Messa quotidiana, confessione settimanale, attaccamento alla Chiesa Romana, all'Eucaristia, alla Madonna.Alcuni legano questa sua cattolicità all'educazione ricevuta presso il collegio dei Padri Oratoriani fondati dal beato Newman, e in modo particolare alla guida forte e decisa del Padre Morgan che fu per Tolkien come un vero padre (dopo la morte della madre fu il suo tutore); altri all'esempio luminoso della propria madre, definita da Tolkien "martire", perché pagò la propria conversione al Cattolicesimo con l'abbandono da parte di tutti i famigliari, e con esso del sostegno e dell'aiuto economico sufficiente per potersi curare dalla malattia che la porterà prematuramente alla morte.Tutto questo certamente contribuì alla nascita e allo sviluppo della fede in Tolkien, ma sarebbe un errore sottovalutare la sua corrispondenza personale, il suo approfondimento costante, la sua convinzione sempre più salda e profonda maturata negli anni, che solo nella Fede cattolica si trova ogni bene: la verità, la bellezza, la santità.PRIMO PILASTRO: L'EUCARISTIALa sua fede traeva vita soprattutto da due amori, si poggiava su due pilastri, che formano il distintivo del Cattolico in una Inghilterra dove si convive con le più svariate confessioni cristiane, in primis quella anglicana, al cui fianco Tolkien visse quotidianamente; e questi due amori, questi due pilastri sono l'Eucaristia e la Madonna.Per questo aveva imparato il Canone della Messa e lo recitava mentalmente qualora gli impegni gli impedivano di partecipare alla Santa Messa, come anche recitava sovente il Magnificat, le Litanie Lauretane e il Sub tuum praesidium (un'antica preghiera mariana) che aveva imparate a memoria in latino.Nei suoi lavori di scrittore, nelle sue poesie, nei suoi racconti, nelle sue fiabe, nella sua mitologia questi due amori sembrano continuamente affiorare e riemergere anche se velatamente.Naturalmente Tolkien ribadì più volte di non aver scritto alcuna allegoria in proposito. Era convinto, infatti, che l'allegoria non fosse il giusto mezzo per trasmettere la verità, e che anzi tante volte finisse per banalizzarla e ridicolizzarla. D'altro canto però non poteva negare che dalla fede e in particolare dall'Eucaristia e dalla Madonna aveva appreso tutti quei concetti di bellezza, di moralità, di santità che sono disseminati in vario grado nei suoi scritti e che vogliono essere uno spiraglio di luce per il lettore, una strada per condurlo verso ciò che va oltre la semplice vita naturale di ogni giorno, ciò che la trascende.SECONDO PILASTRO: LA MADONNAA proposito della Madonna come sorgente ispiratrice, in una lettera all'amico gesuita Robert Murray, scriveva: «Penso di sapere esattamente che cosa intendi con dottrina della Grazia; e naturalmente con il tuo riferimento a Nostra Signora, su cui si basa tutta la mia piccola percezione della bellezza sia come maestà sia come semplicità».Da questa fonte mariana attingeva ispirazione nel creare le figure femminili più luminose e celestiali, più belle e sagge, più pure e angeliche dei suoi libri. È il caso per esempio della regina degli elfi Galadriel, alla cui presenza i viandanti della Compagnia trovano riposo e refrigerio, consigli e doni per portare avanti la propria missione. E fa riflettere, come Tolkien un mese prima di morire abbia voluto rivedere questa figura nel tentativo di scagionarla da ogni colpa "originale"; quella colpa che si era attualizzata per gli elfi ai tempi della ribellione di Fëanor. Se negli scritti precedenti Galadriel era coinvolta nel peccato, nell'ultimo scritto invece ne esce incolume e tra i più accaniti oppositori della disubbidienza dei Noldor contro i Valar. Questa versione non è entrata nel testo "ufficiale" del Silmarillion, ma ben fa capire il desiderio di Tolkien di presentare una figura tutta santa e immacolata che fosse un "anticipo" storico della Madonna. Dico un anticipo perché nella mente di Tolkien il mondo di Arda non era che un mito lontano nel tempo, un mito giunto prima della Rivelazione cristiana; un mito che in un certo senso l'anticipa, la predispone e la prepara.Un'altra figura che "anticipa" la Madonna è la regina dei Valar (quelli che noi definiremmo Angeli) Elbereth, la regina delle stelle e l'acerrima nemica di Morgoth, il Valar decaduto e corrotto nel male (immagine di lucifero). A lei si rivolgono più che ad ogni altra, elfi e uomini che in mezzo ai perigli della Terra di Mezzo cercano protezione e rifugio dal male. Lo stesso Frodo la invoca nella notte senza luce della galleria che porta alla terra oscura di Mordor, trovando salvezza, speranza e forza. E l'elenco potrebbe continuare con Arwen, la sposa del Re Aragorn, tutta bellezza, saggezza e maestà; o con la giovane Dama di Rohan Eowyn che taglia la testa al Re malvagio dei Nazgul realizzando così le profezie preannunciate... Tutte figure che nella mente di Tolkien non erano altro che un piccolo barlume, un piccolo anticipo, un piccolo riflesso della bellezza e della santità della Madonna.Anzi potremmo dire che anche le cose inanimate dei suoi racconti attingono ispirazione poetica dalla Madonna. La stessa luce appare per esempio dipinta come qualcosa di vivo e di femminile che espande purezza e santità, allontanando il male ovunque giunge con i suoi benevoli raggi. Insomma possiamo dire con Caldecott: «La bellezza naturale di paesaggi e foreste, monti e fiumi, e la bellezza morale di eroismo e integrità, amicizia e onestà - tutte cose celebrate nel mondo immaginario di Tolkien - sono doni di Dio che ci giungono attraverso di Lei, ed essa ne è anche la misura, la sua bellezza concentrando la loro essenza».«È questa la figura di Maria che Tolkien aveva sempre presente, che era al centro del suo immaginario, avvolta da tutte le bellezze naturali, la più perfetta delle creature di Dio, tesoro di tutti i doni terreni e spirituali» (Stratford Caldecott, Il fuoco segreto, Città di Castello 2008).La più alta e lontana per sublimità e santità, la più vicina per calore e dolcezza, misericordia e maternità.Nota di BastaBugie: per sapere tutto, ma proprio tutto, su Tolkien e il Signore degli anelli, leggendo recensioni, guardando video di approfondimento, spezzoni e trailer dei film, e molto altro, visita il sito Film Garantiti cliccando sul seguente link.http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=8

Liturgia | RRL
188 - L'atto sacrificale del Servizio eucaristico (Parte II)

Liturgia | RRL

Play Episode Listen Later Jul 29, 2021 5:45


La misteriosa oscurità, in cui il mistero dell'Eucaristia è avvolto dalla nostra debole visione, si estende in particolare alla domanda in che misura Cristo sia realmente ed effettivamente sacrificato nell'atto della doppia consacrazione. Secondo l'insegnamento della nostra santa fede, dobbiamo tenere fermamente che l'Eucaristia non è solamente una semplice oblazione o un dono consacrato, ma molto di più, veramente e propriamente un Sacrificio.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XVIII Domenica del Tempo Ordinario - ANNO B (Gv 6,24-35)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 27, 2021 5:58


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6614OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)Durante il lungo Esodo attraverso il deserto, verso la Terra promessa, gli Israeliti hanno dovuto affrontare molte difficoltà, e la loro fede fu provata in diverse occasioni. Insieme a queste prove, ci furono diversi interventi provvidenziali di Dio, grazie ai quali essi sopravvissero e giunsero alla loro destinazione. Uno di questi interventi provvidenziali, senza dubbio, fu quello della manna discesa dal cielo, di cui ci parla la prima lettura di oggi. Il popolo languiva di fame e già rimpiangeva quello che riusciva a mangiare in Egitto quando era ridotto in schiavitù. Ecco allora che il Signore fece piovere il «pane dal cielo» (Es 16,4).Questa lettura può essere applicata alla nostra vita cristiana. La schiavitù egiziana raffigura un'altra schiavitù, molto più temibile: quella del peccato. L'esodo raffigura il cammino di purificazione attraverso il deserto di questo mondo; la Terra promessa simboleggia il Paradiso, verso cui siamo incamminati.Come il popolo d'Israele, anche noi, provati dalle molte difficoltà, siamo portati a guardare indietro e a provare nostalgia per le magre consolazioni di questo mondo, per il peccato che abbiamo abbandonato con tanta decisione e che, al momento della prova, nuovamente ci attira a sé. Le difficoltà sono molte, ma Dio ci viene incontro donandoci un pane dal cielo, quello vero, che ci sostiene nel cammino e ci fa superare ogni tentazione. Questo pane è l'Eucaristia, di cui parla il Vangelo di oggi.Gesù parla dell'Eucaristia nel grande discorso che Egli fece a Cafarnao, subito dopo la moltiplicazione dei pani. Le folle erano state molto impressionate da questo miracolo, al punto che avrebbero voluto che Gesù diventasse il loro re. Essi cercavano solamente il benessere materiale e non riuscirono ad innalzare la mente e il cuore al profondo insegnamento che Gesù voleva loro impartire. Per questo motivo, Gesù disse loro: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (Gv 6,26). Attraverso il segno dei pani moltiplicati, Gesù voleva insegnare alle folle che Lui è il vero pane che sazia la fame delle nostre anime. E così, Gesù proclamò solennemente: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,34).Anche noi, come le folle che ascoltavano Gesù, tante volte cerchiamo il Signore non tanto per cambiare la nostra vita e per fare la Volontà di Dio, ma unicamente perché Lui assecondi quelli che sono i nostri desideri di benessere materiale. San Paolo, nella seconda lettura, lo dice molto chiaramente. Conoscere Cristo significa abbandonare la condotta di prima, la condotta dell'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, e significa rinnovarci nello spirito e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità (cf Ef 4,20-24).Se veramente vogliamo che Gesù ci aiuti, che ci faccia grazia, che ci sollevi dalla nostra miseria, dobbiamo impegnarci seriamente a mutar vita, a diventare più buoni, a rigettare decisamente il peccato. Allora la nostra preghiera sarà ascoltata. Come minimo ci deve essere questo sforzo, al resto penserà il Signore.Al di sopra di tutto dobbiamo ricercare il "Pane della vita", ovvero l'Eucaristia. Questo è il nostro vero tesoro. Si racconta nelle cronache delle missioni cattoliche del Canada del nord un episodio molto bello ed istruttivo. Alcuni secoli fa la regione dove operavano i missionari cattolici fu colpita da una grande carestia e molti furono quelli che morirono di fame. Tra questi vi era una famiglia di cattolici che da giorni si era messa in cammino per raggiungere la lontana stazione missionaria. Erano ormai quasi senza forze quando, finalmente, arrivarono alla chiesa. Il sacerdote, con un nodo alla gola, li raggiunse e li soccorse così come poteva, dicendo che di più non potevano fare perché purtroppo il cibo era ormai finito. Il padre di famiglia disse allora che non erano venuti per chiedere da mangiare, ma per chiedere di fare la loro ultima Comunione, dopo sarebbero morti, ma sarebbero morti contenti. Il sacerdote commosso da tanta fede diede loro il "Pane del cielo" e, dopo poco tempo, uno alla volta, morirono tutti.Impariamo da questo episodio a fare davvero dell'Eucaristia il nostro tesoro e di metterla al primo posto nella nostra vita. Per noi non è tanto difficile partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione. Non facciamoci prendere dalla pigrizia e non perdiamo un bene così prezioso!Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sitohttp://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Gv 6,1-15)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 21, 2021 5:33


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6613OMELIA XVII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,1-15)La prima lettura e il Vangelo di questa domenica ci fanno comprendere la grandezza della Provvidenza divina, sempre sollecita a venire incontro alle nostre necessità. Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'episodio del profeta Eliseo che incarica un uomo di sfamare una folla di cento persone con venti pani d'orzo. I pani erano pochi, ma il Signore compì il prodigio e la moltitudine di gente fu saziata. Il profeta Eliseo disse a nome di Dio: «Ne mangeranno e ne faranno avanzare».Lo stesso episodio lo abbiamo ascoltato anche alla lettura del Vangelo. Gesù incarica i suoi Apostoli di sfamare una grande folla, adoperando i cinque pani d'orzo e i due pesci portati da un ragazzo. I discepoli stentarono a compiere ciò che Gesù chiedeva loro, ma si dovettero arrendere all'evidenza dei fatti, quando videro che tutti mangiarono a sazietà e, dei pezzi avanzati, raccolsero dodici canestri (cf Gv 6,9-13).Da questi due episodi ricaviamo diversi insegnamenti. Il primo riguarda la ricchezza della Provvidenza divina: in ambedue i casi avanzò qualcosa, la Provvidenza fu più che abbondante. Ciò significa che Dio provvede generosamente, al di là di quelle che sono le nostre necessità. La seconda riflessione, forse la più importante, riguarda il fatto che Dio, ordinariamente, nell'elargire la sua Provvidenza, si serve delle sue creature. Nel primo caso, con il profeta Eliseo, Dio si servì di quell'uomo che aveva venti pani; nel secondo caso, quello del Vangelo, Gesù si servì dell'umile contributo di quel ragazzo che aveva portato con sé cinque pani e due pesci.Ciò che balza evidente è l'assoluta inadeguatezza del contributo umano. I nostri mezzi sono molto limitati; ma, nelle mani di Dio si moltiplicano. L'importante è dare quello che possiamo, al resto penserà Dio. Ma, se manca questa nostra collaborazione, la Provvidenza non può intervenire.La collaborazione umana avviene sia a livello spirituale, con la preghiera e l'offerta dei nostri sacrifici, e sia a livello materiale, con le opere di misericordia corporale, che non devono mai essere trascurate. Se dunque tante cose non vanno bene in questo mondo, incolpiamo noi stessi. Se tutti facessero il loro dovere, Dio compierebbe delle meraviglie continue. Guardiamo alla vita di Madre Teresa di Calcutta: quanti poveretti sono stati raggiunti dalla Provvidenza divina attraverso le mani caritatevoli della piccola suora albanese!Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, operato da Gesù, alludeva ad un miracolo ancora più grande, quello dell'Eucaristia. Con la celebrazione eucaristica non vengono sfamati i nostri corpi ma le nostre anime. Con l'Eucaristia, nostro cibo non è un po' di pane, ma il Figlio stesso di Dio. Questo miracolo avviene tante e tante volte ogni giorno, in tutto il mondo, ovunque è celebrata la Santa Messa.L'Eucaristia crea l'unione tra di noi, facendo di noi una cosa sola nel Cuore di Gesù. L'Eucaristia, inoltre, esige la carità fraterna. Se, infatti, diciamo di amare Gesù che è presente realmente nell'Eucaristia, non possiamo poi non amare il prossimo nel quale è presente in qualche modo il Signore stesso. Dall'amore all'Eucaristia si passa poi all'amore fraterno. Quanto più ameremo il Signore, tanto più riusciremo ad amare i nostri fratelli, e sarà proprio l'amore fraterno che dimostrerà l'autenticità della nostra carità divina.Madre Teresa di Calcutta iniziava le sue giornate con diverse ore di preghiera davanti al Tabernacolo, e a chi le diceva che forse era meglio andare subito a soccorrere i poveri, ella rispondeva che non sarebbe riuscita a riconoscere Cristo nei bisognosi se prima non avesse trascorso quel tempo davanti a Lui, realmente presente nel Santissimo Sacramento dell'altare. La carità cristiana consiste nel riconoscere Gesù presente nel prossimo e nel pensare che tutto ciò che faremo ai nostri fratelli sarà fatto a Gesù stesso. Per questo motivo, san Paolo, nella seconda lettura di oggi, ci esorta a comportarci «con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità [...] avendo a cuore l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (Ef 4,3).San Francesco d'Assisi, che tanto amava l'Eucaristia, aveva un grande amore per i poveri e i bisognosi. In essi riconosceva il Figlio di Dio. Tra i tanti episodi che si potrebbero raccontare è bello ricordare il seguente, che avvenne all'inizio della sua conversione. Il santo d'Assisi aveva una naturale ripugnanza nei confronti dei lebbrosi, al punto che, appena li scorgeva di lontano, subito cambiava strada. Ma, una volta convertito, non poteva più comportarsi in quel modo. Ben presto gli capitò di incontrarne uno per strada: si fece forza, scese da cavallo e si mise a curare le piaghe di quel povero fratello. Man mano che curava quelle piaghe avvertì una profonda gioia; e, quando, una volta ripartito, si volse indietro, non rivide più quel povero lebbroso. Allora capì che era Gesù stesso. Se anche noi, sull'esempio dei santi, sapessimo riconoscere Gesù nel nostro prossimo, la terra si trasformerebbe in un Paradiso anticipato. Facciamo la nostra parte, e il bene si dilaterà sempre di più attorno a noi.

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Tarcisio, martire dell'eucaristia

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 29, 2021 9:58


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6636SAN TARCISIO, MARTIRE DELL'EUCARISTIA di Maria BigazziVeramente nell'Eucaristia Gesù ci ha dato tutto. Avendoci amato, ci amò fino alla fine, donandosi completamente a noi, restando presente sotto le specie del pane e del vino, per unirsi a noi nella santa Comunione.Tutte le più alte e più profonde espressioni dell'Amore di Dio sono racchiuse nell' Eucaristia. Essendo Amore infinito, Gesù Cristo non ci ha privati della Sua presenza, restando fra noi con umiltà nel Tabernacolo, nascosto sotto i veli eucaristici come vittima innocente in olocausto di adorazione al Padre, intercedendo incessantemente per noi.Ciò comporta anche una grande responsabilità da parte dell'uomo, in quanto Gesù si è reso "piccolo e indifeso" per arrivare a tutti, sottoponendosi al rischio di tante profanazioni e insulti da parte degli empi, che Egli sopporta per il Suo sconfinato Amore, piuttosto che privarci della Sua presenza sui nostri altari.Ma come ci ricorda Gesù stesso, "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto". A noi è stato dato il grande e infinito dono dell'Eucaristia, dove il Figlio di Dio, vero Dio e vero Uomo, aspetta notte e giorno che gli uomini si avvicinino a Lui, vera fonte di Vita.Per questo siamo chiamati anche ad essere difensori dell'Eucaristia, perché è grave mancanza, ma soprattutto grave peccato, commettere abusi verso di essa o permettere che vengano perpetrati.LA PIÙ GRANDE DI TUTTE LE MERAVIGLIESe noi crediamo che nell'Eucaristia sia realmente presente Dio, e così è, quale non dovrebbe essere il nostro rispetto e la nostra adorazione verso tale Sacramento!Oggi infatti, ad essersi perso è il senso del valore dell'Eucaristia, e a dimostrarlo sono i continui abusi, profanazioni, mancanze e irriverenze che vengono fatte a questo Sacramento.È dunque necessario ritornare a Dio, e a Lui per mezzo del Suo amato Figlio Gesù Cristo, mediante il Sacramento eucaristico e l'Adorazione.Dove possiamo trovare Dio? Certamente possiamo avvicinarci a Lui mediante l'Eucaristia, in cui Gesù è realmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità; lo stesso "Gesù passato, presente e futuro", come affermava san Pier Giuliano Eymard.L'Eucaristia, infatti, che è ciò che di più prezioso abbiamo, e il faro che le nostre pupille non devono mai perdere.Una sublime descrizione di questo mirabile Sacramento la fornisce san Tommaso D'Aquino, che nella sua vita si adoperò instancabilmente per far conoscere e lodare Gesù Eucaristico.Insegna infatti, che "L'Eucaristia è il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'antica alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini".SAN TARCISIO (DA CUI IL NOME DEL VESTITO DEI CHIERICHETTI: LA TARCISIANA)Una figura molto importante per il suo amore verso Gesù Eucaristico e che ci può aiutare a riflettere sul ruolo a cui siamo chiamati, è san Tarcisio martire.Tarcisio, accolito della Chiesa di Roma, fu martirizzato giovanissimo, mentre portava la santa Eucaristia ai cristiani carcerati a causa della persecuzione.Profondamente legato a Gesù Eucaristico, egli si occupava del prossimo con grande carità, rischiando la vita per portare il vero Nutrimento ai fratelli perseguitati.Un giorno lungo il tragitto venne scoperto da alcuni soldati, i quali non riuscendogli a strappare l'Eucaristia dalle mani, lo uccisero brutalmente.San Tarcisio non cedette di fronte a coloro che volevano portargli via Gesù e per non farlo cadere in mani profane, lo strinse al petto proteggendolo con il suo corpo, guadagnando così la gloria del Paradiso.Il martirio di Tarcisio è riportato nell'epigrafe posta da papa Damaso sul suo sepolcro. La data della sua morte venne fissata il 15 agosto del 257 d.C.Nonostante le notizie della sua vita siano poche, in san Tarcisio abbiamo un esempio di grande virtù e coraggio. Egli ha speso tutta la sua esistenza per il Tesoro più grande e prezioso, offrendo la sua stessa vita piuttosto che permettere una grave profanazione.Nel giorno in cui il Signore gli chiese prova del suo amore, san Tarcisio si dimostrò un "servo buono e fedele" ricevendo in dono il premio eterno.Sul suo esempio, impariamo anche noi ad amare con tutto il cuore la santa Eucaristia, mettendola al centro della nostra vita, e portandole tutto il rispetto e l'adorazione che le deve essere dato.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Quando si ama l'Eucaristia... la frusta passa, ma Gesù resta!" parla di una storia realmente accaduta a tre bambine africane che per amore di Gesù hanno preferito le frustate al rimanere senza fare la comunione.Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 2 giugno 2021:Siamo in Gabon, all'inizio del XX secolo. Tre bambine hanno fatto la Prima Comunione e vanno a salutare il missionario, il quale le invita a ritornare qualche settimana più tardi per fare la Comunione. Esse promettono e se ne vanno.Impiegarono cinque giorni di cammino per ritornare a casa. Passate alcune settimane, le bimbe dissero al padre: "Papà, lasciaci andare alla Missione per fare la Comunione." Ma il padre, ancora idolatra, rifiutò. Poiché esse insistevano, intervenne il capo del villaggio: "Bambine, se partirete riceverete ciascuna cinquanta colpi di frusta sulla schiena".Senza dire nulla la bambine aspettarono la notte. Era molto buio e, pensando che nessuno le avrebbe viste, partirono. Ma le bloccarono, le condussero al centro del villaggio e ciascuna ricevette cinquanta colpi di frusta.L'indomani le bimbe si dissero: "Ci hanno talmente pestate ieri che oggi non penseranno più a noi." Partirono.Dopo cinque giorni arrivarono alla Missione. Erano sfinite, coperte di ferite e di lividi. Il missionario esclamò: "Bimbe, da dove venite? Che cos'è tutto questo sangue?" "Padre, ci hanno picchiato.""Ma chi è stato?" "Tu ci avevi detto di ritornare a fare la Comunione. Papà non ha voluto, e noi siamo partite lo stesso, ci hanno prese e tutte abbiamo ricevuto cinquanta colpi di frusta perdendo molto sangue.""Ma è orribile!" "Padre, Gesù non ha forse sofferto più di noi per salvarci?""Sì, ma..." "Guarda la Croce che hai sul petto. Lui è stato flagellato molto più di noi!"Qualche giorno dopo, le bambine, dopo aver curato le loro piaghe e nutrito le loro anime con il Pane dei forti, si prepararono a partire."Partite, bimbe?" Domandò il missionario. "Sì, padre.""Ma sarete ancora picchiate..." "Oh, sì, padre!""Altri cinquanta colpi di frusta?" "Sì, padre.""E non avete paura?" La più grande rispose: "Ascolti, padre: la frusta passa, ma Gesù resta!"

Meditazioni di don Giulio Maspero
E Dio fece l'Eucaristia: la festa del Corpus Domini

Meditazioni di don Giulio Maspero

Play Episode Listen Later Jun 6, 2021 29:17


Meditazioni

Don Pierpaolo Maria Cilla: lezioni sulla Divina Volontà

senza vivere possiamo omelie l'eucaristia
BASTA BUGIE - Santi e beati
San Domenico Savio: "la morte, ma non i peccati"

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 5:44


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6568SAN DOMENICO SAVIO: ''LA MORTE MA NON I PECCATI'' di Ermes DovicoIl mondo potrebbe diventare un anticipo di Paradiso se solo si avesse cura di insegnare e far leggere ai bambini la vita di san Domenico Savio (1842-1857), il piccolo gigante di santità sbocciato pienamente alla scuola di san Giovanni Bosco. Don Bosco fu pure il suo primo e più grande biografo e vide in quell'anima eletta il sommo esempio di quanto desiderava per i suoi fanciulli.Secondo dei 10 figli di Carlo, un fabbro, e Brigida, una sarta, Domenico nacque il 2 aprile e fu battezzato lo stesso giorno. Fin dalla più tenera infanzia mostrò i segni della sua profonda spiritualità, fatta di preghiera, penitenza e un grande senso del sacro, che discendeva dal suo amore per Dio e la Madonna. Una volta non volle sedersi a tavola per la presenza di un ospite che non si faceva nemmeno il segno della croce: «Non posso mangiare con uno che divora tutto come le bestie».È VOLONTÀ DI DIO CHE CI FACCIAMO SANTIRicevette la Prima Comunione a 7 anni e già allora aveva le idee chiarissime, esposte in poche righe: «Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me ne darà il permesso. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati». Andava a scuola camminando per una quindicina di chilometri al giorno, lungo strade insicure, ma quando gli chiesero se avesse paura la sua risposta fu: «Macché paura! Io non sono solo. Ho l'Angelo custode che mi accompagna». Il 2 ottobre 1854 Domenico conobbe don Bosco, gli manifestò il desiderio di studiare per divenire sacerdote e il santo educatore decise di farne un suo allievo all'oratorio di Valdocco, a Torino. Una sera il maestro rivolse queste parole a lui e agli altri ragazzi. «È volontà di Dio che ci facciamo santi. Dio ci prepara un grande premio in cielo se ci facciamo santi». Chiese allora a don Bosco di aiutarlo nell'opera e si sentì rispondere di servire il Signore con allegria.Nella sua ascesa verso la santità, Domenico prese a confessarsi ogni otto giorni e ad andare a Messa quotidianamente, ricevendo sempre l'Eucaristia. Animava i giochi, insegnava il Catechismo agli amici, faceva loro da guida e da pacificatore. Non temeva di prendere decisioni scomode, come quando strappò dei giornali osceni portati in oratorio da un ragazzo più forte di lui o ancora quando allontanò un protestante che si era avvicinato per spargere le sue idee religiose tra gli altri fanciulli. Tra coloro che si accorsero presto della sua santità vi fu la mamma di don Bosco, la venerabile Margherita Occhiena, che così disse al figlio: «Tu hai molti giovani buoni, ma nessuno supera il bel cuore e la bell'anima di Domenico. Lo vedo sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli altri; ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far visita al Santissimo Sacramento. Sta in chiesa come un angelo che dimora in Paradiso».LA COMPAGNIA DELL'IMMACOLATAIl grande amore per la Madonna lo spinse a fondare nel 1856 la «Compagnia dell'Immacolata», a due anni dalla definizione del dogma ad opera di Pio IX. Nell'iniziativa aveva coinvolto i suoi migliori amici, ai quali aveva detto: «Uniamoci, fondiamo una compagnia per aiutare don Bosco a salvare molte anime».Durante l'epidemia di colera del 1854-56, Domenico fu tra i 44 ragazzi che accolsero l'invito di don Bosco a offrirsi come volontari per assistere i malati. In quest'attività il fanciullo si distinse senza essere contagiato, proprio come il santo maestro aveva promesso - purché fossero «in grazia di Dio» - a tutti i volontari.In seguito, la sua salute fragile cedette alla tubercolosi, che lo costrinse a ripetuti salassi, da lui serenamente accettati pensando «ai chiodi piantati nelle mani e nei piedi di Nostro Signore».Quando capì che era arrivato il suo momento, disse al padre: «È giunta l'ora. Prendete il mio libro di preghiere e leggetemi le preghiere della buona morte». Rispose devotamente a ogni invocazione e alla fine pronunciò queste parole: «Che bella cosa io vedo mai!». Era il 9 marzo 1857 (uno dei due giorni in cui si celebra la sua memoria liturgica, che la Famiglia Salesiana e le diocesi piemontesi festeggiano il 6 maggio). Domenico non aveva ancora compiuto 15 anni. Don Bosco seppe poi, in sogno, il perché di quelle ultime parole terrene del suo allievo: «È stata Maria Santissima a venire a prendermi, la mia più grande consolazione in vita e in morte. Lo dica ai suoi figli che non dimentichino mai di pregarla».

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia del Corpus Domini - Anno B (Mc 14,12-16.22-26)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 6:07


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6485OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO B (Mc 14,12-16.22-26)Questa domenica celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo, donati a noi come Cibo e Bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato.Il Vangelo di oggi riporta il racconto della sua Istituzione, avvenuta durante l'Ultima Cena. Gesù, dopo aver reso grazie, spezzò il pane e lo diede ai suoi Discepoli, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22). Poi prese il calice del vino, e disse: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti» (Mc 14,24). L'Ultima Cena è lo stesso sacrificio del Calvario: ciò che avvenne sacramentalmente durante quella Cena, si verificò di lì a pochi giorni sul Calvario, e si realizza ad ogni celebrazione della Santa Messa.Questo è il Sacrificio della nuova ed eterna Alleanza, di cui parla la seconda lettura di oggi. L'Autore della Lettera agli Ebrei parla di questo Sacrificio che ci purifica dalle opere della morte (cf Eb 9,14) e ci dona l'eredità eterna (cf v. 15). Nell'Antico Testamento si sacrificavano animali e con il loro sangue si aspergeva il popolo. Questi sacrifici erano solamente figura del Sacrificio di Gesù, l'unico che ci purifica dai nostri peccati.L'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato.Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale Dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in Carne e il vino in Sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa Carne e questo Sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi.L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi.Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Se noi tutti siamo uniti a Gesù ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola.Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù.Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Come don Bosco affrontò l'epidemia di colera a Torino

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later May 11, 2021 7:10


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6566COME DON BOSCO AFFRONTO' L'EPIDEMIA A TORINO di Maria BigazziTra il 1854 e il 1855 in Italia comincia a diffondersi una malattia che porterà alla morte migliaia e migliaia di persone: il colera.Nel 1854 anche Torino ne viene colpita. Don Bosco era stato avvertito in anticipo per grazia di divina che presto si sarebbe diffusa anche a nella sua città e vi avrebbe fatto strage.Il santo avvertì i suoi ragazzi dell'oratorio dicendo loro: "Voi state tranquilli: se farete quanto vi dico, sarete salvi da quel flagello. - Che cosa dobbiamo fare? - gli avevano chiesto i giovani. - Prima di tutto vivere in grazia di Dio; portare al collo una medaglia di Maria SS. che io benedirò e darò a ciascuno e a questo fine recitare ogni giorno un Pater, Ave e un Gloria coll'Oremus di S. Luigi e la giaculatoria: Ab omni malo libera nos, Domine -.Con lo scoppio del colera cominciarono a morire molte persone. Nei primi giorni dell'infezione, quanti erano i colpiti, tanti erano i morti. Secondo le stime dell'epoca, su cento casi si avevano in media sessanta decessi.La gente viveva in uno stato di angoscia e sgomento. Cessava il commercio, le botteghe venivano chiuse, molte persone fuggivano per paura. Non si conosceva alcun rimedio per curare il morbo.All'annuncio dei primi casi a Torino, il clero si disse subito pronto ad aiutare le autorità civili e a soccorrere i malati.Il Municipio stesso, appena comparve imminente lo scoppio del flagello, diede uno splendido esempio di pietà. Dopo avere adottato le misure sanitarie necessarie, implorò l'aiuto della Vergine Maria ordinando una funzione religiosa nel Santuario di Maria SS. Consolatrice.Don Bosco per primo si prodigò per gli ammalati. Egli usò ogni possibile mezzo di precauzione, fece ripulire il locale, aggiustare altre camere, diminuire il numero dei letti nei dormitori e migliorare il vitto, sobbarcandosi gravissime spese.Ma non si affidò ai soli provvedimenti terreni. Egli ben sapeva che il vero aiuto non poteva venire che da Dio.Prostrato davanti all'altare pregava il Signore così: "Mio Dio, percuotete il pastore, ma risparmiate il tenero gregge"; e rivolgendosi alla Vergine Maria aggiungeva: "Maria, Voi siete madre amorosa, e potente; deh! Preservatemi questi amati figli, a qualora il Signore volesse una vittima tra noi, eccomi pronto a morire, quando e come a Lui piace".Sabato 5 agosto, festa della Madonna della Neve, don Bosco raccolse i ricoverati attorno a sé. Annunciando la comparsa del flagello raccomandava a tutti sobrietà, temperanza, tranquillità di spirito e coraggio, e insieme confidenza in Maria Santissima, una buona confessione e la santa Comunione.Con queste parole istruì i suoi ragazzi, affidandoli a Dio per mezzo di Maria: "Causa della morte è senza dubbio il peccato. Se voi vi metterete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, io vi assicuro che nessuno di voi sarà toccato dal colera; ma se mai qualcuno rimanesse ostinato nemico di Dio, e, quel che è peggio, osasse offenderlo gravemente, da quel momento io non potrei più essere garante né di lui, né per qualunque altro della Casa".I giovani accolsero l'invito di don Bosco e subito si accostarono ai Sacramenti, menando da quel giorno una condotta esemplare.Ogni sera molti lo circondavano per esporgli i propri dubbi o manifestargli le piccole mancanze della giornata, e don Bosco, da amorevole padre, non mancava mai di dare loro ascolto e conforto.Egli per primo assisteva con eroica abnegazione i contagiati.Nessuno dei ragazzi di don Bosco, lui compreso, si ammalò di colera, pur venendo continuamente a contatto con ammalati.Abbandonarsi completamente a Dio senza riserve, vincendo ogni paura e rispetto umano, e mettersi sotto la protezione della Vergine Maria, sono i principali rimedi per affrontare qualsiasi evento nefasto.Don Bosco indicò ai suoi ragazzi la Confessione e la Comunione come le armi più forti e i veri strumenti di protezione.L'Eucaristia infatti è l'unica vera Medicina dell'anima che preserva sia dalle malattie spirituali che da quelle corporali, il vero e unico Nutrimento per vincere il male e diventare una cosa sola con Cristo.Insegna Gesù che se avremo "fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile" (Mt 17,20).Così, con piena fiducia in Dio, imploriamo il Suo aiuto e la guarigione del mondo da ogni malattia spirituale e corporale, in particolare da quella che in questo momento ci sta affliggendo maggiormente, senza mai rinunciare a Lui e ai Sacramenti per timore o negligenza.

Liturgia | RRL
176 - La prova che l'Eucaristia è Vero e Reale Sacrificio

Liturgia | RRL

Play Episode Listen Later Apr 29, 2021 4:48


Per rendere completa la nostra dimostrazione, proveremo ora l'esistenza del Sacrificio Eucaristico dall'altra fonte della fede, cioè la tradizione divina. Come "la colonna e il fondamento della verità" (I Tim. 3, 15) la Chiesa cattolica ha sempre e ovunque creduto e insegnato che la Santa Messa è un vero sacrificio l'unico e perpetuo sacrificio della Nuova Legge.

Don Pierpaolo Maria Cilla: lezioni sulla Divina Volontà
L'Eucaristia ci fa vivere solo per Gesù

Don Pierpaolo Maria Cilla: lezioni sulla Divina Volontà

Play Episode Listen Later Apr 23, 2021


solo vivere omelie l'eucaristia
BASTA BUGIE - Santi e beati
La piccola cinese martire per l'eucaristia

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Mar 25, 2021 13:20


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6520LA PICCOLA CINESE MARTIRE PER L'EUCARISTIAFulton Sheen prese ispirazione dalla storia di Li, la bambina che difese Gesù dai comunisti cinesi (VIDEO: La piccola martire dell'eucaristia)di Suor Emmanuel MaillardQuando nel 1979 Dio ha chiamato a sé il suo servo Fulton Sheen, milioni di americani lo hanno pianto e si sono sentiti orfani. Per anni, su tutti i mezzi mediatici possibili, lo avevano ascoltato attentamente, affascinati. Dotato di un carisma rarissimo, Mons. Sheen abbinava l'arte di parlare alla potenza che gli veniva dallo Spirito Santo. Lo si ascoltava? Si sapeva allora che Dio era vivo, magnifico e desiderabile. Bishop Sheen diffondeva una tale luce che tutte le radio se lo contendevano, certe che avrebbe fatto superare di gran lunga tutti gli indici di ascolto registrati fino ad allora. La sua famosa serie televisiva La vita vale la pena di essere vissuta raggiungeva circa trenta milioni di telespettatori ogni settimana.Questo grande arcivescovo, aveva un segreto. [...] Per capire dobbiamo trasferirci in Cina, nell'epoca più dura delle repressione comunista, negli anni cinquanta...DAMMI SEMPRE IL PANE QUOTIDIANOIn una scuola parrocchiale, i bambini recitano solennemente le loro preghiere e suor Euphrasie è contenta: due mesi prima molti hanno potuto fare la comunione, e l'hanno fatta con serietà, dal profondo del cuore. Sorride alla domanda della piccola Li, di dieci anni: "Perché il Signore Gesù non ci ha insegnato a dire: ‘Dacci oggi il nostro riso quotidiano'?. I bambini mangiano riso al mattino, a mezzogiorno e alla sera, come rispondere a una simile domanda?"È che... pane vuol dire Eucaristia, aveva risposto la religiosa. È vero che suor Euphrasie brillava più per il suo cuore che per la sua teologia! "Tu chiedi al buon Gesù la comunione quotidiana. Per il tuo corpo hai bisogno del riso. la la tua anima, che vale più del corpo, ha fame di questo pane che è il Pane di Vita!.Nel mese di Maggio, quando Li fa la prima comunione, dice a Gesù nel suo cuore: "Dammi sempre il pane quotidiano, perché la mia anima viva e stia bene!. Da allora Li va a fare la comunione tutti i giorni. Ma si rende conto che i "cattivi (i senza Dio fra i comunisti) possono in ogni istante impedirle di ricevere Gesù nella comunione. Allora prega ardentemente perché questo non accada mai.Orbene, un giorno sono entrati in classe e seduta stante si sono rivolti ai bambini: "Dateci subito i vostri idoli!. Li sapeva bene cosa voleva dire questo. I bambini, terrorizzati, hanno dovuto consegnare le loro immagini sacre accuratamente dipinte. Poi il commissario ha strappato il crocifisso dal muro con un gesto pieno di collera, lo ha gettato per terra e lo ha calpestato gridando: "La nuova Cina non tollererà più queste superstizioni grossolane!.La piccola Li, che amava tanto la sua immagine del Buon Pastore, ha cercato di nasconderla nel corpetto, era l'immagine della sua prima comunione! Uno schiaffo sonoro le ha fatto perdere l'equilibrio ed è caduta per terra. Il commissario ha chiamato il padre della bambina e ha fatto in modo di umiliarlo prima di legarlo saldamente.L'AMORE PER GESÙ EUCARISTIAQuello stesso giorno, tutti gli abitanti del villaggio catturati dalla polizia si sono stipati in chiesa per un nuovo tipo di "sermone urlato dal commissario, che ridicolizzava le missionarie e gli "agenti dell'imperialismo americano... Poi con voce rimbombante ha ordinato ai miliziani di sfondare il tabernacolo. L'assemblea ha trattenuto il fiato e ha pregato ardentemente.Voltato verso la folla l'uomo ha gridato: "Vedremo ora se il vostro Cristo sa difendersi. Ecco che cosa ne faccio della vostra ‘presenza reale'. Trucchi del Vaticano per sfruttarvi meglio!. Così dicendo ha afferrato il ciborio e ha gettato tutte le ostie sulle mattonelle. I fedeli, frastornati, sono indietreggiati soffocando un grido.La piccola Li resta raggelata. Oh, cosa hanno fatto del Pane? Il suo cuoricino retto e innocente inizia a sanguinare dinanzi alle ostie sparse sul pavimento. Non ci sarà nessuno per difendere Gesù? Il commissario se ne fa beffe, una risata grassa inframmezza le sue bestemmie. Li piange in silenzio."E ora fuori, andatevene!, urla il commissario, "e guai a chi osa tornare in quest'antro di superstizioni!. La chiesa si svuota. Ma, oltre agli angeli adoratori sempre presenti attorno a Gesù Ostia, un testimone si trova lì e non perde niente della scena che si svolge sotto i suoi occhi. È padre Luc, delle Missioni Estere. Nascosto dai parrocchiani in un bugigattolo del coro, dispone di una finestrella che dà sulla chiesa. Sprofonda in una preghiera riparatrice e soffre perché non può muoversi: un gesto da parte sua e i parrocchiani, che l'hanno nascosto lì, sarebbero arrestati per tradimento."Signore Gesù, abbi pietà di te stesso, prega con angoscia, "impedisci questo sacrilegio! Signore Gesù!. A un tratto uno scricchiolio rompe il silenzio pesante della Chiesa. La porta si apre lentamente. È la piccola Li. Ha appena dieci anni ed ecco che si avvicina all'altare, con i suoi passettini da cinese. Padre Luc trema per lei: può essere uccisa in ogni istante! Ma non può comunicare con lei, può solo guardare e supplicare tutti i santi del cielo di risparmiare quella bambina. La piccola si prostra e adora in silenzio, come le ha insegnato suor Euphrasie. Sa che occorre preparare il proprio cuore prima di ricevere Gesù. Con le mani giunte, rivolge una preghiera misteriosa al suo caro Gesù maltrattato e abbandonato. Poi padre Luc vede che si abbassa e, carponi, raccoglie un'ostia con la lingua. Eccola ora in ginocchio, con gli occhi chiusi e rivolti all'interno verso il suo visitatore celeste. Ogni secondo è assai pesante, padre Luc teme il peggio... Se solo potesse parlarle! Ma la bambina se ne va lentamente com'è arrivata, quasi saltellando.SALVARE TUTTE LE OSTIELe "epurazioni continuano e la brigata mobile dei servizi d'ordine perlustra tutto il villaggio e dintorni. Quella è la sorte della "Nuova Cina. Fra i contadini, nessuno osa muoversi. Rincantucciati nelle loro capanne di bambù, ignorano tutto del futuro.Eppure la nostra piccola Li scappa per ritrovare il suo Pane Vivo in chiesa e, riproducendo esattamente la scena del giorno prima, prende un'ostia con la lingua e scompare. Padre Luc morde il freno. Perché non le prende tutte? Lui conosce il numero delle ostie: trentadue. Li non sa dunque che può raccoglierne parecchie contemporaneamente? No, non lo sa. Suor Euphrasie era stata molto chiara: "Una sola ostia al giorno è sufficiente. E non si tocca l'ostia, la si riceve sulla lingua!. La piccola si conforma alle regole.Un giorno resta ormai solo un'ostia. All'alba la bambina si infila come al solito in chiesa e si avvicina all'altare. Si inginocchia e prega vicino all'ostia. Allora padre Luc soffoca un grido. Un miliziano, in piedi nel vano della porta, punta la rivoltella. Si sente solo un colpo secco, seguito da un grosso scoppio di risa. La bambina si accascia subito.Padre Luc la crede morta, ma no, vede che striscia con difficoltà verso l'ostia e ci preme sopra la bocca. Qualche soprassalto convulso, seguito dall'improvviso rilassamento.La piccola Li è morta. Ha salvato tutte le ostie! [...]IL SEGRETO DI FULTON SHEENDue mesi prima di morire, all'età di ottantaquattro anni, Mons. Fulton Sheen ha rivelato infine il suo segreto al grande pubblico, durante un'intervista su una catena televisiva internazionale.Sua Eccellenza - gli ha chiesto il giornalista - lei ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo, ma lei da chi è stato ispirato? Da un papa?Non è un papa - ha risposto - né un cardinale, né un altro vescovo. Nemmeno un sacerdote o una religiosa! Mi ha ispirato una piccola cinese di dieci anni.Allora Mons. Sheen ha raccontato la storia della piccola Li. Consegnava così il suo testamento intimo. L'amore di quella bambina per Gesù nell'Eucaristia, ha aggiunto, lo aveva talmente impressionato che il giorno in cui la scoprì fece questa promessa al Signore: ogni giorno della sua vita, qualunque cosa fosse accaduta, avrebbe fatto un'ora di adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Orbene, non solo Mons. Sheen ha mantenuto la promessa, ma non ha mai perso un'occasione per promuovere l'amore per Gesù nell'Eucaristia. Senza stancarsi, invitava i credenti a fare ogni giorno "un'ora santa davanti al Santissimo Sacramento.Per lui non c'erano dubbi: quella bambina sconosciuta e povera del profondo della Cina era la scintilla che aveva permesso l'immensa fecondità del suo apostolato. Quel giorno, davanti agli schermi televisivi, tutta l'America ha capito che i milioni di cuori toccati da questo grande predicatore - era lei, la piccola Li! Le conversioni innumerevoli ottenute da quel gigante mediatico - era lei e il suo cuoricino puro! Quei milioni di adoratori "appostati davanti al Santissimo Sacramento da quel vescovo santo - era lei e le sue trentadue visite eroiche a Gesù gettato sul pavimento! Quella fioritura di consacrazioni e vocazioni suscitate dal più popolare prelato americano - era lei, la piccola martire cinese, e le sue nozze di sangue con l'Agnello.Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 8 minuti) dal titolo "Impariamo dalla piccola Li, martire dell'Eucaristia" Padre Bruno De Cristofaro ICMS racconta la storia della piccola martire cinese Li affinché sia chiaro cosa significhi rispettare la Santa Eucaristia.

BASTA BUGIE - Cinema
FILM GARANTITI Mother Cabrini - La straordinaria vita di Santa Francesca Saverio Cabrini (2021) **

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Feb 8, 2021 9:13


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=394LA STRAORDINARIA VITA DI SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINIUltima di 13 figli, fondò le Missionarie del Sacro Cuore e partì per gli Stati Uniti, dove lottò contro la massoneria, fece erigere scuole, orfanotrofi, collegi, case di riposo, asili, ospedali... la sua forza era la preghiera e Pio XII la proclamò patrona degli emigrantiLa visione di Mother Cabrini è valsa veramente la pena. Molto più, a mio modesto avviso, dello sceneggiato su Chiara Lubich, andato in onda la domenica precedente, senza programmi concorrenti e pure in prime time: un "santino" piuttosto piatto e zeppo di luoghi comuni politicamente corretti: cristianesimo come opzione esclusiva per i poveri, fascisti cattivi e comunisti buoni, la Chiesa come Inquisizione, la santità della protagonista indistinguibile da un volontariato alla Caritas. Invece Mother Cabrini di Daniela Gurrieri e interpretato da una convincente Cristina Odasso non ha peli ecclesialmente corretti sulla lingua: i nemici della Santa sono i massoni, concetto più volte ribadito nel corso della storia.Con attori fisicamente somiglianti scorrono sullo schermo san Giovanni B. Scalabrini, il papa Leone XIII e la protagonista, mostrata, sia pure di sfuggita dati i tempi compressi di un film, nel suo lato evangelicamente «astuto come un serpente» (la sua abilità nello stendere contratti era leggendaria; soleva dire: «i nemici di Cristo sono abilissimi nell'amministrazione e nella finanza, noi non dobbiamo essere da meno»), ma anche in quello mistico delle ore passate in preghiera davanti al Tabernacolo. Nel film una scena vede lei acquistare a poco una proprietà deprezzata dalla mancanza d'acqua, e poi l'acqua la si trova, con meraviglia degli operai, scavando nel punto da lei indicato. Felice anche l'idea di lasciare il titolo in inglese nell'edizione italiana: la Santa aveva infatti la cittadinanza americana e, per questo, fu la prima cittadina americana a finire sugli altari. Dichiarata Patrona degli emigranti, con le suore osava andare nei quartieri di New York dove neanche la polizia entrava. Erano i tempi in cui il concetto di «missione» era onnicomprensivo e nessun missionario si poneva il problema se stesse per caso facendo «proselitismo».Maria Francesca Cabrini da Sant'Angelo Lodigiano (oggi provincia di Lodi) in religione cambiò il suo nome in suor Francesca Saverio (con la «o») in onore del Patrono delle Missioni, san Francesco Saverio. Voleva infatti andare in Cina, ma il vescovo Scalabrini la convinse ad assistere gli emigrati italiani in America, che erano a rischio di perdere la fede cattolica sia per la povertà che per l'ambiente protestante (e massonico). Nel film tutto questo è chiaramente esplicitato. E, di questi tempi, non è poco.Nota di BastaBugie: per vedere gratis sul sito della Rai il film Mother Cabrini, clicca qui!LA VITA DI SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINIErmes Dovico riassume su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 dicembre 2020 la straordinaria vita di Santa Francesca Saverio Cabrini.Ecco l'articolo completo pubblicato:La fede incrollabile nei disegni di Dio fu il tratto distintivo di santa Francesca Saverio Cabrini (1850-1917), rinvenibile già nella scelta del nome da religiosa, quando al nome di battesimo aggiunse «Saverio» in onore del grande missionario spagnolo che aveva dato tutto per Cristo, annunciandolo nelle terre più lontane e difficili dell'Oriente. Ultima di 13 figli di una famiglia contadina benestante, era nata a Sant'Angelo Lodigiano, rimanendo presto orfana di entrambi i genitori e divenendo suora dopo il diploma da maestra elementare. Per proseguire la missione del suo santo ispiratore, Francesca voleva partire per la Cina, ma seppe comprendere che la volontà divina su di lei era un'altra. Fu prima il vescovo di Lodi, che ne aveva intuito le doti organizzative e le virtù, a consigliarle di fondare un istituto religioso per assistere i moltissimi italiani emigrati in America. La giovane riuscì a riunire alcune compagne attorno a sé e nel 1880 fondò le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, costituendo case in Lombardia e poi a Roma.La prospettiva della missione estera si concretizzò grazie a un altro vescovo, il beato Giovanni Battista Scalabrini. Pur declinando la sua proposta di affiancare il ramo maschile della congregazione da lui fondata, accettò la direzione di un asilo e una scuola a New York. Nel frattempo, era stato Leone XIII in persona a sostenere l'opportunità della via dell'America. «L'istituto è ancora giovane - le disse il Santo Padre - ha bisogno di mezzi: andate negli Stati Uniti, ne troverete, e con essi un grande campo di lavoro. La vostra Cina sono gli Stati Uniti, vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza». Partì nel 1889, compiendo la prima di una ventina di traversate oceaniche in un'infaticabile opera al servizio dei bisogni materiali e spirituali dei connazionali all'estero: «Gli italiani qui sono trattati come schiavi... bisognerebbe non sentire amor di patria per non sentirsi ferita», scriveva degli italoamericani, che aiutò a inserirsi nel tessuto statunitense senza rinunciare alla loro identità e risvegliandone la fede cattolica.Assistita dalle suore e dai benefattori attratti dal suo carisma, tra cui alcuni italiani ricchi che coinvolse nella carità, Francesca si prese cura di ogni gruppo sociale fragile o bisognoso di formazione, dagli orfani agli ammalati, dai giovani agli anziani. Fu così che tutti presero a chiamarla Mother Cabrini. Fondò scuole, orfanotrofi, collegi femminili, case di riposo, asili, ospedali a New York e Chicago, estendendo la sua opera fino alla California, poi in Argentina e poi ancora nelle grandi capitali europee, come Londra, Madrid, Parigi. A chi la lodava per il successo delle sue iniziative, rispondeva sincera: «Tutte queste cose non le ha fatte forse il Signore?». Era in Lui che trovava la forza per superare ogni difficoltà, come emerge limpidamente dai suoi scritti: «Se alcuna cosa mi sembrerà ardua e pesante, raddoppierò la mia confidenza e abbandono nel mio Diletto, cercando di prendere riposo assoluto nel Cuore divino».La devozione al Sacro Cuore di Gesù e l'amore per l'Eucaristia alimentato dalle lunghe contemplazioni davanti al tabernacolo, con cui cercava di accendere le sue religiose, erano la sorgente della sua operosità. «Se io mi occupassi solo di cose esteriori, per buone e sante che siano, diverrei debole e languente; col rischio di perdermi, qualora mi mancasse il sonno dell'orazione», ammoniva, indicando che il suo servizio a Dio nel prossimo nasceva dall'anima ristorata dalla preghiera contemplativa e da un'intensissima vita interiore, che è l'aspetto più facilmente oscurato quando si parla dei grandi santi capaci di trasformare il mondo come Francesca Cabrini. Per questo Pio XII, che la canonizzò e proclamò «Celeste patrona di tutti gli emigranti», aveva ben ragione a dire che «fra le sue virtù eroiche, eroicissima era in lei la carità di Cristo». È l'intima unione con Nostro Signore la virtù che più di ogni altra ha animato la sua opera, per la quale gli italoamericani la chiamano semplicemente «la nostra santa».Nel novembre 2010 le è stata intitolata la stazione di Milano Centrale.Rino CammilleriLa Nuova Bussola Quotidiana, 31-01-2021

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Finito il Lockdown molti cattolici non torneranno più alla Messa

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Feb 2, 2021 7:21


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6449FINITO IL LOCKDOWN MOLTI CATTOLICI NON TORNERANNO PIU' ALLA MESSAAd esempio negli Stati Uniti le Messe di Natale avevano una partecipazione del 64%, mentre il 25 dicembre 2020 hanno visto solo il 20% dei cattolicidi Aldo Maria ValliI cattolici torneranno mai alla Messa? Questa la domanda posta da Eric Sammons in un articolo per crisismagazine nel quale, prendendo in considerazione i dati sull'afflusso dei cattolici americani alle sante Messe, mette in luce quella che si può ormai definire una vera e propria fuga.Se nel 1970 negli Stati Uniti i cattolici che andavano a Messa erano circa il 55% di tutti i cattolici, nel 2019 la quota è diventata del 20%. È dunque chiaro che la maggior parte di coloro che si auto-identificano come cattolici non pensa che sia obbligatorio andare a Messa e che ricevere l'Eucaristia, fons et culmen, fonte e culmine della vita cristiana, non sia in realtà indispensabile. Ma anche quel 20% sembra ormai superato. In base ai dati più recenti, risulta infatti che, in seguito ai lockdown anti-Covid, la quota di cattolici che ancora vanno a Messa si sia ridotta al cinque per cento. Tutto ciò, commenta Sammons, non è sorprendente se si pensa che ogni diocesi americana ha proibito le Messe a partire da marzo. Tuttavia, anche dopo la riapertura, la percentuale di frequentanti è salita di poco, fino a un massimo del dieci per cento. E le Messe di Natale, che normalmente in America vedono affluire nelle chiese il 64 per cento di coloro che si professano cattolici, hanno radunato nello scorso dicembre solo il 20 per cento dei cattolici. La domanda è: i livelli di partecipazione alla Messa torneranno come prima oppure il tracollo è irreversibile? Ci sarà un ritorno ai livelli pre-Covid, che erano già abbastanza drammatici, oppure la presenza alla Messa continuerà a riguardare una minima parte di coloro che si professano cattolici?LA RICETTA PERFETTA PER AVERE CHIESE VUOTENessuno può saperlo, ma gli indizi portano a una risposta pessimistica. Già prima del Covid la Chiesa cattolica negli Usa stava affrontando le conseguenze di un autentico collasso demografico, tanto che il numero dei battesimi infantili, uno dei migliori indicatori dello stato di salute della Chiesa, dopo essere rimasto relativamente stabile dal 1975 al 2000, nel nuovo millennio è crollato di oltre il 40%.Ora, con il Covid, il quadro è segnato da alcuni elementi incontestabili.Prima di tutto i vescovi, intenzionalmente o involontariamente, hanno segnalato al mondo che partecipare alla Messa è non essenziale.In secondo luogo, certe abitudini che per la vita di tante persone erano sacre sono state infrante.Terzo, molte parrocchie sono così puntigliose nelle loro restrizioni anti-Covid da essere diventate, scrive Sammons, meno accoglienti di una sede della Stasi nella vecchia Germania Est. Se si mettono insieme tutti questi dati, ecco la ricetta perfetta per avere chiese vuote.Ma allora, come dovrebbe reagire la Chiesa? Innanzitutto, bisognerebbe riconoscere che il problema va al di là delle restrizioni imposte l'anno scorso. Le restrizioni non hanno causato, bensì hanno rivelato una realtà che molti volevano ignorare: per la maggior parte dei cattolici la fede è poco più di un generico attaccamento di tipo culturale. Gli inviti a partecipare alla Messa e a ispirare la propria vita alla fede cadono per lo più nel vuoto. Mentre fino a una cinquantina d'anni fa ogni dichiarazione e presa di posizione della Chiesa contava qualcosa, oggi anche i comandamenti più forti sono accolti dalla maggior parte dei cattolici come un sussurro che si può tranquillamente ignorare.La Chiesa, commenta Sammons, anziché fare come se nulla fosse, dovrebbe rendersi conto della nuova realtà, e prima di tutto i pastori dovrebbero assumere un atteggiamento più combattivo contro la cultura prevalente.Per decenni la gerarchia in generale ha dato la sua benedizione (o almeno ha strizzato l'occhio) a ogni tendenza culturale distruttiva per l'uomo, e ciò include il rifiuto di combattere contro l'idea sempre più diffusa che le persone siano principalmente vettori di contagio piuttosto che immagini di Dio. Nella Chiesa antica, uno dei modi principali in cui la fede crebbe fu la testimonianza dei cristiani in tempi di epidemie. Quando i pagani fuggivano, i cristiani entravano nelle città per prendersi cura dei malati e dei morenti, e fu proprio questa testimonianza a indurre molti a pensare che la nuova religione fosse molto diversa dai culti pagani. Era una fede piena di coraggio e vigore. Cosa che del cattolicesimo attuale non si può proprio dire.Sammons ricorda la previsione del cardinale Ratzinger, quando, alcuni decenni fa, disse che dalla crisi di oggi emergerà una Chiesa più piccola, che dovrà ricominciare più o meno dall'inizio, perderà molti dei suoi privilegi e sarà vista non più come un'istituzione ma come una società su base volontaria, per pochi.Questo è appunto ciò che oggi abbiamo davanti agli occhi, ma i vertici della Chiesa ancora non sembrano rendersene conto. E "più a lungo cercheremo di mantenere lo status quo - conclude Sammons - più difficile sarà iniziare l'opera di rievangelizzazione". Titolo originale: Negli Usa la Messa è finita, ma la Chiesa non se n'è accortaFonte: Radio Roma Libera, 23 gennaio 2021Pubblicato su BastaBugie n. 702

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XVIII domenica tempo ordinario - Anno A (Mt 14,13-21)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 28, 2020 6:04


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6165OMELIA XVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A (Mt 14,13-21)Le folle seguirono Gesù, ed Egli sentì compassione e per loro compì uno dei suoi più strepitosi miracoli, quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci. C'è un particolare molto importante nel racconto di questa pagina del Vangelo: Gesù, per operare questo miracolo, si servì del piccolo contributo di cinque pani e due pesci. Questo è il modo di agire di Dio. Egli potrebbe far da solo, certamente; ma, nella sua bontà, Egli si vuole servire della collaborazione delle sue creature. Per sfamare le folle, Gesù disse ai discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mt 14,16). Così, con questo piccolo contributo, Egli sfamò cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.Se tutti gli uomini sapessero mettere a disposizione di Dio quello che possono dare, il mondo andrebbe certamente meglio. Non possiamo dire: è poco quello che posso offrire. Se noi daremo il poco che abbiamo, il Signore metterà il resto. In un certo senso, possiamo dire che Dio condiziona l'elargizione delle sue grazie al nostro umile e modesto contributo. Prima di tutto, Egli condiziona le grazie alla nostra preghiera, per cui, se preghiamo otterremo i favori divini; in secondo luogo, Egli vuole pure la nostra fattiva collaborazione. Pensiamo all'esempio luminoso di Madre Teresa di Calcutta: ella seppe mettere nelle mani di Dio tutto quella che era, e il Signore, servendosi di lei, compì delle meraviglie a favore di tanti poveri sventurati. Il Signore non vuole agire senza di noi. Per cui, se il mondo va male, incolpiamo noi stessi. Egli, l'Onnipotente, moltiplicherà i nostri poveri mezzi per realizzare delle grandi opere.Dio ama servirsi di piccoli contributi, per far risaltare ancora di più la sua onnipotenza. Diversi anni fa, un giovane fece questa domanda ad un sacerdote: «Perché Dio non fa niente, quando molti muoiono di fame?». Il sacerdote, dopo aver brevemente riflettuto, diede questa bella risposta: «Il Signore ha fatto qualcosa, ha fatto te!». Questa risposta fu come un fulmine che rischiarò le tenebre della coscienza di quel giovane, il quale, da quel giorno, comprese che Dio agisce nel nostro sforzo. Di fronte a tante persone che muoiono di fame, Dio dice a ciascuno di noi: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mt 14,16). Non lasciamo mancare il nostro contributo, e Dio non lascerà mancare il suo aiuto onnipotente. Sant'Ignazio di Loyola insegnava che dobbiamo agire come se tutto dipendesse da noi, ma dobbiamo attendere il buon esito dei nostri sforzi unicamente da Dio. Comunemente si dice: "Aiutati, che il Ciel t'aiuta"; ma, se manca il nostro sforzo, non possiamo pretendere l'aiuto di Dio.Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci ci mostra la sollecitudine di Gesù per tutti i nostri bisogni, anche quelli materiali, e la compassione del suo Cuore divino. Egli ha compassione anche di noi e ci sostiene. Confidiamo sempre nella Provvidenza, pensando che in Cielo c'è Qualcuno che si prende cura di noi. Quanto più grande sarà la nostra confidenza in Dio, tanto più sperimenteremo il suo aiuto.Tuttavia, il miracolo del Vangelo di oggi, prima di tutto, voleva preannunciare il Mistero dell'Eucaristia. Per sfamare le anime, Gesù dice ai sacerdoti: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mt 14,16). Ripetendo il gesto dell'Ultima Cena, i sacerdoti consacrano il pane e il vino che diventano il Corpo e il Sangue di Gesù. L'Eucaristia è il Pane disceso dal Cielo, con il quale Redentore stesso è il cibo dell'anima fedele.Nella prima lettura, per bocca del profeta Isaia, il Signore dice a ciascuno di noi: «O voi tutti assetati, venite all'acqua» (Is 55,1). Egli ci invita ad andare a Lui che è la Sorgente infinita dell'amore. Questa fonte sempre viva è Gesù nel Santissimo Sacramento dell'altare, è l'Eucaristia. Attingiamo avidamente a questa fonte e non rimaniamo mai privi di un dono così grande. L'Eucaristia è tutto l'amore di Cristo; con l'Eucaristia, Gesù ci dona tutto il suo cuore, e nulla potrà mai separarci da questo immenso amore del nostro Redentore.San Paolo, nella seconda lettura, con parole vibranti di commozione, afferma con forza che niente potrà separarci dall'amore di Cristo (cf Rm 8,38-39). Purtroppo, tante volte siamo noi ad allontanarci ogni volta che, all'amore di Dio, preferiamo il peccato. Così facendo, con la nostra libera volontà, ci allontaniamo dalla Sorgente della vita e ci ribelliamo al nostro Creatore. Questa è la più grande disgrazia che possa capitarci. San Paolo diceva che né la tribolazione, né l'angoscia, il pericolo e la spada ci potranno separare dall'amore di Dio. In tutte queste difficoltà, noi siamo più che vincitori; solo il peccato ci distacca dal Signore e ci allontana dall'Eucaristia. Per questo motivo, i Santi lottarono energicamente contro il male, per vivere sempre uniti a Dio e per cercare unicamente la sua gloria.Proponiamoci anche noi di accostarci spesso all'Eucaristia, di accostarci in grazia di Dio; e, se siamo consapevoli di aver peccato gravemente, confessiamoci prima di accostarci alla Comunione. In questo modo, non saremo mai separati dall'amore di Gesù.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Se l'autorità civile vieta le Messe e il vescovo ubbidisce, cosa devono fare sacerdoti e fedeli?

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 16, 2020 6:52


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6170SE L'AUTORITA' CIVILE VIETA LE MESSE E IL VESCOVO UBBIDISCE, COSA DEVONO FARE SACERDOTI E FEDELI?"Sine dominico non possumus". Da chi e perché è stata pronunciata questa frase e quale significato profondo è racchiuso nel termine latino dominicum, da spingere i martiri ad affrontare la morte piuttosto che rinunciarvi? Sono interrogativi che non si possono eludere se non si vuole ridurre questa espressione ad un incomprensibile slogan.Abitene era una città della provincia romana detta Africa proconsularis, nell'odierna Tunisia, situata, secondo un'indicazione di S. Agostino, a sud ovest dell'antica Mambressa, oggi Medjez el-Bab, sul fiume Medjerda.Nel 303 d.C. l'imperatore Diocleziano, dopo anni di relativa calma, scatena una violenta persecuzione contro i cristiani ordinando che "si dovevano ricercare i sacri testi e santi Testamenti del Signore e le divine Scritture, perché fossero bruciati; si dovevano abbattere le basiliche del Signore; si doveva proibire di celebrare i sacri riti e le santissime riunioni del Signore" (Atti dei Martiri, I).SINE DOMINICO NON POSSUMUSAd Abitene un gruppo di 49 cristiani, contravvenendo agli ordini dell'Imperatore, si riunisce settimanalmente in casa di uno di loro per celebrare l'Eucaristia domenicale. È una piccola, ma variegata comunità cristiana: vi è un senatore, Dativo, un presbitero, Saturnino, una vergine, Vittoria, un lettore, Emerito...Sorpresi durante una loro riunione in casa di Ottavio Felice, vengono arrestati e condotti a Cartagine davanti al proconsole Anulino per essere interrogati. Al proconsole, che chiede loro se possiedono in casa le Scritture, i Martiri confessano con coraggio che "le custodiscono nel cuore", rivelando così di non voler distaccare in alcun modo la fede dalla vita.Il loro stesso martirio si trasforma in una liturgia "eucaristica"; tra i tormenti, infatti, si possono ascoltare dalle labbra dei Martiri espressioni come queste: «Ti prego, Cristo, esaudiscimi. Ti rendo grazie, o Dio... Ti prego, Cristo, abbi misericordia». La loro preghiera è accompagnata dall'offerta della propria vita e unita alla richiesta di perdono per i loro carnefici.Tra le diverse testimonianze, significativa è quella resa da Emerito. Questi afferma, senza alcun timore, di aver ospitato in casa sua i cristiani per la celebrazione. Il proconsole gli chiede: "Perché hai accolto nella tua casa i cristiani, contravvenendo così alle disposizioni imperiali?". Ed ecco la risposta di Emerito: «Sine dominico non possumus»; non possiamo, cioè, né essere né tanto meno vivere da cristiani senza riunirci la domenica per celebrare l'Eucaristia.Il termine dominicum racchiude in sé un triplice significato. Esso indica il giorno del Signore, ma rinvia anche, nel contempo, a quanto ne costituisce il contenuto: alla Sua resurrezione e alla Sua presenza nell'evento eucaristico.UN ELEMENTO COSTITUTIVO DELL'ESSERE CRISTIANOQuesti 49 martiri di Abitene hanno affrontato coraggiosamente la morte, pur di non rinnegare la loro fede nel Cristo risorto e non venir meno all'incontro con Lui nella celebrazione eucaristica domenicale. Perché? non certamente per la sola osservanza di un "precetto", visto che solo in seguito la Chiesa stabilirà il precetto festivo. Allora, perché? Perché i cristiani, fin dall'inizio, hanno visto nella domenica e nell'Eucaristia celebrata in questo giorno un elemento costitutivo della loro stessa identità. È quanto emerge con chiarezza dal commento che il redattore degli Atti dei martiri fa alla domanda rivolta dal proconsole al martire Felice: "Se sei cristiano non farlo sapere. Rispondi piuttosto se hai partecipato alle riunioni". Ed ecco il commento: «Come se il cristiano potesse esistere senza celebrare i misteri del Signore o i misteri del Signore si potessero celebrare senza la presenza del cristiano! Non sai dunque, satana, che il cristiano vive della celebrazione dei misteri e la celebrazione dei misteri del Signore si deve compiere alla presenza del cristiano, in modo che non possono sussistere separati l'uno dall'altro? Quando senti il nome di cristiano, sappi che si riunisce con i fratelli davanti al Signore e, quando senti parlare di riunioni, riconosci in essa il nome di cristiano».Il proconsole Anulino, al termine della giornata impiegata per gli interrogatori, 12 febbraio 304, e constatato la loro professione di fede cristiana, li fece rinchiudere in carcere. Negli Atti non è riportato come morirono, ma sembra che siano stati alcuni giustiziati, altri morti di fame e torture nel carcere, comunque in tempi diversi.Nota di BastaBugie: sul processo ai martiri di Abitene si possono leggere su Wikipedia i seguenti importanti particolari. Eccoli:Il processo iniziò il 12 febbraio, davanti al proconsole Anulino. Un componente del gruppo, di nome Dativo, era senatore. Interrogato, dichiarò di essere cristiano e di aver preso parte alle riunioni dei cristiani, ma anche sotto tortura rifiutò di rivelare chi le avesse presiedute. Durante gli interrogatori l'avvocato difensore Fortunaziano, fratello di Vittoria, una degli accusati, incolpò Dativo di avere istigato lei e altre ingenue giovani a partecipare alla funzione religiosa; ma lei replicò di avere partecipato con libera volontà e piena consapevolezza. Il proconsole sospese la tortura per chiedere a Dativo se avesse preso parte alla riunione, e Dativo confermò la sua partecipazione. [...] Condotto in prigione, presto morì a causa delle torture subite.Il presbitero Saturnino, interrogato, non abiurò la sua fede nemmeno sotto tortura; il suo esempio fu seguito da tutti gli altri, uomini e donne, compresi i suoi quattro figli.Una delle risposte degli accusati è stata citata spesso. A Emerito, che aveva dichiarato che i cristiani si erano incontrati nella sua casa, fu chiesto perché avesse disobbedito all'ordine dell'Imperatore. Rispose: "Sine dominico non possumus", cioè: "Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore". Si riferiva alla celebrazione che l'Imperatore aveva messo fuori legge, alla quale avevano deciso di partecipare anche a costo della tortura e della condanna a morte.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Corpus Domini - Anno A (Gv 6,51-58)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 9, 2020 6:56


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id= 6094OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO A (Gv 6,51-58)Questa domenica celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo donati a noi come cibo e bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato. La prima lettura parla della "manna", con la quale Dio nutrì il popolo d'Israele nel suo esodo attraverso il deserto. La manna era un pane disceso dal cielo che prefigurava l'Eucaristia. Il popolo d'Israele era in cammino verso la terra promessa; noi, in questo pellegrinaggio terreno, siamo protesi verso la Patria Celeste e siamo nutriti ogni giorno da questo Pane Celeste che è la Santa Comunione. Il cammino attraverso il deserto, da parte del popolo d'Israele, non fu privo di insidie, ma chi si mantenne fedele, nutrito da questa «manna sconosciuta» (Dt 8,16), giunse alla meta tanto desiderata. Anche il nostro cammino è difficoltoso, il deserto di questo mondo spesso ci tende delle insidie, ma, nutriti di questo celeste alimento che è l'Eucaristia, troveremo il vigore per procedere sicuri, nonostante il demonio, il mondo e la carne continuino a ostacolarci.Nel Vangelo, Gesù dice chiaramente: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Queste parole sono tra le più belle e consolanti di tutto il Vangelo. Il pensiero che Gesù vuole essere il nostro cibo che ci sostiene deve colmarci di gratitudine e di gioia. Con questa affermazione, Gesù dice apertamente che la manna che nutrì gli Israeliti nel deserto era solo un'ombra rispetto alla realtà. Il vero pane è Lui, è il Signore, e solo cibandoci di Lui avremo la Vita eterna. Poco dopo infatti afferma: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo [ovvero di Gesù] e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,53-55).Giustamente, l'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della Consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato.Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Santa Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in carne e il vino in sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa carne e questo sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi.L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi.Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Questo aspetto è messo in luce dalla seconda lettura di oggi, quando san Paolo afferma: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane» (1Cor 10,17). Se io sono unito a Gesù e anche tu lo sei, ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola.Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù.Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Le maschere cadute grazie al coronavirus

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later May 26, 2020 8:45


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6141LE MASCHERE CADUTE GRAZIE AL CORONAVIRUS di Aldo Maria ValliLa pandemia da coronavirus ci ha portato sofferenza e disagi, ma ha contribuito a fare cadere alcune maschere.1) UN GOVERNO INCAPACE E INCONCLUDENTEUna maschera caduta è quella dell'azione di governo come siamo ormai abituati a vederla all'opera da parecchi anni: la politica delle dichiarazioni superficiali, del litigio continuo e senza costrutto, della campagna elettorale permanente, del teatrino buono per i talk show televisivi ma del tutto fatuo e inconcludente.Di fronte a una situazione di allarme, per le singole persone e la collettività, l'apparato di governo si è mostrato per ciò che è veramente: un teatrino, appunto, un fondale di cartapesta davanti al quale le scialbe figure degli attori recitano la commedia della lotta per il potere ignorando totalmente le autentiche funzioni di governo, cioè di gestione della cosa pubblica.Che cosa deve fare un governo se non operare per garantire la sicurezza dei cittadini? E che cosa deve fare per garantire la sicurezza se non conoscere la realtà, programmare per dare al paese solide basi e tenersi pronto a fronteggiare le crisi?In questo caso invece abbiamo assistito al dramma di un governo sprovveduto, che di fronte alla situazione di crisi non ha potuto fare altro che annaspare come il naufrago in mezzo al mare. Nessuno, a quanto risulta, aveva preparato alcunché per fronteggiare il rischio imminente, eppure le avvisaglie c'erano state. E i cosiddetti servizi di intelligence? E le cosiddette strategie per l'emergenza? Le unità di crisi? Nulla di nulla. Un medico, il professor Pasquale Bacco, che ha condotto uno studio sulla diffusione del coronavirus in Italia, ha riferito di aver avvisato le autorità già nel mese di ottobre 2019, ma le sue segnalazioni non furono tenute in considerazione.La "strategia" adottata è stata il lock down, il bloccare tutto, il rintanarsi. La più semplice e immediata. Come l'uomo primitivo che correva a rifugiarsi nella caverna per sfuggire all'animale feroce. La qualità di un governo si vede nei momenti di difficoltà, e ciò che noi abbiamo visto è l'inesistenza di un governo nel senso pieno della parola. Infatti, si è messo nelle mani di un comitato tecnico-scientifico. Cioè è venuto meno al suo compito e ha delegato la responsabilità di governo, e dunque decisionale, a un organismo non politico.2) I LIMITI DELLA SCIENZAUn'altra maschera caduta è proprio quella della scienza come panacea, come grande risolutrice di ogni problema. È caduta la maschera della scienza come risposta certa, come Verità assoluta e incontrovertibile. Fanno pensare le parole di un politico italiano che dalle colonne di un grande quotidiano ha accusato gli scienziati di saper fornire alla questione del coronavirus solo ipotesi e nessuna soluzione. "Dovete darci risposte certe!" ha strillato il politico, mettendo così in risalto la sua profonda ignoranza circa la natura della scienza.Con onestà, gli scienziati seri ammettono che di fronte a un problema nuovo loro possono solo mettersi a studiare, confrontando i dati e verificando ipotesi. Le risposte, se mai arriveranno, saranno il frutto di questo lungo e paziente lavoro. La scienza sa soprattutto di non sapere e per dare risposte, comunque relative, ha bisogno di verifiche. La scienza non ha la bacchetta magica.3) IL DOGMATISMO DEL PENSIERO UNICOUn'altra maschera caduta è quella dei falsi amici della libertà, i quali, di fronte a una situazione complicata e pericolosa come l'attuale, non sanno fare altro che mettere la museruola a chi non la pensa come loro, a chi non si lascia convincere dalle spiegazioni date per certe, a chi non si adegua al pensiero dominante. Questi nemici della libertà li stiamo vedendo all'opera. Organizzano strutture contro quelle che loro proclamano essere fake news e pretendono di stabilire dall'alto che cosa è vero e che cosa è falso, mortificando sul nascere ogni forma di confronto e bollando come provocatore chi non si accontenta della narrativa che va per la maggiore. Prima della situazione di pericolo questi signori si riempivano la bocca con inni demagogici alla democrazia e alla libertà, ma ora, di fronte a una situazione oggettivamente difficile, si rivelano per ciò che sono: censori e inquisitori da strapazzo (dico da strapazzo perché gli inquisitori veri, per lo meno, avevano studiato).A proposito di informazione, una maschera caduta è quella del giornalismo che dice di essere dalla parte del cittadino, ma in realtà fa del terrorismo psicologico. Parla di servizio ma, cedendo al sensazionalismo, spaventa il pubblico. È quel giornalismo che si compiace della situazione di allarme e la alimenta, anche perché ne trae beneficio in termini di ascolti e copie vendute. Invece di aiutare le persone a condurre un'analisi razionale della situazione, punta tutto sull'emotività.4) LA DISTRUZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTEUn'altra maschera caduta è quella della cosiddetta classe dirigente, che in Italia non c'è più o è ridotta al lumicino. Non ci sono persone in grado non solo di organizzare, ma, prima ancora, di pensare, di inquadrare un problema in una prospettiva e di fare veramente l'interesse nazionale. Abbiamo solo conventicole, le une contro le altre, incapaci di una visione ampia e lungimirante. E la mancanza di classe dirigente è il risultato di anni e anni di massacro operato nella scuola, nell'università, nei centri di formazione. È la conseguenza dei mancati investimenti nella cultura. Abbiamo ancora qualche nicchia di eccellenza in diversi settori, ma si tratta di aree specialistiche. Ci mancano coloro che sappiano fare sintesi, per il bene di tutti e per una vera crescita.5) LA RELIGIONE PEACE AND LOVEUn'altra maschera caduta (e qui passiamo all'ambito religioso) è quella degli allegri chierici tutti "peace and love", tutti "vogliamoci bene" e "non è vero che Dio punisce" e "non giudichiamo" e "basta con le facce scure" e "la vita è bella" e "la fede è gioia". Questi chierici tutti "laetitia et gaudium" sono sempre pronti a polemizzare contro chi fa notare che la vita di fede in realtà è anche dramma e battaglia, è scelta e giudizio, perché Gesù ha detto che è venuto a portare la spada e non la pace, perché la verità non è negoziabile e dunque per difenderla bisogna essere disposti a combattere, perché il problema della morte e del destino eterno dell'anima non è aggirabile. Ma ora, di fronte al pericolo, che cosa ce ne facciamo dei discorsi alla "peace and love", che evitano di prendere in considerazione morte, giudizio, inferno e paradiso? Ora, di fronte all'oggettività della sofferenza e del limite, che ce ne facciamo della religione ridotta a sociologia e a vaga consolazione, dimentica della trascendenza e delle cose ultime? Curioso, ma non tanto, è che proprio questi chierici tutti "peace and love" siano ora quelli che appaiono più atterriti dal virus, quelli meno disposti ad aprire le chiese. Prima ridevano sempre, adesso sono terrorizzati. Prima cianciavano di "Chiesa in uscita", adesso preferiscono starsene rintanati. Adesso, invece di aiutarci a trovare un senso al dolore e alla morte, invece di avvicinarci a Dio, chiedono obbedienza allo Stato e blindano nostro Signore, trattandolo come un untore al quale accostarsi con mille precauzioni e all'insegna della diffidenza, come se l'Eucaristia non fosse il viatico che ci sostiene e ci fortifica, ma un pericolo.Se e quando usciremo da questa situazione, avremo imparato qualcosa? Saremo meno disposti a lasciarci sedurre dalle allucinazioni imposte dai guardiani del pensiero? Purtroppo, nulla lo lascia immaginare.

Le VOCI di radioromalibera.org | RRL
463 - Corrado Gnerre - La conversione di san Nicolò Stenone ci fa capire il giusto onore che si deve all'Eucaristia

Le VOCI di radioromalibera.org | RRL

Play Episode Listen Later May 21, 2020 4:43


L'illustre scienziato danese, se fosse vissuto oggi, si sarebbe convertito? Oggi che l'Eucaristia viene trattata come viene trattata?

BASTA BUGIE - Cristianesimo
La storia di Don Minutella, il sacerdote scomunicato nel 2018 per scisma ed eresia

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later May 19, 2020 17:22


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6132LA STORIA DI DON MINUTELLA, IL SACERDOTE SCOMUNICATO NEL 2018 PER SCISMA ED ERESIA di Simone OrtolaniIl «piccolo resto cattolico» guidato da don Alessandro Maria Minutella è realmente cattolico o è semplicemente diventato, in breve tempo, una delle tante sette di ispirazione cristiana? Cosa sta accedendo al movimento di fedelissimi del prete siciliano, che assicura i suoi oltre 43 mila follower della pagina Facebook Radio Domina Nostra di essere spronato da battagliere locuzioni interiori nell'opporsi alla «falsa Chiesa bergogliana», giudicata «eretica ed apostata»?Il protagonista della vicenda è nato a Palermo il 13 settembre 1973 ed è entrato nel seminario del capoluogo dell'isola nell'ottobre del 1992. Dopo essere stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1999 dal cardinale Salvatore De Giorgi, è stato nominato parroco di San Giovanni Bosco nella zona di Romagnolo nella stessa città. Si è laureato in Teologia sistematica presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia con una tesi sulla mistica del Purgatorio in Santa Caterina da Genova nel 2002 e ha conseguito il dottorato in Storia del dogma cristiano presso la Pontificia Università Gregoriana nel 2007 con una tesi sull'Escatologia cristologico-trinitaria di Hans Urs von Balthasar, diventata un corposo volume presentato a Roma e a Palermo nel marzo 2014. Oratore brillante e facondo, autore di alcune pubblicazioni - fra cui una su San Gregorio Magno -, uomo di forte temperamento, appassionato ed ironico, don Minutella afferma di avere avuto come guide spirituali don Pino Puglisi e don Gabriele Amorth. Grazie ai social network assurge ad ampia notorietà con infuocate catechesi trasmesse online: parla con trasporto di spiritualità, devozioni e mariofanie sia riconosciute sia non riconosciute; si presenta come paladino della sana Dottrina cristiana, si richiama incessantemente al Catechismo e, facendo leva sulle sue qualifiche accademiche, combatte eresie e polemizza con i «modernisti».I Sinodi sulla Famiglia del 2014-2015 e, nel 2016, la promulgazione dell'esortazione apostolica Amoris Laetitia sono lo spartiacque nei rapporti fra don Minutella e la gerarchia: papa Francesco è accusato pubblicamente ed esplicitamente da lui di avere autorizzato la Comunione ai divorziati risposati, di avere profanato sia il sacramento del Matrimonio che quello dell'Eucaristia e di avere tradito il Magistero. Nel 2017, il sacerdote inizia un tour per l'Italia per la presentazione del libro I tempi di Maria. [...]Pur avendo celebrato l'Eucaristia per alcuni anni in comunione con papa Francesco seguendo le rubriche del Messale di Paolo VI, don Minutella arriva gradualmente a sostenere che il pontefice «venuto dalla fine del mondo» non è mai stato nemmeno legittimamente eletto, a causa del complotto della «mafia di San Gallo» e della rinuncia di Benedetto XVI, pretesa come del tutto invalida. In seguito, opta per l'uso esclusivo della liturgia ante-conciliare trasmettendo da Radio Domina Nostra le funzioni da lui stesso officiate secondo il Rito romano antico.PRESUNTO MEDIUM PER CONTO DELLA SANTA VERGINEL'esibizione costante delle pretese comunicazioni celesti lo aiuta ad accreditarsi presso piccole fasce di sacerdoti e gruppi di laici maggiormente propensi a lasciarsi suggestionare dal racconto di apparizioni, rivelazioni private e profezie.«Eravamo in parte delusi e scandalizzati da una certa deriva modernista e il passo successivo è stato quello di vedere in don Minutella un profeta dei nostri giorni. Ci diceva di essere stato scelto dalla Madonna come Suo inviato dal Cielo e di riceverne locuzioni», spiega un ex attivista del «piccolo resto». «Molti di noi eravamo realmente ispirati dal desiderio di servire il Vangelo, ma altri erano soltanto anticlericali guidati dall'odio verso la gerarchia, pontefice compreso, e vedevano in don Minutella un "liberatore dai cattivi", il capo di una rivoluzione per liberare Roma dagli apostati».Il parroco assicura di ricevere queste locuzioni interiori da parte del Cielo e ne fa uno dei suoi principali argomenti di persuasione. In un'occasione, documentata, egli cerca grottescamente, di fronte ad alcuni fedelissimi, di imitare la voce di Padre Pio - che ne starebbe possedendo il corpo - intimando agli stessi la più stretta fedeltà alla sua persona. In un'altra, egli parla in falsetto, cercando di presentare se stesso come medium per conto della «Santa Vergine».Era stato proprio il ricorso al presunto elemento soprannaturale che aveva contribuito a turbare i rapporti fra questo vivace quanto indocile curato, in precedenza stimato come brillante studioso, e l'arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo. Il porporato, ricevendolo nel settembre del 2015 in episcopio gli aveva ordinato il silenzio sulle propagandate rivelazioni a causa del turbamento dei fedeli. Questo precetto era coerente con le disposizioni dell'arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, nell'ambito della cui giurisdizione territoriale, a Carini, sorge, su un terreno di proprietà privata, il centro Piccola Nazareth, gestito da don Minutella: «Le locuzioni sono ingannevoli». Commentando anche la distribuzione a Piccola Nazareth di acqua nemmeno potabile ma spacciata come «prodigiosa», il presule protestava che era «quanto meno strumentale l'invenzione dell'acqua miracolosa, che avrebbe poteri soprannaturali e terapeutici, perché gioca con la sacra sensibilità dei semplici che vivono seri momenti di prova. Corre l'obbligo di avvertire tutti i fedeli che tali pratiche oltre ad essere contrarie al volere della Chiesa, sono fortemente sospette di manipolazione delle coscienze». L'arcivescovo di Monreale si diceva certo della «sicura falsità delle sue affermazioni quando si dichiara "profeta" di messaggi soprannaturali, la cui diffusione mette seriamente a rischio la genuina devozione popolare verso la Madonna, gli Angeli e i Santi».SACRE DEVOZIONI E PROFANO MARKETING ONLINEQuesto esibizionismo che mescola con disinvoltura sacre devozioni e profano marketing online irrita alcuni fra i simpatizzanti della prima ora. Per i meno ingenui, sono le stesse catechesi di don Minutella ad apparire ambigue e confuse: egli inizia a citare, senza un vero e proprio criterio, come maestri di ortodossia autori del tutto diversi fra di loro, da Hans Urs von Balthasar a monsignor Marcel Lefebvre, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, fino ad esprimere apprezzamento per i sedevacantisti di varie correnti, ricercando recentemente contatti con i loro rappresentanti, forse per ottenere una certa legittimazione dal confronto pubblico con i sacerdoti di questo ambiente. Ed è proprio dalle pubblicazioni dell'Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia, appartenente a questa costellazione, che don Minutella ricava l'espressione «Una cum», tanto da farne una propria bandiera. L'espressione latina è parte del Canone della Messa in cui è commemorato il nome del Papa regnante: «Una cum famulo tuo Papa nostro Francisco», cioè, «Insieme col Tuo servo nostro Papa Francesco». Per i sedevacantisti non è lecito celebrare i sacramenti in comunione con gli occupanti della Sede apostolica dai tempi di Giovanni XXIII; don Minutella sceglie invece di celebrare «una cum Papa Benedicto».«Don Minutella ha iniziato a celebrare in comunione con papa Benedetto XVI dichiarando che fosse ancora lui in carica. Ci disse che fu la Madonna a rivelargli che Francesco non fosse il vero papa e che non bisognava assolutamente menzionarlo perché, partecipando alle celebrazioni eucaristiche in unione con Francesco, si rischiava la dannazione eterna delle nostre anime, di tradire Gesù Cristo, di contaminarsi con le eresie», sostiene un gregario ormai deluso. Ma nemmeno la fiducia nei confronti di Joseph Ratzinger è piena. Quando il vescovo bavarese sceso dalla Cattedra di San Pietro ribadisce «ancora una volta», nel contesto dell'intervista contenuta nel libro di Peter Seewald Benedetto XVI. Una vita, la sua «amicizia» con il suo successore, don Minutella appare smarrito ed esclama incredulo che «è in gioco la fede stessa», come in occasione nella catechesi trasmessa da Radio Domina Nostra la sera del 5 maggio 2020. «Dov'è Pietro, chi è Pietro, che fine ha fatto Pietro?», si chiede in diretta su Facebook. Ormai è innegabile una «crepa profonda nei confronti del Romano Pontefice che rimane Benedetto XVI ma che però ci disorienta, ci smarrisce e ci mette alla dura prova. Quest'uomo - denuncia don Minutella - che ha continuato a vestirsi di bianco dopo aver detto che non sarebbe più intervenuto, lì, a 93 anni, scrive questi libri dove dice e non dice, parla e non parla, rendendoci ancora più confusi di quanto fa Bergoglio».SCOMUNICA PER ERESIA E SCISMAIl preteso campione della «Resistenza cattolica» - affermano alcuni testimoni - «avalla le sue dottrine con autori come San Tommaso d'Aquino stravolgendone i contenuti. Ha esortato tutti a non confessarsi più con altri sacerdoti che non appartengano al suo "piccolo resto". Ha chiesto di non ricevere la santa Eucaristia da costoro, che se celebrata in comunione con papa Francesco non sarebbe il Corpo del Signore, ma quello di satana; ha ordinato di non far battezzare i propri bambini da costoro, a non farsi nemmeno benedire dai pastori della Chiesa "ufficiale" per non riceverne maledizioni».Sono diverse le registrazioni audio e video che confermano queste parole, diffuse fra i seguaci su WhatsApp e su Telegram.«Ha detto in modo imperativo di non entrare nemmeno nei Santuari. Molte persone, credendo alle sue tesi, hanno iniziato a nutrire dubbi sulla validità dei propri matrimoni, dei battesimi, delle comunioni ricevute, precipitando nella desolazione più nera.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Ripassare la fede durante il coronavirus

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later May 5, 2020 7:32


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6117RIPASSARE LA FEDE DURANTE IL CORONAVIRUS di Luca MarcolivioCon la sua ultima iniziativa, Juan Manuel Cotelo ha realizzato un desiderio che da tempo aveva nel cuore: tornare a fare il catechista. Il regista spagnolo, noto in particolare per docufilm come L'ultima cima e Terra di Maria, ha svolto catechesi nelle parrocchie per molti anni fino a che non è diventato famoso per le sue pellicole e ha iniziato a girare il mondo.Come un po' in tutta Europa, i bambini e i ragazzi spagnoli hanno dovuto sospendere il catechismo e hanno visto slittare le date delle loro prime comunioni e cresime. Da qui l'idea di Cotelo di realizzare una serie di video-catechesi, diffuse sui profili social e sul canale YouTube di Infinito +1, la casa produttrice da lui stesso fondata.Con episodi di cinque-sei minuti ciascuno, Cotelo illustra ai suoi piccoli utenti i fondamenti della fede: i Dieci Comandamenti, il Padre Nostro, l'Eucaristia, la Vergine Maria, lo Spirito Santo. A ciò si aggiungono approfondimenti sulla Sacra Scrittura, sulla nascita di Gesù, sugli angeli custodi. Tutte le catechesi sono veicolate dal carisma scenico di Cotelo e da mille trovate spettacolari, accompagnate da un garbato umorismo, che - si parva licet - evoca il buonumore dei grandi santi: da San Tommaso Moro a San Filippo Neri fino a don Bosco e San José Maria Escrivà.CURRICULUM VITAE DI DIONel Catequizmo spiccano capitoli particolarmente intelligenti e originali, come quello sul Curriculum vitae di Dio. Qual è il suo indirizzo? «Vivo da tutte le parti ma per le emergenze mi trovate dentro il cuore umano», si legge sul curriculum del Padre Eterno... E l'età? Indefinibile, perché Egli è, al tempo stesso il più vecchio e, vista la sua iperattività, il più giovane, infatti «non va mai in vacanza, non ha un giorno libero in tutto l'anno!», spiega Cotelo. Situazione familiare: «Padre di una famiglia numerosa, il numero dei miei figli è incalcolabile...». Professione e lavori svolti: «La quantità di cose che Dio ha fatto e che sa fare è enorme: creatore del Cielo e della Terra, creatore di tutte le cose visibili e invisibili», tuttavia, «la sua specialità è fare l'impossibile!». Competenze linguistiche: «Dio parla tutte le lingue del mondo. Tutte!». Pubblicazioni: «Dio è anche l'autore di un libro che è il più venduto nella storia di tutti i libri e questo libro è la Bibbia!».Spassoso e istruttivo anche l'episodio del Profetic Football Club: il dream team di Dio vede in campo Abramo, in porta, Daniele, Davide e Debora in difesa, Elia, Eliseo, Isaia, Mosè, Samuele a centrocampo, Geremia, Giona e Giovanni in attacco... Il «miglior acquisto della storia», colui che «fa più gol di tutti», è però Gesù, la cui strategia per andare a segno è «obbedire» e «fare la volontà del Padre». «Dio fa sempre un gioco di squadra - spiega Cotelo -. Lui potrebbe giocare anche tutte le partite da solo, perché è il miglior giocatore che esista. E allora perché fa un gioco di squadra? Perché Dio è amore e l'amore è sempre un gioco di squadra!». «Mettendo Dio al centro - prosegue la video-catechesi - possiamo vincere le partite più difficili della vita: le malattie, le tristezze e anche la morte!».PRODOTTO INDIRIZZATO NON SOLO AI BAMBINI MA ANCHE AI GENITORIL'Italia è il primo paese non ispanico ad aver adattato e diffuso il Catequizmo di Juan Manuel Cotelo. Doppiaggio e ritocchi visivi sono curati da Francesco Travisi, responsabile di Infinito +1 Italia, che ha così supplito alla mancata disponibilità degli studi dovuta all'emergenza sanitaria. «Catequizmo è un prodotto indirizzato non solo ai bambini ma anche ai genitori», spiega Travisi alla Nuova Bussola Quotidiana. «Spesso capita che i bambini della Prima Comunione vengano "depositati" in chiesa, per un puro e semplice "babysitting religioso". Noi, però, visto che i bambini stanno rispondendo bene a questo appuntamento online, invitiamo i genitori a guardare anche loro il Catequizmo: può essere l'occasione per pregare coi figli o per provare a ripercorrere la propria storia spirituale, in un momento in cui, presi dalla routine, dal lavoro e da molto altro, alcuni adulti si raffreddano nella fede». Nonostante il linguaggio semplice e le modalità comunicative rivolte principalmente all'infanzia, Catequizmo ha effettivamente suscitato interesse e favore anche nel pubblico adulto: «In molti mi stanno scrivendo per dirmi quanto è bello questo appuntamento giornaliero e la cosa curiosa è che spesso non hanno figli, né sono catechisti», sottolinea Travisi.Nella versione originale, Catequizmo è arrivato nei giorni scorsi alla trentesima puntata, superando le 73mila visualizzazioni. L'idea di Cotelo è di completare l'opera entro maggio, mese in cui, normalmente, si celebrano le Prime Comunioni, per un totale di quaranta video, numero simbolico che sugella questa lieta e specialissima "quarantena catechistica". La versione italiana è arrivata al diciottesimo video sabato scorso. «Non siamo Netflix, quindi non godiamo di un grande vantaggio pubblicitario, la nostra forza principale è nel passaparola», continua Francesco Travisi. Senza imponenti promozioni, comunque, i video del Catequizmo nella versione italiana hanno superato le duemila visualizzazioni. È partita nel frattempo anche la versione rumena della video-iniziativa, mentre sono sul trampolino di lancio, le edizioni tedesca e croata.Il buon successo riscosso dal Catequizmo anche tra gli adulti dimostra che i contenuti veicolati non valgono solo per l'infanzia. Anche con un approccio leggero, si possono trasmettere concetti profondi e veri e, tra le righe, si può fare persino un po' di sana apologetica. Del resto, come affermava il grande Chesterton, «la ragione per cui gli angeli sanno volare è che si prendono con leggerezza».

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia IV Domenica Pasqua - Anno A (Gv 10,1-10)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Apr 28, 2020 7:46


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5983OMELIA IV DOMENICA PASQUA - ANNO A (Gv 10,1-10)Nelle ultime domeniche abbiamo meditato sulla bontà di Gesù, sulla sua immensa misericordia che ci ha dimostrato donandoci la salvezza. Oggi la Chiesa ci presenta la figura del Buon Pastore. Questa immagine ci fa comprendere bene la cura e la sollecitudine che Gesù prodiga per il suo gregge che siamo noi. Dove c'è il pastore, il gregge pascola al sicuro e vi regna sicurezza e abbondanza. Il Salmo di oggi diceva: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l'anima mia» (Sal 22,1-3). Il Signore ci conduce ai pascoli della Vita eterna, ci «guida per il giusto cammino» (v. 3) e ci difende da ogni pericolo. Spetta a noi ascoltare la sua voce e seguirlo docilmente.Gesù è il Pastore e la Chiesa è l'ovile dove le pecore sono al sicuro. Nella Terra Santa, ai tempi di Gesù, l'ovile era uno spazio a cielo aperto, cinto da muri di pietre, con un'unica porta che di notte veniva chiusa. Alla sera, i pastori conducevano le pecore all'ovile che era custodito da un guardiano. Quando si faceva giorno, i pastori tornavano, entravano nell'ovile, e chiamavano le pecore ad alta voce. Le pecore, riconoscendo la voce del loro pastore, si riunivano attorno a lui e, quando il gregge era al completo, il pastore, al suono del flauto, conduceva le pecore al pascolo.I pericoli non mancavano. Vi erano animali feroci che tentavano di assalire il gregge, vi erano anche ladri che cercavano di rubare le pecore. Non sempre il pastore riusciva a salvare il suo gregge e, spesso, per mettere al sicuro la sua incolumità fuggiva di fronte ai briganti. Al contrario, Gesù, il Buon Pastore, non ha esitato a dare la sua vita per noi, morendo sul legno della croce. Nel Salmo di oggi abbiamo ascoltato: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal 22,4). Finché siamo con Gesù non avremo nulla da temere.Per i pastori della Terra Santa la sorveglianza doveva essere continua. A volte capitava che i ladri entravano di notte nell'ovile, scavalcando il muro. Ecco Gesù che dice allora: «Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce» (Gv 10,1-3). Solo il legittimo pastore entra per la porta, e solo la sua voce è riconosciuta dalle pecore. Gli altri sono solo dei briganti.Nel Vangelo di oggi, Gesù dice chiaramente: «Io sono la porta delle pecore [...] se uno entra attraverso me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,7.9). Con questa similitudine, Gesù ci vuole far comprendere che solo in Lui noi possiamo trovare la salvezza. Gesù è il Pastore e Gesù è anche la porta dell'ovile. Nessuno entra nell'ovile di Cristo, che è la Chiesa, senza credere in Lui e senza ricevere il Battesimo che ci schiude questa porta della vita.Per questo motivo, san Pietro, nella prima lettura, disse a tutti quelli che gli domandavano cosa dovessero fare per ottenere la salvezza: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei peccati» (At 2,38). Quel giorno, era il giorno della Pentecoste, furono battezzate circa tremila persone (cf v. 41). Inoltre, nella seconda lettura, san Pietro aggiunge che prima di ottenere la salvezza noi eravamo come pecore erranti, ma ora siamo stati ricondotti al pastore e custode delle nostre anime (cf 1Pt 2,25).Gesù è il Pastore che non solo ci salva dal nemico, ma che anche ci dona la sua vita. Egli dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Gesù ci dona la sua vita in abbondanza. Ce la dona in modo particolare con l'Eucaristia che è il suo Corpo e il suo Sangue. Nutriamoci spesso di questo celeste alimento, il più spesso possibile. Gesù vuole donarci questo Cibo ogni giorno, non perdiamo per pigrizia un dono così grande, e badiamo bene che il non potere non sia il non volere.Ascendendo al Cielo, Gesù ha affidato agli Apostoli il compito e la responsabilità di pascere il gregge dei fedeli. A loro volta, gli Apostoli hanno scelto i loro collaboratori e successori, fino ad arrivare ad oggi e fino ad arrivare alla fine dei tempi. I Vescovi sono i successori degli Apostoli e il Papa è il successore di Pietro, il primo degli Apostoli. Gesù vuole che noi ascoltiamo docilmente la voce dei Pastori della Chiesa, consapevoli che chi ascolta loro, ascolta Lui. Sono loro, il Papa e i Vescovi in comunione con il Papa, ad essere i maestri della fede.Nel corso della storia della Chiesa falsi pastori hanno sempre cercato di penetrare all'interno della Chiesa con i loro insegnamenti sbagliati. Sotto la veste di pastori non mancano neppure ai giorni d'oggi dei predoni che turbano la Chiesa con le loro false teorie. Abbiamo un criterio infallibile per riconoscerli e per rifiutarli: se ciò che insegnano va contro il Magistero della Chiesa non dobbiamo ascoltarli! Ascoltiamo invece la voce del Papa. Egli è l'unico Pastore infallibile per tutto quello che riguarda la fede e la morale.Infine, non dobbiamo mai dimenticare la preghiera per le vocazioni. Vogliamo elevare anche la nostra supplica, affinché il Signore, il Buon Pastore, non privi mai la sua Chiesa del dono di vocazioni sacerdotali e religiose. I sacerdoti ci donano Gesù, con la celebrazione della Messa, e i religiosi, con la loro preghiera e testimonianza, sono un segno luminoso della vita futura che ci attende. L'esperienza insegna che dove mancano vocazioni, la vita cristiana illanguidisce. Preghiamo con fervore che il Signore, oggi stesso, faccia sentire la sua voce a tanti giovani generosi e faccia loro comprendere la bellezza di una vita tutta spesa per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia III Dom. di Pasqua Anno A (Lc 24, 13-35)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Apr 21, 2020 8:04


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5982OMELIA III DOM. DI PASQUA - ANNO A (Lc 24,13-35)Nel cammino della nostra vita, Gesù si fa incontro a noi e ci accompagna. Tante volte, come i discepoli di Emmaus, anche noi non ci accorgiamo di questa presenza così silenziosa al nostro fianco. Gesù cammina con noi e ci indica la strada da percorrere; allora si realizzano quelle stupende parole che abbiamo ascoltato al Salmo responsoriale: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 15,11).Lungo questo sentiero, Gesù ci sostiene con la sua Parola e con l'Eucaristia. Il Vangelo di questa domenica mette in evidenza queste due luci che devono illuminare il nostro cammino. Prima di tutto, il Signore «spiegò loro [ai discepoli] in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27); e, infine, «quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (Lc 24,30). Questo pane spezzato è l'Eucaristia, è il Corpo di Cristo che si fa nostro cibo nel pellegrinaggio di questa vita.Queste due luci, quella della Scrittura e quella dell'Eucaristia, risplendono nella celebrazione della Santa Messa. Ogni cristiano, per camminare con Gesù lungo il cammino di questa vita, deve partecipare fedelmente alla Messa domenicale e, se ne comprende pienamente l'importanza, sentirà il desiderio di parteciparvi anche più spesso, magari ogni giorno. La Santa Messa è un dono grandissimo che ci consentirà di attingere energie sempre nuove per continuare il cammino che ci conduce al Cielo.La prima parte della Messa, chiamata liturgia della Parola, è dedicata alla lettura e alla spiegazione della Sacra Scrittura; la seconda parte, chiamata liturgia eucaristica, riguarda invece il Mistero del Corpo e del Sangue di Cristo. La spiegazione della Parola di Dio ci prepara a partecipare degnamente al Sacrificio eucaristico e a ricevere la Comunione.Nel brano del Vangelo ci sono dei passaggi molto belli. Innanzitutto, è Gesù che si avvicina ai discepoli e che inizia a camminare con loro. «Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo» (Lc 24,16). Eppure, conversando con quello sconosciuto viandante, i due discepoli si sentivano attratti da quella parola così profonda e convincente, che spiegava loro le profezie dell'Antico Testamento, al punto che, alla fine, essi si dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32).C'è un altro particolare molto bello: i due discepoli invitano Gesù a fermarsi da loro, poiché era ormai sera: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (Lc 24,29). Essi pensavano di accogliere un viandante e invece accolsero il Signore. Ogni volta che benefichiamo un povero, benefichiamo il Signore. Tutto ciò che avremo fatto a un bisognoso lo avremo fatto a Gesù.I due discepoli erano tristi e delusi perché speravano che Gesù liberasse Israele dal giogo del dominio straniero. Non avevano ancora compreso la vera missione del Messia che era quella di liberare l'uomo dal peccato. Ecco allora che dissero allo sconosciuto viandante: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24,21). I due discepoli pensavano che con la morte in croce fosse tutto finito e che Gesù avesse fallito completamente. Essi non credevano ancora alla Risurrezione e non avevano compreso che Gesù ci aveva salvati proprio con il suo Sacrificio sulla croce. Ma, allo spezzare del pane, «si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31). Prima che Gesù "spezzasse il pane", i loro occhi erano incapaci di riconoscere il Signore e la loro mente era chiusa e non comprendeva la missione spirituale per la quale il Signore era morto in croce. Ma dopo vi fu un completo capovolgimento, e anche i due discepoli divennero testimoni della Risurrezione e quindi annunciatori del Vangelo. Fortificati dall'incontro con il Signore Risorto e dalla successiva discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli si misero a predicare alle genti, annunziando ciò di cui furono i testimoni. «Non era possibile – affermò san Pietro nel giorno della Pentecoste – che questa [la morte] lo tenesse in suo potere» (At 2,24). Inoltre, nella seconda lettura, san Pietro ci fa comprendere chiaramente il valore redentivo della morte di Gesù in croce, quando parla del Signore risorto come dell'«Agnello senza difetti e senza macchia [...] predestinato già prima della fondazione del mondo» (1Pt 1,19-20). Il primo degli Apostoli afferma con forza che noi siamo stati liberati dal peccato con il Sangue prezioso di quest'Agnello immacolato.Le parole di san Pietro si collegano chiaramente all'Antico Testamento, precisamente al libro dell'Esodo, quando, per ordine di Dio, Mosè diede le disposizioni per come celebrare la Pasqua. Egli, come abbiamo meditato per il "Giovedì Santo", prescrisse di immolare un agnello per famiglia e di segnare con il suo sangue gli stipiti delle porte (cf Es 12). Con le parole di san Pietro abbiamo la conferma che è proprio Lui, il Signore, ad essere questo Agnello senza difetti, immolato sulla croce per la nostra salvezza, e poi risorto in modo glorioso.Al termine di questa omelia, possiamo ora trarre una importante risoluzione per la vita di ogni giorno. Dobbiamo proporci di partecipare con più frequenza alla Messa e, se già vi prendiamo parte ogni giorno, di migliorare le nostre disposizioni. Anche noi, come i discepoli di Emmaus, riconosceremo il Signore, ascoltando la sua Parola e nutrendoci del suo Corpo e del suo Sangue. Ma, per arrivare a tanto, la nostra partecipazione dovrà essere attenta e devota, pensando bene a quello che stiamo vivendo in quel momento.Seguiamo l'esempio di san Francesco d'Assisi, il quale «ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore» (FF 789). Egli «si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri» (ivi). Infine, riferendosi all'importanza della Messa, così scrisse: «L'umanità trepidi, l'universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull'altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo figlio di Dio vivo» (FF 221).La Messa è il momento più importante della nostra giornata e di tutta la nostra vita. Non sciupiamo una grazia così grande con una partecipazione fredda e distratta.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Le commoventi storie dei santi privati della messa (non a causa del coronavirus)

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Mar 24, 2020 7:38


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6061LE COMMOVENTI STORIE DEI SANTI PRIVATI DELLA MESSA (NON A CAUSA DEL CORONAVIRUS)Con le diocesi di tutto il mondo che annullano le messe pubbliche per le settimane a venire, molti cattolici si sentono già "affamati" per la mancanza dell'Eucaristia. Mentre il mondo sta combattendo una pandemia globale, sembra che la Messa sia più necessaria che mai. Ma se le Messe pubbliche vengono annullate, quelle private continuano e il corpo di Cristo è in grado di elargire le grazie da quelle Messe, specialmente quando facciamo una comunione spirituale.Tuttavia, come possiamo noi, che dipendiamo dai Sacramenti, sopravvivere a questa crisi quando non possiamo partecipare alla Santa Messa? Bene, ci sono molti santi (e altri milioni di cristiani) che hanno avuto esperienze simili, mesi e anni di sopravvivenza senza i Sacramenti. Guardare a loro può rafforzarci nella perseveranza.STORIA DEI CRISTIANI GIAPPONESI E COREANISebbene non canonizzati, migliaia e migliaia di cristiani giapponesi hanno vissuto senza sacerdoti per quasi 250 anni. Hanno battezzato i loro figli in segreto, tramandando la fede in lezioni sussurrate, pregando davanti alle immagini della Madonna col Bambino che erano mascherate per apparire come immagini buddiste. Nel 1858 il Giappone riammise infine i missionari, che trovarono 10.000 cristiani nascosti ad attenderli. Immaginate di essere cresciuti con la quasi certezza che nella vostra vita non avreste mai potuto partecipare alla Messa, conoscendo l'Eucaristia solo perché una volta la nonna della vostra nonna è andata a Messa. Tutto ciò mette in un'altra prospettiva l'allontanamento sociale a cui siamo costretti.I santi del XIX secolo in Corea erano in una situazione simile. Dopo che il Vangelo fu predicato per la prima volta dal Servo di Dio Yi Beok e dai suoi compagni nel 1784, la Chiesa fu gestita interamente da laici fino al 1795. Quando arrivò, Padre James Zhou Wen-Mo scoprì 4.000 cattolici, di cui solo uno aveva visto un prete. Wen-Mo è stato l'unico sacerdote in tutta la Corea per sei anni, fino al suo martirio. Per i successivi 36 anni, non vi furono più messe in Corea fino a quando un piccolo gruppo di sacerdoti francesi arrivò nel 1836 e furono tutti uccisi due anni dopo.Sant'Isacco Jogues (1607-1646) [vedi foto in alto, N.d.BB] si era preparato per la tortura e il martirio quando si recò in Nord America per evangelizzare i nativi americani. Ma come sacerdote, non si sarebbe aspettato di essere privato dell'Eucaristia, fino a quando le sue mani non furono martoriate dai suoi rapitori. All'epoca, un prete a cui mancavano il pollice o l'indice non era in grado di celebrare la messa, quindi dal momento della sua ferita fino a quando (dopo essere sfuggito ai suoi rapitori) ritornò in Francia, 17 mesi dopo, Padre Jogues non fu in grado di confessare, di celebrare la Messa, o persino di partecipare alla Messa. Gli fu data una dispensa speciale e gli fu permesso di celebrare di nuovo la Messa, nonostante lo stato delle sue mani, e chiese il permesso di tornare in America dopo il suo recupero. Fu ucciso non molto tempo dopo il suo ritorno, ma il suo assassino in seguito si pentì e fu battezzato con il nome di "Isaac Jogues".GESÙ, NON VOGLIO MORIRE SENZA DI TEVictoire Rasoamanarivo (1848-1894) era una nobildonna malgascia e convertita al cattolicesimo. Considerata una leader della Chiesa, quando i francesi furono espulsi dal Madagascar nel 1883, i sacerdoti in partenza lasciarono la cura della Chiesa nelle sue mani, insieme a Padre Raphael Rafiringa, un fratello religioso malgascio. Per quasi tre anni, Victoire e Raffaello guidarono i 21.000 cattolici laici del Madagascar, riunendoli ogni domenica per la preghiera comunitaria, anche se non c'erano sacerdoti per celebrare la Messa. Victoire spiegò: «Metto davanti alla mia mente i missionari che dicono la Messa e mentalmente partecipo a tutte le messe che si dicono in tutto il mondo». Tre anni dopo, una vivace comunità affamata di Eucaristia ha dato il bentornato ai loro sacerdoti, tutti molto più grati per la Messa di quanto non fossero stati prima dei loro tre anni senza di essa.San Marco Ji TianXiang (1834-1900) era un drogato di oppio. Poiché il suo sacerdote non capiva la natura della dipendenza, disse a TianXiang che non poteva essere assolto fino a quando non avesse sconfitto la sua dipendenza, il che significava che non poteva neppure ricevere la comunione. Per 30 anni, TianXiang ha continuato a praticare la fede mentre gli venivano negati i Sacramenti. Non è mai riuscito a purificarsi, ma è morto martire ed è stato canonizzato santo non solo per il suo martirio, ma per i suoi decenni di tentativi di seguire Gesù anche in assenza dei Sacramenti.Padre Laurentia Herasymiv (1911-1952), come innumerevoli altri cattolici nei campi di concentramento nazisti o gulag sovietici, trascorse gli ultimi mesi della sua vita senza i Sacramenti e nella quasi certezza che non avrebbe avuto opportunità per il viatico o una confessione finale. Arrestato per aver rifiutato di abbandonare la Chiesa cattolica ucraina per l'Ortodossia, fu inviato in Siberia, dove morì a causa di tutto ciò che aveva sofferto per mano dei comunisti. Mentre giaceva morendo, implorò l'Eucaristia, chiamando nel suo delirio: «Gesù, non voglio morire senza di te!». Titolo originale: Santi che hanno dovuto vivere senza l'EucaristiaFonte: Sito del Timone, 19 marzo 2020Pubblicato su BastaBugie n. 657

Notícies Delta.cat
Notícies Delta.cat (18/03/20)

Notícies Delta.cat

Play Episode Listen Later Mar 18, 2020 3:57


Arrossaires del Delta de l'Ebre ha duplicat i en alguns casos triplicat la demanda d'arròs dels grans distribuïdors davant la crisi del coronavirus. Des de divendres passat la cooperativa arrossera, propietària de Nomen Foods, ha pres mesures a la seua planta de Deltebre per garantir el subministrament als seus clients. La cooperativa ha deixat de prestar tots aquells serveis als socis que es poden ajornar per més endavant i ha intensificat els torns de treball a la fàbrica per cobrir la demanda existent al mercat. L'arròs és u producte de primera necessitat i davant la crisi del covid 19 la seua compra s'ha disparat. La gran demanda d'arròs arriba pel canal de la gran distribució, dels supermercats, mentre que el canal de l'hosteleria i la restauració ha quedat aturat en sec. La Parròquia de Sant Miquel de la Cava ha posat en marxa una iniciativa per fer arribar les pregàries i l'Eucaristia a casa dels fidels que estos dies es troben confinats a casa a causa del coronavirus. Cada dia es retransmetrà a través de Facebook Live la pregària de Laudes, la novena i l'eucaristia de les 7 del vespre. A més dimecres i divendres es farà el tradicional Via Creu, entre d'altres pregàries en motiu de la quaresma. Cada setmana es retransmetrà també la missa dels diumenges a les 11 del matí. El rector de la parròquia, Joan Guerola ha recordat que ens trobem en un moment excepcional, amb les esglésies tancades i la ciutadania confinada, i que les xarxes socials són el mitjà que permetrà arribar a la casa dels fidels. No només els actes religiosos s'han vist alterats pel coronavirus, sinó que les mesures de control imposades han obligat també a ajornar la temporada de la Passió de la Cava. Inicialment s'havien de celebrar dos funcions els dies 4 i 5 d'abril i, d'acord amb la Federació Catalana de Passions, la temporada s'ajorna fins al mes de maig. De moment encara no s'ha concretat les dates exactes de la Passió. Els Mossos d'Esquadra van detenir el passat 15 de març un home de 54 anys, de nacionalitat espanyola i veí de Deltebre (Baix Ebre), com a presumpte autor d'un delicte contra la seguretat del trànsit i d'un delicte de trencament de condemna. Els fets van ocórrer durant la tarda del mateix dia 15, quan els agents van tenir coneixement d'un accident de trànsit a la carretera TV-3451, dins el terme municipal de Deltebre.

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AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Il Coronavirus e i mercenari che abbandonano le pecore

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Mar 10, 2020 8:14


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6045IL CORONAVIRUS E I MERCENARI CHE ABBANDONANO LE PECORE di Antonio SocciSi dicevano rivoluzionari e si sono svelati tanti pavidi don Abbondio. Niente più ponti, ma muri e molto alti, invalicabili. [...]Non si vede in giro nessun san Carlo Borromeo. Tutti rintanati nelle Curie. I "medici" che avrebbero dovuto curare le anime hanno abbandonato il gregge, addirittura aderendo senza nulla obiettare al decreto governativo che sospende in tutta Italia, fino al 3 aprile, le messe con la presenza di fedeli. Un fatto senza precedenti. [...]Per la prima volta in duemila anni il paese che è il centro della cristianità resterà totalmente, e per giorni, senza messa.Un evento che potrà lasciare indifferenti atei e agnostici, ma per milioni di cattolici è un vero choc. Non solo perché vengono privati del sacrificio eucaristico proprio in una tragica situazione epidemica, nella quale più si avverte il bisogno di pregare, ma anche per quello che la messa è di per sé. Padre Pio da Pietrelcina diceva: "il mondo potrebbe stare senza sole, ma non potrebbe stare senza la Santa Messa".Un paradosso con cui il santo mistico intendeva far capire l'infinito potere di intercessione e protezione che è - per l'umanità intera - il rinnovarsi quotidiano del sacrifico di Cristo sulla croce: il grande esorcismo che protegge il mondo dal male e dall'autodistruzione.Qualcuno evoca la profezia apocalittica di Daniele che vide un giorno "abolito il sacrificio quotidiano" ed "eretto l'abominio della desolazione". Di certo è un evento traumatico per la Chiesa.C'è chi sostiene che, in base al Concordato e anche alla Costituzione, è discutibile che le generiche parole del decreto governativo possano significare abolizione delle messe. Di certo la Segreteria di Stato vaticana e la Cei non hanno neanche tentato di opporsi o discuterne.Eppure avrebbero avuto ottime ragioni. Infatti non si vede perché sospendere le messe quotidiane in tutta Italia, quando centri commerciali, bar, ristoranti e metropolitane non vengono chiusi nemmeno nelle zone rosse. Così come viaggiano treni e aerei e tutti continuano a lavorare.MESSE, PERCHÉ NO?Perché mai a messa dovrebbe essere più facile il contagio che in ufficio, in metro o al ristorante? Oltretutto alle liturgie feriali partecipano quattro gatti e possono dunque stare molto distanziati.Sembra che il governo italiano [...] abbia - a dir poco - un pregiudizio negativo sulla messa... Ma Vaticano e Cei sono perfino peggio.Infatti - se anche avessero dovuto cedere - avrebbero potuto proporre che in ogni città venissero scelte almeno alcune chiese in cui poter celebrare messe continue (diciamo ogni due ore) per mandare ai fedeli e agli italiani il messaggio di una preghiera continua di intercessione per il nostro Paese e per permettere ai partecipanti di diluirsi in tante messe e quindi presenziare fisicamente a un metro di distanza.Nelle altre parrocchie i vescovi avrebbero potuto disporre l'adorazione permanente, per tutto il giorno, ancora una volta come preghiera costante per l'Italia, contro l'epidemia.Non solo. I vescovi che sospendono le messe e chiudono le chiese avrebbero dovuto mandare sacerdoti - o meglio andare loro stessi - come presenze fisse negli ospedali a disposizione dei malati (quelli di coronavirus e gli altri) e del personale medico e infermieristico.Che testimonianza se tutti i vescovi, in questi giorni, si fossero stanziati negli ospedali. Invece no, se ne stanno rintanati nelle curie.Talvolta sprofondando nell'assurdo come il vescovo di Firenze che è arrivato a scrivere: "il provvedimento governativo... sembra in qualche modo indicare nella preghiera privata una strada per continuare a nutrire la vita spirituale".Quasi che Conte, Casalino e Speranza fossero diventati i nuovi pastori della vita spirituale dei cristiani. [...]I vescovi hanno abdicato alle loro responsabilità. Potevano lanciare una grande preghiera per l'Italia lasciando tutte le chiese aperte, anche di notte. [...]Oggi tutta l'Italia è materialmente in ginocchio eccetto chi dovrebbe essere fisicamente in ginocchio: papa, cardinali e vescovi.Il messaggio che è arrivato al popolo - se ne sia coscienti o no - è terribile: sembra che nella disgrazia e nella sofferenza sia meglio lasciar perdere Dio, perché non serve a nulla. Ma se non serve lì, non serve mai (o bisogna ricordarsene solo per firmare l'otto per mille?).LA TESTIMONIANZA DEI MARTIRI E DEI SANTIPer la prima volta da secoli in una calamità come questa è stato totalmente cancellato Dio. Per venti secoli nella nostra terra è avvenuto il contrario. Tutte le nostre città hanno chiese che sono ex voto per la fine delle pestilenze, durante le quali le città si mettevano sotto la protezione della Madonna. Oggi si cancella Dio.È una situazione inaudita, che sta disorientando del tutto i cattolici, che si sentono abbandonati da quelli che dovrebbero essere i pastori, ma che si sentono anche privati della presenza di Dio nel momento in cui più forte è il bisogno di affidarsi e pregare. [...]La messa custodisce il vero tesoro della Chiesa e non saperlo difendere significa annientare la Chiesa.Nel Catechismo della Chiesa cattolica, voluto da Giovanni Paolo II e dal card. Ratzinger, si legge: " 'Senza la domenica non possiamo vivere' diceva il sacerdote e martire Saturnino all'inizio del secolo quarto, durante una delle più feroci persecuzioni anticristiane, quella di Diocleziano nel 304 d.C. Accusato di aver celebrato l'Eucaristia per la sua comunità, Saturnino ammette senza reticenza: 'Senza l'Eucaristia non possiamo vivere'. E una delle martiri aggiunse: 'Sì, sono andata all'assemblea e ho celebrato la cena del Signore con i miei fratelli, perché sono cristiana' ".La Chiesa ha sempre indicato come esempio la loro testimonianza. E oggi? Il problema è il venir meno della fede e la dimenticanza di Cristo.C'è una domanda di Gesù, nel Vangelo, che faceva riflettere Paolo VI. Dove chiede: "Quando il Figlio dell'uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?" (Lc 18, 8).In Italia, per ora, sì. [...] Nelle curie la ricerca sarebbe molto più faticosa e forse senza esito.Nota di BastaBugie: diversi parroci in tutta Italia hanno cercato di stare vicini ai fedeli in questo momento particolare trovando soluzioni possibili senza disobbedire alla legittima autorità.C'è chi si fa trovare più spesso del solito al confessionale e dopo la confessione propone immediatamente la comunione fuori dalla Messa, c'è chi espone il Santissimo Sacramento in chiesa (almeno la domenica) affinché la preghiera personale sia comunque una preghiera fortemente eucaristica (in attesa di poter partecipare di nuovo la Santo Sacrificio), c'è chi è sempre a disposizione per i fedeli per benedire le loro bottigliette d'acqua che poi portano a casa per utilizzarle come sacramentale.Insomma problemi nuovi trovano soluzioni antiche che hanno sempre aiutato spiritualmente il popolo cristiano a superare i momenti di difficoltà.Scriveteci le idee più originali che vedete applicare dai vostri pastori. Pubblicheremo le più significative.DOSSIER "CORONAVIRUS"Per vedere tutti gli articoli, clicca qui! Titolo originale: Contro il Covid2019 dovevano bloccare l'Italia e invece hanno sospeso le MesseFonte: Libero, 9 marzo 2020Pubblicato su BastaBugie n. 655

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Coronavirus, non sono d'accordo con le Conferenze Episcopali

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Mar 3, 2020 5:57


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6038LETTERE ALLA REDAZIONE: CORONAVIRUS, NON SONO D'ACCORDO CON LE CONFERENZE EPISCOPALI di Giano ColliSpettabile Redazione di BastaBugie,i provvedimenti suggeriti da alcune conferenze episcopali regionali in occasione dell'"emergenza coronavirus" mi lasciano molto perplesso.L'aver abolito la santa Messa aperta alla partecipazione da parte del popolo è un cedimento alle logiche mondane.A parte il fatto che durante la santa Messa, soprattutto feriale, c'è una così bassa partecipazione che, se vogliono, le persone possono agevolmente mantenere la distanza desiderata le une dalle altre, le forme di devozione indicate come alternative (ad esempio, Adorazione Eucaristica, santo Rosario) non possono sostituire l'Eucaristia.È grave che i vescovi abbiano meno fede Eucaristica e, in generale, nell'efficacia soprannaturale della santa Messa.Anche durante le pestilenze del passato la santa Messa pubblica non mi risulta che fu sospesa. Cambiarono, semmai, i luoghi in cui veniva celebrata. Non tutti sanno (ma i vescovi dovrebbero saperlo) che molti tabernacoli che sorgono in luoghi pubblici (tipicamente negli incroci delle strade) devono la loro origine al fatto che lì, durante le epidemie di peste, veniva celebrata la santa Messa e il popolo partecipava affacciandosi alle finestre, così da mantenere le distanze ma senza rinunciare alla partecipazione pubblica della celebrazione.Faccio notare che si trattava della peste e non, come oggi, di una forma un po' più morbosa di influenza.Se, insieme a questa considerazione, ci ricordiamo che intere schiere di martiri preferirono affrontare la morte terrena anziché rinunciare alla santa Messa poiché, come impavidamente molti di loro affermarono, non potevano vivere senza la Domenica, beh, si ha la misura della fede Eucaristica di questi pastori.Mi risulta incomprensibile, inoltre, come si possa incentivare l'Adorazione Eucaristica e poi sospendere la santa Messa pubblica o obbligare, come sta accadendo ad esempio in Toscana (dove la Messa per ora non è stata sospesa) a ricevere l'Eucarestia sulla mano, quando è stato provato che così facendo si rilasciano molti più frammenti di ostia rispetto alla modalità ordinaria sulla lingua, ben sapendo per fede che in ciascuno di essi c'è Cristo intero.Non nascondano questi pastori la poca fede con un presunto allineamento alle disposizioni impartite dalle autorità laiche poiché esse non hanno sospeso, ad esempio, le frequentazioni dei trasporti pubblici, dei locali commerciali, ecc., normalmente - ahinoi - assai più affollati delle chiese.Infine, quest'ultima considerazione: sono quasi trecento anni che più di duecento ostie consacrate si trovano in perfetto stato di conservazione a Siena ed è stato scientificamente osservato come muffe, spore e altri micro organismi si trovino sul cristallo nonché sul fondo e sotto il coperchio del contenitore ma non su di esse...Inoltre è stato limitato l'uso dell'acqua santa... Eppure sono più di centocinquanta anni che ogni sorta di malati, sottolineo che si tratta di malati, si bagnano nelle acque di Lourdes e nessuno ha mai preso malattie per questo. In pratica e, tantomeno, nella fede non c'era quindi nessuna necessità di questi provvedimenti, perché se Dio non permette che le ostie di Siena si corrompano e i malati di Lourdes si contaminino, lo stesso farà con noi.Già, nella fede... ma noi e i nostri pastori l'abbiamo ancora questa fede? Se noi e i nostri pastori amassimo veramente e adeguatamente la santa Messa, secondo voi non avrebbero escogitato forme alternative di celebrazione come si fece in passato? Se i nostri pastori avessero ancora un'integra fede nella transustanziazione delle Specie Eucaristiche, con ciò che ne consegue, avrebbero obbligato i fedeli a ricevere l'ostia consacrata in mano?PierluigiRISPOSTA DEL DIRETTORECaro Pierluigi,in questi giorni abbiamo ricevuto diverse mail da lettori che chiedevano come comportarsi in questa incresciosa situazione che si è venuta a creare. Abbiamo deciso di pubblicare la tua mail per dare, seppure indirettamente, una risposta a tutti loro.Per approfondimenti sulla comunione sulla mano si possono leggere i seguenti articoli che negli anni abbiamo rilanciato sul nostro sito.COMUNIONE SULLA MANO: L'ECCEZIONE CHE SEMBRA LA REGOLAMa il cardinale Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ricorda che la regola resterà sempre la comunione sulla lingua (e quella sulla mano un abuso)di Stefano Fontanahttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5101SULLA LINGUA E NON SULLE MANIIl modo più corretto per prendere la comunionedi Marcello Stanzionehttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1371COM'È STATA INTRODOTTA LA COMUNIONE SULLA MANOStoria di un abuso che resta tale nonostante oggi venga tolleratodi Federico Catanihttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4292FERMARE L'ABUSO DELLA COMUNIONE SULLA MANOEcco il video con le penose immagini della profanazione delle ostie durante la Messa nelle Filippinedi Raymond Leo Burkehttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3600LA COMUNIONE RICEVUTA SULLA LINGUA E IN GINOCCHIODal 2008 Benedetto XVI ha ripreso l'antichissima tradizione per evitare al massimo la dispersione dei frammenti eucaristici e favorire la crescita della devozione dei fedeli verso la presenza reale di Cristo nel sacramentoda Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papahttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2005

BASTA BUGIE - Santi e beati
Carlo Acutis presto sarà proclamato beato

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Feb 25, 2020 13:25


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6027CARLO ACUTIS PRESTO SARA' PROCLAMATO BEATO di Paolo RissoIl 3 maggio 1991, a Londra, dove i suoi illustri genitori, Andrea e Antonia, si trovano in quel momento per motivi di lavoro, nasce Carlo Acutis. Nel settembre dello stesso anno, rientrano tutti e tre a Milano, la loro città.Molto presto, Carlo si rivela un bambino di straordinaria intelligenza, quindi di una geniale capacità di utilizzare i computer e i programmi informatici. È affettuoso, vuole molto bene ai suoi genitori, trascorre del tempo con i nonni. Frequenta le scuole elementari e medie presso le Suore Marcelline di Milano, poi passa al Liceo Classico Leone XIII retto dai Padri Gesuiti. Ama il mare, i viaggi, le conversazioni, fa amicizia con i domestici di casa, è aperto a tutti e a tutti rivolge saluto e parola. Ha un temperamento solare, senza alcuna difficoltà a parlare con i nobili o con i mendicanti che incontra per strada. Nessuno è mai escluso dal suo cuore davvero buono.TUTTO PER GESÙMa che cosa distingue Carlo da tanti suoi coetanei? Nel corso della sua esistenza, molto presto ha scoperto una Persona singolare: Gesù Cristo, e di Lui, crescendo, si innamora perdutamente. Fin, da piccolo, l'incontro con Gesù sconvolge la sua vita. Carlo trova in Lui l'Amico, il Maestro, il Salvatore, la Ragione stessa della sua esistenza. Senza Gesù nel suo vivere quotidiano, non si comprende nulla della sua vita, in tutto simile a quella dei suoi amici, ma che custodisce in sé questo invincibile Segreto.Cresce in un ambiente profondamente cristiano, in cui la fede è vissuta e testimoniata con le opere, ma è lui che sceglie liberamente di seguire Gesù con grande entusiasmo. In un mondo basato sull'effimero e sulla volgarità, testimonia Gesù e il suo Vangelo, che i più hanno smarrito o dimenticato, che molti combattono. Non ha paura di presentarsi come un'eccezione al mondo (ebbene, lo sia!) e di andare contro-corrente, contro la mentalità imperante oggi.Sa che per seguire Gesù, occorrono una grande umiltà e un gran sacrificio. I suoi modelli sono i Pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco Marto, S. Domenico Savio e S. Luigi Gonzaga, e poi S. Tarcisio martire per l'Eucaristia. Carlo, con continua coerenza e non in modo passeggero, si inserisce in questo stuolo di piccoli che con la loro esistenza narrano la gloria di Gesù. Si impegna fino al sacrificio per vivere continuamente nell'amicizia e nella grazia con Gesù. Trova, assai presto per la sua vita, due colonne fondamentali: l'Eucaristia e la Madonna.L'OSTIA LO TRASFORMALa sua vita è interamente eucaristica: non solo ama e adora profondamente il Corpo e il Sangue di Gesù, ma ne accoglie in sé l'aspetto oblativo e sacrificale. Già innanzi la sua 1a Comunione, ricevuta a soli 7 anni nel monastero delle Romite di S. Ambrogio ad Nemus, di Perego, poi sempre di più, alimenta una grande devozione al SS. Sacramento dell'altare, in cui sa e crede che Gesù è realmente presente accanto alle sue creature, come Dio e l'Amico più grande che esista. Partecipa alla Messa e alla Comunione – incredibile, ma vero anche per un ragazzo d'oggi – tutti i giorni. Dedica molto tempo alla preghiera silenziosa di adorazione davanti al Tabernacolo, dove sembra rapito dall'amore. Proprio così: dal Mistero eucaristico, impara a comprendere l'infinito amore di Gesù per ogni uomo.Tutto questo è una continua "scuola" di dedizione così che non gli basta essere onesto e buono, ma sente che deve donarsi a Dio e servire i fratelli: tendere alla santità, essere santo! Nasce di lì, il suo zelo per la salvezza delle anime. Non si limita a pregare, ciò che è già grande cosa, ma parla spesso di Gesù, della Madonna, dei Novissimi (=le ultime cose: morte, giudizio di Dio, inferno, paradiso) e del rischio di potersi perdere con il peccato mortale nella dannazione eterna.Carlo cerca di aiutare soprattutto coloro che vivono lontani da Gesù immersi nell'indifferenza per Lui e nel peccato. Spesso si offre, prega e ripara i peccati e le offese compiute contro l'Amore divino, contro il Cuore di Gesù, che sente vivo e palpitante nell'Ostia consacrata. Come S. Margherita Maria Alacoque, anche lui alimenta dentro di sé il desiderio di condurre le anime al Cuore di Gesù, nel quale confida e si abbandona ogni giorno. In particolare, si comunica tutti i primi venerdì del mese per riparare i peccati e meritarsi il Paradiso, secondo la "grande promessa" di Gesù, nel 1675, a S. Margherita Maria. Tra i suoi scritti, le sue "note d'anima", forse l'affermazione più bella è proprio questa: "L'Eucaristia? È la mia autostrada per il Cielo!".Questa sua assidua e quotidiana abitudine di accostarsi all'Eucaristia, vivifica e rinnova il suo ardore verso Gesù e fa di lui un suo intimo amico, come confermano i sacerdoti che lo hanno conosciuto da vicino e anche i suoi compagni. Gesù gli fa bruciare le tappe nel suo cammino di ascesa.Ora ne conosciamo il perché: la sua esistenza sarebbe stata breve e la via della perfezione doveva essere percorsa da lui in poco tempo. Carlo non si sottrae e non si tira indietro e, pur sapendo di essere così diverso dalla società che lo circonda, sa anche che la santità è in realtà la norma della vita: si lascia condurre per mano, sicuro che Gesù ha scelto per lui "la parte migliore", che non gli verrà tolta. Prova dentro di sé la certezza di essere amato da Dio e tanto gli basta per essere a sua volta apostolo della Verità e dell'amore, che è Gesù stesso.ANNUNCIATORE DI GESÙÈ apprezzato e stimato dai suoi compagni di scuola, che lui aiuta sempre, anche se talvolta viene canzonato per la sua fede vivissima. Non è mai un alieno, ma è solo consapevole di aver incontrato Gesù e, per essergli fedele, è pronto anche a sfidare la maggioranza, "che ha solo ragione quando è nella Verità, mai perché è maggioranza". Quindi non teme le critiche e le derisioni, ma sa che sono ineluttabili per conquistare alla causa di Gesù compagni e amici. Sì, Carlo intende conquistare anime e ci sono dei non-cristiani, uomini di altre religioni, che per averlo conosciuto e parlato con lui, hanno chiesto il Battesimo nella Chiesa Cattolica.È un genio del computer, nonostante e suoi versi anni, e un campione dello spirito, per la sua fede salda e operosa. I suoi compagni lo cercano per farsi insegnare a usare al meglio il computer, e Carlo, mentre spiega programmi e comandi, dirige il discorso verso le Verità eterne, verso Dio. Mobilitato e posseduto da Gesù Eucaristico, non perde occasione per evangelizzare e catechizzare. Il suo esempio trascina, la sua parola suadente spiega i Misteri della salvezza. Emana un fascino singolare, ha un ascendente straordinario, diremmo, un'autorevolezza che non è della sua età anagrafica. I suoi compagni sono ora concordi nel dire che Carlo è stato un vero testimone di Gesù e annunciatore del suo Vangelo.Ha capito che è indispensabile un grande sforzo missionario per annunciare il Vangelo a tutti. Apprezza l'intuizione del Beato Giacomo Alberione (1884-+1971) a usare i mass-media a servizio del Vangelo. Il suo obiettivo è quello dei missionari più veri: giungere a quante più persone possibili per far loro conoscere la bellezza e la gioia dell'amicizia con Gesù.In questa visione della realtà, prende come modello S. Paolo, l'apostolo delle genti, che impegna tutto se stesso per portare il Vangelo a ogni creatura, fino al sacrificio della vita.È un vero figlio della Chiesa, Carlo Acutis: per la Chiesa, prega e offre sacrifici. Il suo pensiero continuo è rivolto al Papa, nel quale, Giovanni Paolo II o Benedetto XVI che sia, crede e vede il Vicario di Cristo: per il Papa offre penitenze e preghiere. Si appassiona a ascoltare il Magistero del Papa e a seguirlo. Matura così una conoscenza della Fede, fuori dal comune, tanto più se si considera la sua età: comprende e illustra concetti di fede con parole semplici e comprensibili, che neppure un teologo potrebbe utilizzare meglio.Meraviglia e incanta sia il suo parroco sia i religiosi e le persone che incontra e lo ascoltano. Chi lo avvicina, se ne va con una certezza di fondo: che Gesù è davvero l'unico Salvatore atteso dall'umanità anche oggi e il solo che sa riempire a pieno il cuore dell'uomo.CONSACRATO ALLA MADONNAL'altra colonna fondamentale su cui costruisce la sua vita è la Madonna: a Lei consacra più volte tutta la sua vita; a Lei ricorre nei momenti della necessità, certo che Maria SS.ma nulla rifiuta. È impossibile parlare di Carlo, senza considerare la sua forte devozione alla Madonna. È affascinato dalle sue apparizioni a Lourdes e a Fatima e ne vive il messaggio di conversione, penitenza e preghiera. Da Fatima, impara a amare il Cuore Immacolato di Maria, a pregare e a offrire sacrifici per riparare le offese che molti le arrecano.Maria SS.ma è la sua Avvocata, la sua Mamma: è fedele, per amor suo, alla recita quotidiana del Rosario, diffonde la devozione mariana tra i conoscenti, visita i suoi santuari, Lourdes e Fatima compresi. Tra i "suoi" santi, predilige S. Bernardette Sobirous e i Beati Pastorelli di Fatima e parla di loro assai volentieri, per invitare molti a vivere i messaggi della Madonna. È impressionato dal racconto della visione dell'inferno, come riferito da suor Lucia di Fatima, e pertanto decide di aiutare più persone che può a salvarsi l'anima. Sembra impossibile per un ragazzo, eppure Carlo legge il Trattato del Purgatorio di S. Caterina Fieschi da Genova (1447-1510), in cui la santa descrive le pene delle anime in Puragatorio. Carlo offre preghiere, penitenze e Comunioni in loro suffragio.In un mondo chiuso alla grande Verità della fede, Carlo scuote le coscienze e invita a guardare spesso all'"Aldilà", che non tramonta. In famiglia, nella scuola, in mezzo alla società, diventa testimone dell'Eternità.

BASTA BUGIE - Cristianesimo
I bambini vanno costretti a venire alla Messa

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Feb 19, 2020 7:07


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6019I BAMBINI VANNO COSTRETTI A VENIRE ALLA MESSA di don Sabino DecoratoChe la partecipazione alla Messa dominicale e alle altre feste comandate sia precipitata in questi ultime decenni è un dato incontestabile. Le motivazioni che hanno prodotto l'odierna situazione sono molteplici. Vi sono degli atteggiamenti che evidenziano il male diffuso dell'abbandono della pratica religiosa, che vengono solitamente espressi con degli slogan collaudati del tipo: "Io sono dell'idea che per essere cristiani non sia necessario andare a Messa!" oppure : "Sono cristiano ma non praticante, ma penso di essere più corretto io di tanti cristiani che vanno a Messa!"MI PERMETTO DI FARE QUALCHE OBIEZIONELa prima giustificazione, afferma qualcosa di inverosimile, assurdo e irrazionale. Come può esserci un cristiano che non vive la cosa più preziosa che ci ha lasciato il Signore e che ci ha comandato di celebrare fedelmente in sua memoria? Se accettassimo questa definizione sarebbe come dire: "Io sono dell'idea che per essere un buon chirurgo non sia necessario studiare medicina". Chiunque, sano di mente, contesterebbe questa affermazione. Ma allora perché la si accetta comunemente quando ci si riferisce alla vita cristiana e alla Messa? Senza l'Eucaristia la nostra fede ne esce impoverita e menomata rischiando di perdere il suo centro e di svuotarsi di significato, di diventare qualcosa di puramente personale e individualistico e, alla fine, di accettare il compromesso con il mondo e le sue leggi.In merito alla seconda affermazione si potrebbe obiettare che, a Messa, non ci si va perché si è perfetti ma perché ci riconosciamo bisognosi di Dio e della sua Grazia per vincere il peccato e perché l'unione profonda con Cristo ci sostiene nel nostro personale cammino di santificazione, senza dimenticare che l'Eucaristia è il pane di vita eterna.Il concetto di cristiano non praticante è un assurdo, sarebbe come dire: "Io sono un calciatore non praticante cioè, faccio parte di una squadra, ho ricevuto la mia maglietta, ho fatto gli allenamenti, ma la domenica non mi presento allo stadio perché ho altro di più importante da fare!"Inoltre, chiamare in causa la presunta manchevolezza degli altri cristiani per giustificare la propria infedeltà alla pratica cristiana è una scusa banale e intellettualmente disonesta.Se già sentire cristiani ragionare in questo modo crea l'orticaria, diventa ancora più ostico sentire ragionamenti similari dalla bocca di qualche consacrato.NUOVA PAROLA TABÙ: "DEVI"Durante un incontro di formazione di Vicariato, ascoltammo con ossequioso silenzio, i due "esperti" mandati dalla Diocesi a tenere l'incontro. La sala, gremita di fedeli, in modo particolare catechisti, ascoltava l'alternarsi degli interventi del sacerdote e della religiosa. Dopo un piccolo intervallo ci fu permesso di fare domande. Ad un tratto un anziano parroco si alzò e disse: "Nella mia parrocchia è calata la partecipazione dei bambini a Messa. Come possiamo far capire loro che devono venire in chiesa la domenica?"I due relatori si guardarono in faccia quasi infastiditi da quella domanda. Poi uno dei due rispose: "Caro don, lei sbaglia l'approccio! Non bisogna dire "devi" a un bambino. Andare a Messa non deve essere sentito come un dovere ma devono andarci di loro iniziativa. Noi dobbiamo interrogarci su come stimolare il loro desiderio di venire a Messa. Questo vale anche per i loro genitori. Se non lo comprendono allora non dobbiamo forzarli".L'anziano sacerdote, formato con altri valori e criteri, rimase perplesso e rincarò: "Allora se non posso più dirgli che bisogna andare a Messa, cosa devo fare? Lasciar correre e magari dar loro ugualmente i Sacramenti a fine anno? A me questa cosa non sembra giusta!". I due relatori si guardarono con un espressione di compatimento perché, quel sacerdote formato alla vecchia maniera, proprio non voleva capire che il "devi" ormai era stato sostituito dal "se te la senti".SI DEVESiamo d'accordo che l'ideale sarebbe avere a Messa tutti cristiani ben motivati e convinti ma non possiamo accettare l'dea che non si possa richiamare il senso del dovere che, ancora una volta, è accettato in ogni ambito della vita tranne se di mezzo c'è il Signore. Provate ogni mattina a chiedere a un bambino se preferisca andare a scuola o stare a casa a dormire o a giocare. Oppure chiedete se preferisca andare dal dentista o al luna park. È chiaro che un bambino abbia anche bisogno di essere educato nelle scelte e nel capire che non è sempre la cosa migliore fare solo ciò che piace e non è sempre la cosa peggiore fare ciò che sul momento mi sembra inutile o imposto.Quand'ero bambino, mia madre, ogni domenica mattina, svegliava me e mio fratello perché si doveva andare a Messa. Io certo non facevo i salti di gioia e spesso protestavo perché volevo dormire ancora un po'. Lei rispondeva che si doveva andare in chiesa e quel "si deve" mi ha educato, poco alla volta a comprendere l'importanza della Messa, come delle altre cose fondamentali della vita.Nota di BastaBugie: questo articolo è un estratto dal libro di don Sabino Decorato dal titolo "Chiesa in libera uscita: Breve guida per sopravvivere a un cristianesimo ospedale da campo" ed. Fede e Cultura (con prefazione di Aldo Maria Valli).Per acquistare il libro, clicca qui sotto:https://www.fedecultura.com/Chiesa-in-libera-uscita-p140561198Per leggere il precedente articolo di don Sabino Decorato che abbiamo pubblicato, basta cliccare sul seguente link:COME COINVOLGERE I BAMBINI ALLA MESSAUna ordinaria storia di vita parrocchiale ci aiuta a riflettere sull'importanza della Santa Messa e su come trasmettere ai più piccoli la devozione eucaristicadi don Sabino Decoratohttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5988

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Luigi IX, re di Francia: un modello per politici e capi di stato

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Nov 6, 2019 21:25


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5871SAN LUIGI IX, RE DI FRANCIA: UN MODELLO PER POLITICI E CAPI DI STATO di Corrado GnerreIl Regno di San Luigi IX fu un grande dono di Dio e della Vergine Maria alla Francia, ma anche alla cristianità e al mondo intero.Il cuore di una madre, se risponde alla missione che Dio le affida, riceve tutte le grazie, tutte le delicatezze per deporre nelle anime dei suoi fanciulli le virtù al punto di farne dei Santi. Bianca di Castiglia si mostrò la degna madre d'un figlio quale fu San Luigi IX. Si può ben affermare che senza le ammirabili qualità di energia di cuore e di intelligenza di questa regina, rischiarata da una fede profonda e da una confidenza ammirabile in Maria -il modello di tutte le Madri - il mondo, forse, non avrebbe mai potuto conoscere il tipo ideale di Re e di Governo Cristiano.Volendo dare alla Francia un sovrano degno di questo bel regno, Bianca confidò le sue speranze a Nostra Signora recitando sempre il Rosario con le persone pie della sua Corte. Il 25 aprile del 1215, a Poissy, il suo voto si realizzò.San Luigi comprese la dignità che gli era stata conferita nel Battesimo, al punto che si fece chiamare Luigi di Poissy, dal nome del villaggio dove era stato battezzato e quindi diventato cristiano.L'odio per il peccato caratterizzò l'infanzia di Luigi IX e lo spinse alla vigilanza e alla preghiera, che poi sarà la grande passione della sua vita. Egli, un giorno, sentì sua madre dire queste parole: "Dolce figlio, voi sapete che niente mi è più caro di voi; ma preferisco sapervi morto piuttosto che macchiato di peccato mortale." E' ai piedi degli altari e nella lettura di libri spirituali, che Luigi apprende tanto i suoi doveri di cristiano quanto la sua missione di Re.Attorno a lui i lutti si moltiplicarono al punto che lo avvicinarono al trono: suo fratello primogenito morì nel 1218, suo padre nel 1226, designando nel suo testamento la Regina Bianca come reggente. A quel tempo Luigi aveva 12 anni.RE A 12 ANNILa consacrazione di Luigi ebbe luogo il 29 novembre del 1226.La Regina reggente non aveva solamente inculcato a suo figlio la bellezza della fede cristiana e una grande devozione alla Vergine Immacolata, ma aveva voluto che tutto questo fosse solidamente sostenuto da una conoscenza profonda delle verità eterne. Ella aveva scelto per la sua formazione religiosa e intellettuale i migliori teologi e le più alte personalità in tutti i campi dell'insegnamento.Luigi IX si mostrò degno di una tale madre e di tali maestri. La preghiera era il costante alimento della sua anima anche nelle imprese di guerra. Recitava costantemente le ore canoniche. Nonostante il suo alto rango, era aggregato al Terz'ordine di San Francesco, di cui poi sarebbe diventato patrono del ramo maschile.Per rendere omaggio alla Vergine, ogni sabato radunava i poveri nel suo palazzo, lavava loro i piedi che baciava con rispetto, dopo averli asciugati con le sue stesse mani; li serviva lui stesso a tavola e a loro distribuiva una ricca elemosina. Ogni giorno recitava l'Ufficio della Santa Vergine.In esecuzione di un voto fatto dal Re suo padre, fondò l'abbazia di Royaumont, e volle partecipare manualmente, con il sudore della sua fronte, alla costruzione, servendo i muratori e portando la carriola carica di pietre. Faceva soggiorni frequenti all'Abbazia, conducendo la vita dei monaci. Assisteva al capitolo quotidiano, ma, considerandosi indegno di essere trattato come religioso, si sedeva sulla paglia. Aiutava i muratori, prendeva i suoi pasti nel refettorio, visitava gli ammalati dell'infermeria. Si racconta questo episodio: una domenica, accompagnato dall'Abate, volle far mangiare i lebbrosi, i quali avevano le mani mutilate dal morbo, tanto che non le potevano usare; fu il Re a tagliare la carne e a metterla in bocca con grande precauzione, avendo cura di asciugare il sale che potesse procurare dolore sulle labbra piagate; Luigi si teneva in ginocchio dinanzi ai malati, convinto che quelle carni piagate rappresentassero le piaghe di Gesù, costringeva in tal modo anche l'Abate a fare lo stesso.A 19 ANNI LUIGI SPOSÒ MARGHERITA DI PROVENZALa giovane Regina era degna del suo sposo. Un cronista del tempo la descrive in questo modo: "Non esiste giovane più nobile, più gentile, meglio educata, dotata di rare perfezioni, dalle più amabili virtù, di intelligenza precoce, di spirito molto retto, di giudizio molto sicuro, di generosità reale, di bontà squisita." Margherita ebbe da Luigi undici figli.Modello per gli sposi, Luigi seppe esserlo per i padri: il Re non approfittò per l'educazione dei suoi figli della cura dei loro istitutori, egli stesso si assumeva l'incarico di istruirli e di educarli al disprezzo dei piaceri e della vanità mondane, e a spingerli all'amore di Dio. Dopo compieta, li faceva andare nella sua stanza per ricevere dalla sua bocca le sue lezioni. A riguardo sono conservate alcune istruzioni che egli scrisse per la figlia Isabella, la futura Regina di Navarra: "Cara figlia, obbedite umilmente a vostro marito e a vostro padre e a vostra madre, nelle cose che sono secondo Dio; voi dovete dare a ciascuno ciò che gli appartiene, per l'amore che voi dovete avere ad essi; ed inoltre dovete fare il meglio per amore di Nostro Signore, che così ordinò; contro Dio non dovete obbedire a nessuno. (...). Cara figlia, mettete così grande impegno, da essere così perfetta in tutto il bene, in modo che quelli che vi vedranno e intenderanno parlare di voi possano prendere un buon esempio; e mi è d'avviso che sarebbe bene che non occupaste troppo tempo, né troppo studio a ornarvi e ad adornarvi; e guardatevi bene di non eccedere nei vostri ornamenti."San Luigi IX amministrò la giustizia con meticolosità. Ogni volta che si spostava, lo precedevano un prelato e un signore per raccogliere tutte le lagnanze; e così egli rendeva giustizia agli oppressi e agli infelici.IL RE CROCIATOUn episodio importante della sua vita fu quando fu preso da una dissenteria che lo condusse sull'orlo della morte. Restò privo di sensi per molte ore. I medici cercarono di rianimarlo, ma non vi fu nulla da fare; tant'è che fecero anche la dichiarazione di morte. Improvvisamente si risvegliò e poco dopo si alzò dal letto dichiarando: "Dall'alto del Cielo la luce dell'Oriente si è sparsa su me, e il Signore mi richiamò dai morti. Signore, siate benedetto e ricevete il giuramento che io faccio di me crociato". Il Re poi spiegò che in quei momenti aveva ricevuto in visione l'ordine di andare nella Terra Santa a prelevare lo stendardo cristiano abbattuto dai musulmani.Successivamente il Vescovo di Parigi cercò di distogliere il Re dal suo progetto, ma inutilmente. Luigi IX rispose: Voi dite, mio Vescovo, che io non ero in me quando ho deciso di prendere la Croce. Ebbene, eccola, io ve la ridò". Poi aggiunse: "Miei amici, ora io sono perfettamente in me. Ebbene, io chiedo che mi si renda la mia Croce. Dio, che sa ogni cosa, sa bene che nessun alimento entrerà nella mia bocca fino a quando la Croce non mi sia rimessa." Il Vescovo dovette ovviamente recedere.Completamente guarito, il re Luigi preparò tutto affinché il Regno fosse bene amministrato durante la sua assenza.Il 12 giugno 1248 si consegnò, a piedi nudi, alla Vergine Maria, partecipò alla Messa e ricevette l'Eucaristia. Poi andò a Pontoise, dinanzi all'immagine miracolosa della Madonna, per affidare a Lei le sorti della Francia, dei suoi soldati e della sua stessa persona.Il 25 agosto dello stesso anno s'imbarcò ad Aigues-Mortes. I crociati trascorsero l'inverno nell'isola di Cipro, ma la peste decimò l'armata.Il 25 maggio 1249, Luigi IX dette il segnale di partenza al grido di "Dio lo vuole!". La flotta s'indirizzò verso l'Egitto dove giunse il 4 giugno.Il giorno successivo, dopo essersi confessati, i crociati attaccarono le navi musulmane. I nemici indietreggiarono per l'improvvisa sortita e la città di Damietta fu conquistata.Il 6 giugno, nel primo pomeriggio, Luigi IX, a piedi nudi, entrò nella città deserta, seguito dai suoi soldati, anch'essi a piedi nudi. L'antica chiesa della città, che era stata trasformata in moschea dai musulmani, venne restituita al culto cristiano: s'intonò il Te Deum.Dopo varie manifestazioni di valore - egli era ovunque vi fosse pericolo e sempre al primo posto- Luigi venne catturato insieme ad altri. Nel mezzo delle sofferenze della prigionia, delle epidemie e delle esecuzioni ordinate dal Sultano, richiamava continuamente i suoi soldati alla santa rassegnazione, alla fedeltà e al dovere.Durante la prigionia, l'Emiro ammirò la fierezza di re Luigi e gli chiese di poter essere ordinato cavaliere. Ma Luigi - giustamente - aveva un'idea troppo alta di questa dignità e, non riconoscendo degno colui che non fosse cristiano, gli rispose:" Io non conferirei mai la cavalleria ad un infedele. Diventate cristiano, e io vi farò cavaliere!." Il Musulmano ne rimase meravigliato e non si offese: " Tu sei il Franco più fiero che noi abbiamo mai visto!"A Luigi fu concessa la libertà, ma al prezzo di un riscatto. Attese a San Giovanni d'Acri la liberazione degli ultimi prigionieri e fortificò alcuni posti in possesso ancora sotto il governo dei cristiani; poi, essendo venuto a conoscenza della morte della Regina reggente, dopo aver liberato tutti i prigionieri, decise di ritornare in Francia.Malgrado vinto, la Francia lo vide agire come grande Re. Riordinò il Regno e sottomise tutti i baroni ribelli.RIEMPÌ LA FRANCIA DI CHIESE E DI OSPEDALIIl Re voleva governare solo per lavorare seriamente ai miglioramenti e al benessere della Francia. Egli si fece allora preparare delle liste esatte di tutti i lavoratori i quali erano nel bisogno, degli artigiani senza lavoro, delle vedove e degli orfani senza soccorso, e delle figlie povere che erano da maritare.

BASTA BUGIE - Comunismo
Il nuovo cardinale lituano confinato 10 anni in siberia durante l'occupazione sovietica

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Oct 10, 2019 6:48


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5847IL NUOVO CARDINALE LITUANO CONFINATO 10 ANNI IN SIBERIA DURANTE L'OCCUPAZIONE SOVIETICA di Matteo OrlandoTra i 13 prelati scelti da papa Francesco come nuovi cardinali della Chiesa cattolica ha molto emozionato la testimonianza del neo cardinale Sigitas Tamkevičius contro una delle peggiori ideologie del '900: il comunismo.L'arcivescovo emerito di Kaunas (già titolare della diocesi dal 1996 al 2015), un gesuita lituano (il quarto cardinale di origine lituana nella storia), durante l'occupazione sovietica era un dissidente e pubblicò la Cronaca clandestina della Chiesa cattolica lituana. Per le sue attività antisovietiche fu pesantemente interrogato nella prigione del Kgb di Vilnius e fu deportato nei campi sovietici.In particolare il neo cardinale fu internato, per ben 10 anni, nei 'campi di lavoro' comunisti in Siberia. "Ho avuto alcuni momenti difficili in prigione, i fatti peggiori si verificavano durante gli interrogatori", ha detto Tamkevičius ai giornalisti presenti in Vaticano. "I miei interrogatori sono durati per mesi".Giovane sacerdote gesuita non disposto a tacere sulle ingiustizie perpetuate dal comunismo, il neo cardinale ha spiegato di aver avuto la consapevolezza dei rischi dello svolgimento del ministero sacerdotale sotto il regime sovietico, tuttavia la sua deportazione nei campi in Siberia l'aveva accolta con sorpresa: "non mi aspettavo questa notizia. Era arrivata in modo improvviso".LA FEDE E LA SANTA MESSAIl cardinale ha ricordato come sia sopravvissuto a 10 anni nella prigione sovietica grazie alla fede e alla Santa Messa. "Il sostegno centrale per me è stata la mia fede, che ho mantenuto viva pregando molto. Potevo celebrare la Messa solo in segreto. Ho celebrato l'Eucaristia regolarmente e per me è stata una grande forza in prigione". Per ottenere il pane e il vino necessari per la transustanziazione eucaristica nel Corpo e Sangue di Gesù Cristo il neo porporato ha usato frammenti di pane azzimo, che riusciva a ricevere durante la prigionia, e qualche acino di uva secca dal quale ricavava il vino. Tamkevičius ha ricordato che la forza che traeva dall'Eucaristia gli ha permesso di attira l'attenzione degli altri prigionieri che gli dicevano: "è più facile per te perché hai fede, perché puoi dire Messa e questo ti rende più forte di noi".Il neo cardinale ha sottolineato la sua sintonia con Papa Francesco sull'importanza della dimensione del martirio, perché "se un credente non è disposto a soffrire per la sua fede, allora è un credente molto debole. La nostra Chiesa locale può dare il buon esempio a tutta la Chiesa perché durante i 50 anni di comunismo abbiamo custodito la nostra fede". Ecco perché il neo porporato ha sottolineato che la sua nomina non è un dono fatto a lui dal Papa ma un dono che il Santo Padre "ha voluto fare a tutta quella Chiesa che ha sofferto negli anni sovietici a causa del comunismo".MI SONO MESSO NELLE MANI DELLA VERGINETamkevičius ha sottolineato che gli anni della persecuzione durante il regime comunista e l'occupazione sovietica paradossalmente servirono a rafforzare anche le relazioni ecumeniche tra cattolici e ortodossi. "Quando eravamo nel campo di lavoro forzato sedevano allo stesso tavolo e mangiavamo dallo stesso piatto"."Durante i 10 anni di prigione in Siberia mi sono messo nelle mani della Vergine", ha concluso il neo cardinale. Poi, quando è ritornato dalla Siberia, "appena sceso dal treno, sono andato immediatamente alla cappella della Madonna della Porta dell'Alba a Vilnius. Lì ho celebrato la Messa, ringraziando il Signore e anche la Vergine d'essere sopravvissuto a quell'orrore".Il presidente lituano, l'economista Gitanas Nausėda ha affermato che Sigitas Tamkevičius è un modello di ferma determinazione e lotta per la libertà di religione. Il Presidente ha spiegato che la fedeltà del clero alla loro vocazione e la loro lotta al Comunismo continua ancora ad ispirare molti. "Attraverso l'esperienza della Chiesa 'sotterranea' il neo cardinale Tamkevičius ha dato esempi di perseveranza, spirito incrollabile e determinazione, lotta per la libertà di espressione e di religione". A parte la berretta cardinalizia, per i suoi meriti in Lituania il cardinal Tamkevičius ha già ricevuto vari riconoscimenti statali.Lo scorso anno, durante la visita di Papa Francesco nel paese baltico, Tamkevičius ha accompagnato il Santo Padre durante la sua visita all'ex carcere del Kgb, proprio dove l'alto prelato era stato imprigionato.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Solennità dell'Assunta - Anno C (Lc 1,39-56)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Aug 7, 2019 6:07


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5707OMELIA SOLENNITA' DELL'ASSUNTA - ANNO C (Lc 1,39-56)La definizione del dogma è avvenuta nel 1950 per opera di Pio XII. Ignoriamo se, come e quando avvenne la morte di Maria, festeggiata assai presto come "dormitio". È una solennità che, corrispondendo al natalis (morte) degli altri santi, è considerata la festa principale della Vergine. Il 15 agosto ricorda con probabilità la dedicazione di una grande chiesa a Maria in Gerusalemme.La Chiesa celebra oggi in Maria il compimento del Mistero pasquale. Essendo Maria la "piena di grazia", senza nessuna ombra di peccato, il Padre l'ha voluta associare alla risurrezione di Gesù.ASSUNTA IN CIELO, MARIA È PIÚ VICINA A NOILe letture della Messa presentano in modo molto concreto i valori dell'assunzione di Maria, il posto che ha nel piano della salvezza, il suo messaggio all'umanità.Maria è la vera "arca dell'alleanza", è la "donna vestita di sole" immagine della Chiesa (prima lettura). Come l'arca costruita da Mosè stava nel tempio perché era "segno e strumento" dell'alleanza di Dio con il suo popolo, così Maria è in cielo nella sua integrità umana, perché "segno e strumento" della nuova alleanza. L'arca conteneva la Legge e da essa Dio rispondeva alle richieste del popolo. Maria ci offre Gesù, il proclamatore della legge dell'amore, il realizzatore della nuova alleanza di salvezza: in lui il Padre ci parla e ci ascolta. Maria è figura e primizia della Chiesa, madre del Cristo e degli uomini che essa ha generato a Dio nel dolore sotto la croce del Figlio; pertanto è preannunciato della salvezza totale che si realizzerà nel regno di Dio.Ciò avverrà ad opera di Cristo risorto (seconda lettura), modello e realizzatore della risurrezione finale, comunicata prima che ad altri a Maria, per la sua divina maternità. L'Immacolata ha preannunciato il fine della redenzione, che è di condurre gli uomini ad una integrale innocenza; l'Assunta è preannuncio del traguardo finale della redenzione: la glorificazione dell'umanità in Cristo. Maria richiama oggi i cristiani a sentirsi inseriti nella storia della salvezza e destinati ad essere conformati a Cristo, per opera dello Spirito, nella casa del Padre. Per questo, il Concilio dice che l'Assunta è data agli uomini come "segno di sicura speranza e di consolazione" (LG 68 e prefazio)."GRANDI COSE HA FATTO IN ME L'ONNIPOTENTE"Nel "Magnificat" (vangelo) Maria ci comunica il suo messaggio. Essa proclama che Dio ha compiuto un triplice rovesciamento di false situazioni umane, per restaurare l'umanità nella salvezza. Nel campo religioso Dio travolge le autosufficienze umane: confonde i piani di quelli che nutrono pensieri di superbia, si drizzano contro Dio e opprimono gli altri.Nel campo politico Dio capovolge gli ingiustificabili dislivelli umani: abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili; non vuole coloro che spadroneggiano i popoli ma coloro che li servono per promuovere il bene delle persone e della società senza discriminazioni razziali o culturali o politiche.Nel campo sociale sconvolge l'intoccabile classicismo stabilito sull'oro e sui mezzi di potere: colma di bene i bisognosi e rimanda a mani vuote i ricchi, per instaurare una vera fraternità nella società e fra i popoli, perché tutti sono figli di Dio.Così le feste dell'Immacolata e dell'Assunta ci richiamano da un capo all'altro tutta la storia della salvezza: quella che si compie oggi per noi, e per la quale preghiamo Maria nostra madre di condurci sino al compimento finale.MARIA "PRIMIZIA E IMMAGINE DELA CHIESA"Maria, nell'Assunzione, è la creatura che ha raggiunto la pienezza della salvezza, fino alla trasfigurazione del corpo. È la donna vestita di sole e coronata di dodici stelle. È la madre che ci aspetta e ci sollecita a camminare verso il regno di Dio. La Madre del Signore è l'immagine della Chiesa: luminosa garanzia che il suo destino di salvezza è assicurato perché come in lei, così in tutti noi lo Spirito del Risorto attuerà pienamente la sua missione; ella è già quella che noi saremo.A molti dà fastidio sentir parlare di "salvezza delle anime". Sembra che la vita con i colori, i sapori, i contorni che la rendono attraente debba sparire: sembra che il corpo non serva a nulla. Hanno ragione perché non è così. Maria, assunta in cielo, è garanzia che tutto l'uomo sarà salvato, che i corpi risorgeranno. Nell'Eucaristia pane di immortalità, si ritrovano gli alimenti base dell'uomo, frutti della terra, della vite e del lavoro dell'uomo: è proprio l'Eucaristia la garanzia quotidiana che la salvezza raggiunge ogni uomo nella sua situazione concreta, per strapparlo alla morte, la nemica più terribile del progresso.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Dichiarata venerabile Marthe Robin: 50 anni senza bere né mangiare

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jul 31, 2019 10:43


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5744DICHIARATA VENERABILE MARTHE ROBIN: 50 ANNI SENZA BERE NE' MANGIARE di Cristina SiccardiMarthe Robin nacque a Châteauneuf-de-Galaure (Drôme), nel sud-est della Francia, il 13 marzo 1902, era sestogenita di Joseph Robin e Amélie-Célestine Chosson, modesti contadini, che la fecero battezzare il 5 aprile a Saint-Bonnet-de-Galaure.La sua vita, fino ai 16 anni, scorre serena nella campagna. Ma, nel mese di novembre del 1918, mentre erano in atto i festeggiamenti per l'armistizio tra Francia e Germania, Marthe cadde a terra e non riuscì più ad alzarsi: fu l'inizio della sua misteriosa patologia, che venne diagnosticata come encefalite letargica, ma alcuni la definiranno «coma mistico».Il coma durò fino al marzo-aprile del 1921, poi Marthe tornò lentamente a camminare, a lavorare all'uncinetto e, con l'aiuto del bastone, a sorvegliare gli animali della fattoria. Dopo qualche mese, tornò a peggiorare, perdendo la deambulazione, accusando forti dolori alla schiena e avendo pesanti problemi alla vista.Dal 3 ottobre del 1926 si aggrava: ha continue emorragie e non ritiene più nulla nello stomaco. Riceve l'estrema unzione. Ma, proprio quando le speranze sembravano ormai finite, Marthe riceve l'apparizione di santa Teresina di Lisieux che le rivela di non essere giunta alla fine della sua vita, ma di dover assumere una precisa missione nel mondo.Da questo momento Marthe Robin diventa pegno d'amore immolato per Gesù. Dal 1928 la paralisi colpisce tutto il corpo. Per 50 anni consecutivi non mangerà più e non berrà più; le verranno inumidite le labbra con acqua o caffè e nutrirà soltanto più l'anima con l'Eucaristia; tuttavia l'Ostia non veniva inghiottita, ma spariva letteralmente e inspiegabilmente tra le sue labbra e molte persone furono testimoni di questo inspiegabile fenomeno.Il 2 febbraio 1929 perse anche l'uso delle mani e dovette imparare a scrivere servendosi della bocca.UNA MISTICA DEL NOSTRO TEMPOSu di lei il filosofo cattolico Jean Guitton, accademico di Francia, scrisse il suo ultimo libro, Ritratto di Marthe Robin. Una mistica del nostro tempo (Paoline). Nell'Introduzione del libro di Jean-Jacques Antier (San Paolo) Guitton scrive: «Rassomigliava a una bambina, perfino nella voce. Era gaia più che gioiosa, la sua voce esile e bassa, il suo canto quello di un uccello. I suoi modi esprimevano l'essenza indefinibile della poesia». Inoltre: «Non aveva nessun talento, salvo, nella sua giovinezza, quello del ricamo. Al di là di qualsiasi cultura, al di là della povertà, si nutriva dell'aria, del tempo e dell'eternità. Perfino al di là del dolore. E tuttavia, subito presente a tutto e a tutti». «Mia moglie diceva: ''Altrove non ci sono che problemi, ma da lei non ci sono che soluzioni, perché si mette allo stesso tempo al centro del cielo e al centro della terra».Nel 1930 Marthe vide Cristo, che le chiese: «Vuoi essere come me? ». Ed ella rispose: «Il mio io sei tu. La mia vita sia la riproduzione perfetta e incessante della tua vita». Il 1° ottobre, festa di santa Teresina di Lisieux, fu come una preparazione della passione in un vero tormento di sofferenze, di cui lascerà questa testimonianza: «Quanto mi avete fatto male. mio Dio! Vi amo! Abbiate pietà di me! ho male nell'anima, nel cuore, nel corpo; la mia povera testa sembra rotta. Non so più niente, se non soffrire. Sento in me una tale stanchezza; il dolore grida così forte. E non c'è nessuno, nessuno per aiutarmi! Sono all'estremo delle mie forze. Non finirà dunque mai il dolore quaggiù? Quando ha straziato il corpo e il cuore, strazia l'anima. Oh, mio Amore crocifisso! Voi m'insegnate giorno per giorno a dimenticarmi. Mio Dio, vi amo; abbiate pietà di me! Quando verrò, Dio mio, nella terra dei viventi? Gesù, sostenetemi! Ma io so. Per vincere bisogna saper soffrire. Il dolore è la leva che solleva la terra. [Perché] il Dio che affligge è anche il Dio che consola. Non è un peso, ma piuttosto un altare. Niente è più bello davanti a Dio che l'oblazione di se stessi quando si soffre. Con tutta la mia anima dolente, con tutto il mio cuore straziato, il mio corpo torturato dalle sofferenze, gli occhi accecati dalle lacrime, bacio amorosamente la vostra mano, mio Dio».LA PASSIONE DI GESÙ SUL PROPRIO CORPOSempre nell'ottobre del 1930 Marthe riceve una nuova visione, questa volta di Cristo crocifisso. Egli prende le sue braccia paralizzate e gliele apre. Poi lei sente di nuovo: «Marthe, vuoi essere come me?». «Allora sentii un fuoco bruciante, talora esteriore, ma soprattutto interiore. Era un fuoco che usciva da Gesù. Esteriormente, lo vedevo come una luce che mi bruciava. Gesù mi chiese prima di tutto di offrire le mie mani. Mi sembrò che un dardo uscisse dal suo cuore e si dividesse in due raggi per trapassare uno la mano destra e l'altro la sinistra. Ma, nello stesso tempo, le mie mani erano trapassate, per così dire, dall'interno. Gesù m'invitò ancora a offrire i miei piedi. Lo feci all'istante, come, come per le mani, mettendo le gambe come Gesù sulla croce. Restarono in parte piegate, come quelle di Gesù. Come per le mani, un dardo, che partiva dal cuore di Gesù, dardo di fuoco dello stesso colore che per le mani, si divise in due a una certa distanza dal cuore di Gesù, pur restando unico nello sprigionarsi dal cuore. Quindi questo dardo era unico verso il cuore di Gesù e si divideva per colpire e attraversare nello stesso tempo i due piedi. La durata non si può precisare. Questo si verificò senza interruzioni ».In seguito riceverà anche le ferite della corona di spine.Da quel giorno Marthe rivivrà ogni venerdì la passione di Gesù. Il Signore promise di inviarle un sacerdote illuminato per aiutarla a realizzare la missione alla quale era destinata: creare dei luoghi di preghiera e carità destinati a diffondersi in tutto il mondo. Venne, tra gli altri, a visitarla il giovane abate Finet, che Marthe riconosce per averlo visto nelle sue visioni. Insieme a lui realizzerà i Foyers de charité, tutt'oggi presenti in tutto il mondo.DONI STRAORDINARIMarthe aveva il dono del consiglio e quello di leggere nei cuori, grazie ai quali aiutò molte persone, laici e religiosi, a risolvere difficili questioni spirituali. Diede importanti consigli al Presidente de Gaulle, a cardinali, vescovi, filosofi e scienziati. Marthe riuscì a curare, attraverso l'intercessione della Madonna, molte persone. Quando ricevette le stigmate la gente iniziò ad arrivare numerosa da ogni parte della Francia per vederla. Talvolta incontrava più di 60 persone al giorno e nonostante le sue sofferenze manteneva la sua abituale giovialità e il suo sorriso mentre ascoltava, rasserenava, convertiva. Riceveva lettere da tutto il mondo, erano tutte richieste di aiuto da parte di persone di ogni età. Nel 1940, dopo un'offerta fatta al Signore, autorizzata da Padre Finet, sopraggiunse una quasi totale cecità, unita a una ipersensibilità alla luce che obbligava Marthe a vivere al buio. «Gesù mi ha chiesto gli occhi», diceva la mistica.Il filosofo Jean Guitton andò da lei ben quaranta volte. Rimase colpito da questa umile contadina che malgrado non fosse mai uscita dalla sua fattoria sapeva illuminare e aiutare gente semplice e dotti uomini di cultura e di scienza.Marthe aveva il dono della veggenza, conosceva le cose lontane e quelle future, aveva una infinita capacità di donare amore e prendere su di sé i mali altrui.Vide per decenni, ogni settimana, la Madonna e tutti i venerdì, prima della fine della passione di Gesù che viveva sulla sua carne, la Santa Vergine le appariva ai piedi del divano. Inoltre versava lacrime di sangue ogni notte, una moltiplicazione misteriosa che accompagnerà la martire fino alla fine dei suoi giorni.La morte la colse, completamente sola, il 6 febbraio 1981, il primo venerdì del mese. Venne trovata sdraiata per terra, in mezzo a tanti oggetti sparsi.Dopo sette anni dalla sua morte iniziò il suo processo di beatificazione, conclusosi a livello diocesano nel 1996. Papa Francesco ha promulgato il decreto sulle virtù eroiche in data 7 novembre 2014, dichiarando Marthe Robin "Venerabile".

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Corpus Domini - Anno C (Lc 9,11-17)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 18, 2019 4:39


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5630OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO C (Lc 9,11-17)Oggi celebriamo la solennità del Corpo e Sangue di Cristo. È dunque la festa dell'Eucaristia. L'Eucaristia è il dono per eccellenza, poiché è Gesù stesso che si dona a noi nelle sembianze di un po' di pane e di un po' di vino.Le letture di oggi ci aiutano a comprendere, per quanto è possibile, la grandezza di questo dono. La prima lettura ricorda la più antica figura di Cristo Sacerdote: Melchisedek, re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo che, in ringraziamento a Dio per la vittoria ottenuta da Abramo, offre un sacrificio di "pane e vino". Questo sacrificio fatto a Dio del pane e del vino simboleggia il sacrificio dell'Eucaristia. E Melchisedek, questo misterioso personaggio di cui l'Antico Testamento non ci dà alcuna indicazione, è una prefigurazione, ovvero una anticipazione profetica, di Gesù Cristo vero Sacerdote che congiunge la terra al Cielo. Il Salmo responsoriale dice di Lui: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek».La seconda lettura ci presenta l'Istituzione dell'Eucaristia. San Paolo, scrivendo ai Corinzi, riporta il racconto dell'Ultima Cena di Gesù con i suoi Apostoli. Durante l'Ultima Cena avvenne il più grande miracolo, miracolo che si perpetua ad ogni celebrazione della Santa Messa: il pane muta di sostanza e diventa il Corpo di Cristo, e così pure il vino che si trasforma nel Sangue Preziosissimo del Redentore.L'Eucaristia che Gesù stringeva tra le sue mani durante l'Ultima Cena è lo stesso suo Corpo che a distanza di pochi giorni è stato immolato sulla Croce, ed è lo stesso Corpo che, ogni volta, riceviamo alla Comunione. Durante l'Ultima Cena, dunque, Gesù anticipò il Sacrificio che compì sul Calvario e disse agli Apostoli: «Fate questo in memoria di me» (1Cor 11,25). Fin dal suo sorgere, la Chiesa ha sempre obbedito a questo comando del Signore, celebrando la Messa ogni giorno. Non si tratta di un semplice ricordo di un avvenimento passato, in quanto l'Eucaristia rende presente, in modo sacramentale, lo stesso Sacrificio del Calvario.Anche il Vangelo di oggi parla dell'Eucaristia, di cui il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è anch'esso un'anticipazione profetica. Gesù prende i pani, eleva gli occhi al cielo, li benedice, li spezza e li distribuisce. Tutti questi gesti saranno poi ripetuti durante l'Ultima Cena. Per compiere il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si servì dell'aiuto dei suoi Apostoli; per compiere invece il Miracolo Eucaristico, Gesù si avvale dei suoi sacerdoti, i quali sono come i suoi tesorieri.Il Vangelo dice che «tutti mangiarono a sazietà» (Lc 9,17). L'Eucaristia, soltanto l'Eucaristia, può saziare ogni nostro desiderio. Tutto il resto, anche le ricchezze e i beni di questo mondo, ci lasceranno sempre vuoti e insoddisfatti.Come proposito pratico, impegniamoci a partecipare con più amore all'Eucaristia domenicale e a ricevere spesso la Comunione. Ricordiamoci però che, per ricevere la Comunione, bisogna essere in grazia di Dio. Quindi, se uno è consapevole di essere in peccato mortale, deve prima confessarsi. In questi nostri tempi spesso si è pensato che questa norma fosse ormai decaduta, come qualcosa di superato. La Chiesa, invece, continua a ribadirla. L'ultimo Catechismo così riporta: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione, prima di accedere alla Comunione» (CCC, n. 1385). Ciò significa che, per quanto grande possa essere il nostro pentimento, se si è in peccato mortale, bisogna prima confessarsi dal sacerdote. Anche il papa Giovanni Paolo II, in una sua lettera Enciclica, ha ripetuto questo insegnamento, dichiarando: «Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma [...] che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale».

Ecologia
Greta salvera' il mondo? Vi raccontiamo la storia di 4 ragazzi straordinari che hanno preferito Gesu' come loro salvatore

Ecologia

Play Episode Listen Later May 1, 2019 9:00


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5634GRETA SALVERA' IL MONDO? VI RACCONTIAMO LA STORIA DI 4 RAGAZZI STRAORDINARI CHE HANNO PREFERITO GESU' COME LORO SALVATORE di Costanza SignorelliSe è chiaro che Greta Thunberg, come tutti, non s'è fatta da sé, è ancor più chiaro che il suo fenomeno mediatico sia gonfiato ad arte da chi sta usando una ragazzina non solo per difendere interessi di parte, ma per passare una precisa idea del mondo. E nonostante i media mondiali e i vari maitre à penser, la vogliano ergere a paladina (salvatrice?) del pianeta, facendo del male a lei per prima, rispetto a tale idea del mondo noi desideriamo dissentire, se ancora ci è concesso.Si badi bene: nulla di personale contro questa tenace sedicenne dalle trecce bionde, che, ormai da mesi, suggestiona l'opinione pubblica internazionale con i suoi scioperi green e i suoi precetti per salvare il pianeta. In fondo, le va riconosciuto, la giovane sta cercando di spendere la vita per qualcosa di vero e di grande, così come il "suo" mondo le ha fatto credere da sempre.Il problema, infatti, sta qui e non si chiama Greta Thunberg, per quanto la ragazzina sia abbastanza grande da essere responsabile delle sue azioni. Il problema non sono nemmeno i giovani come lei che, viva Dio, hanno ancora dentro una scintilla per cui vorrebbero conquistare il mondo e renderlo un posto migliore. Il vero dramma siamo noi adulti che su questa scintilla vogliamo gettarci secchiate d'acqua. E che non siamo in grado di raccogliere questo desiderio del cuore, per educarlo e condurlo sempre più in là, verso la vetta del vero Bene. Il che, nel caso di Greta, basterebbe a domandarsi: ma davvero noi pensiamo che il problema del mondo sia il clima? È esattamente per i cambiamenti climatici che noi intendiamo dare la vita? E ancora: è nel dio-pianeta che noi crediamo?PURTROPPO QUESTE DOMANDE NON SONO AFFATTO RETORICHEPer chi ancora non lo sapesse, il Greta-pensiero è proprio questo e si può riassumere così: «Mancano 10 anni, 257 giorni e 13 ore al 2030. Nel 2030 ci sarà una reazione a catena che potrebbe portare alla fine della civiltà umana, se entro quella data non saranno ridotte drasticamente le emissioni di anidride carbonica», con testuali parole la Thunberg ha iniziato il suo discorso a Palazzo Madama lo scorso 18 aprile, spronando i politici italiani ad agire in fretta e assumersi le proprie responsabilità.Insomma, di fronte a tanto, se ancora ci è concesso, non possiamo non dissentire: è davvero questa la visione catastrofista del mondo che vogliamo consegnare ai nostri ragazzi? Una visione che vede nell'uomo la causa di ogni male e che proclama la salvezza dell'umanità in comportamenti ecologicamente virtuosi? È veramente questo il nostro modello di vita?Ebbene, parrebbe proprio di sì. Non c'è consesso di potenti o assemblea di esperti, non c'è parlamento nazionale o Stato europeo che negli ultimi tempi non abbia ospitato e applaudito la piccola Greta, candidata di punta al prossimo Nobel per la Pace. E se il mondo laicista, si sa, ha i suoi idoli, stupisce che persino in Vaticano in molti l'abbiano additata come esempio da seguire. È dei giorni scorsi - per dirne una - l'uscita di padre Spadaro (direttore della Civiltà Cattolica) che ha twittato così: "Il mondo salvato dai ragazzini", con il volto di Greta in primo piano.Ancora una volta, se ci è concesso, abbiamo il dovere di dissentire. Ma questa volta, il come e il perché ce lo insegnano per davvero dei ragazzini.MANUEL, DAVID, GIULIA,CARLOManuel, 9 anni, salito al Cielo nel 2010 per un tumore osseo. Della vita, del mondo e del creato, da un letto di ospedale, il piccolo parlava così: "I miei occhi vedono ciò che altri non vedono, perché nel buio della mia vita per molti insignificante, io vivo cose bellissime. (...) Poter ammirare la bellezza della natura mi emoziona perché è un'opera d'arte del mio Signore che ha dipinto paesaggi bellissimi per me! Poter amare gli altri con tutto il cuore e la mia vita mi rende felice (...). Tutto mi fa capire che Gesù mi ama molto e non mi abbandona mai perché Lui è roccia, rifugio e salvezza!". Manuel è un bambino che aveva solo 4 anni quando ha deciso di regalare tutte le sue sofferenze e la sua vita per la salvezza dei peccatori e del mondo intero. Per lui la salvezza del pianeta coincideva con la salvezza delle anime che voleva condurre tutte in Paradiso: così gli aveva insegnato Gesù.David, 17 anni, salito al Cielo nel 2017 per un osteosarcoma al bacino. Prima di lasciare questo mondo, chiedeva questo: "Pregate molto, ma non affinché io guarisca, perché non è questo l'importante, ma perché sia fatta la Volontà di Dio. Perché se sarà fatta la Sua Volontà, qualsiasi cosa accada, anche la più brutta che si possa immaginare, io avrò vinto e nulla potrà essere meglio di così". Per David non c'era catastrofe imminente, se non quella di perdere l'amicizia con il suo Signore e il suo Dio.Giulia Gabrieli, 14 anni, salita al Cielo nel 2014 per un cancro alla mano. Poco prima di morire voleva lasciare questo messaggio a tutti i ragazzini come lei: "Vorrei fare qualcosa per i giovani che non hanno ancora conosciuto il grande amore per il Signore. Questi ragazzi del giorno d'oggi che sono autonomi e che pensano di non avere più bisogno del Signore. Vanno alla ricerca, fanno una caccia al tesoro pensando di trovare chissà che cosa. Ma in realtà è una caccia al tesoro senza il tesoro quella che fanno! Il tesoro lo trovano solo se stanno sulla strada del Signore!". Giulia se n'è andata con il sorriso sulle labbra e la pace nel cuore. Se n'è andata non perché voleva cambiare il mondo, ma perché lo voleva amare tutto, sino alla fine. Se n'è andata tra le braccia del Padre, l'unico Salvatore che era certa avrebbe vinto la morte. Giulia se n'è andata sicura di raggiungere il Paradiso, vera meta di Salvezza contro il male che si abbatte sul mondo.Carlo Acutis, 15 anni, salito al Cielo nel 2006 per una leucemia fulminante. Nella sua breve e intensissima esistenza Carlo ripeteva: "La nostra meta deve essere l'infinito, non il finito. L'Infinito è la nostra Patria, perché da sempre siamo attesi in Cielo. L'Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo!". Nella sua estrema concretezza, vitalità e intelligenza Carlo sapeva che non esisteva nulla che avrebbe potuto dare significato pieno alla vita se non Cristo vivo e vero. Quel Cristo che lui amava, adorava e incontrava tutti i giorni nell'Eucaristia, unica consistenza del mondo e dell'intera umanità.È vero, Giulia, Manuel, David, Carlo... così come tutti i "giovani santi" raccontati nel libro della Nuova BQ, "Il Chicco di Grano", erano diventati dei piccoli grandi maestri di vita. I loro stessi genitori dicono che, dentro e fuori casa, erano come delle stelle da seguire, erano delle vere autorità. Ma questo era possibile per una sola e misteriosa ragione: questi ragazzini si erano totalmente abbandonati alla Volontà di Dio, tanto da poter dire come san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me" (Gal, 2, 20). No, se questi piccoli santi fossero qui oggi rifiuterebbero con forza ogni visione catastrofista del mondo sapendo che esso è pieno e sorretto dalla Grazia di Dio Padre Onnipotente. E respingerebbero ogni merito o plauso, essendo assolutamente convinti che il Salvatore del mondo e della storia è uno solo e si chiama: Gesù Cristo, Figlio di Dio.Nota di BastaBugie: dopo il video si trovano i link a due nostri precedenti articoli che svelano la verità su Greta Thunberg.Ecco un video (durata: 17 minuti) con la trasmissione su Tv2000 dove la giornalista Costanza Signorelli racconta le storie dei giovani di cui lei stessa ha parlato nell'articolo qui sopra.https://www.youtube.com/watch?v=S5wgJbmOSKIGRETA E' UN FENOMENO COSTRUITO AD ARTE DAI SUOI GENITORILa 16enne svedese non è per nulla spontanea: soffre di autismo, ma, guarda caso, proprio quando ''scioperava'' davanti al parlamento è uscito il suo libro in varie lingue (VIDEO: recensione critica del libro di Greta)di Francesco Agnolihttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5623LA 16ENNE SVEDESE GRETA THUNBERG SOFFRE DI AUTISMO E VIENE SFRUTTATA DALLE ELITE ECOLOGISTE PER MOTIVI ECONOMICIPuò sembrare strano, ma l'ideologia ecologista che manda in piazza Greta e migliaia di giovani (strumentalizzati dalle élite ecologiste per i loro interessi) è la stessa che ispira il terrorista australianodi Riccardo Casciolihttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5582

BASTA BUGIE - Storia
Giordano Bruno, il folle che fu scomunicato non solo dalla Chiesa Cattolica, ma anche da calvinisti e luterani

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Mar 13, 2019 12:37


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5563GIORDANO BRUNO, IL FOLLE CHE FU SCOMUNICATO NON SOLO DALLA CHIESA CATTOLICA, MA ANCHE DA CALVINISTI E LUTERANI di Giovanni TortelliGiordano Bruno visse esattamente il ruolo che si era imposto, quello dell'intellettuale puro ma scaltro, trasfigurato dallo studio della filosofia e delle scienze ma maudit fino in fondo, fino al punto di rifiutare il crocifisso sul rogo che l'avrebbe consumato all'alba del 17 febbraio 1600 in Campo de' Fiori.Gesto coerente con lo spirito antireligioso che lo aveva animato per tutta la vita. Ebbe certamente l'intelligenza, l'erudizione, la prodigiosa memoria e la sete per un sapere che non conosceva limiti nemmeno morali, ebbe la passione e la forza di carattere, ma non fu mai un uomo di fede nonostante l'abito domenicano rivestito da quando aveva quindici anni e il sacerdozio conseguito con tutti i crismi.Nato a Nola nel 1548, già al tempo del noviziato a Napoli era stato denunciato per aver difeso l'arianesimo, per aver dubitato che Padre e Figlio nella SS. Trinità avessero la medesima natura, per aver confuso lo Spirito Santo con l'«anima dell'universo» e quindi con le filosofie pitagoriche, e per esser uso a disprezzare le immagini dei santi.Nel 1576 fuggì a Roma ma anche da lì dovette ben presto allontanarsi perché raggiunto dalla denuncia di aver occultato delle opere di san Giovanni Crisostomo e di san Girolamo perché annotate con le glosse proibite di Erasmo da Rotterdam, e forse anche perché coinvolto in qualche modo nell'omicidio di un confratello (V. Spampanato, Documenti della vita di Giordano Bruno, Olschki 1933, pp. 125-126).Fu a questo punto che lasciò l'abito domenicano. Si diresse quindi a Genova dove visse impartendo lezioni di grammatica e di astronomia. In quest'epoca Bruno manifestò anche il passaggio al materialismo filosofico, e in astronomia all'eliocentrismo copernicano. Ma le peregrinazioni dell'ex domenicano erano solo agli inizi: sempre nel 1576, da Genova si spostò in varie città, per raggiungere infine Ginevra, dove trovò l'aiuto del marchese de Vico che là aveva radunato una piccola comunità di napoletani passati al protestantesimo.Giunto a Ginevra nel 1578, Bruno si fece subito calvinista, si iscrisse alla "chiesa protestante italiana" e si immatricolò come studente di teologia. Anche se egli vedeva ormai la religione non come mezzo di manifestazione di verità ma solo come strumento uniformante e repressivo della società, si rendeva conto che senza un'appartenenza religiosa non era possibile convivere in alcun consesso sociale. In breve tempo però riuscì a mettersi nei guai anche coi calvinisti, cioè con la quasi totalità della popolazione ginevrina: arrestato per diffamazione nel 1579, fu processato e scomunicato e obbligato alla ritrattazione.MORDI E FUGGI EUROPEOLasciata Ginevra passò da Lione per poi stabilirsi per due anni a Tolosa, città cattolica, sede di un'importante università, presso la quale fu lettore del De anima di Aristotele. Ma dopo essersi attirato l'ostilità degli aristotelici per la sua adesione all'ars combinatoria di Lullo, nel 1581 passò a Parigi dove insegnò con profitto e la sua fama giunse fino al re Enrico III di Valois che lo fece "lettore straordinario e provisionato", cioè stipendiato. A Parigi scrisse il Candelaio, commedia che descrive un mondo assurdo, violento e corrotto, i cui protagonisti sono la magia e l'alchimia, l'amore infedele e la beffa.Nell'aprile 1583 giunse a Londra come accompagnatore dell'ambasciatore francese de Castelnau. A Londra, Bruno pubblicò tre opere in latino che avevano come oggetto la memoria e la disposizione di tutte le arti e scienze (ars combinatoria, cabala) in formule che assicurassero un sapere sempre più illimitato e i Dialoghi italiani, dedicati alla metafisica del sapere, attraversati da quell'amarezza già evocata nel celebre ossimoro del Candelaio: "In tristitiahilaris, in hilaritatetristis". La pubblicazione di quest'opera sollevò un vespaio e dovette scappare anche da Londra, rientrando in Francia.A Parigi continuò la sua denigrazione contro la Chiesa cattolica e contro i Sacramenti e in special modo l'Eucaristia «ignoti a san Pietro e a san Paolo» (A. Verrecchia, Giordano Bruno: la falena dello spirito, Donzelli 2002).Si inimicò anche l'ambiente dei sorbonisti che all'epoca era totalmente di formazione aristotelica e decise perciò di partire per la Germania, prima a Magonza e poi a Wittenberg.A Wittenberg però la fazione calvinista della città riconobbe in lui l'antico avversario di Ginevra e gli fu subito ostile e così, pur dopo aver composto l'Oratio valedictoria nella quale esaltava Lutero, Bruno dovette riparare a Praga presso re Rodolfo II d'Asburgo che lo accolse benevolmente e al quale dedicò lo scritto Articuli centum et sexaginta.Nel 1589, da Praga si trasferì a Helmstädt (Bassa Sassonia) dove fu incoraggiato dal principe Enrico Giulio figlio del regnante duca di Braunschweig. Qui si occupò ancora di mnemotecnica, di cosmologia e di metafisica a cui aggiunse anche quattro trattati di magia (De Magia; Theses de magia; De magia mathematica; De rerum principiis et elementis et causis). Per motivi ignoti fu scomunicato dal sovrintendente della chiesa luterana della città, ottenendo il primato di essere scomunicato contemporaneamente da tre confessioni religiose, la cattolica, la calvinista e la luterana.Nell'aprile 1590 lasciò Helmstädt e giunse a Francoforte dove scrisse, fra le altre cose, De triplici minimo et mensura, un testo che sviluppava ancor più i suoi studi sulla matematica e sulla memoria e che giunse nelle mani del nobile veneziano Giovanni Mocenigo, il quale invitò Bruno a Venezia. Questi accolse subito l'offerta, forse perché vedeva nella Repubblica di san Marco la realizzazione dei suoi ideali di potenza e libertà.Nel marzo 1592 cominciò a impartire a Mocenigo le lezioni concordate ma il giovanotto ne rimase deluso e chiese a Bruno la restituzione del compenso che gli aveva già elargito. Fu la rottura. Quando Bruno stava per lasciare definitivamente Venezia per tornare a Francoforte, Mocenigo, la notte del 21 maggio 1592, lo fece sequestrare dai suoi servitori dopo averlo denunciato al Sant'Uffizio.LO SCONTATO FINALEMocenigo accusava Bruno di non credere né alla transustanziazione, né alla distinzione di Dio in Tre Persone, inoltre di credere nella pluralità dei mondi e di avere tanto in odio la Chiesa da incitare gli Stati alla confisca di tutti i beni ecclesiastici (Spampanato, cit., pp. 59 ss.).Queste accuse erano tanto più gravi perché confermavano tutti i capi d'imputazione che Bruno aveva collezionato fin dai tempi del suo noviziato, classificandolo come un recidivo. Quando Giordano Bruno fu condotto in prigione, furono sequestrate anche tutte le sue carte. Non uscì più dal carcere e Roma ne ottenne ben presto l'estradizione da Venezia.Fondamentalmente, Bruno fu per tutta la sua vita il nemico giurato del principio d'autorità, che egli vedeva realizzato in tutte le religioni ma in special modo in quella cattolica. Per Bruno infatti la religione era veicolo di verità, che egli trovava invece unicamente nell'esercizio dell'intelligenza, quindi solo nella pratica della filosofia. A tal fine nello Spaccio de la bestia trionfante, dialogo londinese del 1584, cerca di espellere ("spaccio") dal cielo tutti i vizi riportandovi le virtù, in un collegamento diretto fra uomo, natura e Dio (ma quale Dio?), escludendo completamente ogni confessione religiosa.Giordano Bruno divenne ben presto l'icona del libero pensatore immolato per i suoi ideali dall'oscurantismo cattolico. Più tardi, la nascente massoneria riconobbe in lui l'"indomito spirito di ricerca, ribelle a qualsiasi imposizione dogmatica, un ideale affine al libero pensiero su cui essa si fonda" (A. Mola, Storia della massoneria italiana, Bompiani 1984).Il monumento eretto in suo onore in Campo de' Fiori, inaugurato il 9 giugno 1889, giorno di Pentecoste, fortemente voluto dalle forze anticlericali e massoniche, suscitò violentissime polemiche: papa Leone XIII chiese che la statua non fosse esposta al pubblico, il giorno dell'inaugurazione digiunò davanti alla statua di san Pietro e chiese che in Campo dei Fiori venisse eretta una cappella riparatoria.Minacciò anche di lasciare Roma, minaccia che l'anticlericale Francesco Crispi, allora presidente del Consiglio, colse al volo per dichiarare che se il Papa se ne fosse andato da Roma non vi sarebbe tornato mai più. Nemmeno coi Patti Lateranensi del 1929 si riuscì ad abbattere la statua, più volte contestata anche da parte di Pio XII. Essa rimane come ricordo di una sfida alla Chiesa che percorre i secoli.

Meditazioni di don Giulio Maspero
SGv201816: l'Eucaristia e Giovanni nell'ultima Cena

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Play Episode Listen Later Jan 1, 2019 31:34


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